Royal chic shock e boh – Special edition (parte prima)

Torniamo a fare quattro chiacchiere sul sofà? Riprendiamo con la nostra rubrica di stile, e per festeggiare il superamento di un momento difficile ve la propongo eccezionalmente in due parti, che ne dite?

La prima parte la dedichiamo alle due visite di stato di questa settimana, che hanno interessato la Scandinavia. Il primo viaggio ufficiale da sovrani di Danimarca Frederik e Mary lo fanno lunedì 6 e martedì 7 nella vicina Svezia, restando in qualche modo in famiglia: Re Carl Gustaf e la Regina Emerita Margrethe sono cugini di primo grado; inoltre la principessa ereditaria di Svezia è madrina di battesimo di Christian, primogenito della coppia danese, che ha ricambiato con i due figli di Victoria: Mary madrina di Estelle, Frederik padrino di Oscar. Sarà pure una riunione di famiglia, ma sempre di famiglia reale si tratta, dunque con un certo apparato, comprese le mise delle signore, che per un verso o per l’altro non ci deluderanno.

Mary indossa per l’ennesima volta l’abito avorio del brand danese MKDT Studio, che le abbiamo visto spesso e in varie versioni (ci era piaciuta tanto questa: Royal chic shock e boh – Ottobre, si riparte!). Qui lo abbina al blu: una mantella – scelta interessante ma non semplicissima da gestire, soprattutto col vento – le classiche Gianvito 105 di Gianvito Rossi e soprattutto un copricapo con un enorme fiocco, molto anni ’80 ma senza lo spirito scanzonato dell’epoca. Un modello della britannica Jane Taylor, che ha pensato bene di chiamarlo Cybele. La quale era una delle incarnazioni della Grande Madre, dea bella e terribile, solitamente rappresentata turrita, cioè con un copricapo a forma di torre, che mai e poi mai si sarebbe messa un fiocco in testa. Ve lo dico, Mary in versione regine mi sta perplimendo assai e questo caso non fa eccezione. Boh. Anche la bella Silvia ripropone una mise già indossata: abito in una fantasia pied-de-poul rosa e gialla, ripresa nei revers e nei polsini del soprabito shocking pink, a sua volta en pendant col pillbox che fa tanto Jackie. Dato che la regina ha indossato questo completino durante una visita in Giordania il 15 novembre 2022, e il primo trailer del film Barbie è uscito un mese dopo, possiamo affermare senza tema di smentita che la vera Barbie è lei. Boh.

La principessa ereditaria Victoria indossa sempre il più bello degli accessori, il suo meraviglioso sorriso. E meno male, perché la sua mise… Una creazione di Christer Lindarw dalle proporzioni tutte sbagliate: abito troppo lungo per essere midi e troppo corto per essere lungo, un soprabito 7/8 quasi 8/9 e come se non bastasse pure un fiorone stilizzato piazzato sulla capoccetta. Perfino la clutch, che non è di Bottega Veneta ma del brand danese Abro, sembra avere una misura strana. Shock.

(Ph: Dana Press/Bestimage)

Sceglie il bianco anche Sofia, nel suo caso un abito di Veronica Virta tutto abbottonato davanti che sarebbe interessante se non fosse interpretato nel solito stile un po’ lolita un po’ infermiera sexy. Boh. La foto di gruppo in interno vi consente di vedere meglio l’abito di Victoria, ma non credo sia un vantaggio. Alla fine quella che mi piace di più è Estelle, nell’abitino rosa frufru di By Malina.

La sera è il momento dello state banquet; Silvia cala la carta Leuchtenberg, parure di diamanti e zaffiri di grande bellezza, sicuramente una delle più preziose del forziere Bernadotte. Interessante l’abbinamento con il verde scuro dell’abito di pizzo, un modello della fida maison tedesca Georg et Arend molto adatto alla sovrana ottantenne che infatti lo indossa assai spesso nelle serate di gala. Certo uno stile un po’ démodé, ma non si può non ammirare il modo in cui la scollatura accoglie l’importante collier. Menzione d’onore per la borsetta vintage Ferragamo, chic. Continua la mia perplessità nei confronti di Mary; già principessa e ora regina del riuso, propone l’ennesima versione della gonna in seta pesante beige dorato di Jesper Høvring cui questa volta è stato abbinato un corpetto di tulle ricamato. A parte le maniche dall’incerto aspetto, a parte il ricamo asimmetrico, il mio dubbio è proprio sul modello dell’abito. Personalmente penso che quando si indossa una quantità di decorazioni così importanti per numero valore e significato, sia meglio qualcosa dalla linea più pulita. Nello specifico Mary porta: fascia e placca dello svedese Ordine dei Serafini, placca del danese Ordine dell’elefante, ordine familiare reale di Frederik X, più vari pezzi della parure di rubini: diadema collier, orecchini (piccoli, ce n’è anche un paio più grande) spilla bracciale. Insomma boh. Scontato l’omaggio alla regina consorte Ingrid, nonna di Frederik nata principessa di Svezia e precedente proprietaria della parure di rubini – lasciata espressamente alla fanciulla che avrebbe sposato il nipote – ma se vi aspettavate di vedere uno dei diademi riservati alla sovrana, cui ha finalmente diritto, tenete presente che molti di tali gioielli non possono lasciare il suolo danese, dunque per ammirarli dobbiamo aspettare che i neosovrani inizino a ricevere.

Banalotta Victoria in azzurro ghiaccio, altra creazione di Christer Lindarw, arricchita da un pannello fluttuante che parte dalla spalla sinistra, ma nelle foto non si vede granché. Mi piace invece la clutch di Gucci, ma in generale boh. Però lo vogliamo dire? Sotto gli archi leggeri e i diamanti danzanti della tiara Connaught che indossa la futura regina alla fine è bello tutto.

Stessa tonalità di colore per Sofia, che si rinfila nel suo abito da principessa dei ghiacci di Ida Lanto, già indossato per la cerimonia dei Nobel 2022 (December chic shock e boh (parte seconda). Sui capelli sciolti da bambola la consorte di Carl Philip porta come quasi sempre la sua tiara nuziale, questa volta arricchita da topazi blu. Questo gioco di cambiare le pietre a seconda della mise è piuttosto divertente, ma il resto è veramente too much, shock.

(Ph: Henric Wauge/Swedish Press Agency)

Il secondo giorno come da tradizione è dedicato a vistare istituzioni benefiche e culturali, e culmina col pranzo offerto a ospiti e padroni di casa dal sindaco di Stoccolma. Mary ripropone l’abito in crêpe de chine scarlatto Raquel Diniz – stilista brasiliana d’origine e italiana d’adozione – già indossato in occasioni simili (News – visita di stato francese in Danimarca) con scarpe in tinta – le solite Gianvito 105, ne ha una collezione – sotto una cappa cammello Oscar de la Renta che riprende il colore della borsa di Anya Hindmarch. Abbinatissima, diligentemente elegante, ma nessun guizzo a parte la spilla. Comunque chic.

Silvia sceglie un tailleur bouclé verde menta, colore che le dona molto, ma c’è qualcosa che non mi convince: forse avrei allungato di un dito la gonna, e quella blusa di raso pasticcia un po’ il tutto. La mantella bianca non aggiunge né toglie nulla. Boh.

Al lunch in municipio sono presenti anche i principi; Victoria in rosa shocking replica l’abito Roland Mouret indossato per il ricevimento a Buckingham Palace il giorno prima dell’incoronazione di King Charles III (Royal chic shock e boh – Pre Coronation party). Gli accessori di quel colore (scarpe Gianvito Rossi borsa Abro) non mi fanno impazzire, ma mi piace molto. Chic.

Sofia questa volta preferisce la sicurezza della lunghezza midi, l’abito Lilli Jahilo è sempre del genere che piace a lei, che non si capisce dove comincia e dove finisce. Nella foto è penalizzata dalla presenza della signora che la precede, vestita in un colore simile che fa un po’ effetto collegio. Peraltro la tuta della signora è bruttarella e totalmente inadatta, ma la borsa giallo uovo è, forse suo malgrado, trendissima. Insomma, boh.

Stessi giorni, stessa area geografica, i sovrani di Norvegia accolgono la signora Maia Sandu, primo Presidente della Moldavia a  compiere un viaggio ufficiale nel Paese scandinavo. Elegante Madame la Présidente con un tailleur grigio perla, forse la gonna è un filino lunga ma questa signora ha qualcosa che manca a molti politici, un alone di autorevolezza mista a un’allure che la rende, tra le altre cose, anche chic. La regina Sonja dimostra ancora una volta il suo gusto sicuro con un completo color ciclamino di Rena Lange, completato da un pillbox in una sfumatura leggermente diversa, che richiama il profilo della giacca e il fiore. Chic! La principessa ereditaria Mette Marit sceglie una giacca nera con gonna avorio a ruota e un cappello di paglia calato sugli occhi che penso non piacerà a tutti, ma trovo sottolinei in qualche modo quella forma di delicato candore che mantiene anche a cinquant’anni. Boh, ma vederla in salute è sempre una gioia. Menzione d’onore per la principessa Astrid, sorella del sovrano: 92 anni, qualche problema di deambulazione che la costringe sulla sedia a rotelle, e un delizioso chemisier in seta Polo Ralph Lauren bianco e azzurro. La adoro, chic.

(Ph: Kimm Saatvedt, Det kongelige hoff)

Per il banchetto di gala la signora Sandu opta per il bianco e nero, gonna e una blusa che sembra ispirata alla tradizione del suo Paese. Mi piace moltissimo, chic. La regina non si sforza piùdi tanto, ma l’insieme perle+grigio perla farebbe felice pure il nostro king Giorgio. Chic. La nuora Mette Marit si butta sul floreale (sì in primavera), un abito Carolina Herrera la cui leggerezza viene inutilmente appesantita dalla decorazione sulle spalle. Perdonatemi, ma quando l’ho vista ho pensato a Valeria Marina. Shock stellare.

Il secondo giorno lo stile tende a precipitare: Maia Sandu tira fuori dall’armadio della nonna – o forse di mia nonna, dove c’era sicuro – un cappottino nero triste triste, col collettino di velluto, un po’ punitivo, ma perché? Boh. Al colore ci pensa Mette Marit, che abbina la bella giacca rossa Dior a una gonna palandrana bianca senza forma né speranza. Shock.

