Prostrati al bacio della sacra pantofola è una frase che ripetevamo a casa da ragazzini, e mi ha sempre affascinata. Ora mi prostro davvero chiedendo perdono, ma mi ronza in testa da quando ho visto queste immagini. Andiamo con ordine. Dicevamo ieri (La tisana del lunedì – Rosa tra le rose) che questa è la settimana del Chelsea Flower Show, riservato da oggi a giovedì esclusivamente ai membri di RHS – Royal Horticultural Society – che organizza la manifestazione, mentre venerdì e sabato è aperto a tutti.
Ieri invece è stato il giorno dedicato esclusivamente agli inviti dei personaggi più prestigiosi del regno, a partire dalla Royal Family. Se la giornata si era aperta con la Principessa di Galles ospite del Children Picnic, nel pomeriggio è stato il momento dei sovrani. Il povero Charles avrà dovuto dimostrarsi entusiasta del ritratto in bronzo, ma essendo uomo di mondo si sarà comportato comme il faut, come sempre del resto.
Queen Camilla sembra avere inaugurato una nuova fase fashion: il vestitino abbinato al soggetto della visita; se l’altro giorno indossava una mise decorata a penne per inaugurare una biblioteca (Le foto del giorno – La sovrana lettrice), questa poteva scegliere meglio di una fantasia fiorata? E anche se Miranda Priestly avrebbe arricciato il nasino esclamando avanguardia pura who cares?
(Ph: Instagram @princesseugenie)
Oltre ai sovrani il drappello reale era piuttosto nutrito: Beatricea di York col marito Edo, Fiona Ogilvy con padre e nonna (Alexandra di Kent) e pure le nipoti gemelle della defunta Diana, Amelia e Eliza.
(Ph: Instagram @floravesterberg)(Ph: Jeff Spicer/Getty Images)
Mentre queste giovani fanciulle hanno lasciato nell’armadio gli stiletti ma hanno comunque scelto delle scarpine (quelle di Bea sono chiaramente Chanel) le signore più autorevoli e pure più agées hanno fatto una scelta diversa. Come la Duchessa di Gloucester, le cui scarpine, in accoppiata con quelle della regina – sono pure dello stesso brand, Eliot Zed, assai noto per calzature comfort – l’osservazione hanno evocato la frase dell’incipit.
Ora diciamocelo, entrambe le signore hanno superato i 70, al Chelsea Flower Show le scarpe comode sono d’obbligo perché l’area è vasta e le cose da vedere tante. Però, però, si ripresenta la riflessione fatta qualche post fa, sull’età dei working royals e l’effetto che questo fa.
Oggi partiamo con un post leggero, sperando di alleviare un po’ – per quello che può Lady Violet, cioè poco e male – la preoccupazione per la situazione tragica in cui versa metà del Pase. Dunque, la regina è una regina vera, Máxima dei Paesi Bassi, che oggi compie 52 anni. La data è ricordata dalla casa reale con questa bella e semplice fotografia, magari non tanto Máxima-style, ma che permette di apprezzarne la bellezza, se non il brio travolgente.
(Ph: MMP/Mischa Schoemaker)
Le tre principesse invece non sono proprio tali, ma le ho riunite sotto questo titolo unico per amor di brevità. La prima è sposata con un principe e ha il titolo di Duchessa di Sussex: Meghan, che ieri accompagnata da Harry e da mammà ha ricevuto a New York il premio Women of Vision della Ms Foundation for Women, creatura della celebre Gloria Steinem, che ha personalmente premiato la duchessa. La quale, probabilmente presa dall’entusiasmo e memore della precedente carriera nella decima arte, s’è vestita direttamente da Oscar (nel senso della statuetta), con un abito tutto d’oro della stilista colombiana Johanna Ortiz.
(Ph: Kevin Mazur)
Abito bruttarello, in un tessuto rigido (uno jacquard che mischia acrilico, cellulosa acetato e polyestere) che non le dona particolarmente; bellissimo sorriso, sguardo adorante un po’ forzato, terribili il segno del costume evidente dalla scollatura e, perdonatemi, anche i piedi. Insomma, come nel film di Troisi, quando c’è l’amore c’è tutto.
Le altre due fanciulle protagoniste del nostro post più che essere principesse vengono da un Principato; una è figlia di una principessa ma non ha titoli, l’altra, nata contessa, ha sposato un fratello della prima; insomma principesse per estensione. Charlotte Casiraghi e Beatrice Borromeo ieri hanno partecipato alla proiezione del film Jeanne du Barry (con Johnny Depp nel ruolo di Louis XV) che ha inaugurato il Festival di Cannes.
(Ph:BestImage)
Accompagnate da Dimitri Rassam, marito di Charlotte e produttore cinematografico, le due fanciulle hanno indossato creazioni delle maison di cui sono global ambassador. Chanel per la Casiraghi, un abito della collezione couture Autunno Inverno 2020: linea ad A, in seta blu, con una ricca decorazione di camelie tridimensionali. Bello ma non bellissimo. Beatrice invece indossa un abito Dior dalla profonda scollatura in pizzo beige e nero, che la fa sembrare la protagonista di uno di quei film tanto popolari negli anni ’70, tipo La sepolta viva. Incomprensibile la borsetta rigida, d’altra parte con questo coso che cosa si può abbinare? Le due insieme fanno un po’ quadro antico, come avrebbe detto mia madre. Personalmente mantengo le mie perplessità sul farsi trasformare in un manichino deambulante; per me scegliere delle testimonial di così alto profilo non ha un grande senso se le si veste esclusivamente con capi e accessori della maison, senza alcuna personalizzazione, alcuna interpretazione. Mah, probabilmente sono io che non capisco e non so, e penso che resterò in questa lieta ignoranza.
Sposa bagnata sposa fortunata! Si sarà consolata così Alexandra di Lussemburgo, che ha sposato oggi civilmente il fidanzato Nicolas Bagory?
(Ph: Dana Press/Bestimage)
Alle 15.03 gli sposi insieme sono usciti dal palazzo granducale e sotto un cielo denso di nuvole grigie hanno attraversato Place Guillaume II per raggiungere l’hôtel de Ville. La diretta su Instagram, dal funzionamento decisamente migliorabile, ha mostrato il piccolo corteo: avanti gli sposi, lui in blu con cravatta azzurra, lei in pantaloni, definitivamente sdoganati per le nozze. Bianchi, naturalmente: pantaloni di cady ampi a vita alta, completati da una blusa nello stesso tessuto e una fusciacca, più una cappa di Valentino a proteggere la sposa dal tempo incerto. All’andata Alexandra tiene in mano una clutch Chanel, poi compare con due differenti bouquet, uno di mughetti e uno con le peonie, che non saprei dire quando ha impugnato, retti da due bambine. La signora in lilla è Lydie Polfer, sindaco della capitale lussemburghese, che ha officiato il matrimonio.
Pantaloni anche per la madre Maria Teresa, in un colore che a seconda della luce appare a volte rosa a volte fucsia a volte corallo, abbinati a una blusa in tinta addobbata con fiori svolazzanti, che non mi sembra ne migliorino l’aspetto (Natan, temo). In mano – o sulle spalle – una stola aranciata.
Bleu royale – fatemelo dire, uno dei colori più sopravvalutati di sempre – per la neomamma Stéphanie in Emporio Armani, con una pochette etnica che con la sua mise sta come il proverbiale cavolo a merenda, ma ha almeno il merito di essere un prodotto solidale: il brand turco Turquoise Tassel impiega donne in difficoltà, cui offre una speranza attraverso il lavoro.
(Ph: Dana Press/Bestimage)
Conclude il poker di donne del Granducato Claire, consorte di Felix, secondogenito dei granduchi e fratello maggiore della sposa. Per lei un abito color senape di Diane von Furstenberg; una mise in linea col suo stile, che la fa sembrare sempre pronta per una sagra.
