Le foto del giorno – Trendy Queen

Reduce dal covid, che l’ha contagiata per la seconda volta a un anno esatto dalla prima, la Queen Consort è tornata al lavoro, e oggi ha fatto un’incursione nel mondo della moda visitando la JCA London Fashion Academy nella sede di Hanover Square, nel cuore della Londra più chic.

L’accompagnava il fondatore, Jimmy Choo, che peraltro deve molta della sua fama nel Regno Unito alla defunta Diana. D’altra parte si sa che molte storie, come molti amori, non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. E in questi giorni si parla con insistenza di un altro stilista diviso tra le due mogli di Charles; secondo alcune fonti Bruce Oldfield sarebbe stato incaricato di creare l’abito per l’incoronazione. Quello di lei, perché lui dovrebbe indossare l’uniforme, avendo rinunciato, sembra, a presentarsi in polpe (cioè con calzoni al ginocchio e calze di seta) come invece fece suo nonno George VI nel 1937.

Anche se oggi la sovrana indossava il cappotto Anna Valentine che ha esordito a a Natale (December/January chic shock e boh) Oldfield ha già fornito a Camilla alcune pregevoli mise (e ad essere sinceri anche alcune non altrettanto pregevoli), e tra quelle create per Diana qualcuna si è ritagliato un posto nella storia della moda.

Ieri, con l’abito che completa il cappotto – arricchito da una favolosa spilla a forma di corona – la regina in compagnia del re ha aperto le porte della sua residenza di Clarence House per il secondo anniversario della sua Riding Room che, nata su Instagram durante la pandemia, è diventata prima un sito (https://royalreadingroom.uk) e ora un ente di beneficenza con lo scopo di promuovere la lettura e l’amore per i libri nel Regno Unito e nel mondo intero. Nel suo discorso Camilla si è espressa con decisione sulla querelle che ha appena investito l’incolpevole Roald Dahl, accusato di usare termini non politicamente corretti come brutto e grasso.

“Per favore, restate fedeli alla vostra vocazione, liberi da chi vorrebbe frenare la libertà di espressione e porre limiti all’immaginazione!” Enough said, abbiamo detto abbastanza.

Le foto del giorno – Dalle stelle alle coratelle

Non temete non ho avuto una crisi mistica e la croce, nonostante l’abbondante presenza di ametiste, non appartiene a Lady Violet.

Kristian Spofforth, responsabile del dipartimento gioielleria nella sede londinese di Sotheby’s, ci informa che ieri, tra gli oggetti offerti in asta nella Royal and Noble Sale, c’era anche questo importante pezzo, la cosiddetta Attallah Cross. Un grande pendente – circa 13,5 centimetri per 9,5, che supera i 45 grammi di peso – creato da Garrard negli anni Venti e acquistato negli anni Ottanta da Naim Attallah, scrittore, editore e uomo d’affari anglopalestinese di religione cristiana. Noto estimatore delle belle donne, ammirava particolarmente l’allora Principessa di Galles, cui prestò spesso il gioiello.

Diana lo indossò in varie occasioni; la più famosa il charity gala nell’ottobre 1987, in favore Birthright, associazione benefica impegnata nella tutela della salute femminile e il rispetto dei diritti umani. Quella sera lo agganciò a una lunga collana, abbinandolo a un abito in stile vagamente barocco, in velluto e seta viola, creato da Catherine Walker.

A questo punto vorrei tranquillizzarvi, non vi sto raccontando tutto ciò in omaggio al mio colore preferito, ma perché la storia di questa meraviglia ha appena subito una svolta inattesa. Ieri la Attallah Cross è finita nelle mani di un’altra principessa, quella del trash; la regina d’ineleganza e imperatrice del cattivo gusto Kim Kardashian. Che se l’è aggiudicata in cinque minuti sborsando 163.800 sterline (cioè 187 mila euro e rotti), cifra piuttosto superiore al valore stimato del gioiello.

Potrei ragionare su quale effetto tale importante monile potrà fare indosso a una signora significativamente meno alta – parliamo di una ventina di centimetri – di Diana, ma non lo farò, Temo però di vedere presto la croce piazzata trionfalmente sull’abbondante Golgota kardashianesco. Sperando che non voglia usarla per evidenziare il suo pezzo forte, magari lasciandola penzolare sul generoso e sempre generosamente esposto derrière.

P.S. l’equazione scollatura/Golgota non è mia, ma la citazione di un episodio attribuito al Cardinal Lambertini (poi Papa Benedetto XIV).

Il caffè del lunedì – Pasticci

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere una frase attribuita a Umberto Galimberti, tratta da Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica (Milano 1999); non è una citazione diretta, dunque non prendetela come oro; d’altronde non sto scrivendo un testo scientifico, cerco solo un incipit! La frase recita: Con la tecnica gli uomini possono ottenere da sé quello che un tempo chiedevano agli dèi.

