Royal chic shock e boh – Coronation edition (parte prima)

Royal blue

(Ph: WPA POOL/Getty Images)

Col blu non si sbaglia mai devono aver pensato le varie signore che per affrontare l’evento clou dell’anno si sono affidate al colore più rassicurante del mondo occidentale. A partire dall’incintissima Eugenie di York, che ha avvolto il suo pancione quasi a termine in un look total bue, firmato Fendi dal collo ai piedi (il cappello è di autore sconosciuto). E proprio i due estremi mi perplimono: da una parte quel pillbox piazzato in testa come un tegamino, dall’altra i sandali open toe. Che oltre ad essere francamente inadatti sembrano pure piuttosto scomodi, ma la gravidanza è una di quelle liete condizioni in cui le scarpe non vanno criticate. Notevolissimo l’insieme in diamanti di Garrard, il collier e gli orecchini Albemarle di cui per ora non abbiamo altre notizie. Un dono, un prestito? vedremo. Per me sarebbe boh, che diventa chic col bonus bebè.

(Ph: Mark Cuthbert/Getty Images)

Maria Teresa di Lussemburgo mi lascia senza parole, una donna di mondo come lei dovrebbe sapere che in una occasione del genere i pantaloni sono banditi. Non vorrei che questa recente passione fosse dovuta a un qualche problema fisico, unico caso in cui si potrebbe scusate una tale scelta. Altrimenti no, e il completo Alexander McQueen, tra le spalle, la banda sui pantaloni e quel drappo ammainato sul davanti, nemmeno la slancia. Sorry, shock.

(Ph: David Fisher/Shutterstock)

Favolosa la regina Suthida di Thailandia in abito tradizionale. Non saprei dire se abbia scelto il blu – divinamente abbinato con l’argento e un tocco di lilla – perché le piace o per far brillare la leggendaria demiparure di zaffiri e diamanti della suocera, l’altrettanto leggendaria regina Sirikit, ma l’effetto è veramente wow. Unico dubbio per la borsetta che sembra un vecchio ferro da stiro, ma basta spostare lo sguardo… Chic.

Con un’affezionata lettrice di questo blog ci stavamo chiedendo se ci libereremo mai del bluette/royal blue/blu elettrico. Temo di no, infatti ecco appropinquarsi Victoria di Svezia, con l’intera mise in tonalità Klein blue. Il suo abito è opera dello stilista svedese Pär Engsheden, nome che probabilmente vi dirà poco – il riservatissimo couturier non ha un sito né pagine social – ma negli anni egli ha creato molte delle mise indossate dalle signore Bernadotte, tra cui IL vestito, quello con cui Victoria ha sposato il suo Daniel. Svedese anche il creatore del pillbox, Tim Martenson, così come la creatrice della clutch – è la Port Doré di Susan Szatmary – disegnata in Svezia e realizzata in Italia, come tutti prodotti della designer. Al collo della futura regina brilla una rivière di diamanti che Victoria – beata lei – indossa spesso. Sulla spalla la spilla dell’ordine reale di famiglia con il ritratto del padre, re Carlo Gustavo. Un grande boh.

(Ph: Jeff Spicer/Getty Images)

La principessa Margarita di Romania è la figlia maggiore del defunto re Mihail, (il padre, privo di figli maschi, l’aveva nominata erede presuntiva, in contrasto con la legge salica che non prevede la presenza di donne sul trono; ma il trono non c’è più, dunque problema risolto). Ha un bellissimo titolo: Custode della Corona di Romania; purtroppo ha anche una passione smodata per tessuti damascati, texture lucide e tagli improbabili. Salviamo quella sublime spilla a forma di giglio, ma il completino fosforescente, peggiorato dall’improbabile fascinator, va bocciato senza pietà. Shock.

(Ph: WIREIMAGE)

Lei non è una vera royal lady, ma dopo William tutti i sovrani britannici avranno i suoi geni. È la suocera del regno, Carole Middleton, madre della Principessa di Galles. E nessuno mi toglie dalla mente che abbia scelto questa tonalità di blu come ideale rimando al mantello del Royal Victorian Order indossato dalla figlia. La sua mise è di Catherine Walker, maison spesso scelta da Carole, da Catherine, e a dirla tutta pure da Diana buon’anima. Non mi piace, il cappottino è troppo lungo (e pure stazzonato), tremendo il begiarello rosato delle scarpe, e a quasi settant’anni si potrebbe evitare il cerchietto coi fiorellini? Shock.

(Ph: Jeff J Mitchell/Getty Images)

Riecco la versione ellenica della triade capitolina: Anne Marie Pavlos e Marie Chantal. La regina indossa una creazione blu inchiostro di Celia Kritharioti, la più antica maison greca, fondata ad Atene nel 1906. Sobria, signorile, come ci si immagina una sovrana (nel suo caso ex), non più giovanissima, sempre bella e dotata di garbata distinzione. Lei è elegante, il soprabito con quel taglio che si ferma sui fianchi boh. La mise della nuora Marie Chantal ci introduce al secondo gruppo, quello delle signore in azzurro. Sceglie ancora la stessa stilista che l’ha vestita per il ricevimento del giorno prima a Buckingham Palace, la greca Mary Katrantzou, mentre cappellino a goccia è di Philip Treacy. Non è il migliore dei suoi look – e lei nelle foto ha pure un discreto muso – ma difficilmente Marie Chantal sbaglia. Vorrei notaste la clutch a forma di libro, creazione di Olympia Le-Tan, brand di nicchia che sta attirando una certa attenzione, tra cui quella di un’altra Olympia, la figlia di Pavlos e di sua moglie; la fanciulla ne è anche testimonial. Marie Chantal portava una di queste pochette anche al party nel giorno prima dell’incoronazione, ma questa è particolarmente interessante per via del titolo: In search of the lost time, che sarebbe il titolo inglese della Récherche di Proust; scelta dettata dal colore o metamessaggio? Comunque chic.

Le azzurre

(Ph: Stuart C. Wilson/Getty Images)

Non è in costume tradizionale un’altra sovrana esotica, ‘Masenate Mohato Seeiso, Regina Consorte del Lesotho. Un abito troppo lungo e abbondante, che noi non metteremmo mai di mattina, e certo non abbineremmo a un vezzoso cappellino, eppure io la trovo molto elegante, grazie anche allo splendido portamento, davvero regale. Chic.

(Ph: Jeff Spicer/Getty Images)

La First Lady americana è una bella donna; è anche una donna che ha dedicato tutta la vita all’insegnamento, e infatti non perde mai quell’aspetto da professoressa simpatica sempre dalla parte degli studenti. All’incoronazione di King Charles e Queen Camilla ha rappresentato il marito, e pure la moda statunitense: in questo caso un tailleur Ralph Lauren in un bellissimo color fiordaliso. Non so perché non mi convince, sarà il fitting, sarà il fiocchetto sulla testa come un’attempata adolescente? Jill dev’essere proprio convinta, perché ne portava uno uguale, naturalmente nero, al funerale di Queen Elizabeth. Boh.

(Ph: Getty Images)

Forse la migliore versione di sempre di Zara Tindall che ha presenziato all’incoronazione dello zio, cui è legatissima (si narra che il nome Zara lo scelse lui), tutta d’azzurro vestita. Molto bello il robe manteau di Laura Green, con il cappellino della stessa tonalità (Juliette Botterill) mentre la borsa Strathberry (altro brand da tenere d’occhio) e le scarpe sono in un celeste più chiaro e polveroso. Perfetto il dettaglio della spilla di diamanti, dono di nozze di Charles alla sorella per il suo matrimonio con Mark Phillips, genitori di Zara. Chic.

(Ph: Getty Images)

Ve lo dico subito, con Louise non sono obiettiva, sto sviluppando una vera passione per questa fanciulla. L’anatroccolo di casa Windsor sta diventando un delizioso cigno, con un portamento che avrebbe incantato suo nonno. Abito da jeune fille en fleur – e chi meglio di lei? – di Suzannah London, che ha realizzato anche il vestito che sua madre portava sotto il mantello del Royal Victorian Order. Questo è il modello Kumiko, realizzato in una seta stampata con gli iris fotografati da Rachel Levy, artista francese specializzata in fotografia botanica. Sul capo, il cappello Pomona di Jane Taylor – a sua volta autrice dell’acconciatura della Duchessa di Edimburgo – realizzato nella sfumatura di azzurro violetto dei fiori dell’abito. Perfette anche le scarpe, in una tonalità nude molto simile al suo incarnato. Chic.

