Il caffè del lunedì

Oggi è indubitabilmente lunedì, ma è anche un lunedì stretto tra due giorni festivi, per cui è probabile che molti di voi non lavorino e possano godersi ritmi più lenti; dunque il giorno perfetto per raccontarvi una piccola di novità: il caffè del lunedì. Ogni lunedì mattina Lady Violet vi aspetterà sul sofà per due chiacchiere, il tempo di un caffè.

E se sorseggiando il vostro espresso vi assalisse un dubbio? Portare il cucchiaino alle labbra dopo aver messo lo zucchero e mescolato? Alzare solo la tazzina o anche il piattino? Fate come me, sfogliate Bon Ton Pop A Tavola e risolvete ogni dilemma. Il libro è il fratellino minore di Bon Ton Pop, la bibbia delle buone maniere del nuovo millennio, opere entrambe di Elisa Motterle, che oggi è ciò che Donna Letizia fu per gli anni ’50 e Lina Sotis per gli ’80. Elisa non è una esperta, è LA esperta di etichetta, l’unica persona che io conosca ad avere la certificazione di IEPA London, la International Etiquette & Protocol Academy; non è solo appassionata di buone maniere, ma anche convinta del loro potere di aggiungere garbo e grazia alla vita quotidiana. Sa dirvi sempre quale regola seguire in ogni occasione, ma vi spiega anche perché – perfino quando è lecito evitare – e magari ve ne racconta la storia. Da leggere tutto d’un fiato o da sfogliare per avere lumi su un argomento specifico, godendosi le deliziose illustrazioni di Viola Bartoli. Indispensabile per voi, perfetto come regalo di Natale. Magari per quell’amica convinta di sapere tutto…

Il libro è disponibile ovunque, ma se volete fare felice Lady Violet prendetelo in una libreria indipendente, autentico tesoro culturale del nostro Paese.

E se già non lo fate, andate a seguire Elisa su Instagram, un’autentica miniera di informazioni.

A lunedì!

Ritratti (parte seconda)

Adoro le coincidenze. Cos’altro può essere se non una coincidenza il fatto che la sera di sabato 1 ottobre viene diffusa la fotografia che ritrae insieme i nuovi Sovrani e i nuovi Principi di Galles, e un paio di giorni dopo dall’entourage dei Sussex di foto ne arrivano ben due? È una coincidenza incredibile. Oppure è incredibile che sia una coincidenza, a voi l’ardua sentenza.

Entrambe le immagini sono state scattate il 5 settembre, dunque avant le déluge, prima della morte di Her Majesty. I duchi erano a Manchester per prendere parte all’One Young World summit for youth leaders; l’autore di entrambe è il fotografo e amico Misan Harriman.

(Ph: Misan Harriman)

Nella prima foto Meghan è ripresa di fronte e Harry di tre quarti, in pratica la soluzione contraria a quella scelta da Charles Camilla William e Catherine come esaminato nel post precedente: Ritratti (parte prima). Qui è lei in primo piano, lei il punto focale, lei a rappresentare forza e determinazione (e potere); guarda in camera decisa, le gambe leggermente divaricate a trovare stabilità ed equilibrio come i soggetti di certi quadri antichi. Anche la mise scelta contribuisce ad affermare la sua potenza: un completo rosso, il colore più potente che c’è, con pantaloni e sciarpa al collo – non annodata a fiocco, ma lasciata cadere, quasi a evocare una cravatta – firmato Another Tomorrow, brand americano con la mission di creare una moda etica e sostenibile. Anche i gioielli vanno nella stessa direzione: gli orecchini e l’anello sono di Tabayer, maison di gioie che si ispirano a forme antiche, con una valenza quasi talismanica, e soprattutto realizzate (in Italia) con materiali provenienti da fonti certificate per rifiutare lo sfruttamento dei minatori. Un piccolo dettaglio: Meghan porta l’anello all’indice, che è il dito che mostra la direzione; dunque tradizionalmente indica determinazione, decisione, perfino temerarietà. Sarà un caso che molta stampa anglosassone ha sottolineato la similitudine di un’altra donna – anch’essa americana, in grado di esercitare grande potere, almeno sul proprio uomo?

