Le foto del giorno – Fiori di primavera

Questa mattina alle 04:06 l’equinozio di primavera. È dunque giunta la bella stagione, e noi ci possiamo far mancare un post primaverile? Andiamo in Olanda, patria dei fiori peggio di Sanremo, col vantaggio che lì probabilmente non canta nessuno, almeno non da sobri!

(Ph: Keukenhof)

Ieri pomeriggio la principessa Margriet, sorella minore dell’ex regina Beatrix e dunque zia dell’attuale sovrano Willem-Alexander, ha inaugurato il Keukenhof. Da 75 anni questo parco nella cittadina di Lisse – a una quarantina di chilometri da Amsterdam – diventa per un paio di mesi la capitale mondiale dei fiori, un posto da vedere assolutamente (uno dei miei sogni, in effetti, dopo che qualche hanno fa ho avuto l’occasione di visitare il londinese Chelsea Flower Show: RHS Chelsea Flower Show, la quintessenza del British lifestyle).

Quella che in origine era una torbiera inizia a cambiare aspetto all’inizio del XV secolo grazie alla contessa Jacoba van Beieren che destina l’area, allora chiamata Keukenduyn a riserva di caccia per la cucina del vicino castello di Teylingen. Successivamente, un ricco comandante della VOC – la Compagnia Olandese delle Indie Orientali – costruisce una casa di campagna che nel tempo viene ampliata fino a diventare un catello, la cui costruzione è ultimata nel 1641: è il castello di Keukenhof, circondato da un’ampia tenuta. Un paio di secoli più tardi gli architetti del paesaggio Jan David e Louis Paul Zocher, padre e figlio, ridisegnano in stile inglese i giardini del castello. È il 1857, il primo parco del Keukenhof è nato.

Nel secondo dopoguerra 20 tra i principali produttori ed esportatori di bulbi pensano di trasformare l’area in un parco primaverile che unisse il piacere di godere della natura alla possibilità di promuovere la propria attività incrementando il mercato. Nel 1950 il Keukenhof apre le porte per la prima volta; ne è madrina la giovane regina Juliana, che visita il parco con le sue figlie, tra cui la stessa Margriet.

Questo è l’anno della settantacinquesima edizione, per cui i visitatori avranno a disposizione anche una mostra con fotografie, oggetti e memorabilia che raccontano la storia di questi tre quarti di secolo in cui il Keukenhof si è affermato come una realtà turistica e imprenditoriale di prim’ordine.

La mostra sarà visitabile dal 21 marzo al 12 maggio, dalle ore 08.00 alle 19.30, compresi i festivi.

Che sia il Keukenhof o il più famoso Chelsea Flower Show, una passeggiata tra i fiori è sempre piacevole. Anzi, regale.

The Queen Valentine

Ieri era il 14 febbraio, San Valentino, festa degli innamorati dei fiorai e dei cioccolatai. Quest’anno è capitato che la zuccherosa ricorrenza coincidesse col ben più austero Mercoledì delle Ceneri, per cui abbiamo preferito tenere un profilo basso. Anche perché, diciamolo, tutta questa voglia di festeggiare probabilmente non l’avevano neanche molti royals. Ma chi lo ha detto che l’unico amore da celebrare è quello tra una coppia? E infatti… Infatti The Queen Consort ieri ha omaggiato l’amore per Shakespeare; passione sua, del suo augusto sposo, e di gran parte dei Britannici (e pure di Lady Violet, ma non conta). Ieri dunque Camilla ha partecipato alla serata in onore del Bardo organizzata da Gyles Brandreth, scrittore, giornalista, presentatore televisivo, politico e molte altre cose (l’ultima la scoprirete in fondo al post).

(Ph: royal.uk)

Parterre de rois e de reines per la sovrana, accolta da una squadra di grandi attrici. Da sinistra in prima fila: Virginia McKenna, Sian Phillips (prima moglie di Peter O’Toole), Judi Dench e Vanessa Redgrave accanto alla regina, e poi Penelope Keith e Patricia Routledge. Dietro in piedi, sempre da sinistra: Joanna Lumley, Floella Benjamin, Twiggy Lawson (ricordate la celeberrima, sottilissima modella degli anni’60?), Harriet Walter, Penelope Wilton, Maureen Lipman.

