Le foto del giorno – Fiori di primavera

Questa mattina alle 04:06 l’equinozio di primavera. È dunque giunta la bella stagione, e noi ci possiamo far mancare un post primaverile? Andiamo in Olanda, patria dei fiori peggio di Sanremo, col vantaggio che lì probabilmente non canta nessuno, almeno non da sobri!

(Ph: Keukenhof)

Ieri pomeriggio la principessa Margriet, sorella minore dell’ex regina Beatrix e dunque zia dell’attuale sovrano Willem-Alexander, ha inaugurato il Keukenhof. Da 75 anni questo parco nella cittadina di Lisse – a una quarantina di chilometri da Amsterdam – diventa per un paio di mesi la capitale mondiale dei fiori, un posto da vedere assolutamente (uno dei miei sogni, in effetti, dopo che qualche hanno fa ho avuto l’occasione di visitare il londinese Chelsea Flower Show: RHS Chelsea Flower Show, la quintessenza del British lifestyle).

Quella che in origine era una torbiera inizia a cambiare aspetto all’inizio del XV secolo grazie alla contessa Jacoba van Beieren che destina l’area, allora chiamata Keukenduyn a riserva di caccia per la cucina del vicino castello di Teylingen. Successivamente, un ricco comandante della VOC – la Compagnia Olandese delle Indie Orientali – costruisce una casa di campagna che nel tempo viene ampliata fino a diventare un catello, la cui costruzione è ultimata nel 1641: è il castello di Keukenhof, circondato da un’ampia tenuta. Un paio di secoli più tardi gli architetti del paesaggio Jan David e Louis Paul Zocher, padre e figlio, ridisegnano in stile inglese i giardini del castello. È il 1857, il primo parco del Keukenhof è nato.

Nel secondo dopoguerra 20 tra i principali produttori ed esportatori di bulbi pensano di trasformare l’area in un parco primaverile che unisse il piacere di godere della natura alla possibilità di promuovere la propria attività incrementando il mercato. Nel 1950 il Keukenhof apre le porte per la prima volta; ne è madrina la giovane regina Juliana, che visita il parco con le sue figlie, tra cui la stessa Margriet.

Questo è l’anno della settantacinquesima edizione, per cui i visitatori avranno a disposizione anche una mostra con fotografie, oggetti e memorabilia che raccontano la storia di questi tre quarti di secolo in cui il Keukenhof si è affermato come una realtà turistica e imprenditoriale di prim’ordine.

La mostra sarà visitabile dal 21 marzo al 12 maggio, dalle ore 08.00 alle 19.30, compresi i festivi.

Che sia il Keukenhof o il più famoso Chelsea Flower Show, una passeggiata tra i fiori è sempre piacevole. Anzi, regale.

Spose come mimose

Oggi è l’otto marzo, giornata internazionale dedicata alle donne e ormai anche alle mimose. Vi tranquillizzo subito, non è intenzione di questo post celebrare le donne attraverso il ruolo di spose, la ragione è a un tempo più leggera e banale, e ve la spiego. Lady Violet è innamorata di un abito creato da Norman Hartnell negli anni ’50 per la giovanissima Queen Elizabeth, e lo considera un po’ il simbolo di questa giornata (qui trovate il post che gli avevamo dedicato qualche 8 marzo fa: La foto del giorno – 8 marzo). Poi qualche giorno fa mi sono imbattuta in una foto colorata a mano, che mi ha fatto nascere una curiosità.

La fotografia, di proprietà del Royal Collection Trust, ritrae la principessa Alice, terzogenita e seconda figlia femmina di Queen Victoria, che il 1 luglio 1862 andò sposa a Luigi IV d’Assia. Pochi mesi prima delle nozze era morto il Principe Consorte, Albert, per cui la cerimonia fu celebrata in forma privatissima nella sala da pranzo di Osborne House, amata residenza sull’isola di Wight. Alice morì di difterite sedici anni dopo, appena trentacinquenne, ma fece in tempo ad avere sette figli tra cui Victoria, nonna di Philip Duca di Edimburgo e Alice, ultima zarina di Russia col nome di Alexandra. Ma veramente la principessa si sposò in giallo? In effetti no, le spennellature color mimosa sono una licenza dell’ignoto ritoccatore; Alice adottò l’abito bianco secondo la moda lanciata dalla madre, ma ormai la suggestione era creata. Dunque mi sono chiesta se ci fossero state spose, se non reali almeno famose, andate all’altare in abiti color mimosa. Qualcosa c’è, anche se al contrario un articolo che mi è capitato di leggere di recente sottolineava come le spose reali tendano a scegliere il bianco anche al secondo matrimonio. Così hanno fatto le divorziate Letizia e Meghan, che nonostante il proprio passato – ma in ossequio al protocollo – si sono presentate all’altare aureolate di veli; la Duchessa di Sussex addirittura col velo anche davanti a coprire il viso, cosa che generò qualche commento diciamo sorpreso. In bianco ma corto anche la Princess Royal per le sue nozze con Tim Laurence, e l’attuale Queen Consort, che per la cerimonia civile a Windsor che la unì a Charles indossava abito soprabito e cappello che forse non erano candidi ma nelle fotografie lo sembravano. Per la benedizione del pomeriggio Camilla si cambiò indossando una mise colorata; un insieme grigio con tocchi dorati, non proprio giallo ma quasi (A Royal Calendar – 9 aprile 2005).