Considerando i pasticci che ho fatto col blog negli ultimi tempi io invece penso che giusto agli dei mi posso rivolgere. Il punto è banalmente questo: ogni tanto – per me sempre troppo spesso – wordpress aggiorna il sistema e scompagina tutto. Per l’ennesima volta sono scomparsi molti vostri commenti; alcuni li ho proprio persi, altri li ho recuperati ma non ho potuto rispondere. Perdonatemi, ma sappiate che mi fa sempre piacere se commentate.

In fondo anche la nostra musa Lady Violet, la contessa vedova di Grantham alle prese con uno dei primi telefoni si chiedeva: è uno strumento di comunicazione o di tortura? Invochiamo dunque la benevolenza di Clio, musa della storia (e delle storie) incrociamo le dita e andiamo avanti.

È però grazie alla tecnologia che ho seguito, come immagino molti di voi, la quinta serie di The Crown, e sempre la tecnologia mi ha permesso di isolare un dettaglio veramente imperdonabile. Che non è la narrazione soapoperistica, la regina costipata di Imelda Staunton o l’intera puntata dedicata alla famiglia Fayed. È il momento in cui Diana/Elizabeth Debicki si prepara per il party della Serpentine Gallery mentre il marito dichiara urbi et orbi in televisione il suo amore per Camilla, sceglie l’abito nero di Christina Stambolian che passerà alla storia come revenge dress e si allaccia al collo il famoso choker di perle. Che nella serie televisiva viene rappresentato come il pezzo di bigiotteria che ovviamente è stato usato nella finzione, quattro fili allacciati da una catenella, pure piuttosto cheap, sulla nuca.

Nella realtà si trattava invece di un pezzo favoloso, ereditato dai figli ma mai più visto dalla scomparsa della principessa. Sette fili di perle chiuse da un fermaglio composto da un grande zaffiro circondato di diamanti, in origine una spilla ricevuta come dono di nozze dalla nonna del marito, la Queen Mother.

Non si fa! Però prenderò spunto per un paio di post, stay tuned e buon lunedì.

Se volete iniziare la settimana con un ripasso sullo stile di Diana, seguite i link Style file: Diana Principessa di Galles (prima parte) Style file: Diana Principessa di Galles (seconda parte) Style file: Diana Principessa di Galles (terza parte)

To go or not to go

Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Nel caso dei Sussex direi che la loro assenza di solito attira l’attenzione, mentre è abbastanza difficile immaginarli in disparte. E comunque questa volta non andranno. Dove? Ora vi dico.

Ricorderete che lo scorso 1 luglio, giorno in cui Diana avrebbe compiuto sessant’anni, William e Harry brevemente riuniti inaugurarono una statua dedicata alla madre nel Sunken Garden, a Kensington Palace (Breaking News – Di&Kids). Per celebrare l’opera e la memoria della principessa era previsto anche un party, naturalmente per un gruppo selezionatissimo di ospiti, che fu rimandato, e il disvelamento dell’opera avvenne dinnanzi a pochi intimi della principessa scomparsa, tra cui le sorelle Sarah e Jane, e il fratello Charles. Il party fu dunque rimandato a settembre, e poi ancora rinviato fino alla data definitiva, fissata per il 19 ottobre. Per qualche giorno ci si è chiesto se i Sussex sarebbero intervenuti, magari cogliendo l’occasione per far conoscere la piccola Lili ai parenti inglesi, e far loro incontrare di nuovo Archie, assente dal suolo britannico da quasi due anni. Ora invece c’è la certezza; Harry e Meghan non ci saranno. Però ci sarà – e come potrebbe mancare – Elton John, grande amico di Diana e protagonista di un’emotiva performance al suo funerale. (Lady Violet a sua volta non sarà al party se non virtualmente, ma vi proporrà un’analisi approfondita della statua di Diana).

Si parla però di un possibile Natale inglese per i duchi e i loro bambini, che potrebbero approfittarne per celebrare (o almeno organizzare) il desiderato battesimo a Windsor alla piccolina di casa. Dunque per ora non vengono, ma non è escluso che verranno in un futuro prossimo.

Chi invece va, e probabilmente non vorrebbe, è il Duca di York, sul cui capo al momento pendono non una ma ben due spade di Damocle: da una parte l’azione legale promossa contro di lui da Virginia Robinson Giuffre per i presunti abusi sessuali, dall’altra il processo che inizierà a novembre contro Ghislaine Maxwell, amica, compagna, anima nera e chissà cos’altro del defunto Jeffrey Epstein. La figlia dell’editore Robert Maxwell – un altro che in vita ne ha combinate di ogni – non solo è colei che presentò a Andrew il magnate americano, ma per salvare il salvabile potrebbe fare rivelazioni e magari aggravare la situazione del duca. Nei confronti del quale si registra un’insolita presa di posizione dei fratelli: Charles Edward e Anne nel corso di un incontro avvenuto a inizio anno gli hanno intimato di ritirarsi a vita privata chiudendo definitivamente l’argomento.

Dunque l’unico posto dove può andare (almeno per ora) è a cavallo nel parco di Windsor, sotto l’ala protettrice (e i milioni pe le spese legali) di mammà.