Harry, come spesso accade nei loro ritratti, è in secondo piano, anche se questa volta sfoggia un sorrisetto sornione. O imbarazzato. O entrambi. C’è poi un dettaglio veramente interessante, oserei direi quasi caravaggesco. Il suo braccio sinistro è illuminato da un raggio di luce che lo trasforma in una sorta di freccia, e porta l’occhio a notare il dettaglio della mano – con fede nuziale in bella vista – che si intreccia a quella della moglie in un gesto che ormai li contraddistingue, una sorta di marchio di fabbrica del brand Sussex.

La seconda foto è completamente diversa per l’uso del bianco e nero e per la posa dei due, di profilo, mentre guardano verso il sol dell’avvenire, o più semplicemente verso il palco su cui stano per salire. Stessa occasione, stessa mise, impatto totalmente diverso.

(Ph: Misan Harriman)

Meghan è sempre in primo piano (anche per una banale questione di altezza); le mani sempre intrecciate, lo sguardo tenero e fiducioso, quasi ingenuo, un po’ stile ho visto la Madonna. Un’immagine sicuramente meno audace della precedente, ma non per questo più modesta, anzi. Mi ha fatto pensare immediatamente ai ritratti di profilo delle coppie reali, così comuni e così ricchi di storia. Probabilmente anche voi state pensando al celeberrimo doppio ritratto del Duca di Urbino e di sua moglie Battista Sforza; il dittico, realizzato da Piero della Francesca intorno al 1470 – Battista morì giovanissima nel 1472 – è esposto alla Galleria degli Uffizi (dove una visita, parafrasando un famoso film, è sempre una buona idea).

Questo tipo di ritratto si afferma nel Quattrocento e ha alcun caratteri di grande interesse. La visione di profilo intanto ha il vantaggio di mettere in ombra eventuali difetti (Federico aveva perso l’occhio destro in un torneo) ma soprattutto semplifica la espressioni e annulla le emozioni, consegnando alla persona ritratta tutta la ieraticità del potere. Prende ispirazione dalla medaglistica antica, che raffigurando il monarca di profilo, più che rappresentarne i tratti somatici lo trasformava nell’essenza del potere regale. Tutti i sovrani a capo di Paesi monarchici che compaiono ancora oggi sulle monete sono ovviamente ritratti di profilo, e spesso la stessa scelta si fa per i francobolli. Chissà, magari i Sussex si sono ispirati ai nonni.

A proposito di monete, hanno iniziato a girare gli esempi delle monete di nuovo conio con King Charles III; (alcuni anche ironici, con le orecchie che sporgono). Secondo la tradizione – che vuole che ogni sovrano mostri il profilo opposto a quello del suo predecessore – mentre Elizabeth compariva mostrando il lato destro del volto, il nuovo re mostra il lato sinistro. Proprio come Harry e Meghan.

Notizie & dettagli

Iniziamo con la notizia, da prendere senza ansia: su richiesta dei medici che la seguono Her Majesty ha cancellato la riunione col Privy Council prevista per questa sera. L’incontro sarebbe avvenuto online, ma la Regina ieri ha avuto una giornata piena e si è stancata, per cui le è stato raccomandato il riposo; la riunione verrà riorganizzata.

(Ph: Jane Barlow/PA)

Ieri la sovrana ha ricevuto prima Boris Johnson e poi Liz Truss, l’uno ha rimesso l’incarico da Prime Minister, l’altra lo ha ricevuto e ha formato il nuovo governo. Lei non si è sottratta – né saprei dire se avrebbe potuto – e ha ripetuto i gesti compiuti già per tredici volte, consapevole che uno dei ruoli della monarchia è assicurare la continuità, e rassicurare il Paese mostrandosi, facendosi vedere. L’abbigliamento di Sua Maestà ha colpito molti, compresa Lady Violet, che si sarebbe aspettata la sua classica mise; abito – magari in lana pesante dato il clima scozzese – una bella spilla e l’immancabile borsetta. La borsa c’era, il resto no; allora ho fatto una piccola ricerca, da cui è emerso che anche in precedenti occasioni – ad esempio udienze di capi di governo del Commonwealth – la Regina indossava cardigan di cashmere e gonna in tartan. Che ovviamente non è un tartan qualunque, ma il Balmoral (Original): su un fondo color grigio granito linee nere e rosse si intrecciano a formare gli scacchi.