Il giallo oro è protagonista dell’abito con cui l’incantevole Jetsun Pema è diventata Regina del Bhutan il 13 ottobre 2011, e a dire il vero è presente anche nel vestito del re. Ciò non stupisce dato l’ovvio legame tra l’oro e la regalità, e in alcune culture orientali il giallo in ogni sua sfumatura è espressamente riservato al sovrano.

Volendo restare in compagnia del giallo oro, il più clamoroso wedding dress è senza dubbio quello di Olga di Grecia, andata sposa il 27 settembre 2008 sull’isola di Patmos a Aimone di Savoia Aosta. Prada creò per lei un abito pieno di rimandi alla cultura ellenica, un meraviglioso inno alla luce color oro pallido con acconciature di spighe come Demetra e bouquet di foglie di ulivo come Atena.

Uscendo dall’ambito reale non possiamo che incrociare la sposa seriale Liz Taylor, dea dagli occhi viola e ostinata dea del matrimonio, essendo andata all’altare per ben otto volte, con sette uomini diversi. Meglio di lei a Hollywood solo Zsa Zsa Gabor, che raggiunse quota nove. Dopo aver impalmato nel 1950 Nicky Hilton (in classico abito bianco, in fondo aveva solo 18 anni), Michael Wilding nel 1952 con un abito da sciura colorato (ma non si sa come, le foto sono solo in bianco e nero) con ampio collo e polsi in organza bianca; Mike Todd nel 1957 (abito a mezze maniche con cappuccio, secondo alcuni azzurro chiaro ma anche qui solo foto in bianco e nero); nel 1959 Eddie Fisher, scippato all’amica Debbie Reynolds (secondo me l’abito più bello, anche lui col cappuccio in chiffon verde oliva); Liz è pronta per la cinquina. Arriva a Roma per interpretare la femme fatale per antonomasia, Cleopatra, e incontra l’amour fou. Lui è un fascinosissimo attore gallese, Richard Burton; nel film è Marco Antonio. L’amore divampato tra la regina egizia e il triumviro romano viene replicato sotto il sole rovente del litorale laziale. Liz e Dick sono entrambi sposati, but who cares? Lui le chiede di sposarlo a gennaio a Toronto, le leggi canadesi pongono una serie di ostacoli ma come si sa omnia vincit amor e finalmente i due riescono a coronare; è il 15 marzo 1964 a Montreal, lei ha ottenuto il divorzio da Fisher solo nove giorni prima.

E finalmente eccolo, il famoso abito giallo: corto, di chiffon, con maniche abbondanti (pure troppo) creato dalla costumista di Cleopatra, Irene Sharaff. Inizia la fase che io chiamo trionfale e accompagnerà la diva per il resto della vita: mise ridondanti che spesso esaltano il fiorente décolleté però non valorizzano troppo la sua voluttuosa ma non slanciatissima figura. Come acconciatura un treccione inondato di fiori più adatto ad una sposa più giovane; per fortuna c’è ad attirare l’attenzione il sontuoso dono di nozze dello sposo: una spilla Bulgari con un grosso smeraldo circondato di diamanti. Lui d’altronde una volta disse della moglie: “l’unica cosa che Elizabeth sa dire in italiano è Bulgari”. Nel 1974 il matrimonio è finito – ma per lei quello durato più a lungo – l’anno dopo ci riprovano e il 10 ottobre si risposano in Botswana; lei indossa un leggero caftano multicolore da figlia dei fiori. Questa volta dura solo nove mesi, ma Liz non è donna da restare nubile a lungo e il 4 dicembre 1976 sposa John Warner, avvocato e senatore repubblicano della Virginia. Matrimonio invernale con abito di cachemire viola sotto un cappotto di tweed e pelliccia con turbante abbinato. Nel 1982 il divorzio, cui seguono nove anni di singletudine fino al 6 ottobre 1991, data dell’ultimo, improbabile matrimonio.

