Le parole di un royal wedding

Archiviamo il matrimonio dei signori Mapelli Mozzi con qualche altra foto che forse non avete visto, una piccola riflessione e un ringraziamento. Partiamo proprio da questo, Lady Violet vi ringrazia dal profondo del cuore: siete stati tantissimi!

È stato un royal wedding totalmente diverso da quelli cui abbiamo assistito negli ultimi anni e che – guai paterni a parte – in fondo ci aspettavamo anche in questa occasione. Magari un po’ più piccolo, magari meno trionfale. E invece no. Beatrice – che, diciamocelo, è sempre stata considerata la più sfigata dei cugini – si è inventata qualcosa di totalmente nuovo, riuscendo così a dribblare con grande classe una serie di difficoltà che rischiavano di respingerla nel ruolo di eterno anatroccolo sempre in attesa di diventare cigno. Io ne sono rimasta deliziata, e oggi raccontando il tutto a un’anziana signora non avvezza a navigare i mari del web ho usato quattro parole.

La prima è, ovviamente, sorpresa. Per la comparsa della pandemia che ha costretto al rinvio, per la data infine scelta – veramente a sorpresa, sembra che non lo sapessero nemmeno all’interno della Royal Family – per il tono riservato, per l’abito della sposa, per la sua tiara. E lo vogliamo dire? Sorpresa piacevolissima nel vedere nonno Philip in perfetta forma – alla faccia delle voci che lo vogliono defunto una volta al mese – dritto come un fuso e con quell’aria sorniona che lo rende irresistibile da settant’anni abbondanti. Che ci ha voluto a sua volta riservare una sorpresa: non si è messo il tight, ma un semplice completo scuro, con una bella cravatta regimental. Io me lo immagino, come mio padre davanti allo smoking: no eh, stavolta non me lo metto! Sorpresa anche per la spilla scelta da Her Majesty: a forma di rosa con diamanti, di cui poco si sa: è stata vista solo dopo il 2012, e potrebbe dunque essere un dono ricevuto in occasione del Diamond Jubilee. Oltre alla sorpresa il mistero!

La seconda parola non può che essere famiglia. Beatrice ed Edo si sono sposati nella chiesetta vicino casa, dove lei e sua sorella ricevettero la Cresima quindici anni fa e la sua bisnonna fu vegliata prima dei funerali di stato (il rito è stato officiato da Martin Poll, cappellano di Windsor, assistito da Paul Wright, sub-diacono della Chapel Royal). Tutto alla presenza della sola famiglia: il padre ha accompagnato la sposa all’altare – i due si sono preparati trascorrendo insieme una parte di quarantena – dove l’aspettava lo sposo assistito dal suo best man, il figlio Wolfie di quattro anni. Le due madri hanno letto due poesie scelte dagli sposi: il sonetto 116 di Shakespeare e I carry you in my heart by E.E. Cummings (oltre alla Prima Lettera ai Corinzi, 13, 1-13; è il brano sulla carità, gettonatissimo nei matrimoni). Poi un piccolo rinfresco nel giardino della casa di famiglia, il Royal Lodge, seguito in serata da un altro piccolo ricevimento per pochissimi amici. Insomma, se è vero che la famiglia è di solito un elemento centrale in ogni matrimonio, in questo ha avuto una funzione fondamentale che potremmo riassumere così: il padre ha creato un (enorme) problema, la nonna l’ha risolto. Regalando alla nipote, privata di un royal wedding tradizionale, il matrimonio più regale, facendo per lei cose mai fatte per nessun’altra: le ha prestato la sua tiara nuziale, e uno dei suoi abiti di gala.

