Il caffè del lunedì – Lady Violettmeier

Secondo giorno della visita dei principi ereditari di Danimarca in India. Dopo la tappa di ieri al Taj Mahal e al Forte di Agra, oggi la missione, principalmente economica, è entrata nel vivo e Frederik e Mary hanno raggiunto New Delhi dove hanno reso omaggio alla memoria del Mahatma nel luogo dove fu cremato il suo corpo.

E qui casca l’asino, o meglio l’asina. Perché la pagina Facebook della Casa reale danese, mostrando le foto del momento, ha specificato che “quest’anno sono 70 anni da quando Mahatma Gandhi è stato assassinato”. Lady Violet ha alzato entrambe le sopracciglia: Gandhi fu ucciso il 30 gennaio 1948, dunque gli anni sono 75. Non ho resistito e l’ho fatto notare. In caso di amici avrei mandato un messaggio privato, in questo caso pubblicamente ma, spero, con garbo. Dunque l’argomento di questo primo post della settimana verte su due punti: la superficialità con cui si fanno le fanno le cose, e l’opportunità di farle notare. Partiamo dalla seconda; l’errore mi dà proprio un fastidio fisico, però evito di sottolinearlo, soprattutto sui social: non sono uno sceriffo e non conosco chi c’è dall’altra parte, magari qualcuno che ha fatto del suo meglio, e non ha altri strumenti. Nemmeno io sono immune da errori naturalmente: la fretta, il correttore, la disattenzione. Uno l’ho fatto proprio ieri, e piuttosto grosso. Per fortuna posso contare sui miei adorati lettori, che leggono con attenzione (grazie) e nel caso mi avvisano con discrezione (grazie grazie). Continuate, ve ne sarò sempre grata. Altro è l’errore da superficialità, quello proprio non lo sopporto. Qualche volta è capitato, ma per abitudine verifico tutto, e quanto più l’argomento è leggero tanto più deve essere trattato con rigore e serietà. E per questo lunedì è tutto, la predica è finita.

P.S. chi si occupa dei social per i reali danesi ha corretto, e io ho tolto il mio commento. Tutto è bene ciò che finisce bene.

Royal chic shok e boh

Mancano tre settimane all’equinozio (quest’anno alle ore 22.24 del 20 marzo) che porta con sé la primavera, ma oggi il tempo è freddo, umido, grigio. Per fortuna possiamo colorare questa domenica con le mise di varie royal ladies, alcune delle quali impegnate in viaggi all’estero.

Mary

(Ph: Hanne Juul)

I Principi ereditari di Danimarca sono in India per una missione ufficiale, che ha causato una strana situazione a Copenaghen. Dato che la regina Margrethe è stata sottoposta ad un delicato intervento chirurgico alla schiena, l’erede al trono ha assunto la reggenza. Ora che Frederik è all’estero, la reggenza è stata trasferita alla sorella della sovrana, principessa Benedikte, e naturalmente tutti hanno notato la stranezza di tenere fuori l’altro figlio di Margrethe, Joachim, che a molti sarebbe sembrato la scelta più logica. Insomma, al momento la Danimarca ricorda quelle feste di adolescenti dove a un certo punto si faceva il gioco della sedia. E Joachim è quello che rimane in piedi. Il fratello Frederik invece appena arrivato in India ha visitato insieme con sua moglie la Fortezza di Agra per poi sedersi sulla famosa panchina davanti al Taj Mahal, classica photo opportunity per vip e nip. Mary riesce nel difficile equilibrio di indossare qualcosa dal sapore etnico senza sembrare mascherata. La gonna Etro – già vista qualche anno fa nel corso di un’altra visita, quella volta in Etiopia – fa il suo lavoro, e mi piace l’abbinamento con la semplice camicia bianca. Chic. Guardando il video potrete rendervi conto della bellezza di quella gonna in movimento https://fb.watch/iXq2FTfsm1/

Sophie

I Conti di Wessex hanno trascorso la settimana in tour ai Caraibi, con grande sfoggio di abiti leggeri e lunghetti da parte di Sophie. Naturalmente non mi sono piaciuti tutti, naturalmente non tutti donano alla stessa maniera, ma in generale una scelta corretta per la contessa, sempre graziosa e femminile. All’arrivo a George Town, capitale delle isole Cayman, la mise che preferisco tra quelle che ho visto: maxidress color cobalto intesso in seta e viscosa del brand britannico ME+EM abbinato ad accessori color cognac: scarpe Jimmy Choo e borsa Isabel Marant. Chic.