(Ph: Jim Bennett)

Che oggi per la prima volta, dall’inizio della pandemia non ha santificato la domenica in privato ma è andata a messa nella piccola Royal Chapel of All Saints all’interno del parco di Windsor, dove a luglio dell’anno scorso la nipote Beatrice sposò il suo Edo.

Royal chic shock e boh

È la prima domenica d’autunno e torna la nostra rubrica, sperando che gli eventi pubblici e densi di royals siano sempre di più, testimonianza di un ritorno alla normalità mai tanto atteso.

Montecarlo

Giovedì sera il Principato ha ospitato la quinta edizione del gala Planetary Health, col supporto della fondazione del Principe Sovrano e di quella della sua consorte. La Principessa – ancora in carica ma al momento in aspettativa – è comparsa virtualmente con un messaggio, lontana come una dea degli oceani, mentre al braccio dell’allegro Albert c’era un’altra bionda, e che bionda! La divina Sharon Stone, più grande del sovrano di soli quattro giorni, è una vera diva hollywoodiana, e come tale è specialista nella fondamentale disciplina del dress to impress. In questo caso ha scelto un abito da gran sera di Dolce&Gabbana Alta Moda, in taffeta viola inchiostro (che chiamarlo viola tampone di questi tempi pare brutto); abbinato a sandali neri e a una borsa color prugna, la Devotion; tutto della maison. Nonostante il colore, la cui scelta delizia Lady Violet, la mise non ci fa impazzire, per cui per noi è boh. Però Sharon ci piace a prescindere, per la bellezza, l’intelligenza, la forza e la capacità di risorgere, novella fenice, dai tanti guai che le sono accaduti nel corso degli anni.

Accanto a lei, la pur elegantissima Caroline un po’ scompare, però il contrasto tra il rigore dell’una e l’esuberanza dell’altra è una delizia. La principessa resta fedele a Chanel Haute Couture, di cui indossa un insieme dal vago sapore orientale, caftano e pantaloni, in pizzo lavorato.

Lady Violet la adora, ma è fuori di dubbio che debba ancora perfezionare le sue scelte in funzione della nuova capigliatura nature; abbiamo già detto che il grigio è difficile da portare, ancora più del bianco, e la scelta dei colori è fondamentale per illuminare il viso che altrimenti rischia di risultare spento e invecchiato. In compenso gli orecchini sono un sogno. Chic.

Presenti alla serata anche due rapprentanti della generazione più giovane: Andrea Casiraghi che ha scortato la madre, e Pauline Ducruet, in un originale miniabito/trench rosso amaranto che mette in mostra le splendide gambe. A me è piaciuta (e non accade spesso!): chic.

Utrecht

Lo diciamo sempre, Máxima è un genere a sé, può essere tutto e il suo contrario. È anche una donna bella e fascinosa, anche se a volte (spesso) è too much – almeno per il nostro gusto – quando sembra emergere prepotente la sua anima sudamericana. Veste spesso Natan, che secondo me non le fa sempre un buon servizio. Qualche sera fa, in compagnia del sovrano marito, ha partecipato a Utrecht al concerto per i 100 anni del Nederlandse Bachvereeniging, il più antico ensemble di musica barocca del Paese, e per l’occasione ha riciclato una creazione della maison belga. Il total color, in un delicato cipria, le dona, e i capelli acconciati in uno chignon le tolgono quell’aspetto un po’ disordinato che le regala spesso la chioma lasciata allo stato brado. Dovrebbe però stare attenta ai tessuti pesanti e lucidi, come quello di questi pantaloni, che rendono monumentale la sua giunonica figura. Boh.

New York

Giovedì 23 ha preso il via il tour newyorkese dei Duchi di Sussex che, mollati i pupi a casa, sono volati sulla East Coast. Il passaggio dall’assolata California alla Grande Mela dev’essere stato scioccante per Meghan, che è apparsa sempre vestita da inverno pieno, con tanto di cappotto. Il viaggio della coppia è iniziato con una visita a Ground Zero, ospiti del sindaco Bill de Blasio e della neogovernatrice dello Stato Kathy Hochul, il che ha fatto arricciare il naso di chi ha letto nel gesto l’intento di presentarsi come (o la convinzione di essere) una sorta di royal family americana.

Anyway, per l’occasione Meghan era opportunamente abbigliata in total black (o blue, secondo Vogue US): cappottino Emporio Armani, pullover dolcevita, pantaloni di taglio maschile veramente troppo lunghi su pump dal tacco altissimo e sottile. Discreta, piuttosto scontata, boh.

In seguito c’è stato l’incontro con l’ambasciatore USA all’ONU, e in questo caso la duchessa si è vestita da vera working girl: ha mantenuto il pullover, sostituito i pantaloni con una pencil skirt (o forse è un abito intero) e cambiato il cappotto, nonostante i 27 gradi; questa volta la scelta è caduta su un classico Max Mara, il Rispoli. Italiana anche la borsa: la classica Iside Valextra. Chic, ma per carità le maniche del cappotto arrotolate no!

