Trent’anni

Sarà che per me è un periodo così, sarà che più invecchio più mi è insopportabile la sofferenza – e ancora più la morte – dei giovani, compresi quelli che erano giovani quando lo ero anch’io, sarà che oggi sono 30 anni, e mi sembra che il ricordo si stia sfilacciando, ma non riesco a smettere di pensare a lui.

Vi ripropongo il post scritto cinque anni fa: A Royal Calendar – 1 maggio 1994

E lo so che oggi il celebra il lavoro, se ne denuncia la mancanza, e si urlano le tante tragiche morti legate a questo mondo. Ma in fondo, fatte salve le enormi differenze di privilegio sociale ed economico, non fu una morte sul lavoro anche la sua?

La foto del giorno – Che stile!

Non ve l’aspettavate eh? Io no di sicuro, e invece…

E invece Mathilde dei Belgi, in missione in solitaria per conto dell’ONU in Costa d’Avorio, mostra insospettabili doti di footballeuse (non so se esista questa parola, ma mi piace) nel corso di un evento organizzato ieri allo stadio Laurent Pokou a San Pedro. Qui la Reine ha incontrato l’ex calciatore Bakari Koné – che ha giocato anche in Europa, nell’Olympique di Marsiglia – la campionessa olimpica di taekwondo Ruth Gbagbi e altri atleti ivoriani, per confrontarsi sui molteplici benefici dello sport, che spaziano dalla salute alla socializzazione. Non posso non ammirare lo stile della calciata di Sa Majesté, e anche come i pantaloni assecondano il movimento. Ora chi glielo dice a Édouard Vermeulen, aristocratico stilista di Natan, che a noi Mathilde piace più così che con molte sue arzigogolate creazioni?

Dopo Diana cacciatrice, Mathilde caLciatrice.

Le foto del giorno – Charlène ride, di nuovo!

Il titolo di questo post cita quello di qualche anno fa (Charlène ride!) che a sua volta citava la frase – la Garbo ride! – con cui venne pubblicizzato il film Ninotchka, girato da Ernst Lubitsch alla fine degli anni ’30 con Greta Garbo, abituata ai ruoli drammatici e dotata di un temperamento non particolarmente allegro, per la prima volta messa alla prova in un ruolo brillante. Primo e ultimo, dato che la diva si ritirò dalle scene qualche anno dopo.

Mi fa quasi tenerezza pensare che nel 2019, anno del primo post, pensavamo che la Princesse fosse triste, troppe tristezze ci avrebbe riservato negli anni seguenti! Ora il peggio sembra essere passato, e possiamo postare questa deliziosa fotografia che la vede allegramente abbracciata alla cognata Stéphanie.

(Ph: David NIVIERE/ABACAPRESS.COM)

Il tutto è avvenuto lunedì 22 allo stadio del Principato, dov’è stata disputata la Fight Aids Cup, per celebrare i vent’anni di  Fight Aids Monaco, associazione per la lotta all’AIDS fondata e presieduta da Stéphanie. In questi giorni Monaco ospita un’edizione speciale del Festival del circo, ed è una delle manifestazioni per il centenario della nascita di Rainier III, grande appassionato delle arti circensi, che istituì il festival cinquant’anni fa. Si sono affrontate la squadra dei Barbagiuans, capitanata da Louis Ducruet, e quella del Circus Festival, che ha vinto il match 3 a 2.

(Ph: Eric Mathon-Frédéric Nebinger/Palais princier)

Charlène non ha partecipato a tutti gli appuntamenti della kermesse, a volte sostituita non si capisce come mai dal fratello Gareth, che sta sempre in mezzo come il giovedì, ma insomma direi che stia facendo del suo meglio. Ha pure provato a tirare un calcio al pallone, con stile invero un po’ incerto, peggiorato dai tacchi degli stivali.