Simpatico il maxidress (anche questo di ME+EM) in chambray di cotone azzurro cielo. Considerando l’occasione, l’inaugurazione di una fiera agricola, lo trovo anche chic.

Mi piace meno l’abito firmato Etro, che tra fantasia del tessuto e modello mi sembra un po’ pasticciato. Quando Lady Violet era giovane, e Berlino era ancora divisa da un muro, questi più che pomposamente maxidress si chiamavano “camicioni”, nome che rendeva di più, secondo me, la loro natura leggera e comoda. Oggi l’ansia di farne abiti quasi eleganti secondo me li snatura, e non è sempre efficace. Boh.

Letizia

La Reina è rimasta in patria, ma evidentemente è stata colta da una smania di primavera e lunedì 20, a Saragozza per la consegna dei premi nazionali di cultura, ha tirato fuori dall’armadio un vestitino adatto a quella jeune fille en fleur che non è mai stata. Firmato Temperley London e già indossato in precedenza, a quest’abito non manca nulla ma avanza parecchio: balze trasparenze ricami fiori grafismi. Per me un vero shock, non tanto perché l’abito è brutto, categoria squisitamente soggettiva, ma perché non è adatto a lei.

L’unica cosa che mi piace, dato che adoro le asimmetrie, sono gli orecchini: uno nelle tonalità del verde l’altro del rosa. Tre giorni dopo, all’inaugurazione di ARCO, fiera dell’arte contemporanea,la Reina sceglie ancora un paio di orecchini di bigiotteria in colori diversi: in uno il color ametista si accompagna al il peridot, l’altro abbina al topazio giallo quello topazio azzurro.

In vendita a 65 euro sul sito https://cashfana.com/ sono andati rapidamente sold out e sono in riassortimento. Una scelta così rock collide un po’ con la mise firmata dallo spagnolo Moisés Nieto: un abito rosa, colore verso il quale Letizia sta dimostrando una pericolosa predilezione, che sembra un po’ informe, forse troppo grande per lei?

In mano la Toni Mini Ballerina di Furla, un modello che più girlie non si può. Boh.

Catherine

È vero, non c’entra molto con gli abiti leggeri e quasi primaverili di cui abbiamo parlato finora, ma potevamo evitare di commentare il cappottino con cui ieri The Princess of Wales ha assistito all’incontro del torneo Six Nations di Rugby tra l’Inghilterra, di cui ha il patronage, e il Galles, patronage di William? Ovviamente no, e sono certa che molti di voi l’avranno riconosciuto; Catherine lo ha indossato cinque anni fa, incinta di Louis, nel corso di una visita in Svezia. In tessuto bianco e rosso pied-de coq (che sarebbe la versione maxi del pied-de-poule, in inglese houndstooth, dente di segugio) il cappottino, creato da Catherine Walker, interpreta alla lettera il concetto di couture, visto che evidentemente è stato rimesso a modello per la principessa che non ha più il pancione (anche se davanti sembra sbeccare un po’). Non mi fa impazzire l’abbinamento con calze pesanti, stivaletti e collo alto in total black che lo rende meno bon ton e più yeye ma insomma, non mi dispiace e mi sembra adatto a un pomeriggio d’inverno allo stadio, a patto di lasciare a casa quella borsetta candida (la Small Amberley di Mulberry). Non sono convintissima, ma comunque chic. Menzione d’onore per William, con cravatta e sciarpa del Team Wales. Quanto a Catherine, sul bavero si intravvede il luccichio di una piccola spilla, potrebbe essere un riferimento al Team England. Gli orecchini di diamanti, gli Empress di Mappin & Webb, devono essere tra i suoi preferiti perché li porta spesso, anche abbinati al collier en pendant, ma qui mi sembrano francamente eccessivi.