Altro giro all’ONU, altro incontro – questa volta col Vice-Segretario Generale Amina Mohamed – altro cappotto Max Mara, il Lilia, bellissimo, in cashmere color tabacco, mortificato da camicia e pantaloni di un beige che non ci azzecca granché, da cui spuntano le pump Manolo Blanhik in camoscio che abbiamo intravisto il giorno del suo compleanno. Sorry, non mi convince, boh.

La mise che sulla carta avrei preferito è ahimé quella che le sta peggio: un insieme giaccone più pantaloni Loro Piana in un bellissimo color bacca con dettagli a contrasto (con un altro paio di pump Manolo en pendant), indossato per visitare una scuola di Harlem ai cui studenti la duchessa ha declamato, e credo donato, la propria recente fatica letteraria: The Bench. Il che potrebbe rientrare nel reato di tortura, ancorché leggera. Veniamo alla mise: è tutto troppo grande? La giacca è troppo squadrata? I pantaloni troppo larghi? I capelli troppo spioventi? Direi tutto, e pure altro. Shock.

Finale col botto; al Global Citizen Live, dove Harry ha tenuto uno dei suoi speech, Meghan ha indossato un miniabito Valentino con ricami di cristalli all’orlo al collo e sulle brevi maniche. Un vestitino che si prende la responsabilità di evidenziare i difettucci della duchessa (anche quelli che non ha): pancino postgravidanza – ricordiamo che alla fine ha partorito da neanche 4 mesi – forma monoblocco; inoltre il girocollo non la slancia, e la pettinatura non aiuta. Terribile l’abbinamento con scarpe nere, probabilmente scelte per il cappotto, l’ennesimo, con cui è arrivata. Furbissima la borsa: è la Lady Dior, dedicata a Diana che le donò fama eterna: Style file: Diana Principessa di Galles (terza parte). éurtroppo non basta una borsa, né una firma. Shock.

Quante spose di luglio!

Those who in July do wed, must labour for their daily bread

Chi si sposa a luglio si deve guadagnare il pane quotidiano. Probabilmente perché per loro portare il pane in tavola non è di solito un problema, luglio è un mese gettonatissimo per i royal wedding, compreso il più famoso di tutti , quello di Charles e Diana, ormi entrato negli anta.

Se Paola Ruffo di Calabria lascia Roma alla volta di Bruxelles per diventare Principessa di Liegi il 2 luglio 1959 sposando Albert – fratello del Re dei Belgi e poi re a sua volta – nel 2014, il 6, il maggiore dei nipoti della coppia, Amedeo, fa il percorso inverso e viene in una Roma torrida a sposare la deliziosa – e italianissima, nonostante il cognome – Elisabetta Rosboch Von Wolkenstein. Paola indossa un abito couture e il sontuoso velo ereditato dalla nonna (belga a sua volta) che nell’emozione del momento finisce per calpestare. Elisabetta è in Valentino dalla testa ai piedi; nel suo caso il prezioso velo di famiglia resta nel comò.

(Ph: Riccardo De Luca)

È il 3 luglio 1993, un sabato, quando la cattedrale di Vaduz addobbata a festa accoglie il principe ereditario, Alois, che sposa la duchessa Sophie in Bavaria. Nonostante la proverbiale discrezione del Liechtenstein, è un matrimonio molto interessante per più di una ragione: innanzi tutto il rango dell’aristocraticissima sposa, che non solo appartiene al casato dei Wittelsbach, ma è anche nella linea di successione giacobita, che discendendo da James II si oppone alla successione degli Hannover, quella della Royal Family regnante. In secondo luogo abbonda di scapoli d’oro più o meno alla ricerca di una consorte di rango adeguato; all’epoca qualcuno sogna un matrimonio tra l’allora venticinquenne Principe delle Asturie Felipe e Tatjana, sorella ventenne dello sposo. Philippe del Belgio, timido e riservato, ha 33 anni ed è quasi fuori tempo massimo; è l’erede apparente al trono su cui siede solidamente lo zio Baudouin: la sua situazione apparentemente tranquilla si ribalta in appena 4 settimane, con la morte dello zio e l’inattesa ascesa al trono del padre Albert. Philippe trova in seguito l’anima gemella in Mathilde d’Udekem d’Acoz che sposa nel dicembre 1999.

Lady Violet, che deve di lì a breve fare da testimone a due delle sue migliori amiche – sempre damigella e mai sposa! – cerca ispirazione per le sue mise nei reportage di questo royal wedding, ispirazione che genera un clamoroso cappello di paglia con fiocco in organza per uno dei due matrimoni, celebrato di mattina.

Se il matrimonio di Philippe e Mathilde è l’ultimo royal wedding del millennio, il penunltimo credo proprio che sia quello di Alexia di Grecia, primogenita dei deposti Costantino e Anne-Marie, che il 10 luglio sposa nella cattedrale ortodossa di Londra l’architetto spagnolo Carlos Morales. Alexia ci dà la grande, e rara in questa generazione, gioia di vedere indossata la famosa tiara del Khedivé, che per tradizione indossano le spose discendenti di Margareth di Connaught (qui trovate la storia di questo splendido diadema A Royal Calendar – A Greek royal wedding).

