La foto del giorno – 31 luglio

Diciamocelo, le nozze tra Louis Ducruet e Marie Chevallier passeranno alla storia dei royal (e semiroyal) wedding per essere riuscite a mantenere straordinariamente alta l’attenzione nonostante si trattasse di personaggi di non primissimo piano. Non saprei dire se il tutto sia avvenuto per caso, o se hanno un ufficio stampa veramente in gamba, ma certo che questo stillicidio di foto – escono, non escono, aspetta ce ne sono ancora – ha fatto sì che in pratica da una settimana siti specializzati e curiosi semplici continuino a pubblicare immagini delle due cerimonie più ricevimento. E proprio al party serale è stata scattata questa fotografia, rigorosamente senza sposi ma con due generazioni di signore monegasche che mostrano la loro bellezza, il legame che le unisce e la forza dei meravigliosi geni di Grace. monaco girlsPiù una nuora, Tatiana, che apre la fila: lei è l’unica delle girls a non discendere dalla principessa americana, ma sta benissimo con questa acconciatura e con l’argento dell’abito, che promuovo senz’altro dalla vita in su; peccato per quella gonna informe con orlo peloso. La deliziosa Pauline, sorella dello sposo, indossa una tuta – evidentemente il suo must have per la stagione – in un arancio brillante e in un modello con sopragonna aperta che ricorda gli anni ’50. Accanto a lei – in un verde pistacchio in divertente accordo cromatico – la cugina e neosposa Charlotte, che affronta le temperature bollenti di fine luglio coprendosi interamente, braccia e collo compresi, la temeraria! Caroline ricicla la mise Chanel – abito bianche e scarpe con plateau dorato – che le avevamo visto al Bal de la Rose del 2016. E fa bene, se avessi un vestito che mi sta così me lo metterei pure per portar fuori il cane! Accanto a lei la sorella Stéphanie, madre dello sposo, bella ed elegante come non la vedevamo da tempo, e con una commozione negli occhi che basterebbe solo quella a farmela amare. Seguono le piccole di casa: in argento la ventenne Alexandra, figlia di Caroline, che somiglia al padre ma secondo me tra qualche anno potrebbe rinverdire i biondi fasti di nonna Grace; in bianco Camille, ultima figlia di Stéphanie, che non ha ancora imparato a scegliere cosa dona di più alla sua figura e alla sua età, ma imparerà, evitando se possibile di impiumarsi il collo.

A questo punto due domande ci assalgono: dov’è finita Beatrice? Ma soprattutto, quell’orrore di moquette a cerchi concentrici a quale location monegasca apparterrà?

Dalla cronaca alla storia (dell’arte)

Sapevamo già che la Duchessa di Sussex sarebbe stata la protagonista della September Issue di Vogue UK; è tradizionalmente il numero più importante dell’anno, quello che presenta la linea editoriale per i 12 mesi seguenti. Confesso di aver pensato alla copertina, come accaduto in passato con Catherine, e prima ancora con Diana. Invece ho scoperto che quando Meghan ha ricevuto l’invito ha rilanciato proponendosi come guest editor, direttore ospite, per quel numero. Accettata la proposta, la decisione sui temi da trattare non vi sorprenderà troppo: persone in grado di generare un cambiamento nella società. All’interno due interviste della duchessa, l’una a Michelle Obama, l’altra a suo marito il duca. Il quale, secondo l’inevitabile spoiler, avrebbe dichiarato di volere solo due figli, come contributo all’equilibrio del pianeta. E speriamo che con la moglie ne avessero già parlato, e che non sia stata una sorpresa anche per lei. vogueuk sept issueIn copertina quattro file con quattro riquadri ciascuna: ci sono Greta Thumberg, Jacinda Ardern – giovane ed energica premier neozelandese – e altre signore brillanti e impegnate, tra cui le attrici Jane Fonda e Salma Hayek. Le donne ritratte però sono solo quindici, nel sedicesimo riquadro c’è uno specchio, in modo che anche chi acquista il magazine possa vedere il suo viso tra gli altri; insomma un modo per dire che chiunque può essere parte del cambiamento. La trovata è carina, ma certamente non nuova, è stata già usata varie volte su copertine di libri e riviste. E se a questo punto foste interessati a sapere chi per primo ha avuto l’idea, siete nel posto giusto.