(Ph: Dana Press/Bestimage)
Per ultima una coppia di mezz’età, probabilmente i genitori dello sposo, tutto sommato piuttosto spaesati. Per tutti bagnetto di pubblico, non numerosissimo ma caloroso.
(Ph: MGD/K.Barthelmey, S.Margue)
La cerimonia è stata tenuta giustamente riservata, poi sposi sono usciti, attesi sulla scala del municipio da alcuni ragazzi incaricati di lanciare petali di rose (o riso, o entrambi). I quali si erano appena resi protagonisti di un inatteso siparietto: vista la pioggia che si stava intensificando, sono stati raggiunti dal personale del municipio che voleva coprirli con orrendi impermeabili trasparenti. Rifiutata con sdegno l’offerta, i ragazzi hanno portato a termine l’importante incarico con impeccabile precisione, bravi! Poi il gruppo si è un po’ sciolto, ogni coppia andava per fatti suoi a salutare i presenti; sarebbe stato meglio se i Granduchi invece che stringere mani si fossero preoccupati degli ormai consuoceri. Prima di rientrare a Palazzo, dove questa sera è previsto un ricevimento, Nicolas e Alexandra hanno fatto una sosta nella vicina cattedrale di Notre-Dame.
(Ph: MGD/S.Margue)
A sabato per il secondo atto, la cerimonia religiosa.
Una settimana, ben tre royal tour, che regalo per la nostra rubrica!
Rania in Giappone
Martedì 11 i sovrani hashemiti, accompagnati dal Principe Ereditario, sbarcano a Tokyo per una breve visita. Per incontrare gli Imperatori a Palazzo Rania fa una scelta molto interessante: un robe-manteau couture di Benchellal. L’uomo dietro il brand è Mohamed Benchellal, giovane couturier nato in Olanda da genitori marocchini, che declina la sua idea di stile in silhouettes di grande impatto definite da tagli scultorei. Vincitore nel 2020 del Vogue Arabia Fashion Prize, è apprezzato tanto nel mondo arabo come a Hollywood; suo il favoloso soprabito a grandi rose rosse con cui la divina Iris (Apfel) posò per la copertina di Harper’s Bazaar per i suoi 100 anni (la trovate qui: La foto del giorno – 100 Iris). Meno flamboyant, naturalmente, il capo creato per Rania; nonostante la vaga evocazione di un accappatoio lo trovo veramente notevole. A completare la mise una cintura in pelle dorata di Marni, e una delle varie borse PeekabooFendi di proprietà della regina. Chic. Deliziosamente fuori moda Masako, con uno dei suoi tailleur chiari, in questo caso in un tessuto bianco lucido e piuttosto rigido. Una mise che può portare solo lei, chic.
Secondo giorno, incontro con la signora Yuko Kishida, consorte del Primo Ministro. Rania deraglia verso il mondo Barbie, con un abito longuette in organza lilla pallido con fiori applicati (Zimmermann) in preoccupante abbinamento col tendaggio, più adatto a una cresimanda che a una working queen. La borsa a bauletto tondo di Gabriela Hearst e le scarpe Dior color oro rosa rendono tutto ancor più stucchevole. Shock. Non la conoscevo, ma ho trovato veramente graziosa ed elegante madame Kishida: bello il tailleur, bella la gonna morbida dalla lunghezza impeccabile, perfette le scarpe. Chic.
Terzo appuntamento: il Museo d’Arte Moderna di Tokyo. Rania ha scelto un completo pantaloni haute couture del francese Alexandre Vauthier, uno che ha studiato con Thierry Mugler, e si vede. Belle le scarpe di raso rosso (Gianvito Rossi), ma la borsa a ciondoloni – una preziosa Small Caro Dior ricamata – non si può guardare! Chic; Lady Violet apprezza molto il non affidarsi sempre alle stesse maison, sperimentando il più possibile.
Brigitte in Olanda da Máxima
Nonostante il gran desiderio di visitare il Giappone, questo è il tour che ho invidiato di più, principalmente per l’appuntamento che citeremo per ultimo. Primo incontro, Natan colpisce ancora (e affonda): Máxima si presenta in un insieme abito+turbante in seta, secondo lo stile tanto caro alla mia professoressa di chimica al liceo (ma erano gli anni ’70) e c’è pure la borsetta! Si aggiunga un cappotto giallo croco annodato in vita ed ecco a voi l’effetto uscita dalla doccia. Shock, però notate appuntato in alto sul bavero il nastrino blu dell’Ordre national du mérite; noblesse oblige. La Première Dame, il cui stile a me non piace particolarmente, vince il confronto ma non si libera dall’idea di sembrare una hostess dell’Air France. Boh.
Per la cena di gala Máxima dimostra tutto il suo amore per la teatralità: per lei un abito in una meravigliosa tonalità di rosso di Claes Iversen, che sta bene anche con la fascia scarlatta della Legion d’Onore. Brigitte risponde ribaltando il piano: abito blu notte con pennellate metalliche sul corpino. Potrebbe essere una creazione Vuitton, che veste di solito madame Macron, a me non piace particolarmente, ma approvo la scelta; non potendo indossare tiare o gioielli pari a quelli di una regina il rischio è quello di sembrare troppo semplice. Ricordo che Helietta Caracciolo, aristocratica creatrice di bijoux, raccontò che molte signore invitate al Quirinale per una cena di gala con Queen Elizabeth, fecero man bassa delle due gioie, falsissime ma di grande effetto. Qualche sovrana – mi viene in mente soprattutto Letizia – non indossa più la tiara incontrando presidenti di repubblica ed eventuali first ladies, ma non è ancora un uso diffuso. Dunque immagino che la Première Dame abbia cercato un escamotage per salvare l’onore dell’eleganza repubblicana, ma l’abito non mi convince, forse in foto non rende. Boh.
Il giorno seguente le due signore visitano Amsterdam, dedicandosi a un centro di supporto per i giovani per poi fare tappa alla casa che fu di Anne Frank. Máxima, in Natan da capo a pie’ (letterale, Natan anche le scarpe) con abito di tulle ricamato, è pronta per una cerimonia, peccato che non ci debba andare, Brigitte al contrario risicatissima in un completino stretto stretto. Per ragioni opposte le trovo shock+shock, ma vorrei attirare la vostra attenzione sulle borse che hanno in mano le signore: Chanel per Brigitte, e Sophie Habsburg per Máxima, il modello Moneypenny che sta diventando popolarissimo tra le royal ladies, e ha ancora un prezzo relativamente abbordabile. Io ve l’ho detto.
Per ultimo, l’appuntamento che tanto ho invidiato: la visita al Rijksmuseum per la mostra di Vermeer, i cui biglietti sono andati esauriti in pochi minuti. Le due signore sono in nero, colore con cui è difficile sbagliare. Máxima sempre in Natan con una mise riciclata: non mi piace alla follia ma la spilla genera un upgrade stellare. Brigitte con un little black dress che scopre il ginocchio ma non va oltre. Non voglio sapere cosa sono quelle bretellone sulle spalle, e nemmeno la visione posteriore aiuta.
Facciamo finta di non vederle e consideriamo entrambe chic. E sbirciamo i Vermeer.
Charlène a Firenze
C’è anche l’Italia questa volta, grazie alla visita a Firenze compiuta in settimana dai sovrani monegaschi, per celebrare i 160 del consolato monegasco in città. Charlène sceglie Emporio Armani: tailleur pantalone in viscosa froissé e top smanicato in crêpe de chine. Il colore, nella definizione della maison, è il rosa chiaro. Mi piace tutto molto, chic.