(Ph: Scottish Register of Tartans)

Questo tartan compare a metà dell’Ottocento; secondo la tradizione sarebbe stato disegnato nel 1853 dal Principe Albert, consorte di Queen Victoria, ma The Scottis Register of Tartan sottolinea che la sua origine è ancora oggetto di ricerca. Il suo indosso è riservato alla Regina, e solo lei può autorizzarne l’uso al suo entourage

Il 1853 è anche la data della posa della prima pietra da parte di Victoria per l’ampiamento del castello, voluto dal Principe Consorte, che trasformò Balmoral in una delle residenze più amate dalla coppia, e dopo la sua morte dalla regina vedova. Victoria è presente dappertutto, ma non pensavo di trovarla anche sulla parete della Drawing Room. Soprattutto non pensavo di trovare quel quadro: alla destra del camino, nonostante il riflesso si vede uno dei dipinti che la ritraggono in compagnia di John Brown; sembra l’opera di Sir Edwin Landseer Queen Victoria at Osborne, che dovrebbe trovarsi appunto a Osborne House, sull’isola di Man; questa dunque potrebbe essere una copia, che rende la cosa ancora più interessante.

Brown, già gillie di Albert (cioè una sorta di attendente che accompagnava il principe e i suoi ospiti nelle battute di caccia e di pesca) dopo la sua morte divenne un sostegno irrinunciabile per Victoria, tanto che questo insolito rapporto fece nascere varie voci. Gli stessi figli della sovrana disapprovavano, e a quanto si sa il figlio Edward VII, una volta divenuto Re, avrebbe fatto sparire le tracce della presenza di Brown. Che a sorpresa è riuscito nella più importante delle occasioni.

La sovrana detective

Alzi la mano chi di voi ha letto il delizioso La Sovrana Lettrice di Alan Bennett! Anche se forse faremmo prima a contare quelli tra di voi che non l’hanno letto.. Perché diciamocelo, per noi appassionati di reali e di libri cosa può esserci di meglio di un libro che ha per protagonista la royal per seccellenza, Her Majesty The Queen? Nulla, se non due libri! Magari due libri in cui la Regina non è solo la protagonista, ma diventa addirittura detective, il che dovrebbe conquistare anche gli appassionati di gialli.

Sono riuscita a incuriosirvi? Bene, ho qualcosa per voi.

Sono stati pubblicati in Italia due romanzi della scrittrice britannica SJ Bennett: Il nodo Windsor e Un problema da tre cani. Ed ecco la notizia: Lady Violet converserà con l’autrice. Parleremo di libri, di gialli, della Regina e naturalmente dei corgi!

L’appuntamento è per le 21.00 di LUNEDÌ 19 SETTEMBRE e ci incontreremo su Zoom, dunque potrete seguirci comodamente da casa, magari sorseggiando un buon tea.

Però attenzione! È una esclusiva della libreria NINA, per cui otterrà il link per parteciperare solo chi avrà acquistato almeno uno dei due libri da loro. NINA è uno dei miei posti del cuore, la libreria indipendente di amici librai che sono anche appassionati lettori del blog.

NINA si trova nell’incantevole Pietrasanta, dunque se questa estate siene in Versilia vi consiglio assolutamente di passare, assolutamente, troverete un ambiente che non vi aspettate e sono certa vi delizierà.

Altrimenti potete fare il vostro ordine online: per partecipare basta un libro; prendendoli entrambi le spedizioni sono gratuite, altrimenti ammontano a € 2,90.