Per la cronaca, ha vinto l’Inghilterra 20 a 10. Noi giocavamo contro l’Irlanda che ci ha sconfitti 34 a 20. Poteva andare peggio!

Le foto del giorno – Trendy Queen

Reduce dal covid, che l’ha contagiata per la seconda volta a un anno esatto dalla prima, la Queen Consort è tornata al lavoro, e oggi ha fatto un’incursione nel mondo della moda visitando la JCA London Fashion Academy nella sede di Hanover Square, nel cuore della Londra più chic.

L’accompagnava il fondatore, Jimmy Choo, che peraltro deve molta della sua fama nel Regno Unito alla defunta Diana. D’altra parte si sa che molte storie, come molti amori, non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. E in questi giorni si parla con insistenza di un altro stilista diviso tra le due mogli di Charles; secondo alcune fonti Bruce Oldfield sarebbe stato incaricato di creare l’abito per l’incoronazione. Quello di lei, perché lui dovrebbe indossare l’uniforme, avendo rinunciato, sembra, a presentarsi in polpe (cioè con calzoni al ginocchio e calze di seta) come invece fece suo nonno George VI nel 1937.

Anche se oggi la sovrana indossava il cappotto Anna Valentine che ha esordito a a Natale (December/January chic shock e boh) Oldfield ha già fornito a Camilla alcune pregevoli mise (e ad essere sinceri anche alcune non altrettanto pregevoli), e tra quelle create per Diana qualcuna si è ritagliato un posto nella storia della moda.

Ieri, con l’abito che completa il cappotto – arricchito da una favolosa spilla a forma di corona – la regina in compagnia del re ha aperto le porte della sua residenza di Clarence House per il secondo anniversario della sua Riding Room che, nata su Instagram durante la pandemia, è diventata prima un sito (https://royalreadingroom.uk) e ora un ente di beneficenza con lo scopo di promuovere la lettura e l’amore per i libri nel Regno Unito e nel mondo intero. Nel suo discorso Camilla si è espressa con decisione sulla querelle che ha appena investito l’incolpevole Roald Dahl, accusato di usare termini non politicamente corretti come brutto e grasso.

“Per favore, restate fedeli alla vostra vocazione, liberi da chi vorrebbe frenare la libertà di espressione e porre limiti all’immaginazione!” Enough said, abbiamo detto abbastanza.

A Royal Calendar – Coppia di Re

Venghino signore e signori venghino, a una delle giornate più regali dell’anno! Oggi festeggiamo due compleanni, ma mica di due royal qualunque, addirittura di due Re. E non è neanche il primo caso; negli anni passati il 5 gennaio si festeggiava il compleanno di due sovrani, el Rey Juan Carlos e Jean di Lussemburgo, che però era solo un Granduca.

Ecco dunque alla vostra sinistra Harald V Re di Norvegia, nato il 21 febbraio 1937 a Skogum, nei pressi di Oslo. Alla vostra destra Jigme Khesar Namgyel Wangchuck Re del Bhutan, nato a Katmandu il 21 febbraio 1980. Il primo compie oggi 86 anni, l’altro esattamente la metà, 43.

Ultimo di tre figli, e unico maschio, i genitori di Harald erano il principe ereditario Olav – poi Re Olav V – e sua moglie Märtha, nata principessa di Svezia e morta quando il figlio aveva appena 17 anni.