Le sfumature violacee della toilette di Louise ci portano verso un altri colori ed altre mise, che potrete leggere nella seconda parte del post. Stay tuned.

Royal chic shock e boh – Pre Coronation party

È venerdì 5 maggio, ed è pomeriggio. Mancano poche ore all’incoronazione, reali e capi di stato sono arrivati da ogni parte della terra e King Charles li accoglie a Buckingham Palace per un ricevimento di benvenuto. Camilla non c’è, si prepara al grande giorno; anche Charles si ritirerà al termine del party mentre vari membri della Royal Family e altri reali ceneranno insieme da Oswald’s, club chic di Mayfair, .

Assente la prima dama del regno, è presente la seconda a farne le veci: la Principessa di Galles è ritratta con due signore di particolare rilievo. Alla sua sinistra la First Lady ucraina Olena Zelens’ka, in nero, con un modello francamente impossibile da decifrare, mentre Jill Biden indossa un abito a giacca Tom Ford come fosse una vestaglietta da casa. Da ciò che vedo, boh.

Catherine ha scelto per l’occasione un colore che ama tanto da averlo indossato anche il giorno in cui fu annunciato il fidanzamento con William. Un abito in crêpe di poliestere di Self Portrait in royal blue, caratterizzato da un grosso nodo ritorto sul petto, che insieme con le maniche dà a tutta la mise un’aria irrimediabilmente anni ’80. I dettagli in strass su spalle e polsini sono leziosamente ripresi sul cinturino delle slingback Aquazzurra in tinta. Il modello originale dell’abito presenta uno spacco aperto fino a mezza coscia, lo avrà mantenuto così anche lei? Boh.

Mi scuso per la qualità dell’immagine, ma i pochi scatti a figura intera di Catherine sono tutti così; in compenso la foto ci fa sbirciare la toilette di altre due signore presenti. Della Duchessa di Brabante parleremo a breve, ma sullo sfondo a sinistra si vede la sempre discreta Sophie del Liechtenstein, con un completo stampato a grandi ortensie bianche, un po’ anni ’50 un po’ Baviera, regione che in fondo le ha dato i natali. Che vi devo dire, boh.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Concludiamo il breve giro delle First ladies con la nostra, Laura Mattarella. Nell’unica fotografia disponibile, pubblicata dall’accout twitter del Quirinale, compare a sua volta a mezzobusto, il che non rende possibile un’attenta analisi della sua mise.

In linea di massima, ormai sapete che Lady Violet non ama (eufemismo) certe sfumature turchesi, celestine, acquamarina su signore che abbiano superato l’adolescenza, e si tiene a distanza da quei tessuti lucidi e rigidi, che tendono a raddoppiare i volumi (Laura se lo può permettere, io no). Inoltre eviterei accessori inutili tipo la stola messa in diagonale, che fa un po’ madre dello sposo. Molto bello il biondo dei capelli, il resto boh.

Sterziamo ora decisamente verso le monarchie; Rania è regina di Giordania da ben ventiquattro anni, ne aveva solo ventotto quando è salita sul trono col marito. Da allora ci delizia con le sue toilettes, ma questa volta non sono convinta. L’abito, che porta una firma importante nella storia della moda – Schiaparelli – non so perché mi fa pensare a don Abbondio. Saranno tutti quei bottoni? L’arricciatura così bassa, benché Rania non abbia un filo di pancetta, squilibra il baricentro dell’abito, forse per ripristinare l’equilibrio ci sarebbe voluta una signora più alta, sebbene la regina non sia certo bassa. Insomma, boh.

Di anni ne aveva solo 21 Jetsun Pema, quando ha sposato il re del Bhutan diventando la sua regina. Oggi ne ha quasi 33 (li compie il 4 giugno, compleanno che divide con la piccola Lilibet Diana), è ancora la più giovane regina regnante, ed è sempre dotata di una bellezza incantevole, di una grazia particolare e di uno stile unico, grazie anche alla raffinata eleganza degli abiti tradizionali che indossa di solito. In questo caso il color zafferano si abbina al fucsia e al lilla. Bellissima, abbinatissima al marito, sta bene perfino col tappeto. Superchic.

La Reina Letizia sceglie abilmente una maison britannica, e un colore insolito, una tonalità di verde che una volta si chiamava chartreuse, come il liquore dolciastro e appiccicaticcio che preparavamo i monaci certosini nella Grande Chartreuse. Letizia non è né dolciastra né appiccicaticcia, e l’abito – creato da Victoria Beckham evidentemente avendo in mente la stessa sottilissima silhouette che le due signore hanno in comune – le sta bene, soprattutto quel drappeggio piazzato in quel punto, ma non mi entusiasma. Certo è il manifesto di come sia cambiata la forma anche in ambienti superformali: abitino da party a bordo piscina, niente calze. Ma alla fine, boh. Con una postilla: se anche Felipe col suo metro e 97 inizia a girare con gli orli così lunghi stiamo freschi.

LONDON, ENGLAND – MAY 05: Grand Duchess Maria Teresa and Grand Duke Henri of Luxembourg attend the Coronation Reception for overseas guests at Buckingham Palace on May 05, 2023 in London, England. (Photo by Chris Jackson/Getty Images)

Menzione d’onore per Maria Teresa di Lussemburgo, che pure per un invito meno formale segna il territorio e adorna il collo con un importante gioiello Van Cleef & Arpels in diamanti e smeraldi, appartenuto alla suocera Josephine-Charlotte: è una tiara convertibile, e infatti spesso è stata usata come collier, come in questa occasione. La granduchessa per ragioni imperscrutabili è in una fase-pantaloni, tanto da indossarli anche al recente matrimonio della figlia. Anche lei, che è donna di mondo, sceglie la moda British, nel suo caso Alexander McQueen, e indossa la rivisitazione di uno smoking maschile (insomma, quasi) caratterizzato da tagli arricchiti di pizzo. Bello e fresco il viso, meravigliosa la collana, ma non mi convince, forse semplicemente non è adatto all’occasione, all’orario. O forse ci voleva un indosso più rock. Anche qui, boh.

(Ph: Samir Hussein/WireImage)

Charlène de Monaco si attovaglia – verbo non scelto a caso – con un completo pantalone azzurro pervinca, caratterizzato da un top monospalla con un lungo drappo ricamato ton sur ton, pronta per un pigiama party. Non solo non mi piace, ma non è una cosa da portare in città, figuriamoci a Buckingham Palace. Se proprio non se ne può fare a meno, va bene su una terrazza dell’Hotel De Paris, per una di quelle pubblicità patinate che mi fanno sempre convinta ad andare altrove. Shock.

Passate in rassegna le sovrane, è la volta delle principesse ereditarie, magari andrà meglio.

Uhm, forse no. Mette Marit, consorte del principe Ereditario di Norvegia, probabilmente intenzionata a mostrare il proprio supporto a King Charles, si mette addosso una cosa che sembra un pezzo di bandiera inglese. E forse è proprio quella l’ispirazione, trattandosi di un capetto Alexander McQueen, una giacca color block di una collezione 2016, che evoca il tanto amato stile militare. Noi mettiamo dei fiori nei nostri cannoni, shock.

Coppia di rosa per due principesse ereditarie: tonalità bubble gum per Victoria, futura regina di Svezia. L’abito di Roland Mouret è caratterizzato da alcuni drappeggi che non esaltano la sua linea. Molto divertenti gli accessori – scarpe Gianvito Rossi e borsa Louboutin – in pelle metallica fucsia. In fondo questa mise la rappresenta, imperfetta ma simpatica. Chic di incoraggiamento. Al contrario, Mary, futura regina consorte di Danimarca, è spesso talmente perfetta da risultare noiosetta. Rosa corallo intenso per un abito che i più attenti di voi forse avranno riconosciuto: lo indossava l’anno scorso alla cresima della figlia Isabella (Le foto del giorno – Scene di famiglia), ed è molto simile a quello indossato da Salma di Giordania al matrimonio della sorella Iman, il 12 marzo scorso (Scene da un matrimonio). Una creazione Andrew Gn, chic.

