Va in scena il royal wedding – Gli invitati

Dopo gli sposi e la cerimonia che li ha uniti in questa straordinaria giornata, ecco gli ospiti di particolare importanza, il cui arrivo alle nozze abbiamo potuto apprezzare grazie alla perfetta organizzazione e all’accoglienza che i sovrani hanno riservato ad ognuno. Un affascinante mix di Oriente e Occidente, di favolose toilettes e abiti già visti, di costumi tradizionali e creazioni couture. E pure qualche incidente, per fortuna solo sfiorato: con la Principessa Muna, seconda moglie del defunto Re Hussein e madre dell’attuale sovrano, sono arrivate le figlie gemelle, Aisha e Zein.

Zein, la signora bruna coi capelli corti, indossa un abito verde bosco di Carolina Herrera con borsetta Bulgari mentre la sorella Aisha, la signora bionda, ha scelto un elegante abito beige di Reem Acra. Che oplà, poche ore dopo è comparso uguale uguale addosso a Beatrice di York. Per fortuna che era la cena di gala e Aisha si era cambiata! Va detto che l’abito sta molto bene a entrambe, nonostante tra le due royal ladies ci siano ben vent’anni di differenza, 55 contro 35. La sintesi tra Oriente e Occidente è compiuta.

Della mise serale di Beatrice parleremo prossimamente, per la cerimonia Mrs Mapellli Mozzi aveva scelto un’altra toilette che a me è piaciuta molto: un abito di Needle & Thread, in polyestere riciclato come le paillettes che lo decorano; il riciclo è ormai la nuova frontiera del lusso. Il modello è caratterizzato da una morbida linea ad A che Beatrice ha reso più aderente con una cintura nera, en pendant col fiocco che trattiene i capelli. Rispettato il dress code: abito scuro per gli uomini e lungo da giorno per le signore, senza tiara (ma non temete, più tardi c’è stato spazio anche per loro).

La presenza di Edo e Bea è stata un po’ una sorpresa, data la partecipazione – confermata a poche ore dal matrimonio – dei Principi di Galles in rappresentanza della Corona. Grande attesa per vedere Catherine all’opera sullo scenario internazionale nel suo nuovo ruolo, e soprattutto per vederla abbigliata per l’occasione. Non ha deluso, anzi ha messo a segno pure un bel colpo, scegliendo lo stesso couturier che firmava l’abito della sposa, Elie Saab. Abito rosa antico (molto antico) collo alto, maniche lunghe, linea flou. Il ricamo è molto raffinato, lei è sicuramente bella, gli orecchini sono tanto ma non stonano, non si è messa nemmeno un fiocco in testa, come hanno fatto altre, ma se dovessi dirvi che mi ha conquistata mentirei. Un incanto che non mi ha catturata.

Molto interessante per me osservare gli ospiti mediorientali: donne in generale molto belle e molto curate (a volte troppo) alcune vestite all’occidentale altre secondo la tradizione, altre ancora mischiando gli stili. Ad esempio, ho trovato elegante la Principessa Basma bint Talal, zia del sovrano. Per noi tanto oro indossato di pomeriggio sarebbe troppo, ma l’abito è molto bello e lei, compagna di studi di Anne The Princess Royal porta assai bene i suoi 72 anni.

Ugualmente interessanti le interazioni, tenendo naturalmente presente che non conosciamo tutti e ignoriamo la profondità dei rapporti; ho notato ad esempio i signori sauditi non baciare la regina, né le signore il re; e colpisce il fatto che praticamente nessuno fa il curtsy ai sovrani. Rimedia Mary di Danimarca, che si produce come sempre in una riverenza profondissima, pure troppo. La principessa danese, accompagnata dal marito con la sua tradizionale andatura caracollante (mi aspetto sempre che affibbi qualche pacca sulle spalla, e raramente resto delusa) ha riproposto un abito Erdem, francamente non il mio preferito, peggiorato dal fiocco azzurro tra i capelli, da attempata adolescente; la salvano le scarpe, che qui non si vedono ma sono le celeberrime Hangisi di Manolo Blahnik, rese immortali dalla Carrie Bradshaw di Sex and the city.

Dalla Scandinavia con furore altri due eredi al trono: il povero Haakon di Norvegia giunto, come annunciato, solo soletto e dunque passato praticamente inosservato. Victoria di Svezia in un maxi dress a fiorellini del brand svedese byMalina all’occorrenza utilizzabile anche come camicia da notte.

Altra coppia di eredi che stiamo vedendo spesso sono Alois e Sophie del Liechtenstein; come i sovrani giordani, stanno per festeggiare i trent’anni di matrimonio (il 3 luglio). Lei mi piace moltissimo anche in questa sobria versione in pizzo blu – l’abito è il modello Julianna di Diane von Furstenberg – arricchita dagli zaffiri di famiglia, E che falcata!

Presente anche qualche erede al trono non ancora accoppiato e dunque in compagnia del genitore sovrano come la duchessa di Brabante scortata dal padre, Roi Philippe. La deliziosa fanciulla sembra aver ereditato la passione per i cape dress della madre, ma il suo, di Essentiel Antwerp, ha il pregio di essere più allegro e leggero, meno matronale. In mano Elisabeth ha una clutch di Armani, modello La Prima, altro must di famiglia.

(Ph: Patrick Van Katwijk/Getty Images)

Nonostante la sua presenza fosse stata annunciata, non s’è vista un’altra giovane erede al trono: Catharina-Amalia farà la sua comparsa solo al ricevimento serale lasciando la cerimonia nuziale ai genitori. Máxima ripropone un abito di Luisa Beccaria, che addosso a lei perde l’eleganza rarefatta e romantica del brand per assumere un’aria quasi flamenca; non mi ha convinta. Non so se fosse successo qualcosa, ma i sovrani mi sembravano piuttosto immusoniti, e c’è stato anche un siparietto al momento di salutare Abdullah II che dal basso del suo metro e 60 (più o meno) si è alzato sulle punte dei piedi ridendo davanti all’altissima e sempre taccatissima Máxima.

Oltre alla coppia olandese, e il già citato Philippe dei Belgi, presenti in ordine sparso altri sovrani, regnanti o emeriti: visto e riconosciuto il sultano malese con la moglie e il sultano del Brunei accompagnato da uno dei figli minori, Abdul Mateen. Non è l’erede al trono – ma mai dire mai – però il giovinotto, invero piuttosto belloccio, è una mezza star di Instagram (che insomma, puoi essere pure un principe ereditario, ma se non regni sui social non sei nessuno).

Accompagnata non dal marito ma da una delle di lui sorelle, la principessa (il titolo è Ashi) Euphelma, ecco Jetsun Pema Regina del Bhutan. E sorpresa! Abbiamo scoperto un colore che non le dona tanto. Siamo innamorati da sempre della love story tra i sovrani, che ha portato il Re a rinunciare alla poligamia dedicandosi solo a lei, ma la tradizione del Paese è diversa. Il Quarto Re Drago, padre dell’attuale monarca, ha sposato quattro donne: Euphelma e il Re hanno in comune il padre ma madre diversa. Però le quattro mogli sono sorelle tra loro, dunque i vari figli nati sono fratelli e cugini. Non bastasse, Euphelma ha sposato un fratello minore della Regina. Anche le signore del Bhutan sono interessate alla moda, e per questo matrimonio hanno abbinato agli abiti tradizionali due clutch firmatissime: Louboutin per la regina, Dior per la principessa.