Dobbiamo tornare indietro di oltre un secolo, nella Parigi del primo Novecento, dove un gruppo di giovani artisti sta rivoluzionando la pittura. Si chiamano Braque, Delaunay, Modigliani, Duchamp, Picabia, e naturalmente Picasso, che cinque anni prima ha scomposto in forme geometriche le figure di cinque fanciulle, prostitute a Barcellona nella calle Avignon. Sono Les demoiselles d’Avignon, con loro è nato il cubismo. Nel 1912 Picasso viene ritratto – ovviamente in stile cubista – da un giovanissimo pittore madrileno, Juan Gris; nello stesso anno Gris realizza Le lavabo, un olio su tela cui vengono aggiunti, con la tecnica del collage, frammenti di carta e di specchio.

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Juan Gris. Le lavabo, 1912. Olio e collage su tela. Collezione privata

L’idea di rendere chi guarda parte dell’opera la si deve a lui.

Sicuramente Gris conosce bene il museo più importante della sua città d’origine, il Prado, e probabilmente si è ispirato a uno dei capolavori dell’arte spagnola – e mondiale – che il museo custodisce: Las Meninas, di Diego Velázquez.

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Diego Velázquez. Las Meninas, 1656. Madrid, Museo Nacional del Prado

Nell’opera – ambientata nello studio del pittore all’interno del Real Alcázar di Madrid – sopra la testa dell’Infanta Margarita c’è uno specchio, in cui si vedono i sovrani genitori della bambina: Felipe IV e la sua seconda moglie Maria Anna d’Austria. Molti studiosi ritengono che proprio lo specchio sia il punto centrale del quadro: per la presenza del re, o per il tentativo di rendere protagonista l’osservatore, esercitato anche attraverso un complesso gioco di scorci prospettici.

All’inizio di questo post parlavamo di generare il cambiamento; è una riflessione che facciamo raramente, ma in ogni società è la cultura per prima a farlo. E l’arte, che è il suo braccio armato, influenza le nostre vite e le nostre scelte più di quanto pensiamo.

La foto del giorno – 30 luglio

Finalmente ecco Haya, di cui si erano perse le tracce da febbraio, arrivare alla High Court per la prima udienza della causa che deciderà sulla separazione dal marito, lo sceicco Mohammed al-Maktoum. Haya-ShackletonCon lei il suo avvocato, la baronessa Fiona Shackleton, notissima negli ambienti mondan-legali per aver rappresentato Charles nel divorzio da Diana, oltre ad essersi occupata di quello dei Duchi di York e di una serie di personaggi del bel mondo britannico.

Provo a sintetizzare ciò che sappiamo della vicenda, che finora ho preferito non trattare data la delicatezza del caso. Dopo che in molti ci eravamo interrogati sulla ragione della sua assenza dal Royal Ascot cui lei, amazzone appassionata ed esperta, non mancava mai, a inizio del mese si è saputo di una sua fuga precipitosa da Dubai, di cui il marito è Governatore, insieme ai due figli: Al Jalila, 11 anni, e Zayed, 7. Le prime notizie dicevano che si fosse rifugiata in Germania per chiedere asilo politico, ma da alcune settimane Haya e i bambini si trovano a Londra, nella grande casa di Kensington acquistata due anni fa per 85 milioni di sterline dal miliardario indiano Lakshmi Mittal. Il brusco allontanamento dal marito sarebbe stato causato dalla scoperta del trattamento feroce riservato dallo sceicco a due delle sue figlie: Latifa lo scorso anno è stata protagonista di una fuga rocambolesca e poi rintracciata su un’imbarcazione nell’Oceano Indiano e riportata a casa; la giovane donna aveva diffuso un video in cui affermava di essere in pericolo di vita; dopo il ritorno a Dubai è comparsa in pubblico in stato confusionale. Un’altra figlia, Shamsa, era a sua volta fuggita mentre si trovava nel Regno Unito; ripresa e rimpatriata, di lei non si hanno più notizie da anni.