(Ph: royal.uk)

C’erano anche i signori: Freddie Fox con le ginocchia semipiegate davanti a Alex Jennings (il Duca di Windsor nelle prime serie di The Crown), Jeremy Irons, Brian Cox (anche lui ha interpretato un re: era Agamennone in Troy), Tom Courtenay, Peter Egan, Robert Lindsay, Martin Jarvis, Simon Russell Beale, Robert Powell (lo storico Gesù di Zeffirelli), Samuel West (anche lui ha recitato in The Crown, terza serie: era Sir Anthony Blunt, storico dell’arte e spia russa).

(Ph: Getty Images)

Ho l’impressione che sia stata una gran bella serata, cui anche Lady Violet avrebbe partecipato volentieri, magari solo per sbirciare. E il padrone di casa ha fatto un regalo particolare alla regale ospite. Gyles Brandreth è famoso anche per gli originali (a volte bizzarri) pullover – ne ha pure con corone e corgi per gli eventi reali – tanto da fondare un proprio brand col designer George Hostler, Ieri ha donato a Camilla una coppia di pullover per lei e Charles, con un bel cuore rosso per stare al caldo in queste fredde notti invernali.

E anche questo San Valentino è andato.

Vestiti per le feste

Superata la prima – spero ultima – influenza della stagione proviamo a recuperare un po’ del tempo perduto; e abbiamo la fortuna di poterlo davvero in grande stile.

(Ph: Heiko Junge/NTB)

Con una premessa: chiediamo scusa alle due birthday girl di questi giorni – Catharina-Amalia d’Olanda (in nero) compie oggi 20 anni, mente Sofia di Svezia (in rosa) ieri ne ha festeggiati 39 – ma quest’anno a loro tocca solo una veloce citazione, che facciamo con i ritratti pubblicati dalle rispettive Case reali.

Andiamocene a Oslo, dal Principe Sverre Magnus, che domenica 3 ha raggiunto la maggiore età. Figlio minore dei Principi Ereditari, al contrario di quanto avvenne a suo padre, anche lui nato dopo una femmina, non scavalcherà la sorella nell’ordine di successione rimanendo il cadetto – qualcuno direbbe lo spare – condizione in fondo non priva di vantaggi, a saperli cogliere. Come predetto da Lady Violet (non è che ci volesse molto) il simpatico biondissimo pacioccone si sta trasformando in un vero e proprio Prince Charming, un principe azzurro come i suoi occhi, presi da mammà. Il giovanotto è stato festeggiato con la necessaria formalità con un pranzo ufficiale a Palazzo venerdì 1 dicembre.

(Ph: Heiko Junge/NTB)

La famiglia reale, con la sola eccezione del Re, è apparsa vestita con il bunad, il costume tradizionale del Paese, e proprio un bunad è stato il regalo che i sovrani hanno fatto al nipote. Non è certo la prima volta che li vediamo in abiti tradizionali: li indossano molto spesso – sempre il 17 maggio, giorno della festa nazionale – e c’è ragione precisa, legata alla storia della Norvegia. Dopo essere stata per secoli poco più di una provincia – parte dell’Unione di Kalmar con Danimarca e Svezia dalla fine del quattordicesimo secolo, e del Regno di Danimarca dal 1536 – nel 1814, in conseguenza delle guerre napoleoniche forma un regno con la Svezia, per poi diventare indipendente nel 1905. Da allora diventa fondamentale sottolineare l’identità norvegese, e lo si fa ricorrendo a ogni aspetto della cultura nazionale. Il bunad è parte di questo processo; oggi se ne contano circa 450 modelli diversi, e praticamente ogni villaggio ha un dettaglio unico che lo caratterizza nel ricamo; per fare un esempio quello dell’arcipelago artico delle isole Svalbard è ricamato con i fiori locali e la sagoma degli iceberg.

(Ph: Terje Pedersen/NTB)

Sverre Magnus ha ricevuto un modello dell’antica contea di Telemark risalente al 1870, e durante il suo discorso la nonna Sonja ha raccontato quanto sia stato interessante per lei e Harald seguire le scelte fatte dal ragazzo per far realizzare un abito che lo rappresentasse. La regina ha rivelato anche un piccolo segreto: negli anni scorsi, quando si è trattato di realizzare il bunad per le nipoti, lei ha ricamato per loro una piccola borsa da abbinare; nel dubbio di come poter personalizzare il costume dell’unico nipote maschio, è stato lui ha suggerire l’aggiunta di una taschina interna.