A un passo dai 60 anni Liz sposa Larry Fortensky, un operaio edile di vent’anni più giovane conosciuto mentre entrambi combattevano la dipendenza da alcol (più lei) e droga (più lui) ricoverati al Betty Ford Center. Un giovanotto cui si poteva perdonare molto, ma non la pettinatura. Nozze celebrate nel Neverland Ranch di Michael Jackson, grande amico della sposa e maestro di cerimonie. Anche questa volta Liz sceglie il giallo in una tonalità chiarissima, Valentino (sì proprio lui, il perfido) le dona un abito tutto balze da bella del sud, modello zia di Scarlett O’Hara. La coppia divorzia il 31 ottobre 1996. Otto e sto.

Ultimo della serie è uno degli abiti che da bambina mi piacque di più: il 30 giugno 1970 la giovanissima, famosissima, originalissima Caterina Caselli sposa il suo produttore musicale, Piero Sugar. Con lui smetterà di cantare ma scoverà una gran quantità di talenti che hanno deliziato le nostre orecchie negli ultimi cinquant’anni. Per lei un lo stile folk, allora pazzescamente di moda: abito in pizzo giallo su camicia d’organza bianca, più cappello a tesa ampia. Delizioso.

La foto del giorno – Che stile!

Non ve l’aspettavate eh? Io no di sicuro, e invece…

E invece Mathilde dei Belgi, in missione in solitaria per conto dell’ONU in Costa d’Avorio, mostra insospettabili doti di footballeuse (non so se esista questa parola, ma mi piace) nel corso di un evento organizzato ieri allo stadio Laurent Pokou a San Pedro. Qui la Reine ha incontrato l’ex calciatore Bakari Koné – che ha giocato anche in Europa, nell’Olympique di Marsiglia – la campionessa olimpica di taekwondo Ruth Gbagbi e altri atleti ivoriani, per confrontarsi sui molteplici benefici dello sport, che spaziano dalla salute alla socializzazione. Non posso non ammirare lo stile della calciata di Sa Majesté, e anche come i pantaloni assecondano il movimento. Ora chi glielo dice a Édouard Vermeulen, aristocratico stilista di Natan, che a noi Mathilde piace più così che con molte sue arzigogolate creazioni?

Dopo Diana cacciatrice, Mathilde caLciatrice.

Le foto del giorno – Business as usual, more or less

Le foto di oggi arrivano da Albione e dalla sua Royal Family, che come una nave della sua gloriosa marina governa la tempesta e mantiene la rotta.

Scena 1: bello come un attore (vabbè quasi), elegante in uno smoking con la giacca in velluto blu notte lasciata aperta con nonchalance, l’occhio ceruleo appena velato di malinconia – a me francamente non sembra, ma facciamo come se, lo storytelling viene meglio – il Principe di Galles è arrivato questa sera alla consegna dei premi BAFTAS (praticamente gli Oscar britannici) di cui è presidente. Naturalmente senza la consorte Catherine, che continua la sua lunga convalescenza. Sorridente, disinvolto, ha salutato quelli che conosceva e anche quelli che non conosceva, casomai ce ne fosse qualcuno, ma in questi casi si fa così. Ha porto le scuse per l’assenza della consorte, rassicurato sulle sue condizioni e accettato con grazia gli auguri di pronta guarigione per lei, il padre, e magari pure la ex zia. Bravo, non ci aspettavamo nulla di diverso, mi sembra sempre più il connubio riuscito tra l’elegante contegno paterno e la calda socievolezza materna. Magari gli mancheranno il carisma di nonna o i modi scanzonati di nonno, ma insomma accontentiamoci che non è poco; ha pure confessato di non avere visto il film Barbie!