Lo sceicco dal canto suo accusa l’ultima moglie – si è sposato sei volte – di aver avuto “contatti inappropriati” con Russell Flowers, ex militare britannico e guardia del corpo di Haya; di recente sul suo account ufficiale è stata pubblicata una poesia, attribuita a lui stesso, in cui una donna senza nome è accusata di infedeltà e tradimento. Oggi ha chiesto di poter riportare i figli in patria, Haya ha risposto chiedendo la custodia dei due bambini e un’ordinanza che li protegga da un eventuale matrimonio forzato, condizione che potrebbe comportare anche il loro rimpatrio.

Una brutta storia, in cui si incrociano ragioni economiche (in ballo c’è un patrimonio stimato in 4 miliardi e mezzo di sterline), politiche – coinvolti gli Emirati, il Regno Unito e la Giordania, paese d’origine di Haya che è sorella dell’attuale sovrano – e familiari.

La foto del giorno – 29 luglio

Accidenti che notizia! Greta Thunberg ha annunciato che in agosto parteciperà al vertice delle Nazioni Unite per l’emergenza climatica, e ha trovato il modo per raggiungere New York a emissioni zero, in un modo perfettamente in linea con i suoi obiettivi di contenimento di ogni forma di inquinamento. Come ci va? Ce la porterà un principe (più o meno), non a bordo del suo destriero, ma di un veliero. Proprio così, a darle un passaggio sul Malizia II, una barca da regata da 60 piedi sarà Pierre Casiraghi. pierre casiraghi sailingPotreste immaginare una coppia più improbabile? E non pensate male, il veliero si chiama Malizia in ricordo di Francesco Grimaldi, capostipite della casata che regna sul Principato dal 1297. Così lo ricorda una lapide in cinque lingue – tra cui l’italiano – accanto alla statua eretta in suo onore nei pressi del Palais Princière

«Storia di Francesco Grimaldi detto Malizia. L’8 gennaio 1297, di sera, Francesco Grimaldi riesce con uno stratagemma a impadronirsi della fortezza costruita dai genovesi sulla rocca di Monaco: travestito da monaco, si fa aprire le porte e prende di sorpresa le guardie. Diventa così il primo Grimaldi a regnare su Monaco. In ricordo di questo episodio è stato soprannominato Malizia, ossia furbo

E alla moglie Beatrice, che è sempre una giornalista, una bella esclusiva mondiale, I presume!

Invitate al matrimonio del secolo

Proprio oggi, trentotto anni fa, la ventenne Diana Spencer sposava Prince Charles, diventando Princess of Wales. Com’è andata lo sappiamo, anche delle nozze sappiamo quasi tutto, dunque vi propongo un gioco: se fosse state invitate anche voi, cosa avreste indossato? Tenendo presente due cose: per le signore cappello obbligatorio; per i signori invece non c’e storia, obbligatorio il tight (o l’alta uniforme) e pedalare. Che dite, proviamo a ispirarci a qualche signora presente?

Grace, la principessa

Nel 1981 ha perso un po’ della perfetta bellezza giovanile, ma non grazia ed eleganza; e poi si sa, ha a disposizione il meglio dell’Haute Couture francese. Per il royal wedding sceglie un due pezzi in seta – credo un Dior creato da Marc Bohan, all’epoca il suo couturier di fiducia – composto da gonna e tunica 7/8, con una fantasia minuta e très chic. Poi ci piazza sopra una grande pamela abbondantemente infiorata, che non c’entra granché con lo stile dell’abito, e neanche con quello del matrimonio in verità. Però il portamento l’aiuta tanto e come potete notare, se la linea è leggermente appesantita,  l’underwear è perfetto. Gossip vintage: si fa accompagnare non dal marito ma dal figlio Albert, secondo i rumors dell’epoca è in cerca della moglie ideale per lui, e avrebbe messo gli occhi su Lady Helen Taylor. Sappiamo com’è finita, e sappiamo che purtroppo le rimane poco più di un anno di vita.