(Ph: Eric Mathon-Frédéric Nebinger/Palais princier)

Quello che sembra davvero sincero è il rapporto con la cognata più giovane, che con l’età pare essere diventata una donna solida, i piedi per terra e pochi fronzoli. I rumors vogliono invece una relazione più complicata con Caroline – che oggi compie 67 anni – e devo dire che non sarei stupita nell’avere conferma che la principessa sudafricana, che non ha mai mostrato grande passione per le formalità della Corte, si trovi più a suo agio con l’informale Stéphanie.

(Ph: David NIVIERE/ABACAPRESS.COM)

Posso dire? Una volta archiviato – temo per sempre – il glamour dei tempi d’oro, a me i Grimaldi piacciono in fondo più in queste occasioni ludico/beneficheche che in quelle più formali legate al loro ruolo di reali.

Partenze, permanenze e (forse) arrivi

Partenza e viaggio trionfali per la Reina Letizia che, accompagnata la figlia maggiore a Saragozza, dove la futura regina Leonor ha iniziato l’addestramento militare, è volata con la minore a Sidney per sostenere la nazionale di calcio femminile, sport di cui la giovane Sofía è appassionatissima.

Una trasferta che si è trasformata in un trionfo, forse anche al di là delle intenzioni. Perché non solo le ragazze spagnole sono diventate campionesse del mondo battendo le Lionesses, cioè la nazionale inglese, ma Letizia si è presa tutta la scena sottolineando con la sua presenza la clamorosa assenza di membri della Royal Family.

Il principe di Galles ha postato il solito messaggio tenerello con la figlia Charlotte – finendo col rimarcare, forse suo malgrado, che per le femmine basta il tifo di altre femmine – ma, benché sia il presidente della FA, la Football Association, cioè la federazione calcistica inglese, William a Sidney non s’è visto, e ha continuato la sua permanenza in vacanza. Apriti cielo. Ha sbagliato? Sicuramente sì. Poteva fare meglio? Avrebbe dovuto. Qualcuno doveva andare a Sidney per la finale? Sarebbe stato il caso, magari una delegazione composta anche da uomini, a sottolineare il fatto che lo sport femminile vale quanto il maschile.

Siccome però l’errore mi sembrava troppo marchiano, e in testa mi ronzava una informazione, ho fatto una breve ricerca, da cui è emerso che l’assenza del principe – o di altri membri della Royal Family – potrebbe avere una ragione protocollare di un certo rilievo: il capo dello stato australiano è King Charles III, che da quando è sul trono non ha ancora visitato il Paese, per cui è prassi che nessun membro della Royal Family lo preceda. Detto questo, e anche a voler dare credito a questa versione, la gaffe c’è stata. O almeno questo comportamento è stato percepito come tale, dunque si poteva e si doveva comunicare meglio. La comunicazione e le sue regole nel tempo dei social cambiano molto rapidamente e non si può far finta di niente. Se fosse andato William avrebbe oscurato la Reina e la Infanta, mentre preferisco non immaginare cosa sarebbe successo se le Lionesses avessero vinto la coppa del mondo senza nessuno a festeggiarle. Non è accaduto, magari impareranno dal loro errore, proprio come Letizia, che dalla brutta scena alla messa di Pasqua di qualche anno fa dimostra sempre grande amore per la suocera, pure troppo… (se non vi ricordate l’episodio, lo trovate qui 2018 A Royal Year – 12 mesi in 12 foto)

(Ph: Carlos Alvarez/Getty Images)