La visita si chiude con la mostra dell’artista moldava Valeria Duca, che risiede in Norvegia. Très chic la Presidente, in completo pantaloni di raso nero; deliziosa Mette Marit con un abito giallo intenso, che vi ricordo essere uno dei grandi trend di stagione (e non è vero che sta bene a poche). Chic anche lei.

Siete pronti per la seconda parte? Mi raccomando non perdetevela!

Le foto del giorno – Un insolito Maundy Thursday

Anche se quest’anno faccio fatica a percepire lo spirito pasquale, ormai ci siamo. Oggi è il Giovedì Santo, e se per noi è il giorno dei Sepolcri e della Messa in Coena Domini con la lavanda dei piedi, che il Papa celebra dalla casa circondariale femminile di Rebibbia, nel Regno Unito è il giorno del Maundy Service. Il sovrano, o chi per lui – in questo caso la Queen Consort – dopo la funzione in una delle cattedrali del Paese – quest’anno Worcester – consegna il tradizionale obolo.

Tante monete quanti sono gli anni del monarca ad altrettante donne e altrettanti uomini, che si siano distinti nel servizio alla comunità, secondo un rito la cui prima testimonianza risale al 1213, ma è probabilmente molto più antico.

(Ph: Getty Images)

Date le condizioni di salute di King Charles, che fa il possibile ma non è in grado di fare tutto, quest’anno ci ha pensato Camilla, uno dei pilastri su cui si sta reggendo la monarchia (e chi l’avrebbe mai detto). Per lei una sinfonia di tinte neutre, dagli eleganti stivali di camoscio beige al cappello Hobbs che le abbiamo visto tante volte, passando per il cappotto avorio della fida Fiona Clare, anche lui ben noto, col tocco vezzoso di una coppia di spille a fiore appuntate sul colletto, che arrivano direttamente dalla collezione personale della defunta Queen Elizabeth

Il re, molto dispiaciuto per non poter intervenire di persona, non ha comunque fatto mancare la sua presenza né le sue parole. Nel corso della cerimonia è stato trasmesso un suo messaggio. registrato a casa (il sovrano oggi è stato visto in auto per le strade di Londra, immagino per qualche impegno legato alla sua condizione). Anche lui, come a Roma il Papa, ha parlato della necessità di mettersi al servizio del prossimo.

Il tocco di Charles non è mancato in un altro dettaglio: su sua richiesta i mazzolini di fiori donati nel corso della cerimonia sono stati realizzati dai fioristi della cattedrale insieme con il team reale, in maniera sostenibile, utilizzando artigiani e prodotti locali.

Ma quanto sta bene Camilla in bianco?

Royal chic shock e boh – Robes de soirée

Accantoniamo per un attimo la Principessa di Galles e il suo dramma – sicuramente ne parleremo ancora – e concediamoci un po’ di frivolezza con la nostra rubrica domenicale, questa volta dedicata agli abiti da sera. Sì perché ieri a Montecarlo c’è stato il Bal de la Rose, e questo ce lo aspettavamo, cui ha partecipato anche Charlène, e questo non ce lo aspettavamo proprio!

(Ph: SBM)

L’ultima sua presenza risale al 2014, dieci anni tondi tondi, poi è scomparsa, convalidando l’ipotesi che lei e la cognata si fossero divise le serate clou del principato: a Caroline il Bal de la Rose a marzo, a lei il Gala de la Croix Rouge in estate. Invece ieri sera la sorpresa; vedremo col tempo come – e se – la situazione evolverà, intanto ciò conferma l’impressione di un lento ma costante ritiro di Caroline, che forse, magari al compimento dei settant’anni, sceglierà definitivamente la vita privata. Christian Louboutin, che ha sostituito il defunto Lagerfeld come direttore artistico, ha scelto il tema Disco, ispirandosi al mitico Studio 54 di New York. Scelta che avrà deliziato il sovrano Albert, in gioventù appassionato frequentatore del locale. Dove non portava certo il papillon rosso stile zio Artemio al cenone di capodanno. Fantastico Louboutin con parruccone stile Ivano&Silvano dei Cugini di campagna; l’abito color caramello è un’autentica chicca vintage. Meravigliosa la superospite, miss Gloria Gaynor, e i suoi gloriosi ottant’anni.

Divertente e azzeccata la principessa consorte, con una tuta di paillettes dorate di Elie Saab, (come la clutch metallica); il modello prevede anche un leggero mantello nello stesso tessuto, e francamente mi piace molto di più. Charlène non l’ha indossato, completando la sua mise con sandali dorati Jimmy Choo e capelli a caschetto a sottolineare gli orecchini di diamanti Griff. L’avrà consigliata il marito dopo essere stato al festival di Sanremo (Le uscite che non ti aspetti), dove probabilmente ha preso ispirazione da Mahmood con la sua tuta gold? Ve lo dico, la mise è sicuramente molto adatta ma non mi convince, non la valorizza adeguatamente ed è un peccato. Boh.

(Ph: @monacomatin)

Le paillettes sono state anche la scelta di Caroline, che ha tirato fuori dall’armadio un abito Lanvin. Bellissimo, un po’ cupo per l’allegria della serata, il suo tono viene sollevato dai favolosi orecchini JAR – la principessa ne ha almeno un altro paio – che dire, a me lei piace praticamente sempre, anche ingrigita e un po’ perplessa. Chic.

(Ph: SBM)

Assenti suo figlio maggiore Andrea Casiraghi e la moglie Tatiana, c’erano gli altri tre. Charlotte, la cui relazione col giovane scrittore Nicolas Mathieu sta scatenando molte chiacchiere e pure qualche critica, è arrivata da sola e ha goduto della compagnia della sorella Alexandra e del di lei fidanzato Ben. Belli trucco e parrucco anni ’60/70, terribile l’abito Chanel Couture Collection. Capisco che lei sia global ambassador e che indossi sempre i capi della maison, ma questo è veramente brutto brutto. Shock. La piccola di casa, Alexandra von Hannover, è sempre più graziosa ed elegante. Pure troppo con quest’abito nero dal grande fiocco rigido, molto stile sixties, poco stile disco, abbinato a borsina (tutto Celine) e orecchini prestati dalla mamma, dell’antica maison viennese Köchert. Sicuramente chic, anche se non particolarmente adatto al tono della serata. Ma forse semplicemente non aveva voglia di mascherarsi.

(Ph: Pierre Villard/SBM)

Se Charlotte è il volto Chanel, la cognata Beatrice è quello Dior. Scortata dal marito bizzarramente in bianco, Bea era in Dior dalla testa ai piedi, dall’abito a frange – più anni ’30 che ’60, ma va bene – alla clutch ai sandali. La tonalità oro pallido secondo me la spegne, i capelli si sono un po’ ammosciati e lui sembra appena arrivato da una giornata a Ibiza, ma insieme non mi dispiacciono. Però neanche mi piacciono davvero, boh.

(Ph: Kongehuset)

Avendo dedicato questo post agli abiti da sera, ampliamo lo sguardo. È un po’ che non parliamo di Mary, praticamente da quando è diventata regina di Danimarca, dieci settimane fa. Invero sembra che abbia rallentato un po’ le sue attività, e che l’upgrade le stia pesando, sempre che il problema sia quello e non la crisi coniugale di cui si continua a parlare con insistenza. L’occasione per tornare a occuparci di lei ce la dà la cena che i neosovrani hanno offerto lunedì scorso al Consiglio di Stato. Mary ha riciclato alla grandissima, tirando fuori dall’armadio un insieme della danese Malene Birger che ha indossato la prima volta nel 2007. La blusa nera non mi fa impazzire ma funziona, funziona molto bene con la gonna a pasticche svolazzanti; e alcuni pezzi della parure di rubini fanno il resto. I capelli raccolti così la intristiscono un po’ rendendola severa, ma sempre chic.

Qualche giorno – anzi sera – dopo, a Washington dove si sono trasferiti, sono stati i cognati di Mary a partecipare a un gala, alla presenza del presidente Biden. Io trovo Marie sempre piuttosto banalotta, e non si smentisce nemmeno in questo caso, ma immagino che non fosse occasione per particolari eccentricità. Anche lei riusa un abito già visto, del brand USA Haute Hippie; solito nero sbrilluccicoso, ma la linea pulita non è male anche se il bordo, che in foto non si vede, è percorso da piumette svolazzanti. In generale, mi piace l’abbinamento con l’orologio sportivo, in questo caso un Rolex. Mi convince? Boh.

Se i Danesi sembrano rallentare, gli Svedesi hanno messo il turbo. Non hanno fatto in tempo i sovrani a rientrare dalla visita ufficiale in Messico, che l’erede al trono Victoria è partita per il Bangladesh con UNDP, il programma dell’ONU per lo sviluppo. Non ci sono state serate di gala, ma qualche cena sì, e devo dire che il guardaroba della futura regina mi ha davvero convinta; alle tenute da lavoro ha alternato abiti graziosi e leggeri, perfetti per affrontare il caldo umido del Paese affacciato sul golfo del Bengala, tenendo anche presente la religione islamica che vi si professa. Una per tutte, ho scelto la mise indossata la prima sera, per la cena ufficiale con il Primo Ministro, che è una donna, Sheikh Hasina.

Abito in seta del brand svedese By Malina; è il modello Meadow, che Victoria ha in molte fantasie diverse. Questa non è una della mie preferite ma tutto l’insieme, con clutch dorata Anya Hindmarch e le classiche Gianvito Rossi in camoscio beige, mi piace assai. Brava, bella e chic.

Royal chic shock e boh – Green for St.Patrick

Oggi è il 17 marzo, giorno in cui si festeggia San Patrizio, evangelizzatore e patrono d’Irlanda; auguri a tutti coloro che portano questo bel nome. È una giornata di festa per molti paesi anglofoni, compreso il Regno Unito, i cui legami con l’Isola Verde sono strettissimi. Negli anni scorsi ci siamo abituati a vedere William e Catherine – prima come Duchi di Cambridge, poi come Principi di Galles – impegnati nelle celebrazioni essendo entrambi Colonnelli onorari del reggimento delle Irish Guards (prima lo era solo lui, che il giorno del matrimonio con lei ha indossato la classica giubba rossa del reggimento). Siccome quest’anno, come sappiamo, la situazione è diversa, ho pensato di proporvi una carrellata di royal ladies in green. L’idea me l’ha data The Princess Royal, che qualche giorno fa ha partecipato alle corse di Cheltenham di verde vestita.