Ma quant’è tenero con Cate Blanchett? Alla fine sempre di una Cate si tratta…

(Ph: Mark Cuthbert/GettyImages)

Scena 2: spostiamoci a Sandringham, dove ancora una volta i sovrani sono stati fotografati mentre raggiungevano la chiesa di St. Mary Magdalene per la funzione domenicale. Mi direte che avevo postato la stessa fotografia la settimana scorsa, e pure due settimane fa; certo, infatti la notizia è proprio che il re continua a fare la stessa vita di sempre, ed è un’ottima notizia. Spero di poter continuare a postare la stessa immagine finché non ce ne sarà più bisogno e la malattia sarà solo un brutto ricordo. In compenso oggi pioveva, e non sono sicura che Charles si ripari col famoso ombrello di bambù e seta creato per lui da Mario Talarico; dev’essere uno di quelli che gli non apre gli ombrelli belli sotto la pioggia, sennò si bagnano!

The Queen Valentine

Ieri era il 14 febbraio, San Valentino, festa degli innamorati dei fiorai e dei cioccolatai. Quest’anno è capitato che la zuccherosa ricorrenza coincidesse col ben più austero Mercoledì delle Ceneri, per cui abbiamo preferito tenere un profilo basso. Anche perché, diciamolo, tutta questa voglia di festeggiare probabilmente non l’avevano neanche molti royals. Ma chi lo ha detto che l’unico amore da celebrare è quello tra una coppia? E infatti… Infatti The Queen Consort ieri ha omaggiato l’amore per Shakespeare; passione sua, del suo augusto sposo, e di gran parte dei Britannici (e pure di Lady Violet, ma non conta). Ieri dunque Camilla ha partecipato alla serata in onore del Bardo organizzata da Gyles Brandreth, scrittore, giornalista, presentatore televisivo, politico e molte altre cose (l’ultima la scoprirete in fondo al post).

(Ph: royal.uk)

Parterre de rois e de reines per la sovrana, accolta da una squadra di grandi attrici. Da sinistra in prima fila: Virginia McKenna, Sian Phillips (prima moglie di Peter O’Toole), Judi Dench e Vanessa Redgrave accanto alla regina, e poi Penelope Keith e Patricia Routledge. Dietro in piedi, sempre da sinistra: Joanna Lumley, Floella Benjamin, Twiggy Lawson (ricordate la celeberrima, sottilissima modella degli anni’60?), Harriet Walter, Penelope Wilton, Maureen Lipman.

(Ph: royal.uk)

C’erano anche i signori: Freddie Fox con le ginocchia semipiegate davanti a Alex Jennings (il Duca di Windsor nelle prime serie di The Crown), Jeremy Irons, Brian Cox (anche lui ha interpretato un re: era Agamennone in Troy), Tom Courtenay, Peter Egan, Robert Lindsay, Martin Jarvis, Simon Russell Beale, Robert Powell (lo storico Gesù di Zeffirelli), Samuel West (anche lui ha recitato in The Crown, terza serie: era Sir Anthony Blunt, storico dell’arte e spia russa).

(Ph: Getty Images)

Ho l’impressione che sia stata una gran bella serata, cui anche Lady Violet avrebbe partecipato volentieri, magari solo per sbirciare. E il padrone di casa ha fatto un regalo particolare alla regale ospite. Gyles Brandreth è famoso anche per gli originali (a volte bizzarri) pullover – ne ha pure con corone e corgi per gli eventi reali – tanto da fondare un proprio brand col designer George Hostler, Ieri ha donato a Camilla una coppia di pullover per lei e Charles, con un bel cuore rosso per stare al caldo in queste fredde notti invernali.

E anche questo San Valentino è andato.

C’è un Silver Jubilee!

Mentre siamo concentrati sulla salute di un sovrano seduto sul trono da pochi mesi, allargando lo sguardo ne troviamo un altro che ieri ha celebrato il giubileo d’argento.

È il 7 febbraio 1999 quando, abbastanza a sorpresa, Abdullah sostituisce il padre sul trono di Giordania. Hussein, il “piccolo re”, quando muore ha solo 63 anni ma soffre da tempo di un linfoma non Hodgkin, per il quale si sottopone ciclicamente a terapie negli USA. Durante l’ultimo ricovero diventa evidente che non c’è più nulla da fare e lui torna a morire in patria. Ricordo che ogni Paese che veniva sorvolato dall’aereo reale faceva alzare dei caccia per scortarlo in segno di rispetto; non so se sia pratica comune, ma mi sembrò molto bello, e bello mi sembra ancora. Avvicinandosi la fine il sovrano aveva fatto cambiare la costituzione rimuovendo dal ruolo di principe ereditario il fratello minore Hassan – accusato di aver abusato del ruolo di plenipotenziario durante l’assenza del sovrano – sostituendolo con il figlio Abdullah. Che è stato probabilmente il principe ereditario dalla carriera più breve, almeno della storia recente: 14 giorni, dal 24 gennaio al 9 febbraio. Accanto a lui diventa regina la moglie Rania, giovanissima – appena 28 anni – e bellissima. Nel tempo è diventata anche elegantissima, distinguendosi per il sostegno alle donne e il contrasto alla discriminazione sessuale, aspetto che la fa molto apprezzare in occidente, un po’ meno dai più integralisti del suo Paese e del mondo arabo.