Aggiungo una piccola riflessione a quasi un anno dalla morte di Queen Elizabeth: la transizione è complicata, forse anche più di quanto si potesse pensare, secondo me principalmente per due aspetti. Il primo: ognuno è impegnato a trovare la propria dimensione, interpretandola al meglio; a me sembra che qualche difficoltà ci sia, dei quattro attori principali, sovrani ed eredi, penso che a cavarsela meglio sia Camilla, che comunque è destinata a non essere apprezzata (eufemismo) da una parte della cittadinanza ancora legata al ricordo di Diana. Il secondo: Her Majesty col suo carisma e la stima che praticamente tutti nutrivano per lei fungeva anche da ombrello protettivo per tutta una serie di vicende e problemi, e la sua mancanza si avverte ancora forte. Aggiungerei anche che riducendo il numero dei working royals ho l’impressione che non si riesca a coprire tutto. Al momento gli attivi sono i sovrani – che però ovviamente non possono (e secondo me non devono) comparire sempre; i Principi di Galles, i Duchi di Edimburgo, la Princess Royal e i Duchi di Gloucester. Nove persone in tutto, di cui cinque ultrasettantenni, a fronte di una quantità di royal engagements che non ha eguali; è vero che ad esempio in Spagna i rappresentanti della Corona si contano letteralmente sulle dita di una mano, ma non è che Letizia inauguri spesso nuove residenze per anziani, o sovrintenda alle aperture dei supermercati, come Anne o Sophie. Insomma, come sempre i cambiamenti sono faticosi, però restano affascinanti.

Siamo infine alla terza parte di questo post, di sicuro la più divertente, che ha come argomento un possibile arrivo. Accade che una grande festa è prevista per sabato 3 settembre, in un delizioso borgo dell’Italia centrale. Il borgo è Solomeo, in provincia di Perugia; una piccola comunità portata a uno splendore quasi rinascimentale da un imprenditore illuminato, Brunello Cucinelli. Che appunto il 3 settembre compirà settant’anni e celebrerà comme il faut. Bene, da alcuni giorni un po’ di giornali, soprattutto locali, sono entrati in fibrillazione quando si è sparsa la voce che tra gli invitati al megaparty ci sarebbe addirittura Sua Maestà Charles III in persona. Cucinelli ha incontrato varie volte il sovrano quand’era ancora Principe di Galles, e a febbraio è stato invitato a Buckingham Palace dal nuovo re che ha ricevuto e lui e Federico Marchetti, fondatore di Yoox. L’insolito terzetto ha in comune un interessante progetto “The Sustainable Market Initiative”, una creatura di Charles, sempre particolarmente attento alla sostenibilità. Nell’ambito dell’iniziativa il re del cachemire Cucinelli finanzia l’Himalayan Regenerative Fashion Living Lab. Il sito della maison ci informa che «La partnership mira a sviluppare un nuovo programma per la creazione di paesaggi rigenerativi della moda, per dimostrare il potenziale di tale industria nella transizione verso un percorso inclusivo, rispettoso del clima e positivo per la natura, all’insegna di una nuova catena di valore imperniata sui principi della moda sostenibile. L’iniziativa si concentra nel recupero dell’ambiente naturale – seriamente minacciato dal cambiamento climatico – nonché delle tradizionali abilità artigianali e manifatturiere di alcune piccole comunità locali dell’Himalaya che da secoli basano la propria sussistenza sull’economia legata al cashmere, al cotone e alla seta» Insomma una specie di Solomeo in salsa himalayana, ci piace!

(Ph: Instagram @brunellocucinelli)

Ora io non so dire se The King arriverà davvero, Lady Violet ne sarebbe deliziata e monterà la guardia. Intanto direi che la comunicazione di Cucinelli ha messo a segno un colpo niente male, magari una telefonatina a Kensington Palace per un paio di consigli?

Chiudiamo con un gossip sullo stile, di quelli che piacciono a noi: le due fotografie che ritraggono Charles Cucinelli e Marchetti sono state scattate a un anno e mezzo di distanza (ottobre 2021/febbraio 2023) eppure i tre gentlemen sono vestiti praticamente uguali; il re col suo classico completo gessato blu chiaro, Marchetti ha cambiato la camicia e forse l’abito, ma ha la stessa cravatta, e Cucinelli ha praticamente la stessa giacca, che differisce nei bottoni (e nel fatto che non gli tira sulla pancia). Abbigliamento sostenibile? Missione compiuta!
 

