Siamo ancora immersi nelle atmosfere del royal wedding giordano, e ancora tutto dobbiamo raccontare sul ricevimento di gala offerto la sera delle nozze. Ho deciso intanto di dedicare questo caffè a un aspetto particolare, che sintetizzeremo con una parola: gemelle. Perché le sorelle gemelle di Re Abdullah II – Aisha e Zein – ne sono involontarie protagoniste, ma anche per qualcosa che state per scoprire.
Ora ditemi: cos’è che assolutamente ogni signora vuole evitare partecipando a un evento, un party, una soirée, soprattutto se di questa importanza? Esatto, il rischio di ritrovarsi con lo stesso abito di qualche altra invitata. Non solo per il fastidio, ma soprattutto perché la psicologia femminile innescherebbe immediatamente un meccanismo diabolico: sta meglio a lei o a me? lei è più bella, più giovane, più alta, e (soprattutto) più magra. Ecco, ad Amman l’altro giorno è successo proprio questo, e neanche una volta sola. Abbiamo già raccontato dell’abito di Reem Acra, indossato per la cerimonia dalla principessa Aisha, e al gala da Beatrice di York Va in scena il royal wedding – Gli invitati). Ebbene, non è finita.
Restiamo nell’ambito della Royal Family: Catherine indossa un abito tutto di paillettes oro rosa di Jenny Packham con decorazione di cristalli che deve piacerle molto, visto che, in verde smeraldo, l’aveva già indossato (Le foto del giorno – Royal Variety Performance). E la versione oro rosa? Sì, avevamo già visto anche questa, addosso ad un’altra royal lady particolarmente chic (Mary, fifty&fabulous). Non c’è che dire, un modello molto apprezzato! Ora voi mi direte che però la Principessa di Galles è l’unica con questa mise per le nozze giordane. Infatti non è lei la nostra protagonista, l’ho citata solo perché resto sempre piuttosto stupita da come il gusto si stia uniformando ( e per alzare un po’ la suspense).
Arriva Victoria di Svezia, la scelta della tiara mi commuove: l’ha ereditata dalla zia Lilian, protagonista di una delle più belle royal love story dello scorso secolo: sceglierla per un matrimonio è un pensiero molto delicato. La futura regina è una delle poche signore che può fregiarsi del Gran Cordone dell’Ordine Supremo del Rinascimento, alta onorificenza giordana, di cui porta la fascia su un abito rosa, più esattamente color wild strowberry, che sarebbe la fragolina di bosco. Un cape dress, tanto per cambiare, il modello Ginkgo del brand inglese Safiyaa.
Ci giriamo e pof!
Ecco la principessa Zein, sorella di Re Abdullah II in rosso. E cosa indossa la principessa? Esatto! Una creazione Safiyaa, il modello Ginkgo, nel suo caso color azalea red. La foto è brutta – è un fermo immagine – ma inequivocabile. Povere gemelle, ci sono cascate entrambe! Ora dite a Lady Violet, questo vestito vi ricorda qualcosa? L’avete già visto? Ve lo dico io, anzi ve lo indico, andate a guardare questo post Royal chic shock e boh – Ottobre
Anche alla cerimonia religiosa avevamo visto qualcosa di molto molto simile, indossato questa volta da Zaina, campionessa di tennis tavolo e moglie di un cugino del Re. Stessa maison, stesso stile, qualche differenza: il mantello si riduce a una striscia di tessuto che cade sulla schiena, mentre una mantellina sostituisce le maniche (tra l’altro, a quanto visto, Zaina è l’unica signora che si è presentata sbracciata alla cerimonia). Questo modello, in colore bluette, si chiama Kalika. Ma non è che abbiamo già visto anche questo? domanda retorica, il link vi svelerà l’arcano Royal chic shock e boh – Sfida tra Duchesse. E complimenti a Daniela Karnuts, creatrice e mente del brand Safiyaa, per aver creato un abito così realmente popolare.
Dopo gli sposi e la cerimonia che li ha uniti in questa straordinaria giornata, ecco gli ospiti di particolare importanza, il cui arrivo alle nozze abbiamo potuto apprezzare grazie alla perfetta organizzazione e all’accoglienza che i sovrani hanno riservato ad ognuno. Un affascinante mix di Oriente e Occidente, di favolose toilettes e abiti già visti, di costumi tradizionali e creazioni couture. E pure qualche incidente, per fortuna solo sfiorato: con la Principessa Muna, seconda moglie del defunto Re Hussein e madre dell’attuale sovrano, sono arrivate le figlie gemelle, Aisha e Zein.