Jigme Kaesar è figlio di Jigme Singye Wangchuck e di una delle sue quattro mogli, quattro sorelle che hanno sposato l’allora Quarto Re Drago del Bhutan in una cerimonia unica, prendendo tutte e quattro contemporaneamente il titolo di Regina Consorte. In questa foto di famiglia vedete al centro i due sovrani, il regnante e l’emerito; a fianco di questo la regina e ai due lati le sue quattro spose.

Harald ha sposato il 29 agosto 1968 il suo grande amore Sonja Haraldsen, donna di notevole intelligenza e graziosa eleganza; coetanea del marito, Sonja al momento è la più anziana tra le regine consorti. Hanno due figli: Märtha Louise e il principe ereditario Haakon, e cinque nipoti naturali + 1, avendo accolto in famiglia anche Marius, figlio di primo letto della nuora Mette Marit.

Jigme Kaesar ha sposato il ottobre 2011 Jetsun Pema, cui ha giurato eterno ed esclusivo amore rinunciando per lei alla poligamia. Lei, nata nel 1990, è invece la più giovane delle regine consorti, e per me la più bella. Anche i sovrani bhutanesi hanno avuto due figli, due maschi. Potrei dire the heir and the spare ma forse è meglio di no; data la loro giovane età non è detto che non allarghino la famiglia.

Harald è salito al trono alla morte del padre, il 17 gennaio 1991 (Il giubileo di Harald e Sonja), Jigme Kaesar è diventato Re il 9 dicembre 2006 a seguito dell’abdicazione del padre, che all’epoca aveva appena 51 anni. Oggi ne ha 67, è in ottima forma (e non privo di fascino) ed è ancora sposato con tutte e quattro le consorti.

Il Re di Norvegia ama la vita all’aria aperto e gli sport; ne pratica diversi, dallo sci alla vela, e come velista partecipò alle Olimpiadi di Tokyo 1964, dove fu portabandiera per il suo Paese.

Non lo sapevo e non l’avrei mai detto, ma facendo ricerche per questo post ho scoperto che il Re del Bhutan gioca a calcio.

Per il suo compleanno Harald ha ricevuto un bellissimo regalo: la motocicletta che suo padre gli aveva donato settant’anni fa, per il sedicesimo compleanno. Mesi fa, visitando una mostra sulle automobili reali, il sovrano aveva chiesto se qualcuno sapeva che fine avesse fatto; il personale di Palazzo l’ha recuperata restaurata e consegnata, completa della targa originale.

(Ph: Sua Maestà la Regina)

Speriamo che il Re del Bhutan abbia a sua volta ricevuto un bel regalo, perché sui suoi account social gli hanno fatto gli auguri con questo ritratto digitale, opera di tal Chimi R Namgyal, che in altri tempi sarebbe finito sul patibolo.

Va bene dai, andrà meglio l’anno prossimo.

Il caffè del lunedì – Dolori e gioie

Questo lunedì è iniziato prestissimo e con un po’ di tristezza, perché mi è tornato in mente che proprio il 20 febbraio dello scorso anno arrivava la notizia che Her Majesty era risultata positiva al covid (Breaking News! – Anche lei!). E molti di noi, partire da me, avevano iniziato a realizzare che prima o poi l’avremmo persa, magari dopo i festeggiamenti per il Platinum Jubilee, come infatti è accaduto. Ora, mentre pian piano una giornata molto pesante si avvia a conclusione, leggo una notizia che mi regala un po’ di allegria. A due mesi dalle nozze di Alexandra, unica figlia femmina dei Granduchi di Lussemburgo, la Cour granducale ha reso nota la scaletta per sabato 22 aprile, giorno delle nozze civili della principessa con Nicolas Bagory.