Trovate tutto su ninalibreria.shop

Vi aspetto il 19 settembre per una serata molto royal, molto British e molto molto chic!

A long eternal royal birthday

Per ogni royal addicted il 21 aprile è il compleanno di Her Majesty The Queen, nata in questo giorno nel 1926. Ma se il/la royal addicted viene o vive nella Città Eterna, il 21 aprile è anche il Natale di Roma, il giorno in cui il mito fissa la fondazione dell’Urbe (nel 753 a.C.).

Questa foto fantastica riunisce insieme le due gran signore, che dividono il compleanno con altri notevolissimi personaggi.

Tralasciando i più lontani nel tempo e nello stile – da Marcantonio Bragadin a Iggy Pop – quasi due secoli prima di Her Majesty (per l’esattezza nel 1729) vedeva la luce a Stettino Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst che sposando l’inconsistente erede al trono Pietro Fëdorovič divenne Caterina di Russia, e detronizzando il medesimo consorte passò alla storia come Caterina la Grande. Governando il Paese ispirandosi all’assolutismo illuminato che tanto apprezzava ne accrebbe grandemente la potenza e il rispetto del resto d’Europa.

Restando invece nell’ambito che amiamo tanto, quello delle romantiche donne inglesi, il 21 aprile 1816 nesce a Thornton, nel West Yorkshire, Charlotte Brontë.

Maggiore delle tre sorelle – le altre erano Emily e Anne – autrici di immortali romanzi che segnano quella fase di intenso e quasi disperato romanticismo che quasi tutte le fanciulle attraversano, o almeno attraversavano ai tempi di Lady Violet. Che una volta a carnevale si vestì proprio da Jane Eyre, l’eroina del libro omonimo di Charlotte, maschera raffinatamente letteraria nelle intenzioni di una tredicenne (più o meno) rimasta praticamente incomprensibile ai più. Ci sarebbe voluto un bel tenebroso à la Rochester, ma ahimé gli adolescenti ancorché bellocci raramente sono tenebrosi.

E una deliziosa adolescente festeggia oggi in questa bella compagnia: compie quindici anni, in un regno troppo lontano da quello di Her Majesty; Isabella di Danimarca, secondogenita dei Principi Ereditari Frederik e Mary.

(Ph: Hasse Nielsen)

Occhi chiari come il padre e – a me sembra – una certa somiglianza con la nonna Margrethe da giovane, Isabella è terza nella linea di successione al trono danese dopo il padre e il fratello maggiore Christian. Sabato 30 parleremo ancora di lei in occasione della sua Cresima, che riceverà nella Chiesa del Castello di Fredensborg. La cerimonia sarà privata, ma non mancheranno le foto di rito con tutta la famiglia.

Se arrivati fin qui pensate che sia proprio il momento di una bella tazza di tè avreste ragione, perché oggi nel Regno Unito è anche il National Tea Day! Vi state chiedendo se la data è stata scelta in occasione del compleanno della Regina? La risposta è sì, si tratta di una istituzione recente, che ha visto la luce nel 2016, in occasione del novantesimo genetliaco della sovrana. Che immaginiamo avrà festeggiato deliziata entrambe le ricorrenze.

Tra le tante immagini in cui Her Majesty tiene in mano una tazza di tè o la porta alle labbra, Lady Violet ha scelto con questa con la Regina in lilla, così è pronta un’autocelebrazione, Se avete voglia, andate a leggere (o a rileggere) Breaking News – Lady Violet sul Daily Mail!

Buon compleanno a tutte, e in alto le tazze!

Archetipi straordinari

Dicesi archetipo il primo esemplare che diventa modello, cui uniformarsi o con cui confrontarsi. Esempio: HRH The Prince of Wales è l’archetipo dell’ultrasettantenne in attesa di contratto a tempo indeterminato. La parola viene dal greco ἀρχέτυπον, composta da ἀρχε- (prefisso che indica principio, primato, comando) e τύπος (modello). Ora so cosa pensando: s’era detto che avremmo parlato di cultura, e finalmente Lady Violet s’è decisa. Sì e no, perché questa storia con la cultura c’entra così così.