Nancy, la First Lady

Ronald Reagan è Presidente degli Stati Uniti da pochi mesi e non si muove da Washington, ma Nancy certo non si perde un’occasione del genere. La First Lady è in rosa, direi Valentino, molto elegante; avrei giusto evitato la sciarpa annodata al collo, ma la sua mise sarebbe perfetta ancora oggi. Potenza dell’Alta Moda!

Margaret, il Primo Ministro cd wedding tatcherC’è anche lei naturalmente, all’epoca da due anni a capo del Governo di Sua Maestà. Non è una donna di particolare eleganza, non è più giovanissima (ha 55 anni, come la sovrana) e va sul sicuro col classico blu notte. Come molte altre signore, indossa una sorta di pillbox – del tipo che mia madre chiamava tamburello – piazzandolo piatto sulla testa; che vi devo dire, erano pur sempre gli anni ’80. Se non ricordo male, data la quantità di invitati, i reali e quelli di rango più elevato partecipano al wedding breakfast a Buckingham Palace, mentre altri vengono ricevuti da Mrs Tatcher. Che è sempre un modo elegante per non averla tra i piedi.

Kiri, la voce cd wedding kiri te kanawaLo sposo è notoriamente appassionato di musica classica e operistica, ed è deciso a fare del matrimonio un evento musicale memorabile. Adora il divino soprano Kiri Te Kanawa da quando l’ha sentita cantare al termine di una cena sullo yacht Britannia durante un viaggio della royal family in Nuova Zelanda, la patria di lei. La cantante in quel periodo è a Parigi e si mette alla ricerca dell’abito adatto, ma ovviamente non può rivelare per l’occasione in cui deve indossarlo. Il risultato è questo camicione multicolor (all’epoca comunque – purtroppo – piuttosto di moda) con gorgiera elisabettiana a proteggere l’ugola d’oro e cappellino nello stile di quello di Mrs Tatcher, nell’unico colore che manca sull’abito. Forse doveva cercare un altro po’. O spiegarsi meglio.

Camilla, l’altra

Sì, c’è anche lei. Poco opportunamente è di bianco vestita, ma almeno ha un bel pillbox piazzato come si deve. Perché è stata invitata? I Parker-Bowles frequentano i circoli reali – il marito, prima di sposare lei, aveva corteggiato la principessa Anne – e dunque la sua presenza non deve stupire. Charles sembra girarsi verso di lei, mentre esce con la sposa? Sì, ma non possiamo sapere se fosse intenzionale. Diana entrando cerca di individuare la sua rivale? Direi proprio di no. Però date retta a Lady Violet: a un matrimonio con abito e cappello bianchi andateci solo se siete la sposa.

Queste alcune delle persone presenti, ma chi invece non è andato? L’assenza più clamorosa è quella di Juan Carlos e Sofía di Spagna: considerano un grave sgarbo il fatto che la luna di miele a bordo dello yacht reale parta da Gibilterra, che è oggetto del contendere tra Spagna e Regno Unito. Non c’è il presidente greco Karamanlis, che si rifiuta di incontrare l’ex re, Costantino II; sempre per ragioni politiche non c’è neanche il presidente irlandese, data la tensione alla frontiera con l’Irlanda del Nord. Ovviamente non c’è il nostro presidente, Pertini, notoriamente poco interessato alle occasioni mondane in generale, e a quelle royal in particolare; di sua moglie Carla Voltolina neanche a parlarne, dunque alla fine l’Italia è rappresentata dalla moglie del Presidente del Senato, la signora Maria Pia Fanfani. Non saprei dirvi come fosse vestita, ma ricordo i cronisti deliziati dall’elegante semplicità della nostra ambasciatrice (cioè la moglie dell’ambasciatore), in Laura Biagiotti, e pure prêt-a-porter. Insomma, semplice buon gusto.