Same month same place per il fratello minore di Alexia, il diadoco Pavlos, che il 1 luglio 1995 impalma la graziosa Marie-Chantal Miller, di Valentino vestita, alla presenza di varie regine consorti e ben due regnanti: Her Majesty The Queen e Margrethe di Danimarca, zia dello sposo. Marie-Chantal appartiene all’aristocrazia del denaro ma non a quella del sangue, e diademi di famiglia non ne ha, per cui la suocera Anne-Marie le presta la Antique Corsage Tiara – in origine un devant de corsage appartenuto alla Regina Victoria di Svezia – che la madre Ingrid, Regina Consorte di Danimarca, le ha donato per i 18 anni.

L’altissimo profilo di queste nozze fa passare in secondo (o terzo, o quarto) piano quelle che nello stesso giorno si svolgono a Monaco, dove la principessa Stéphanie sposa con sole nozze civili il padre dei suoi due figli, Daniel Ducruet, già sua guardia del corpo. Per lei un abito corto che mette in mostra le belle gambe, realizzato da una sarta monegasca. L’espressione di papà Rainier, fiero oppositore alle nozze, è tutta un programma. Non ha tutti i torti, papà: il matrimonio dura appena quindici mesi, e finisce con Daniel fedifrago praticamente in mondovisione.

Evidentemente il fratello di Stéphanie non è superstizioso: nonostante la fine ingloriosa del matrimonio della sorella, Albert II sceglie la stessa data per sposare Charlène: nel 2011, il 1 le nozze civili e il giorno dopo quelle religiose. Come sapete, i due coniugi non hanno trascorso insieme il decimo anniversario: lui nel Principato con i figli, lei in Sudafrica convalescente da una misteriosa malattia. Solo il tempo ci dirà se la malasorte ha colpito ancora, a noi per ora non resta che riguardare le immagini di un matrimonio che al di là del glamour, delle mise della sposa – Chanel e Armani Privé – qualche nota stonata l’ha suonata da subito, come il bacio un po’ forzato dopo la cerimonia civile, o lo sposo infastidito dalle lacrime della neoconsorte.

Scelgono luglio anche due nipoti di Albert: Louis Ducruet, figlio maggiore di Stéphanie e Daniel, sposa la sua Marie Chevallier nel 2019, il 26 e il 27 (vi ricordo che nei Paesi dove non c’è concordato tra Stato e Chiesa sono necessarie due cerimonie, civile e religiosa). Un matrimonio magari privo dell’allure di raffinata eleganza della Monaco dei tempi d’oro, ma sembra felice e i due sposi davvero innamorati. L’abbiamo raccontato qui Le nozze di Louis e Marie.

Come dimenticare poi il matrimonio di un altro nipote di Albert II, Pierre Casiraghi, con Beatrice Borromeo? Siamo nel 2015, e per loro le nozze iniziano in luglio, il 25, e finiscono il 1 agosto, dal Principato all’Italia, in un tourbillon di invitati (alla cerimonia civile assistono pure Travaglio e Peter Gomez, dato che la sposa lavora per il Fatto) party, location diverse, paparazzi, ospiti vip e jeunesse dorée internazionale, e vestiti, vestiti, vestiti, con la sposa che indossa Valentino, Alberta Ferretti, Armani, solo per citare i principali. Abbiamo cercato di sintetizzare tutto in questo post: A Royal Calendar – 1 agosto 2015.

In questa rassegna non può mancare il Regno Unito, che quanto a matrimoni di luglio si piazza tranquillamente al primo posto. Il 6 luglio 1893 nella Chapel Royal, a St. James’s Palace, si celebrano le nozze tra il Duca di York George e Mary di Teck, che saliranno al trono diciotto anni dopo. Lei appartiene a una ramo minore della Royal Family ed è stata fidanzata con il fratello maggiore di lui, quel Duca di Clarence che in vita di non gode di grandissima reputazione (qualcuno lo mette pure nella rosa dei possibili Jack the Ripper) e muore sei settimane dopo il fidanzamento. Il comune dolore probabilmente avvicina i due, che finiscono per innamorarsi; sarà un matrimonio solido e felice.

(Ph: Royal Collection Trust)

Anche l’attuale Duca di York, Andrew, ha sposato Sarah Ferguson in un giorno di luglio: il 23, nel 1986. Anche il loro matrimonio è durato poco; sembra che Sarah soffrisse molto la solitudine dato che il marito, ufficiale di Marina, era lontano per buona parte dell’anno e fu protagonista di un ruspante scandaletto agli inizi degli anni ’90 che portò al divorzio. Nulla in confronto dello scanalo che ora coinvolge lui, di una gravità che potrebbe penalizzare la Corona stessa. Quel giorno di luglio li vede chiaramente innamoratissimi, e forse lo sono ancora; il loro appassionato bacio al balcone è rimasto famoso per le ragione opposte di quello tra i Principi di Monaco, compresa la scomposta interazione con la folla urlante. A quel matrimonio Lady Violet ha dedicato uno speciale chic shock e boh Royal chic shock e boh – 1986 Royal wedding edition,

Beatrice, figlia maggiore della coppia, ha sposato il suo Edo Mapelli Mozzi il 17 luglio dell’anno scorso, e ora è in attesa del primo figlio. Nozze celebrate durante la pandemia, riservate ma molto emozionanti, per il particolare momento, per l’abito della sposa, prestatole dalla nonna come la tiara, la stessa che Her Majesty aveva indossato per il suo matrimonio, e per la presenza del nonno Philip, ritratto in pubblico per l’ultima volta. Questo è uno dei post che abbiamo dedicato alle nozze di Edo e Beatrice: Le parole di un royal wedding.

