Respect for the Queen

Loro le regine le conoscono e le riconoscono, le rispettano, e sanno come salutarle.

Style file: Diana Principessa di Galles (terza parte)

All’inizio degli anni ’90 molte crepe iniziano a incrinare la facciata perfetta del matrimonio del secolo. Diana è spesso ritratta sola, e quando è col marito la sua espressione è eloquente.

Un viaggio in India a febbraio del 1992 rende la crisi visibile a tutti e resta celebre per due fotografie: Diana senza Charles seduta davanti al Taj Mahal, monumento all’amore eterno; Charles che al termine di un match di polo cerca di baciare Diana che si gira infastidita.

L’atteggiamento di entrambi in ogni immagine presa nel successivo viaggio in Corea conferma che il matrimonio è finito.

Il 9 dicembre il premier John Major annuncia alla Camera dei Comuni la separazione dei principi.

Lo stile di Diana è quello che si è andato definendo, col decisivo apporto di Catherine Walker, negli ultimi anni: linee più pulite con la costante aggiunta di dettagli non sempre necessari, un interessante uso di colori brillanti che però non raggiunge mai la purezza monocromatica. Si afferma il riuso di capi già indossati; il tailleur rosso e viola si era già visto ad Ascot con cappello coordinato, l’abito da sera di Seul era un vecchio modello rinnovato cambiando la gonna.

Vendetta, tremenda vendetta.

Il 1994 è l’anno in cui molte cose vengono – letteralmente – allo scoperto.

diana revenge

Il 29 giugno Charles, nel corso di un’intervista alla BBC, ammette la sua relazione con Camilla. Quella sera Diana deve partecipare al Serpentine Summer Party (il pezzo sul party di quest’anno è Nipotine royal o giù di lì ) ed è previsto che indossi un abito Valentino. Dalla Maison romana nel pomeriggio parte un comunicato stampa che rende nota la scelta della principessa, e allora Diana cambia idea e tira fuori dall’armadio un capo che aveva da un po’, ma non aveva mai indossato, trovandolo forse troppo osé. Ed eccola comparire inguainata in un little black dress (very little indeed) firmato Christina Stambolian, le belle spalle scoperte, e un nastro di chiffon ad accompagnare il passo. Quella sera Diana mette un punto fermo nel fashion anni ’90, una mise ancora attualissima, calze a parte.

Icona di stile

Nei pochi anni che passano tra la separazione e la tragica morte, Diana diventa quell’icona di stile che è rimasta nella memoria collettiva. Liberatasi del dress code reale abolisce i cappelli, accorcia le gonne e non teme di sperimentare.  In più, riceve il dono più ambito da ogni aspirante dea della moda: una borsa con il suo nome. E nel suo caso sono addirittura tre.

La più famosa è senza dubbio la Lady Dior. Nata dal desiderio di creare un oggetto iconico e immediatamente riconoscibile è un sac à main dalla semplice forma quadrata, di dimensioni contenute. Il disegno è creato da impunture cannage: un susseguirsi di rombi quadrati e triangoli che rendono la tramatura simile a un diamante. In origine chiamata Chouchou, fu ribattezzata col nome che l’ha resa famosa in occasione di una visita della principessa all’atelier, su invito della première dame Bernadette Chirac. Ancora oggi è la borsa simbolo della Maison Dior, realizzata in materiali, colori e dimensioni che variano di collezione in collezione.

Segue di un’incollatura un gioiello italiano: la D Bag di Tod’.

Pelle pregiata, cuciture a vista, doppio manico cucito direttamente sul corpo, tracolla removibile, dimensioni perfette per una borsa che si prestava a molteplici indossi ed altrettanti utilizzi, una shopper di carattere, adatta anche a momenti un po’ più formali. Lady Violet confessa di averne avuta una, nera, e di averla amata e sfruttata moltissimo. Nel corso degli anni sono state presentate nuove versioni della D Bag, ma nessuna con l’appeal dell’originale, che purtroppo non è più in produzione.