Ieri dunque nella corte del palazzo Raghadan l’importante ricorrenza è stata celebrata con una sobria cerimonia, cui non saprei dire se seguiranno altri festeggiamenti. La situazione nell’area come si sa è assai delicata, e infatti oggi il sovrano è partito per un tour che toccherà USA, Canada, Francia e Germania per caldeggiare il cessate il fuoco nella striscia di Gaza.

Il tutto si è svolto alla presenza della famiglia reale quasi al completo: manca il figlio minore Hashem ma ci sono i principi ereditari ad aprire la fila. Dopo di loro la madre del Re, Muna, le figlie dei sovrani Iman (senza il marito) e Salma, il principe Faisal (fratello minore di Abdullah) con la moglie, e la principessa Alia, primogenita del defunto re. Dopo di lei una coppia che abbiamo già conosciuto; il principe Ghazi, cugino di Abdallah, con la moglie Maryam, la spagnola Miriam Ungría y López, vedova del principe Kardam di Bulgaria (Che fantastica storia). La signora rischia di diventare anche suocera reale, dato che si parla con insistenza di un flirt tra il figlio Boris e Catharina-Amalia d’Olanda, che a Madrid è di casa. Avrete notato che a parte il suo cappottino azzurro quello cammello di Muna le royal ladies sono vestite di nero. Se fossimo in occidente direi che, come uso in molte famiglie, ci si veste a lutto in onore del defunto nel giorno dell’anniversario della sua scomparsa.

Ora, è vero che nel mondo islamico il nero non è il colore del lutto, ma è anche vero che ai funerali di Hussein le donne di famiglia erano in nero con il capo coperto da un velo bianco. Ulteriore conferma viene dalla immagine che ritrae i sovrani sulla tomba del defunto re; la regina è appunto in nero, con lo splendido cappotto Dior, il capo coperto da un velo bianco.

Come ha fatto per tutti i 24 anni precedenti, come le figlie che si intravvedono dietro di lei.

Dopo di loro, arrivano anche i principi ereditari, che devo dire finora non hanno goduto di particolare visibilità, soprattutto lei; ha la stessa età che aveva la suocera quando divenne regina, ma penso che la dolce Rajwa dovrà armarsi di santa pazienza.

Le foto del giorno – Charlène ride, di nuovo!

Il titolo di questo post cita quello di qualche anno fa (Charlène ride!) che a sua volta citava la frase – la Garbo ride! – con cui venne pubblicizzato il film Ninotchka, girato da Ernst Lubitsch alla fine degli anni ’30 con Greta Garbo, abituata ai ruoli drammatici e dotata di un temperamento non particolarmente allegro, per la prima volta messa alla prova in un ruolo brillante. Primo e ultimo, dato che la diva si ritirò dalle scene qualche anno dopo.

Mi fa quasi tenerezza pensare che nel 2019, anno del primo post, pensavamo che la Princesse fosse triste, troppe tristezze ci avrebbe riservato negli anni seguenti! Ora il peggio sembra essere passato, e possiamo postare questa deliziosa fotografia che la vede allegramente abbracciata alla cognata Stéphanie.

(Ph: David NIVIERE/ABACAPRESS.COM)

Il tutto è avvenuto lunedì 22 allo stadio del Principato, dov’è stata disputata la Fight Aids Cup, per celebrare i vent’anni di  Fight Aids Monaco, associazione per la lotta all’AIDS fondata e presieduta da Stéphanie. In questi giorni Monaco ospita un’edizione speciale del Festival del circo, ed è una delle manifestazioni per il centenario della nascita di Rainier III, grande appassionato delle arti circensi, che istituì il festival cinquant’anni fa. Si sono affrontate la squadra dei Barbagiuans, capitanata da Louis Ducruet, e quella del Circus Festival, che ha vinto il match 3 a 2.