Cappotto doppio petto di tweed – ovviamente già indossato e ovviamente no-logo – con profili in velluto verde bosco ripreso nella fascia che decora il cappello di feltro in tinta. Stivali, borsa e guanti neri, e pedalare. Foulard al collo come molte signore della sua età, e il tocco unico di una delle sue spille preferite; la indossa spesso, e praticamente sempre quando assiste a una competizione equestre. La spilla a forma di cavallo è apparsa negli anni ’80, gioiello perfetto per una amazzone di classe come lei, primo membro della Royal Family a prendere parte a un’Olimpiade (quella di Montreal nel 1976). La adoro, chic.

(Ph: Adam Davy – PA Images/Getty Images)

Come lei solo la figlia Zara, nella squadra olimpica britannica a Londra, 2012, dove vinse una medaglia d’argento. Anche Zara nei giorni scorsi era a Cheltenham, e anche lei ha scelto il verde; solo un tocco, ma che colore! Sul cappotto a spina di pesce di LK Bennett Zara ha piazzato un cappellino di Juliette Millinery in un verde quasi fluo. Chic, come la cugina Beatrice, che però è in cammello e quindi qui non conta, accompagnata dal marito Edo in stile Peaky Blinders.

Anche the Queen Consort è comparsa alla corse di Cheltenham, ugualmente in verde con un cappotto in loden; ma prima di parlare di Camilla fermiamoci un attimo, e ricordiamo LEI.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Che nel giorno che chiudeva le celebrazioni per il suo Platinum Jubilee si affacciò un po’ a sorpresa a Buckingham Palace. Era il 6 giugno 2022, le restavano tre mesi di vita. Allora naturalmente non lo sapevamo, ma in molti abbiamo avuto l’impressione che quello fosse il suo saluto. The Queen indossava una mise di un bel verde brillante, ma l’attenzione fu attratta dal tocco di nero sul cappello: una mourning pin, una spilla da lutto, in ricordo dell’adorato marito, scomparso da poco più di un anno. Qualche mese prima Prince Philip era stato ricordato a Westminster Abbey, e lei (come la figlia e la nuora Camilla) aveva scelto di vestirsi di verde; una tonalità scura, il cosiddetto Edinburgh Green, il colore di lui (The final farewell). Anche se la tonalità è diversa, possiamo pensare che la scelta del verde per l’ultima uscita sul balcone sia stato un caso? Eternamente chic.

Verde scuro, verde chiaro, verde loden, verde smeraldo, verde salvia, verde menta; essendo un colore composto (dall’unione di blu e giallo) il verde ha una marea di sfumature diverse, e su Camilla le abbiamo viste quasi tutte. Per questa rassegna ho scelto una mise che mi pare non avevamo esaminato in precedenza, indossata per la serata dei Foreign Press Association Awards, lo scorso novembre, e replicata lo scorso 14 febbraio (The Queen Valentine): un abito verde bottiglia in velluto riccio di ME+EM. Interessante il tessuto, non male il modello, incomprensibile la lunghezza, incerti gli accessori: scarpe e calze nere, borsetta blu. In una parola, boh.

Ed ecco Catherine, solitamente protagonista di questa giornata e al momento protagonista del periodo per ragioni diciamo controverse. Nel febbraio del 2018 arrivò così alla premiazione dei BAFTA, e anche in quel caso ci fu qualche polemica. Incinta del terzo figlio Louis, la allora Duchessa di Cambridge indossava un abito in seta verde scuro di Jenny Packham, con scollo incrociato che scende a definire le brevi maniche. Accessori neri, ma chi li guarda con quella parure di smeraldi? L’argomento del contendere fu che Catherine aveva ignorato il dress code richiesto per la serata, che era il total black. Eravamo in pieno #metoo e la serata, densa di personalità dello spettacolo, voleva mandare il suo messaggio aderendo alla proposta del movimento Time’s Up, contro gli abusi sessuali sul posto di lavoro. Perché dunque la duchessa aveva scelto altro? Furono fornite due ragioni, a mio avviso entrambe convincenti: la prima, che i membri della Royal Family di solito non manifestano la loro adesione a movimenti di questo genere, con un risvolto anche politico. La seconda, più banale ma forse con un certo fondamento, il fatto che probabilmente con quel bel pancione la futura mamma non aveva nulla di adeguato da mettersi, visto che l’idea del total black era stata lanciata poco prima dalla serata. In ogni caso, Catherine riuscì a dare un garbato segnale con i tocchi neri: la cintura in velluto e gli accessori. Confesso, una delle sue mise che mi è piaciuta di più, chic.

(Ph: Pool via AP)

Meghan Markle, in procinto di diventare Duchessa di Sussex, scelse il verde per annunciare il suo fidanzamento con uno degli scapoli più ambiti del pianeta. Quel giorno, il 27 novembre 2017, l’attrice americana sbarcò sulla scena royal con un abito in crêpe di lana verde bosco, senza manica e con un fiocco laterale, di P.A.R.O.S.H. brand fondato dallo spezzino Paolo Rossello. La linea dell’abito non si coglie, dato che nelle fotografie a figura intera è coperto dal soprabito bianco.

Un paio d’anni dopo, ormai duchessa, ripropose l’abito per i WellChild Awards. Il vestito mi piace, il fitting meno, ma magari Meghan, mamma da pochi mesi, si era un po’ arrotondata, chic di incoraggiamento. Una domanda sorge spontanea: nella scelta dell’abito Meghan avrà cercato ispirazione nella mai conosciuta suocera?

Sì, perché oltre al ben noto tailleurino azzurro indossato all’annuncio del fidanzamento, Diana scelse il taffetà in una tonalità definita apple green, verde mela, per il ritratto ufficiale degli sposi, opera di Lord Snowdon, realizzata l’undici maggio 1981. La giovanissima fanciulla indossò un abito con le inevitabili maniche gonfie in voga negli anni ’80. Un modello disegnato da Graham Wren per Nettie Vogues, negozio amatissimo dagli Sloane Rangers, espressione coniata nel 1979 dalla rivista Harpers and Queen per definire i ragazzi della upper class che gravitavano intorno all’elegante e trendissima Sloane Square. Collier e orecchini di diamanti furono un prestito di Collingwood, gioiellieri della famiglia Spencer. Abbastanza singolarmente, l’abito non era una creazione esclusiva ma era stato già acquistato da un’altra cliente. Messo in vendita in un’asta tedesca nel 2014, la proprietaria ha reso noto che essendo stato già pagato, l’abito fu consegnato, con preghiera di non indossarlo mai fuori dalla Germania. Diana lo portò durante la visita nel Galles subito dopo le nozze, e ancora un anno dopo per un concerto di Rostropovich a Londra, quando il confronto rese evidente il drammatico dimagrimento subito dalla principessa dopo la nascita del primo figlio. Che vi devo dire, boh.

Se parliamo di Sloane Rangers e di verde il pensiero va automaticamente a Sarah Duchessa di York, che oltre ai capelli rossi ha anche origini irlandesi. Sarah veste spesso di verde, talmente spesso che è impossibile scegliere una mise sola, dunque passiamo oltre. Delle sue figlie, quella che più associamo al green è la minore Eugenie, forse anche per la favolosa tiara con smeraldi con cui andò sposa. In effetti però lei non indossa il verde troppo di frequente; l’occasione più recente è stata questa: Mini royal chic shock e boh – Royal Family, more or less.

La primogenita Beatrice è una grande sperimentatrice di stili, per cui ovviamente a volte indovina, a volte no. Questa volta no. Invitata a un matrimonio si presentò vestita da ramarro con abito verde scuro in un materiale che evoca le squame, peggiorato dagli accessori neri, scarpe e acconciatura. L’abito è di Vampire’s Wife, e noi lo conosciamo già, per averlo visto indosso a Catherine (Royal chic shock e boh – Sfida tra Duchesse a proposito di verde…). Non sono esattamente lo stesso modello: Beatrice porta il Veneration, mentre Catherine il Falconetti. Non amo né l’uno né l’altro, shock.

Last but not least Sophie, ora Duchessa di Edimburgo, ritratta quando era ancora Contessa di Wessex, in Scozia con marito e suocera, per quella che sarebbe stata l’ultima estate della sovrana. Non particolarmente amante del verde, ma appassionata degli abiti dalla linea che ricorda gli anni ’50, in questo caso indossa un abito smeraldo, cui abbina un cappello di paglia dalla fascia color lime. Effetto finale piuttosto dissonante – è sempre un rischio nel mischiare le tonalità tanto diverse – e un grande boh. Ma accompagnato dalla gioia di vedere ancora Her Majesty.

Questa fotografia è stata scattata a fine giugno, a ridosso della festa di San Giovanni. Quando D’Annunzio, nella tragedia La figlia di Iorio, fa dire a Ornella: Tutta di verde mi voglio vestire,tutta di verde per Santo Giovanni,ché in mezzo al verde mi venne a fedire…Oilì, oilì, oilà!

Royal chic shock e boh – Tra stile e simbolo

Ma quanto ci è piaciuto il cappotto indossato da Rania per i 25 anni di regno del marito, e dunque pure suoi? E vogliamo lasciarlo nell’oblio? Giammai! Partiamo dunque da lei per questo chic shock e boh straordinario. 

Con una sobria cerimonia, che il momento non invita a troppi festeggiamenti, mercoledì 7 la Giordania ha celebrato il giubileo d’argento del sovrano. Notavamo come le signore del nucleo familiare del sovrano fossero in nero; probabilmente in onore di Re Hussein scomparso 25 anni fa, ma secondo altri in segno di lutto per la tragica situazione a Gaza che la regina, di origine palestinese, segue con determinata passione. Rania sublime in un cappotto Dior dall’ampio collo incrociato e dalla linea che si ispira ai classici della maison, È in lana double un particolare tessuto, molto sofisticato, di gran moda fino a qualche decennio fa. Un tessuto doppio, costituito da due orditi e una trama o due trame e un ordito, non necessariamente double face, ma l’aspetto è quello. Ricordo che mia madre aveva alcuni cappotti, tra cui uno cammello all’esterno e avorio all’interno.

Un tessuto la cui lavorazione richiede una capacità artigianale, ragion per cui si trova sempre più di rado; ai tempi d’oro era uno dei grandi saperi della maison Dior. Perdonatemi se mi sono dilungata, ma questo capo non è solo bello, è anche colto se mi passate il termine; Rania lo ha abbinato a borsa Vuitton, modello Chain it. Superchic.