I cittadini del Granducato sono invitati ad affollare la Place Guillaume, al centro della capitale, per festeggiare gli sposi che arriveranno con le loro famiglie alle ore 15.00. La cerimonia nuziale è prevista alle 15:30 all’Hôtel de Ville, proprio sulla piazza; qui Nicolas e Alexandra, ormai marito e moglie, saluteranno la folla alle ore 16.00, per poi raggiungere il Palazzo attraverso la rue de la Reine. Dove alle 18.00 famiglie, ospiti e autorità lussemburghesi parteciperanno ad un ricevimento. La coppia si sposerà con rito religioso una settimana dopo, il 29 aprile, in Francia. E chissà se Alexandra sarà già diventata di nuovo zia del bebè atteso dalla cognata Stéphanie. In primavera nasceranno tanti piccoli royal o giù di lì, e non solo in Lussemburgo; nel Regno Unito è atteso il secondogenito di Eugenie di York e Jack Brooksbank, a Monaco la bimba di Louis e Marie Ducruet, e forse – non c’è ancora la conferma ufficiale – anche Charlotte Casiraghi è incinta, per la terza volta.

In fondo non è questa la vita? Nascita e morte, arrivi e partenze, gioia e dolore. A voi non resta che decidere se prendere un altro caffè o, data l’ora, un tea o magari una bella tisana.

Le foto del giorno – Il bianco e il nero

Inizia la stagione dei premi cinematografici, e in attesa della serata degli Oscar, che andrà in scena al Dolby Theatre tra tre settimane, questa sera è la volta dei BAFTA, che sta per British Academy of Film and Television Arts. Presidente dell’Academy è il Principe di Galles, che è arrivato accompagnato dalla moglie Catherine; ed è subito black&white.

William sceglie uno smoking con giacca doppio petto in velluto (Tom Ford) che Lady Violet approva; un po’ meno invece è il papillon, che sembra uno di quelli che si comprava mio padre ma mia madre non gli faceva mettere mai perché Mario hai il faccione! Il principe invece ha un viso piuttosto lungo, ma il farfallone non mi piace lo stesso. Catherine, in perfetta ortodossia con lo stile promosso dal suocero, si è data diligentemente al riuso e ha tirato fuori una mise già vista, e proprio nella stessa occasione. L’abito bianco da dea greca di Alexander McQueen è lo stesso indossato per i premi BAFTA del 2019 (A Royal Goddess) ma è stato rimaneggiando togliendo i fiori sulla spalla, e aggiungendo un fiocco che prosegue sul dorso creando un bel movimento. A catturare l’attenzione è soprattutto l’abbinamento di tanto bianco con il nero degli accessori: i guanti lunghi – pure troppo, arrivano praticamente all’ascella – e la clutch Jimmy Choo. Mi piace? Non lo so, l’abito mi aveva conquistata nella prima versione e apprezzo anche questa; più raffinata la prima, più scenografica la seconda. Ciò che non mi convince è il rigore quasi calligrafico di quei guanti, che disegnano una linea così netta e pulita, contrapposto al movimento sfrenato dell’abito, dei capelli sciolti, dei grandi orecchini a fiori (Zara, 18 sterline). Insomma, la vecchia antitesi apollineo-dionisiaco se volessimo fare un commento colto. Ma dobbiamo proprio, la domenica sera?

Tutto ciò premesso, insieme mi piacciono molto, sempre di più. Nonostante la sproporzione tra i capelli, troppi lei, troppo pochi lui!

Domenica di Carnevale

Quest’anno il Re di Svezia Carl XVI Gustav celebra i cinquant’anni sul trono, e pensando alle mascherine che in questi giorni colorano le strade dedichiamo a lui il post di oggi. Sia chiaro, Lady Violet non vuole suggerire una certa qualità carnascialesca nel regno scandinavo, ma parlarvi (o ricordarvi) di un altro anniversario in terra svedese, che fu festeggiato en travesti.

Giugno 2001, i sovrani sono sposati da 25 anni e decidono di marcare le nozze d’argento con un gran ricevimento in costume nel cinquecentesco castello di Gripsholm. Costume forse rinascimentale, almeno a guardare loro; poi, come sempre accade alle feste mascherate, ognuno s’è vestito come voleva, e qualcuno si è vestito come sempre.