(Ph: Terje Pedersen/NTB)

Sonja è la figlia di quello che all’epoca era il principale commerciante di tessuti e confezioni di Oslo, ha un diploma in sartoria e nel tentativo di allontanarla da Harald all’inizio della loro relazione, considerata non opportuna, fu mandata all’estero a studiare fashion design. La regina ha sottolineato l’amore del nipote per la tecnologia e in particolare la fotografia; qualcun altro invece ha indicato a Lady Violet la somiglianza crescente tra il biondo Sverre Magnus e lo zio Espen Høiby, fratello maggiore della madre Mette-Marit.

Vi dirò, la cosa si fa interessante.

Cambiamo scenario e famiglia reale, ma restiamo nell’ambito dei costumi particolari, se non proprio tradizionali. Una delle iniziative più note e importanti di Charles, nei lunghissimi anni da Principe di Galles, è stata l’istituzione del Prince’s Trust, organizzazione benefica molto ben strutturata deputata alla raccolta di fondi da impiegare principalmente nella formazioni di giovani svantaggiati. Ora che è Re, è stata annunciata la trasformazione in King’s Fund, ma in attesa del cambiamento l’attività non si ferma e l’ultima iniziativa ha un che di sublime. Assecondando l’idea di alcuni studenti, King Charles ha messo a disposizione dei parati che ornavano Buckingham Palace e Windsor, con cui sono stati realizzati dei kimono messi all’asta per raccogliere fondi.

(Ph: Jane Barlow/PA)

Con grande disappunto di Lady Violet i capi così realizzati sono andati immediatamente sold out, ma è ormai incontrovertibile che il kimono sia da considerarsi un must di ogni guardaroba. A questo punto I have a dream, ho un sogno, che qualcuno venga a commentare una mia mise chiedendomi ‘spiritosamente’ se mi sia vestita con una tenda, in modo tale da poter rispondere: sì, ma di Buckigham Palace! Altro che Scarlett O’Hara… Non ci resta che sperare in una seconda edizione, dopo tutto domani è un altro giorno.

I giorni dei papaveri

Quando Lady Violet era una ragazzina rimase piuttosto sorpresa leggendo – chissà dove – che novembre è un mese particolarmente caro alla Royal Family, tanto da averlo scelto per ben quattro matrimoni in meno di 40 anni.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Il più celebre il 20 novembre 1947, quando la principessa Elizabeth sposò il suo Philip, probabilmente incontrato per la prima volta il 29 novembre 1934, giorno in cui George Duca di Kent, zio di lei (che fu anche deliziosa damigella), impalmò Marina di Grecia, cugina di lui. L’anno seguente un altro zio di Elizabeth si sposò a novembre: il 6 Henry Duca di Gloucester portò all’altare nella cappella privata di Buckingham Palace Lady Alice Montagu Douglas Scott, con la piccola Elizabeth ancora damigella, questa volta con la sorellina Margaret. Nel 1973 fu il turno dell’unica figlia di Elizabeth e Philip, che il 14 si unì in matrimonio con l’allora Capitano dei Dragoni Mark Phillips. Era anche il giorno in cui il fratello maggiore, l’attuale sovrano, compiva 25 anni; il che ci ricorda che tra due giorni King Charles festeggerà il settantacinquesimo compleanno. Oltre alle ricorrenze liete e all’amore per novembre (che condivido senza riserve) parte del mese è comunque dedicato al ricordo di chi non è più, e alla memoria personale e familiare si unisce quella pubblica, soprattutto per la coincidenza con la fine della Grande Guerra.

(Ph: Royal British Legion)

Se noi celebriamo il 4 novembre, ricordando l’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti, con cui il giorno precedente – 3 novembre 1918 – l’Impero austro ungarico si arrese all’Italia, nel Regno Unito si celebra l’undicesima ora dell’undicesimo giorno dell’undicesimo mese, quando divenne effettivo il cessate il fuoco deciso nell’armistizio di Compiègne. Ieri dunque la Royal Family si è riunita nella Royal Albert Hall per il tradizionale Festival of Remembrance, e oggi nel centro di Londra, per l’altrettanto tradizionale e sentita cerimonia al Cenotaph.