La figlia maggiore dei sovrani, la principessa Iman, è la più informale con pantaloni, dolcevita, e un cappotto sfrangiato Alaïa. Vi dirò, non mi dispiace per niente e mi sembra anche piuttosto adatto alla sua figura minuta. Chic. Mi convince meno la scelta della sorella Iman, con un cappottino Vuitton che non la valorizza appieno, con un orlo che litiga con quello che c’è sotto. È un capo della collezione 2001, per cui potrebbe arrivare dallo sterminato guardaroba materno, il che giustificherebbe l’incerto fitting. Boh.

Dulcis in fundo la principessa ereditaria Rajwa, che evidentemente non è freddolosa e al posto del cappotto indossa un abito midi, semplice ed elegante (ME+EM) completato da un paio di slingback, le Vendome 70 di YSL . Tocco originale la borsa in color verde smeraldo. È la Gabrielle della maison Moynat, molto popolare tra le royal ladies: la regina Camilla ne ha almeno un paio. Sicuramente chic, ma non si può fare a meno di notare come finora la futura regina sia piuttosto defilata. Ieri, 12 febbraio, i sovrani – impegnati in un viaggio in vari Paesi per sollecitare il cessate il fuoco a Gaza – sono stati ricevuti alla White House dal Presidente e dalla First Lady. Con loro c’era il principe ereditario Hussain, ma la moglie Rajwa è evidentemente rimasta a casa. Ora, è vero che questa è una rubrica che si occupa di stile, ma non si può fare a meno di notare l’espressione dei giordani, contrapposta al sorriso – magari solo di circostanza – dei Biden.

(Ph: Jim Watson/Getty Images)

Differenza che si nota anche nei colori scelti dalle due signore: lampone per Jill, molto graziosa, ma come spesso le accade sbaglia i volumi, boh. Nero e grigio per Rania, in total look Dior: polo in cashmere, gonna a ruota, scarpe e clutch. Chic. Prende sempre più corpo l’ipotesi che la regina mostri i suoi sentimenti per la crisi a Gaza anche usando l’abbigliamento; dal 7 ottobre ha infatti indossato solo bianco, nero e colori neutri; un metamessaggio fortemente simbolico e sicuramente interessante. Non so invece come inquadrare la latitanza di Rajwa, interessante anch’essa anche se per motivi diversi. Capisco che il tour dei sovrani sia più politico che diplomatico, per cui magari la sua presenza potesse essere considerata superflua, ma in questi primi mesi di matrimonio si è vista davvero poco. Ha accompagnato il marito in qualche appuntamento all’estero, ma mai in patria, mentre siamo abituati a vedere le nuove principesse, soprattutto se straniere (Rajwa è saudita) impegnate a conoscere direttamente il loro nuovo Paese. Forse l’uso locale è diverso, vedremo, ma i tour reali sono un elemento costante dell’attività di sovrani presenti e futuri. A tal proposito, sono stati annunciati i primi due viaggi all’estero dei nuovi sovrani danesi: Frederik X e Mary saranno in Svezia il 6 e 7 maggio, e in Norvegia il 14 e 15; il 14 maggio è anche il loro ventesimo anniversario di matrimonio, vedremo cosa si inventeranno. Intanto una cosa è certa, non vedremo più i profondi curtsy di cui Mary era maestra.

Proprio di una visita di stato, e proprio in Svezia, tratta la seconda parte di questo post. Ed è una visita dal sapore particolare: quella della coppia presidenziale francese nel Paese scandinavo la cui famiglia reale, i Bernadotte, ha molti legami con la Francia a partire dall’origine. Origine che ha consentito di rifornire i forzieri di gioielli straordinari.

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Ecco dunque i Macron ricevuti a palazzo dai sovrani con due dei tre figli e rispettivi coniugi. Sofia, moglie del principe Carl Philip, ha una certa fascinazione per lo stile lolitesco, nonostante si avvicini ai 40 (li compirà a dicembre). L’abito è di Philosophy, linea disegnata da Lorenzo Serafini; non è brutto, anzi, ma l’indosso è un po’ troppo gnegne: orlo al ginocchio proprio perché più corto non si poteva, calze color carne, scarpine da brava bambina, e capelli sparsi a pioggia; la trovo terribile, è veramente lo stile che piace a lei e io detesto. Shock, senza rancore. Dal lato opposto la principessa ereditaria Victoria vestita dallo stilista del suo cuore, quel Pär Engsheden che firmò il suo abito da sposa. Perfetta per l’occasione: belli il modello e il punto di rosso, inevitabili le Gianvito 105 di Gianvito Rossi, mi piace meno il copricapo che la schiaccia un po’, avrei preferito qualcosa con maggior volume. Comunque chic. Accanto a lei la Première Dame in uno di suoi soliti completini abito+cappotto, immagino Vuitton come quasi tutto ciò che indossa, questa volta in un color menta delicato e piuttosto freddo. Avrei evitato le scarpe nere – che mi sembra siano le sue preferite – ma personalmente mi sarei astenuta anche da quel colorino, dunque… non mi entusiasma, ma abbastanza chic. E arriviamo alla Regina Silvia, che compie uno dei suoi non moltissimi passi falsi. Non tanto e non solo per il datatissimo completo con abito in una fantasia geometrica usata anche per i dettagli della giacchina nera, ma per il basco. Che non è un cappello elegante, e va indossato con la necessaria nonchalanche e non piazzato in capo così rigidamente.

(Ph: Olle Lindeborg / SCANPIX)

Mi sorge un dubbio: la bella Silvia avrà tratto ispirazione da Anne-Aymone Giscard d’Estaing, ritratta in questa fotografia in compagnia del marito allora presidente Valéry e i sovrani di Svezia all’uopo pubblicata dalla Casa reale a testimonianza dei precedenti incontri tra i due Paesi? Shock.

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Scende la sera, e porta con sé il banchetto di stato, le toilettes da gran sera e i diademi. Silvia in viola, ripropone l’abito della maison di fiducia Georg et Arend indossato alla consegna dei premi Nobel 2022. Allora non ci piacque, e francamente nemmeno ora, ma trovo molto divertente la clutch, la Queen of hearts di Judit Leiber. Non aiuta l’equilibrio della mise la fascia della Légion d’honneur indossata nella versione più ampia e non quella sottile riservata di solito le signore. Ma ogni cosa scompare davanti alla storica bellezza della parure di camei: diadema, collier, orecchini, e da quello che intravvedo anche il bracciale. Boh, ma che splendore! Accanto a lei la Première Dame vestita da nonna di Elsa, con uno dei soliti abiti dalla linea smilza, arricchito da una cascata di cristalli. Dalla smorfia direi che non è convinta neanche lei; Lady Violet la trova convintamente shock.

La Principessa Ereditaria Victoria ha scelto uno dei diademi più interessanti della collezione svedese e non solo; una tiara di acciaio il cui sbrilluccichio è dato dalla lavorazione del metallo, essendo totalmente priva di gemme. Un pezzo favoloso, francamente uno dei miei preferiti della collezione svedese. Risale anch’esa all’epoca napoleonica, e si ritiene sia stata creata per Hortense de Beauharnais, figlia dell’imperatrice Joséphine. Accantonata per decenni, fu ritrovata per caso dalla regina Silvia poco dopo le sue nozze, tornando a godere dell’attenzione che merita. E ve lo dico, ce n’è anche un’altra, più piccola, risalente sempre allo stesso periodo. Confesso, ho preferito concentrarmi sulla tiara per sorvolare sul vestito di broccato indossato da Victoria, creato da H&M e indossato in precedenza, di sicuro per la serata dei premi Nobel del 2016. Anno in cui il sofà di Lady Violet non esisteva ancora, sennò lo avrebbe stroncato anche allora. Sembra la carta di un enorme cioccolatino, e pure il marito Daniel mi sembra perplesso. Shock.

Annega nei drappeggi anche Sofia, con una creazione del couturier svedese Lars Wallin. Troppo tutto: troppo ricco, troppo lungo, troppo pasticciato, pure troppe pieghe; e non aiuta la pettinatura con le ciocche che sfuggono morbidamente dal diadema, la sua solita tiara nuziale, questa volta decorata con perle. E mi taccio sulle scarpe con platform Charlotte Olympia; per fortuna si vedono poco! Inevitabilmente shock.

Le foto del giorno – Ooops!

Tradizionalmente alla fine del mese di gennaio i sovrani di Spagna ricevono il Corpo Diplomatico accreditato nel Paese. Questa mattina dunque il Palacio Real si è riempito di feluche; occasione formale, che voleva i signori in tight e le signore in lungo da giorno.

Perfettissima la Reina con uno chemisier blu scuro già indossato in precedenza e di cui non è stato mai rivelato il creatore, ma tutta l’attenzione era per i gioielli scelti: il collier e gli orecchini con zaffiri diamanti e perle ricevuti come dono di nozze dai suoceri, e appartenuti alla madre di Juan Carlos.

(Ph: Gtres)

Questa scelta ha inevitabilmente innescato una speculazione che vede in questo gesto un modo per mandare un segnale di pace alla famiglia e lealtà alla Corona, dato che raramente l’abbiamo vista con indosso queste gioie; Letizia ha indossato gli orecchini alla Pascua militar del 2020, ma è l’unica traccia che ho trovato.

Oggi la regina ha abbinato al set un bracciale, anche questo con zaffiri e diamanti, allacciandolo al polso destro. Ed è così che stringi una mano, stringine due, stringine tre, a un certo punto patataf! Il bracciale si è sganciando ed è caduto a terra. Con movimento veloce – e anche piuttosto elegante – Letizia si è chinata a raccoglierlo, mentre il re è rimasto immobile.

L’episodio ha destato una certa curiosità, e non manca chi lo legge come prova di un raffreddamento dei rapporti di Felipe nei confronti della moglie, visto che in un’altra occasione Letizia rischiò di perdersi una spilla, tra l’altro una delle cosiddette joyas de pasar, gioielli storici della corona spagnola, che si passano di Reina in Reina. (Attenta Letizia!). Allora el Rey si precipitò al recupero, salvando la spilla e l’onore della sua consorte; vorrà dire qualcosa o semplicemente non si è accorto? O magari la moglie l’ha battuto sul tempo? Quién sabe, ma la divertente coincidenza è che in entrambi i casi Letizia indossava lo stesso vestito. Speriamo che la sovrana sia superstiziosa. O forse è meglio che lo sia, ci manca solo che si perda i tesori di famiglia!