Giunge dalla West Coast la notizia che Meghan, Duchessa di Sussex, il mese scorso ha chiesto presso l’ufficio responsabile di depositare la parola “archetypes” scelta come titolo per una serie di podcast, oggetto di un contratto milionario con Spotify, di cui però ancora si è sentita una parola. L’idea di mettere il copyright, cioè inibire l’uso o in alternativa farselo pagare, a un neologismo, ad esempio archewell che è il nome della loro fondazione avrebbe un senso. Ma quella di fare lo stesso con una parola di uso comune – archetype compare nella lingua inglese più o meno all’epoca di Shakespeare, alla metà del Cinquecento – oscilla tra il geniale e lo spudorato. Se poi volessimo fare una riflessione seria – ma breve breve, non preoccupatevi – mi viene in mente che questa mossa spiega più di mille parole la natura della sua relazione con la regalità: non ne conosce la natura né l’importanza storico istituzionali, probabilmente non le capisce e sicuramente non le interessano.

O forse è il tentativo di dotarsi di un’allure mitologica, non potendo incarnare l’archetipo della statunitense sposata ad un royal (c’era già Grace) né dell’attrice sposata a un royal (sempre Grace) né della divorziata sposata a un royal (Letizia) né dell’afroamericana sposata ad un royal (Angela del Liechtenstein) né tantomeno della sposa reale in cattivi rapporti con la famiglia d’origine e/o l’acquisita, il cui archetipo si rintraccia tranquillamente nell’Iliade, autentico archetipo dei poemi epici ed eroici

Però questa tenzone sulle parole è affascinante; ricordate quando la Regina proibì l’uso di royal nel brand Sussexroyal e Harry ribatté che tale termine non era nella disponibilità della nonna? O di quando i duchi sottolinearono la loro dedizione al service, il servizio, citato dalla Regina come scopo e impegno di tutta la vita? Bene, ora è la volta di archtypes, uno scontro tra Montecito/resto del mondo che non sfigurerebbe sulle pagine della Settimana Enigmistica.

E pensare che noi da quasi cinquant’anni usiamo la supercàzzola senza versare un centesimo a nessuno. Semplicemente così, come fosse Antani.

Ekecheirìa

Oggi, 4 marzo, si sono aperte a Pechino le Paralimpiadi invernali. Oggi dunque nella Grecia antica (che per ovvie ragioni celebrava solo le Olimpiadi estive) sarebbe stata la giornata dedicata a ‘Εκεχειρία, Ekecheirìa, letteralmente il trattenere le mani. La tregua olimpica.

“Personificazione della pace degli dèi, che veniva proclamata durante la celebrazione delle quattro feste nazionali, subito dopo l’apertura dei giochi, per proteggere i partecipanti. Era rappresentata in atto di incoronare Iphitos nel tempio di Zeus ad Olimpia” si legge nell’Enciclopedia dell’Arte Antica Treccani. Iphitos, in greco ‘Ιϕιτος, italianizzato Ifito è il mitico re di Elea, colui che codificò le gare sportive dedicate a Zeus a Olimpia, città peloponnesiaca nella regione dell’Elide, di cui Elea era capitale. Secondo la tradizione a Olimpia si conservava il documento che istituiva la tregua sacra, stabilita da Ifito e da Licurgo, grande legislatore di Sparta, altra importante città del Peloponneso, capitale della Laconia.

I giochi sono parte integrante parte della cultura e della religiosità greca già nelle epoche minoica e micenea – ricordate l’Iliade, i giochi in onore di Patroclo morto? – un modo per onorare gli dei, i defunti, i sovrani. Pratica antica e diffusa in tutta la Grecia, ma è da Olimpia che viene il primo elenco dei vincitori di cui si abbia notizia, stilato nel 776 a.C.; dunque la nascita dei giochi olimpici viene fatta risalire a quella data, per convenzione il 22 luglio (che per completezza di informazione è anche il compleanno di George di Cambridge).