(Ph: Eric Mathon-Frédéric Nebinger/Palais princier)

Charlène non ha partecipato a tutti gli appuntamenti della kermesse, a volte sostituita non si capisce come mai dal fratello Gareth, che sta sempre in mezzo come il giovedì, ma insomma direi che stia facendo del suo meglio. Ha pure provato a tirare un calcio al pallone, con stile invero un po’ incerto, peggiorato dai tacchi degli stivali.

(Ph: Eric Mathon-Frédéric Nebinger/Palais princier)

Quello che sembra davvero sincero è il rapporto con la cognata più giovane, che con l’età pare essere diventata una donna solida, i piedi per terra e pochi fronzoli. I rumors vogliono invece una relazione più complicata con Caroline – che oggi compie 67 anni – e devo dire che non sarei stupita nell’avere conferma che la principessa sudafricana, che non ha mai mostrato grande passione per le formalità della Corte, si trovi più a suo agio con l’informale Stéphanie.

(Ph: David NIVIERE/ABACAPRESS.COM)

Posso dire? Una volta archiviato – temo per sempre – il glamour dei tempi d’oro, a me i Grimaldi piacciono in fondo più in queste occasioni ludico/beneficheche che in quelle più formali legate al loro ruolo di reali.

A bicycle monarchy

Bicycle (o bicycling) monarchy, “monarchia in bicicletta” è un’espressione britannica recentemente tornata all’attenzione, dato che viene pronunciata nella più famosa serie dedicata al mondo royal attualmente in circolazione (no spoiler, ma immagino abbiate capito). Non è chiarissima l’origine, potrebbe riferirsi alla passione per le passeggiate sulle due ruote della regina Juliana d’Olanda, nonna dell’attuale sovrano, che si fermava volentieri a parlare coi sudditi. O a Re Frederik IX di Danimarca e sua moglie Ingrid, genitori di Margrethe, che nei tragici anni dell’occupazione nazista mostravano la vicinanza al popolo danese e la loro resistenza all’invasore anche percorrendo in bicicletta le vie di Copenaghen. Quale che sia la verità, il senso è chiaro: ci si riferisce a monarchie più alla mano, meno ingabbiate nella ricca formalità che caratterizza quella britannica.

Ne parlavo la sera del 31 dicembre con una carissima amica, sempre presente sul sofà, commentando la notizia dell’abdicazione. Quella sera non sapevamo ciò che oggi è stato rivelato a Berlingske, il più antico e autorevole giornale danese, e confermato dalla Casa reale: se noi abbiamo saputo ciò che stava per accadere sul trono di Danimarca mentre ci preparavamo al veglione, il protagonista dello storico cambio della guardia lo ha scoperto solo tre giorni prima. È stato infatti reso noto che Margrethe ha dato la lieta novella a entrambi i figli solo il 28 dicembre. Parte della stampa danese sostiene che la forma usata nella loro lingua, traducibile più o meno con informare della propria decisione potrebbe far pensare che l’argomento fosse già in discussione, e la regina abbia manifestato non già un’intenzione sconosciuta in famiglia, ma solo tempo e modo.

(Ph: Maja Hitij//Getty Images)

A questo punto io mi immagino Joachim e Marie pronti a tornarsene rapidamente a Washington per farsi coinvolgere il meno possibile e i principi ereditari presi in contropiede. Non sapremo mai cosa è successo davvero, Margrethe ha sempre sostenuto che come il suo modello Elizabeth non avrebbe mai abdicato, un atto che tra l’altro nella storia danese ha un solo precedente per il quale bisogna tornare indietro di quasi 900 anni, esattamente al 1146 quando Eric III detto Il Mite lasciò il trono per entrare in convento. Naturalmente la voce che gira con più insistenza è quella che la serata madrilena di Frederik con Genoveva Casanova (quel cognome…) abbia accelerato la decisione della sovrana. Quanto a me, ho manifestato all’epoca la mia perplessità per un episodio talmente rozzo da far pensare che fosse stato fatto apposta; ancora oggi mi vengono in mente solo tre ragioni: Frederik voleva forzare la decisione materna, oppure rendere evidente la fine del suo matrimonio. La terza possibilità è che il principe sia, come dire, meno sveglio di quanto sembri – che già non è tantissimo – e francamente non saprei dire cosa sia peggio. Margrethe col gran rifiuto ha fatto qualcosa che pochi si aspettavano da lei, blindando ad un tempo l’istituzione e il matrimonio. Ha anteposto – o almeno così sembra – l’istituzione ai suoi desideri, che in fondo è ciò che si aspetta da un monarca, e ne esce in maniera impeccabile, tra l’altro ritagliandosi un posto particolare nella storia . Personalmente invece penso che il nuovo Re al momento sia piuttosto indebolito da questa operazione, ma magari mi sbaglio. Vedremo se una volta asceso al trono ci sorprenderà in un senso o nell’altro; ma data la sua ben nota passione per lo sport, sicuramente continuerà ad andare in bicicletta.