(Ph: Patrick Van Katwijk/Getty Images)

Entrata super scenografica per la Sheikha Moza bint Nasser, madre dell’emiro del Qatar. Il suo lungo soprabito rosa e nero, ispirato alla secessione viennese – in particolare all’architetto Josef Hoffman – mi ricordava qualcosa, e infatti ecco qui Valentino collezione haute couture autunno inverno 1989 https://www.youtube.com/watch?v=X65UeiSOXlA

Valentino vintage (ne ha una vera collezione) anche per la Reina Emerita Sofía, giunta a rappresentare la Spagna in compagnia dell’acciaccatissimo Juan Carlos, proveniente però da Abu Dhabi, dove ormai risiede. L’abito rosa a balze è stato indossato dalla Reina per i 60 anni di Carl Gustav di Svezia, nel 2006; la spilla invece fu vista la prima volta al battesimo del figlio Felipe, 55 anni fa.

Nessun Grimaldi presente per Monaco, qualcuno ha inviato anche membri di secondo piano; gesto non particolarmente rispettoso, trattandosi del matrimonio di futuri sovrani, ma tant’è. Dal Lussemburgo c’era il minore dei figli dei Granduchi Sébastien; dal Giappone è arrivata Hisako, Principessa Takamado – il marito, scomparso vent’anni fa, era cugino dell’Imperatore Emerito Akihito – con la maggiore delle figlie, Tsuguko. La Principessa Takamado è una donna di grande cultura e dinamismo, sicuramente la più “moderna” delle molte principesse giapponesi. Poi certo, questo damascato blu è un po’ fuori moda, ma non è facile vestire in uno stile così diverso dal proprio. E vi prego di notare la clutch a forma di civetta della figlia.

Ultime degli ospiti ad arrivare Jill Biden con la figlia Ashley, cui chiederei: se il dress code prevede il lungo, perché midi? La First Lady invece rispetta le regole: Reem Acra anche per lei – la stilista libanese è piuttosto popolare negli USA – un caftano color ostrica non particolarmente donante.

Nell’attesa di parlarvi della cena di gala mi è venuta un’idea: che ne dite di sfruttare le tantissime immagini delle signore giordane, più che per ammirane le mise per cercare di definire le intricate parentele all’interno della famiglia reale? Palesatevi!

Il caffè del lunedì – Sacro profano e polar

Sacro

Giovedì 25 la Infanta Sofía ha ricevuto la Cresima. A Madrid, nella parrocchia della Asunción de Nuestra Señora de Aravaca, con i suoi compagni di scuola. Con Sofía c’erano naturalmente i genitori, la sorella Leonor fresca di diploma, e tre nonni su quattro: la Reina Emerita, Paloma Rocasolano e Jesus Ortiz, genitori di Letizia. Assente Juan Carlos, che è rimasto ad Abu Dhabi, c’era però la seconda moglie di Ortiz, a dimostrazione di come le famiglie allargate siano ormai sdoganate dappertutto e ad ogni livello.

Le immagini raccontano una cerimonia gioiosa e sicuramente meno formale dei nostri tempi a partire dagli abiti: con le signore tutte nella paletta del rosa – ormai il colore ufficiale a Palazzo – mi ha fatto una certa sensazione vedere la cresimanda col pancino semiscoperto. Confesso che lì per lì mi era sembrata una di quelle cose da ragazzina, un po’ cheap, invece sono andata a cercare ed è una bella tuta in doppio crêpe di polyester del brand spagnolo Caryo (ecco il link https://cayrowoman.com/mono-petunia/).

Mi ha colpito anche Letizia, in espadrillas – è iniziata la stagione! – pantaloni e blusa. Insomma, dalla mia cresima, con madre e madrina in tailleur e cappello, è passata un’era geologica. Sofía ha avuto come padrino suo padre, ma tutto il gruppetto si è prodotto in grandi abbracci, baci e manifestazioni di affetto varie.

Festeggiata a parte, la foto che mi è piaciuta di più è questo, col nonno che omaggia la nipote.

Profano

Profano, ma non privo di una sua laica sacralità, il GP di Formula 1 a Montecarlo: circuito cittadino, pubblico delle grandi (e medie) occasioni, mondanità a mille. Famille princière ottima e abbondante sparsa per ogni dove sia per le qualificazioni sia per la gara vera e propria.

Avvistati Andrea a Tatiana con tutti e tre i figli, Charlotte con marito e figlio maggiore, Pierre e Beatrice da soli, Alexandra con fidanzato, i neo genitori Louis e Marie Ducruet. Come da manuale, Charlotte griffata Chanel – con un abito indossato l’anno scorso nella vicina Cannes da penelope Cruz – Beatrice griffata Dior, le altre a gusto proprio. Vi segnalo Tatiana, di origine colombiana, con un abito della conterranea Johanna Ortiz, già incontrata di recente, ad esempio indosso a Meghan (Le foto del giorno – Tre principesse e una regina)

Triste come un pomeriggio di pioggia la povera Charlène, cui non bastano le strisce arcobaleno nell’abito Akris per riacquistare il sorriso, che compare sul suo volto solo davanti ai suoi gemelli. La Princesse ha scurito i capelli, una scelta che mi perplime abbastanza; non mi sembra che doni troppo al suo incarnato, e in fotografia viene scurissimo, non particolarmente donante.

Non va meglio al gala serale, in compagnia di reali malesi, in cui sprofonda in un abitone monospalla – che sta diventando per lei come il rosa per Letizia – firmato Valentino. Speriamo sia solo una fase.

Polar

(Ph: Christine Olsson/TT)

Prima o poi bisognerà andarci a questo Polarpriset, che assegna premi in campo musicale, con una messa inscena che Sanremo sembra una recita all’oratorio. Ci andrei anche solo per vedere Victoria, che memore di un incredibile abito di tulle rosa indossato prepandemia (Le foto del giorno – 12 giugno) quest’anno ha raddoppiato con un monospalla (pure lei!) giallo limone di H&M veramente notevole. Ed è stata pure fortunata con l’abbinamento del bouquet!

e per finire un piccolo gossip

Finiamo con un piccolo gossip, dedicato ai quei tre di voi che se lo fossero perso. Dopo aver imèerversato al festival di Cannes, le principessine di Borbone Due Sicilie si sono spostate a Monaco per la F1. Maria Carolina (al centro, in grigio) ha pubblicato su Instagram questo scatto che la mostra in compagnia della sorella Maria Chiara (a destra, in azzurro) e alcuni amici, tra cui Christian di Danimarca (tra le due, in giacca beige e capelli a carciofo). Love story in vista? Lady Violet non ha dubbi che la madre della fanciulle, la Duchessa di Castro Camilla nata Crociani, metterà in campo qualunque cosa per sistemare le sue creature al meglio, ma va detto che il padre Carlo fu tra i padrini della sorellina di Christian, Josephine. I semi sono stati già piantati, se poi fioriranno noi saremo qui a goderci lo spettacolo.

Royal chic shock e boh – Coronation edition (parte seconda)

Dal viola al rosa

(Ph: Jacob King – PA Images/Getty Images)

Abbiamo concluso la prima parte di questo post con l’adorabile Lady Louise Windsor, abbigliata in una sinfonia di tonalità tra l’azzurro pallido e il lilla: Royal chic shock e boh – Coronation edition (parte prima), riprendiamo la narrazione con un colore che casualmente è anche il preferito di Lady Violet. E partiamo da una signora che spesso si piazza sul podio delle più eleganti: Mary, Principessa Ereditaria di Danimarca. Lei è l’unica ad avere scelto una tonalità così piena e satura, così profonda da sembrare quasi blu, come potete notare dal confronto tra le due fotografie. La prima ha anche il vantaggio di farvi apprezzare gli splendidi gioielli di diamanti e turchesi, spilla e orecchini, appartenuti a Margaret di Connaught – nipote di Queen Victoria e bisnonna del marito di Mary, Frederik – la principessa li ha ricevuti in dono dalla suocera l’anno scorso, per il cinquantesimo compleanno.