Royal chic shock e boh – Oriental edition

A gentile richiesta, oggi dedichiamo la rubrica domenicale principalmente al royal wedding celebrato in Brunei nella prima metà del mese. La verità è che la rapida e inattesa successione degli avvenimenti nella nostra vecchia Europa – da una parte il passaggio dei poteri sul trono danese, dall’altra le notizie sulla salute di King Charles e della Principessa di Galles – ha catturato tutta la mia attenzione impedendomi di fatto di seguire come avrei voluto il grande evento andato in scena dall’altra parte del mondo, le sontuosissime nozze del principe Abdul Mateen con Anisha Rosnah. Confesso che un po’ ha contribuito anche la lunghezza e la complessità della cerimonia; celebrata in ossequio ai dettami dell’Islam e delle tradizioni locali, arrivavano notizie e fotografie di ogni tipo, e orientarsi non era immediato.

(Ph: German Larkin)

Il rito nuziale vero e proprio è stato celebrato domenica 14, con l’incantevole sposa in Dior Haute Couture; abito sontuoso ma alla fine neanche tanto, in una candida seta pesante intessuta d’oro. Linea elegante e piuttosto semplice, corpino aderente e gonna morbida con un piccolo strascico; indispensabili per la cultura del Paese le maniche lunghe e lo scollo appena accennato, ma tanto lì c’è il preziosissimo collier con diamantone centrale ad attirare l’attenzione. Molto elegante il velo, la cui leggerezza viene un po’ mortificata dal copricapo modellato come il classico tudung delle donne bruneiane, su cui è poggiata una tiara davvero regale tempestata di diamanti.

(Ph: Mohd Rasfan)

È un gioiello di famiglia, 800 e passa pietre per un totale di 132 carati (e un valore stimato in 10 milioni di sterline) indossato in precedenza da una delle sorelle del principe per le sue nozze. Quello che veramente non mi piace è il bouquet di pietre, preziose pure quelle; una tradizione della famiglia reale che ne possiede diversi, utilizzati nei royal wedding da una trentina d’anni. Apprezzo il rispetto per usi e costumi, ma mi ricorda un po’ quelle composizioni di pietre dure presenti in certi salotti d’antan, tipo quello della nonna Speranza di gozzaniana memoria. Comunque devo dire che pur con tutte le limitazioni e gli eccessi di una cultura così diversa dalla nostra, l’effetto finale è piuttosto contemporaneo. Chic la mise, shock il bouquet. Shock pure il collier, ma in un altro senso.

Ancora più moderno, e vicino al gusto delle spose occidentali l’abito indossato per il ricevimento postnuziale. Il libanese Zuhair Murad ha creato per la nuova principessa un modello a sirena in una delicatissima sfumatura di rosa cipria, con ricami di piccole perle che creano disegni floreali. Favoloso anche questo collier, ancor più sontuosa la tiara, prestata dalla moglie numero 1 del sultano, cui si aggiungono anelli orecchini e bracciali tempestati di diamanti. Sicuramente qui non vale il principio less is more; comunque chic.

(Ph: Instagram @tehfirdaus)

La lunga teoria di riti e cerimonie che ha preceduto la cerimonia nuziale vera e propria era iniziata una decina di giorni prima con la Khatam Quran, la lettura del Corano insieme alla famiglia. Anisha indossava un elegante baju kurung, l’abito tradizionale, realizzato su misura da Teh Firdaus, il principale stilista del Paese, in un tessuto bianco perla realizzato usando tecniche antiche che creano un ricco motivo. Il pizzo floreale che definisce bordo e maniche della tunica è il tocco finale. Chic.

(Ph: Instagram @tehfirdaus)

Sempre bianco, sempre opera di Teh Firdaus, l’abito indossato dalla sposa durante la cerimonia detta Berbedak Mandi, che se non ho capito male dovrebbe essere una sorta di benedizione degli sposi da parte dei genitori. La mise indossata in questa occasione si ispira al modello del tradizionale baju kurung però è realizzato tutto in pizzo, il che da un’aria più internazionale, forse anche grazie al velo senz’altro più donante, almeno ai nostri occhi, del copricapo tradizionale. Lei è bellissima e le sta bene tutto, questa mise mi sembra un po’ troppo, boh.

(Ph: Instagram @germanlarkin)

Tutti questi abiti più o meno bianchi vi hanno stancato? Ho qualcosa per voi. Uno dei momenti più particolari di questo abbondantissimo matrimonio è stata la powdering ceremony, un rito per invocare sugli sposi fecondità e ricchezza (anche se non è che ce ne sia troppo bisogno…). in questo caso il colore è il rosso, elemento di una mise che vede il suo culmine in un’altissima corona.

(Ph: German Larkin)

Trovo alcuni aspetti di questo abito davvero affascinanti, e altri, come dire, sorprendenti. Come il fatto che con quel copricapo, i favolosi orecchini in oro e diamanti, i bracciali d’oro ai polsi, la sposa si sia appuntata anche una spilla, forse temeva di essere considerata troppo semplice, quasi francescana. Impossibile da inserire in una delle nostre categorie, ma wow!

Ma almeno un’ospite la ce la vogliamo mettere? Ne scelgo una a caso: Jetsun Pema, consorte del Re del Bhutan, seduto alla sua destra. Per lei l’abito tradizionale del suo Paese, questa volta in blu con tocchi di azzurro. Incantevole come sempre, spicca anche adeguatamente sullo sfondo giallo della sala (il giallo è il colore del Sultano, perciò lo vedete dappertutto ma non lo indossa nessuno). Sublimemente chic, as usual.

(Ph: Instagram @support.anishaik)

Ecco gli sposi, finalmente moglie e marito dopo la maratona nuziale. E per la prima uscita da principessa in abiti occidentali cosa sceglie la bella Anisha? Dior per le slingback color crema (modello J’adior) e borsa, la Lady Dior in coccodrillo blu, abbinate a un abito di Self Portrait che noi conosciamo bene, pure troppo… ve lo ricordate? (Il caffè del lunedì – Dress a Princess). Ne usciremo mai? Boh, ma quanto a scelte principesche direi che ci siamo.

Restiamo in zona per seguire un’altra giovane coppia sposata da poco: Hussein e Rajwa di Giordania in visita a Singapore. In occasione del Jordan-Singapore Tech Alliance Forum la principessa, capelli sciolti e spettinati à la Máxima, indossa un abito midi in viscosa di Karen Millen, in una fantasia dai colori muffosi che ammazzerebbero quasi tutte, lei sicuro. Va bene la sobrietà, ma qui si esagera! Mi dispiace, la trovo terribile, shock.

Il giorno seguente incontro con il Primo Ministro Lee Hsien Loong e consorte. Look un po’ monacale con l’abito bianco Roskanda caratterizzato da maniche inutilmente bouffant con nastro appeso, modello che mi permetto di sconsigliare per una colazione, dato che se nel menù fosse compreso un consommé il rischio inzuppo sarebbe altissimo. Mi piace molto la cintura che sembra una lamina metallica; gliel’abbiamo già vista, e sappiamo pure chi gliel’ha data (Festeggiare con stile) abbinata alle scarpine slingback Gianvito Rossi. Per ora Rajwa non si schioda dal mezzo tacco, per non sovrastare il coniuge, vediamo se più in là prenderà ispirazione dalla suocera, che porta tranquillamente i tacchi alti anche quand’è col marito. Se intanto la fanciulla si facesse dare qualche suggerimento per i capelli, evitando la (s)pettinatura a salice piangente non farebbe un grammo di danno. Scopriamo che anche lei ha la clutch Knot di Bottega Veneta, in una tonalità soberrima definita “travertino”. Boh. Fatemi spezzare una lancia in favore della signora Ho Ching, consorte del premier, con tunica ispirata alla tradizione e ciabattoni. La signora è laureata in ingegneria elettronica e ha avuto una brillantissima carriera da manager, che sicuramente ha nutrito la sua autostima. Shock, ma brava.

Altro appuntamento, altra mise; in questo caso Rajwa sceglie un completo pantaloni a vita alta + giacca doppiopetto di Gabriela Hearst in un rosa cipria che le scalda l’incarnato pallido. Borsa in tinta: una Fendi Pikaboo, modello amatissimo dalla suocera Rania. In generale mi piace, ma la giacca tira un po’, andrebbero spostati leggermente i bottoni. A meno che la coppia non stia per darci una lieta novella, nel qual caso mi tacerei all’istante. Chic di incoraggiamento.

Unica principessa di sangue di questa rassegna, l’avevamo vista scendere la scaletta dell’aereo con le borse in mano nel primo viaggio all’estero del 2024 per un membro della Royal Family (Arrivi e partenze). Anne non avrà la bellezza del padre, cui somiglia molto, né il carisma della madre, ma ha un gran carattere e uno stile tutto suo. Nella visita in Sri Lanka l’abbiamo vista con diverse mise nessuna delle quali memorabili, che avevano però il vantaggio di mettere in luce l’essenza di chi le indossava. Ho scelto questa foto perché mi piace molto: lei semplicissima in pantaloni bianchi e camicia ecrù – forse inavvertitamente ha beccato uno dei trend di stagione, che vuole abbinate tonalità diverse di bianchi – ma circondata da persone che sorridono incantate. Chic a prescindere.

Protagonisti e comprimari

Dopo le notizie, invero piuttosto scioccanti, arrivate da Londra, si riflette sul fatto che lo snellimento della Royal Family, con la conseguente riduzione dei membri attivi, al momento ponga alcuni problemi dato che col Re prossimamente assente per il trattamento alla prostata – anche se intende tornare rapidamente al lavoro – la principessa di Galles in ospedale e poi in una lunga convalescenza col marito al suo fianco, restano in pista la Regina Consorte, l’instancabile Princess Royal, i Duchi di Edimburgo e tutt’al più quelli di Gloucester; comunque tutti over70 tranne Edward e Sophie.

(Ph: Dennis Stenild, Kongehuset)

C’è da dire che in Danimarca stanno pure peggio; se la Regina Emerita non avrà un’agenda pubblica tutto il lavoro graverà sulle spalle dei nuovi sovrani, con l’eventuale sporadico supporto del figlio Christian – che però deve dedicarsi alla sua formazione – e forse talvolta della zia Benedikte (ma ci credo poco).