Zein, la signora bruna coi capelli corti, indossa un abito verde bosco di Carolina Herrera con borsetta Bulgari mentre la sorella Aisha, la signora bionda, ha scelto un elegante abito beige di Reem Acra. Che oplà, poche ore dopo è comparso uguale uguale addosso a Beatrice di York. Per fortuna che era la cena di gala e Aisha si era cambiata! Va detto che l’abito sta molto bene a entrambe, nonostante tra le due royal ladies ci siano ben vent’anni di differenza, 55 contro 35. La sintesi tra Oriente e Occidente è compiuta.
Della mise serale di Beatrice parleremo prossimamente, per la cerimonia Mrs Mapellli Mozzi aveva scelto un’altra toilette che a me è piaciuta molto: un abito di Needle & Thread, in polyestere riciclato come le paillettes che lo decorano; il riciclo è ormai la nuova frontiera del lusso. Il modello è caratterizzato da una morbida linea ad A che Beatrice ha reso più aderente con una cintura nera, en pendant col fiocco che trattiene i capelli. Rispettato il dress code: abito scuro per gli uomini e lungo da giorno per le signore, senza tiara (ma non temete, più tardi c’è stato spazio anche per loro).
La presenza di Edo e Bea è stata un po’ una sorpresa, data la partecipazione – confermata a poche ore dal matrimonio – dei Principi di Galles in rappresentanza della Corona. Grande attesa per vedere Catherine all’opera sullo scenario internazionale nel suo nuovo ruolo, e soprattutto per vederla abbigliata per l’occasione. Non ha deluso, anzi ha messo a segno pure un bel colpo, scegliendo lo stesso couturier che firmava l’abito della sposa, Elie Saab. Abito rosa antico (molto antico) collo alto, maniche lunghe, linea flou. Il ricamo è molto raffinato, lei è sicuramente bella, gli orecchini sono tanto ma non stonano, non si è messa nemmeno un fiocco in testa, come hanno fatto altre, ma se dovessi dirvi che mi ha conquistata mentirei. Un incanto che non mi ha catturata.
Molto interessante per me osservare gli ospiti mediorientali: donne in generale molto belle e molto curate (a volte troppo) alcune vestite all’occidentale altre secondo la tradizione, altre ancora mischiando gli stili. Ad esempio, ho trovato elegante la Principessa Basma bint Talal, zia del sovrano. Per noi tanto oro indossato di pomeriggio sarebbe troppo, ma l’abito è molto bello e lei, compagna di studi di Anne The Princess Royal porta assai bene i suoi 72 anni.
Ugualmente interessanti le interazioni, tenendo naturalmente presente che non conosciamo tutti e ignoriamo la profondità dei rapporti; ho notato ad esempio i signori sauditi non baciare la regina, né le signore il re; e colpisce il fatto che praticamente nessuno fa il curtsy ai sovrani. Rimedia Mary di Danimarca, che si produce come sempre in una riverenza profondissima, pure troppo. La principessa danese, accompagnata dal marito con la sua tradizionale andatura caracollante (mi aspetto sempre che affibbi qualche pacca sulle spalla, e raramente resto delusa) ha riproposto un abito Erdem, francamente non il mio preferito, peggiorato dal fiocco azzurro tra i capelli, da attempata adolescente; la salvano le scarpe, che qui non si vedono ma sono le celeberrime Hangisi di Manolo Blahnik, rese immortali dalla Carrie Bradshaw di Sex and the city.
Dalla Scandinavia con furore altri due eredi al trono: il povero Haakon di Norvegia giunto, come annunciato, solo soletto e dunque passato praticamente inosservato. Victoria di Svezia in un maxi dress a fiorellini del brand svedese byMalina all’occorrenza utilizzabile anche come camicia da notte.
Altra coppia di eredi che stiamo vedendo spesso sono Alois e Sophie del Liechtenstein; come i sovrani giordani, stanno per festeggiare i trent’anni di matrimonio (il 3 luglio). Lei mi piace moltissimo anche in questa sobria versione in pizzo blu – l’abito è il modello Julianna di Diane von Furstenberg – arricchita dagli zaffiri di famiglia, E che falcata!
Presente anche qualche erede al trono non ancora accoppiato e dunque in compagnia del genitore sovrano come la duchessa di Brabante scortata dal padre, Roi Philippe. La deliziosa fanciulla sembra aver ereditato la passione per i cape dress della madre, ma il suo, di Essentiel Antwerp, ha il pregio di essere più allegro e leggero, meno matronale. In mano Elisabeth ha una clutch di Armani, modello La Prima, altro must di famiglia.