(Ph: Stuart C. Wilson/Getty Images)

Come molte royal ladies ha scelto uno stilista del proprio Paese, in questo caso il danese Søren Le Schmidt. Che ha svelato un piccolo gossip: il robe-manteau in crêpe di lana annodato in vita, con collo sciallato, era stato realizzato qualche anno fa per un evento completamente diverso (che non è stato rivelato) poi saltato a causa della pandemia; trattasi dunque di vero e proprio riciclo, ma come si dice in questi casi, fa la sua figura. Per la gioia di Lady Violet sono viola anche gli accessori, a partire dalle amatissime Gianvito 105, di Gianvito Rossi in camoscio, alla clutch Carlend Copenaghen in una sfumatura un po’ così, al copricapo con veletta, di Jane Taylor. Chic.

Jetsun Pema

Possiamo dire qualcosa che non abbiamo già detto? Esistono aggettivi nuovi per descrivere la bellezza, la grazia, l’eleganza dell’incantevole regina del Bhutan? Non capisco nulla di armocromia, ma mi sembra che non esista colore che non doni al suo incarnato; in questo caso questo lilla freddo è sublime. Per aggiungere un brivido di dissenso dirò che non mi piace la borsetta, tutto il resto chic.

Sophie del Liechtenstein

(Ph: Joe Giddens – PA Images/Getty Images)

Sophie è l’unica consorte – del principe ereditario, attuale reggente, del Liechtenstein – di sangue veramente blu, talmente blu da poter aspirare direttamente al trono britannico (è nella linea di successione che discende dagli Stuart, antagonista di quella regnante); oltre a ciò, attraverso una zia materna è anche imparentata con gli Spencer-Churchill. Ad onta di tutto questo blu, sceglie un colore favoloso, che vira dall’orchidea al bouganville a seconda della luce. Non sono riuscita a trovare traccia del creatore di tale perfetta mise – sembra che la signora prediliga sempre il su misura – ma solo quella del cappellaio: Philip Treacy. Boccoletti a parte la trovo perfetta, a partire dalle scarpe nude perfettamente abbinate al suo incarnato. Chic.

Beatrice di York

La maggiore delle figlie di Andrew e Sarah è una di quelle fanciulle che fioriscono appieno dopo le nozze. Da quando è diventata Mrs Mapelli Mozzi è – o sembra – rilassata, soddisfatta, in una parola felice, e anche il suo stile ne ha giovato. Poi arriva il giorno più importante dell’anno, magari pure del decennio, e lei si presenta così, come se andasse a un matrimonio in tono minore. Abito hot pink di Beulah London, il cui merito principale è chiamarsi Sienna, come la bimba di Beatrice; e sì, somiglia molto a quello indossato da Mary di Danimarca al ricevimento del giorno prima (Royal chic shock e boh – Pre Coronation party) e a quello di Salma di Giordania al matrimonio della sorella (Scene da un matrimonio). Accessori color nude graziosi ma non memorabili, e soprattutto un’acconciatura composta da un bandeau di dimensioni veramente eccessive, il modello Graziana di Emily London, con veletta removibile e fortunatamente rimossa. Molto belli gli orecchini di Garrard in rubellite e zaffiri rosa, ma nelle foto non risaltano. Che dirvi, boh.

Lady Gabriella Windsor

(Ph: Getty Images)

Altra royal lady – figlia di Michael, fratello minore del Duca di Kent – altra sfumatura intensa di rosa. Qui facciamo presto: mi piace il robe-manteau (di Catherine Walker) mi piace molto il punto di rosa, mi piace moltissimo il cappello (di Philip Treacy). Avrei evitato le calze rinforzate, molto care anche a sua madre Marie Christine, una delle signore del circuito reale che Lady Violet ama di meno (eufemismo). Interessante notare come Gabriella fosse in compagnia non del marito, ma del fratello, Lord Frederick: la mannaia degli inviti di King Charles si è abbattuta su vari consorti, ritenuti evidentemente non strettamente necessari. Chic.

Letizia di Spagna

Lo so, lo so che stavate aspettando il commento sulla Reina, e potrebbe mai Lady Violet deludervi? Prima di cominciare una premessa in tre punti: 1) Letizia ha un fisico e anche un modo di porsi che difficilmente la rendono inelegante; 2) non le piacciono i cappelli e non li porta quasi mai, se non costretta. Le manca proprio quel mix di autoconvincimento ed ironia che sotto un cappello aiutano molto; 3) ha sviluppato una sorprendente passione per il rosa. Mescolate tutto e avrete la mise di oggi. Rinverdendo i fasti di Alexis, la cattiva di Dynasty, si infila in un tailleurino rosa intenso di Carolina Herrera – disegnato dal giovanissimo direttore creativo Wes Gordon, che firma anche gli accessori – con baschina a pieghe e pure un ampio ricamo ton sur ton, cui si aggiunge una pencil skirt affilata come un rasoio. Il pezzo forte è naturalmente il cappello, una creazione della maison madrilena Balel, creatura di Isabel Terroso che, dopo aver lavorato per un decennio come ingegnere ha deciso di dedicarsi alla sua passione per la modisteria (e se vi fate un giro sul sito https://balel.es/ vi renderete conto che i suoi modelli non sono facilissimi da portare); insomma questa volta, abbastanza stranamente per una donna così forte e volitiva, è la mise che porta lei, ed oscura pure i preziosi orecchini, che fanno parte delle joyas de pasar, i preziosi gioielli di famiglia che solo la regina può indossare (con qualche eccezione) Un grande boh.

Mathilde dei Belgi

(Ph: Getty Images)

Se Letizia è Alexis, Mathilde è Krystle, alta e bionda, bella e buona. E noiosa. Eppure neanche la seconda signora Carrington avrebbe replicato l’ennesimo cape dress, per di più rosa confetto. Esca con le mani in alto chi ha convinto la Reine che questo è un modello passe-partout, da indossare in tutti i luoghi e in tutti i laghi. Questa volta sembra non sia Natan, e qualcuno ha avanzato l’ipotesi che possa essere un Armani Privé. Non ci credo neanche se il signor Giorgio me lo cuce davanti, anche perché il fitting è veramente, veramente terribile. Sicuramente Armani è invece la borsetta, il modello La Prima. Non mi piace neanche il cappello a disco volante (Philip Treacy). Shock.

Brigitte Macron

(Ph: Ben Stansall/Getty Images)

Tenero color cipria per la première Dame, in total look Vuitton, la maison che la veste quasi sempre in questi anni all’Eliseo. Abito più cappottino in stile militare, con accompagnamento di borsetta pendula e stiletti con punte sadomaso. La mise è bella, ma lei è veramente inelegante, ha sempre un atteggiamento poco chic, spesso abbarbicata al marito – qui in nero con cravattone, mi sa che s’è confuso col funerale di Lilibet buonanima – sempre col muso. Terribile il colore dell’incarnato, che risalta negativamente con la delicatezza del rosa cipria. L’abbronzatura così invecchia molto, non solo perché rovina la pelle ma perché assai di moda vari decenni fa. Peccato, perché il completo mi piace. Boh.