Sempre Emporio Armani per la visita alla fondazione Andrea Bocelli; in questo caso giubbotto e pantaloni in tessuto jacquard check sfumato, in un colore definito “tortora” che sembra tanto un grigio chiarissimo. Un po’ triste ma chic, soprattutto a confronto con le scarpine color crema su piede scuro di Veronica Bocelli. Che pazienza…
Si finisce con la cena di gala, e qui facciamo i complimenti al sindaco Nardella per la squisita cortesia con cui ha provveduto a non far sentire a disagio l’illustre ospite, indossando uno smoking dall’orlo assai peggiore di quelli cui ci ha abituato Albert. O glielo ha prestato il cugino giocatore di basket? Chissà. Charlène indossa una abito nero di Akris: bello il modello, bello il contrasto tra le paillette e il tulle di maniche e scollo, sottolineato dalla linea geometrica; forse un po’ troppo per l’occasione, ma ci accontentiamo. Chic.
A una settimana di distanza, facciamo finalmente due chiacchiere sulla soirée che apre gli eventi monegaschi di primavera – ma si interrompono mai gli eventi nel Principato? credo di no – il Bal de la Rose, profumatissimo rito laico celebrato quest’anno nella serata di sabato 25 marzo nella Salle des Étoiles dello Sporting Monte-Carlo. Il direttore artistico Christian Louboutin ha seguito l’indicazione della principessa Caroline scegliendo il tema Bollywood, sulla base della comune passione per l’India. Invero, per come era vestita la famille princière, avrebbe potuto essere anche la festa del carciofo romanesco che in questi giorni anima il Ghetto della nostra capitale. Chiedo venia per l’irriguardosa iperbole, non intendo certo suggerire che la scicchissima Caroline, i suoi 4 figli e rispettivi partner fossero vestiti da carciofari, jamais! Ma balza agli occhi che le loro eleganti mise poco o niente avevano a che fare col pirotecnico stile della Hollywood sul Gange, e lo stesso Louboutin sembrava più un figurante dell’operetta Cin Ci Là.
Assente come da copione Charlène, cui spetta il ballo della Croix Rouge in estate, assente anche Dimitri Rassam – consorte di Charlotte – che evita tutte le volte che può, schierato quasi al completo il ramo Casiraghi-Hannover. Raffinata al limite dell’ascetismo la Princesse Caroline, madrina della serata, in abito midi di paillettes che in movimento sembra una cascata di platino liquido; una creazione Chanel Haute Couture della collezione Autunno Inverno 2012/2013. Evoca l’India? Direi di no – quella collezione si ispirava a modelli vintage – però evoca Karl Lagerfeld, a lungo direttore creativo del Bal de la Rose, grande amico della principessa e creatore di quest’abito. Che forse ha qualcosa che rimanda all’India: i dettagli in un rosa intenso che possiamo fingere di considerare un rose indien, sorta di magenta amatissimo da Hermès.
(Ph: Pascal Le Segretain/Pool/ABACAPRESS.COM)
Se la mise ha una sua eleganza, l’acconciatura non rende un buon servizio a Caroline; tutte quelle ciocche grigie piuttosto che addolcirle i lineamenti la intristiscono rendendola quasi trasandata; però, la meraviglia degli orecchini! Questi quadrifogli multicolori sono opera di Joel A. Rosenthal, noto come JAR, gioielliere americano trapiantato a Parigi, di raffinatezza ed esclusività uniche. Il suo atelier al numero 7 di Place Vendôme non è neanche contrassegnato da una targa, la sua clientela non ne ha bisogno; ogni suo pezzo di gioielleria è unico, perciò in un anno vengono realizzati una settantina di pezzi, non di più .
(Ph: Daniel Cole/POOL/AFP via Getty Images)
Se il tema della serata era Bollywood, figlie e nuore di Caroline hanno portato l’argomento a piacere. Chanel per Charlotte Casiraghi coniugata con l’assente Rassam: abito bianco e rosa chiaro della collezione prêt-à-porter attualmente nelle boutique: su un fourreau corto una tunica in pizzo glitter con bordo di piume, sorretto da spalline sottilissime e quasi sempre scese. Completato da lunghi guanti e borsetta da giorno. Aiutatemi a dire brutto, e pure banalotto, cosa che un abito Chanel, ancorché ready to wear come questo, non dovrebbe essere. Affinità con l’India: boh.
Da Tatiana Santo Domingo, moglie di un Andrea Casiraghi più stropicciato del solito, ci aspettavamo qualcosa di meglio, visto che la sua passione per la moda di ispirazione etnica è tale da essere diventata un lavoro. Invece no, ha scelto Jenny Packham: tunica a mezze maniche con gradi paillettes, alla moda degli anni’70, quando l’India era meta di giovani e artisti. Non proprio Bollywood ma ci dobbiamo accontentare. La piccola di casa, Alexandra di Hannover, accompagnata dall’aitante fidanzato Ben Sylvester Strautmann, è in chiffon nero Giambattista Valli. L’abito è bello e le sta bene, peccato che in India il nero sia il colore del male, dell’oscurità e della negatività. Però la trovo graziosa ed elegante.
(Ph: SC Pool – Corbis/Getty Images)
Last but not least, Beatrice Borromeo. In una mise Dior della collezione Cruise, ispirata all’Andalusia e a suo tempo presentata con una sfilata a Siviglia. L’abito mischia lo chiffon nero a pizzi e ricami d’oro – un’accoppiata talvolta raffinata, più spesso funerea – non c’entra niente col contesto e non le dona neanche particolarmente. Come se non bastasse, la signora Casiraghi si è pure messa una coroncina in testa, sempre Dior, sempre aliena dal contesto. Consentitemi due osservazioni, la prima è che va bene essere testimonial (più o meno) di una maison, e pure così prestigiosa, ma indossarne gli abiti non dovrebbe trasformarsi in un obbligo da osservare sempre e comunque. La seconda riguarda proprio Beatrice: la mia impressione è che sia così concentrata nel giocare alla nuova Grace che a volte esagera, come questa volta. Pure lo strascico no, dai.
Insomma, alla fine mi sento di poter dire che il tema della serata, più che le mise degli ospiti, riguardasse spettacolo, allestimento e mise en place. Dopo lo show in stile Bollywood, gli ospiti si sono scatenati con la musica di Mika (grande amico di Louboutin) che iniziò la sua sfolgorante carriera con un brano intitolato Grace Kelly e ora posa accanto alla figlia di Grace.
Vi segnalo il primo signore a sinistra: è Stéphane Bern, giornalista franco-lussemburghese, uno dei massimi esperti al mondo di famiglie reali e aristocratiche, insignito dell’Ordre des Arts e des Lettres in Francia, dell’Ordre de Grimaldi a Monaco e dell’Order of the British Empire nel Regno Unito. Da tenere sott’occhio, assolutamente.
Oggi, domenica 26 marzo, era il giorno stabilito per il primo viaggio all’estero come sovrani di King Charles III e Queen Camilla, e sicuramente avremmo commentato le mise classicamente eleganti della regina e quelle di sicuro più rock della Première Dame. E invece nulla, in un rigurgito similrivoluzionario Parigi è stata messa a ferro e fuoco, Bordeaux (altra tappa prevista dal royal tour) non ne parliamo, per cui i Windsor per ora restano a casa, e il 30 faranno il loro primo viaggio con destinazione la più tranquilla Germania. Per fortuna la settimana che si chiude ha registrato ben due royal tour a fornirci bel materiale; prima però Lady Violet vorrebbe parlare della Principessa di Galles, recente vittima di qualche nostro giudizio piuttosto severo. Ebbene, Catherine in questi giorni ha messo a segno una doppietta di giacche bianche che l’hanno decisamente riportata sul podio.