(Ph: Patrick Van Katwijk/Getty Images)
Nonostante la sua presenza fosse stata annunciata, non s’è vista un’altra giovane erede al trono: Catharina-Amalia farà la sua comparsa solo al ricevimento serale lasciando la cerimonia nuziale ai genitori. Máxima ripropone un abito di Luisa Beccaria, che addosso a lei perde l’eleganza rarefatta e romantica del brand per assumere un’aria quasi flamenca; non mi ha convinta. Non so se fosse successo qualcosa, ma i sovrani mi sembravano piuttosto immusoniti, e c’è stato anche un siparietto al momento di salutare Abdullah II che dal basso del suo metro e 60 (più o meno) si è alzato sulle punte dei piedi ridendo davanti all’altissima e sempre taccatissima Máxima.
Oltre alla coppia olandese, e il già citato Philippe dei Belgi, presenti in ordine sparso altri sovrani, regnanti o emeriti: visto e riconosciuto il sultano malese con la moglie e il sultano del Brunei accompagnato da uno dei figli minori, Abdul Mateen. Non è l’erede al trono – ma mai dire mai – però il giovinotto, invero piuttosto belloccio, è una mezza star di Instagram (che insomma, puoi essere pure un principe ereditario, ma se non regni sui social non sei nessuno).
Accompagnata non dal marito ma da una delle di lui sorelle, la principessa (il titolo è Ashi) Euphelma, ecco Jetsun Pema Regina del Bhutan. E sorpresa! Abbiamo scoperto un colore che non le dona tanto. Siamo innamorati da sempre della love story tra i sovrani, che ha portato il Re a rinunciare alla poligamia dedicandosi solo a lei, ma la tradizione del Paese è diversa. Il Quarto Re Drago, padre dell’attuale monarca, ha sposato quattro donne: Euphelma e il Re hanno in comune il padre ma madre diversa. Però le quattro mogli sono sorelle tra loro, dunque i vari figli nati sono fratelli e cugini. Non bastasse, Euphelma ha sposato un fratello minore della Regina. Anche le signore del Bhutan sono interessate alla moda, e per questo matrimonio hanno abbinato agli abiti tradizionali due clutch firmatissime: Louboutin per la regina, Dior per la principessa.
(Ph: Patrick Van Katwijk/Getty Images)
Entrata super scenografica per la Sheikha Moza bint Nasser, madre dell’emiro del Qatar. Il suo lungo soprabito rosa e nero, ispirato alla secessione viennese – in particolare all’architetto Josef Hoffman – mi ricordava qualcosa, e infatti ecco qui Valentino collezione haute couture autunno inverno 1989 https://www.youtube.com/watch?v=X65UeiSOXlA
Valentino vintage (ne ha una vera collezione) anche per la Reina Emerita Sofía, giunta a rappresentare la Spagna in compagnia dell’acciaccatissimo Juan Carlos, proveniente però da Abu Dhabi, dove ormai risiede. L’abito rosa a balze è stato indossato dalla Reina per i 60 anni di Carl Gustav di Svezia, nel 2006; la spilla invece fu vista la prima volta al battesimo del figlio Felipe, 55 anni fa.
Nessun Grimaldi presente per Monaco, qualcuno ha inviato anche membri di secondo piano; gesto non particolarmente rispettoso, trattandosi del matrimonio di futuri sovrani, ma tant’è. Dal Lussemburgo c’era il minore dei figli dei Granduchi Sébastien; dal Giappone è arrivata Hisako, Principessa Takamado – il marito, scomparso vent’anni fa, era cugino dell’Imperatore Emerito Akihito – con la maggiore delle figlie, Tsuguko. La Principessa Takamado è una donna di grande cultura e dinamismo, sicuramente la più “moderna” delle molte principesse giapponesi. Poi certo, questo damascato blu è un po’ fuori moda, ma non è facile vestire in uno stile così diverso dal proprio. E vi prego di notare la clutch a forma di civetta della figlia.
Ultime degli ospiti ad arrivare Jill Biden con la figlia Ashley, cui chiederei: se il dress code prevede il lungo, perché midi? La First Lady invece rispetta le regole: Reem Acra anche per lei – la stilista libanese è piuttosto popolare negli USA – un caftano color ostrica non particolarmente donante.
Nell’attesa di parlarvi della cena di gala mi è venuta un’idea: che ne dite di sfruttare le tantissime immagini delle signore giordane, più che per ammirane le mise per cercare di definire le intricate parentele all’interno della famiglia reale? Palesatevi!
Mi sono resa conto di avere titolato molti post sui royal wedding Scene da un matrimonio, espressione diventata popolare dall’omonimo, pall… noiosissimo film di Ingmar Bergman. Dunque questa volta si cambia! E andiamo a raccontare questo royal wedding di giugno.