Vediamoci chiaro

(Ph: Jeff Spicer/Getty Images)

Siamo in dirittura d’arrivo, econcludiamo con le signore che hanno scelto tonalità chiare, chiarissime, fino al bianco. A partire da Mette Marit di Norvegia, in una mise che quanto a chiarezza fa a gara con il suo diafano incarnato. La sua salute, si sa, non è perfetta, per cui vederla ci dà sempre un brivido di gioia. In più, a quasi 50 anni, mantiene l’aspetto delicato della principessa di una saga nordica. Mi piace sempre con me si veste? No, questa volta ad esempio l’abito dello stilista di origine norvegese Peter Dundas, appena vivacizzato dal delicato ramages che sale sulla gonna la ingoffa un po’. Jane Taylor, che le ha creato un cappellino molto simile a quello realizzato per Mary non si è sforzata troppo; insomma, boh.

Charlène de Monaco

(Ph: Karwai Tang/Getty Images)

Ma perché? Quale forma di perversione può spingere qualcuno – rimasto rigorosamente anonimo – a conciare così una povera donna? Troppo lungo, troppo chiaro, troppo vecchio stile – a partire da quei bottoncini di perline a formare un fiorellino, che non si vedevano più dagli anni ’70 – per niente donante, inutilmente arricchito da quella stola appesa, metà profeta Elia metà caposala. E neanche il cappellino di Philip Treacy fa il suo lavoro. Strashock.

Máxima dei Paesi Bassi

Bianco latte per la regina olandese, che questa volta ha veramente indovinato: per lei un abito Jan Taminiau di linea semplice che ha il suo punto di forza nella raffinata lavorazione a intaglio che incornicia il collo e definisce le spalle. Magari avrei preferito per lei qualcosa di più strutturato, ma a me è piaciuta. Molto bello il cappello Philip Treacy, corrette le scarpe nude: le solite Gianvito 105 ormai avete capito che le hanno tutte. Da notare la clutch: è di un brand assai esclusivo: VBHLuxury, produzione italianissima e distribuzione internazionale. Dove VBH non sono che lei iniziali del fondatore, quel Vernon Bruce Hoeksema, semplicemente Bruce, ex modello americano, da anni discreto compagno dell’imperatore Valentino. Chic.

Rania di Giordania

Solitamente elegante, questa volta non so cosa le sia successo. Inguainata (troppo) in un abito couture color canarino morente della designer australiana Tamara Ralph con un fiocco-mantellina sulle spalle, e soprattutto un cappellino (Noel Stewart)piazzato in testa nella più ridicola delle posizioni, per di più coi capelli sciolti. Tremendi gli accessori bianchi (clutch Knot Bottega Veneta, altro oggetto ad alto gradimento royal, scarpe Jimmy Choo). Non approvo nemmeno suo marito il Re in abito blu (perfino Mattarella portava il tight). Shock, però magari al matrimonio del figlio recupera!

Le foto del giorno – Le diplomate

Oggi ben due principesse hanno festeggiato la conclusione dell’anno scolastico, e lo hanno fatto nello stesso posto: il St Donat’s Castle a Llantwit Major, in Galles. Entrambe le fanciulle, Leonor Princesa de Asturias e Alexia dei Paesi Bassi, hanno frequentato per due anni il liceo internazionale UWC Atlantic College.

Coetanee – compiranno a breve 18 anni – hanno completato il ciclo di studi, e sono pronte a ricevere il loro diploma; nell’attesa dell’esito degli esami, oggi hanno partecipato alla cerimonia di saluto per gli studenti del loro corso. Con Leonor c’era tutta la famigliola, papà mamma e sorella: molto allegri si sono concessi foto e selfie.

Per una volta più sobri gli olandesi, che hanno diffuso una sola fotografia con la diplomanda e i suoi genitori. Mancavano le due sorelle, ma sappiamo che la piccola di casa, Ariane, è pronta per fare la stessa esperienza. La sede scelta per lei però è quella di Duino, vicino Trieste: si prevede dunque un incremento dei viaggi dei sovrani nel Bel Paese. Con cui hanno un legame antico, dato che la famiglia reale olandese ha passato molte estati nella villa dell’Argentario, L’Elefante Felice.

Insomma, le figlie crescono, la mamme imbiancano, le royal watcher non ne parliamo!

Royal chic shock e boh

Si è appena chiusa la Milano Design Week che ha attirato un pubblico multiforme, comprendente addirittura una regina in attività e una in pectore. La prima ad arrivare è Mary, Principessa Ereditaria di Danimarca, che sceglie una mise non particolarmente apprezzata da molti, che – gusto a parte – è molto meno banale di quanti sembri.

Mary indossa una gonna plissé a blocchi di colore sulle tonalità del blu, simile a qualcosa che avevamo già visto (e criticato: Un matrimonio e un compleanno), che la principessa aveva già usato in precedenza. Qui la scelta ha un particolare significato, e vi spiego perché. Il padiglione This is Denmark ospita le principali aziende creative danesi, concentrate sulla creazione di un design sostenibile e senza tempo. Questa filosofia è interpretata a perfezione da Designers Remix, brand di moda del Paese scandinavo che punta su minimalismo, semplicità e rinnovabilità; infatti la gonna è in un tessuto particolare ottenuto dal riciclo delle bottiglie di plastica. Mi piace? Non particolarmente, anche perché trovo che il plissé si apra troppo, però approvo l’intenzione. E la moda che gioca un ruolo nei cambiamenti sociali, anche piccoli, a me piace sempre. Chic.

Sulla mise serale probabilmente saremo tutti d’accordo. Di solito non amo le giacche di taglio maschile sui vestiti leggeri, ma in questo caso, davanti alla sinfonia di viola tra l’abito Prada e le scarpe Gianvito Rossi (le classiche Gianvito 105, di cui Mary ha una vera collezione) la giacca neanche la vedo. Non particolarmente innovativa, ma chic.

Parte Mary e arriva Máxima. L’obiettivo è lo stesso, sostenere il design del proprio Paese; lo strumento pure, usare gli abiti per lanciare un messaggio; ma l’effetto finale è totalmente diverso. La regina olandese si è presentata con un trench di Claes Iversen che definire clamoroso è poco. Mi fa venire in mente Oscar Wilde, o si è un’opera d’arte o la si indossa. Ora, magari definirlo opera d’arte può essere esagerato, ma è sicuramente un oggetto notevole. Questo è il suo pregio e il suo limite, perché un capo di abbigliamento non è solo un oggetto da guardare ma qualcosa con una, anzi più funzioni. Dunque identifico due problemi: da una parte le creazioni di Claes Iversen sono talmente concettuali da rischiare di non adattarsi perfettamente al corpo che devono vestire (e ripetiamolo, è l’abito che deve adattarsi al corpo, non il contrario). Il secondo problema è Máxima, che prende qualsiasi cosa che ci aggiunge qualsiasi altra cosa, secondo il suo stile. In questo caso pantaloni ampi, turchesi, con risvolto altissimo, capelli al vento, pure una clutch dorata! Insomma tanto di tutto, troppo di tutto, ma il trench oblato io lo adoro! Chic no, ma che importa?

Secondo incontro, un ricevimento, secondo Claes Iversen già indossato (Royal chic shock e boh – Giugno 2019). Non mi era piaciuto allora e non mi piace ora, per le ragioni sopra elencate: l’abito ha una linea che si adatta con difficoltà al corpo, e Máxima ci mette troppo di suo, un gran pasticcio, Shock.

Si torna in patria e iniziano le celebrazioni per i dieci anni sul trono; primo appuntamento, un concerto a Rotterdam, cui partecipano anche la ex sovrana Beatrix, la principessa Laurentien e due delle tre figlie dei sovrani (la secondogenita Alexia studia all’estero).

L’erede al trono Catharina-Amalia si ispira al total black della nonna Beatrix, che però risulta più giovanile. Per lei total blue, con un abito in crêpe LK Bennett sotto il cappotto Natan (per carità, fermati finché sei in tempo!). Sarà la mise seriosa, saranno i sandali argentati, saranno le calze catarinfrangenti ma più che una giovane principessa sembra la madre dello sposo. Boh. Più semplice Ariane in tailleur pantaloni nero, senza giudizio perché minorenne.