 

(Ph. Alamy; Serge Lemoine/Hulton Archive/Getty Images; Bettmann Collection; PA Images/Getty Images;

Jackie, la donna che visse tre volte (parte prima)

Compirebbe novant’anni oggi Jacqueline Lee Bouvier, poi Kennedy, poi Onassis, per sempre Jackie. JackieNasce a Southampton, sobborgo chic di New York affacciato sull’oceano. Il padre, John Vernou Bouvier III è un fascinoso agente di cambio detto Black Jack per l’abbronzatura perenne e le numerose eccentricità; discende da un ebanista di Pont-Saint-Esprit, nel Sud della Francia, giunto a Philadelphia dopo aver combattuto nelle guerre napoleoniche. La madre, Janet Norton Lee, viene da una famiglia d’origine irlandese che fonda il suo benessere sulle proprietà immobiliari; nutre la ferma convinzione che ogni ragazza abbia bisogno di un marito, naturalmente il più ricco possibile. Nonostante la nascita di una seconda bambina, Caroline Lee (morta quest’anno, ne abbiamo parlato qui A Royal Calendar – 3 marzo 1933 ) il matrimonio non dura: Jack è un uomo dalle grandi passioni: donne, alcool, cui si aggiunge l’amore per il rischio, che gli fa rischiare anche il patrimonio in investimenti avventati, e nel 1940 arriva il divorzio.

Per la piccola Jackie, legatissima al padre – che la chiama la più bella bambina che un uomo abbia mai avuto – è un brutto colpo, ma ne rafforza il carattere e lo spirito indipendente. Fedele ai propri principi, Janet si risposa due anni dopo; questa volta lui è il petroliere Hugh Auchincloss; madre e figlie lasciano New York e vanno ad abitare in Virginia, nella grande tenuta di famiglia. Una famiglia allargata: Hugh ha tre figli da un precedente matrimonio e con Janet ne avrà altri due, una femmina e un maschio. Jackie, intelligente e sportiva, è un’ottima amazzone e un’ottima studentessa; è anche molto graziosa, anche se non bella in senso classico, ha fascino e classe. jackie debutanteNel 1947 entra in società – e viene incoronata debuttante dell’anno – poi si iscrive a Vassar, esclusivo college femminile; orgogliosa delle sue origini va a studiare un anno in Francia, tra la Sorbona e l’Università di Grenoble, poi torna negli USA e si laurea in Letteratura Francese alla George Washington University. È il 1951. Vince uno stage di un anno nella redazione di Vogue: sei mesi nella sede di New York e sei in quella di Parigi, ma rinuncia; secondo la sua biografa Barbara Leaming il direttore sarebbe contrariato dal fatto che a 22 anni non è ancora sposata: un problema in società. Oppure c’entra il fidanzamento con John G. W. Husted Jr, un giovane agente di cambio figlio di amici di famiglia; si parla di un matrimonio a giugno, ma poi Jackie ci ripensa, e mette fine all’idillio. Di nuovo nella capitale federale, trova un impiego al Washington Times-Herald dapprima è solo una receptionist part-time, ma poi ottiene un incarico da fotocronista. jackie reporter