L’appuntamento è per il pomeriggio di giovedì 1 a Zahar Palace, edificio eretto nel 1957 e da allora sede di molti eventi reali, come il matrimonio tra gli attuali sovrani, che il 10 giugno celebreranno il trentesimo anniversario. Alle 16.00 arrivano il Re e la Regina per dare il benvenuto ai 140 ospiti accuratamente selezionati: familiari, teste coronate e capi di stato. Lui molto emozionato, dimostra un po’ più dei suoi 61 anni; lei bellissima come sempre, con un trucco che resta impeccabile nonostante il caldo e gli almeno 200 baci ricevuti sulle guance levigate.
La prima sorpresa è la sua mise: ci si aspettava qualcosa di clamoroso, fastoso, magari ispirato alla tradizione mediorientale, invece Rania si presenta sobria, austera, quasi monacale. E in nero. Ora non fissatevi col colore, vi prometto a breve un post su colori e matrimoni. Per le nozze del primogenito la regina sceglie un abito Dior Haute Couture con corpino aderente e gonna svasata; sola decorazione un ricamo écru sugli alti polsini, il collo montante e la schiena; ricamo che viene riproposto anche sulla clutch. Oltre a tutto il resto, una lezione di fitting.
Iniziano ad arrivare gli invitati: la Principessa Muna, nonna inglese dello sposo, sceglie il lilla, che coi capelli bianchi è una meraviglia.
Stesso colore per Azza Al Sudairi, madre della sposa, in compagnia del marito e della famiglia saudita. Lei ha i capelli coperti da un velo all’uso del suo Paese. Entrambi i padri degli sposi parteciperanno attivamente al rito islamico, mentre le due madri seguiranno la cerimonia sedute vicine.
Riconosco solo qualche appartenente alla famiglia reale giordana, molti sono giovani, cugini dello sposo. Non c’è l’ultima moglie del defunto re, la Regina Noor, ma probabilmente ci sono i suoi figli, che non conosco. Col marito Ghazi bin Muhammad, cugino del Re, arriva in elegante caftano verde acido la spagnola Maryam al Ghazi, già principessa di Tărnovo per aver sposato il principe Kardam di Bulgaria, deceduto dopo anni di sofferenza in conseguenza di un incidente automobilistico. La sua rinascita dopo la tragedia l’abbiamo raccontata qui Che fantastica storia. Sicuramente non c’è Haya, sorellastra del sovrano, né il marito Mohammed bin Rashid Al Maktoum, emiro di Dubai, da cui è fuggita e sta divorziando tra problemi e pericoli.
Delizioso l’ingresso di Iman, prima figlia dei sovrani: meno di tre mesi fa la sposa era lei. Per le nozze del fratello indossa un bell’abito beige di Ashi Studio, maison fondata dal saudita Mohamed Ashi, ormai un punto di riferimento dell’Arab style. La madre le rivolge uno sguardo ammirato e orgoglioso; Rania dev’essere una di quelle donne che sono un toccasana per l’autostima dei figli. Se invece siete come Lady Violet, avrete rivolto uno sguardo sorpreso e desolato al copritermosifone in legno finto antico.
Poco prima delle 17.00 è la volta dello sposo. Indossa un’uniforme che non gli da un’aria troppo marziale, ricca com’è di fregi e greche, frizzi e lazzi, ispirata a quella indossata dal padre per il suo matrimonio. In occasione delle nozze, il principe ha ricevuto dal padre la spada hashemita, copia di quella forgiata nel 1916 per Abdullah I, primo re della dinastia e bisnonno dell’attuale sovrano (con la revoca del mandato britannico, la Giordania ha ottenuto l’indipendenza il 25 maggio 1946). Realizzata col ferro estratto nei pressi del castello di Ajiloun, reca inciso un versetto del Corano: “se Dio ti protegge non sarai mai sconfitto”. A Lady Violet, non particolarmente amante delle armi, sembra soprattutto un po’ lunga per il proprietario. Poi è vero che esiste tutta una mitologia riguardante spade e sciabole, spesso dotate di nome proprio (Excalibur, Durlindana); storie affascinanti che magari un giorno racconteremo, ma oggi più che mai pensiamo all’amore, non alla guerra.
Mentre Hussein raggiunge il suo posto, arriva a palazzo la Rolls Royce Phantom V realizzata nel 1968 per la regina Zein Al-Sharaf, nonna del sovrano. A bordo c’è Rajwa, accompagnata da Salma, sorella minore dello sposo; Iman le aspetta sulla porta.