Ancora auguri

Ma in questa atmosfera natalizia tutta zucchero e cannella, un momento Grinch ce lo vogliamo mettere? Io un post lo faccio, e lo dedico alle Christmas card, ma quelle che non ti aspetti. Andiamo per ordine.

Christmas card vorrei ma non posso

(Ph: Instagram @mariechantal22)

La categoria “vorrei ma non posso” è, inutile negarlo, una delle più diffuse tra i quasi 8 miliardi che popolano questo pianeta, e anche assolutamente trasversale. Se le famiglie regnanti hanno ovviamente la necessità di inviare o ricambiare gli auguri a una pletora di istituzioni e persone a vario titolo coinvolte nelle attività del regno, quelli che non regnano più – o che magari non hanno mai regnato – sarebbero forse più eleganti a mantenere un profilo un pochino più basso. Questa riflessione mi è stata stimolata dalla Christmas card di Pavlos e Marie Chantal di Greci, eterni eredi di un trono che non c’è, come l’isola di Peter Pan. Con l’aggravante che gran parte del popolo greco è fieramente determinato a negare alla royal family anche i titoli di cortesia: sotto i post che li riguardano state certi di trovare sempre commenti sul fatto che la Grecia è una repubblica e i titoli reali non hanno alcuna ragion d’essere.

(Ph: Instagram @mariechantal22)

E ci aggiungerei anche che sembra proprio che nessuno dei cinque figli del Diadoco parli la meravigliosa lingua greca, il che ovviamente non può essere elemento gradito agli Elleni. Insomma il tutto suona un po’ come una non necessaria ostentazione. Intendiamoci, non sono i soli, certe abitudini sono frequenti anche tra i commoner; ricordo una coppia che definiva “residenza estiva” la casetta al mare in una popolare cittadina adriatica. Più tardi ho conosciuto una signora che pretendeva dalla segretaria del marito di rinviare un banalissimo appuntamento “per precedenti impegni istituzionali”. La signora lavorava come sportellista alle Poste. A questo punto manifesto la mia delusione nei confronti dei Duchi di Castro, Borbone due Sicilie, che ci stanno lasciando a bocca asciutta; non si fa così, alla loro Christmas card tenevo proprio!

Christmas card i furbetti del bigliettino

(Ph: Archewell)

Discorso un po’ diverso per i Sussex, dei qualche circola lo screenshot di quello che deve essere un biglietto virtuale inviato per posta elettronica. Harry e Meghan vi appaiono sorridenti e trionfanti nella serata conclusiva degli Invictus Games, senza dubbio il loro maggior successo dell’anno. Gli auguri sono anche a nome di Archewell, la loro fondazione attualmente in non calmissime acque, ed è naturalmente corretto, addirittura opportuno, che si ringraziano tutti colori che hanno collaborato e hanno mostrato il loro supporto. Il che ha comunque il vantaggio di far girare la loro Christmas card, non proprio royal ma quasi. Ottima mossa.

Christmas card non soffro di cervicale

(Ph: Jane Barlow via dailymail.co.uk)

Quest’anno Edward e Sophie, già Conti di Wessex, sono (finalmente) diventati Duchi di Edimburgo, e sul loro biglietto di auguri, pubblicato da Richard Eden del Daily Mail, hanno messo una foto presa il giorno in cui è stata resa nota l’assegnazione del nuovo titolo. I neoduchi erano nella capitale scozzese e stavano assistendo al concerto di un coro ucraino; immagino la performance li abbia deliziati a tal punto da essersi trasformata in una esperienza quasi mistica. Io non ho capito come è composto il biglietto – di solito sono cartoncini doppi, ma se in apertura c’è il loro stilizzatissimo monogramma, e su una faccia c’è la foto di cui sopra, su un’altra troneggia una doppia fotografia che li ritrae impegnati in una delle loro tante attività al servizio della Firm.

(Ph: via dailymail.co.uk)

Insomma, più un curriculum con foto che un biglietto di auguri, ma loro ci sono simpatici e li perdoniamo.