I giochi si svolgevano a Olimpia ogni quattro anni in occasione delle feste olimpie, le più antiche delle quattro grandi feste della nazione greca; c’erano poi le istmie in onore di Posidone, biennali; le nemee, anch’esse biennali, in onore di Zeus; le pizie, in onore di Apollo Pizio, seconde per importanza solo alle olimpiche e come quelle quadriennali. I giochi olimpici erano dapprima riservati ad atleti (e spettatori) dell’Elide, la partecipazione si estese poi all’intero Peloponneso, alla Grecia continentale, alle colonie orientali e occidentali, e nacque di conseguenza l’idea della tregua olimpica. I giochi duravano cinque giorni: il primo era dedicato ai riti religiosi e all’esame di fanciulli e puledri, che partecipavano il secondo giorno a gare dedicate esclusivamente a loro, cui non partecipavano gli adulti. Che invece gareggiavano terzo e quarto giorno; in origine erano solo gare di corsa – ancora oggi chi visita il sito di Olimpia si fa una corsetta nello stadio, compresa Lady Violet da giovane – si aggiunsero poi la lotta, il pugilato, il pentatlon, la corsa a cavallo e con le quadriga, il pancrazio (un misto di lotta e pugilato) e l’oplitodromia una corsa nella quale gli atleti non erano nudi come nelle altre gare, ma come gli opliti (i soldati di fanteria) indossavano elmo, schinieri e il pesante scudo che dava il nome ai soldati, l’oplon. Il quinto giorno si premiavano i vincitori; incoronati con serti di olivo, rientravano nelle città di provenienza su carri trainati da cavalli bianchi; grandemente onorati pubblicamente e talvolta persino ritratti in statue.

«Come l’acqua è il più prezioso di tutti gli elementi, come l’oro ha più valore di ogni altro bene, come il sole splende più brillante di ogni altra stella, così splende Olimpia, mettendo in ombra tutti gli altri giochi» (Pindaro, Olimpica I, 1)I giochi olimpici furono celebrati per più di mille anni fino a quando Teodosio li vietò, nel 393 d.C. In epoca classica l’importanza di Olimpia era tale che fu dotata di un nuovo grande tempio, arricchito da una delle sette meraviglie del mondo antico: una statua crisoelefantina (cioè di avorio e oro) alta dodici metri, opera del più grande scultore dell’epoca, Fidia, che ad Atene aveva appena ultimato il Partenone. Statua oggi scomparsa, come del resto quello spirito olimpico che avrebbe imposto la tregua, la pace.

In questi giorni bui ho pensato a lungo se questo blog potesse avere un significato e una funzione, oltre ad aggiornarvi sulle vicende reali, sicuramente ridotte e necessariamente sobrie. Oggi avrei potuto parlare dei reali olimpionici, che abbondano e a volte si sono anche distinti, come Costantino di Grecia, oro nella vela a Roma 1960. O degli amori reali nati alle olimpiadi, da Carl Gustav e Silvia di Svezia a Frederik e Mary di Danimarca. Ho fatto una scelta diversa, e questo vorrei fare nei prossimi giorni, parlare un po’ di arte e di cultura; un po’ di bellezza in tanto orrore. Aspetto la vostra opinione.

La foto del giorno – Margrethe, festa in famiglia

Oggi, esattamente alle ore 19:50 – l’ora della morte del padre Frederik IX, il 14 gennaio 1972 – Margrethe II ha girato la boa dei cinquant’anni come Regina dei Danesi.

Le numerose iniziative previste per onorare l’importante anniversario sono state rimandate all’estate, quando si spera che il sole e il caldo abbiano avuto la meglio sulla pandemia, e oggi il Giubileo d’oro è stato celebrato in tono minore con le autorità del Paese. Non è mancato l’omaggio alla tomba del Re defunto – e di sua moglie, la Regina Ingrid – a Roskilde, dove riposano i sovrani danesi.