Le due principesse, vestite in modo totalmente differente (la più giovane indossa un abito azzurro di Stella McCartney) svolgono il ruolo di damigelle della sposa, che al suo apparire rivela infine il segreto meglio mantenuto di ogni matrimonio: l’abito nuziale. In questo caso accompagnato da una deliziosa sorpresa: sarà il fratello minore dello sposo, il principe Hashem, diciotto anni di tenerezza e goffaggine, ad accompagnare la quasi cognata e il suo voluminoso strascico all’altare (in senso figurato naturalmente, non ci sono altari nel rito islamico).
A creare l’abito con cui Miss Rajwa Al Safi diventa sua Altezza Reale la Principessa Ereditaria di Giordania è stato incaricato il libanese Elie Saab, già autore di altri celebri wedding dress in uno stile inconfondibile, principalmente in pizzo. In questo caso niente pizzo, ma un modello in crêpe con due punti di forza: il primo è lo scollo asimmetrico sottolineato dal drappeggio in diagonale che scolpisce l’abito addosso alla sposa. So che le asimmetrie non piacciono molto, e dunque non tutti approveranno: personalmente le adoro, trovo che la linea geometrica si adatti meravigliosamente alla figura alta e slanciata di Rajwa, e anche alla sua natura razionale di architetto. Tra l’altro, il web ha prontamente fornito una immagine di Rania, in cui indossa esattamente lo stesso scollo in un abito, sempre di Saab, del 2001.
Secondo punto di forza il sontuoso strascico che parte dalla vita, quasi fosse una sopragonna, aggiungendo volume e importanza. La decorazione tridimensionale è composta da 550 petali che formano dei fiori, in parte applicati anche sul velo in tulle di seta. Sei chili (!) di perline e cristalli completano l’abito, immagino contribuendo a renderlo piuttosto pesante e difficile da manovrare. Inoltre la sposa, probabilmente per non sovrastare il suo sposo, indossa delle babbucce rasoterra che ne ingoffano ulteriormente la camminata.
Questo secondo me è il vero limite di quest’abito, che peraltro mi è piaciuto molto: il sensazionale primo impatto si è un po’ perso col movimento, anche a causa del percorso accidentato – gira a destra, a sinistra, sali le scale, scendi le scale, passa sotto l’arco – che sposa e accompagnatore hanno dovuto compiere per raggiungere il gazebo dove si sarebbe svolta la cerimonia. In certi momenti sembrava di assistere a Giochi senza frontiere (se siete troppo giovani, beati voi e googlate). Insomma, diciamo un modello adatto più alla lineare sontuosità di una cattedrale. Un pensiero di comprensione e stima per le due povere quasi cognate costrette a inseguire la sposa pancia a terra cercando di tenere sotto controllo quello tsunami di tessuto.
Sui capelli bruni di Rajwa, separati da una scriminatura centrale e sciolti sulle spalle – insomma una spettinatura – brilla una nuova, inedita tiara di diamanti, che lei indossa come un cerchietto, e resta staccata dal velo, lasciando visibile uno spicchio di capelli. La tiara, con gli orecchini in abbinamento, è una creazione del gioielliere francese Fred. Lateralmente si vedono degli elementi di calligrafia araba a formare le parole “Rajwatum min Allah” cioè “una preghiera esaudita da Dio” frase pronunciata – e pure pubblicata su Instagram – dalla regina Rania in riferimento alla futura nuora.
La cerimonia è officiata dal dr Ahmed Al Khalaileh, imam di corte. Non conoscendo il rito islamico, mi ha colpito il fatto che la sposa non parli, per lei parla il padre. Meno male che almeno firma!
Particolare lo scambio delle fedi: gli sposi sono arrivati indossando l’anello all’anulare destro, poi se lo sono sfilato a vicenda e infilato a sinistra. Segue casto bacio sulle guance, accolto con gratitudine da chi ancora ricorda il royal wedding kiss meno elegante di sempre (do you remember? tenete a mente questo matrimonio, c’è un elemento di cui parleremo a breve Royal chic shock e boh – 1986 Royal wedding edition). Dopo il brevissimo rito, tocca agli sposi ricevere auguri (e baci) dagli ospiti; ho notato che Rajwa non ha fatto il curtsy a nessuno, neanche ai sovrani in carica.
La festa continua – anzi, comincia – bisogna spostarsi a Al Husseiniya Palace; gli sposi lo fanno accompagnati da un corteo che si chiama Red Motorcade: a bordo di una jeep bianca (la stessa usata per le loro nozze dai sovrani) sono scortati da veicoli rossi, 8 jeep e 11 motociclette, nel loro prima bagno di folla da sposati. Io ho molto apprezzato i sidecar, e l’entusiasmo dei giovani volontari della fondazione del principe ereditario che tutti intutati hanno formato una simpatica e imperfetta bandiera
Arrivati a destinazione l’inevitabile, interminabile spettacolo a base di canti e danze tipici, culminato col taglio della torta. A sette piani (torna il numero sette, di particolare valenza simbolica per la Giordania), decorata con cascate di fiori azzurri.