Probabilmente non tutti sanno che anche Ferragamo creò in onore della principessa una Lady D: una semplice clutch con catena e il fermaglio simbolo della Maison, il gancio,  

una borsa che Diana acquistò in numerose versioni, creando abbinamenti impeccabili.

Finalmente Versace

diana e versace viaggio in italiaLa persona che più di tutti contribuì a definire lo stile della nuova Diana fu, naturalmente, Gianni Versace. Figlio di una sarta calabrese, a Gianni Reggio Calabria va stretta, e a venticinque anni scappa Milano, la capitale della moda in Italia. Dopo varie collaborazioni, nel 1976 apre un atelier tutto suo, con l’aiuto del fratello maggiore Santo; la prima collezione sfila nel marzo del ’78 al palazzo della Permanente. La particolarità del suo stile si impone rapidamente: Versace mischia la Grecia al Barocco, il Rinascimento alla Pop Art, influenze dell’arte classica che servono per citare e per sperimentare:  nuove linee, nuovi abbinamenti, nuovi materiali: la maglia metallica innanzi tutto, e poi la pelle trattata come un tessuto, il jeans accostato alla seta stampata. Quando si trova davanti Diana fa il percorso inverso:

la libera da ruches, fiocchi, fiori e arricciature, sfrutta il fisico alto e slanciato della sua musa e la inguaina in abiti semplicissimi e geometrici, spesso monospalla, sempre monocromi: bianco, viola, rosso, turchese. Il moderno bob corto della principessa e la sua classe fanno il resto.

La fine della storia è nota, e arriva per entrambi nel 1997. Il 15 luglio lui viene ucciso a pistolettate da Andrew Cunanan davanti alla sua reggia di Miami, Casa Casuarina.

Diana funerale Gianni

Il 22 luglio Diana partecipa ai solenni funerali dello stilista, nel Duomo di Milano. Le immagini dell’epoca ce la rimandano vestita in nero Versace, in mano una borsa di coccodrillo su cui troneggia la Medusa, simbolo della Maison.

La maledizione di Medusa colpisce ancora 40 giorni dopo, nel tunnel dell’Alma.

Diana è ancora in nero per il suo ultimo viaggio: viene sepolta con un abito da sera a maniche lunghe di Catherine Walker, scelto qualche settimana prima in vista della nuova stagione. Tra le mani un rosario dono di Madre Teresa di Calcutta, un altro dei grandi personaggi della fine del novecento che morì in quella triste estate.

I capitoli precedenti del post li trovate qui Style file: Diana Principessa di Galles (prima parte) e qui Style file: Diana Principessa di Galles (seconda parte)

 

La foto del giorno – 31 agosto

Oggi questa meraviglia compie un anno.

Prince-Gabriel-1 anno

Lui è Gabriel Carl Walther, Principe di Svezia e Duca di Dalarna. È il figlio minore di Carl Philip, secondogenito dei sovrani di Svezia, e di sua moglie Sofia (qui il loro matrimonio A Royal Calendar – 13 giugno 2015 ).

Gabriel è ancora troppo piccino per la nostra rubrica A Royal Calendar, ma scommettiamo che tra un paio di decenni lo troveremo tra gli gnocchi del giovedì?

Buon compleanno piccolo principe.

La foto del giorno limited edition – giovedì gnocchi!

Restiamo in Norvegia, nel nostro menù di gnocchi oggi c’è il principe ereditario Haakon Magnus.

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Atteso da tutta la nazione, il piccolo principe arriva il 20 luglio 1973. Infanzia felice tra una famiglia unita e affettuosa e buone scuole, Haakon si diploma a 22 anni alla Reale Accademia Navale di Bergen, poi va a studiare Scienze Politiche all’università californiana di Berkeley. Dopo un tirocinio in diplomazia completa la sua istruzione alla London School of Economics and Political Science, con un MA in development studies, specializzandosi  in commercio internazionale e Africa.