Bella Silvia in viola, colore che indossa spesso e le dona molto; deliziose le figlie Victoria e Madeleine; manca il figlio Carl Philip (si sarà vergognato?) in compenso c’è Lilian, vedova dello zio Bertil (qui la loro storia Bertil e Lilian, omnia vincit amor). Lei non rispetta il dress code e indossa un normale abito da sera, ma a 85 anni si può questo e altro. In definitiva il più convinto mi sembra il servitore.

Non conosco abbastanza la cultura svedese per decifrare l’abbigliamento del re, ma quella parrucca farebbe invidia pure a Benny&Bjorn degli ABBA.

Rinascimento danese

La golden age della Danimarca coincide col regno di Cristiano IV; il Rinascimento danese che risale al Seicento (cioè più o meno un secolo dopo il nostro). A questo rinascimento si ispirano evidentemente Margrethe di Danimarca e il marito Henrik; data la passione della regina, che spesso si diletta nella creazione di costumi per il teatro, immagino che anche questi siano opera sua. Henrik ci aggiunge quel tocco di goliardia che è stato uno dei suoi tratti più simpatici.

I mantellati

La famiglia reale norvegese fa quello che molti di noi fanno in questi casi: tira fuori un mantello (o un tabarro, per i più eleganti un domino) se lo piazza su qualcosa a caso, e pedalare. Quella che sembra osare di più è Mette-Marit, che un paio di mesi dopo sposerà il principe ereditario Haakon. La più simpatica Märtha Louise, che col mantellaccio e i capelli corti sembra una merry girl appena uscita dalla foresta di Sherwood.

Su il cappello!

In borghese col cappello in divisa avrebbe detto Totò, e alcuni giovani invitati fanno proprio questa scelta. Modesto Albert de Monaco, con cappetta di cammello e cappello en pendant, più paggio che principe. Willem-Alexander, allora erede al trono dei Paesi Bassi, accanto a una insolitamente sobria Máxima, sfoggia un cappello da moschettiere giallorosso per la felicità dei tifosi romanisti. Clamoroso il fratello minore Constantijn, che oltre al cappello deve aver rubato il cappotto di astrakan a mammà, e ci ha piazzato sotto un paio di stivaloni che mai il raffinato Aramis avrebbe calzato. Total Orange per la moglie Laurentien, con un marito combinato così che ci puoi abbinare?

Io non ci volevo venire

Inequivocabile l’espressione dei cognati Costantino di Grecia e Richard zu Sayn-Wittgenstein-Berleburg che accompagnano le mogli danesi Anne Marie e Benedikte. Loro vere principesse delle fiabe, i mariti in smoking senza fronzoli; anzi l’ex re degli Elleni si è portato pure il trench, che non si sa mai. Faccia di circostanza per il trentatreenne Principe delle Asturie, che proprio non ci voleva venire.

Un po’ così

Indecisi i principi ereditari di Jugoslavia: lui classico in smoking, lei improbabile attempata creatura di Botticelli con tanto di coroncina di fiori. Smoking anche per Henri di Lussemburgo, accompagnato dalla moglie Maria Teresa, meno flamboyante del solito e quasi sobria, non fosse per il fioccone piazzato proprio lì.

I miei preferiti

Non li conosco ma li trovo perfetti. Ti arriva un invito a cui non puoi dire di no. C’è un dress code che non sai come rispettare (e forse non vuoi spendere per qualcosa che non indosserai più). Ed ecco l’idea! Abiti da sera classici su cui piazzare una bella gorgiera e voilà il gioco è fatto. Le gorgiere fanno la loro comparsa nel XVI con una funzione precisa: intercettare i pidocchi che cadendo dalla testa rischiavano di annidarsi nei voluminosi abiti dell’epoca. Spero che in questo caso siano state scelte con un criterio puramente estetico.

Tra tre anni Carl Gustav e Silvia festeggeranno le nozze d’oro, dite che ci dobbiamo preoccupare?