Breaking News! Japan Harry

I viaggiatori che oggi affollavano l’aeroporto internazionale Haneda a Tokyo si sono trovati davanti a sorpresa il Duca di Sussex.

(Ph: ANN News)

Polo nera e cappellino da baseball ugualmente nero, col logo di Archewell in bella mostra, il principe è arrivato con l’amico e partner di polo Nacho Figueras. Insieme domani parteciperanno al summit dell’International Sports Promotion Society, e insieme sabato saranno a Singapore per partecipare all’incontro di polo organizzato da Sentebale, la charity fondata nel 2006 da Harry e dal principe Seeiso del Lesotho, in memoria delle loro madri, con l’intento di aiutare i tanti bambini in difficoltà del Paese africano.

(Ph: ANN News)

E Meghan? Non c’è, probabilmente è rimasta a Montecito coi pupi. Magari al lavoro sul prossimo progetto della coppia: la produzione per Netflix di un film (o una serie) tratta da Meet me at the lake, romanzo rosa di Carley Fortune, giornalista e scrittrice canadese a me ignota, che sembra sia molto popolare oltreoceano. E a proposito di libri, Omid Scobie, che non è proprio il portavoce dei Sussex ma quasi, nonché autore del primo libro sulla coppia, Finding Freedom, ci informa che il suo è uno dei pochi sulla Royal Family ad essere stato tradotto in giapponese. Sembra infatti che nel Paese del Sol Levante i reali inglesi siano molto popolari, a partire dalla defunta Diana. E noi non ci stupiamo, rispetto alla famiglia imperiale locale i Windsor sembrano veramente personaggi da romanzo, oltre che da saga tv.

Royal chic shock e boh – Splendore nell’erba

Wimbledon è l’ultimo dei grandi riti pubblici dell’estate britannica con un’ampia eco all’estero, e anche quest’anno, caratterizzato dall’incoronazione dei nuovi sovrani, è stato particolarmente ricco di presenze reali. A partire dalla Principessa di Galles; da qualche stagione il torneo è il suo regno, avendone ereditato il patronage dagli anziani Duchi di Kent.

(Ph: PA)

Bene, cosa differenzia, più di ogni altra cosa, il campo di Wimbledon dagli altri? La superficie, non in terra battuta ma in classica erba. Di che colore è l’erba? E che colore ha scelto quest’anno Catherine per le sue presenze principali? Esatto, il verde! Tonalità smeraldo oggi, per il tubino Roland Mouret in cady stretch. Evidentemente non tanto stretch, vista la quantità di grinze con cui si è presentata la futura regina; e questa sì che potrebbe essere una citazione della defunta suocera Diana e del suo abito da sposa, il più spiegazzato della storia. La furba Catherine ha però sviato l’attenzione dei presenti alla finale maschile del torneo facendosi accompagnare dalla famigliola quasi al completo: lasciato a casa Louis – che sembra non abbia gradito – con lei sono arrivati William, George, già presente l’anno scorso, e Charlotte, al suo debutto. Applausi, ma la mise per me resta boh. E per favore, la borsetta con catenella (di Emmy London) portata così appesa alla mano, no dai!

Ieri la finale del torneo femminile: Catherine è comparsa con una mise che sembra un completo gonna e giacchina e invece è un abito intero, di Self Portrait. Un po’ vecchio stile ma graziosa, anche se con col piatto-trofeo in mano sembra pronta per partecipare ad un programma tv sulle virtù di frutta e verdura. Il colore – verde lime secondo il produttore, verde mela secondo Lady Violet – è piacevole e fresco, il modello… quanti dei miei lettori lo hanno riconosciuto? (Il caffè del lunedì – Dress a Princess) e quante altre volte lo dobbiamo vedere? Boh.