Scelgono curiosamente il nero entrambe le più giovani future regine; la ventunenne Elisabeth del Belgio indossa un abito un po’ punitivo Armani. Il modello originale è lungo alla caviglia, in questo caso è stato accorciato, e l’effetto finale ricorda una tonaca. Peccato, boh. Invece Catharina-Amalia dei Paesi Bassi, 19 anni, ha trovato una mise che le piace e le sta bene – in questo caso un tailleur pantaloni di Marina Rinaldi – e la ripropone in vari colori: fucsia una settimana prima per il Koningsdag, (Le foto del giorno – Compleanni e anniversari),nero in questa occasione. Nonostante l’accoppiata con la nonna Beatrix, anch’essa in nero, rischia di essere un po’ pesante, lei risulta perfetta per la serata, chic.

In rappresentanza dei reali senza trono loro ci sono quasi sempre, anche in virtù dell’abbondante parentela e dei legami personali. Anne Marie, nata principessa di Danimarca e diventata Regina di Grecia, è quel che si direbbe una vera signora: divide con la cognata Sophia la caratteristica di essere figlia di re e moglie di re, e si vede. Molto semplice in un completo Max Mara verde scuro, che tutto sommato rispetta il suo lutto – è rimasta vedova a gennaio – senza imporlo in società. Chic. Col figlio maggiore, il Diadoco Pavlos, e la di lui moglie Marie Chantal hanno inaugurato la modalità io mammmeta e tu, che penso vedremo spesso. Marie Chantal dal canto suo sta rafforzando il legame col mondo greco, indossando come già in altre occasioni una creazione di Mary Katrantzou, stilista ateniese che vive e lavora a Londra. Abito couture écru con maniche a campana, semplicissimo, impreziosito da una collana di grosse perle. Non sono una fan della signora, ma è indubbiamente chic.

Pronti per l’incoronazione?

Coronation attire, gli abiti dell’incoronazione – Ladies

Dopo aver analizzato gli abiti maschili per l’incoronazione (Coronation attire, gli abiti dell’incoronazione – Gentlemen) passiamo ad occuparci delle signore della più ristretta cerchia reale. Camilla, coprotagonista della giornata, indossava come annunciato un abito creato per lei da Bruce Oldfield in peau de soie, un raso opaco in pura seta.

Un modello con scollatura a V e maniche lunghe, con un sopragonna da cui parte un breve strascico, con un un inserto sulle spalle (che a dire il vero ricorda un po’ gli spallacci di uno zaino). L’aspetto più interessante è naturalmente la ricca decorazione a ricami in oro e argento in elegante equilibrio. Quelli in oro, all’orlo ai polsi e sulle spalle, raffigurano i fiori simbolo dei quattro paesi che formano il regno: la rosa inglese, il cardo scozzese, il narciso gallese e il trifoglio nordirlandese.

Nella parte centrale della gonna, al di sopra dell’orlo, fanno bella mostra di sé due animaletti, la cui presenza ha mandato in brodo di giuggiole ogni canaro del globo terracqueo: sono Beth e Bluebell, i due amatissimi Jack Russell presi al canile di cui la regina ha il patronage: il Battersea Dogs and Cats Home.

I ricami in argento sono più piccoli e delicati, in forma di ghirlande stilizzate con i fiori della campagna inglese tanto amata da entrambi i sovrani. Nascosti tra le volute anche cinque nomi: Tom Laura Eliza Freddy Gus Lola e Louis. Sono quelli dei due figli e dei cinque nipoti; Eliza è stata una delle damigelle al matrimonio dei Principi di Galles, mentre i tre maschi hanno aiutato la nonna durante l’incoronazione reggendole il mantello.

Quello cremisi indossato all’arrivo, detto Robe of State, è lo stesso usato da Queen Elizabeth per raggiungere Westminster Abbey, dove sarebbe stata incoronata; mentre al termine della cerimonia Camilla ha indossato un altro mantello, questa volta in velluto viola – detto Robe of Estate – creato appositamente per lei da Ede and Ravenscroft e ricamato dal Royal School of Needlework, altro patronage della regina.

(Ph: Hugo Burnand)

Oltre al monogramma di Camilla i ricami rappresentano fiori scelti per il particolare significato, come l’alchemilla, il suo preferito, che simboleggia amore e consolazione o il fiordaliso, simbolo di amore e tenerezza ma anche dotato della fondamentale capacità di attrarre api farfalle e altri insetti impollinatori; quelli stessi che compaiono per la prima volta in un ricamo di questa importanza. Non mancano il delphinium che oltre ad essere il fiore di luglio, mese di nascita della regina è anche il preferito di Charles, e il mughetto, omaggio a Queen Elizabeth che lo amava particolarmente; .

Al collo di Camilla brillavano gli enormi diamanti del Coronation Necklace, creato per Queen Victoria nel 1858 e da allora indossato da ogni regina, fosse monarca o consorte, il giorno dell’incoronazione. Quanto alla corona, una volta deciso di evitare quella indossata dalla Queen Mother per le possibili polemiche legate alla presenza del diamante Koo-i noor, considerato simbolo del passato coloniale, si è preferita quella della Queen Mary, rimuovendo quattro degli otto archi e aggiungendo i diamanti Cullinan III IV e V, parte della collezione privata di Queen Elizabeth, che tanto spesso ha indossato come spille.

Ad assistere la regina nella complessa liturgia le sue due Companions, la sorella Annabel Elliott – il cui nipotino Arthur è stato il quarto paggio di Camilla – e l’amica Lady Lansdowne (la signora con la grande spilla). A me sono piaciute molto, e mi è piaciuto particolarmente che vestissero abiti nello stile di quelli che Camilla indossa di solito; infatti sono stati creati dalla sua couturière di fiducia, Fiona Clare. Se poi vi state domandando come mai i suoi paggi avessero uniformi differenti, Lady Violet ha pronta la risposta: sono quelle dei reggimenti di cui la sovrana è Colonel-in-chief: i Grenadier Guards (con la giubba rossa) e i Rifles.

(Ph: Yui Mok – WPA POOL/Getty)

Fermiamo solo un momento la dissertazione sugli abiti; osservate le espressioni dei fratelli e della sorella del re al suo ingresso, e traete le vostre conclusioni.

Le working royals, cioè le signore che lavorano per la corona ricevendo un appannaggio, non indossavano tiara mettendo fine a un’altra lunghissima querelle che ipotizzava ne sarebbero state prive per lasciar brillare solo Camilla; la quale peraltro è arrivata a sua volta a capo scoperto e così è rimasta fin quasi alla fine, quando è stata rapidamente incoronata. Al posto della tiara le royal ladies indossavano un cerchietto con foglie, fiori, perline, cristalli e minutaglia varia. Diciamo che sulla settantaseienne Duchessa di Gloucester l’effetto era un po’ troppo girlie, e infatti la cugina Principessa Alexandra di Kent deve essersi rifiutata, e si è presentata fresca di parrucchiere e a testa nuda.

La Princess Royal ha dribblato il rischio assumendo il ruolo di Gold-Stick-in-Waiting, antica figura di provata lealtà a guardia del sovrano. Infatti Anne, indossata l’uniforme di gala dei Blues and Royals, ha cavalcato dietro la carrozza che trasportava fratello e cognata beccandosi un’acquazzone, cosa che avrà sicuramente preferito ai fiori in testa. Nell’abbazia ha aggiunto il mantello di velluto verde dello scozzese Order of the Thistle, e ha confessato lei stessa il sollievo per non dover pensare a cosa indossare.

La Duchessa di Edimburgo invece il cerchietto se l’è messo, asimmetrico, opera di Jane Taylor, composto da foglie di raso e cristalli Swarovski con piccoli elementi in argento. Sophie non ha pescato nei forzieri reali, ma ha indossato gioielli che immagino di sua proprietà: orecchini in diamanti e zaffiri con bracciale en pendant della maison londinese Graff, famosa per la qualità delle sue pietre.