(Ph: Daniel Leal/Getty Images)
Martedì 21 ha incontrato influenti rappresentanti del mondo bancario e del business per coinvolgerli nel progetto che sostiene con passione: l’attenzione ai bambini nei primissimi anni della loro vita. La sua mise è composta da blazer Alexander McQueen in crêpe bianco, o avorio, o écru, o crema, (i social dibattono accanitamente sul colore della giacca: se bianco si tratta di un capo già indossato, se écru o avorio sarebbe nuovo), pantaloni neri a sigaretta, probabilmente il modello Frida di LK Bennett (ma si discute pure su questo, perché sembrano leggermente diversi da tale modello, già visto sulla principessa) décolleté in camoscio nero Gianvito Rossi – le classiche Gianvito 5, ormai tutte le royal ladies ne hanno almeno un paio – e orecchini Asprey in oro e piccoli brillanti: piccole foglie di quercia a formare dei cerchi. Chic.
Ieri quasi una replica: la visita ad un supermercato della catena Iceland per incontrare il presidente Richard Walker che con la sua fondazione partecipa al progetto per l’infanzia della principessa. Non ci sono foto a figura intera, ma a noi in fondo può bastare: il blazer questa volta è Zara, in un bel tessuto corposo su una semplice tshirt e un paio di jeans. Tutto già visto ma in questa versione Catherine è praticamente perfetta, come Mary Poppins. Chic. Per vedere meglio la mise, qui trovate un video dell’incontro https://www.youtube.com/watch?v=sJ0Ak9kY1Js
(Ph: Eric Mathon/Palais princier)
Prima di partire per l’Africa facciamo una sosta a Montecarlo, dove venerdì i principi sovrani hanno partecipato all’hotel Hermitage alla soirée dedicata ai Monaco Women Forum Awards. Oltre che a premiare le vincitrici, l’uscita è servita a tacitare le voci su una loro separazione, nate da una insinuazione della rivista francese Royauté e rafforzate da alcune fotografie di Charlène a Milano priva di fede nuziale. Venerdì l’anello era al suo posto all’anulare sinistro, e forse la sua presenza ha distratto un po’ l’attenzione dall’abito di jersey paillettato Akris che trasforma la Princesse in un pilastro piombato. Nemmeno gli importanti orecchini di Graff, a cerchio con cascata di diamanti, risollevano il look, né mi sembra che le donino particolarmente. Peccato, shock.
Lunedì la Regina dei Paesi Bassi è volata in Marocco non come sovrana ma nel ruolo che svolge per l’ONU: promuovere la finanza inclusiva e lo sviluppo economico delle aree in difficoltà. All’arrivo Máxima indossa un abito bicolore in cotone e tiene sul braccio un cappotto di cammello, entrambi Max Mara; completano il look uno sciarpone e un paio di sandali con zeppe di corda. Il bizzarro abbigliamento ha una probabile spiegazione nella differenza di temperatura tra partenza e arrivo, nonché nel fatto che la regina non ha viaggiato con un volo di stato ma con una compagnia low cost (la Transavia) portando da sé parte del bagaglio, ma che confusione! Shock.
Per incontrare banchieri e funzionari la scelta è caduta un completo Etro, blusa e lunga gonna in seta con gli stessi sandali e lo stesso soprabito ammassato sotto il braccio. Il completo non è male ma non valorizza la regina, probabilmente anche a causa dei capelli più spettinati e malconci del solito. Magari legarli? Boh.
Altro giorno, altra serie di incontri, altro look made in Italy, stessa sensazione di confusione. Abito Valentino, in una fantasia piuttosto caotica, classica borsa Chanel (la East West Flap Bag) che nell’insieme scompare, terribili sandaletti open toe; un altro shock.
L’ultima mise è qualcosa di totalmente diverso. Il terzo giorno della visita è quello degli appuntamenti formali: la regina ha incontrato il primo ministro Aziz Akhannouch – uno degli uomini più ricchi dell’intero continente africano – membri del Governo, e poi Lalla Meryem, sorella maggiore del re. Per l’occasione Máxima ha scelto un total look color melanzana: completo pantaloni Claes Iversen con camicia abbinata, clutch in tinta – la Moneypenny di Sophie Habsburg – e le immancabili Gianvito 5 di Gianvito Rossi. A lasciare perplessa Lady Violet questa volta è la scelta dei gioielli: una cascata di diamanti. Spilla orecchini e addirittura il collier che fa il paio con la famosa tiara a bandeau. Non sarà troppo? Boh.
Trasferta africana anche per i sovrani belgi, in visita in Sudafrica, con una selezione delle molte mise cambiate da Mathilde, quasi tutte già viste. Mercoledì 22 l’arrivo a Pretoria; la regina si affida a Natan: gonna dal vago sapore etnico e blusa rosso scuro, come le scarpe – le onnipresenti Gianvito 105 di Gianvito Rossi – e una clutch Armani. Forse la gonna si ispira più al folklore settentrionale, ma per l’occasione mi sembra una scelta adeguata, chic.
Scelta meno comprensibile per la cena di stato – dal dress code piuttosto confuso – ospiti del Presidente Ramaphosa e consorte. I signori sono in abito scuro (il re in doppio petto, classico abito da giorno), la first lady in corto di raso piumato con un cappello che rimanda si copricapi tipici del suo Paese, la regina in abito da sera in tulle ricamato Natan, già indossato a una soirée in Lussemburgo. Dai, almeno mettetevi d’accordo, shock.
I sovrani ricambiano l’ospitalità con un concerto jazz dove si esibisce un quartetto di musicisti belgi e sudafricani. Mathilde arriva con una mise firmata Dries Van Noten, stilista belga abitualmente definito “concettuale”, molto interessante ma non facilissimo. La Reine non è nuova alle sue creazioni, ma secondo me le interpreta in modo troppo diligente, senza quel mix di brio e originalità che sarebbe necessari. Insomma, ci vorrebbe un po’ di Máxima, così boh.
Durante questi viaggi non mancano mai visite a istituzioni dedicate all’educazione o impegnate nel sociale. Lasciata Pretoria, raggiunta Johannesburg, i sovrani visitano il sobborgo di Soweto. La Reine a tradimento si presenta con un abbondante abito di Odile Jacobs, stilista belga di origine africana il cui obiettivo è la ricerca di uno stile che sia sintesi tra la tradizione tessile africana e le linee europee. In questo caso non l’ha trovato. Va anche detto che Mathilde ci mette del suo, abbinando scarpette e borsetta da zia della comunicanda e pure in un colore che poco ci azzecca. Stashock. Però il re che sfida il suo equilibrio su uno skateboard è impagabile, quanto il meraviglioso sorriso del bimbo a sinistra, con la maglietta rossa.
Non vi perdete il caffè di domani, che non so a che ora arriverà, ma si occuperà dell’edizione 2023 del Bal de la Rose.
Molte royal ladies – e molte di quelle che ho trovato interessanti – questa settimana hanno indossato il rosso, perciò che ne dite di dedicare la nostra rubrica a questo splendido colore? Let’s start!
The Princess of Wales
Un inizio col botto: per il lancio della campagna Shaping Us, che promuove il benessere dei più piccoli, dalla gravidanza ai cinque anni d’età, Catherine arriva nella sede dei premi BAFTA – di cui William è presidente – con un completo clamoroso. Una creazione Alexander McQueen in crêpe di lana con giacca asimmetrica e pantaloni dalla linea leggermente a zampa. Rossi anche gli accessori: décolleté Gianvito Rossi e clutch con inutile fiocco di Miu Miu. Purtroppo Catherine non resiste e sceglie un paio di orecchini di bigiotteria di una bruttezza rara, come ahimé spesso le accade. Anyway, chic.