Il 25 agosto 2001 sposa Mette-Marit, ragazza madre con un passato burrascoso; per la luna di miele vanno in America, e si trovano proprio a New York quel tragico 11 settembre. A 17 anni dal gran giorno il matrimonio sembra sempre solido; nascono due figli, Ingrid Alexandra e Sverre Magnus, che vengono cresciuti insieme al figlio di Mette-Marit, Marius. Un giorno sul trono salirà Ingrid, dato che anche la Norvegia ha cambiando le regole di successione e ristabilito il diritto di primogenitura.

Alto, aitante, appassionato di sport come il padre, non ne replica però le performances, e partecipa alle Olimpiadi solo come tedoforo: a lui tocca l’onore di accendere il braciere ai giochi invernali di Lillehammer, nel 1998. In compenso nell’anno in cui festeggia i quaranta partecipa al documentario Oppdrag Nord-Norge (Missione Norvegia del Nord) per promuovere la bellezza del grande nord; in questa occasione si cimenta in attività estreme, compreso tuffo nelle acque ghiacciate di un fiordo.

Harald e Sonja, una favola a lieto fine (parte seconda)

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Sonja è la figlia minore di Karl August e Dagny Haraldsen, ha un fratello maggiore di 15 anni e una sorella di 13; un altro bambino è nato e morto prima che lei venisse al mondo. Cresce praticamente come una figlia unica nel quartiere più elegante di Oslo, si appassiona allo sport – sci e vela – ma anche al cucito e al lavoro a maglia, e pensa che il suo futuro possa essere nell’attività  di famiglia, un grande negozio di abiti per donna nella capitale. Parla già francese, e a vent’anni va un anno a Cambridge a imparare l’inglese. Nel 1959 il dramma: suo padre muore. Sonja si impegna più intensamente nel lavoro; non accetta inviti, preferendo far compagnia alla madre. Una sera però partecipa a un ricevimento a casa di amici, e lì conosce Harald, il principe ereditario, suo coetaneo. Sonja_Crown-PrinceNell’agosto di quell’anno Harald la invita al ballo della Reale Accademia Militare, dove vengono fotografati insieme per a prima volta. Lui è uno dei migliori partiti d’Europa, serio, riservato, sportivo (sarà tre volte olimpionico di vela). Lei è graziosa, disinvolta, intelligente, beneducata, potrebbe essere insomma la moglie ideale per chiunque, tranne che per un principe ereditario.  Il re è categorico, e ce lo immaginiamo novello bravo pronunciare la fatidica frase “questo matrimonio non s’ha da fare, né domani né mai!” Harald deve perfezionare i suoi studi, e va ad Oxford, i due ragazzi vengono così allontanati, e si sa che la lontananza è la tomba di molti amori. Di molti ma non di questo, i due innamorati riescono comunque a tenersi in contatto, il loro legame si rafforza a resiste ad ogni pressione; alle principesse che vengono presentate a lui nella speranza che cambi idea e alla solitudine di lei. Si sparge anche la voce, prontamente smentita, di un loro fidanzamento, e i norvegesi cominciano a interessarsi alla vicenda. L’opinione pubblica si divide in due: da un lato chi si appassiona alla storia d’amore, dall’altra chi ritiene che eventuali nozze segnerebbero la fine della giovane monarchia, privandola di quell’aura di regalità quasi soprannaturale che ne rappresenta la base e l’intrinseco significato. I primi però tendono ad essere più dei secondi, la Costituzione non obbliga il futuro re a nozze di pari lignaggio, il Parlamento si dichiara favorevole, e dunque Olav dà il suo consenso, e il 19 marzo 1968 annuncia il fidanzamento con queste parole: “È con piacere che informo Voi, Signor Presidente e membri dello Storting (il parlamento norvegese) che Io, dopo aver richiesto il parere del Primo Ministro e del Governo, il vostro, Signor Presidente, e quello dei leaders parlamentari dei partiti politici, ho oggi dato il mio consenso al mio amato figlio, il Principe della Corona Harald, a prendere in moglie la signorina Sonja Haraldsen, figlia del defunto signor Karl August Haraldsen e della signora Dagny Haraldsen, née Ulrichsen”. Come anello di fidanzamento Harald dona a Sonja un anello con brillanti e rubini appartenuto a sua madre; a sua volta Sonja regalerà l’anello al figlio perché ne faccia il pegno del suo fidanzamento con Mette-Marit. Harald Sonja wedding

