
Quando viene alla luce, Rania Al-Yassin probabilmente è la principessina di casa, ma nessuno immagina un futuro regale per quella che a tutti gli effetti è una migrante. Suo padre è medico, la sua famiglia, palestinese, è originaria di Tulkarem in Cisgiordania, ma si trasferisce in Kuwait, dove Rania nasce il 31 agosto 1970.

La futura regina studia alla New English School, poi frequenta l’Università Americana del Cairo; dopo la laurea in Business Administration inizia a lavorare alla Citibank, poi passa alla Apple. In Giordania, paese nel quale la sua famiglia si è trasferita in seguito alla Guerra del Golfo. L’incontro col destino avviene una sera dell’agosto 1992, nel corso di una cena. La padrona di casa è Aisha, seconda delle sette figlie di Re Husayn, e tra gli ospiti c’è anche suo fratello maggiore, Abdullah, che manco a dirlo resta incantato da quella ventiduenne bella, intelligente e determinata.

Lui di anni ne ha trenta, è il primo dei cinque figli maschi del re ma non è l’erede al trono; è un ufficiale del regio esercito, ed è appena rientrato da una missione di due mesi nel deserto (la successione giordana ha regole piuttosto elastiche, e nel 1965 considerando la delicata situazione politica il Re al posto del figlio designa a succedergli il fratello Hassan). Per Abdullah è amore a prima vista, come racconta lui stesso nel suo libro Our Last Chance. Iniziano le telefonate, cui lei non risponde, e quando si trovano a parlare gli piega di aver sentito un po’ di chiacchiere sul suo conto. Lui la prega di non credere a tutto, poi chiede a un amico comune di intercedere; neanche questa mossa ha successo, ma l’amico rivela all’innamorato che anche la sua bella ha un punto debole: la cioccolata. Ed è così che davanti a una scatola di cioccolatini belgi Rania cede, e accetta un invito; è il novembre 1992, e Abdullah la sorprende cucinando lui stesso. I due passano sempre più tempo insieme; il 30 gennaio lui compie 31 anni e festeggia con una cena, Rania si ritrova seduta accanto al Re in persona, che resta a sua volta molto colpito da quella ragazza bella e intelligente. La notte stessa telefona al figlio: «quando vuoi che vada a parlare con i suoi genitori?» gli chiede.

La proposta di matrimonio non è proprio romanticissima, almeno per Lady Violet: Abdullah porta Rania a Tal Al-Rumman, un’altura nei dintorni della capitale Amman; sorridendo le dice che la loro relazione è diventata seria, e sposarsi sarebbe una buona idea. Lei non risponde; evidentemente anche in Giordania vale la regola del silenzio assenso, così si programma la visita ai genitori dopo due settimane.

Secondo l’uso al padre dell’aspirante sposo viene offerta una tazza di caffè, che egli però non beve finché la proposta non viene accettata; nel caso di un rifiuto il caffè resta intatto nella tazza. Sembra che la famiglia della futura sposa non conoscesse le ragioni della visita reale; immaginatevi l’ansia della padrona di casa, che prima si ritrova il sovrano in salotto, poi nota che quello non sta accettando ciò che gli viene offerto, un incubo! Alla fine la proposta è accettata, e il caffè bevuto.

Le nozze vengono celebrate ad Amman il 10 giugno 1993; la sposa indossa un abito dello stilista britannico Bruce Oldfield: un voluminoso pardessous a mezze maniche con collo montante, da cui parte lo strascico, sopra un abito (o dei pantaloni); realizzato in lucente seta avorio con ricami in oro, ispirati da un abito siriano esposto al Victoria&Albert Museum. Tra modello tessuto e ornamenti l’effetto finale è di grande pesantezza, che non esalta una sposa così giovane e graziosa.

Peggio mi sento col velo, che non è fermato da una tiara ma da un bandeau uguale al vestito, arpionato all’alto chignon che francamente avrei evitato data la differenza d’altezza tra i due. Una cofana che incredibilmente lievita ancora per il ricevimento nuziale, in abbinamento a un abito simile al precedente. Resta l’interrogativo se Rania avrebbe fatto le stesse scelte sapendo di sposare non un semplice principe, ma il futuro re.
La coppia va a vivere in un appartamento nei sobborghi di Amman, dono del sovrano, e conduce una vita piuttosto semplice. Nascono due figli, Hussein nel 1994 e Iman due anni dopo, ma i colpi i scena non sono finiti.

Re Hussein ha un linfoma non-Hodgkin che controlla con cicli di terapia negli USA: il sovrano ha 63 anni, quando diventa evidente che la malattia ha fatto il suo corso e lui ha i giorni contati. Dopo sei mesi passati alla Mayo Clinic in Minnesota rientra ad Amman per morire in patria; ricordo che su ogni Paese sorvolato dal suo aereo si alzavano a scortarlo due caccia, ideale staffetta in onore del monarca morente. Prima del rientro, nomina il figlio maggiore suo successore, al posto del fratello Hassan, di cui non apprezza (eufemismo) il modo in cui ha gestito la reggenza in sua assenza; è il 24 gennaio 1999.

Re Hussein muore il 7 febbraio, Abdullah è il nuovo sovrano; Rania, a 28 anni, è la regina più giovane del mondo.