Gli sposi di San Valentino

Oggi, giorno dedicato a San Valentino e agli innamorati, c’è una coppia reale che festeggia l’anniversario di matrimonio. Era infatti il 14 febbraio 1981 quando Henri, erede al trono del Lussemburgo, impalmava la cubana Maria Teresa Mestre y Batista, sua compagna di studi all’università di Ginevra.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

Alto, biondo, elegante ma un po’ rigido lui, piccolina, bruna e graziosa lei, che solo più tardi avrebbe rivelato un temperamento di fuoco. Un matrimonio d’amore, una favola perfetta per far sognare, se non fosse stato presto oscurato dalla notizia che molti aspettavano: il fidanzamento del Principe di Galles, che cinque giorni dopo annunciò al mondo che avrebbe sposato la giovanissima Lady Diana Spencer.

Eletti dunque a regal patroni della festa degli innamorati, i granduchi non si sottraggono e ogni anno ci propongono nuovi ritratti in coppia. Quest’anno c’è la versione da giornoe quella da gran sera; nella prima Henri è in abito scuro e cravatta azzurrina e Maria Teresa in completo pantaloni blu elegante ma non particolarmente donante; attenzione agli orecchini, che hanno due grandi perle in colori diversi: grigia all’orecchio destro, bianca a sinistra anche se la fotografia non rende merito. Lei è in splendida forma, lui è sempre un bell’uomo ma guardandolo Lady Violet non può fare a meno di pensare al museo dello stoccafisso, visto in Norvegia tanti anni fa.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

I due ritratti in tenuta di gala sono stati fatti venti giorni fa in occasione del ricevimento offerto dai sovrani al Governo e alle autorità del Paese. Lui in alta uniforme fa sempre la sua figura, lei con un cape dress che ha il pregio di allungarne la figura. L’abito è una creazione del brand tedesco Talbot Runhof (i cognomi dei due designer); il tessuto – sembra un maculato opaco/lucido – è francamente terribile, ma almeno sta bene col giallo oro della fascia dell’ordine del Leone d’oro di Nassau.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

Anche in questo caso Maria Teresa indossa alle orecchie delle splendide perle, abbinate ad uno dei suoi diademi preferiti, la tiara che la suocera Josephine Charlotte ricevette come dono di nozze dalla Société Générale, con la sua elegante forma a volute e il grande diamante centrale, che supera gli otto carati.

Questo è un periodo di festa per il Granducato; tra due giorni il compleanno della figlia Alexandra, che andrà sposa a fine aprile; il 18 quello della granduchessa ereditaria Stéphanie, che in primavera partorirà per la seconda volta. Love is in the air!

Se non siete ancora soddisfatti, qui trovate la più bella storia d’amore reale: Bertil e Lilian, omnia vincit amor

e qui il matrimonio reale più romantico; Harald e Sonja, una favola a lieto fine (parte prima) Harald e Sonja, una favola a lieto fine (parte seconda)

Il caffè del lunedì – Il Re del foro

Notizia seria, o quantomeno ufficiale: è stato reso noto il logo dell’incoronazione di King Charles III.

Contrariamente a quanto accaduto per gli ultimi giubilei della defunta Regina non è il frutto di un concorso indetto tra i più giovani, ma la creazione del designer Sir Jony Ive con il suo collettivo LoveFrom.

Realizzato nei colori della bandiera, il disegno ha al centro la St Edward’s Crown, con cui il Re verrà incoronato, composta con i fiori che rappresentano i quattro Paesi che formano il Regno unito: la rosa d’Inghilterra, il cardo di Scozia, il narciso del Galles e il trifoglio dell’Irlanda del Nord. L’autore ha dichiarato di aver tratto ispirazione dal ben noto amore del Re per il pianeta e dal suo profondo interesse per la natura; racconta del “felice ottimismo della primavera” e celebra l’inizio di una nuova era. La delicatezza di queste forme naturali contribuisce a creare un emblema che vuol coniugare la grande importanza di questa straordinaria occasione con la gioia per un uovo inizio mentre si stempera il dolore del lutto.