(Ph: Instagram @jtmillinery)

Sotto il mantello la duchessa indossa una creazione couture di Suzannah London: un abito in seta avorio con un breve strascico che, come la parte alta del corpino, è ricamato in punto irlandese ad opera di Jenny King Embrodery. Il soggetto, i fiori della campagna inglese ispirati al lavoro della ceramista Rachel Dein.

(Ph: Suzannah London)

Personalmente lo trovo un po’ carico, ma francamente chi si è mai vestita per un’incoronazione? E poi Sophie, con la sua grazia, indossa bene quasi tutto.

In questa fotografia si apprezzano meglio gli abiti delle signore e, cerchietto a parte, questa volta ho trovato molto elegante la Duchessa di Gloucester, con un abito di linea semplice con collo montante e quelli sembrano bottoni. Sembrano, perché in effetti sono tre spille di diamanti, eredità di Queen Mary. Al collo una favolosa doppia rivière di grossi diamanti eredità della suocera Alice, da cui pende una croce, anch’essa di diamanti, anch’essa eredità di Queen Mary. Ah, la fortuna di avere avuto una nonna innamorata dei gioielli, la mia era terziaria francescana…

Come accade spesso, se non sempre, ad attirare gran parte dell’attenzione è stata però la Principessa di Galles. Per lei un abito Alexander McQueen che ha causato un piccolo giallo: mentre nella foto ufficiale a Buckingham Palace lo scollo appare una V che si arrotonda verso le spalle, durante la cerimonia sembra invece un semplice girocollo. L’arcano è stato svelato da Alastair Bruce, illustre commentatore di Sky: durante la cerimonia, e fino al saluto sul balcone, l’abito era completato da una mantellina per proteggerlo dal peso del cordone e dal collare del Royal Victoria Order. L’ipotesi è suffragata dal fatto che tra l’affaccio al balcone e il ritratto ufficiale sono passati pochi minuti, non sufficienti a cambiare vestito – come pure ipotizzato – ma abbastanza per rimuovere la mantellina e indossare il collier, il favoloso Festoon Necklace, fatto realizzare nel 1950 da King George VI per la giovane figlia Elizabeth.

Alle orecchie di Catherine gli orecchini in diamanti e perle appartenuti a Diana; non credo assolutamente che volesse evocare la presenza della defunta principessa, penso al limite sia gesto di affetto verso il marito.

L’abito, in seta avorio, è decorato allo scollo (compresa la mantellina) ai polsi e all’orlo da un ricco ricamo in argento che come per Camilla rappresenta i quattro fiori simbolo del regno – rosa, cardo, narciso e trifoglio – in fondo è o non è la futura regina? Sul capo né tiara né coroncina di fiori, ma anche lei come Sophie un cerchietto di foglie con argento e cristalli, anche se più d’impatto: il ranking si vede anche in questi dettagli. A me ha ricordato il quadro di Jacques-Louis David che ritrae l’incoronazione di Napoleone – sarebbe il colmo! – ma potrebbe essere anche ispirato alle damigelle delle matrimonio della defunta Regina, o a un ritratto della giovane Queen Victoria. La cosa interessante è che Sarah Burton, fashion director di Alexander McQueen lo ha realizzato in collaborazione con la modista Jess Collett, e lei ha iniziato la sua attività 25 anni fa grazie a un prestito del Prince’s Trust. Alla fine tutto torna.

Anche l’incolpevole Charlotte è stata abbigliata con abito, mantello più mantellina in seta avorio, e dagli stessi stilisti della madre: Alexander McQueen e Jess Collett per il cerchietto. Deliziosa as usual, ma il tutto mi fa un po’ effetto orfanella.

La mattina dopo l’incoronazione sulla tomba del milite ignoto – che come sapete si trova sul pavimento all’ingresso di Westminster Abbey – su incarico della Regina è stato deposto un bouquet. Non uno qualunque, lo stesso che portava Elizabeth Il il 2 giugno 1953, quando fu lei ad essere incoronata. Come dicevamo, cose così le fanno solo loro, e solo loro le sanno fare.

Royal chic shock e boh

Oggi, domenica 26 marzo, era il giorno stabilito per il primo viaggio all’estero come sovrani di King Charles III e Queen Camilla, e sicuramente avremmo commentato le mise classicamente eleganti della regina e quelle di sicuro più rock della Première Dame. E invece nulla, in un rigurgito similrivoluzionario Parigi è stata messa a ferro e fuoco, Bordeaux (altra tappa prevista dal royal tour) non ne parliamo, per cui i Windsor per ora restano a casa, e il 30 faranno il loro primo viaggio con destinazione la più tranquilla Germania. Per fortuna la settimana che si chiude ha registrato ben due royal tour a fornirci bel materiale; prima però Lady Violet vorrebbe parlare della Principessa di Galles, recente vittima di qualche nostro giudizio piuttosto severo. Ebbene, Catherine in questi giorni ha messo a segno una doppietta di giacche bianche che l’hanno decisamente riportata sul podio.

(Ph: Daniel Leal/Getty Images)

Martedì 21 ha incontrato influenti rappresentanti del mondo bancario e del business per coinvolgerli nel progetto che sostiene con passione: l’attenzione ai bambini nei primissimi anni della loro vita. La sua mise è composta da blazer Alexander McQueen in crêpe bianco, o avorio, o écru, o crema, (i social dibattono accanitamente sul colore della giacca: se bianco si tratta di un capo già indossato, se écru o avorio sarebbe nuovo), pantaloni neri a sigaretta, probabilmente il modello Frida di LK Bennett (ma si discute pure su questo, perché sembrano leggermente diversi da tale modello, già visto sulla principessa) décolleté in camoscio nero Gianvito Rossi – le classiche Gianvito 5, ormai tutte le royal ladies ne hanno almeno un paio – e orecchini Asprey in oro e piccoli brillanti: piccole foglie di quercia a formare dei cerchi. Chic.

Ieri quasi una replica: la visita ad un supermercato della catena Iceland per incontrare il presidente Richard Walker che con la sua fondazione partecipa al progetto per l’infanzia della principessa. Non ci sono foto a figura intera, ma a noi in fondo può bastare: il blazer questa volta è Zara, in un bel tessuto corposo su una semplice tshirt e un paio di jeans. Tutto già visto ma in questa versione Catherine è praticamente perfetta, come Mary Poppins. Chic. Per vedere meglio la mise, qui trovate un video dell’incontro https://www.youtube.com/watch?v=sJ0Ak9kY1Js

(Ph: Eric Mathon/Palais princier)

Prima di partire per l’Africa facciamo una sosta a Montecarlo, dove venerdì i principi sovrani hanno partecipato all’hotel Hermitage alla soirée dedicata ai Monaco Women Forum Awards. Oltre che a premiare le vincitrici, l’uscita è servita a tacitare le voci su una loro separazione, nate da una insinuazione della rivista francese Royauté e rafforzate da alcune fotografie di Charlène a Milano priva di fede nuziale. Venerdì l’anello era al suo posto all’anulare sinistro, e forse la sua presenza ha distratto un po’ l’attenzione dall’abito di jersey paillettato Akris che trasforma la Princesse in un pilastro piombato. Nemmeno gli importanti orecchini di Graff, a cerchio con cascata di diamanti, risollevano il look, né mi sembra che le donino particolarmente. Peccato, shock.

Lunedì la Regina dei Paesi Bassi è volata in Marocco non come sovrana ma nel ruolo che svolge per l’ONU: promuovere la finanza inclusiva e lo sviluppo economico delle aree in difficoltà. All’arrivo Máxima indossa un abito bicolore in cotone e tiene sul braccio un cappotto di cammello, entrambi Max Mara; completano il look uno sciarpone e un paio di sandali con zeppe di corda. Il bizzarro abbigliamento ha una probabile spiegazione nella differenza di temperatura tra partenza e arrivo, nonché nel fatto che la regina non ha viaggiato con un volo di stato ma con una compagnia low cost (la Transavia) portando da sé parte del bagaglio, ma che confusione! Shock.

Per incontrare banchieri e funzionari la scelta è caduta un completo Etro, blusa e lunga gonna in seta con gli stessi sandali e lo stesso soprabito ammassato sotto il braccio. Il completo non è male ma non valorizza la regina, probabilmente anche a causa dei capelli più spettinati e malconci del solito. Magari legarli? Boh.