Le nozze vengono celebrate il 29 agosto nella Cattedrale di Oslo. Olav V decide di mostrare pubblicamente tutto il suo apprezzamento per la futura nuora e l’accompagna lui stesso all’altare, compiendo lo stesso gesto che tanto abbiamo amato qualche mese fa, quando il Principe di Galles ha dato il braccio a Meghan. La sposa indossa una creazione del norvegese Molstad, un modello semplice, dalla linea ad A tipica degli anni ’60, con una piccola decorazione di perle al collo e alle maniche. Un lungo strascico parte dalle spalle, ed è interamente ricoperto dal velo fermato non da una tiara, ma da una semplice acconciatura di fiori.

Due anni dopo Sonja è a bordo dello yacht reale per festeggiare il compleanno del suocero quando ha un aborto e perde il bambino che sta aspettando. La tragedia non ferma la vis polemica di chi non la ama, e ora teme che un erede non arriverà mai.

Fortunatamente pochi mesi dopo la principessa è di nuovo incinta, e nel settembre del 1971 nasce Martha Louise. Il 20 luglio 1973 viene alla luce l’erede al trono, Haakon Magnus, e la famiglia è al completo. Sonja si dimostra un’ottima moglie e un’ottima principessa ereditaria: empatica, affabile, equilibrata, colta – a 47 anni trova il tempo di laurearsi in storia dell’arte, una delle sue passioni – quando il suocero muore, nel gennaio 1991, sono tutti convinti che sarà un’ottima regina consorte. E lei non li delude. harald sonja coronationSembra anche una buona madre; memori delle difficoltà sopportate lei e Harald accettano con grazia le scelte dei sentimentali dei figli: Martha Louise sposa  Ari Behn, un controverso scrittore da cui poi divorzia; Haakon porta all’altare Mette-Marit Tjessem Høiby , una ragazza dal passato movimentato che ha già un bambino da un precedente legame. Il piccolo viene accolto in famiglia e cresciuto con i figli della coppia: Ingrid Alexandra, che un giorno regnerà dopo suo padre, e Sverre Magnus, l’unico nipote maschio dei sovrani. In effetti l’unica a protestare per le scelte dei nipoti è la principessa Ragnhild, proprio quella che per prima in famiglia impose un marito sgradito ai genitori.

Harald e Sonja hanno festeggiato gli 80 anni l’anno scorso, coi due figli e i cinque nipoti. Insieme, come sono da quasi sessant’anni, una delle poche coppie che sembra immune da scandali e pettegolezzi. Harald-and-Sonja-wedding-9 Ci piace pensare siano la dimostrazione che alcuni amori sono davvero per sempre.

(se vi siete persi la prima parte la trovate qui Harald e Sonja,una favola a lieto fine (parte prima) )

 

 

 

La foto del giorno – 29 agosto

Come preannunciato da Kensington Palace, i Duchi di Sussex hanno ripreso l’attività dopo la pausa estiva, e questa sera sono al Victoria Palace Theatre per una rappresentazione del musical Hamilton dedicata a una raccolta fondi per Sentebale, l’associazione del principe Harry che si occupa di bambini africani vittime dell’AIDS. 6C71727D-D2FC-4B4B-A3DC-D4760FB17DF0 Meghan ha optato per il total black: miniabito a giacca del brand canadese Judith&Charles, clutch rigida e décolletées in tinta. Diciamo la verità, peccato che non possa vestire più spesso di nero, perché le dona assai; e data l’occasione un abito sopra al ginocchio non è affatto fuori luogo, così come lo chignon spettinato. Si conferma la preferenza per marchi che vengono da paesi del Commonwealth, in particolare dal Canada, dove la duchessa ha vissuto per alcuni anni. Si conferma anche un’attenzione ridotta alla perfetta sartorialità, ma Meg ha ancora l’età e il fisico per potersene infischiare. E un tocco di imprecisione, contrapposta alla ricerca di perfezione della cognata Kate, potrebbe essere un suo punto di forza. Lady Violet approva.