The Queen Consort
(Ph: Getty Images)
Dallo scorso anno la Camilla è Colonello dei Grenadier Guards (carica onorifica in cui ha sostituito quello scriteriato del cognato Andrew) e martedì 31 gennaio ha compiuto il primo atto in tale veste, visitando Lille Barracks ad Aldershot, nella contea di Hampshire. Probabilmente in onore alla giubba scarlatta dei granatieri ha scelto a sua volta il rosso in una tonalità che le dona particolarmente. Il cappotto di Fiona Clare Couture mi sembra familiare ma non saprei dire se lo abbia già indossato, dato che il modello ormai è diventato il suo segno distintivo e ne ha una collezione. Già vista invece la bella borsa Coco HandleChanel, nera come gli stivali. Nessuna spilla in questa occasione per la Queen Consort, ma due monili che porta praticamente sempre: il bracciale Vintage Alhambra di Van Cleef & Arpels, con i cinque quadrifogli in agata blu, e collier Apollo di Kiki McDonough, con un topazio blu centrale e cinque piccoli diamanti; è assai probabile che il numero cinque che si ripete sia nel bracciale sia nella collana si riferisca ai suoi cinque nipotini. Nonna e regina, chic.
Olandesi in tour
(Ph: RVD)
La settimana appena trascorsa ha visto il debutto di Catharina-Amalia, futura regina dei Paesi Bassi, al seguito dei genitori in un lungo viaggio ufficiale della durata di ben due settimane. Meta le Antille Olandesi, definizione con cui noi indichiamo genericamente un insieme di territori che nel corso degli anni hanno mutato il loro status, pur rimanendo parte del Regno dei Paesi Bassi. Innumerevoli – e non sempre logiche – le mise indossate dalle due signore, ma loro sono così e noi così le prendiamo. Lunedì 30, quarto giorno del tour, i reali arrivano ad Aruba, e la regina sceglie il rosso. L’abito è Natan, il modello Jenny in crêpe di seta, e rappresenta un po’ l’evoluzione del solito cape dress. Mi piace molto l’abbinamento con accessori bordeaux, soprattutto la classica clutch JigeHermès; non altrettanto le scarpe con inserti in pvc – queste sono le Plexi di Gianvito Rossi – ma Máxima le adora, e tanto basta, Rosso per il grande cappello Fabienne Delvigne opportunamente riproposto, e rosso anche, soprattutto, per i gioielli, a partire dalla favolosa spilla parte della parure di diamanti e rubini detta Pauwenstaart, a coda di pavone. Chic. Accanto a tale dispiegamento di regale glamour la povera Amalia infilata in un completo in lino Max Mara sembra in pigiama, o peggio nell’uniforme dei deportati alla Cayenna (che sta pure da quelle parti). Shock.
Il giorno seguente la famiglia sbarca a Curaçao, e le due signore coordinano le loro mise scegliendo un rosso/arancio molto caraibico. La regina indossa un completo low cost firmato Massimo Dutti: giacca monopetto e morbidi pantaloni crop che con la sua altezza può mettersi tranquillamente, con sottogiacca nude e accessori nei colori della terra. Amalia osa pantaloni di lino bianco – che indossa spesso in questo viaggio e devo dire quasi sempre impeccabilmente – e blusa rossa. Non mi dispiacciono né mi fanno impazzire, dunque boh per le mise ma chic per il colore perfettamente coordinato e per i bouquet, abbinatissimi pure loro.
(Ph: Curacao Chronicle)
Giovedì 2 è un giorno speciale per i sovrani: il ventunesimo anniversario di matrimonio, e i locali fanno loro dono di un lucchetto da agganciare ad una installazione artistica; dal trono a Moccia è un attimo! Più fortunata la figlia che riceve invece un intero ponte; d’ora in poi porterà il suo nome. Questa è una di quelle occasioni uno di cui non si capisce il dress code: Willem-Alexander senza giacca né cravatta ricorda quei film degli anni ’60 in cui i mariti al lavoro in città nel fine settimana raggiungevano le mogli al mare con la prole. Máxima invece è vestita come se dovesse andare a una prima comunione: cappellino fiorato a calotta Fabiene Delvigne, abito giallo limone con accessori pitone (tutto Natan), perfino i guanti. Molto meno formale Catharina-Amalia in pantaloni di lino rosso, blusa fiorata di Isabel Marant, borsetta Natan dall’armadio materno e scarpine nudeGianvito Rossi. Francamente li trovo tremendi, shock. In questo viaggio abbiamo iniziato a conoscere la giovanissima principessa d’Orange. Le sue mise ci convincono? Non sempre. La fanciulla ha volumi importanti – altissima, forme morbide, un bel viso pieno, chioma abbondante – che secondo Lady Violet dovrebbero essere armonizzati meglio: nell’ultimo caso i pantaloni sono troppo stretti, la blusa troppo striminzita, le scarpine troppo da città. Ma in fondo ha solo ha solo 19 anni e tanto tempo per divertirsi a sperimentare.
Les Girls
(Ph: Instagram @queenrania)
Anche i reali hashemiti sono in viaggio di lavoro, e accompagnati dal principe ereditario sono volati negli USA. La First Lady e la Regina si sono fatte ritrarre insieme, un po’ Millie e Melody, le nipotine di Minnie, un po’ Laverne &Shirley (se siete troppo giovani e non sapete di cosa stia parlando, beati voi e non vi resta che googlare). Innanzi tutto consentitemi una piccola considerazione: tra le due signore ci sono circa vent’anni di differenza, ma Jill regge il confronto senza problemi. Per lei total red: abito Brandon Maxwell e scarpe Marion Parke, Rania sceglie invece il total blue: dress Elie Saab con borsa SicilyDolce e Gabbana e scarpe Gianvito Rossi, gettonatissimo questa settimana. Un filo stucchevoli ma chic.
La Reine Mathilde
Non è proprio rosso, o meglio non solo rosso, ma capirete che non potevo privarvi di tale spettacolo. Il 31 gennaio i sovrani belgi hanno ricevuto le Autorità del Paese per gli auguri per il nuovo anno, (tassativamente proibiti da febbraio in poi). La Reine ha sfoggiato una mise color block: parte superiore del corpino e maniche rosso scuro, il resto rosa shocking. Nemmeno il leggendario aplomb di Sa Majesté le Roi riesce a camuffare la sua perplessità; quanto a me vi dico una cosa sola; perfino Natan si è affrettato a dichiarare che non è opera sua. Quasi quasi preferisco il completino animalier della cognata Astrid con gonna da ballerina in chiffon Ho detto quasi. Shock+shock, così non litigano.
Rossi terziari
(Ph: Instagram @queenrania)
Le ultime due mise di oggi con tutta evidenza non sono rose, ma siccome desidero parlarvene lo stesso potrei sottolineare come i loro colori siano composti anche dal rosso, che è un colore primario (e spero che apprezzerete questa arrampicata sugli specchi per cambiare argomento). La prima mise la indossa Queen Rania in uno degli appuntamenti americani. Mentirei se negassi di essere stata attratta da quel favoloso tocco di ciclamino, ma ciò che mi ha convinta è l’idea che qualcosa di particolare possa trasformare interamente il look, per cui qui una lunga sciarpa accende il classico completo gonna nera/camicia bianca Replicabile sempre e da chiunque, ma attenzione all’effetto cameriera di bar/ristorante/tea room. Indagando meglio ho scoperto che quella non è una sciarpa, ma un drappo variamente cucito alla camicia, per cui francamente non mi piace (oltre alla mia naturale avversione per il raso lucido, soprattutto di giorno, che rischia di farci sembrare un pacco regalo e ingrassa pure). Per cui la camicia è shock, ma l’idea di un accessorio così chiaramente protagonista è chic.