Tanto sobrie le figlie, quanto pirotecnica la madre, e non è una novità. Ora, va bene l’abito di chiffon a balze, creazione di Rebecca de Ravenel, brand di nicchia molto chic ma pensato più pomeriggi al mare con sandali flat – passi l’inutile cintura con nappina appesa come un impiccato, passino pure i sandali con tacco e superfluo plateau (Gianvito Rossi) ma la calza nera col puntale in bella vista no, non si può accettare. Shock, uno dei più grandi e convinti mai assegnati.

Per raffreddare il mio sdegno ci vuole un clima scandinavo, ed esempio l’Elle Fashion Gala a Stoccolma, alla presenza di Carl Philip e consorte. Sofia indossa un completo di Lisa Yang, brand svedese che produce esclusivamente cachemire, in ogni forma e colore. E noi dal colore partiamo: come potete immaginare io lo adoro, ma un total lilac è piuttosto rischioso, soprattutto con quell’incarnato. Il top non è della sua misura, la gonna è bella ma troppo lunga. In generale trovo che i completi di cachemire siano bellissimi ma difficili da portare. Penso che per indossare queste mise ci voglia un’eleganza naturale e una nonchalance che Sofia non ha. E quella pochette verdone (Bottega Veneta) bella eh, ma che c’entra? Boh.

Ladies&Gents, it’s official, abbiamo una pink lady! Non nel senso della mela ma della Reina Letizia, che adotta il rosa sempre più spesso e in tutte le sfumature. Tonalità salmone per il completo Hugo Boss indossato alla consegna dei premi nazionali dello sport: gonna di pelle con spacco moderato e camicia in seta. Non mi fa impazzire (e non ho simpatia per il brand: facevano le uniforme per le SS) ma non posso dire che non sia chic, anche grazie alla cravatta salmonata del Rey; alla fine sono coordinati pure alla signora in seconda fila!

Rosa baby (o barbie) per il giacchino di tweed del brand spagnolo Mirto indossato durante la visita alla base aerea madrilena dei Cuatros Vientos, per celebrare il centenario della prima evacuazione medica aerea del Paese. In abbinata un paio di pantaloni bianchi molto ampi, troppo per il giacchino così corto, un insieme di proporzioni che non mi convince, boh.

Il 23 aprile 1616 a Stratford upon Avon moriva William Shakespeare, e a Cordoba lo scrittore peruviano Garcilaso de la Vega, detto El Inca. Il giorno prima si era spento a Madrid Miguel de Cervantes, la cui scomparsa è stata assimilata a quella degli altri due, facendo scegliere all’UNESCO la data del 23 aprile per celebrare la giornata internazionale del libro (e del diritto d’autore). In Spagna è il giorno dedicato alla consegna dei Premi Cervantes, e dopo la cerimonia i sovrani solitamente offrono un ricevimento a Palazzo Reale. E che colore ha scelto per la sua mise la Reina?

Indovinato! L’abito è una creazione di Lady Pipa, brand molto di moda tra le giovani spagnole. Il modello si chiama Antonia, è in viscosa, e costa pure poco, solo 190 euro. Trovo le stia d’incanto, chic.

Nel Regno Unito incombe l’incoronazione di King Charles, ma i working members della Royal Family continuano a portare avanti una serie di impegni. In visita a Birmingham col marito William, la Principessa di Galles indossa un abito color merlot (come il vino) Karen Miller; la parte superiore imita un trench, poi ci ripensa e finisce in una gonna plissé, ma che c’entra? Boh.

Oggi – per noi è festa ma per il resto del mondo no – la Duchessa di Edimburgo ha visitato il Portal Centre for Social Impact presso il London College of Fashion di cui ha il patronage. Sophie ha scelto un abito di ME+EM, in satin con un bellissimo disegno a tulipani stilizzati in viola e arancio su fondo crema. Vale lo stesso discorso per l’abito rosso di Máxima: sono modelli pensati per essere indossati in occasioni e con modalità più easy, ma a me la fantasia di questo tessuto piace troppo. quindi chic. E buon 25 aprile!

Royal chic shock e boh – Special issue

Oggi è il primo giorno di primavera, ed è anche il compleanno della mia cagnetta, la corgi Purple, per cui lo consideriamo festivo: pronta la rubrica domenicale con le mise della scorsa settimana!

Settimana iniziata con uno degli appuntamenti più importanti del real calendario britannico, il Commonwealth Day, tradizionalmente celebrato il secondo lunedì di marzo. Quest’anno ancora più importante del solito perché è il primo del regno di King Charles III e perché accende l’attenzione su Westminster Abbey, che fra sette settimane ospiterà la solenne incoronazione del Re e di Queen Camilla.

E Camilla va sul sicuro, riciclando la mise royal blue indossata per la prima volta da sovrana alla visita ufficiale di un capo di stato estero (il presidente del Sudafrica, lo scorso novembre): abito e soprabito Fiona Clare Couture, cappello in tinta Philip Treacy, clutch Tosca in pelle nera di Launer, il fornitore preferito della defunta Regina.

Ma attenzione ai dettagli, e qui ce n’è uno notevole: Camilla ha appuntato sulla spalla la spilla con zaffiro e diamanti che abbiamo conosciuto con Queen Elizabeth. Non è la spilla dono di nozze di Albert alla moglie Queen Victoria, ma la Russian Sapphire Cluster acquistata dalla Queen Mary nel 1934, con ogni probabilità appartenuta all’Imperatrice di Russia Maria Feodorovna. La defunta sovrana la indossò relativamente spesso, la prima volta nel 2014, durante la visita a Vaticano di Papa Francesco. Ottima scelta, tutta l’importanza di un bel gioiello di famiglia senza sovrapporsi al ricordo ancora troppo presente della Regina. Chic.

Restando sul tema spilla, il giorno seguente al Commonwealth Day la regina ha visitato la Elmhurst Ballet School a Birmingham. Indossava il cappotto blu che le abbiamo visto spesso quest’anno illuminato dalla Ballerine Bouton d’or di Van Cleef & Arpels, in oro giallo con diamanti turchesi e lapislazzuli; la trovate sul sito della maison a 88500 (ottantottomilacinquecento) euro. Camilla ha una bella collezione di gioielli VC&A – tra cui il bracciale Vintage Alhambra con i quadrifogli in agata blu che indossa sempre al polso destro – studiando i suoi gioielli per un post che vi proporrò prossimamente ho scoperto che questa ballerina non è nemmeno l’unica. Chic.

Prima volta come Princess of Wales per Catherine, che decide di osare. Troppo. La sua scelta cade su un tailleur Erdem, il modello Ottoman, in anteprima dalla prossima collezione autunnale. Giacchina monopetto avvitata con baschina – in inglese questo modello si chiama peplum, anche se è difficile immaginare qualcosa di più diverso dalle eleganti tuniche della Grecia classica – su una gonna midi che a metà coscia si apre in una svasatura. Il tessuto è un crêpe di viscosa e poliestere con lavorazione jacquard, e l’unica cosa che mi è piaciuta è la fantasia al negativo che si intravedeva nella gonna mossa dal vento. In testa un ampio cappello opera di Sean Barrett, che ha disegnato molti copricapi anche per teatro film e serie tv, da Shakespeare in love a Downton Abbey. Nonostante a me piaccia, trovo che c’entri poco col tailleur ed è anche di un altro blu, che più che alla mise di lei si intona alla cravatta di lui. Almeno va d’accordo con qualcosa! Trovo poi che la linea anni ’50 non esalti la figura sottile di Catherine, e il tutto la invecchia un po’. Shock.