(Ph: Dennis Stenild, Kongehuset)

Vedremo, intanto la Casa reale ha pubblicato nuove fotografie di Frederik e Mary, con l’erede e gli altri tre figli, nella sala del trono di Christiansborg. Cogliamo l’occasione per una piccola analisi dei protagonisti (e dei comprimari) dell’abdicazione/proclamazione di Copenaghen e poi via, verso nuove meravigliose avventure!

Sorelle e Fratello

(Ph:  (Thomas Traasdahl/Ritzau Scanpix)

Lunedì mattina, durante la visita del nuovo re al Parlamento, della delegazione reale faceva parte la principessa Benedikte, sorella minore di Margrethe, che a dire il vero partecipa spesso a questo genere di eventi; si pensava dunque di vederla anche il giorno del passaggio delle consegne ma benché direi certo che fosse a Copenaghen non si è vista; pensavo fosse la signora che accompagnava in auto la ex sovrana subito dopo l’abdicazione, ma chiaramente non era lei. Sicuramente assente invece l’altra sorella, Anne-Marie, che qualche giorno prima era ad Atene per il primo anniversario della morte del marito. Presenza silenziosa.

Dall’Australia a dare man forte a Mary è arrivata la sorella maggiore Jane Stephens con il marito Craig. Non avendo ruolo alcuno ovviamente nessuno si aspettava di vederla e infatti la sua presenza è passata praticamente inosservata; in effetti nella marea di immagini che ha invaso il web me ne sono capitate anche un paio di lei sorridente a godersi lo spettacolo dei fuochi artificiali che hanno illuminato la notte di Copenaghen, ma credetemi: riconoscerla era praticamente impossibile. L’importante è che ci fosse, abbiamo imparato quanto sia importante per un o una commoner che diventa royal avere una famiglia solida alle spalle, e quanto questo finisca col rappresentare un valore aggiunto. D’altronde dopo la crisi generata dalle fotografie di Frederik con la Genoveva dove se n’è andata Mary? In Australia, a casa. La famiglia.

(Ph: Martin Sylvest Andersen/Getty Images)

Discorso a parte per il principe Joachim, fratello del re. Da lui ci aspettavamo di tutto, ma in fondo è un soldato e ha fatto il suo dovere. L’ho visto arrivare a Christiansborg, da solo, in alta uniforme, e mi ha fatto una vaga tristezza. Quello che fu the spare era in una delle auto reali, che sono contrassegnate da targhe speciali. La sua era la numero 10 (per capirci, i figli dei sovrani erano nella 1) per cui ho pensato che se ci fosse stato un pranzo a lui sarebbe toccato il tavolo dei bambini, e magari il menu cotoletta e patatine. Vederlo il giorno dopo durante la visita al parlamento mi ha un po’ rincuorata, speriamo bene. Poteva andare peggio.

I figli

(Ph: AFP)

Diventato a diciotto anni e tre mesi il nuovo Principe Ereditario, l’imponente Christian se l’è cavata tutto sommato con onore; un po’ incerto sul da farsi durante la seduta col Consiglio di Stato in cui la nonna ha firmato l’abdicazione, ma non è stato il solo. Mi viene da pensare che in assenza di una liturgia precisa finisce sempre così, che non si sa bene cosa fare (a me è capitato partecipando a qualche funerale laico). Molti di voi hanno trovato il tutto un po’ freddo, perfino raffazzonato, altri hanno ammirato la sobrietà scandinava; Lady Violet confessa di aver guardato il giovanottone immaginandosi la reazione di una certa bionda principessina borbonica e, soprattutto, della di lei madre. Ne vedremo delle belle.

(Ph: Dennis Stenild, Kongehuset)

I fratelli minori di Christian hanno avuto, com’era giusto, il loro momento di gloria al balcone con i genitori. La tredicenne Josephine, che mi sembra la più umorale dei quattro, evidentemente ha risentito dello stress: graziosissima in un cappottino Prada che fu della madre è apparsa immusonita al limite del maleducato sul balcone di Christiansborg; quando la famiglia ha replicato a Amalienborg è uscita abbracciata al padre. Più serafico il gemello Vincent, che da bravo figlio minore mi sembra uno già in grado di cavarsela da sé (e bellino com’è sarà uno spasso seguirlo). Ho adorato Isabella, deliziosa in un cappottino rosso Carolina Herrera, che è apparsa sinceramente felice. Carucci.

La Regina

(Ph: Dennis Stenild, Kongehuset)

È stato senza dubbio il trionfo di Mary, e il riconoscimento per tutto l’impegno profuso in questi vent’anni. Il suo unico vero limite può essere la ricerca della perfezione, ma spesso per questo l’età aiuta, per non parlare di quattro figli adolescenti. Ci chiedevamo come si sarebbe vestita, e va detto che ha fatto tutto per bene. Non è una sorpresa che abbia scelto uno stilista danese, Søren Le Schmidt, per l’abito candido che è stato realizzato da un’altra fedelissima, Birgit Hallstein, titolare di una nota sartoria che all’epoca cucì anche il suo abito da sposa (disegnato da Ulle Frank). Un modello midi, caratterizzato da un drappeggio che partiva dalla cintura, saliva sul lato sinistro del corpino, girava intorno al collo e finiva svolazzante dietro la spalla sinistra; una sorta di peplo moderno, che avesse tutta la regalità del mondo classico. Immagino che l’obiettivo fosse una mise con qualche caratteristica che lo rendesse abbastanza sontuoso per l’occasione, non proprio l’abito di un’incoronazione ma quello che ci si avvicinasse di più.

(Ph: Dennis Stenild, Kongehuset)

Mi è piaciuto? Non particolarmente, ma penso che in fondo abbia le caratteristiche giuste per passare, nel suo piccolo, alla storia. Perfetti i gioielli; oltre al ritratto di Margrethe dell’ordine reale familiare, alcuni pezzi della celebre parure di rubini: orecchini, spilla appuntata sulla cintura e due fermagli tra i capelli. La parure è stata indossata spessissimo da Ingrid, nonna di Frederik e ultima Regina Consorte prima di Mary, e in aggiunta presenta i colori della Danimarca, bianco e rosso. Lo stesso schema è stato adottato nella scelta degli abiti delle figlie: rosso per isabella, che con la madre compone la bandiera nazionale, con l’aggiunta del blu di Josephine, che cita il terzo colore presente nella bandiera delle isole Fær Øer, che fanno parte del regno di Danimarca (e pure la bandiera australiana, in onore della sovrana). Praticamente perfetta sotto ogni aspetto.

Il Re

Dalle stalle alle stelle in un paio di mesi, Frederik è passato da marito forse fedifrago a padre della patria. E tanto per rispondere a chi lo ha sempre considerato un po’ farfallone, più attratto da divertimenti e sport che dalle cose serie, ha immediatamente scodellato un libro – diciamolo, se non scrivi almeno un libro ormai non sei nessuno – che nel Paese sta andando a ruba. Il volumetto di un centinaio di pagine si intitola Kongeord (La parola del re) e naturalmente non lo ha scritto proprio lui in persona, ma il giornalista Jens Andersen, autore già nel 2017 di una biografia dell’allora principe ereditario. Come il titolo lascia intendere, nel libro il neosovrano parla di sé, della famiglia, di ciò che desidera per la Danimarca. Confesso che sono molto curiosa di vedere l’evoluzione di questo regno; al momento impossibile non notare come la presunta amante di Frederik si chiami Casanova, e lo scrittore Andersen; che fantasia! Io speriamo che me la cavo.

Margrethe II

Si discuterà per anni se (o meglio quando) avesse deciso di abdicare, se il declassamento dei figli di Joachim rientrasse nel progetto, se lo scandaletto di Frederik abbia solo accelerato la decisione, se non volesse rischiare di perdere Mary, considerata fondamentale dopo vent’anni di impegno indefesso. Lei ha dato le carte e condotto il gioco come ha voluto, compiendo un gesto inconsueto che le assegna un posto particolare nella storia del suo Paese. Ha esercitato le prerogative reali e anche quella di capofamiglia dando forse la sveglia a quei due bambacioni (parere personale) dei suoi pargoli. Con la sua abdicazione, che segue a breve distanza di tempo la morte di Queen Elizabeth, non c’è più trono su cui sieda una donna; ma si preparano tempi in cui molte donne regneranno, su Norvegia Svezia Paesi Bassi Belgio Spagna; donne cui non sarà più chiesto di comportarsi come se fossero uomini. Vi ricordate quella scena di Shakespeare in love in cui un’altra Queen Elizabeth, la prima, dice: “I know something of a woman in a man’s profession”, so qualcosa di una donna che fa un lavoro da uomo. Ecco Margrethe chiude un’epoca, e dimostrando il suo potere, il suo senso dello stato, ne prepara un’altra. Una nota di costume: mi chiedevo se la regina avrebbe indossato la spilla a forma di margherita che l’ha accompagnata in tante tappe importanti. Non lo ha fatto, e giustamente, visto che la spilla è legata a sua madre e alla famiglia materna. Invece ha indossato una piccola spilla a forma di ferro di cavallo, con 11 piccoli rubini e due diamanti (di nuovo rosso e bianco, i colori della Danimarca).

(Ph: Aage Sørensen/Scanpix Denmark)

La ricevette in regalo dal padre il 5 giugno 1953, quando un referendum popolare approvò il cambio nelle regole di successione trasformandola nell’erede apparente al trono, e la indossava quel giorno di 52 anni fa quando ad essere proclamata sul balcone di Christiansborg fu lei. Il cerchio si chiude.

I Danesi

Simpatici, entusiasti, felici come delle pasque hanno sfidato il gelo e affollato le vie di Copenaghen, avvolti nei loro piumini, in molti – e non solo bambini – con le corone in testa. Hanno bevuto champagne, ma pure birra, magari la Carlsberg nelle bottiglie create apposta per l’occasione. Hanno agitato senza stancarsi le bandierine, urlato hurrà per il nuovo re e fatto ciao alle telecamere come se avessero vinto i mondiali. Stile hygge.

E nel caso ve lo foste perso, ecco il breve video della proclamazione, nel nuovo stile comunicativo della Casa reale https://www.facebook.com/reel/1165871384787714

Royal chic shock e boh – Gran finale (parte seconda)

Riprendiamo il discorso dove lo avevamo lasciato, a Stoccolma. Altro appuntamento legato al Nobel la sera di lunedì 11 dicembre – il ricevimento offerto dai sovrani a Palazzo Reale – altro evento di gala in abiti da gran sera e diademi.