La cugina di Bea, Zara Phillips, quest’anno ha festeggiato l’arrivo del figlio maschio – scodellato sul pavimento del bagno di casa – e i quarant’anni; il 31 sarà ancora festa per i dieci anni di matrimonio con Mike Tindall. Per loro nozze scozzesi, nella Canongate Kirk sul Royal Mile di Edimburgo, precedute da un party sul royal yacht Britannia, ancorato ormai in pianta stabile nel porto della capitale scozzese, e seguite da un ricevimento a Holyroodhouse, residenza ufficiale della Regina in Scozia. Zara indossa un abito creato dal sarto caro alla nonna, Stewart Parvin, che come notato anche con l’abito di Beatrice, ama sottolineare gli orli con alte fasce (Here comes the bride!). Sulla testa bionda della sposa brilla la Meander Tiara, grande favorita di Lady Violet, prestito della madre Anne che l’ha ereditata dalla nonna paterna Alice. Un gioiello che come pochi altri parla di Grecia e di classicità, di cultura.

Last but not least, il matrimonio del secolo (scorso) che incolla davanti agli schermi televisivi la bellezza di 750 milioni di spettatori: è il 29 luglio 1981, quando il principe di Galles porta all’altare la giovanissima Lady Diana Spencer. Nato come un sogno e trasformatosi rapidamente in un incubo, è stato scrutato, analizzato, radiografato da chiunque in ogni modo. La Royal Family ha deciso per il basso profilo e il quarantesimo anniversario è passato sotto un inglesissimo silenzio cui anche Lady Violet si è adeguata; se volete, questi due post ne trattano alcuni aspetti: Invitate al matrimonio del secolo e Diana the bride.

Breaking News – Di&Kids

Eccoli, insieme e vestiti anche uguali. William e Harry nei giardini di Kensington Palace, davanti alla tanto attesa statua della madre, che oggi avrebbe compiuto 60 anni.

Diana è e per sempre sarà fissata nel tragico splendore dei suoi 36 anni, il che la rende ormai più giovane dei suoi figli (William ne ha 39, Harry ne compirà 37 a settembre). Ad ascoltare le parole di Mario Calabresi, quando un figlio che ha perso presto un genitore supera l’età raggiunta da chi non c’è più inizia a sviluppare nei suoi confronti un rapporto che è ad un tempo filiale e paterno, o materno. Vedremo se e come evolverà il rapporto dei due principi con quella madre così amata e ingombrante, ragazza per sempre. Intanto sono apparsi tra loro in buona armonia – né francamente pensavamo che si ignorassero – mentre usciva la notizia di un intenso scambio di messaggi in occasione della partita Inghilterra-Germania, vinta dai Three Lions per 2 a 0. Potere del calcio!

Bonjour tristesse

Inevitabilmente accompagnato dall’ultima polemica – i Sussex avrebbero rifiutato per il figlio Archie il titolo scozzese di Earl of Dumbarton temendo futuri dileggi al pargolo a causa del prefisso Dumb che vuol dire stupido; circostanza che ha comprensibilmente innervosito gli abitanti della ridente cittadina delle Highlands – il principe Harry è tornato a calpestare il suolo patrio, e ora si trova in quarantena a Frogmore Cottage, dove sembra sia stato visitato da Sua Maestà la nonna. La ragione del suo viaggio è la statua dedicata a Diana che i figli presenteranno al mondo giovedì 1 luglio, giorno in cui la sventurata avrebbe compiuto sessant’anni.

Le movimentate vicende britanniche stanno oscurando un altro evento: proprio il 1 (e il 2) luglio i Principi di Monaco festeggiano i dieci anni di matrimonio: il primo giorno le nozze civili, il secondo le religiose. Per meglio dire, festeggerebbero, ma in realtà non ci sarà alcun festeggiamento, e la responsabilità non è né del covid, né tanto meno – ovviamente – dei Windsor. Il punto è che Charlene non è a Monaco, e non si vede nel Principato da mesi.

Il 25 gennaio ha compiuto 43 anni in famiglia, due giorni dopo ha partecipato alle celebrazioni per la patrona di Monaco, Sainte Dévote (Le foto del giorno – La Fête de Sainte Dévote). Il 10 febbraio col marito ha presentato ufficialmente il torneo di rugby Monaco Sevens 2021, per poi ricomparire il 18 marzo ai funerali del Re Zulu Goodwill Zwelithini (Le foto del giorno – Dolori e speranze). Dunque in quella data Charlène era in Sudafrica, e potrebbe non essere mai tornata in Europa.