A maggio del 1952 è a un dinner party quando Charles Bartlett, che è amico di entrambi, le presenta un giovane politico del Massachussets, John Fitgerald Kennedy. Si piacciono subito; lui è alto bello, simpatico, affascinante; si prepara a correre per un seggio al Senato e a novembre viene eletto. La storia tra loro in quei mesi è diventata seria, e probabilmente già in quella occasione Jackie riceve una proposta di matrimonio. Non saprei dirvi se lui cercasse moglie, aspetto che per un politico nell’America degli anni ’50 ha la sua importanza; sicuramente suo padre Joseph, cerca una First Lady. Il patriarca ha le idee chiare: il suo primogenito un giorno vivrà alla Casa Bianca. Poi il primogenito Joseph jr muore in guerra, e allora si concentra sul secondogenito John, che tutti chiamano Jack; cambia il figlio, non l’ambizione. Jackie prende tempo, non è sicura, poi la sua vita si incrocia con un’altra icona del Novecento (e non solo). Da questo lato dell’Atlantico, il 1952 è l’anno della morte di Re George VI, al suo posto sul trono siede ora la figlia Elizabeth. La giovane regina viene incoronata a Londra il 2 giugno 1953, e Jackie viene inviata dal suo giornale a seguire l’evento; mentre è in Inghilterra riceve una telefonata da Jack, che le rinnova la sua proposta. Questa volta accetta, e il fidanzamento viene annunciato il 25 giugno.

Riceve un anello Van Cleef&Arpels composto da un diamante di 2,88 carati abbinato a uno smeraldo di 2,84 carati, con piccole baguettes; a un certo punto verrà rimaneggiato, con l’aggiunta di altri piccoli diamanti a navette. jackie weddingLe nozze del’anno si tengono a Newport sabato 12 settembre 1953; cerimonia religiosa  nella cattolica di St.Mary’s Church con 800 invitati, che diventano 1200 al ricevimento nella tenuta di Hugh Auchincloss, il patrigno di Jackie, che l’accompagna all’altare. jackie wedding dressIn effetti anche John Bouvier è a Newport, ma non è chiaro se sia la ex moglie a proibirgli di svolgere il suo ruolo di padre della sposa, o se è lui ad essere troppo ubriaco (morirà quattro anni dopo per un tumore al fegato, probabilmente favorito dall’alcolismo). Janet sceglie anche l’abito da sposa, e impone alla figlia una creazione di Ann Lowe, famosa sarta afroamericana di New York, che non le piace e non la rispecchia: 45 metri di taffetà di seta, un corpino aderente con maniche accennate su un’ampia gonna a ruota realizzata con uno speciale plissé – specialità della Lowe – e riccamente decorata con festoni e cerchi, plissettati anche loro, scanditi da piccoli fiori di cera. jackie wedding veilIl velo antico, appartenuto alla nonna della sposa, è trattenuto sul capo da una piccola cuffietta in pizzo, un’acconciatura tipica degli anni ’50.

I primi anni di matrimonio non sono semplici, tra problemi di salute, difficoltà a concepire e i continui tradimenti di lui. Nel 1955 Jackie ha un aborto, l’anno dopo dà alla luce una bimba morta, che viene chiamata Arabella; finalmente il 27 novembre 1957 nasce Caroline (e sembra che in questa occasione si consumi il più imperdonabile dei tradimenti, tra John e Lee, sorella di Jackie). jackie jack carolineIntanto nel 1956 Jack vorrebbe affiancare come vice Adlai Stevenson nella corsa alla casa bianca, ma il partito gli preferisce il senatore del Tennessee Estes Kefauver. jackie&jackSi sa come finisce: il Presidente Eisenhower viene riconfermato; ora i Democratici hanno tre anni per trovare il candidato ideale. Il due gennaio 1960 Jack lancia la sua corsa alla Casa Bianca, ottiene la nomination e l’otto novembre, dopo un finale al cardiopalma in cui saranno decisivi i voti dell’Illinois, John Fitgerald Kennedy diventa il trentacinquesimo Presidente degli Stati Uniti. Due settimane dopo Jackie, che lo ha seguito e sostenuto durante tutta la faticosa campagna elettorale, partorisce un maschietto che viene chiamato come il padre. Dal suo letto d’ospedale la futura First Lady inizia a pianificare il suo ruolo. Negli anni il suo buon gusto innato si è evoluto in uno stile raffinato; Micol Fontana raccontava di aver avuto come cliente la moglie del giovane senatore, che aveva l’abitudine di selezionare gli abiti preferiti per poi lasciar scegliere al marito cosa acquistare. Ora farà da sola, Jackie diventerà l’immagine di una presidenza che si propone come New Frontier. Ha bisogno di uno stilista americano, e lo trova in Oleg Cassini, che la trasformerà in un’icona. jackie jack paradeIl mito di Jackie sta nascendo.