Altro giorno, altra serie di incontri, altro look made in Italy, stessa sensazione di confusione. Abito Valentino, in una fantasia piuttosto caotica, classica borsa Chanel (la East West Flap Bag) che nell’insieme scompare, terribili sandaletti open toe; un altro shock.

L’ultima mise è qualcosa di totalmente diverso. Il terzo giorno della visita è quello degli appuntamenti formali: la regina ha incontrato il primo ministro Aziz Akhannouch – uno degli uomini più ricchi dell’intero continente africano – membri del Governo, e poi Lalla Meryem, sorella maggiore del re. Per l’occasione Máxima ha scelto un total look color melanzana: completo pantaloni Claes Iversen con camicia abbinata, clutch in tinta – la Moneypenny di Sophie Habsburg – e le immancabili Gianvito 5 di Gianvito Rossi. A lasciare perplessa Lady Violet questa volta è la scelta dei gioielli: una cascata di diamanti. Spilla orecchini e addirittura il collier che fa il paio con la famosa tiara a bandeau. Non sarà troppo? Boh.

Trasferta africana anche per i sovrani belgi, in visita in Sudafrica, con una selezione delle molte mise cambiate da Mathilde, quasi tutte già viste. Mercoledì 22 l’arrivo a Pretoria; la regina si affida a Natan: gonna dal vago sapore etnico e blusa rosso scuro, come le scarpe – le onnipresenti Gianvito 105 di Gianvito Rossi – e una clutch Armani. Forse la gonna si ispira più al folklore settentrionale, ma per l’occasione mi sembra una scelta adeguata, chic.

Scelta meno comprensibile per la cena di stato – dal dress code piuttosto confuso – ospiti del Presidente Ramaphosa e consorte. I signori sono in abito scuro (il re in doppio petto, classico abito da giorno), la first lady in corto di raso piumato con un cappello che rimanda si copricapi tipici del suo Paese, la regina in abito da sera in tulle ricamato Natan, già indossato a una soirée in Lussemburgo. Dai, almeno mettetevi d’accordo, shock.

I sovrani ricambiano l’ospitalità con un concerto jazz dove si esibisce un quartetto di musicisti belgi e sudafricani. Mathilde arriva con una mise firmata Dries Van Noten, stilista belga abitualmente definito “concettuale”, molto interessante ma non facilissimo. La Reine non è nuova alle sue creazioni, ma secondo me le interpreta in modo troppo diligente, senza quel mix di brio e originalità che sarebbe necessari. Insomma, ci vorrebbe un po’ di Máxima, così boh.

Durante questi viaggi non mancano mai visite a istituzioni dedicate all’educazione o impegnate nel sociale. Lasciata Pretoria, raggiunta Johannesburg, i sovrani visitano il sobborgo di Soweto. La Reine a tradimento si presenta con un abbondante abito di Odile Jacobs, stilista belga di origine africana il cui obiettivo è la ricerca di uno stile che sia sintesi tra la tradizione tessile africana e le linee europee. In questo caso non l’ha trovato. Va anche detto che Mathilde ci mette del suo, abbinando scarpette e borsetta da zia della comunicanda e pure in un colore che poco ci azzecca. Stashock. Però il re che sfida il suo equilibrio su uno skateboard è impagabile, quanto il meraviglioso sorriso del bimbo a sinistra, con la maglietta rossa.

Non vi perdete il caffè di domani, che non so a che ora arriverà, ma si occuperà dell’edizione 2023 del Bal de la Rose.

Le foto del giorno – Il bianco e il nero

Inizia la stagione dei premi cinematografici, e in attesa della serata degli Oscar, che andrà in scena al Dolby Theatre tra tre settimane, questa sera è la volta dei BAFTA, che sta per British Academy of Film and Television Arts. Presidente dell’Academy è il Principe di Galles, che è arrivato accompagnato dalla moglie Catherine; ed è subito black&white.

William sceglie uno smoking con giacca doppio petto in velluto (Tom Ford) che Lady Violet approva; un po’ meno invece è il papillon, che sembra uno di quelli che si comprava mio padre ma mia madre non gli faceva mettere mai perché Mario hai il faccione! Il principe invece ha un viso piuttosto lungo, ma il farfallone non mi piace lo stesso. Catherine, in perfetta ortodossia con lo stile promosso dal suocero, si è data diligentemente al riuso e ha tirato fuori una mise già vista, e proprio nella stessa occasione. L’abito bianco da dea greca di Alexander McQueen è lo stesso indossato per i premi BAFTA del 2019 (A Royal Goddess) ma è stato rimaneggiando togliendo i fiori sulla spalla, e aggiungendo un fiocco che prosegue sul dorso creando un bel movimento. A catturare l’attenzione è soprattutto l’abbinamento di tanto bianco con il nero degli accessori: i guanti lunghi – pure troppo, arrivano praticamente all’ascella – e la clutch Jimmy Choo. Mi piace? Non lo so, l’abito mi aveva conquistata nella prima versione e apprezzo anche questa; più raffinata la prima, più scenografica la seconda. Ciò che non mi convince è il rigore quasi calligrafico di quei guanti, che disegnano una linea così netta e pulita, contrapposto al movimento sfrenato dell’abito, dei capelli sciolti, dei grandi orecchini a fiori (Zara, 18 sterline). Insomma, la vecchia antitesi apollineo-dionisiaco se volessimo fare un commento colto. Ma dobbiamo proprio, la domenica sera?

Tutto ciò premesso, insieme mi piacciono molto, sempre di più. Nonostante la sproporzione tra i capelli, troppi lei, troppo pochi lui!

Royal chic shock e boh – Red!

Molte royal ladies – e molte di quelle che ho trovato interessanti – questa settimana hanno indossato il rosso, perciò che ne dite di dedicare la nostra rubrica a questo splendido colore? Let’s start!

The Princess of Wales

Un inizio col botto: per il lancio della campagna Shaping Us, che promuove il benessere dei più piccoli, dalla gravidanza ai cinque anni d’età, Catherine arriva nella sede dei premi BAFTA – di cui William è presidente – con un completo clamoroso. Una creazione Alexander McQueen in crêpe di lana con giacca asimmetrica e pantaloni dalla linea leggermente a zampa. Rossi anche gli accessori: décolleté Gianvito Rossi e clutch con inutile fiocco di Miu Miu. Purtroppo Catherine non resiste e sceglie un paio di orecchini di bigiotteria di una bruttezza rara, come ahimé spesso le accade. Anyway, chic.

The Queen Consort

(Ph: Getty Images)

Dallo scorso anno la Camilla è Colonello dei Grenadier Guards (carica onorifica in cui ha sostituito quello scriteriato del cognato Andrew) e martedì 31 gennaio ha compiuto il primo atto in tale veste, visitando Lille Barracks ad Aldershot, nella contea di Hampshire. Probabilmente in onore alla giubba scarlatta dei granatieri ha scelto a sua volta il rosso in una tonalità che le dona particolarmente. Il cappotto di Fiona Clare Couture mi sembra familiare ma non saprei dire se lo abbia già indossato, dato che il modello ormai è diventato il suo segno distintivo e ne ha una collezione. Già vista invece la bella borsa Coco Handle Chanel, nera come gli stivali. Nessuna spilla in questa occasione per la Queen Consort, ma due monili che porta praticamente sempre: il bracciale Vintage Alhambra di Van Cleef & Arpels, con i cinque quadrifogli in agata blu, e collier Apollo di Kiki McDonough, con un topazio blu centrale e cinque piccoli diamanti; è assai probabile che il numero cinque che si ripete sia nel bracciale sia nella collana si riferisca ai suoi cinque nipotini. Nonna e regina, chic.