(Ph: ChrysleneCaillaud/Panoramic)

Mantiene sempre un profilo basso, anche quando partecipa a eventi legati alla Royal Family. So che piace a molti, a partire da me, e dunque dedichiamo un piccolo spazio anche a lei, Lady Sarah Chatto, figlia della defunta principessa Margaret cui, alle soglie dei 60 anni (li compirà il prossimo 1 maggio) somiglia in maniera impressionante. Qualche giorno fa, accompagnata dal marito Daniel, ha fatto la sua comparsa nel Royal Box di Wimbledon; fedele al suo stile ha indossato uno chemisier in rasatello di cotone a righe color cioccolato, il modello Blythe del suo stilista preferito: Jasper Conran.

Permettetemi di dire, una mise che metterei anch’io, convinta come sono che agli eventi sportivi – soprattutto se non è la finale – sono preferibili abiti sportivi. Avrei evitato la t-shirt che fa capolino dall’abbottonatura, ma assai chic.

(Ph: Getty Images)

Altro giorno, stesso luogo, stesso stile ma brand diverso (questo è ME+EM) per Zara Tindall, grande sportiva e appassionata di eventi sportivi. Deliziosa la borsetta in pelle e rafia di Aspinal, personalmente non amo gli zatteroni e questi (Yves Saint Laurent) sono veramente altissimi, ma chic anche lei.

Nello stesso giorno dei Tindall, mercoledì 12 – presente anche Albert de Monaco con la cugina Mélanie-Antoinette de Massy – è arrivata a Wimbledon Queen Camilla. In bianco, che mi sembra un bell’omaggio all’unico colore ammesso sui campi. L’abito, nuovo, è della fida Fiona Clare Couture: il modello è il preferito della sovrana, in questo caso movimentato da dettagli blu che lo rendono molto fresco ed estivo. Mi piacerebbe anche con accessori blu, ma in questo caso il colore neutro rende la mise anche più adatta a un’occasione di giorno e non particolarmente formale. Molto bella la borsetta in pelle intrecciata Bottega Veneta, già vista la scorsa settimana in Scozia. Chic,

Dopo le righe che ne direste dei pois? Ne abbiamo visti molti di recente, soprattutto addosso alla principessa di Galles, ma questi di Letizia sono piuttosto diversi. Per la consegna delle borse di studio della fondazione La Caixa la Reina ripropone un abito in broccato della spagnola Laura Bernal, già indossato lo scorso anno. Benché non ami il beige mi piace questa sfumatura fredda, mi piace come si combina col bianco dei pois e mi piace sulla pelle ambrata di Letizia. E in questo caso la sovrana ha lasciato a casa le espadrillas in favore di un paio di slingback Isabel Abdo, cosa volere di più? Chic.

I Granduchi del Lussemburgo si preparano a diventare nonni per la settima volta, accogliendo il nuovo bebé del secondogenito Félix e della moglie Claire, la cui terza gravidanza è appena stata annunciata. Intanto hanno accolto il Presidente della Repubblica di Germania e la moglie, in visita ufficiale. La scorsa settimana avevamo grandemente elogiato la Granduchessa, questa settimana meno. Per accogliere gli ospiti Maria Teresa sceglie Carolina Herrera, un modello interessante ma non adatto a lei: il colore è bello ma il tessuto – taffetà – troppo rigido, e la cintura in vita lo fa “sparare” lateralmente. Tra l’altro, nel modello originale l’abito è lungo alla caviglia, accorciarlo ne rovina la linea, e come se non bastasse altro volume orizzontale è aggiunto dalle ruches sulle maniche. La pietra tombale poi ce la mette l’underwear. Risultato: un disastro. Shock.

Per la cena di gala la Granduchessa si affida a Natan: mi piace l’idea dell’abito con poncho in chiffon che copre le braccia e verticalizza la linea però questo rosa inizia a stufare. Anzi, ha già stufato. Al collo la tiara déco con grande zaffiro indossata come collier; belle le scarpe Prada, ma tutto l’insieme non mi seduce. Boh.