(Ph: Svenskdam/TT)

La regina Silvia ripropone la mise indossato dieci anni fa per le nozze della figlia Madeleine. Un abito in organza di seta ricamato con Swarovski, in un colore che a me sembra azzurro ghiaccio, ma all’epoca il Palazzo definì “color giada”, e chi siamo noi per smentirli? Forse a distorcere un po’ la percezione del colore contribuisce anche la sciarpa, indubbiamente azzurra, la cui utilità francamente mi sfugge, in compenso l’abito mi convince assai. La fresca ottantenne Silvia mantiene una splendida silhouette, che viene messa in risalto più dai modelli lineari che da quelli con un volume più ampio. Gli zaffiri (e i diamanti) della parure Leuchtenberg, dono di nozze – forse da parte di Napoleone – ad Augusta di Baviera che nel 1806 andò in sposa a Eugène de Beauharnais, figlio dell’imperatrice Josephine e dunque figliastro dell’Imperatore, distraggono l’attenzione anche dalla dimenticabilissima minaudière a forma di conchiglia. Chic.

(Ph: Svenskdam/TT)

La Principessa Ereditaria Victoria sta diventando una delle più fedeli clienti di Camilla Thulin, le cui creazioni mi sembrano spesso interessanti. Per la serata Victoria ripropone una gonna a fiorellini già indossata anni fa, in questo caso abbinata a un corpetto di seta bianca che evoca la linea di una tshirt (spoiler: un supertrend di stagione, ci aspettano mesi pieni di magliette, o di mise che ad esse si ispirano). Mi piace molto, sarebbe perfetto per una serata, ma mi viene il dubbio che sia un po’ poco formale per un evento del genere, anche se la tiara Connaught, importante ma leggera grazie al disegno di archi, mi sembra ben abbinata. Chic, ma anche boh.

Non sarebbe male se l’anno nuovo ci portasse delle nuove scelte di stile da parte di alcune royal ladies tra cui Sofia, che come sapete spesso mi convince poco. Invece il 2023 per lei finisce non dico in trionfo, ma quasi; se già non mi era dispiaciuto l’abito nero indossato alla consegna dei premi Nobel, approvo incondizionatamente questo sfoggiato la sera seguente. La stilista Ida Lanto nel 2017 aveva creato per la principessa un abito in raso pesante rosso amaranto, con scollatura quadrata e spalline; lo ha poi rimaneggiato su richiesta della proprietaria, e l’effetto è molto migliorato: più elegante – e donante – la scollatura, più bella la linea della gonna. Anche la clutch è rimasta la stessa: è la Vanite di Christian Louboutin in versione silver. Brava Sofia, chic.

(Ph: Rune Hellestad/Getty Images)

Un Nobel, quello per la pace, viene consegnato in Norvegia; quest’anno l’ha vinto la cinquantunenne attivista iraniana Narges Mohammadi. Il premio è stato ritirato dai suoi due figli, i gemelli Ali e Kiana Rahmani, dato che la vincitrice è in prigione in Iran dal 2016. Consentitemi di astenermi sulla bizzarra mise della giovanissima Kiama, in compenso trovo la regina Sonja elegante as usual: gonna in seta dallo scioccante fucsia prudentemente smorzato dal corpino in velluto bordeaux (ve l’ho detto che è il colore più in voga del momento?). Molto bella anche la grande spilla; poi che vi devo dire, io la amo sempre, 86 anni di sereno splendore. Chic. La futura regina consorte Mette-Marit ha un senso dello stile tutto suo. Per la serata ha scelto un abito alla caviglia di autore sconosciuto, a righe orizzontali, abbinato a una clutch in seta rosa di Prada e scarpe Manolo Blahnik. In alcune foto la sua mise sembra bellissima, in altre così così; tutto l’insieme è un po’ boh, ma questa donna ha qualcosa di incantevole.

(Ph: RVD)

Tra i più dinamici nella fase finale del 2023 c’è senz’altro il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, che accompagnato dalla consorte Kim Keon Hee dal 21 al 23 novembre ha compiuto una visita di stato nel Regno Unito; poi è tornato in Europa il 12 e 13 dicembre per un’altra visita di stato, questa volta in Olanda (e per completezza di informazione, dal 7 al 9 novembre aveva ricevuto a Seul il presidente Mattarella). Per lo state banquet Regina la Máxima accoglie gli ospiti nel palazzo reale di Amsterdam con una una mise già vista: abito bordeaux dello stilista greco Christos Costarellos indossato durante una visita in Grecia (Royal chic shock e boh – Domenica 6 novembre). L’abito secondo me è bellissimo, a fasce alternate di pizzo e velluto in seta (ce lo ha pure Mathilde, in una tonalità ottanio; sempre bello, ma mi piace meno). Allora avevo contestato alla regina olandese di essere overdressed, con un abito importante e la sontuosa tiara Mellerio, mentre i signori erano in abito grigio. Questa volta con la stessa identica mise è perfetta, perfino con l’aggiunta della fascia rosa dell’Ordine al merito del servizio diplomatico, appena ricevuto dal presidente sudcoreano. Chic. Terrificante la first lady sembra una di quelle bambole orientali dall’espressione crudele tra l’abito rigido, i capelli che sembrano plastificati e addirittura i guanti neri. Shock.

Concludiamo con il Principato di Monaco, dove Charlène sembra aver ripreso il suo posto, e partecipa spesso e volentieri ad eventi di ogni tipo. La sera di venerdì 8 dicembre è stata la madrina del Bal de Noel, organizzato nella Salle Empire, all’Hôtel de Paris, nel corso del quale grazie a un’asta organizzata da Sotheby’s sono stati raccolti fondi per la Fondazione della principessa. Che è apparsa di buon umore in una classica mise da feste di fine anno: un abito dalla linea semplice, tutto tempestato di paillettes color platino, di DidierAngelo. La maison, composta da due stilisti – l’italo svizzero Didier e l’italospagnolo Angelo – sta crescendo nel gradimento della Princesse, che ad essa si è rivolta anche per l’abito di velluto color senape che compare sul biglietto di auguri di quest’anno (Le foto del giorno – Natale è ormai vicino). Sotto l’abito si intravvedono le Ascent 85 di Gianvito Rossi. Non particolarmente originale, ma chic.

L’anno si chiude con il discorso di auguri di Albert II, penalizzato come tutti i discorsi di capodanno dalla notizia bomba arrivata da Copenaghen. Accanto al Principe regnante, in impiegatizio vestito blu da giorno, c’è la sua consorte, in abito da sera e orecchini chandelier (io questi bizzarri abbinamenti non li capirò mai, ma è un problema mio). Anche Charlène, come Mary e Mathilde: Royal chic shock e boh – Gran finale (parte prima) sceglie il velluto bordeaux, nel suo caso Ralph Lauren. Bello, col suo fisico statuario porta sicuramente bene questi modelli, e alla fine ha detto pure sette parole, in tre lingue diverse! Ci starà diventando poliglotta? Chic e godetevi il video https://www.youtube.com/watch?v=NDhblnyRjXk

(Ph: Axel Bastello/Palais princier)

Questo è quanto, ma fatemi finire con la principessa per cui ho un debole da quando ero ragazzina, una delle due o tre signore che mi hanno fatto innamorare del mondo royal. Ormai compare poco perciò, anche se il suo non è esattamente un abito da gran sera, chiedo a lei di chiudere la nostra rassegna. Accompagnata dal fratello, la sera del 16 dicembre Caroline de Monaco ha partecipato alla première del celeberrimo musical The Phantom of the Opera », all’Opéra de Monte-Carlo con indosso un abito in velluto blu a ricami d’argento del brand londinese Seren. Somiglierà pure a una vestaglia, come ha detto qualcuno, ma io la trovo sublime. Come mi accade da quasi cinquant’anni.

Salutiamo definitivamente il 2023, pronti per tutte le novità che ci aspettano. Caro 2024, trattaci bene e non ci deludere!

Royal chic shock e boh – Gran finale (parte prima)

La prima serata dell’anno mette in scena il cambiamento sul trono di Danimarca: per l’ultima volta Margrethe partecipa a una cena di gala come monarca, per l’ultima volta Mary interviene come principessa ereditaria. Questo passaggio, che chiude un’annata e un’epoca e ne apre di nuove, è talmente perfetto che non ho resistito a usarlo per iniziare l’ultimo post della nostra rubrica dedicato al 2023. Una lettura, spero piacevole, che possa accompagnare questi giorni sospesi, nell’attesa di scoprire un anno pieno di nuove mise a scandirne giorni ed eventi. Sulle royal ladies danesi in effetti non c’è troppo da dire, visto che i loro abiti erano quasi tutti già stati indossati, ma facciamolo lo stesso.

(Ph; Hanne Juul)

La protagonista indiscussa è lei, col suo meraviglioso abito di velluto color rubino (Birgit Hallstein) che debuttò a capodanno del 2007, quando Mary era incinta della secondogenita Isabella; nel tempo il modello che nasceva con una linea impero è stato modificato, la vita risistemata al suo posto e segnata da un cinturino spesso arricchito da una spilla, come in questo caso. La scollatura invece si è alzata assumendo la forma ideale per sorreggere il collare dell’Ordine dell’elefante; la linea della gonna è perfetta (e lei manovra lo strascico con aggraziata sapienza). Aggiungiamoci la parure di rubini che appartenne a Désirée Bernadotte e il gioco è fatto. Chic.

(Ph: Hanne Juul)

I principi cadetti Joachim e consorte sono apparsi di ottimo umore, forse persino sollevati. Come la cognata futura regina, anche Marie ha indossato di nuovo un abito già visto, della stilista danese Rikke Gudnitz, in pizzo bluette (che noia sto colore!). Un tessuto poco adatto alla pioggia invernale, con lo strascico appesantito dall’acqua che intralciava il passo. Purtroppo a me la principessa non piace particolarmente, non la trovo quasi mai elegante, molte volte banale. Questa è una di quelle volte. Boh.

(Ph: Hanne Juul)

Su Margrethe non torniamo, dato che pelliccia a parte era vestita come al compleanno del nipote Christian, prossimo Principe Ereditario (Royal chic shock e boh – Birthday gala edition). Dedichiamo invece la nostra attenzione alla sorella Benedikte. Non posso negare la mia ammirazione per il suo stile regalmente chic, vagamente androgino, a volte persino sorprendente. Ieri è arrivata inguainata in un abito di paillettes color melanzana, con scarpette ugualmente sbrilluccicose. Potremmo dire che la borsetta dorata fa un po’ troppo bamboletta, che il collare dell’Ordine dell’elefante andrebbe messo meglio, che l’altro collier c’entra poco o niente ed era meglio lasciarlo a casa. Ma la ragazza ad aprile compirà i suoi primi 80 anni, per cui è arrivato il momento di infrangere ogni regola. Chic, la adoro.