Christmas card qui comando io

(Ph: Reliant Motor Club/Facebook)

Inviato – e dunque rivelato – tra i primi, se non addirittura per primo, il biglietto della Princess Royal. Lei elegantemente abbigliata in un poco natalizio bianco e blu, il marito Tim discreto e rassicurante come sempre, i due sono seduti davanti a uno splendido camino, esempio di coppia solida che divide tutto. Cioè, quasi, perché il biglietto lo firma solo lei. In effetti sembra che lui firmi i biglietti inviati agli amici e ai famigli, questo, ricevuto (e immediatamente reso pubblico) dal Reliant Motor Club, è a nome della sola Anne. E ci siamo capiti.

Christmas card sorpresa!

Che cosa c’è di più tenero di tre bambini? Tre bambini e un cane! E se il cane è un corgi non ce n’è più per nessuno. I tre giovincelli, Umberto, Amedeo e Isabella di Savoia Aosta, sono i figli di Aimone e Olga di Grecia (notare le iniziali di tutti e cinque che punteggiano il cartoncino). Alla morte del padre Amedeo, il 1 giugno 2021, Aimone gli è subentrato in una serie di ruoli, tra cui quello di pretendente all’inesistente trono d’Italia. Tralasciando le beghe dinastiche savoiarde, non vi sorprenderà sapere che Lady Violet e Purple hanno scelto la loro Christmas card preferita. E magari l’anno prossimo la facciamo pure noi.

Intanto salutiamo il ritorno del Sol Invictus, coraggio, la ruota gira!

Le foto del giorno – Natale è ormai vicino

La giornata è iniziata con un messaggio dalla Svezia: la cresciutissima Estelle e il fratellino Oscar, fotografati dalla madre Victoria nella residenza di Haga, celebrano alla maniera svedese la festa di Santa Lucia.

Lei – con una lunga tunica bianca cinta da un nastro rosso in vita e la tradizionale coroncina con le candele per illuminare la notte più lunga – è accompagnata dal fratellino nelle vesti di stjärngossar, il ragazzo delle stelle. Belli, simpatici, semplici, in una parola adorabili. A febbraio Estelle compirà 12 anni; si avvicina a grandi passi all’adolescenza e qualcosa mi dice che vederla crescere ci riempirà di gioia.

Altre famiglie reali che non hanno la fortuna di tradizioni natalizie particolari si arrangiano come possono, di solito col classico biglietto d’auguri arricchito da una loro fotografia. Gli Spagnoli fanno una scelta simile a quella di King Charles e Queen Camilla (Le foto del giorno – Arrivano gli auguri di Natale) e per i loro auguri scelgono una foto scattata in un momento importante: il diciottesimo compleanno della primogenita Leonor, giorno in cui la futura regina ha giurato fedeltà alla Costituzione. Atmosfera natalizia ce n’è poca, ma tutto sommato una bella immagine.

Al messaggio stampato che augura un felice Natale e un prospero Anno nuovo è aggiunto il tocco personale della frase “ce lo auguriamo con tutto il nostro affetto”, scritta a mano e poi stampata con le firme dei quattro. Interessante il fatto che anche i Sovrani Emeriti abbiano un loro biglietto d’auguri, e lo firmino insieme nonostante le migliaia di chilometri – non solo fisici – che li dividono.

(Ph: ABC España)

Per loro non una foto ma la riproduzione di un’opera d’arte; una Adorazione dei pastori di Bartolomé Esteban Murillo, illustre pittore barocco, custodita nel Museo Nacional del Prado, a Madrid. Scelta corretta ed assai elegante, praticamente perfetta.

(Ph: Bas Bogaerts)

Semplice ma non priva di charme la fotografia dei sovrani belgi con i figli, scelta per chiudere l’anno in cui Philippe ha celebrato il decennale sul trono. Il tocco natalizio ce lo mette l’abito scarlatto della Reine, che diventa il punto focale dell’immagine. Forse è quella che mi piace di più: un ritratto professionale ma privo di inutili tocchi fashion; tutti biondi, belli, alti, e il messaggio che con questi quattro bei ragazzi il futuro della monarchia è in buone mani.

(Ph: Eric Mathon/Palais princier)

Se però proprio non volete rinunciare a una foto autenticamente natalizia c’è anche quella, che arriva fresca fresca dal Palazzo sulla rocca. Qui c’è tutto: Ladies in velluto, Gentlemen in smoking, albero di natale sullo sfondo, e pure gli addobbi en pendant con la mise de la Princesse. Ma che volete di più?