(Ph: Mark Cuthbert/UK Press via Getty Images)

Venerdì 17 i Principi di Galles hanno celebrato il giorno di San Patrizio con le Irish Guards, di cui Catherine è da poco divenuta Colonel. Bypassando la tradizione che l’ha vista sempre vestita di verde, colore simbolo d’Irlanda, questa volta ha scelto una tonalità di ottanio chiaro e brillante. L’idea è interessante, la realizzazione meno. Sotto il cappellino molto vezzoso e poco militaresco (Jane Taylor) un cappottino lungo e strettissimo (Catherine Walker) che mi fa pensare al vezzo di Wallis Simpson, la quale non voleva tasche a rovinare la linea filiforme; considerando che il modello mi piace poco e il colore per niente non posso approvare, nonostante la stampa britannica si sia precipitata a sottolineare che il colore non è sbagliato perché sarebbe lo stesso del pennacchio che il reggimento porta sul colbacco di pelo. Shock.

Titolo nuovo anzi nuovissimo per Sophie, divenuta Duchess of Edinburgh solo tre giorni prima, che per il suo debutto ufficiale sceglie l’avorio. Premessa 1: le bionde in bianco stanno sempre bene; premessa 2: non amo i pillbox bianchi, mi fanno pensare alle vecchie cuffiette delle infermiere. In questo caso, contrariamente a Catherine, il cappello (Jane Taylor) è della stessa nuance del bel cappotto Proenza Schouler, che però su di lei non mi convince fino in fondo: un po’ troppo lungo e “rigido”, con le tasche molto grandi. Altra cosa che non amo i dettagli neri – i bottoni in parte nascosti, il fiocco del cappello – sul bianco, a casa mia si diceva effetto listato a lutto. Bella la borsa rigida Valextra, modello Isis. Brutta (e inutile) la spilla moderna appuntata sulla spalla, romantici gli orecchini: sono quelli che indossava alle sue nozze, dono del marito che li aveva disegnati personalmente. In sintesi, molte cose mi piacciono, altre no; dunque boh.

L’unica a non avere un titolo nuovo è anche l’unica ad avere sangue reale nelle vene: Anne, che nel 1987 ha avuto il titolo di Princess Royal e se lo terrà a vita. La adoro. Autentica regina del riciclo, Anne sfodera un cappottino che mischia il grigio al verde, abbinato a un cappello più chiaro modello trilby (che sarebbe tipo un borsalino con la tesa più stretta). Mise già vista in precedenza, sicuramente in qualche scorsa edizione delle corse di Cheltenham e se non ricordo male a una messa di Natale. Semplice, rigorosa, essenziale, sportiva insomma come è lei, col tocco della spilla circolare che ferma il bavero del colletto. L’ho già detto che la adoro? Chic.

Dopo questo profluvio di colori freddi, tra il blu il bianco e il verde, ci vuole un colpo di colore, e a correre in nostro soccorso è la solitamente austera Reina Letizia, che compiuti i cinquant’anni sta rivelando un’inattesa anima pink.

Giovedì 16 ha partecipato ad un evento dedicato alle malattie rare a Santiago de Compostela, in Galizia indossando un abito chemisier in taffetà di poliestere fucsia di Roberto Verino, in vendita a un prezzo democratico (lo trovate sul sito a 395 euro). Il fatto che il designer sia galiziano è la ciliegina sulla torta. Fucsia anche le scarpe, un paio di slingback stampa cocco di Carolina Herrera. Mi piace moltissimo, chic.

Mi convince meno il look total red sfoggiato il giorno prima con i nuovi ambasciatori del brand Spagna chiamati a diffondere le eccellenze del Paese. La Reina indossa un abito midi rosso, che è il colore nazionale, con il colletto a un fiocco, che si ama o si odia. Lady Violet lo ama, ma in questa occasione non è troppo convinta. Tra l’altro l’abito è stato acquistato nel 2021 da Poète, brand che non esiste più. Per favorire la diffusione della Spagna nel mondo non sarebbe stato meglio scegliere qualcuno ancora in attività? Boh.

Abbiamo detto fucsia? e fucsia sia. Elisabeth del Belgio, accompagnata dalla madre Mathilde ha compiuto un viaggio in Egitto sulle orme della trisavola di cui porta il nome, che appassionata di egittologia nel febbraio 1923 assistette all’apertura della tomba di Thutankhamon. Madre e figlia hanno dato la preferenza ad abiti pratici e semplici, ma per l’inaugurazione della mostra dedicata all’avventura archeologica della defunta sovrana hanno scelto qualcosa di più glam. Per Elisabeth un completo Emporio Armani composto da giacchina e pantaloni in cady tecnico, più grandi orecchini dello stesso colore e dello stesso brand. Il modello della blusa, che riprende l’idea dei cape dress materni mi impensierisce un poco, ma voglio fare un atto di fede. Deliziosa Mathilde con un grazioso abito in sangallo avorio firmato Natan che ogni tanto – piuttosto raramente – indovina la creazione di una mise. Chic+chic.

Per un finale col botto ci vuole Máxima; sorridente come sempre, più spettinata del solito, visita la ROSE Academy all’Aja. Completo pantaloni Joseph in un colore tra l’arancione e il ruggine, stivaletti Gianvito Rossi in un marrone bronzato, orecchini con pietre multicolori, probabilmente un regalo per i 48 anni. E in mano una mini borsa sfrangiata di rafia. A marzo. Con completo di lana. No dai. Shock.

Royal chic shok e boh

Mancano tre settimane all’equinozio (quest’anno alle ore 22.24 del 20 marzo) che porta con sé la primavera, ma oggi il tempo è freddo, umido, grigio. Per fortuna possiamo colorare questa domenica con le mise di varie royal ladies, alcune delle quali impegnate in viaggi all’estero.

Mary

(Ph: Hanne Juul)

I Principi ereditari di Danimarca sono in India per una missione ufficiale, che ha causato una strana situazione a Copenaghen. Dato che la regina Margrethe è stata sottoposta ad un delicato intervento chirurgico alla schiena, l’erede al trono ha assunto la reggenza. Ora che Frederik è all’estero, la reggenza è stata trasferita alla sorella della sovrana, principessa Benedikte, e naturalmente tutti hanno notato la stranezza di tenere fuori l’altro figlio di Margrethe, Joachim, che a molti sarebbe sembrato la scelta più logica. Insomma, al momento la Danimarca ricorda quelle feste di adolescenti dove a un certo punto si faceva il gioco della sedia. E Joachim è quello che rimane in piedi. Il fratello Frederik invece appena arrivato in India ha visitato insieme con sua moglie la Fortezza di Agra per poi sedersi sulla famosa panchina davanti al Taj Mahal, classica photo opportunity per vip e nip. Mary riesce nel difficile equilibrio di indossare qualcosa dal sapore etnico senza sembrare mascherata. La gonna Etro – già vista qualche anno fa nel corso di un’altra visita, quella volta in Etiopia – fa il suo lavoro, e mi piace l’abbinamento con la semplice camicia bianca. Chic. Guardando il video potrete rendervi conto della bellezza di quella gonna in movimento https://fb.watch/iXq2FTfsm1/

Sophie

I Conti di Wessex hanno trascorso la settimana in tour ai Caraibi, con grande sfoggio di abiti leggeri e lunghetti da parte di Sophie. Naturalmente non mi sono piaciuti tutti, naturalmente non tutti donano alla stessa maniera, ma in generale una scelta corretta per la contessa, sempre graziosa e femminile. All’arrivo a George Town, capitale delle isole Cayman, la mise che preferisco tra quelle che ho visto: maxidress color cobalto intesso in seta e viscosa del brand britannico ME+EM abbinato ad accessori color cognac: scarpe Jimmy Choo e borsa Isabel Marant. Chic.