(Ph: Pelle T Nilsson/SPA)

Chiudiamo in bellezza: foto di gruppo per la famiglia reale svedese, riunita venerdì nel parco del castello di Borgholms per festeggiare il compleanno dell’erede al trono Victoria col tradizionale concerto. La festeggiata indossa un abito di H&M creato apposta per lei, usando tessuto d’archivio della Conscious Collection del 2016. Il brand svedese si impegna molto, anche grazie a Victoria, per mostrarsi diverso da quello che è, cioè fast fashion non particolarmente (eufemismo) sostenibile. Ciò detto, anche se mi restano parecchie perplessità, l’abito a me piace. Sostenibilità al primo posto anche per byTiMo, brand norvegese responsabile del maxidress rosa di Sofia, che devo dire non ha nulla né di banale né di sdolcinato, e il rischio c’era. Fiori e pizzo per Madeleine e il suo abito di Alexis, brand USA molto popolare tra le signore WASP; non mi fa impazzire ma come avrebbe detto mia madre nell’insieme fa figura. La mia preferita è la mise di Victoria, ma devo dire che tutte e le signore sono ben vestite e adeguate all’occasione. dunque uno chic collettivo. Per il resto: deliziosa Estelle che sta per fiorire in una splendida ragazza; il re mantiene quella sua aria vaga che lo contraddistingue da parecchi anni; al contrario l’elegante regina tiene tutto sotto controllo. Presente (suo malgrado) Chris O’Neal, sempre più il Santi Bailor di Svezia

L a foto del giorno – Uno sport tira l’altro

Lady Violet soffre il caldo come nient’altro, e dunque evita anche l’idea di darsi alle attività sportive da ora e per i prossimi mesi, ma è fuor di dubbio che l’estate nel tradizionalmente più fresco Regno Unito sia la stagione che più di ogni altra mixa sport e mondanità. Appena sceso il sipario su Ascot – che a noi interessa per royals, cappelli e mise, ma alla fine è un grande evento sportivo – si avvicina a grandi passi il torneo di Wimbledon, quest’anno dal 32 al 17 luglio.

(Ph: AELTC/Thomas Lovelock)

Nel suo ruolo di patronessa di The All England Lawn Tennis and Croquet Club, la Principessa di Galles ha incontrato sul campo Roger Federer – che a Wimbledon ha vinto ben otto volte, record maschile – per accendere i riflettori sui Wimbledon’s Ball Boys and Girls. Che sarebbero i raccattapalle, ma vuoi mettere quanto è più chic detto così? Inutile dire che per un evento di tale importanza l’organizzazione deve essere perfetta, una macchina i cui ingranaggi devono funzionare impeccabilmente, ed è giusto celebrare chiunque contribuisca alla buona riuscita. E credetemi, che li chiamiamo raccattapalle o ball boys and girls, sono fondamentali.

Devo dire che nello scambio di colpi col campione svizzero Catherine se la cava bene, ma mi colpisce come nella foto la sua postura sia considerevolmente meno elegante di quella di Roger, braccia conserte a parte, ovviamente.

Qui trovate il video completo https://www.youtube.com/watch?v=Ele-RbEkmcQ

Le foto del giorno – Ascot!

E finalmente ad Ascot, nel quarto giorno di gare – l’ultimo pienamente mondano, il sabato di solito partecipano solo i veri appassionati – arrivano i Principi di Galles, accompagnati dai cugini Beatrice di York e Edo Mapelli Mozzi.

Va detto anche che questi giorni sono densissimi di eventi per la Royal Family e i Galles in particolare: sabato Trooping the Colour, domenica festa del papà, lunedì giornata dedicata all’Ordine della giarrettiera, mercoledì compleanno di William, per cui la presenza all’evento ippico più chic e famoso dell’universo, iniziato martedì, dev’essere stata incastrata con attenta abilità. Catherine quest’anno ha lasciato perdere fantasie minute e tonalità pastello e ha osato il total red; analizzeremo la sua mise nella nostra rubrica domenicale, intanto godiamoci l’energia del colore, in contrasto con la delicatezza del pizzo scelto da Bea.