Olandesi in tour

(Ph: RVD)

La settimana appena trascorsa ha visto il debutto di Catharina-Amalia, futura regina dei Paesi Bassi, al seguito dei genitori in un lungo viaggio ufficiale della durata di ben due settimane. Meta le Antille Olandesi, definizione con cui noi indichiamo genericamente un insieme di territori che nel corso degli anni hanno mutato il loro status, pur rimanendo parte del Regno dei Paesi Bassi. Innumerevoli – e non sempre logiche – le mise indossate dalle due signore, ma loro sono così e noi così le prendiamo. Lunedì 30, quarto giorno del tour, i reali arrivano ad Aruba, e la regina sceglie il rosso. L’abito è Natan, il modello Jenny in crêpe di seta, e rappresenta un po’ l’evoluzione del solito cape dress. Mi piace molto l’abbinamento con accessori bordeaux, soprattutto la classica clutch Jige Hermès; non altrettanto le scarpe con inserti in pvc – queste sono le Plexi di Gianvito Rossi – ma Máxima le adora, e tanto basta, Rosso per il grande cappello Fabienne Delvigne opportunamente riproposto, e rosso anche, soprattutto, per i gioielli, a partire dalla favolosa spilla parte della parure di diamanti e rubini detta Pauwenstaart, a coda di pavone. Chic. Accanto a tale dispiegamento di regale glamour la povera Amalia infilata in un completo in lino Max Mara sembra in pigiama, o peggio nell’uniforme dei deportati alla Cayenna (che sta pure da quelle parti). Shock.

Il giorno seguente la famiglia sbarca a Curaçao, e le due signore coordinano le loro mise scegliendo un rosso/arancio molto caraibico. La regina indossa un completo low cost firmato Massimo Dutti: giacca monopetto e morbidi pantaloni crop che con la sua altezza può mettersi tranquillamente, con sottogiacca nude e accessori nei colori della terra. Amalia osa pantaloni di lino bianco – che indossa spesso in questo viaggio e devo dire quasi sempre impeccabilmente – e blusa rossa. Non mi dispiacciono né mi fanno impazzire, dunque boh per le mise ma chic per il colore perfettamente coordinato e per i bouquet, abbinatissimi pure loro.

(Ph: Curacao Chronicle)

Giovedì 2 è un giorno speciale per i sovrani: il ventunesimo anniversario di matrimonio, e i locali fanno loro dono di un lucchetto da agganciare ad una installazione artistica; dal trono a Moccia è un attimo! Più fortunata la figlia che riceve invece un intero ponte; d’ora in poi porterà il suo nome. Questa è una di quelle occasioni uno di cui non si capisce il dress code: Willem-Alexander senza giacca né cravatta ricorda quei film degli anni ’60 in cui i mariti al lavoro in città nel fine settimana raggiungevano le mogli al mare con la prole. Máxima invece è vestita come se dovesse andare a una prima comunione: cappellino fiorato a calotta Fabiene Delvigne, abito giallo limone con accessori pitone (tutto Natan), perfino i guanti. Molto meno formale Catharina-Amalia in pantaloni di lino rosso, blusa fiorata di Isabel Marant, borsetta Natan dall’armadio materno e scarpine nude Gianvito Rossi. Francamente li trovo tremendi, shock. In questo viaggio abbiamo iniziato a conoscere la giovanissima principessa d’Orange. Le sue mise ci convincono? Non sempre. La fanciulla ha volumi importanti – altissima, forme morbide, un bel viso pieno, chioma abbondante – che secondo Lady Violet dovrebbero essere armonizzati meglio: nell’ultimo caso i pantaloni sono troppo stretti, la blusa troppo striminzita, le scarpine troppo da città. Ma in fondo ha solo ha solo 19 anni e tanto tempo per divertirsi a sperimentare.

Les Girls

(Ph: Instagram @queenrania)

Anche i reali hashemiti sono in viaggio di lavoro, e accompagnati dal principe ereditario sono volati negli USA. La First Lady e la Regina si sono fatte ritrarre insieme, un po’ Millie e Melody, le nipotine di Minnie, un po’ Laverne &Shirley (se siete troppo giovani e non sapete di cosa stia parlando, beati voi e non vi resta che googlare). Innanzi tutto consentitemi una piccola considerazione: tra le due signore ci sono circa vent’anni di differenza, ma Jill regge il confronto senza problemi. Per lei total red: abito Brandon Maxwell e scarpe Marion Parke, Rania sceglie invece il total blue: dress Elie Saab con borsa Sicily Dolce e Gabbana e scarpe Gianvito Rossi, gettonatissimo questa settimana. Un filo stucchevoli ma chic.

La Reine Mathilde

Non è proprio rosso, o meglio non solo rosso, ma capirete che non potevo privarvi di tale spettacolo. Il 31 gennaio i sovrani belgi hanno ricevuto le Autorità del Paese per gli auguri per il nuovo anno, (tassativamente proibiti da febbraio in poi). La Reine ha sfoggiato una mise color block: parte superiore del corpino e maniche rosso scuro, il resto rosa shocking. Nemmeno il leggendario aplomb di Sa Majesté le Roi riesce a camuffare la sua perplessità; quanto a me vi dico una cosa sola; perfino Natan si è affrettato a dichiarare che non è opera sua. Quasi quasi preferisco il completino animalier della cognata Astrid con gonna da ballerina in chiffon Ho detto quasi. Shock+shock, così non litigano.

Rossi terziari

(Ph: Instagram @queenrania)

Le ultime due mise di oggi con tutta evidenza non sono rose, ma siccome desidero parlarvene lo stesso potrei sottolineare come i loro colori siano composti anche dal rosso, che è un colore primario (e spero che apprezzerete questa arrampicata sugli specchi per cambiare argomento). La prima mise la indossa Queen Rania in uno degli appuntamenti americani. Mentirei se negassi di essere stata attratta da quel favoloso tocco di ciclamino, ma ciò che mi ha convinta è l’idea che qualcosa di particolare possa trasformare interamente il look, per cui qui una lunga sciarpa accende il classico completo gonna nera/camicia bianca Replicabile sempre e da chiunque, ma attenzione all’effetto cameriera di bar/ristorante/tea room. Indagando meglio ho scoperto che quella non è una sciarpa, ma un drappo variamente cucito alla camicia, per cui francamente non mi piace (oltre alla mia naturale avversione per il raso lucido, soprattutto di giorno, che rischia di farci sembrare un pacco regalo e ingrassa pure). Per cui la camicia è shock, ma l’idea di un accessorio così chiaramente protagonista è chic.

(Ph: PPE/Nieboer)

Nessun dubbio invece per la mise di Máxima, in compagnia di una costernata Amalia, in un lungo punitivo caftano verde menta Essentiel Antwerp che la invecchia un po’ troppo, boh. A movimentare l’ultima sera a Curaçao pensa la regina, che per partecipare al Tumba Festival sceglie questo monospalla a strisce diagonali marroni e rosa con fioccone/tovagliolo. Accessoriato con ciabattoni che neanche al castello delle cerimonie, con l’aggravante che questi sono Gianvito Rossi. L’abito è coraggiosamente firmato Natan, che questa volta ha almeno indovinato il nome del modello, chiamandolo Odia. Vostra Maestà, ricordatevi quello che povero blog sa da tempo: Natan vi odia! Shock.

December/January chic shock e boh

E venne Natale a Sandringham, il primo senza Her Majesty, il primo con His Majesty, che ha mantenuto la tradizione della messa nella chiesa di St Mary Magdalene con tutta la famiglia.

Ma mentre King Charles si conferma uomo di grande eleganza, stavolta Queen Camilla mi piace meno. Il cappotto (Anna Valentine) è il modello che preferisce, ma non amo particolarmente quella sfumatura di blu e le applicazioni di passamaneria – in effetti sono piccole sfrangiature – mi hanno un po’ stufato. Bella senza guizzi la borsa Chanel, bellissima la spilla di diamanti, probabilmente appartenuta alla Queen Mom, ma appuntata così sembra quasi un badge e non aggiunge nulla. Non mi convince neanche il cappello Philip Treacy, con quelle penne messe in orizzontale; aureola o copricapo precolombiano? Boh.

Il grande Philip Treacy fa meglio, e molto, con la Principessa di Galles, dotata di un bel cappello verde loden a tesa ampia con penna di fagiano; la campagna inglese nella versione più elegante. In nuance il cappotto (riciclato) Alexander McQueen, modello militare e linea slim come piace a lei, ma quelle pieghe danno un volume diverso, e questa volta piace anche a Lady Violet, chic. A patto di dimenticare quegli orecchini vagamente etnici – andati subito sold out – che non c’entrano proprio niente.