Simpatico il maxidress (anche questo di ME+EM) in chambray di cotone azzurro cielo. Considerando l’occasione, l’inaugurazione di una fiera agricola, lo trovo anche chic.

Mi piace meno l’abito firmato Etro, che tra fantasia del tessuto e modello mi sembra un po’ pasticciato. Quando Lady Violet era giovane, e Berlino era ancora divisa da un muro, questi più che pomposamente maxidress si chiamavano “camicioni”, nome che rendeva di più, secondo me, la loro natura leggera e comoda. Oggi l’ansia di farne abiti quasi eleganti secondo me li snatura, e non è sempre efficace. Boh.

Letizia

La Reina è rimasta in patria, ma evidentemente è stata colta da una smania di primavera e lunedì 20, a Saragozza per la consegna dei premi nazionali di cultura, ha tirato fuori dall’armadio un vestitino adatto a quella jeune fille en fleur che non è mai stata. Firmato Temperley London e già indossato in precedenza, a quest’abito non manca nulla ma avanza parecchio: balze trasparenze ricami fiori grafismi. Per me un vero shock, non tanto perché l’abito è brutto, categoria squisitamente soggettiva, ma perché non è adatto a lei.

L’unica cosa che mi piace, dato che adoro le asimmetrie, sono gli orecchini: uno nelle tonalità del verde l’altro del rosa. Tre giorni dopo, all’inaugurazione di ARCO, fiera dell’arte contemporanea,la Reina sceglie ancora un paio di orecchini di bigiotteria in colori diversi: in uno il color ametista si accompagna al il peridot, l’altro abbina al topazio giallo quello topazio azzurro.

In vendita a 65 euro sul sito https://cashfana.com/ sono andati rapidamente sold out e sono in riassortimento. Una scelta così rock collide un po’ con la mise firmata dallo spagnolo Moisés Nieto: un abito rosa, colore verso il quale Letizia sta dimostrando una pericolosa predilezione, che sembra un po’ informe, forse troppo grande per lei?

In mano la Toni Mini Ballerina di Furla, un modello che più girlie non si può. Boh.

Catherine

È vero, non c’entra molto con gli abiti leggeri e quasi primaverili di cui abbiamo parlato finora, ma potevamo evitare di commentare il cappottino con cui ieri The Princess of Wales ha assistito all’incontro del torneo Six Nations di Rugby tra l’Inghilterra, di cui ha il patronage, e il Galles, patronage di William? Ovviamente no, e sono certa che molti di voi l’avranno riconosciuto; Catherine lo ha indossato cinque anni fa, incinta di Louis, nel corso di una visita in Svezia. In tessuto bianco e rosso pied-de coq (che sarebbe la versione maxi del pied-de-poule, in inglese houndstooth, dente di segugio) il cappottino, creato da Catherine Walker, interpreta alla lettera il concetto di couture, visto che evidentemente è stato rimesso a modello per la principessa che non ha più il pancione (anche se davanti sembra sbeccare un po’). Non mi fa impazzire l’abbinamento con calze pesanti, stivaletti e collo alto in total black che lo rende meno bon ton e più yeye ma insomma, non mi dispiace e mi sembra adatto a un pomeriggio d’inverno allo stadio, a patto di lasciare a casa quella borsetta candida (la Small Amberley di Mulberry). Non sono convintissima, ma comunque chic. Menzione d’onore per William, con cravatta e sciarpa del Team Wales. Quanto a Catherine, sul bavero si intravvede il luccichio di una piccola spilla, potrebbe essere un riferimento al Team England. Gli orecchini di diamanti, gli Empress di Mappin & Webb, devono essere tra i suoi preferiti perché li porta spesso, anche abbinati al collier en pendant, ma qui mi sembrano francamente eccessivi.

Per la cronaca, ha vinto l’Inghilterra 20 a 10. Noi giocavamo contro l’Irlanda che ci ha sconfitti 34 a 20. Poteva andare peggio!

Le foto del giorno – Quanta strada c’è da fare

Tra dicembre e gennaio è prassi che i capi di stato incontrino il corpo diplomatico accreditato nel Paese; oggi è toccato alla Spagna, El Rey Felipe VI e la Reina Letizia hanno ricevuto a Palazzo Reale gli ambasciatori. Dopo la Pascua Militar, il 6 gennaio, questa è la seconda occasione in cui il protocollo richiede per la sovrana il lungo da giorno.

Letizia ha scelto una mise piuttosto insolita per lei, abbinando alla blusa bianca con fiocco, disegnata da Carolina Herrera e già indossata in precedenza, una lunga gonna rosa; alle orecchie monili con pietre colorate creati per lei da Tous Jewelry (non che si siano sprecati eh), all’indice sinistro l’anello del brand italiano Coreterno, probabile regalo di Natale, che sulla faccia esterna reca inciso amor che tutto move mentre all’interno una frase ispirata a una ballata medioevale inglese: as long as i’m existing you will be loved (finché vivrò sarai amata).

Che la Reina stia diventando romantica? Quién sabe. A me questa mise ha ricordato quella di una illustre invitata alla Boda Real, che cannò completamente il dress code – lungo senza cappello al posto di corto con cappello – ma si fece notare e apprezzare, eccome! Certo, non è proprio a stessa cosa, ma considerate che Rania vestiva Givenchy. E forse ha un temperamento più teatrale dell’algida Letizia.

Fin qui la frivolezza che piace a noi, ma ahimé la cronaca non è sempre così leggera, e devo segnalarvi un episodio accaduto durante il ricevimento, estremamente spiacevole e purtroppo altrettanto significativo.

Guardatevi il video del quotidiano El Pais; chiamato a salutare i sovrani, l’ambasciatore della Repubblica d’Iran dà la mano al re ma non alla regina https://elpais.com/videos/2023-01-25/el-embajador-de-iran-no-da-la-mano-a-la-reina-letizia.html

Quanta strada c’è ancora da fare, quanta.

December/January chic shock e boh

E venne Natale a Sandringham, il primo senza Her Majesty, il primo con His Majesty, che ha mantenuto la tradizione della messa nella chiesa di St Mary Magdalene con tutta la famiglia.

Ma mentre King Charles si conferma uomo di grande eleganza, stavolta Queen Camilla mi piace meno. Il cappotto (Anna Valentine) è il modello che preferisce, ma non amo particolarmente quella sfumatura di blu e le applicazioni di passamaneria – in effetti sono piccole sfrangiature – mi hanno un po’ stufato. Bella senza guizzi la borsa Chanel, bellissima la spilla di diamanti, probabilmente appartenuta alla Queen Mom, ma appuntata così sembra quasi un badge e non aggiunge nulla. Non mi convince neanche il cappello Philip Treacy, con quelle penne messe in orizzontale; aureola o copricapo precolombiano? Boh.

Il grande Philip Treacy fa meglio, e molto, con la Principessa di Galles, dotata di un bel cappello verde loden a tesa ampia con penna di fagiano; la campagna inglese nella versione più elegante. In nuance il cappotto (riciclato) Alexander McQueen, modello militare e linea slim come piace a lei, ma quelle pieghe danno un volume diverso, e questa volta piace anche a Lady Violet, chic. A patto di dimenticare quegli orecchini vagamente etnici – andati subito sold out – che non c’entrano proprio niente.

