Oggi 6 gennaio la Spagna non celebra solo el día de Reyes – l’Epifania, giorno dei Re Magi – ma anche la Pascua Militar, festa delle Forze Armate. La tradizione risale al 1782 durante il regno di Carlos III, che volle celebrare la vittoria sugli Inglesi insediati militarmente a Minorca dall’inizio del secolo, favorendo così il ritorno dell’isola sotto il dominio della Corona di Spagna.
Per i reali questo è il primo evento solenne dell’anno, e in passato aveva probabilmente un particolare significato dato che il Re Emerito Juan Carlos compie gli anni il giorno precedente. Oggi casomai sottolinea le distanze – anche geografiche – tra i Borbone. Ieri il vecchio sovrano ha festeggiato gli 86 anni ad Abu Dhabi, dove risiede, alla presenza di molti amici invitati personalmente; c’era sicuramente il nipote Felipe de Marichalar, figlio della Infanta Elena, probabilmente presente con la sorella Cristina, mentre se non ho capito la moglie Sofìa sarebbe già ad Atene, dove mercoledì la famiglia ricorderà Re Costantino II nel primo anniversario della scomparsa. A Madrid invece a presenziare alla cerimonia el Rey Felipe e la Reina Letizia, col supporto della figlia Leonor, cadetto dell’Accademia militare di Saragozza. Il dress code impone l’alta uniforme per i militari, il tight per i signori e il lungo da giorno per le signore.
Devo dire che Letizia in altre occasioni ha interpretato la regola in modo meno monacale: questa volta ha rispolverato la cappa nera di Carolina Herrera, cui ha abbinato una gonna dritta nera, e una volta rientrata a Palacio Real ha rivelato una blusa in raso grigio argento col collo ad anello. Diciamo che la sovrana ha voluto lasciare tutta l’attenzione alla figlia, ma l’impressione che stia risentendo della crisi innescata dalle rivelazioni dell’ex cognato francamente c’è.
Cosa regalerà il nuovo anno a noi royal watcher? Non perdete il vostro posto sul sofà di Lady Violet!
Mancano nove giorni al passaggio di testimone sul trono danese, e la mia impressione è che l’anziana regina non sia mai stata così popolare.
Ieri la sovrana ha, per l’ultima volta da monarca regnante, viaggiato sulla carrozza d’oro di Christian VIII da Amalienborg – il complesso di edifici dove risiede la famiglia reale – a Christiansborg, dove ha sede il governo. Avvolta in una delle sue pellicce, nella citta innevata, la scena sembrava veramente la sintesi della fine di un’epoca.
(Ph: Keld Navntoft Ritzau/Scanpix)
Dopo la grand soirée del primo giorno dell’anno altri due ricevimenti sono seguiti: il 3 e il 4 gennaio, per incontrare tutte le autorità del Paese, dagli alti ranghi militari al corpo diplomatico accreditato in Danimarca. Appuntamenti tradizionali che quest’anno sicuramente saranno stati l’occasione per Margrethe II di accomiatarsi. La regina abdica, viva il re.
(Ph: Keld Navntoft Ritzau/Scanpix)
Quanto a domenica 14, giorno scelto per l’abdicazione, è stato diffuso lo stringatissimo programma: alle ore 14.00 il Consiglio di Stato si riunirà a Christiansborg; qui Margrethe II firmerà il documento di abdicazione in favore del figlio. Alle 15.00 il Primo Ministro Mette Frederiksen proclamerà Re Frederik X al balcone del palazzo. Alle 17.00 la scena si sposterà nel complesso di Amalienborg: qui gli stendardi reali verranno trasferiti dal palazzo di Christian IX, residenza di Margrethe, a quello di Frederik VIII, dove abita il nuovo sovrano con la famiglia. Al momento non ci sono altre notizie; non sappiamo dunque se ad esempio i nuovi regnanti faranno un giro per le vie della capitale con conseguente bagno di folla. Intanto lunedì 8 si festeggia il tredicesimo compleanno dei gemelli Vincent e Josephine, figli minori di Frederik e Mary.
E per quelli che se lo stanno chiedendo, ricordo che i sovrani danesi per tradizione si chiamano alternativamente Christian e Frederik, e l’uso è così radicato che quando è toccato a Margrethe ha chiamato il figlio Frederik come suo padre, in modo che il ritmo uno sì/uno no fosse rispettato. Mary invece sarà la prima regina ad essere nata in terra d’Australia: ha infatti visto la luce in Tasmania il 5 febbraio 1972. Chissà se il suo compleanno sarà l’occasione per un primo gala da sovrana. Sarà poi anche interessante capire chi rappresenterà nei vari eventi la Corona, dato che al momento in pista ci sono solo i futuri sovrani, vedremo!