I sovrani sono stati presenti tutti i giorni – e Camilla ha sfoggiato dei cappelli veramente notevoli – ma insomma, mentiremmo se dicessimo che la mancanza dell’adorata Queen Elizabeth non si sia sentita.

Quanto a Lady Violet, riflettevo che lo scorso anno sarei dovuta andare ad Ascot anch’io – il giovedì, per il Ladies Day – invece sono finita in ospedale. Quest’anno è rimasto solo un pio desiderio, in compenso ho fatto ben due giri in carro attrezzi in ventiquattr’ore. Che dire, confidiamo nell’anno prossimo. Però quando ho visto questa foto ho pensato che l’espressione di Re Regina e Duchessa fosse indirizzata a me in questo periodo, invero piuttosto lunghetto.

Una delle ragioni per cui mi sarebbe piaciuto andare era vedere per l’ultima volta competere il mitico Frankie Dettori, uno dei più famosi e quotati fantini al mondo. Nato a Milano nel 1970, nome di battesimo Lanfranco, figlio dell’altrettanto celebre Gianfranco Dettori da Serramanna, Sud Sardegna, vera gloria dell’Italia nel mondo. Frankie, dal canto suo, ha festeggiato allegramente l’ennesima vittoria stampando un sonoro bacio sulla guancia di Queen Camilla.

In fondo cos’è un bacio se non lo spazio rosa tra Royal e Ascot?

Scende in campo il Re

Tutto è pronto per i Mondiali di calcio in Qatar cui la nostra Nazionale non partecipa non essendo riuscita a qualificarsi, nonostante la vittoria agli ultimi Europei (festeggiata con qualche petulanza di troppo e improbabili lezioni di protocollo).

Tra le trentadue squadre in gara numerose quelle che rappresentano monarchie: oltre ai padroni di casa, Belgio Danimarca Inghilterra Giappone Marocco Olanda Spagna, e mettiamoci pure il Galles, che non è un regno a parte ma da due mesi ha un nuovo Principe appassionato di sport in generale, e di calcio in particolare.

Mentre dunque aspettiamo di scoprire qualche reale spettatore, a partire dalla bellissima Mozah bint Nasser al-Missned, moglie numero due dello Sceicco del Qatar, dal Belgio arriva l’incoraggiamento (e non solo quello) di Roi Philippe ai Diavoli Rossi. Il sovrano non è solito a queste operazioni simpatia, e mantiene una leggera goffaggine che rende il video delizioso. It’s Devil Time!

Ekecheirìa

Oggi, 4 marzo, si sono aperte a Pechino le Paralimpiadi invernali. Oggi dunque nella Grecia antica (che per ovvie ragioni celebrava solo le Olimpiadi estive) sarebbe stata la giornata dedicata a ‘Εκεχειρία, Ekecheirìa, letteralmente il trattenere le mani. La tregua olimpica.

“Personificazione della pace degli dèi, che veniva proclamata durante la celebrazione delle quattro feste nazionali, subito dopo l’apertura dei giochi, per proteggere i partecipanti. Era rappresentata in atto di incoronare Iphitos nel tempio di Zeus ad Olimpia” si legge nell’Enciclopedia dell’Arte Antica Treccani. Iphitos, in greco ‘Ιϕιτος, italianizzato Ifito è il mitico re di Elea, colui che codificò le gare sportive dedicate a Zeus a Olimpia, città peloponnesiaca nella regione dell’Elide, di cui Elea era capitale. Secondo la tradizione a Olimpia si conservava il documento che istituiva la tregua sacra, stabilita da Ifito e da Licurgo, grande legislatore di Sparta, altra importante città del Peloponneso, capitale della Laconia.