Harald e Sonja, una favola a lieto fine (parte prima)

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(Ph. Camilla Damgård / Maihaugen)

Oggi i sovrani di Norvegia, Harald e Sonja, festeggiano le nozze d’oro. Celebrazione low profile con cerimonia in chiesa alla presenza della famiglia e di 200 fortunati sudditi. Un amore il loro che è una vera favola a lieto fine, e come ogni favola che si rispetti anche questa comincia così.

C’era una volta un paese incantato tra i ghiacci, col sole a mezzanotte e l’aurora boreale. Dopo secoli in cui avevano fatto parte di altri regni – Danimarca, Svezia – all’inizio del secolo scorso gli abitanti di quel paese vollero un re tutto per loro, andarono a cercarselo e lo trovarono tra i principi danesi. Haakon VII e fam Il prescelto si chiamava Carl, aveva trentatrè anni e due caratteristiche importanti: era sposato con una principessa inglese, nipote della regina Victoria e figlia del futuro re Edward VII, e aveva già un figlio, il piccolo Alexander, nato due anni prima a Sandringham.  Il 18 novembre 1905 Carl diventa Re di Norvegia col nome di Haakon VII, sua moglie è la regina Maud, e il piccolo Alexander è ora il principe ereditario Olav. La nuova Norvegia indipendente conosce progresso e prosperità, il principe Olav cresce e a 26 anni sposa una cugina, la principessa svedese Martha. Nascono prima due bambine, Ragnhild e Astrid, e finalmente, il 21 febbraio 1937 l’agognato maschio, che viene chiamato Harald. HISTORISKEBILDER L’anno seguente la regina Maud muore.  Sull’Europa intanto si addensano venti di guerra e la Norvegia, nonostante sia neutrale, viene invasa dalle truppe tedesche. Il re e il principe ereditario tentano di opporsi ma sono costretti a fuggire a Londra, da dove guidano la resistenza (per ringraziare il Regno Unito dell’ospitalità e del sostegno, ogni anno arriva dai boschi norvegesi il grande albero di natale che si ammira a Trafalgar Square). La principessa ereditaria Martha e i bambini invece vanno prima in Svezia, poi a Washington, ospiti del presidente Roosevelt.  Finita la guerra la famiglia reale torna ad Oslo e il peggio sembra essere passato. Dopo poco però la giovanissima primogenita Ragnhild si innamora di Erling Lorentzen. Il giovanotto è un ottimo partito: affascinante, ricchissimo e pure eroe di guerra, ma agli occhi degli augusti genitori ha una mancanza insormontabile: viene da una famiglia sicuramente molto abbiente (i Lorentzen sono armatori) ma irrimediabilmente borghese, è dunque inadatto a impalmare una fanciulla nelle cui vene scorre il più puro sangue reale.  Sei anni dura il braccio di ferro finché la principessa ottiene il consenso alle nozze, che vengono celebrate il 15 maggio 1953. I genitori probabilmente capitolano in considerazione del fatto che non toccherà a Ragnhild salire sul trono, dunque dinasticamente le nozze non sono così importanti; e forse pesa anche la salute della madre di sposa, malata di cancro. Martha muore un anno dopo, lasciando Olav vedovo, proprio come il padre Haakon. Tre anni dopo muore anche il vecchio re, Olav V sale al trono e il ventenne Harald è il principe ereditario. Olav V e fam In assenza di una regina è la secondogenita Astrid a farne le veci come first lady. Il padre si aspetta da lei un matrimonio adeguato, e l’ha anche spedita a bordo dell’Agamemnon per la famosa crociera dei re organizzata dai sovrani greci (ufficialmente per rilanciare il turismo nel loro paese, ufficiosamente per far incontrare i giovani principi europei, e magari combinare qualche matrimonio, a partire da quelli dei loro figli). A Olav va male anche stavolta: esattamente come la sorella, anche Astrid si innamora di un borghese, Johan Martin Ferner, medaglia d’argento nella vela alle olimpiadi di Helsinki del 1952. Anche in questo caso, dopo litigi musi lunghi e vere e proprie ribellioni alla fine Olav cede, e la principessa sposa il suo cenerentolo il 12 gennaio 1961; tra gli invitati ci sono anche Margaret e Tony Armstrong Jones, marito e moglie da sette mesi. Ora tutta l’attenzione è su Harald, e da lui ci si aspetta un matrimonio regale; d’altra parte le principesse non mancano: ci sono Sofia e Irene in Grecia, Benedikte e Anne Marie in Danimarca, in Svezia addirittura delle tre Haga Princesses sono ancora nubili, ci sono ragazze in età da marito in Olanda e in fondo pure Maria Gabriella di Savoia… sonja giovane