In quel momento la tv di stato inquadra due cantanti: di mezz’età, con pancetta e giacca grigia come i capelli. Uguali. Due gemelli, praticamente Al e Bano. Felicità, forse un panino, no bicchieri di vino e al prossimo post, dedicato agli ospiti!
Ci siamo, oggi è il giorno del royal wedding giordano, sicuramente il più importante dell’anno, riguardando un futuro sovrano. Tra gli ospiti alla fine saranno presenti anche i Principi di Galles, nel loro primo impegno del genere. Per Catherine un ritorno, avendo lei vissuto in Giordania alcuni anni da bambina, al seguito dei genitori che lavoravano per British Airways.
Appuntamento alle 16.00ora di Amman, le 15.00 in Italia.
Ci aspetta un lungo weekend ricco di commenti, tenendo presente che c’è anche la Festa della Repubblica; Lady Violet si è già legata al sofà come l’Alfieri alla sedia. Volli, sempre volli, fortissimamente volli!
Con la mia limitata conoscenza del Medio Oriente e dei mondi arabo e islamico confesso di aver sempre pensato alla cerimonia dell’henné come una sorta di addio al nubilato, magari più grandioso e fastoso, soprattutto se celebrato in seno a una famiglia reale.
Rajwa al Safi, che giovedì prossimo diventerà Principessa Ereditaria di Giordania, ha celebrato questa questo importante rito da nubeda arricchendolo con l’indosso di una mise particolare, ricca di significati simbolici non tutti di immediata comprensione. Molti sono rimasti colpiti, a partire da Lady Violet, e avendo scoperto un po’ di dettagli ve li propongo.
La fanciulla ha fatto il suo ingresso con un insieme composto da abito e velo, opera della stilista saudita Honayda Safiri, che ha lavorato coniugando tradizione e modernità, elementi della tradizione giordana e di quella saudita, l’eredità culturale della sposa e il suo amore per il design contemporaneo (Rajwa è laureata in architettura).
Il risultato è un’impressionante creazione in bianco e oro: l’abito ha il corpetto a triangolo rovesciato nello stile dei costumi Najdi – termine che si riferisce alle culture tribali della penisola arabica meridionale – con scollo rotondo e maniche lunghe; il ricco ricamo tridimensionale mischia fiori d’organza, elementi geometrici e motivi arabi. È realizzato con perline, filo di seta e una fibra della trazione locale utilizzata per per realizzare la palma, simbolo del regno dell’Arabia Saudita.
Il velo è percorso dalla simbologia del numero sette: stelle a sette punte come quella che è simbolo della Giordania; sette sono i colli su cui – come Roma – sorse Amman, e sette i versi che compongono la prima sura del Corano, detta Al-Fātiḥa, che viene recitata nella stipula del matrimonio.
Oltre all’incontro tra le culture, il velo celebra anche l’amore tra i due sposi: tra i ricami compare un famoso verso del poeta tunisino Abu al-Qasim al Shabbi, considerato uno dei precursori del romanticismo arabo, morto nel 1934 a soli 25 anni.
Realizzare l’abito ha richiesto 340 ore di lavoro, mentre il velo addirittura 760. A questo punto non vedo l’ora di vedere l’abito da sposa!
La Regina Rania ha postato anche un video della serata; devo dire che l’accompagnamento musicale, un po’ stile Disco Arabia, annacqua l’affascinante ieraticità suggerita dalle immagini, ma spero lo troviate interessante: https://fb.watch/kK8B8AHZnM/
Giovedì 1 giugno ad Amman il futuro Re di Giordania, Al Hussein bin Abdullah II, sposerà la fidanzata saudita, la bella Rajwa al Saif. La sera prima, in accordo alla tradizione, il sovrano offrirà una cena tutta al maschile.
(Ph: Instagram @queenrania)
Sempre seguendo gli usi di quella cultura, le donne si sono invece riunite ieri, ospiti della Regina Rania, per augurare alla sposa felicità e buona fortuna con la suggestiva cerimonia dell’henné. Bellissima Rajwa con i capelli schiariti e un abito ispirato alla tradizione, bianco con sontuosi ricami in oro, della maison saudita Honayda.
(Ph: Instagram @queenrania)
Elegante come al solito la padrona di casa, con un caftano nei toni dell’azzurro dello stilista libanese Saiid Kobeisy. Emozione, gioia e lacrime hanno riempito la serata, perché al di là dei differenti stili di vita, la natura umana è sempre la stessa.