(Ph: PPE/Nieboer)
Nessun dubbio invece per la mise di Máxima, in compagnia di una costernata Amalia, in un lungo punitivo caftano verde menta Essentiel Antwerp che la invecchia un po’ troppo, boh. A movimentare l’ultima sera a Curaçao pensa la regina, che per partecipare al Tumba Festival sceglie questo monospalla a strisce diagonali marroni e rosa con fioccone/tovagliolo. Accessoriato con ciabattoni che neanche al castello delle cerimonie, con l’aggravante che questi sono Gianvito Rossi. L’abito è coraggiosamente firmato Natan, che questa volta ha almeno indovinato il nome del modello, chiamandolo Odia. Vostra Maestà, ricordatevi quello che povero blog sa da tempo: Natan vi odia! Shock.
E venne Natale a Sandringham, il primo senza Her Majesty, il primo con His Majesty, che ha mantenuto la tradizione della messa nella chiesa di St Mary Magdalene con tutta la famiglia.
Ma mentre King Charles si conferma uomo di grande eleganza, stavolta Queen Camilla mi piace meno. Il cappotto (Anna Valentine) è il modello che preferisce, ma non amo particolarmente quella sfumatura di blu e le applicazioni di passamaneria – in effetti sono piccole sfrangiature – mi hanno un po’ stufato. Bella senza guizzi la borsa Chanel, bellissima la spilla di diamanti, probabilmente appartenuta alla Queen Mom, ma appuntata così sembra quasi un badge e non aggiunge nulla. Non mi convince neanche il cappello Philip Treacy, con quelle penne messe in orizzontale; aureola o copricapo precolombiano? Boh.
Il grande Philip Treacy fa meglio, e molto, con la Principessa di Galles, dotata di un bel cappello verde loden a tesa ampia con penna di fagiano; la campagna inglese nella versione più elegante. In nuance il cappotto (riciclato) Alexander McQueen, modello militare e linea slim come piace a lei, ma quelle pieghe danno un volume diverso, e questa volta piace anche a Lady Violet, chic. A patto di dimenticare quegli orecchini vagamente etnici – andati subito sold out – che non c’entrano proprio niente.
I Wales erano accompagnati da tutti e tre i figli, col piccolo Louis simpatico e caciarone come al solito. Non è stato però l’unico bambino ad attirare l’attenzione; ha infatti debuttato sulla scena royal il seienne Wolfie Mapelli Mozzi, figlio di primo letto di Edo e dunque figliastro di Beatrice di York.
La quale sembrava uscita da un film anni ’30 con un cappotto (Shrimps) verde bottiglia bordato di pelliccia rigorosamente finta, già indossato in precedenza, e un vezzoso cappellino nuovo di Somerset Millinery in una nuance leggermente diversa, tendente al blu. In teoria sarebbe la mise perfetta per un natale reale, ma in pratica, boh.
Silhouette opposta per la sorella Eugenie, che incinta o no (sembra, ma non c’è conferma ufficiale) sceglie anche stavolta di avvolgersi in un cappotto e ampio, a pied-de-poule grigio, di Weekend Max Mara. Avrei comunque evitato la cintura. Il bel viso è incorniciato da un bandeau in tinta di Emily London. Un po’ troppo infagottata ma la trovo graziosa, Eugenie sembra immune dall’ansia di prestazione, che me la fa apprezzare sempre. La probabile gravidanza poi mitiga il giudizio, quindi boh.
Anche la sempre piacevole e spesso elegante Sophie Wessex non resiste alla tentazione del cappotto in cashmere double con cintura, e pure color crema (Joseph) che la arrotonda molto. In contrasto le linee rigide del cappello da gaucho (JT Millinery) con corona piatta e tesa rigida – in inglese si chiama pork pie perché ricorderebbe l’omonimo pasticcio di carne, pensate voi – e la grande clutch squadrata Sophie von Haubsburg, in un color cuoio che fa a pugni con gli stivali. Si sarà portata un laptop? Shock. Sceglie una linea più smilza la figlia Lady Louise, in blu. Bellissimo il cappotto Roland Mouret, preso a prestito dall’armadio materno; perfetto per una ragazza così giovane il cappello, un trilby JT Millinery. Farò finta di non vedere i sandaletti nude con calze abbinate, chic.
Difficile pensare a una coppia meglio assortita di Mike e Zara Tindall, sportivi, allegri, molto affiatati, anche i fisici sono simili: atletici e costruiti con generosità. Zara indossa un cappotto di LK Bennet in tessuto spigato bianco e nero che secondo me la ingoffa molto. Il pullover (o l’abito, o quello che è) le accorcia il collo, la cinturina in vita le taglia a metà la figura, in mano la bag Lalage Beaumont brandita come se volesse prendere qualcuno a borsettate, simpatico il cappellino (Juliette Botterill), ma non mi piace particolarmente con quel cappotto. Salviamo le Louboutin, per il resto shock.
Finisce dicembre, arriva gennaio e noi ci trasferiamo in Danimarca, dove il capodanno è salutato con una serie di ricevimenti di gala. Appena rientrata dalla natia Australia, dove ha trascorse le vacanze con marito e figli. la futura regina Mary ha riciclato senza batter ciglio.
(Ph: Keld Navntoft, Kongehuset)
La sera del primo gennaio ha partecipato al tradizionale ricevimento ad Amlienborg, offerto alle Autorità del Paese. La futura regina ha riproposto la mise indossata all’inizio dello scorso anno per le fotografie ufficiali col marito (Mary, fifty&fabulous). Favolosi i pezzi della parure di rubini – a partire dalla tiara, che le sta d’incanto – ma l’abito del danese Lasse Spangenberg è troppo da fata turchina. In fondo il mondo si divide tra chi ha letto Pinocchio e chi no. Boh.
Il 3 gennaio è stata la volta del corpo diplomatico presente a Copenaghen; se Mary ha riciclato anche la sua mise grigia rigorosamente made in Denmark (blusa Birgit Hallstein, gonna Julie Fagerholt) tutta l’attenzione era per la Regina, con indosso il nuovo abito di corte, offerto da Haandv ærkerforeningen, l’Associazione degli Artigiani. Questo vestito sostituisce il precedente, con un modello simile ma realizzato in blu, ricevuto 25 anni fa. Naturalmente Lady Violet non approva collo e polsi in pelliccia, prodotto comunque tipico dei Paesi scandinavi, per il resto la mise, per linea e colore, è splendida. Chic + chic.
Ultimo appuntamento il giorno seguente, dedicato alle Forze Armate. Se Margrethe ha replicato l’abito di corte, Mary ha deciso di rendere felice Lady Violet, presentandosi in total color viola bacca. Pure questo un riciclo, ma volete mettere? I due pezzi, abito e cappa, indossati spesso anche singolarmente, sono un’altra creazione di Lasse Spangenberg. Chic.
Il tour delle feste finisce il 6 gennaio a Madrid, giorno della Pascua Militar. Riciclo anche per la Reina Letizia, che a sua volta opta per un colore in armonia con quello scelto dalle altre royal ladies.
La mantella nera con collo in pelliccia ecologica è Carolina Herrera; l’abito, di Felipe Varela, ha troppo pizzo e troppo inutilmente distribuito; non finisce per sembrare la tenda del salotto di Nonna Speranza solo grazie al fisico asciutto e sottile della Reina. Lo trovo terribile, shock.
Il mese appena concluso ha visto alcune visite di stato con corredo di mise, cappelli e tiare; e credetemi, vale veramente la pena di dare un’occhiata.