Dove hanno deposto le corone di fiori il Re, il Principe di Galles, la Princess Royal, il Duca di Edimburgo (e sì, pure il nostro equerry preferito, presente anche nella fotografia in alto, mica penserete che ci sia capitato per caso!). Un po’ sguarnite rispetto ai bei tempi andati le tre finestre del Foreign office da cui il resto della Royal Family assiste alla cerimonia. Da un lato c’erano i Duchi di Gloucester, unici tra i cugini della defunta Regina a svolgere ancora qualche incarico.

(Ph: Yui Mok/PA Images/Alamy)

Dall’altro Sophie, Duchessa di Edimburgo e il cognato, il Vice Ammiraglio Tim Laurence, consorte della Princess Royal. Sembra che nella cronaca della giornata la BBC abbia omesso di menzionare la povera Sophie, nonostante l’impegno e l’attenzione con cui porta avanti gli incarichi reali. Non si fa!

(Ph: Yui Mok/PA Images/Alamy)

In mezzo Queen Consort e Princess of Wales, presente e futuro della Royal Family. Camilla si è infilata uno dei suoi amati cappottini con zip; questo, di Fiona Clare Couture, lo aveva già indossato, mentre è nuovissimo il clamoroso il cappello, opera del genio di Philip Treacy. Anche Catherine è andata sul sicuro con uno dei pastrani paramilitari che le piacciono tanto; creato da Catherine Walker lo aveva indossato nel 2019 per la stessa cerimonia. Anche il suo cappello è Philip Treacy ma tutt’altro che nuovo: lo sfoggiò la prima volta nel 2006 a Sandhurst, quando William terminò il suo addestramento militare. Se il cappello è stato indossato in diverse occasioni anche royal, questa volta è interessante l’abbinamento con gli orecchini a forma di foglia con grande perla centrale e diamanti, appartenuti a Queen Elizabeth. Come dire, il punto di partenza e quello di arrivo (per ora).

(Ph: Doug Peters/EMPICS/Alamy)

Alla fine si torna sempre a lei, The Queen, lost but not forgotten, perduta ma non dimenticata, ieri ancora più presente del solito, e non solo per il ricordo dei defunti.

Sabato, prima dell’inizio della serata, i sovrani hanno svelato due statue. L’una ritrae Elizabeth in tutto il suo leggendario splendore, l’altra Philip, che si china verso di lei in un gesto consueto e prezioso.

Commosso alle lacrime King Charles. Uno stile che gli è proprio, assai più emotivo di quello impeccabile della madre, che però, va detto, salì al trono giovanissima e dunque probabilmente più capace di controllare le emozioni. Invece devo dire che a me questo anziano re con gli occhi lucidi piace molto.

Nel video il momento dello svelamento: sovrano per sovrana, consorte per consorte https://www.youtube.com/watch?v=HPdm-B-Zswc

Le foto del giorno – Vent’anni dopo

Partiamo dall’inizio, oggi c’è una foto che è LA foto.

Sono i giorni dei premi Princesa de Asturias e tutta l’attenzione dei media – spagnoli, ma non solo – è puntata su Oviedo, anche perché quest’anno tra i premiati ci sono la regina del cinema mondiale, Meryl Streep e il sublime Haruki Murakami. La prensa del corazón però è andata in fibrillazione per un altro motivo: vent’anni fa nella stessa occasione fu scattata una foto in cui comparivano Felipe, allora Príncipe de Asturias e “titolare” dei premi e Letizia Ortiz Rocasolano, all’epoca giornalista televisiva in carriera, che tra l’altro a Oviedo è nata. Allora non lo sapevamo – noi di certo – ma pochi giorni dopo, il 31 ottobre 2003, la Casa real avrebbe annunciato il fidanzamento tra i due; due anni dopo, lo stesso giorno, sarebbe nata la figlia Leonor.