 

 

 

 

Le foto del giorno – 28 luglio

D’accordo, l’ultimo matrimonio monegasco non ci ha entusiasmati, forse ci aspettavamo qualcosa di diverso o forse no, però sono uscite altre fotografie, e per completezza di informazione ve le sottopongo; d’altro canto avevamo previsto che il weekend alla fine sarebbe stato interamente dedicato al Principato. Venerdì Louis arriva in Municipio per le nozze civili al braccio della mamma, che appare raggiante. louis stéphanieCome l’imminente nuora, anche Stéphanie indossa una tuta; si saranno messe d’accordo? La principessa ha scelto il raso giallo con accessori avorio, risultato: una delle peggiori mise da madre dello sposo di sempre. Aggiornamento: una delle nostre più fedeli lettrici, che ha occhio attento e memoria prodigiosa, ne ha svelata l’origine: la tuta di Stéphanie è la stessa che la figlia Pauline indossava – in versione bianca – alla prima sfilata del suo fashion brand; in questo caso la perdoniamo, perché a cuor di mamma non si comanda (e merci a Mariangela).louis marie familiesInteressante la foto con i genitori: si vede meglio la tuta della sposa, e confermo che non mi dispiace; graziosa e piuttosto elegante la madre della sposa, in crisi da separazione Stéphanie. Però Daniel, padre dello sposo, è una certezza,  la posa alla sparami in petto non l’abbandona mai.

louis marie party

(Ph @rosa_clara)

Per il ricevimento serale Marie si è affidata ancora a  Rosa Clará; personalmente detesto quel modello – tra l’altro visto e stravisto – in questo caso peggiorato dallo strascico di tulle, però trovo che il corpino con quel tipo di scollatura, simile in entrambi i modelli della maison spagnola, le doni molto. Quanto a Louis, a parte che il gilet sotto l’abito da sera per un ragazzo così giovane è un po’ triste, cos’è quel baluginio tra l’orlo di pantaloni e le scarpe? Sarà mica senza calze? Mon Dieu. Ma anche adieu.

Le nozze di Louis e Marie

Ci hanno fatto aspettare a lungo ma alla fine ecco le foto! louis marie civil weddingIl modello dell’abito per le nozze civili – una tuta, in verità – lo avevamo conosciuto grazie al bozzetto, questo è il suo aspetto dal vero. Certo non è che si veda tanto, non si possono valutare né l’aspetto generale né il fitting, ma basandomi su questa sola immagine non mi dispiace. Magari è una mise adatta più a un party che a un matrimonio, però per una cerimonia civile, molto riservata, in piena estate, per una ragazza giovane dalla bellezza esotica è una scelta insolita e interessante.

Finalmente oggi pomeriggio il matrimonio nella Cattedrale del Principato; un omaggio che Louis ha voluto espressamente in memoria del nonno, morto quando lui era ancora piccolo, che proprio qui sposò la sua principessa. louis marie wedding carLa sposa è arrivata a bordo di un’auto d’epoca, seduta da sola sul sedile posteriore. Francamente avrei evitato la decorazione floreale sul parafango e soprattutto quei due fiocchi che decorano mosciamente le maniglie. louis marie wedding 3Belli e molto innamorati gli sposi, niente di che l’abito di Marie: il solito modello in pizzo con gonna ampia, con l’aggravante di un corpino che schiaccia il già esile décolleté. louis marie wedding 2I capelli spettinati che sbucano alla rinfusa da sotto al velo non li commento neanche, sapete già come la penso. Ma poi, con queste temperature, non fanno ancora più caldo?