I Wales erano accompagnati da tutti e tre i figli, col piccolo Louis simpatico e caciarone come al solito. Non è stato però l’unico bambino ad attirare l’attenzione; ha infatti debuttato sulla scena royal il seienne Wolfie Mapelli Mozzi, figlio di primo letto di Edo e dunque figliastro di Beatrice di York.

La quale sembrava uscita da un film anni ’30 con un cappotto (Shrimps) verde bottiglia bordato di pelliccia rigorosamente finta, già indossato in precedenza, e un vezzoso cappellino nuovo di Somerset Millinery in una nuance leggermente diversa, tendente al blu. In teoria sarebbe la mise perfetta per un natale reale, ma in pratica, boh.

Silhouette opposta per la sorella Eugenie, che incinta o no (sembra, ma non c’è conferma ufficiale) sceglie anche stavolta di avvolgersi in un cappotto e ampio, a pied-de-poule grigio, di Weekend Max Mara. Avrei comunque evitato la cintura. Il bel viso è incorniciato da un bandeau in tinta di Emily London. Un po’ troppo infagottata ma la trovo graziosa, Eugenie sembra immune dall’ansia di prestazione, che me la fa apprezzare sempre. La probabile gravidanza poi mitiga il giudizio, quindi boh.

Anche la sempre piacevole e spesso elegante Sophie Wessex non resiste alla tentazione del cappotto in cashmere double con cintura, e pure color crema (Joseph) che la arrotonda molto. In contrasto le linee rigide del cappello da gaucho (JT Millinery) con corona piatta e tesa rigida – in inglese si chiama pork pie perché ricorderebbe l’omonimo pasticcio di carne, pensate voi – e la grande clutch squadrata Sophie von Haubsburg, in un color cuoio che fa a pugni con gli stivali. Si sarà portata un laptop? Shock. Sceglie una linea più smilza la figlia Lady Louise, in blu. Bellissimo il cappotto Roland Mouret, preso a prestito dall’armadio materno; perfetto per una ragazza così giovane il cappello, un trilby JT Millinery. Farò finta di non vedere i sandaletti nude con calze abbinate, chic.

Difficile pensare a una coppia meglio assortita di Mike e Zara Tindall, sportivi, allegri, molto affiatati, anche i fisici sono simili: atletici e costruiti con generosità. Zara indossa un cappotto di LK Bennet in tessuto spigato bianco e nero che secondo me la ingoffa molto. Il pullover (o l’abito, o quello che è) le accorcia il collo, la cinturina in vita le taglia a metà la figura, in mano la bag Lalage Beaumont brandita come se volesse prendere qualcuno a borsettate, simpatico il cappellino (Juliette Botterill), ma non mi piace particolarmente con quel cappotto. Salviamo le Louboutin, per il resto shock.

Finisce dicembre, arriva gennaio e noi ci trasferiamo in Danimarca, dove il capodanno è salutato con una serie di ricevimenti di gala. Appena rientrata dalla natia Australia, dove ha trascorse le vacanze con marito e figli. la futura regina Mary ha riciclato senza batter ciglio.

(Ph: Keld Navntoft, Kongehuset)

La sera del primo gennaio ha partecipato al tradizionale ricevimento ad Amlienborg, offerto alle Autorità del Paese. La futura regina ha riproposto la mise indossata all’inizio dello scorso anno per le fotografie ufficiali col marito (Mary, fifty&fabulous). Favolosi i pezzi della parure di rubini – a partire dalla tiara, che le sta d’incanto – ma l’abito del danese Lasse Spangenberg è troppo da fata turchina. In fondo il mondo si divide tra chi ha letto Pinocchio e chi no. Boh.

Il 3 gennaio è stata la volta del corpo diplomatico presente a Copenaghen; se Mary ha riciclato anche la sua mise grigia rigorosamente made in Denmark (blusa Birgit Hallstein, gonna Julie Fagerholt) tutta l’attenzione era per la Regina, con indosso il nuovo abito di corte, offerto da Haandv ærkerforeningen, l’Associazione degli Artigiani. Questo vestito sostituisce il precedente, con un modello simile ma realizzato in blu, ricevuto 25 anni fa. Naturalmente Lady Violet non approva collo e polsi in pelliccia, prodotto comunque tipico dei Paesi scandinavi, per il resto la mise, per linea e colore, è splendida. Chic + chic.

Ultimo appuntamento il giorno seguente, dedicato alle Forze Armate. Se Margrethe ha replicato l’abito di corte, Mary ha deciso di rendere felice Lady Violet, presentandosi in total color viola bacca. Pure questo un riciclo, ma volete mettere? I due pezzi, abito e cappa, indossati spesso anche singolarmente, sono un’altra creazione di Lasse Spangenberg. Chic.

Il tour delle feste finisce il 6 gennaio a Madrid, giorno della Pascua Militar. Riciclo anche per la Reina Letizia, che a sua volta opta per un colore in armonia con quello scelto dalle altre royal ladies.

La mantella nera con collo in pelliccia ecologica è Carolina Herrera; l’abito, di Felipe Varela, ha troppo pizzo e troppo inutilmente distribuito; non finisce per sembrare la tenda del salotto di Nonna Speranza solo grazie al fisico asciutto e sottile della Reina. Lo trovo terribile, shock.

E ora pronti a tuffarci nel nuovo anno!

Un sobrio compleanno

Compie oggi cinquant’anni la Reina Letizia, nata a Oviedo, capoluogo delle Asturie, il 15 settembre 1972.

Quando vede la luce, figlia del giornalista Jesús José Ortiz (figlio a sua volta di una nota giornalista) e dell’infermiera Paloma Rocasolano – entrambi poco più che ventenni – nessuno potrebbe immaginare che la bimba un giorno assumerà proprio il titolo di Princesa de Asturias, prima di diventare Reina, eppure…

Una trentina di anni dopo viene scelta da Felipe che lei, prima di conoscerlo, chiamava ironicamente Felipito. È una donna emancipata, è repubblicana, è persino divorziata, ma alla fine sul trono della cattolicissima Spagna si siede lei, anche grazie alle improbabili fidanzate collezionate dall’erede al trono, per cui alla fine Letizia sembra il meglio, o almeno il meno peggio (ma il suocero non la accetta mai davvero).

Un compleanno importante che per forza di cose passa in secondo piano, ma che comunque era stato già pensato assai sobrio: niente celebrazioni ufficiali, niente auguri pubblici, nemmeno un nuovo ritratto; solo una festa in famiglia. Assai ridotta pure quella, visto che la suocera è a New York per l’imperdibile quarantesimo anniversario del gemellaggio tra Madrid e la Grande Mela, il suocero nel buen retiro di Abu Dhabi, e delle cognate non parliamo proprio.

Lunedì Letizia sarà col marito ai funerali della cara zia Lilibet, come la chiamava lui, ma questi sono giorni di business as usual; ieri ad esempio i sovrani hanno inaugurato la nuova ala dell’ospedale di Guadalajara. Per l’occasione la Reina ha rubato la camicia alla figlia Leonor, abbinandola a pantaloni bianchi. In fondo parte del suo fascino sta anche nella capacità di stupire: da un lato mostra orgogliosamente i (pochi, invero) capelli grigi dall’altra – potendo permetterselo – si veste da adolescente. Chi può dimenticare gli shorts indossati questa estate? Ma in fondo l’età cos’è se non un numero? Ai prossimi cinquanta!

Con Letizia compiono oggi gli anni altri due royal: sono 49 per Daniel, consorte della Principessa Ereditaria di Svezia, e 38 per il Duca di Sussex. Il primo lo aspettiamo al varco l’anno prossimo, per il mezzo secolo. A Harry, in mezzo alla tempesta, buon vento. Ma anche pace e bene.