Con grande spirito, Los Reyes hanno accettato di replicare la posa. Adorabili. Non so quanti avrebbero scommesso sulla riuscita di questo matrimonio – a partire dai genitori di lui – ma devo dire che più passa il tempo più mi piacciono; si completano a vicenda, e anche con le figlie sembrano aver fatto un ottimo lavoro.

La Princesa de Asturias, che tra 10 giorni compie 18 anni, se l’è cavata molto bene, graziosa e sicura di sé anche al cospetto di Sua Maestà Meryl. La grande attrice – mai particolarmente elegante, ma francamente non ne ha bisogno – era in nero, con quella che sembra proprio un tunica Pleats Please di Issey Miyake; e il nero è stato il colore più gettonato ieri sera.

Nero con cappa dorata per la Reina Emerita; nero il monospalla (Carolina Herrera) con sandali argento per la Reina, nero optical con un inserto bianco che sembra un po’ una bavarola, del brand spagnolo Cardié, per la infanta Sofía, che magari tra qualche anno riuscirà a lasciare le pianelle a casa e a mettere i tacchi pure lei. Blu invece per Leonor, che completa l’abito di Moise Nieto con gli orecchini Bulgari di mamma.

Decisamente meglio delle mise scelte giovedì sera per il concerto della Orquesta Sinfónica del Principado de Asturias, con Letizia che ha tirato fuori una blusa con delle maniche bouffantes che nemmeno noi ragazze dei gloriosi anni ’80 abbiamo osato mai.

E meglio pure di quelle indossate nella giornata di venerdì per gli incontri istituzionali con autorità locali, i migliori studenti dell’università di Oviedo, e naturalmente i vincitori del premio. Leonor, speriamo che questa fase vestaglietta passi presto.

Margrethe, seconda, a volte prima

Si sa che la Regina Margrethe II ha sempre avuto un legame speciale con Queen Elizabeth II (immagino ricambiato, non so se con uguale passione) e che l’ha sempre considerata il suo modello. È nota anche l’autostima della sovrana danese, accompagnata da un certo autocompiacimento, entrambi naturalmente sostenuti dei regali natali, e il secondo immagino anche dal fatto di essere al momento l’unica donna titolare di trono.

Bene, esaurita la premessa, in cui Lady Violet ha elegantemente (spero) accarezzato l’augusta regina, passiamo alla notizia. Oggi Margrethe è arrivata al porto di Sønderborg, da cui ha raggiunto il castello di Graasten, per le vacanze estive. L’occasione, di per sé certo non memorabile, serve per introdurre la notizia vera e propria: questa settimana la regina supera i 51 anni e 6 mesi sul trono, essendo divenuta sovrana alla morte del padre Frederik IX il 14 gennaio 1972. D’ora in poi è ufficialmente il monarca danese dal regno più lungo, avendo superato Christian IV, che regnò dall’agosto 1596 al febbraio 1648; dunque 51 anni e 6 mesi. Siccome però le date non sono precisissime, si va così, un po’ a occhio. Non vorrei essere (troppo) acida, ma corre l’obbligo di ricordare che la grande Elizabeth ha regnato per 70 anni e 214 giorni, il che la mette al secondo posto nella speciale graduatoria dei sovrani che hanno regnato più a lungo; davanti a lei solo Le Roi Soleil, Louis XIV di Francia, che divenne re nel 1643, quando non aveva ancora compiuto cinque anni. E non vorrei essere ancora più acida con la rosea Margrethe, ma per essere considerati in questo speciale elenco bisogna aver regnato per almeno 60 anni; le mancano dunque otto anni e mezzo, che non abbiamo dubbi ella sia decisa a trascorrere saldamente seduta sul trono, relegando figlio e nuora al museo delle cere.

Siccome però la regina quando si tratta di festeggiare non si tira indietro, il 15 luglio, cioè dopo 51 anni 6 mesi e 1 giorno sul trono, ha offerto una cena nella sala dei cavalieri del castello di Koldinghus. Scelto probabilmente perché proprio Christian IV fece erigere la poderosa Torre dei Giganti, la seconda più grande della Scandinavia, che prese il nome dalle statue di 4 personaggi della mitologia grecoromana, di cui solo Ercole è sopravvissuto all’incendio che danneggiò gravemente l’edificio nel 1808.