Martedì 11 Willem-Alexander e Máxima sbarcano a Stoccolma per una visita di tre giorni, La regina olandese scende la scaletta come una dea del Valhalla, paludata in un enorme abito beige rosato (Natan, ovvio) con vezzoso cappellino sulle ventitrè. Sulle spalle, per ripararsi dall’arietta scandinava, una mantella Valentino, che devo dire è l’unica cosa che apprezzo di questa mise. Me lo chiedo tutte le volte, e non trovo mai risposta: perché chi è già altissimo (1,78 nel suo caso) si ostina a indossare i tacchi alti anche quando sa che incontrerà persone sensibilmente più basse?
(Ph: Fredrik Sandberg/TT)
Mistero, però le scarpe flat indossate per la visita al museo del vascello Vasa possono fornire una spiegazione. Tacchi o non tacchi, per me è shock.
Al loro arrivo i sovrani olandesi vengono ricevuti dalla principessa ereditaria Victoria col marito Daniel, che scortano gli ospiti a Palazzo. Victoria è in magenta, uno di quei colori che mi mandano in estasi. Chic. Look bamboletta per la principessa Sofia, in rosso con capelli sciolti e scarpe col laccetto alla caviglia, pronta per essere piazzata sul comò. Shock. La Regina Silvia non delude: per lei un completo verde smeraldo, uno dei colori di stagione, e in testa un bandeau che sembra un pillbox.
(Ph: Pelle T Nilsson/Swedish Press Agency)
Come sempre attenti ai dettagli: bello il fiocco stilizzato che chiude il collo dell’abito, e accessori che sono un manifesto di classica eleganza: guanti Chanel, borsa Hermès. Chic.
(Ph: Fredrik Sandberg/TT)
Viene la sera, e le signore calano gli assi, a partire da Máxima, che per l’occasione sceglie la sontuosa tiara Stuart tiara con gli orecchini in parure. Per sorreggere tale capolavoro la regina ricicla un abito rosa (Jan Taminiau) che evoca un sari, e infatti fu indossato per una visita in India. Il colore non mi fa impazzire, né mi piace particolarmente l’abbinamento con la fascia celeste dell’Ordine dei Serafini, ma confesso che lo splendore dei diamanti mi acceca. Chic. La solitamente elegante Silvia decide di scippare il titolo di bamboletta alla nuora, e sfoggia un incredibile abito fucsia – pure lui colore di stagione, ma con moderazione! – firmato Georg et Arend e dotato di una gonna talmente rigida che sembra dotata di vita propria. E non basta la favolosa tiara Braganza a risollevare l’insieme. Shock.
(Ph: Pelle T Nilsson/SPA)
Bellissima Victoria, che all’abito di un viola freddo della svedese Camilla Thulin (che firma anche l’abito magenta indossato la mattina) abbina il diadema di ametiste della Regina Josephine, in origine una pesante collana che la consorte di Re Oscar, Josephine di Leuchtenberg, aveva probabilmente ereditato da sua nonna, Joséphine Beauharnais, prima moglie di Napoleone. Victoria indossa anche gli orecchini in parure. C’è da dirlo? Chic! La cognata Sofia sta molto bene in verde, che neanche a farlo apposta si abbina perfettamente agli smeraldi della sua tiara nuziale; ma quante persone avranno inciampato sulla sua gonna? Boh.
(Ph: Claudio Bresciani/TT)
Il giorno dopo tavola rotonda sullo sviluppo sostenibile con autorità varie e lunch al municipio di Stoccolma. Máxima ricicla un classico Natan di taffetta color cielo, un po’ eccessivo per un impegno di mattina; con una domanda: quanto faceva freddo lì dentro per tenersi i guanti? Boh. Ignoro se anche Silvia abbia riciclato la sua mise, nel caso, non può che risalire agli anni ’80, quando il raso lucido – molto lucido – impazzava insieme alle spalline e ai drappeggi in vita. Terribile anche il colore, azzurro catarifrangente, ma mai come l’abito indossato dalla signora in centro, che sembra una tuta con la gonna. In ogni caso, shock.
Molto meglio le principesse: Victoria con un lungo abito a fiori e soprabito lilla, resi più rock dalle scarpe verde fluo; Sofia fiorata a sua volta, anche se più delicata. Io non la amo particolarmente, ma devo dire che porta con grazia il suo venire per seconda, a volta sbaglierà abito (ma è solo il mio gusto) ma di solito indovina atteggiamento e comportamento. Chic entrambe.
La sera i sovrani olandesi hanno ricambiato con un concerto: Máxima ha riciclato anche questa volta e indossato l’abito già visto l’anno scorso per un altro concerto, quello con cui aveva festeggiato il mezzo secolo (Royal chic shock e boh). Brava a riusare gli abiti, brava a sostenere i talenti olandesi – in questo caso la giovane Iris van Herpen – ma l’abito non mi convinceva allora e nemmeno oggi, anche se mi sembra interpretato meglio; forse però è troppo concettuale per la sua natura esuberante, boh. Interessante la scelta di Victoria, un abito bianco profilato di piumette; è vero, ricorda una camicia da notte, ma penso che queste linee così semplici in colori puri esaltino la sua bellezza. Lady Violet approva? Boh. Sofia si avvolge in un abitone di lamé, avrà nostalgia anche lei degli anni ’80, benché fosse solo una bambina? Sorry, proprio non mi piace, shock.
Se siete fan di Máxima vi tranquillizzo subito, i sovrani olandesi sono impegnati in un nuovo viaggio ufficiale, questa volta in Grecia, e vi prometto che non resterete delusi. Se invece siete Natan dipendenti, eccolo protagonista – o meglio, comprimario – di un altro royal tour; quello dei sovrani belgi in Lituania per il centenario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.
Natan dicevamo; eccolo scelto dalla Reine per la cena di gala che chiudeva il primo giorno della visita. Un cape dress color arancia sanguigna percorso da voluminosi ramages stilizzati nelle tonalità dell’azzurro. Non si può dire che non abbia l’effetto wow, e generalmente preferisco quando la sua bellezza delicata è accesa da mise particolari, soprattutto se arancioni, il colore che le sta meglio in assoluto. D’altra parte, benché lei abbia il fisico e in particolare l’altezza per portarlo, in questo caso mi sembra che sia un po’ l’abito a portare lei. Penso poi ci sia una questione di opportunità; se la padrona di casa deve essere leggermente underdressed così da non soverchiare le ospiti, mi aspetto anche che anche queste dosino un po’ meglio le loro scelte. Avrei visto quest’abito più adatto per una visita magari in un altro Paese monarchico, avvezzo a un certo sfarzo che in una giovane repubblica. Molto divertente ma direi too much. Boh.
Mathilde ha scelto anche per il giorno un riciclo firmato Natan (Royal chic shock e boh): completo rosso intenso con bandeau (Fabienne Delvigne) en pendant: gonna troppo lunga, fitting così così; lei è naturalmente elegante, perché mortificarsi così? Shock. Solo Natan? Assolutamente no, la Reine si è affidata a King Giorgio, il nostro Armani.
E mal gliene incolse, mi verrebbe da dire, perché la prima miseArmani Privé è deludente (eufemismo). Un cappottino bon chic bon genre a bande di colore, un modello che snatura la linea dell’originale (che vedete nella foto abbinata) peggiorato da un cappellino a forma di disco volante piazzato a sfidare la forza di gravità. E c’è qualcosa di peggio delle calze velate grigie? Shock.
Seconda serata del tour reale, classico concerto offerto dagli ospiti ai padroni di casa, Mathilde sceglie ancora Armani. Alla Reine non dona il beige, che contrariamente a quanto si pensa non sta bene a tutte; compresa Lady Violet. La gonna ha forma e lunghezza strane, un portafoglio che in alcune foto la sovrana trattiene con la mano, come se temesse un’improvvisa apertura. Il modello della blusa non si capisce. Però la giacca…
La trovo francamente sublime, così come mi piace molto la pettinatura più rock e meno bon ton. Chic.