I Wales erano accompagnati da tutti e tre i figli, col piccolo Louis simpatico e caciarone come al solito. Non è stato però l’unico bambino ad attirare l’attenzione; ha infatti debuttato sulla scena royal il seienne Wolfie Mapelli Mozzi, figlio di primo letto di Edo e dunque figliastro di Beatrice di York.

La quale sembrava uscita da un film anni ’30 con un cappotto (Shrimps) verde bottiglia bordato di pelliccia rigorosamente finta, già indossato in precedenza, e un vezzoso cappellino nuovo di Somerset Millinery in una nuance leggermente diversa, tendente al blu. In teoria sarebbe la mise perfetta per un natale reale, ma in pratica, boh.

Silhouette opposta per la sorella Eugenie, che incinta o no (sembra, ma non c’è conferma ufficiale) sceglie anche stavolta di avvolgersi in un cappotto e ampio, a pied-de-poule grigio, di Weekend Max Mara. Avrei comunque evitato la cintura. Il bel viso è incorniciato da un bandeau in tinta di Emily London. Un po’ troppo infagottata ma la trovo graziosa, Eugenie sembra immune dall’ansia di prestazione, che me la fa apprezzare sempre. La probabile gravidanza poi mitiga il giudizio, quindi boh.

Anche la sempre piacevole e spesso elegante Sophie Wessex non resiste alla tentazione del cappotto in cashmere double con cintura, e pure color crema (Joseph) che la arrotonda molto. In contrasto le linee rigide del cappello da gaucho (JT Millinery) con corona piatta e tesa rigida – in inglese si chiama pork pie perché ricorderebbe l’omonimo pasticcio di carne, pensate voi – e la grande clutch squadrata Sophie von Haubsburg, in un color cuoio che fa a pugni con gli stivali. Si sarà portata un laptop? Shock. Sceglie una linea più smilza la figlia Lady Louise, in blu. Bellissimo il cappotto Roland Mouret, preso a prestito dall’armadio materno; perfetto per una ragazza così giovane il cappello, un trilby JT Millinery. Farò finta di non vedere i sandaletti nude con calze abbinate, chic.

Difficile pensare a una coppia meglio assortita di Mike e Zara Tindall, sportivi, allegri, molto affiatati, anche i fisici sono simili: atletici e costruiti con generosità. Zara indossa un cappotto di LK Bennet in tessuto spigato bianco e nero che secondo me la ingoffa molto. Il pullover (o l’abito, o quello che è) le accorcia il collo, la cinturina in vita le taglia a metà la figura, in mano la bag Lalage Beaumont brandita come se volesse prendere qualcuno a borsettate, simpatico il cappellino (Juliette Botterill), ma non mi piace particolarmente con quel cappotto. Salviamo le Louboutin, per il resto shock.

Finisce dicembre, arriva gennaio e noi ci trasferiamo in Danimarca, dove il capodanno è salutato con una serie di ricevimenti di gala. Appena rientrata dalla natia Australia, dove ha trascorse le vacanze con marito e figli. la futura regina Mary ha riciclato senza batter ciglio.

(Ph: Keld Navntoft, Kongehuset)

La sera del primo gennaio ha partecipato al tradizionale ricevimento ad Amlienborg, offerto alle Autorità del Paese. La futura regina ha riproposto la mise indossata all’inizio dello scorso anno per le fotografie ufficiali col marito (Mary, fifty&fabulous). Favolosi i pezzi della parure di rubini – a partire dalla tiara, che le sta d’incanto – ma l’abito del danese Lasse Spangenberg è troppo da fata turchina. In fondo il mondo si divide tra chi ha letto Pinocchio e chi no. Boh.

Il 3 gennaio è stata la volta del corpo diplomatico presente a Copenaghen; se Mary ha riciclato anche la sua mise grigia rigorosamente made in Denmark (blusa Birgit Hallstein, gonna Julie Fagerholt) tutta l’attenzione era per la Regina, con indosso il nuovo abito di corte, offerto da Haandv ærkerforeningen, l’Associazione degli Artigiani. Questo vestito sostituisce il precedente, con un modello simile ma realizzato in blu, ricevuto 25 anni fa. Naturalmente Lady Violet non approva collo e polsi in pelliccia, prodotto comunque tipico dei Paesi scandinavi, per il resto la mise, per linea e colore, è splendida. Chic + chic.

Ultimo appuntamento il giorno seguente, dedicato alle Forze Armate. Se Margrethe ha replicato l’abito di corte, Mary ha deciso di rendere felice Lady Violet, presentandosi in total color viola bacca. Pure questo un riciclo, ma volete mettere? I due pezzi, abito e cappa, indossati spesso anche singolarmente, sono un’altra creazione di Lasse Spangenberg. Chic.

Il tour delle feste finisce il 6 gennaio a Madrid, giorno della Pascua Militar. Riciclo anche per la Reina Letizia, che a sua volta opta per un colore in armonia con quello scelto dalle altre royal ladies.

La mantella nera con collo in pelliccia ecologica è Carolina Herrera; l’abito, di Felipe Varela, ha troppo pizzo e troppo inutilmente distribuito; non finisce per sembrare la tenda del salotto di Nonna Speranza solo grazie al fisico asciutto e sottile della Reina. Lo trovo terribile, shock.

E ora pronti a tuffarci nel nuovo anno!

A family Christmas

Con l’inizio di dicembre il clima natalizio raggiunge l’acme, col suo carico di buoni sentimenti dolci e untuosi come il cibo del periodo. Lady Violet non si sottrae e manifesta tutto il suo entusiasmo per il cappotto della Principessa di Galles, a Boston col marito per la consegna degli Earthshot Prize. Dopo aver meritato il mio sdegno, tacito ma non per questo meno netto, per aver attraversato in tacchi alti (e sottili!) il parquet dove i cestisti del Boston Celtics hanno affrontato e battuto i Miami Heats, ieri Catherine ha meritato il mio plauso con un bel cappotto – né cappottino né cappottone – di Alexander McQueen: color cioccolato, doppio petto, proporzioni perfette. Bella la sciarpa ton-sur-ton così come gli stivali in suede Gianvito Rossi; non so come sia davvero il completo arancio di Gabriela Hearst – pullover a collo alto e gonna – indossato sotto, ma tanto si vede poco.

Ieri però per la Royal Family era il giorno di un importante appuntamento, quello alla Royal Albert Hall per l’annuale Royal Variety Performance, cui di solito assiste qualcuno piazzato molto in alto sulla piramide reale. Quest’anno per la prima volta è toccato ai Wessex; probabile dimostrazione dei piani che ha per loro King Charles, anche se del titolo di Duchi di Edimburgo non c’è traccia. Unfotunately la graziosa Sophie è incappata in uno di quegli incidenti di stile che capitano a tutti, ma se le tue foto hanno vasta circolazione è un po’ peggio. Per lei un abito di pizzo plissé Erdem, modello bello e raffinato ma purtroppo unflattering, assai poco donante.

Per me invece Natale è anche il film che lo rappresenta; nel mio caso, essendo appassionata del genere e pure abruzzese, è senza dubbio alcuno Parenti serpenti di Monicelli. Sono dunque nella invidiabile posizione di poter allegramente bypassare il biopic, documentario, storia della buona notte o quel che è, che Netflix dedica ai Duchi di Sussex, annunciato con l’understatement che contraddistingue la coppia proprio nei giorni in cui il fratello di lui e cognato di lei, con la moglie cognata di entrambi, è negli USA, per la prima volta dal 2014.

Proprio il momento giusto per lanciare il glorioso programma, on line da giovedì 8 dicembre. Le fotografie che compaiono nel trailer – molte belle, quasi tutte in bianco e nero – raccontano la storia di un grande amore, del tipo noi due contro il resto del mondo – tipo la nazionale di Maradona – una narrazione dal tocco disneyano dove non manca neanche la foto dei parenti ingrugnati.

Britannici mediamente molto adirati per l’inopportuna – ma opportunissima – coincidenza.

Lady Violet si chiede se tutta questa attenzione sia causata dal desiderio di conoscere più profondamente la coppia o dalla coincidenza di cui sopra.

Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza, tanto per citare don Alessandro Manzoni, uno che di matrimoni contrastati aveva una discreta esperienza. E li raccontava senz’altro meglio.

Royal chic shock e boh – The Caribbean Tour (parte prima)

Durante questa lunga settimana la Duchessa di Cambridge ci ha somministrato un’overdose di mise. Impegnata col marito in un (piuttosto criticato) tour in tre Paesi caraibici – Belize, Giamaica e Bahamas – Catherine si è prodotta in una frenetica serie di cambi d’abito che neanche Fregoli o Arturo Brachetti, la sua versione aggiornata. Ve lo dico subito: di questa pletora di abiti Lady Violet non ne ha amati molti, ma come avrebbe detto mia madre nell’insieme fa figura. E Catherine ne fa tanta; dunque se anche le sue scelte non hanno sempre incontrato il mio gusto lei mi è piaciuta, allegra e molto complice col marito. A volte un po’ troppo ridanciana, ma meglio così che col muso. Per provare ad analizzare le sue mise le ho raggruppate per funzione e stile, e divise in due parti.

Il diplomatic dress

Come avevamo notato la scorsa domenica (Royal chic shock e boh – Ricominciamo) l’abito scelto per l’arrivo in ciascun Paese è sempre ispirato ai colori della bandiera: così al blu del Belize si sono aggiunti il giallo per la Giamaica e il turchese per le Bahamas. L’abito giallo è uno dei mie preferiti; firmato Roksanda è una versione del modello Brigitte un abito midi in crêpe in un colore molto caraibico che benché piuttosto lungo ha un bel movimento, e dona molto alla figura sottile e slanciata della duchessa. Molto belle anche le scarpe, le Cece pumps Aquazzura, un brand che ha due caratteristiche per noi interessanti: 1) è italiano (di Firenze) 2) è molto amato anche dalla cognata Meghan. Fiorentina anche la clutch, è Ferragamo. Chic.

Ormai mi conoscete abbastanza da sapere che l’abito indossato per l’arrivo alle Bahamas è nel colore che sommamente aborro, ma a parte le (ottime) ragioni diplomatiche devo dire che questa creazione di Emilia Wickstead ha una bella linea, longuette con brio, e la gonna a trapezio esalta la figura di Catherine. Peccato lo scollo, con quella specie di origami. Leziosissima la pochette in tinta, diligente – cioè corretta ma banale – la scelta degli orecchini con pietre color turchese. Resta un dubbio: ma alle Bahamas fa molto più freddo che in Giamaica? Boh.

Stesso criterio per le mise indossate alla partenza, scelte sulla base dei colori non usati in occasione dell’arrivo. E così, se la bandiera del Belize è composta da un’ampia fascia blu intenso compresa da due più piccole in rosso e al centro un disco bianco con lo stemma nazionale, ecco che Catherine sceglie il bianco e rosso per quella che è la mise che preferisco in assoluto: una favolosa sahariana rossa vintage (YSL, chi altri?) sul tutto bianco: pantaloni ampi (Alexander McQueen), borsetta Mulberry riciclata e le scarpe Aquazzura di cui sopra. Molto molto chic.

La bandiera della Giamaica è composta da una croce di Sant’Andrea gialla che divide il campo in quattro triangoli; i due laterali sono neri, gli altri due verdi. E di verde si veste la duchessa per salutare l’isola, un abito Emilia Wickstead che le abbiamo già visto lo scorso anno a Wimbledon (Le foto del giorno – Una domenica di passione) per fortuna abbinato in questo caso a scarpe di camoscio chiaro, che dovrebbero essere le Gianvito 105 di Gianvito Rossi, un modello che Catherine indossa spesso e possiede in diversi colori e materiali. Col tocco della Hummingbird brooch, grande spilla che rappresenta uno dei simboli giamaicani, un particolare colibrì chiamato Uccello Dottore, che si trova solo qui. La spilla è un dono ricevuto dalla Regina nel 2002 durante un viaggio nel paese caraibico. Chic.

Troppo bene era andata finora, e per lasciare le Bahamas e tornare nella piovosa Albione Catherine sceglie un abitino Alessandra Rich. Il desiderio di tornare a casa è evidente dal modello vestaglietta che ha sbattuto contro un abito anni ’80. Oltre alle maniche balloon e i falpalà sui fianchi ci sono pure i bottoni e la fibbia di strass. Shock.

Gli impegni formali

Le occasioni improntate a una particolare formalità sono state fondamentalmente due, una cena di gala e una parata militare, entrambe in Giamaica. Il gala dinner offerto dal Governatore Sir Patrick Allen era black tie (cravatta nera, cioè in smoking), un dress code leggermente meno formale del white tie (cravatta bianca, cioè in frac); non si portano diademi né le fasce degli ordini, ma la società britannica, al contrario della nostra, concede alcune insegne. Infatti i signori indossano le loro medaglie: quelle del Governatore un po’ assembrate sul rever della giacca; meglio William, che probabilmente è anche più pratico di questo genere di cose. Il duca porta anche la stella dell’Order of the garter e così sua moglie; nel suo caso però la stella è quella del Royal Victorian Order, di cui è Dama di Gran Croce. Catherine indossa anche il Royal Family Order di Elizabeth II, contrassegnato dal nastro giallo. L’abito è di Jenny Packman, il Wonder Glitter Tulle Gown, e a Lady Violet non piace per niente. No al tulle in quel colore, no alle paillettes sul tulle e no al tulle piazzato così sulla scollatura (è sicuramente tulle in seta, ma la sensazione di prurito arriva fin qui).

La linea non è male ma l’abito non mi convince; per fortuna, oltre all’amabile bellezza della duchessa, arrivano gli orecchini della nonna a regina a risollevare il tono della mise: sono parte di una demi parure che comprende anche un collier, un bracciale e forse un anello, probabile dono del monarca di uno dei Paesi arabi alla sovrana. In questo caso mi piace assai l’utilizzo del verde in palette, ma perché vestirsi da Barbie fata del bosco? Boh.

Il giorno seguente i Cambridge hanno partecipato alla parata dedicata ai soldati che hanno completato il Caribbean Military Officer Training Programme, e hanno sfilato a bordo della rover usata dalla Regina e dal Duca di Edimburgo nelle loro visite precedenti, nel 1953 e 1994. William indossa l’uniforme estiva dei Blues and Royals, mentre con un piccolo coup de théâtre Catherine, vestita in colori brillanti per tutto il tour, ha scelto il total white.

Una mise da qualcuno definita perfino “angelica” ricorda molto quelle indossate da una giovane Regina in occasioni simili. L’abito in pizzo Alexander McQueen è sicuramente assai raffinato, ciononostante secondo me quella non è la linea che che dona di più a Catherine. Più che il volume dei corpi a me interessa il volume dell’insieme, e queste cose così sottili – mi verrebbe il termine risicate – la impoveriscono un po’. Bellissimo il cappello Philip Treacy, in un modello che le abbiamo visto simile altre volte, corretta ma banaletta la borsetta (Anya Hindmarch) terribili le scarpe bianche. Insomma, non posso dire che non sia chic ma Lady Violet resta un po’ insoddisfatta.

A breve la seconda parte, da non perdere!

Catherine ringrazia

Ha scelto questa foto, la Duchessa di Cambridge, per ringraziare via social – gli account ufficiali Twitter e Instagram dei Duchi di Cambridge – tutti coloro che le hanno fatto gli auguri.

Secondo alcuni, quella delle tre che la rappresenta più intimamente: ancora giovane, bella, piuttosto semplice, felice. Con indosso gli orecchini appartenuti alla suocera mai conosciuta e un abito-compendio delle creazioni di Alexander McQueen, che la accompagna dal giorno in cui è entrata nella Royal Family sposando un futuro re.

Il messaggio dice: Grazie per tutti i vostri gentili auguri di compleanno, e a Paolo e alla National Portrait Gallery per questi tre ritratti così speciali.

Il messaggio è proprio suo, come testimonia la sua firma: la C che chiude il testo. C, Catherine, non Kate, nomignolo che lei non ama e che nessuno usa per chiamarla.

Auguri alla duchessa, noi ci ritroviamo sul sofà per continuare a parlare di lei e delle sue mise.