A Royal Calendar – 12 febbraio 1951 (seconda parte)

Il desiderio dello Shah è legge, dunque la principessa Shams e Soraya partono da Londra alla volta dell’Iran. SorayaShahPrima sosta a Parigi per un po’ di shopping, poi a Roma, dove le ragazze vengono raggiunte da Khalil Esfandiari Baktiari che, avvisato di quanto sta accadendo, scorterà la figlia in patria. Il viaggio è lungo e stancante, arrivata a Teheran Soraya vorrebbe solo riposare, ma la regina madre (per non parlare del re figlio) è ansiosa di conoscerla, e ha organizzato una cena per incontrarla. Il primo quarto d’ora passa tra gli abituali convenevoli quando ecco che lo Shah, con l’uniforme dell’Aeronautica Militare, fa il suo ingresso. Lui e Soraya si guardano, ed è colpo di fulmine. Al termine della serata lei va finalmente a riposare, ma alle due di notte lui sveglia il padre annunciandogli di voler chiedere la mano della figlia. SorayaIranEngagementRingNelle settimane che seguono gli innamorati passano insieme più tempo possibile, si conoscono meglio e fanno progetti. Lei riceve l’anello di fidanzamento – con un enorme diamante da 22.37 carati – e le nozze sono fissate per il 26 dicembre 1950. Soraya però si ammala di febbre tifoidea e bisogna rimandare il tutto all’anno nuovo: finalmente il 12 febbraio la coppia si unisce in matrimonio davanti a una marea di invitati nel Salone degli Specchi del sontuosissimo Golestan Palace. soraya weddingPer la sposa ci vuole qualcosa di altrettanto sontuoso, opulento, memorabile, e si interpella il couturier più famoso del momento, quel Christian Dior che qualche anno prima ha inventato una nuova silhouette per le signore degli anni ’50, il New Look. Il risultato è un abito sicuramente memorabile, difficilmente replicabile, francamente ingestibile. soraya wedding 2Dal corpino attillato parte una gonna che definire ampia è un eufemismo: oltre 30 metri di lamé argento ricamato tempestato di perle e piccoli diamanti, con l’aggiunta di ventimila piume di marabù, per un peso totale che supera i 20 chili (secondo alcune fonti addirittura 30), tutto realizzato a mano nell’atelier Dior a Parigi. QueenSorayaIranWeddingGownL’abito è completato da un giacchino nello stesso tessuto e da un lungo velo, trattenuto sul capo da una cuffietta secondo la moda dell’epoca (che in inglese ha un nome delizioso, Juliet cap) che la sposa indossa durante la cerimonia e toglie invece per il ricevimento. Le strade di Teheran sono innevate, e perché non si raffreddi arriva dalla Maison Dior anche una cappa di visone bianco, tanto per gravare di qualche altro chiletto le esili spalle di Soraya. Che essendo ancora convalescente a un certo punto ha un mancamento. Viene salvata da un provvidenziale paio di forbici che tagliano via parte di quella monumentale, inestimabile creazione troppo haute couture per essere indossata se non in passerella. Durante la cena che conclude la giornata Soraya, ormai regina, mostra il candido décolleté adornato da un impressionante collier di diamanti e smeraldi, in parure con la tiara. soraya wedding 5Com’è finita lo sapete: lo Shah ha assoluto bisogno di assicurare la discendenza con un figlio maschio, ma Soraya non riesce a darglielo; il divorzio è inevitabile e il 14 marzo 1958 è tutto finito. Lei si trasferisce in Europa dove diventa la principessa dagli occhi tristi, lui meno di due anni dopo ha un’altra moglie, che gli dà quei figli maschi – due, the heir and the spare – di cui lui e il paese hanno tanto bisogno. Non serviranno. La rivoluzione islamica, giusto quarant’anni fa, spazza via il trono del pavone, e i Pahlevi sono costretti all’esilio.

(Ph. Royal Order Of Sartorial Splendor; web)

Nel video d’epoca si vede bene l’abito, quanto fosse ingombrante e quanta fatica facesse lei a muoversi https://www.youtube.com/watch?v=aCgkZ0gXuaw

Se vi siete persi la prima parte del post, la trovate qui A Royal Calendar – 12 febbraio 1951 (prima parte)

8 pensieri su “A Royal Calendar – 12 febbraio 1951 (seconda parte)

    • Una bella domanda. Ufficialmente no, se vuoi il mio parere non lo escludo perché comunque appartiene a una generazione, e a una cultura, che non ritenevano un dovere la fedeltà maschile, anzi. Tra l’altro davanti alla sterilità di Soraya si esaminò anche l’ipotesi di una seconda moglie (l’Islam ne concede fino a 4 contemporaneamente). Diciamo che nel primo matrimonio la cosa era proprio manifesta trattandosi di matrimonio combinato.

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  1. mi sono sempre chiesta se lo Shah abbia rimpianto la fine di questo matrimonio atteso che l’erede non ha avuto il trono. Inoltre se non erro uno dei figli si è suicidato forse l’ambiente familiare non era molto sereno.
    Ho anche pensato alla differenza con Re Baldovino che qualche anno dopo ha avuto un matrimonio senza figli. Ho letto da qualche parte che Fabiola chiese a Papa Paolo VI se doveva annullare il matrimonio ed andare in monastero e il Santo Padre la dissuase. Ritengo tale decisione giusta e tale da recare gioia a due persone e dignità al matrimonio cristiano ma mi chiedo se non sia stata dettata anche dall’esigenza di contrapporre la civiltà cattolica a quella musulmana ( in tempi non sospetti)
    Cosa ne pensi Lady Violet e cosa ne pensano le nostre colte lettrici in primis Marina?

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    • Purtroppo a suicidarsi sono stati in due tra i figli avuti con Farah Diba, ne parleremo. La vicenda di Baldovino e Fabiola è molto diversa, non perché si volessero contrapporre i due mondi, ma perché la situazione oggettiva era molto diversa. Lo Shah era solo il secondo della sua dinastia, i Pahlevi, a salire sul trono, e dunque era in una situazione in cui da una parte il potere doveva essere consolidato, dall’altra come sovrano che potremmo definire assoluto, era lui a governare e a tenere insieme il paese. Baldovino comunque era sicuro di avere degli eredi nei figli del fratello, e il ruolo della monarchia belga, come tutte quelle occidentali, più che politico è rappresentativo. Aggiungo ciò che ci disse tanti anni fa un professore di storia orientale: quelle società hanno un impianto diverso dalle nostre, incentrato sulla tribù. E le società tribali hanno dei meccanismi che a noi europei a volte sfuggono, il che spiega in parte i pasticci combinati nell’area.

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