La famiglia ha fatto gli auguri di Pasqua con un’allegra foto, che potrebbe essere stata scattata ovunque,priva com’è di riferimenti. Poi la principessa scompare, è assente da tutti gli eventi primaverili del Principato – alcuni anche assai prestigiosi, come la Formula 1 – Albert è sempre presente, come suo dovere, spesso accompagnato dai figli Jacques e Gabriella.

Il 18 maggio, e nei giorni seguenti, appaiono sui social immagini che mostrano Charlène impegnata in una campagna per la protezione dei rinoceronti. La principessa sembra pronta al rientro, ma colpo di scena! Viene annunciata un’infezione otorinolaringoiatria che le impedisce il viaggio. Molti naturalmente pensano al covid, non si può far altro che aspettare altre notizie, che arrivano il 4 giugno.

Charlène festeggia il compleanno della nipotina Aiva, figlia del fratello minore Sean che vive in Sudafrica; sono con lei marito e figli. Albert e i gemelli hanno evidentemente raggiunto Charlène, per poi tornare nel Principato, ma senza di lei. Ora è stato reso noto che la non meglio chiarita infezione otorinolaringoiatria ha richiesto un intervento chirurgico cui ne è seguito un secondo il 23 giugno. Per cui per ora la principessa resta dov’è, e non si sa quando (o se) tornerà. Lady Violet si astiene da ogni commento e illazione, spera solo che il bizzarro taglio di capelli sfoggiato negli ultimi mesi da Charlène, che la rendeva pericolosamente simile a Adso del Nome della rosa, non sia dovuto a problemi di salute e a interventi chirurgici al capo.

(Ph. Dan Kitwood/Getty Images)

Per celabrare l’anniversario nuziale il Palazzo ha realizzato dei brevi video con la storia degli sposi e quella del loro amore. Charlène ha pubblicato il primo (e unico, per ora) sulla sua pagina IG con la più sobria delle dediche “Happy anniversary Albert. Thank you for the blessing of our beautiful children” (buon anniversario Albert. Grazie per la benedizione dei nostri splendidi bambini).

Bonjour tristesse.

L’addio a Philip. Qualche dettaglio, qualche risposta.

Il giorno dopo la tristezza e la commozione è il momento di dedicare la nostra attenzione ai dettagli. A partire da quelli che non abbiamo visto: sembra che la Regina avesse con sé in borsa una fotografia dei tempi felici: lei e Philip giovani, all’inizio di quel viaggio straordinario che è stato il loro matrimonio. E sembra che abbia usato come fazzoletto una delle pochette bianche che il principe portava nel taschino realizzate per lui dai suoi sarti di Savile Row, Kent & Haste.

La Regina e la Richmond Brooch

È una delle domande che si sono posti tutti, perché Sua Maestà abbia scelto una spilla che, al contrario di altre, non ha un legame diretto col marito scomparso. Provo a dare una risposta: alcune di quelle più strettamente legate a Philip, come la Sapphire Chrysanthemum, indossata in viaggio di nozze e spesso negli anniversari del matrimonio, o magari la Grima Ruby, che lui le donò per i 40 anni, hanno pietre colorate – zaffiri l’una, rubini l’altra – e il lutto non ne consente l’uso (la seconda poi è in oro giallo, totalmente inadatta). Altre, come la Six Petal Diamond Flower, indossata per l’annuncio del fidanzamento ufficiale, sarebbero andate bene, ma io penso che Her Majesty abbia voluto onorare il consorte scomparso con un pezzo indossato sempre in occasioni di grande importanza, molte delle quali legate alle forze armate come il Festival of Remebrance, ma anche la cerimonia per i suoi 90, l’udienza con Papa Giovanni Paolo II nel 2000 o il matrimonio dei Sussex. La spilla è composta da diamanti con una perla centrale (che può essere sostituita da un altro diamante) più una perla a pera come pendente che può essere rimosso, come in questo caso. Fu donata dalla città di Richmond a Mary di Teck, che andava sposa all’allora Duca di York, all’epoca secondo nella successione. Un gioiello che celebra un riuscito matrimonio reale e il ruolo di consorte del sovrano, ma porta con sé un dettaglio particolarmente significativo.

Quel 6 luglio 1893, il giorno in cui sposò George, Mary aveva dieci damigelle; una delle quali era Alice di Battenberg, la madre di Philip (è la prima bambina as inistra, in seconda fila, seduta su una sedia). Ed ecco che il cerchio si chiude.