In questo breve video potete farvi un’idea degli abiti in movimento (Video: DR ©️) https://www.facebook.com/detdanskekongehus/videos/687829579845008?locale=it_IT

Esaurito l’argomento Danimarca (il 2 c’è stato anche il ricevimento del corpo diplomatico, ma ve lo risparmio) che ne dite se salutiamo l’anno appena trascorso con una rassegna delle robe de soirée indossate dalle royal ladies nell’ultimo mesetto? Considero la mozione approvata, e vado a incominciare. Con chi? Ovviamente con Lei. Vi immaginate che vita sarebbe senza Máxima? Se Willem-Alexander avesse sposato una simpatica connazionale, che so una Saskia fiammingamente elegante, magari con un tocco di luterana austerità? E invece… E invece no, Dio ce l’ha data e noi ce la teniamo! Martedì 28 novembre a Parigi, al Musée des Arts Décoratifs, la regina e la Première Dame inauguravano la mostra Iris van Herpen: Sculpting the Senses dedicata alla geniale stilista olandese e visibile fino al 28 aprile. Bene, se Brigitte Macron ha optato per una mise total white semplice e lineare, molto nel suo stile, la regina dei Paesi Bassi ha deciso di omaggiare la protagonista della serata e si è presentata così.

Monumentale. Devo dire che io trovo le creazioni di Iris van Herpen molto interessanti, forse più come oggetti che come abiti; sicuramente non sono semplici da indossare. Questo vestito è caratterizzato da ramages ricamati a mano che si intrecciano su un corpetto di tulle trasparente, in tonalità che vanno dal bianco al beige. La gonna è composta di pannelli allungati di crêpe de chine delicatamente plissettati. E siccome parliamo di Máxima, non ci stupisce che per slanciare il suo 1,78 piazzi sotto l’abito dei sandali Aquazzurra con altissimo plateau.

Molto bella anche l’acconciatura, sottolineata dai favolosi orecchini con enormi diamanti. E fatemi spezzare una lancia in favore della povera Brigitte, ridotta al ruolo di ancella, che tuttavia riesce a svolgere con onore. Siccome nessuna delle categorie che usiamo di solito basta a definire lo spettacolo offerto dalle due signore, direi favolosa una, decorosa l’altra.

Due sere dopo a Londra andava in scena l’annuale Royal Variety Performance, alla presenza dei Principi di Galles. Ora diciamoci la verità, dopo l’exploit della regina olandese chiunque avrebbe fatto un po’ effetto Cenerentola, però Catherine, dai… La sua scelta è caduta su Safiyaa, brand di recente molto apprezzato dalle royal ladies che amano in particolare (pure troppo) i suoi cape dress (Il caffè del lunedì (di martedì) – Gemelle). Il modello indossato dalla principessa è il Destiny, caratterizzato dalle spalline aguzze e dalle maniche che si allungano fino a terra. Lo trovo terribile, non so se mi piace meno il modello o il colore, un blu pavone che la stilista definisce Poseidon, immagino memore dell’omonimo transatlantico che finisce affondato in ben due film catastrofici. Banalissima la decorazione pietrificata allo scollo, si è capito che non mi piace? Shock.

Con i futuri sovrani britannici c’erano i futuri sovrani di Svezia in missione lodinese. Uno degli impegni di Victoria più diligentemente portati avanti è la promozione dello stile e del design svedesi; questa volta indossa un total look TOTEME: mise – composta da abito più stola triangolare – e gioielli. A un primo sguardo non nego una grande perplessità: mi sono chiesta se si fosse vestita da orsetta di peluche. Poi ho capito che il tessuto, di cui continuo a non essere convinta fino in fondo, dovrebbe essere composto da una sorta di sfrangiatura che lo rende così fluffy, per cui immagino che visto dal vivo l’effetto fosse decisamente migliore. Non ho trovato la composizione, ma facendo un giro sul sito (https://toteme-studio.com/) ho notato con piacere l’utilizzo di fibre nobili; mentre l’abito di Catherine, per dire, è in crêpe di puro polyestere. Mi piace molto la linea, che trovo molto moderna, così come i gioielli. Insomma, non mi convince fino in fondo ma mi piaciucchia. Boh.

Restiamo nel Regno Unito per un altro classico appuntamento di fine anno: il ricevimento del corpo diplomatico, organizzato a Buckingham Palace martedì 5 dicembre. Dopo sei mesi esatti la Principessa di Galles replica pari pari la mise indossata al ricevimento di nozze di Hussein e Rajwa: abito di paillettes rosa Jenny Packman con la Cambridge Lover’s Knit Tiara e i favolosi orecchini di diamanti di nonna Lilibet (Royal chic shock e boh – Royal wedding banquet). Boh era e boh resta. Più complicato parlare di Queen Camilla, di cui esiste solo la foto che vedete sopra, più un’altra dove si intravvede a malapena. L’abito di Fiona Clare è nel suo classico stile; questo ha un collo montante che non credo di aver visto prima ma più di tanto è impossibile dire. Anche perché l’attenzione di tutti è stata attratta dall’importante gioiello sfoggiato: un notevolissimo devant de corsage che nessuno conosceva, peraltro bizzarramente appuntato. Buckingham Palace ha reso noto che apparteneva alla Queen Mother, tuttavia nessuno ricorda di averglielo mai visto indosso. Potrebbe essere parte dell’importante eredità di Margaret Greville, che morì senza discendenza nel 1942 lasciando le proprie preziosissime gioie all’allora Queen Consort, la madre Elizabeth. L’abito sembra bello, i gioielli da sogno, ma l’insieme boh.

Lo stesso giorno i sovrani belgi atterrano a Berlino per una visita di stato, e la sera partecipano al banchetto di gala in loro onore. Qui assistiamo a una di quelle magie che a volte accadono, perché la Reine Mathilde e Frau Steinmeier (si chiama Elke Büdenbender ed è una giurista) si sono ritrovate meravigliosamente abbinate. La sovrana ha replicato un abito di velluto bordeaux (uno dei colori di stagione, che andrà fortissimo per tutto il 2024) di Armani Privé, e si vede, indossato cinque anni prima per un’altra visita di stato, questa volta in Francia (Royal chic shock e boh – Novembre 2018). La tiara è la stessa, quella delle Nove Province, di cui ora come allora ha scelto di mettere il solo bandeau; mossa assai opportuna in presenza di una controparte repubblicana. Al posto della fascia della Legion d’onore indossata a Parigi qui c’è una stola, che mi piace molto, e gioca di rimando con la mise arancio bruciato della first lady. Chic+chic. Ora so che vi aspettate una parola sull’orrendo smoking di Herr President, ma considerando che ha donato un rene alla moglie salvandole la vita mi asterrò, certi gesti sono molto più eleganti di qualunque abito ben tagliato.

La sera seguente come sempre sono gli ospiti a invitare i padroni di casa; di solito si tratta di un concerto, e anche questa volta la tradizione è stata rispettata. Devo dire che in questa foto mi piace molto l’armonia cromatica, data non solo dal rispetto del diplomatic dress, che prevede di omaggiare i colori della bandiera dell’altro Paese, ma anche dalla similarità delle due bandiere: tricolore a bande verticali nero-giallo-rosso la belga, tricolore a bande orizzontali nero-rosso-giallo la tedesca. La Reine sceglie il rosso; l’abito Natan, già indossato in precedenza, in chiffon laminato. Ha ottenuto molti commenti positivi cui Lady Violet non può aggiungere il suo: trovo che il modello non valorizzi la silhouette di Mathilde, boh. Mi piace molto invece la mise della first lady tedesca, in nero con tocchi di paillettes. Qualche foto evidenza la necessità di rivedere drasticamente l’underwear, ma facciamo finta di niente, chic.

(Ph: Clément Morin/© Nobel Prize Outreach)

Dicembre in Svezia vuol dire innanzi tutto una cosa: Nobel, con ben due eventi di gala. Per la consegna del premio, la sera di domenica 10 dicembre, la Principessa Ereditaria Victoria sfoggia una sinfonia di viola che ha deliziato Lady Violet: abito monospalla – lo so che molte di voi non lo amano, ma fate uno sforzo – della svedese Camilla Thulin abbinato alla parure di ametiste, che indovinate? Lady Violet adora. Una mise già indossata para para, fatta eccezione per la fascia dell’ordine, per la visita di stato dei sovrani olandesi a ottobre 2022. Repetita iuvant, chic!

(Ph: Jonathan Nackstrand/Getty Images)

Profondendoci in scuse per citarla dopo la figlia ecco Sua Maestà la Regina, con un abito dell’amata maison tedesca George et Arend. Anche in questo caso era stato già indossato, anch’esso lo scorso anno ma al galà in onore dei cinquant’anni di regno di Margrethe II, passato praticamente inosservato visto che, rinviato a causa della pandemia, alla fine si tenne domenica 11 settembre, col resto del mondo distratto dalla scomparsa di Queen Elizabeth II avvenuta tre giorni prima. In quel caso Silvia aveva abbinato all’abito tra il rosa e il lilla la parure di ametiste che questa volta ha prestato alla figlia, preferendo la tiara della Regina Sofia, che somiglia un po’ a una tela di ragno. Leggermente affaticata ma chic.

(Ph: Jonathan Nackstrand/Getty Images)

Svolta semidark per Sofia, in abito  Andiata e cascata di Swarovski al collo. In nero mi piace molto, esalta i suoi colori; la gonna in tulle non mi fa impazzire ma tutto sommato la combinazione con il corpino opaco non è male. Divertenti gli strass dei due collier abbinati alla tiara nuziale nella prima versione, con diamanti e smeraldi; avrei evitato i due bracciali, sempre Swarovski, così pedantemente abbinati. La maison (finlandese) che ha creato l’abito cita delle rose fatte a mano sulla vita, e credo che ce ne siano anche dietro.

E fin qui poteva andare, finché non ho visto altre rose nere, inutili e pure un po’ funeree, adornare la testa della principessa. Ma perché? Boh.

Non perdetevi la seconda parte!