E siccome una certa passione per la grandeur da queste parti imperversa, come centrotavola è stato usato un pezzo in argento da 190 (centonovanta) chili, donato a re Christian IX e alla consorte Louise von Hessen-Kassel (trisavoli della sovrana) per le loro nozze d’oro. Sulla parete in fondo, il ritratto di Christian IV, appena battuto da Margrethe nella gara al regno più lungo di Danimarca, e invitato ad assistere alla celebrazione della sua sconfitta.

Però ve lo dico, quanto invidio il clima danese in questi giorni.

Il caffè del lunedì

Oggi è indubitabilmente lunedì, ma è anche un lunedì stretto tra due giorni festivi, per cui è probabile che molti di voi non lavorino e possano godersi ritmi più lenti; dunque il giorno perfetto per raccontarvi una piccola di novità: il caffè del lunedì. Ogni lunedì mattina Lady Violet vi aspetterà sul sofà per due chiacchiere, il tempo di un caffè.

E se sorseggiando il vostro espresso vi assalisse un dubbio? Portare il cucchiaino alle labbra dopo aver messo lo zucchero e mescolato? Alzare solo la tazzina o anche il piattino? Fate come me, sfogliate Bon Ton Pop A Tavola e risolvete ogni dilemma. Il libro è il fratellino minore di Bon Ton Pop, la bibbia delle buone maniere del nuovo millennio, opere entrambe di Elisa Motterle, che oggi è ciò che Donna Letizia fu per gli anni ’50 e Lina Sotis per gli ’80. Elisa non è una esperta, è LA esperta di etichetta, l’unica persona che io conosca ad avere la certificazione di IEPA London, la International Etiquette & Protocol Academy; non è solo appassionata di buone maniere, ma anche convinta del loro potere di aggiungere garbo e grazia alla vita quotidiana. Sa dirvi sempre quale regola seguire in ogni occasione, ma vi spiega anche perché – perfino quando è lecito evitare – e magari ve ne racconta la storia. Da leggere tutto d’un fiato o da sfogliare per avere lumi su un argomento specifico, godendosi le deliziose illustrazioni di Viola Bartoli. Indispensabile per voi, perfetto come regalo di Natale. Magari per quell’amica convinta di sapere tutto…

Il libro è disponibile ovunque, ma se volete fare felice Lady Violet prendetelo in una libreria indipendente, autentico tesoro culturale del nostro Paese.

E se già non lo fate, andate a seguire Elisa su Instagram, un’autentica miniera di informazioni.

A lunedì!

Ritratti (parte seconda)

Adoro le coincidenze. Cos’altro può essere se non una coincidenza il fatto che la sera di sabato 1 ottobre viene diffusa la fotografia che ritrae insieme i nuovi Sovrani e i nuovi Principi di Galles, e un paio di giorni dopo dall’entourage dei Sussex di foto ne arrivano ben due? È una coincidenza incredibile. Oppure è incredibile che sia una coincidenza, a voi l’ardua sentenza.

Entrambe le immagini sono state scattate il 5 settembre, dunque avant le déluge, prima della morte di Her Majesty. I duchi erano a Manchester per prendere parte all’One Young World summit for youth leaders; l’autore di entrambe è il fotografo e amico Misan Harriman.

(Ph: Misan Harriman)

Nella prima foto Meghan è ripresa di fronte e Harry di tre quarti, in pratica la soluzione contraria a quella scelta da Charles Camilla William e Catherine come esaminato nel post precedente: Ritratti (parte prima). Qui è lei in primo piano, lei il punto focale, lei a rappresentare forza e determinazione (e potere); guarda in camera decisa, le gambe leggermente divaricate a trovare stabilità ed equilibrio come i soggetti di certi quadri antichi. Anche la mise scelta contribuisce ad affermare la sua potenza: un completo rosso, il colore più potente che c’è, con pantaloni e sciarpa al collo – non annodata a fiocco, ma lasciata cadere, quasi a evocare una cravatta – firmato Another Tomorrow, brand americano con la mission di creare una moda etica e sostenibile. Anche i gioielli vanno nella stessa direzione: gli orecchini e l’anello sono di Tabayer, maison di gioie che si ispirano a forme antiche, con una valenza quasi talismanica, e soprattutto realizzate (in Italia) con materiali provenienti da fonti certificate per rifiutare lo sfruttamento dei minatori. Un piccolo dettaglio: Meghan porta l’anello all’indice, che è il dito che mostra la direzione; dunque tradizionalmente indica determinazione, decisione, perfino temerarietà. Sarà un caso che molta stampa anglosassone ha sottolineato la similitudine di un’altra donna – anch’essa americana, in grado di esercitare grande potere, almeno sul proprio uomo?