Tutti insieme appassionatamente sulle scale della chiesa: commovente la mamma dello sposo vestita da signora, abito al ginocchio e filo di perle. Pessima invece l’attuale moglie del padre dello sposo; fossi stata in lei avrei fatto un passo indietro, soprattutto se abbigliata da hostess di una linea area secondaria. louis marie weddingBrutti gli abiti delle damigelle, il colore è veramente inguardabile. Sorridenti alle spalle degli sposi gli zii di lui: c’è Albert e Caroline accanto a lui, con pamela monstre; non c’è Charlène, che ha brillato per assenza praticamente a tutti i matrimoni dei nipoti acquisiti. D’altronde è comparsa ieri sera al Gala de la Croix Rouge, sia mai prendiamo il vizio di vederla troppo. Pamele enormi anche per le due nuore di Caroline, Tatiana e Beatrice, che con un movimento repentino rischia di accecare l’incolpevole Alexandra; le vedete in alto a sinistra, mentre sempre a sinistra, subito dietro le damigelle, ci sono gli altri sposi dell’anno: Dimitri e Charlotte, in abito corto a pois. L’impressione generale è quella di un matrimonio certo non particolarmente principesco, ma allegro e sentito. Però una domanda è inevitabile: chi, e perché, ha ammassato così sui gradini lo strascico e il velo, con l’effetto di una meringa spiaccicata?

Le foto del giorno – 27 luglio

E alla fine dal Principato arrivarono le foto; se non quelle del matrimonio di Louis, almeno quelle dell’evento clou dell’estate: il Gala de la Croix Rouge nella Salle des Etoiles dello Sporting. Come previsto, Charlène ha evitato l’amato Akris, indossando una creazione Marchesa. Princess-Charlene-in-MarchesaAnche lei ha ceduto alla moda dell’abito con mantello incorporato, tanto amato dalla First Lady Melania Trump, in un interessante e insolito punto di verde. Benché non ami particolarmente il modello, confesso che stavolta Charlène mi piace, come accade abbastanza spesso quando indossa mise da gran sera autenticamente Haute Couture. Princess-Charlene-in-Marchesa 2E devo dire che questa è l’unica volta in cui mi abbia fatto pensare a Grace, che fosse il suo obiettivo oppure no.

Princess-Charlene-Repossi earringsBelli i capelli, bellissimo il trucco e favolosi gli orecchini Repossi, la Maison di origine torinese che creò anche il suo anello di fidanzamento. Peccato per lo sguardo perso nel vuoto che la principessa mostra in tutte le foto, sarà conseguenza della vista dello smoking del sovrano marito?

La foto del giorno – 26 luglio

Quella di oggi è la foto… che non c’è! marie-chevallier rosa claraIn attesa di notizie e soprattutto immagini da Monaco per ora dobbiamo accontentarci del bozzetto dell’abito che Marie Chevallier ha indossato oggi per le riservatissime nozze civili con Louis Ducruet. La sposa si è rivolta a Rosa Clará, notissima Maison di Barcellona (pensate che il suo sito web è il secondo più cliccato al mondo per bridal fashion): il risultato è una raffinata tuta pantaloni, senza maniche, con profondo scollo a V davanti e dietro e il punto vita segnato da una fascia in pizzo. Una scelta interessante, che rimanda idealmente al completo pantaloni (Chanel, in quel caso) indossato da Charlène per il matrimonio religioso il primo luglio 2011. In effetti anche nel viso della modella il bozzetto sembra rifarsi a Charlène più che a Marie, aspettiamo fiduciosi almeno una fotografia per farci un’opinione completa.

Rosa Clará ci fa sapere che è suo anche l’abito per il party postnuziale, mentre quello che la sposa indosserà percorrendo la navata della Cattedrale – come già fece Grace sessantatré anni fa – è opera di Pauline, sorella dello sposo e stilista in erba.

A domani, e viva gli sposi!