(Ph: Instagram @queenrania)
Altrettanto emozionata la madre della sposa, in un bellissimo abito color verde petrolio. Presenti anche le future cognate: Iman – che si è sposata solo due mesi fa ed è stata a sua volta protagonista della cerimonia dell’henné (Le foto del giorno – Bella come una sposa) – e Salma, che non si è ancora sposata ma la settimana scorsa si è laureata alla University of Southern California, dove aveva come compagna di corso Sasha Obama, figlia minore di Barack e Michelle.
In tanta suggestiva bellezza non può mancare qualche polemica, e in questo caso arriva da Gian Antonio Stella, che sul Corriere di oggi racconta di una struttura, definita “gazebo” ad onta delle dimensioni-monstre, eretta sulla spiaggia di Tavolara per una non meglio identificata festa per il matrimonio tra Hussein e Rajwa. A onor del vero, il giornalista non attribuisce responsabilità alla famiglia reale hashemita, considerata sempre molto sobria e rispettosa nelle varie incursioni nell’amatissima Sardegna.
(Ph: Corriere della Sera)
La struttura, che non ha autorizzazioni né della amministrazione né della soprintendenza, dovrebbe essere smontata immediatamente dopo la festa, ma certo è un po’ una ciliegina avvelenata sulla wedding cake.
Eccoli! Monsieur et Madame Bagory all’uscita dalla chiesa. Con una sorpresa: l’abito della sposa è davvero Elie Saab, anche se non uno di quei modelli romantici in pizzo tanto amati (ma anche tanto visti).
(Ph: Marc Wilwert/Wort)
La tiara invece è proprio quella, la Chaumet, ma senza le perle. L’abito si vede pochino, è caratterizzato da un incrocio geometrico che un po’ mi perplime, vedremo meglio. Vi prego osservare, prima a sinistra, Maria Teresa versione Caraibi. Si preannuncia un Royal chic shock e boh particolarmente gustoso, à bientôt!
Il matrimonio religioso tra Alexandra di Lussemburgo e Nicolas Bagory era fissato per oggi pomeriggio alle 16.00 nella chiesa di Saint Trophyme a Bormes-les-Mimosas in Provenza. Qualche anteprima è disponibile sul sito di Wort, il più diffuso quotidiano del Granducato, da cui arriva anche la prima foto della sposa.
(Ph: Liz Mikos/Wort)
Chi si aspettava – o sperava – un abito Elie Saab, couturier molto amato dalle signore della famiglia, è destinato a rimanere deluso, ma non mettiamo limiti alla provvidenza e attendiamo pazientemente di poter vedere meglio sposa e invitate. Che da quanto visto finora dovrebbero essere in lungo, con Stéphanie in blu notte, Claire in rosso e la madre dello sposo in azzurro cielo. La madre della sposa invece è in pantaloni, vedrete! Intanto abbiamo scoperto la tiara scelta da Alexandra: mi sembra proprio la Chaumet con perle, che la fanciulla ha già indossato in precedenza. A più tardi, e speriamo di non dover attendere troppo.
Dodici anni fa il principe William sposava a Westminster Abbey la fidanzata di lungo corso Catherine Middleton.
Oggi sono Principi di Galles, e celebrano l’anniversario così.
Potremmo dire molto, sui tre figli nati ad arricchire la coppia, sulle migliaia di mise di lei, sull’impegno di lui, ma la verità è che basta questa fotografia, immagine che illustra e sintetizza più di mille parole.
A volerlo cercare, un aspetto curioso c’è: evidentemente la foto è stata scattata da Matt Porteous ad Anmer Hall, residenza di campagna della famiglia, nella stessa seduta che ha prodotto le due fotografie usate per la festa della mamma (nel Regno Unito si celebra a marzo Le foto del giorno – Auguri a tutti) e quella con cui William e Catherine con i loro figli hanno inviato gli auguri di Natale La foto del giorno – Christmas is coming. Insomma belli, innamorati e pure economi! Auguri a loro.
Quella mattina di cento anni fa Londra è in festa, magari senza la frenesia dei giorni nostri: si sposa uno dei figli del Re.
Albert, che in famiglia chiamano Bertie, è il secondogenito di King George V e Queen Mary. A 13 anni entra nel Royal Naval College di Osborne, dove si fa notare per grinta e tenacia. Inizia la carriera come Guardiamarina a Malta, due anni dopo diventa pilota nella Royal Naval Air Service. Appassionato di sport, è un ottimo tennista. Ha quattordici anni quando il padre diventa re, alla morte del nonno. Da quel momento il fratello maggiore Edward e lui sono the heir and the spare. Ne ha 22 di anni quando gli accade una cosa singolare; cambia cognome. L’Europa è scossa dalla Grande Guerra, il sentimento antigermanico cresce e il Re decide di abbandonare il troppo teutonico cognome Saxe Coburgh and Gotha: dal 17 luglio 1917 la casa reale britannica sarà The House of Windsor.