I giochi sono parte integrante parte della cultura e della religiosità greca già nelle epoche minoica e micenea – ricordate l’Iliade, i giochi in onore di Patroclo morto? – un modo per onorare gli dei, i defunti, i sovrani. Pratica antica e diffusa in tutta la Grecia, ma è da Olimpia che viene il primo elenco dei vincitori di cui si abbia notizia, stilato nel 776 a.C.; dunque la nascita dei giochi olimpici viene fatta risalire a quella data, per convenzione il 22 luglio (che per completezza di informazione è anche il compleanno di George di Cambridge).

I giochi si svolgevano a Olimpia ogni quattro anni in occasione delle feste olimpie, le più antiche delle quattro grandi feste della nazione greca; c’erano poi le istmie in onore di Posidone, biennali; le nemee, anch’esse biennali, in onore di Zeus; le pizie, in onore di Apollo Pizio, seconde per importanza solo alle olimpiche e come quelle quadriennali. I giochi olimpici erano dapprima riservati ad atleti (e spettatori) dell’Elide, la partecipazione si estese poi all’intero Peloponneso, alla Grecia continentale, alle colonie orientali e occidentali, e nacque di conseguenza l’idea della tregua olimpica. I giochi duravano cinque giorni: il primo era dedicato ai riti religiosi e all’esame di fanciulli e puledri, che partecipavano il secondo giorno a gare dedicate esclusivamente a loro, cui non partecipavano gli adulti. Che invece gareggiavano terzo e quarto giorno; in origine erano solo gare di corsa – ancora oggi chi visita il sito di Olimpia si fa una corsetta nello stadio, compresa Lady Violet da giovane – si aggiunsero poi la lotta, il pugilato, il pentatlon, la corsa a cavallo e con le quadriga, il pancrazio (un misto di lotta e pugilato) e l’oplitodromia una corsa nella quale gli atleti non erano nudi come nelle altre gare, ma come gli opliti (i soldati di fanteria) indossavano elmo, schinieri e il pesante scudo che dava il nome ai soldati, l’oplon. Il quinto giorno si premiavano i vincitori; incoronati con serti di olivo, rientravano nelle città di provenienza su carri trainati da cavalli bianchi; grandemente onorati pubblicamente e talvolta persino ritratti in statue.

«Come l’acqua è il più prezioso di tutti gli elementi, come l’oro ha più valore di ogni altro bene, come il sole splende più brillante di ogni altra stella, così splende Olimpia, mettendo in ombra tutti gli altri giochi» (Pindaro, Olimpica I, 1)I giochi olimpici furono celebrati per più di mille anni fino a quando Teodosio li vietò, nel 393 d.C. In epoca classica l’importanza di Olimpia era tale che fu dotata di un nuovo grande tempio, arricchito da una delle sette meraviglie del mondo antico: una statua crisoelefantina (cioè di avorio e oro) alta dodici metri, opera del più grande scultore dell’epoca, Fidia, che ad Atene aveva appena ultimato il Partenone. Statua oggi scomparsa, come del resto quello spirito olimpico che avrebbe imposto la tregua, la pace.

In questi giorni bui ho pensato a lungo se questo blog potesse avere un significato e una funzione, oltre ad aggiornarvi sulle vicende reali, sicuramente ridotte e necessariamente sobrie. Oggi avrei potuto parlare dei reali olimpionici, che abbondano e a volte si sono anche distinti, come Costantino di Grecia, oro nella vela a Roma 1960. O degli amori reali nati alle olimpiadi, da Carl Gustav e Silvia di Svezia a Frederik e Mary di Danimarca. Ho fatto una scelta diversa, e questo vorrei fare nei prossimi giorni, parlare un po’ di arte e di cultura; un po’ di bellezza in tanto orrore. Aspetto la vostra opinione.