Sir Jony Ive attualmente è il Rettore del Royal College of Art. Una delle personalità più notevoli del design britannico, è stato Chief Design Officer alla Apple, e ha ricevuto innumerevoli premi nella sua carriera, tra cui la Benjamin Franklin Medal della Royal Society of Arts e la Professor Stephen Hawking Fellowship dalla Cambridge Union Society. Nel 2019 ha fondato LoveFrom, che riunisce designer, artisti, scrittori musicisti, filmmaker e ingegneri, e ha sedi a Londra e a San Francisco. Designer e collettivo avevano già collaborato con Charles, allora Principe di Galles, nella realizzazione del logo per Terra Carta, iniziativa per i mercati sostenibili, lanciata a Davos nel 2020.

Esaurita la seria ufficialità dedichiamoci a una piccola, faceta parentesi. Impegnato in incontri con le varie comunità che compongono il regno, Charles ha visitato quella bengalese nella zona est di Londra ed è stato ricevuto nella moschea. Qui come richiesto si è tolto le scarpe rivelando un bel buco nel calzino.

A onor del vero non si tratta del classico buco sul pollicione, ma di una sfilatura che si è allargata partendo dalla cucitura. Non sappiamo che fine abbia fatto il valet de chambre responsabile del mancato controllo della real biancheria, certo è che l’incidente può anche aver imbarazzato il sovrano, ma lo ha reso più simpatico. Insomma l’operazione Charles uno di noi procede speditamente. A meno che…

A meno che il Re non abbia voluto offrire un ramoscello d’ulivo ai Sussex imitando la nuora Meghan, che il 5 marzo 2019 si presentò a Buckingham Palace, all’incontro per celebrare i 50 anni dall’investitura del suocero a Prince of Wales, con un vistoso buco nella calza. Evidentemente ignara che è sempre raccomandabile portare un secondo paio di calze in borsetta, perché non si sa mai (grazie mamma!). Immagino però che quando si a casa mia si parlava di principe del foro non ci si riferisse a questo. Caffè.

Le foto del giorno – Regina di compassione

Sono giorni un po’ strani, tra l’immarcescibile Festival di Sanremo – che non ho seguito, dunque i commenti sulle mise li rinviamo alla prossima edizione – e la tragedia del terremoto in Turchia e Siria, che ha visto oggi superare la soglia delle venticinquemila vittime.

In sintesi: non avevo particolare voglia di frizzi e lazzi, ma nemmeno di rattristarvi troppo. La cifra perfetta l’ha trovata per me Jetsun Pema, Regina Consorte del Bhutan, che ha dalla sua due grandi atout. Da una parte la saggezza buddhista, incentrata sulla compassione e sulla capacità di distacco dalle cose terrene, dall’altra la grazia incantevole e i gesti misurati della sovrana la rendono l’interprete perfetta per i sentimenti di questi giorni. Ieri la regina ha guidato una cerimonia con Primo Ministro e autorità del suo Paese insieme con gli ambasciatori presenti in Bhutan. Sono state accese mille lampade a burro nel Palazzo di Tashichho Dzong, antica fortezza religiosa che ora ospita le istituzioni a capo del Paese.

Le lampade a burro utilizzano solitamente come combustibile il burro di yak e sono sempre presenti nei templi e nelle cerimonie del Buddhismo tibetano da cui quello bhutanese deriva. Secondo la tradizione, la fiamma delle lampade aiuta la concentrazione e la pratica della meditazione, consente la dissoluzione delle afflizioni e favorisce il raggiungimento dell’illuminazione. In questo caso l’intenzione è accompagnare i defunti e consolare coloro che stanno soffrendo. Alla fine, nulla di troppo diverso dalle nostre candele.

Sono sempre colpita dal tempo e dall’energia che gli uomini spendono nel disegnare confini, e dalla facilità con cui la loro intima essenza li superi.