In serata la regina è stata festeggiata con una cena in famiglia: presenti il Principe Ereditario Frederik con la moglie Mary e i quattro figli Christian, Isabella, e i gemelli Vincent e Josephine; il figlio minore Joachim con la moglie Marie, i loro due figli Henrik e Athena, e Nikolai e Felix, nati dal primo matrimonio di Joachim. Tra i commensali anche la Principessa Benedikte, una delle due sorelle minori della sovrana (la cui provvidenziale presenza ha evitato che si ritrovassero in 13 a tavola).

Splendida la mise en place: per l’occasione è stata utilizzata parte del servizio Flora danica, il più importante e lussuoso, usato l’ultima volta nel 1990 per celebrare gli 80 anni della Regina Madre Ingrid.

Il servizio fu realizzato alla fine del Settecento da The Kongelige Porcelainfabrik, la reale fabbrica di porcellane che oggi si chiama semplicemente Royal Copenaghen. I pezzi sono decorati con piante e fiori della flora danese, come erano stati rappresentati nell’enciclopedia botanica settecentesca intitolata appunto Flora danica.

Nato forse per essere donato all’Imperatrice Caterina II di Russia, il servizio rimase invece in Danimarca; comprendeva in origine circa 1800 pezzi, oggi “ridotti” a 1500, custoditi ed esposti al Castello di Rosenborg.

Nel 1862 la Royal Copenaghen riprese la produzione del servizio; se volete conoscerlo meglio, date un’occhiata al sito (in inglese) https://floradanica.royalcopenhagen.com/the-collection/

Lunga vita alla Regina!

La foto del giorno – Catherine fa 40

Ecco la prima fotografia diffusa per il quarantesimo compleanno della Duchessa di Cambridge!

(Ph: Paolo Roversi)

Si tratta del primo dei tre ritratti di Catherine che con l’occasione entrano a far parte della collazione permanente della National Portrait Gallery, di cui la duchessa ha il patronage.

Confesso, la trovo un po’ funerea, vedremo le altre due.

Catherine indossa un abito di Alexander McQueen, sua maison di fiducia, e oltre all’anello di fidanzamento porta gli orecchini di perle a goccia appartenuti a Diana, che le abbiamo già visto in altre occasioni.

Intanto vi annuncio che domani vi aspetto sul sofà per uno speciale sulla splendida quarantenne: 40 anni in 40 mise. Non mancate!

Le foto del giorno – Se Máxima incontra Frida

Immaginate di avere: un titolo di Regina Consorte, un carattere esuberante, un’altezza di tutto rispetto (1.78 che con i tacchi si avvicina pericolosamente ai due metri), una bella figura e uno stile unico. E di dover inaugurare una mostra su Frida Kahlo, pittrice feticcio del Novecento, latinoamericana come voi, ma al contrario di voi piccola e nera, disperatamente innamorata e crudelmente tradita, il corpo martoriato quanto l’anima. Come vi vestireste?

Máxima non ha dubbi: ricicla un vecchio completo Natan – blusa shocking pink su gonna fantasia – e lo completa con un cerchietto floreale come non si vedeva dai tempi dei romani Floralia.

Un copricapo degno contraltare di quel capolavoro faunistico che fu l’indimenticabile fagiano inalberato alle nozze di Guillaume e Stéphanie del Lussemburgo (A Royal Calendar – 20 ottobre 2012).

Accolta con una certa perplessità da una piccola Frida, la sovrana ieri ha aperto le porte della mostra Viva la Frida! – Life and art of Frida Kahlo, allestita presso il Drents Museum della città di Assen.

L’esposizione resterà in cartellone fino al 27 marzo 2022, e presenta al pubblico non soltanto un’ampia selezione delle opere dell’artista, ma anche abiti, gioielli, e i famosi corsetto che Frida fu costretta a indossare dopo l’incidente che le distrusse la spina dorsale.

Come dire, viva la Frida, ma soprattutto viva la faccia!