Catherine e il choker di perle

Perle e diamanti anche per la Duchessa di Cambridge, che ieri ha incantato un po’ tutti, per l’aspetto – bello il cappottino, il modello Beau Tie di Catherine Walker fermato da un nodo obliquo, e il cappellino che dava alla sua mise un’aria vagamente anni ’40 – ma soprattutto per il comportamento, da vera futura regina. Al suo collo brillava un choker: quattro fili di perle coltivate, dono del Governo giapponese, fermati da una favolosa chiusura di diamanti. Il collier appartiene alla Regina, che lo ha indossato poche volte, non amando particolarmente questo modello; molti lo ricordano indosso a Diana nel novembre 1982, alla gala dinner offerto da Beatrice d’Olanda, in visita nel Regno Unito insieme al marito Claus. Ma anche Catherine lo ha già indossato, nel 2017, per i 70 anni di matrimonio tra Elizabeth e Philip. Perle e diamanti anche per gli orecchini, i Bahrain Pearl Drop. Per il matrimonio di Elizabeth e Philip arrivò in dono dal Bahrein una madreperla contenente ben sette perle; due furono usate per questi orecchini, che la Regina ha prestato spesso sia a Catherine sia a Sophie di Wessex. E altri cerchi si chiudono.

Camilla e il badge militare

Per la Duchessa di Cornovaglia né perle né diamanti; lei ha onorato il suocero indossando un badge militare in argento. La spilla evoca il corno che nel XIX secolo sostituì il tamburo per dare ordini sul campo di battaglia. È uno dei simboli della fanteria leggera e del corpo dei fucilieri, The Rifles, di cui Camilla è diventata Colonel-in-Chief la scorsa estate al posto di Philip, che in quella occasione comparve in pubblico per l’ultima volta. Tutti i fucilieri presenti indossavano lo stesso badge, come la duchessa. Un omaggio che il vecchio soldato avrebbe gradito sicuramente.

Le calze!

Scivolata delle sorelle York, che alle canoniche hanno preferito delle calze chiare. Molto chiare, troppo! Ragazze, superati i 30 dovet stare più attente. Menzione d’onore per i due mariti, Edoardo e Jack, affettuosamente impeccabili. Calze chiare anche per la signora in alto a destra, che dovrebbe essere la Contessa Mountbatten of Burma. Pazienza.

Quercia o lana?

Il corpo di Philip riposa in una bara di quercia foderata di piombo, come deciso da molti anni, secondo l’uso reale britannico. La quercia è l’albero che rappresentala sovranità, terrestre e celeste, e il suo legno è particolarmente resistente, tanto che l’origine del termine “robusto” si fa risalire a quercus robur, la specie di quercia più diffusa in Europa. Prima del funerale però, si è diffusa la voce che le spoglie del principe potessero venire custodite recuperando un’altra vecchia tradizione inglese: la bara di lana. Un sistema che sta tornando attuale in ossequio alla moda che ricerca prodotti biodegradabili, e sembra che uno dei principali fornitori sia la stessa fabbrica che fornisce il panno per le uniformi, almeno quelle reali. La tradizione delle sepolture nella lana risale a una legge del 1660, che per favorirne il mercato, così tipicamente British, imponeva che le salme fossero avvolte in sudari di questo materiale, pena multe pesanti. Naturalmente l’aspetto ecologico in questo caso sarebbe inutile, dato che Philip verrà sepolto con Elizabeth all’interno della St George’s Chapel, ma come potete immaginare ha già destato l’attenzione del futuro re, Charles, appassionato sostenitore di cause ambientali, dunque nel caso sappiamo già cosa potremmo aspettarci.

P.S. a tutte le amiche tricoteuses segnalo che esiste già una bella produzione di bare in lana handmade, con la possibilità di ricamare le iniziali del defunto. Una possibilità da tener presente coi tempi che corrono.

Le foto del giorno – Bimbi e mamme

Con un paio di mesi d’anticipo sul resto del mondo occidentale, i Britannici festeggiano oggi le loro mamme; e la Principessa Eugenie, entrata a far parte della categoria da poco più di un mese, celebra la giornata con una nuova fotografia di baby August.

Il piccino è adagiato su una copertina stesa tra i daffodil, i narcisi gialli della celebre poesia di Wordsworth. Golfino e cuffietta bianchi, pantaloni con delfini grigioneri: un completino fin troppo sobrio, riscattato dalle deliziose babbucce a forma di coniglietto.

E mentre tutti postano foto vecchie e nuove con le loro mamme, i Cambridge rivelano che in questo giorno George Charlotte e Louis dedicano un pensiero anche a Diana, la nonna che non conosceranno; perché, come scrive Charlotte nel suo biglietto, “Papa is missing you”, a papà manchi tanto.

Al di qua della Manica c’è un giovanotto che nel giorno della festa della mamma ci è proprio nato, essendo venuto al mondo lo scorso anno domenica 10 maggio, ma per festeggiare la sua dovrà aspettare ancora otto settimane, e poi nel Granducato sarà festa grande, per mamma Stéphanie, e soprattutto per il primo compleanno di questo principino, Charles, le cui guance ormai sono leggenda.

Oggi in Lussemburgo si celebra un’antica festa di mezza quaresima detta Bretzelsonndeg. che prevede la consumazione di particolari biscotti, che il piccolo principe guarda con occhi da intenditore.

D’altronde ora i dentini ci sono, è un peccato non usarli!

Trovate l’intera serie di fotografie scattate al piccolo Charles sul sito della famiglia granducale https://monarchie.lu/fr/actualites/e-scheine-bretzelsonndeg

Buona visione!