La sposa, Elizabeth Bowes-Lyon, è figlia di Lord Glamis futuro Conte di Strathmore and Glinghorne. Nasce in Scozia il 4 agosto 1900, e come era uso all’epoca viene educata in casa, dividendo infanzia e adolescenza tra la residenza scozzese, la casa di campagna nell’Hertfordshire e quella a Londra a Mayfair, al numero 17 di Bruton Street. Gli sposi si sono conosciuti da bambini, nel 1905, si rincontrano a un ballo londinese durante la season del 1920; lui è stato appena creato dal padre Duke of York e si innamora all’istante. Inizia una corte lunga e serrata, che lei accoglie tiepidamente; preferisce la sua vita semplice e libera agli obblighi e alle complicazioni che l’ingresso nella Royal Family le imporrebbe. Intanto partecipa a un importante evento reale: il 28 febbraio 1922 è una delle damigelle della principessa Mary, che a Westminster Abbey sposa il Visconte Lascelles, poi Conte di Harewood. All’inizio del 1923 Bertie torna alla carica, raggiunge Elizabeth nella casa di campagna di St Paul’s Walden Bury e finalmente lei dice di sì.
Il fidanzamento viene annunciato ufficialmente il 15 gennaio e il giorno dopo in una lettera alla madre lui scrive tutta la sua felicità. Il matrimonio è fissato dopo tre mesi di distanza; Elizabeth inizia a studiare da Duchessa di York, viaggia col fidanzato attraverso il Paese e con lui viene ritratta da John Sargent. Iniziano ad arrivare i doni di nozze; molti sono preziosi gioielli, ma c’è anche altro: i sovrani di Norvegia inviano dodici cucchiaini da tè in argento smaltato completi di colino, mentre The Worshipful Company of Needlemakers fornisce alla sposa mille aghi da cucito con la cruna d’oro.
Il giorno delle nozze lo sposo indossa l’alta uniforme della RAF, con fascia e stella dell’Order of the Garter; indossa anche la stella dell’Order of the Thistle, ricevuto proprio quel giorno in omaggio all’origine scozzese della sposa. Che raggiunge l’abbazia al braccio del padre a bordo di uno State Landeau, rivelando alfine il segreto meglio custodito di ogni matrimonio: il suo abito.
Non sappiamo se (o quante) sopracciglia si siano alzate al suo ingresso a Westminster Abbey: il modello scelto da Elizabeth più che ispirato alla moda degli anni ’20, che pure ricorda, sembra abbia preso spunto da non meglio precisati abiti del Medio Evo italiano. La creatrice, Madame Handley-Seymour, sarta della buona società che firmerà anche l’abito per l’incoronazione del 1937, utilizza una seta color avorio con cui realizza una tunica con scollatura quadrata e maniche corte, il corpino è percorso da una ricca decorazione in lamé argento, perline varie e filo d’oro, che si allunga fino all’orlo.
(Ph: National Portrait Gallery)
L’abito ha un doppio strascico: uno parte dalla vita, l’altro, più leggero, dalle spalle. Il Times lo definisce il più semplice mai visto in un royal wedding, per me anche uno dei meno belli. In testa un velo in pizzo di Fiandra, prestito della Regina, che la sposa decide di fermare con un diadema di mirto e fiori d’arancio intrecciati con le rose bianche di York; nessuna tiara dunque, anche se ne riceve in dono una dal padre e una dalla suocera.
Uscendo dall’abbazia Elizabeth compie un piccolo gesto che entrerà nella storia della Royal Family: lascia il suo bouquet sulla tomba del milite ignoto, in memoria di un fratello Fergus, caduto sul fronte francese; da quel giorno la imiteranno tutte le royal brides.
Dopo una colazione a Buckingham Palace a base di salmone e agnello, e dopo aver tagliato la sontuosa torta realizzata da McVitie’s (quelli dei biscotti digestive), 3 metri per 365 chili, la coppia parte per il viaggio di nozze a Polesden Lacey, ospite di quella Mrs Greville che tanti splendidi gioielli lascerà in eredità alla Royal Family.
Nel 1926, cinque giorni prima di celebrare il terzo anniversario, Elizabeth dà alla luce la prima figlia, cui viene dato il suo stesso nome. È uno di quei momenti in cui le storie personali incrociano la Storia; quella bimba che sembra essere solo la terza nipote di sovrani è destinata a diventare il monarca che resterà più a lungo sul trono di St James.