La terza parola: eleganza. Alla fine Beatrice era elegante? Secondo me moltissimo, perché ha interpretato il concetto nel modo più sottile: non essere alla moda, ma essere unica. Poi siamo d’accordo che il modello dell’abito rendeva di più nella versione originale, che le maniche a palloncino c’entravano poco o niente e che abbinate alla scollatura quadrata evocavano pericolosamente il dirndl tirolese. E capisco che un’interpretazione ortodossa della tiara fringe avrebbe richiesto i capelli raccolti in un’acconciatura comme il faut, ma secondo me ciò ha trasferito l’attenzione dall’abito alla sposa, dal significante al significato. Cosa assai elegante e direi quasi rivoluzionaria, dato che la società occidentale contemporanea tende a deviare l’attenzione dalle persone alle cose; un modo che forse solo la pandemia ha iniziato a mettere globalmente in discussione. Ma poi l’eleganza del riciclo! La nostra Bea, oltre a tutto il resto, ha riciclato pure le scarpe, indossando quelle di Valentino che completavano la mise delle nozze dei cugini Cambridge. Molto chic, color champagne in una pelle lavorata con effetto diamanté. Furba, oltre che elegante, dato che così ha evitato anche uno dei drammi più angosciosi per ogni sposa: scarpe nuove da tenere ai piedi una giornata intera. A questo punto sorge un dubbio: sappiamo cosa Beatrice avesse di vecchio e di prestato, immaginiamo che come si fa di solito qualcosa di blu, magari un fiocchetto, fosse cucito all’interno dell’abito. Ma di nuovo, alla fine, cosa indossava? Forse il velo, sul quale invero non si ha alcuna informazione. Estremamente elegante anche il tema scelto, che sembra sia stato il giardino segreto, incarnazione perfetta di un matrimonio se non proprio segreto, sicuramente riservato. Se poi avessero eseguito anche brani da Il matrimonio segreto di Cimarosa avremmo raggiunto davvero la perfezione!

L’ultima parola è simbolo. Le nozze sono un rito di passaggio, dunque un momento fortemente simbolico. La regalità lo è altrettanto, e a me sembra che questo royal wedding sia riuscito a fare una sintesi molto efficace tra i due sistemi simbolici. Su un giornale britannico ho letto un commento che condivido assai: si può interpretare questo matrimonio come la dimostrazione dell’essenza della regalità, che non è ostentazione, lusso, glamour, ma atemporalità, rigore, rispetto per la tradizione e capacità, attraverso questa, di guidare un cambiamento. E naturalmente rispetto delle regole: oltre al distanziamento, sappiamo che durante il rito non sono stati cantati gli inni, parte integrante della liturgia anglicana, e al loro posto eseguite delle musiche, e così l’inno nazionale è stato suonato ma non cantato. Naturalmente anche Beatrice ha replicato uno dei gesti di più alto valore simbolico ripetuto da tutte le royal brides a partire dalla Queen Mother nel 1923, e il suo bouquet è stato deposto sulla tomba del Milite Ignoto, a Westmister Abbey.

God save the Queen, e pure le sue nipoti.

Se vi foste persi il post sulla mise della sposa lo trovate qui Here comes the bride!

(Ph. Benjamin Wheeler)

14 pensieri su “Le parole di un royal wedding

  1. Matrimonio unico, e incredibile come al solito tu sia riuscita a tratteggiare con garbo e competenza una giornata davvero speciale. Questo blog riserva ogni giorno una chicca. Complimenti, davvero.

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  2. Lady Violet che dire?Solo nel tuo blog ho visto le scarpe di Beatrice e saputo dei,.particolari della cerimonia.Ci tengo a dirti che scrivi benissimo, e’ veramente un piacere leggerti!

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  3. Che dire di più !!!….che ho letto il tuo scritto più volte per assaporare ogni volta qualcosa in più e farmi trasportare con le tue parole dentro la magia che queste immagini mi hanno dato ;una favola terrena …anche se Royal !!!…la prima foto sotto l arco di rose è stato un colpo al cuore per la meraviglia ..
    Very very Amazing !!!!Indimenticabile !!!

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  4. Cara Lady ora mia madre sogna di sua nipote ( ancora tredicenne ) con il suo abito da sposa in mikado ( inutile dirlo, perfettamente conservato è assolutamente chic ) , che la regina abbia lanciato un nuovo trend ? Grazie per il tuo blog, sei la prima che leggo ogni mattina a colazione!

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    • Mi dai una bella responsabilità, grazie! In effetti in una società che consuma qualsiasi cosa l’idea di riciclare addirittura l’abito da sposa sembra una follia, ma è un uso non nuovo, ed estremamente chic. Di fatto, se ci pensi, c’è la tradizione dell’abito battesimale di famiglia, così come del velo di famiglia. Credo che la maggiore difficoltà sia relativa alla struttura fisica, che naturalmente una volta adulte rischia di essere diversissima – io non sarei mai entrata nell’abito di mia madre, e nell’improbabile caso sarebbe comunque stato troppo corto – ma è una scelta di uno chic assoluto. La mia amica del cuore nel 1993 indossò l’abito della madre, ed era veramente favolosa. Dunque tenete da conto l’abito della nonna, che non si sa mai!

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  5. Infatti cara Lady abito battesimale di mia madre con tanto di cuffia e cuscino lo abbiamo usato Noi e i nostri figli, velo di mia madre usato da me e mia sorella, aspettiamo mia figlia al varco!!!

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