Harry, come spesso accade nei loro ritratti, è in secondo piano, anche se questa volta sfoggia un sorrisetto sornione. O imbarazzato. O entrambi. C’è poi un dettaglio veramente interessante, oserei direi quasi caravaggesco. Il suo braccio sinistro è illuminato da un raggio di luce che lo trasforma in una sorta di freccia, e porta l’occhio a notare il dettaglio della mano – con fede nuziale in bella vista – che si intreccia a quella della moglie in un gesto che ormai li contraddistingue, una sorta di marchio di fabbrica del brand Sussex.

La seconda foto è completamente diversa per l’uso del bianco e nero e per la posa dei due, di profilo, mentre guardano verso il sol dell’avvenire, o più semplicemente verso il palco su cui stano per salire. Stessa occasione, stessa mise, impatto totalmente diverso.

(Ph: Misan Harriman)

Meghan è sempre in primo piano (anche per una banale questione di altezza); le mani sempre intrecciate, lo sguardo tenero e fiducioso, quasi ingenuo, un po’ stile ho visto la Madonna. Un’immagine sicuramente meno audace della precedente, ma non per questo più modesta, anzi. Mi ha fatto pensare immediatamente ai ritratti di profilo delle coppie reali, così comuni e così ricchi di storia. Probabilmente anche voi state pensando al celeberrimo doppio ritratto del Duca di Urbino e di sua moglie Battista Sforza; il dittico, realizzato da Piero della Francesca intorno al 1470 – Battista morì giovanissima nel 1472 – è esposto alla Galleria degli Uffizi (dove una visita, parafrasando un famoso film, è sempre una buona idea).

Questo tipo di ritratto si afferma nel Quattrocento e ha alcun caratteri di grande interesse. La visione di profilo intanto ha il vantaggio di mettere in ombra eventuali difetti (Federico aveva perso l’occhio destro in un torneo) ma soprattutto semplifica la espressioni e annulla le emozioni, consegnando alla persona ritratta tutta la ieraticità del potere. Prende ispirazione dalla medaglistica antica, che raffigurando il monarca di profilo, più che rappresentarne i tratti somatici lo trasformava nell’essenza del potere regale. Tutti i sovrani a capo di Paesi monarchici che compaiono ancora oggi sulle monete sono ovviamente ritratti di profilo, e spesso la stessa scelta si fa per i francobolli. Chissà, magari i Sussex si sono ispirati ai nonni.

A proposito di monete, hanno iniziato a girare gli esempi delle monete di nuovo conio con King Charles III; (alcuni anche ironici, con le orecchie che sporgono). Secondo la tradizione – che vuole che ogni sovrano mostri il profilo opposto a quello del suo predecessore – mentre Elizabeth compariva mostrando il lato destro del volto, il nuovo re mostra il lato sinistro. Proprio come Harry e Meghan.

Notizie & dettagli

Iniziamo con la notizia, da prendere senza ansia: su richiesta dei medici che la seguono Her Majesty ha cancellato la riunione col Privy Council prevista per questa sera. L’incontro sarebbe avvenuto online, ma la Regina ieri ha avuto una giornata piena e si è stancata, per cui le è stato raccomandato il riposo; la riunione verrà riorganizzata.