Ignora, il re, che il cuore di Harald è già impegnato: a casa di amici ha conosciuto una ragazza che si chiama Sonja, Sonja Haraldsen. E indovinate? Non ha neppure una goccia di sangue blu.

A domani per la fine della storia!

(la potete leggere qui Harald e Sonja, una favola a lieto fine (parte seconda) )

 

 

 

 

 

 

 

 

News – visita di stato francese in Danimarca

Primo giorno ieri della visita del presidente Macron in Danimarca, occasione significativa non solo a livello diplomatico ma anche personale e familiare, dato che il defunto principe consorte era francese, e dal 2008 gli eredi di Margrethe portano anche il titolo di Conti di Montpezat.Danish-Royal-Family-3

In rosso sia la première dame Brigitte sia la principessa ereditaria Mary, che non è mai una situazione piacevole. Più adatta all’occasione la prima, con un completo dress+coat scarlatto, scarpe nere (come i bottoni del soprabito) e borsa rossa. Saranno i capelli sempre troppo gonfi e arruffati, saranno i volumi, ma anche quando è vestita bene la première dame non è mai davvero elegante. Al contrario di Mary, che ha bellezza e classe sufficienti a salvarla in ogni situazione, comprese mise non particolarmente indovinate, come in questo caso. L’abito in georgette di Raquel Diniz è un po’ troppo formale per l’occasione e il modello – soprattutto se abbinato a quello chignon basso e pesante – fa tanto quadro antico. Certo che tanto è impeccabile lei, quanto è stropicciato il marito, mentre Macron non ha ancora fatto il passo da fighetto a Presidente. Perfetta la regina, una sinfonia di bianco e grigio.Joachim-Marie

Banalotta in rosso e nero – blusa nuova, gonna riciclata – ma graziosa e di ottimo umore la francese Marie, seconda moglie del principe cadetto Joachim, che la scorta fiero, con cravatta abbinata. 

Archiviata la giornata arriva finalmente il momento clou: la cena di gala. E quando il gioco si fa duro le signore danesi sanno senz’altro come si gioca. _han0191  Marie indossa uno degli abiti più belli mai visti su di lei: splendido il colore, molto donante il modello. Gli occhi di tutti però erano puntati sulla sua testolina dove troneggiava una nuova tiara: un intreccio di diamanti con al centro uno zaffiro. Nuova acquisizione, prestito o regalo per i dieci anni di matrimonio?

Quanto a Mary abbiamo già visto, è veramente una che sa how to dress to impress_han9923

In questo caso ha scelto uno scenografico abito bianco e nero del danese Lasse Spangenberg. Il monospalla è la base perfetta per la fascia dell’Ordre Nationale du Mérite (un unico appunto: quella è la fascia per gli uomini, infatti è identica a quella che porta il marito, mentre di solito le signore ne indossano di più sottili). Tutto passa in second’ordine però al cospetto della tiara di diamanti e rubini, pezzo forte della favolosa parure che comprende anche due fermagli per capelli, una spilla, orecchini e un importante collier. Data l’occasione, è interessante ricordare che la parure ha origine da un set acquistato dal Maresciallo Bernadotte e indossato dalla moglie Désirée all’incoronazione di Napoleone (o donati direttamente da Napoleone a Désirée). Quando i due divennero sovrani di Svezia portarono ovviamente con sé anche questi gioielli, che poi raggiunsero la Danimarca nel 1869, quando la svedese principessa Louise sposò il futuro re danese Frederick VIII. La sposa ricevette la parure come dono di nozze dalla nonna, la regina Josephine, che di Désirée era stata la nuora.