Ultimo giorno ultima mise, un abito grigio con fiori color croco (però non sono crochi) di Dries Van Noten, stilista innovativo che Mathilde, istituzionalizzandolo, finisce per banalizzare un po’. Questa mise indossata così, perde ogni mordente, e il pillbox di Fabienne Delvigne rende un po’ la Reine la versione belga di Miss Marple. Ma il belga non era Poirot? Shock.
Last but not least. Non c’entra nulla con ciò di cui abbiamo parlato finora, ma il 18 ottobre i sovrani svedesi hanno consegnato il premio Birgit Nilsson al grande violoncellista di origine cinese Yo Yo Ma. La Regina Silvia indossava un favoloso abito viola che la trasforma in una delle donne di Erté. E ci dimostra che in Svezia il viola non portasfortuna, nemmeno a teatro. Chic.
Per me la giornata è iniziata con una brutta notizia poi rivelatasi infondata, per cui oggi ho deciso di dare la precedenza alle notizie belle. Compie 52 anni la Regina di Giordania, e festeggia pubblicando una splendida fotografia che la ritrae tra sei giovani, il futuro della monarchia hashemita. Oltre ai quattro figli Hussein, Iman, Salma e Hashem ci sono i fidanzati dei due maggiori: Jameel promesso sposo di Iman e Rajwa futura sposa di Hussein e dunque futura sovrana.
Prego notare la perfetta disposizione, con i due nuovi ingressi accanto a Rania. Tutti in abiti casual ma accuratamente coordinati, in una palette di tinte neutre accesa da tocchi blu (indossati dai due personaggi più importanti, l’attuale regina e il futuro re). Per essere precisi, quello della sovrana è “Aegean Blue”, colore della blusa Triora, della colombiana Silvia Tcherassi, mentre la futura regina sceglie la semplicità di uno chemisier écru (Rosetta Getty). Confesso, sono sempre più affascinata dal simbolismo di alcune mise, e non escludo di dedicare all’argomento qualche post.
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Nei giorni scorsi la Corte aveva pubblicato alcuni ritratti della bella sovrana, presentata più come una donna impegnata che come figura istituzionale ieratica e distante. E tanto per confermare quanto appena detto Rania ricicla tutte le mise: dall’abito blu a quello rosso e nero ispirato alla tradizione, al completo Erdem color senape, tonalità rischiosa che porta con classe. Peccato per la posa da giornale di moda, ma d’altro canto io non amo nemmeno le foto a braccia conserte che – sarà il periodo – mi ricordano tanto i santini elettorali.
Va detto che il doppio fidanzamento in famiglia è stato gestito molto bene, dando la precedenza a Iman, il cui matrimonio per forza di cose avrà minore risonanza di quello del fratello. Le nozze dei futuri dovrani dovrebbero svolgersi – secondo quanto la stessa Rania ha anticipato – la prossima estate, e sarà interessante vedere come Rajwa gestirà il suo ruolo da crown-princess-in-coming, una novità in Giordania. A due settimane dall’annuncio è ancora alta l’attenzione per questo fidanzamento inatteso, arrivato come quegli spettacoli pirotecnici che illuminano il cielo d’estate D’altronde il matrimonio di un erede al trono è sempre un evento speciale, soprattutto quando gli altri sono tutti accasati, o troppo giovani per pensarci.
Se Rania ha deciso di includere la futura nuora nelle celebrazioni per il suo compleanno può farlo anche Lady Violet; a gentile richiesta ecco dunque una breve rassegna delle mise sfoggiate nel gran giorno dalla neofidanzata e dalla futura suocera.
(Ph: PPE/Nieboer)
Per la cerimonia ufficiale Rajwa ha optato per la tradizione indossando un abaya, quella sorta di caftano lungo con le maniche, spesso nero, con cui le donne mediorientali coprono gli abiti. Quello scelto è della collezione 2013 del brand libanese Orient499, specializzato in prodotti artigianali. La cintura dorata sembra proprio quella vista sulla Regina alla Festa dell’Indipendenza giordana nel 2019, un prestito o un regalo alla futura nuora? Ai piedi di Rajwa delle Chanel che decisamente non la slanciano. Qui apriamo una piccola parentesi; si è già iniziato a discutere garbatamente sull’altezza dei due sposi. Lei sembra leggermente più alta di lui, ma i sovrani hashemiti non sono noti per l’altezza: Hussein, nonno dello sposo, veniva chiamato il piccolo re, e nemmeno il padre Abdullah II svetta. La moglie è più alta di lui e porta i tacchi senza problemi, confermando dunque ciò che si diceva quando io ero ragazzina, che cioè gli uomini davvero sicuri di sé non si sentono umiliati dall’altezza delle loro compagne e anzi amano i tacchi alti che ne sottolineano la bellezza. Rania ha dunque scelto delle scarpine in pelle argentata, le Dior D, e la borsa Darling di Bottega Veneta in lucertola grigio chiaro, ad accessoriare l’abito in crêpe nero firmato Andrew GN, il cui punto focale sono le tre luminose decorazioni sul corpetto. Il nero è una scelta insolita per questa occasione, che ha però il merito di far risaltare la giovane promessa sposa.
Molte delle lettrici di questo blog hanno amato particolarmente l’abito blu plissé indossato da Rajwa in un’altra foto. È il modello Brennie di Costarellos, un modello midi in georgette lurex di poliestere, che trovate in vendita a circa 900 euro. Sarebbe interessante una immagine a figura intera, ma sicuramente la fanciulla lo indossa con grazia.
Furbetta la terza mise: anche qui un abito midi, bianco, accollato con maniche gonfie e cintura gioiello. Non che mi piaccia alla follia, ma non si può non notare che sia dello stesso stilista scelto dalla futura suocera: Andrew gn, couturier di origine sinogiapponese che ha studiato alla prestigiosa Central Saint Martins a Londra e alla Domus Academy a Milano, e ha lavorato a Parigi per Emmanuel Ungaro. I lettori più attenti – o dotati di migliore memoria – ricorderanno forse un’altra sua creazione, l’abito color corallo indossato da Mary di Danimarca alla cresima della figlia Isabella, a fine aprile (Le foto del giorno – Scene di famiglia). Neanche in quel caso avevamo gridato al miracolo, ma è evidente che si tratti di un royal must have, almeno per quest’anno.
La mise preferita da Lady Violet è la più informale, utilizzata per le foto dei due fidanzati nello stile noi due verso il domani. Una semplice camicia bianca di cotone (c’è qualcosa di più eternamente chic?) con una bella gonna lunga in seta in una fantasia astratta che sembra dipinta ad acquerello. Entrambi i capi sono di Sara Roka, brand made in Italy che prende il nome dalla sua designer, di origine canadese. Le sue creazioni mi danno una grande allegria, mi ricordano un po’ i tessuti di Positano e i camicioni che belle signore abbronzate con grandi collane di corallo portavano in estate. Made in Italy anche le scarpe, delle slingback Valentino, il modello Vlogo, che non solo hanno un colore splendido, ma mi sembrano molto più chic delle Chanel.
Queste fotografie hanno attirato una grande attenzione; più che per la mise, per gli orecchini che brillano alle orecchie della futura sposa. Sono i favolosi Plumage della linea Magnipheasant del gioielliere londinese Stephen Webster. Realizzati con diamanti bianchi e gialli per la Regina Rania, che li ha prestati alla futura nuora. E non sono i soli, anche gli orecchini che Rajwa indossa oggi – due diamanti montati su cerchi di oro rosa – sono un prestito della futura suocera.
Ladies&Gentlemen, ho l’impressione che ci aspettino mesi assai interessanti.