(Ph: Jane Barlow/PA)

Ieri la sovrana ha ricevuto prima Boris Johnson e poi Liz Truss, l’uno ha rimesso l’incarico da Prime Minister, l’altra lo ha ricevuto e ha formato il nuovo governo. Lei non si è sottratta – né saprei dire se avrebbe potuto – e ha ripetuto i gesti compiuti già per tredici volte, consapevole che uno dei ruoli della monarchia è assicurare la continuità, e rassicurare il Paese mostrandosi, facendosi vedere. L’abbigliamento di Sua Maestà ha colpito molti, compresa Lady Violet, che si sarebbe aspettata la sua classica mise; abito – magari in lana pesante dato il clima scozzese – una bella spilla e l’immancabile borsetta. La borsa c’era, il resto no; allora ho fatto una piccola ricerca, da cui è emerso che anche in precedenti occasioni – ad esempio udienze di capi di governo del Commonwealth – la Regina indossava cardigan di cashmere e gonna in tartan. Che ovviamente non è un tartan qualunque, ma il Balmoral (Original): su un fondo color grigio granito linee nere e rosse si intrecciano a formare gli scacchi.

(Ph: Scottish Register of Tartans)

Questo tartan compare a metà dell’Ottocento; secondo la tradizione sarebbe stato disegnato nel 1853 dal Principe Albert, consorte di Queen Victoria, ma The Scottis Register of Tartan sottolinea che la sua origine è ancora oggetto di ricerca. Il suo indosso è riservato alla Regina, e solo lei può autorizzarne l’uso al suo entourage

Il 1853 è anche la data della posa della prima pietra da parte di Victoria per l’ampiamento del castello, voluto dal Principe Consorte, che trasformò Balmoral in una delle residenze più amate dalla coppia, e dopo la sua morte dalla regina vedova. Victoria è presente dappertutto, ma non pensavo di trovarla anche sulla parete della Drawing Room. Soprattutto non pensavo di trovare quel quadro: alla destra del camino, nonostante il riflesso si vede uno dei dipinti che la ritraggono in compagnia di John Brown; sembra l’opera di Sir Edwin Landseer Queen Victoria at Osborne, che dovrebbe trovarsi appunto a Osborne House, sull’isola di Man; questa dunque potrebbe essere una copia, che rende la cosa ancora più interessante.

Brown, già gillie di Albert (cioè una sorta di attendente che accompagnava il principe e i suoi ospiti nelle battute di caccia e di pesca) dopo la sua morte divenne un sostegno irrinunciabile per Victoria, tanto che questo insolito rapporto fece nascere varie voci. Gli stessi figli della sovrana disapprovavano, e a quanto si sa il figlio Edward VII, una volta divenuto Re, avrebbe fatto sparire le tracce della presenza di Brown. Che a sorpresa è riuscito nella più importante delle occasioni.

La sovrana detective

Alzi la mano chi di voi ha letto il delizioso La Sovrana Lettrice di Alan Bennett! Anche se forse faremmo prima a contare quelli tra di voi che non l’hanno letto.. Perché diciamocelo, per noi appassionati di reali e di libri cosa può esserci di meglio di un libro che ha per protagonista la royal per seccellenza, Her Majesty The Queen? Nulla, se non due libri! Magari due libri in cui la Regina non è solo la protagonista, ma diventa addirittura detective, il che dovrebbe conquistare anche gli appassionati di gialli.

Sono riuscita a incuriosirvi? Bene, ho qualcosa per voi.

Sono stati pubblicati in Italia due romanzi della scrittrice britannica SJ Bennett: Il nodo Windsor e Un problema da tre cani. Ed ecco la notizia: Lady Violet converserà con l’autrice. Parleremo di libri, di gialli, della Regina e naturalmente dei corgi!

L’appuntamento è per le 21.00 di LUNEDÌ 19 SETTEMBRE e ci incontreremo su Zoom, dunque potrete seguirci comodamente da casa, magari sorseggiando un buon tea.

Però attenzione! È una esclusiva della libreria NINA, per cui otterrà il link per parteciperare solo chi avrà acquistato almeno uno dei due libri da loro. NINA è uno dei miei posti del cuore, la libreria indipendente di amici librai che sono anche appassionati lettori del blog.

NINA si trova nell’incantevole Pietrasanta, dunque se questa estate siene in Versilia vi consiglio assolutamente di passare, assolutamente, troverete un ambiente che non vi aspettate e sono certa vi delizierà.

Altrimenti potete fare il vostro ordine online: per partecipare basta un libro; prendendoli entrambi le spedizioni sono gratuite, altrimenti ammontano a € 2,90.

Trovate tutto su ninalibreria.shop

Vi aspetto il 19 settembre per una serata molto royal, molto British e molto molto chic!