Francia Danimarca gala

Sua Maestà – in un regalissimo viola scuro –  ha optato per le perle, e ha indossato la Pearl Poire Tiara, completandola con orecchini, collier e un favoloso devant de corsage che ferma la fascia scarlatta della Gran Croce dell’Ordre de la Légion d’Honneur, massima onorificenza francese.

brigitte macron danimarca

E la Première Dame? Lei ha deciso di interpretare Barbie Star Trek.

Live long and prosper, un saluto vulcaniano a voi!

 

 

La foto del giorno – 28 agosto

La principessa Elisabeth, erede al trono del Belgio, è in partenza per il Galles dove proseguirà gli studi.

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La Duchessa di Brabante, 17 anni il prossimo 25 ottobre, frequenterà lo UWC Atlantic College, prestigiosa scuola superiore che rilascia un diploma internazionale. La scuola fa parte della rete UWC – United World Colleges “un movimento globale che rende l’educazione una forza per unire popoli, nazioni e culture per la pace e per un futuro sostenibile” (dal sito italiano).

Deliziosa la foto della principessa circondata dai tre fratelli, Gabriel, Emanuel ed Eleonore, con pure il cagnolino; operazione simpatia perfettamente riuscita! E magari, una volta sul trono, Elisabeth riuscirà anche a svecchiare un po’ l’immagine della monarchia belga.

 

A Royal Calendar – 28 agosto 1972

Muore in un incidente aereo a soli 30 anni William, primogenito ed erede dei Duchi di Gloucester.

william of gloucester

Alla nascita, il 18 dicembre 1941, il piccolo principe è quarto nelle linea di successione dopo le cugine Elizabeth e Margaret e il padre Henry. il Regno Unito è in guerra, e anche il Duca di Gloucester sta facendo il suo dovere per cui Re Giorgio VI scrive alla cognata Alice che se mai fosse accaduto qualcosa al fratello si sarebbe preso cura lui del neonato. Gloucesters_and_Mountbattens in CanberraFortunatamente il duca torna a casa sano e salvo e dal 1945 al 1947 è a Canberra con la famiglia, come Governor-General d’Australia. Al ritorno in patria il piccolo William è uno dei due paggetti, insieme col cugino Michael di Kent, alle nozze di Elizabeth con Philip Mountbatten. William studia a Eton, e poi a Cambridge, e va a perfezionarsi in America, alla Stanford University. Inizia una brillante carriera in diplomazia che è costretto a lasciare a causa delle precarie condizioni di salute del padre; anche la sua salute impensierisce un poco la madre: gli viene diagnosticata la porfiria, malattia ereditaria di cui soffrono molti Hannover. Royalty - The Gloucesters' - Barnwell Manor William si impegna sempre di più nelle attività della Royal Family e rappresenta la Regina in numerose occasioni. Bello, affascinante, brillante, sportivo, descritto dai suoi amici come affettuoso, generoso e leale, William è un vero prince charming con la passione del volo. Il 28 agosto 1972 partecipa col suo Piper Cherokee al Goodyear International Air Trophy a Halfpenny Green, nei pressi di Wolverhampton; è con lui Vyrell Mitchell, un pilota con cui il principe ha partecipato a numerose competizioni.  Royalty - Prince William of Gloucester Funeral - Windsor CastlePoco dopo il decollo William perde il controllo dell’aereo che urta un albero e precipita prendendo fuoco; ci vorranno due ore per spegnere l’incendio e il riconoscimento delle salme avverrà solo grazie alle impronte dentali. La sensazione che desta la sciagura è enorme, William è il primo dei cugini a morire e si decide di non informare il padre, gravemente malato. Dieci anni dopo la disgrazia il Principe di Galles, Charles, diventa padre di un bambino che un giorno siederà sul trono, e lo chiama William in ricordo dell’amatissimo cugino scomparso.