La prima serata dell’anno mette in scena il cambiamento sul trono di Danimarca: per l’ultima volta Margrethe partecipa a una cena di gala come monarca, per l’ultima volta Mary interviene come principessa ereditaria. Questo passaggio, che chiude un’annata e un’epoca e ne apre di nuove, è talmente perfetto che non ho resistito a usarlo per iniziare l’ultimo post della nostra rubrica dedicato al 2023. Una lettura, spero piacevole, che possa accompagnare questi giorni sospesi, nell’attesa di scoprire un anno pieno di nuove mise a scandirne giorni ed eventi. Sulle royal ladies danesi in effetti non c’è troppo da dire, visto che i loro abiti erano quasi tutti già stati indossati, ma facciamolo lo stesso.
(Ph; Hanne Juul)
La protagonista indiscussa è lei, col suo meraviglioso abito di velluto color rubino (Birgit Hallstein) che debuttò a capodanno del 2007, quando Mary era incinta della secondogenita Isabella; nel tempo il modello che nasceva con una linea impero è stato modificato, la vita risistemata al suo posto e segnata da un cinturino spesso arricchito da una spilla, come in questo caso. La scollatura invece si è alzata assumendo la forma ideale per sorreggere il collare dell’Ordine dell’elefante; la linea della gonna è perfetta (e lei manovra lo strascico con aggraziata sapienza). Aggiungiamoci la parure di rubini che appartenne a Désirée Bernadotte e il gioco è fatto. Chic.
(Ph: Hanne Juul)
I principi cadetti Joachim e consorte sono apparsi di ottimo umore, forse persino sollevati. Come la cognata futura regina, anche Marie ha indossato di nuovo un abito già visto, della stilista danese Rikke Gudnitz, in pizzo bluette (che noia sto colore!). Un tessuto poco adatto alla pioggia invernale, con lo strascico appesantito dall’acqua che intralciava il passo. Purtroppo a me la principessa non piace particolarmente, non la trovo quasi mai elegante, molte volte banale. Questa è una di quelle volte. Boh.
(Ph: Hanne Juul)
Su Margrethe non torniamo, dato che pelliccia a parte era vestita come al compleanno del nipote Christian, prossimo Principe Ereditario (Royal chic shock e boh – Birthday gala edition). Dedichiamo invece la nostra attenzione alla sorella Benedikte. Non posso negare la mia ammirazione per il suo stile regalmente chic, vagamente androgino, a volte persino sorprendente. Ieri è arrivata inguainata in un abito di paillettes color melanzana, con scarpette ugualmente sbrilluccicose. Potremmo dire che la borsetta dorata fa un po’ troppo bamboletta, che il collare dell’Ordine dell’elefante andrebbe messo meglio, che l’altro collier c’entra poco o niente ed era meglio lasciarlo a casa. Ma la ragazza ad aprile compirà i suoi primi 80 anni, per cui è arrivato il momento di infrangere ogni regola. Chic, la adoro.
Esaurito l’argomento Danimarca (il 2 c’è stato anche il ricevimento del corpo diplomatico, ma ve lo risparmio) che ne dite se salutiamo l’anno appena trascorso con una rassegna delle robe de soirée indossate dalle royal ladies nell’ultimo mesetto? Considero la mozione approvata, e vado a incominciare. Con chi? Ovviamente con Lei. Vi immaginate che vita sarebbe senza Máxima? Se Willem-Alexander avesse sposato una simpatica connazionale, che so una Saskia fiammingamente elegante, magari con un tocco di luterana austerità? E invece… E invece no, Dio ce l’ha data e noi ce la teniamo! Martedì 28 novembre a Parigi, al Musée des Arts Décoratifs, la regina e la Première Dame inauguravano la mostra Iris van Herpen: Sculpting the Senses dedicata alla geniale stilista olandese e visibile fino al 28 aprile. Bene, se Brigitte Macron ha optato per una mise total white semplice e lineare, molto nel suo stile, la regina dei Paesi Bassi ha deciso di omaggiare la protagonista della serata e si è presentata così.
Monumentale. Devo dire che io trovo le creazioni di Iris van Herpen molto interessanti, forse più come oggetti che come abiti; sicuramente non sono semplici da indossare. Questo vestito è caratterizzato da ramages ricamati a mano che si intrecciano su un corpetto di tulle trasparente, in tonalità che vanno dal bianco al beige. La gonna è composta di pannelli allungati di crêpe de chine delicatamente plissettati. E siccome parliamo di Máxima, non ci stupisce che per slanciare il suo 1,78 piazzi sotto l’abito dei sandali Aquazzurra con altissimo plateau.
Molto bella anche l’acconciatura, sottolineata dai favolosi orecchini con enormi diamanti. E fatemi spezzare una lancia in favore della povera Brigitte, ridotta al ruolo di ancella, che tuttavia riesce a svolgere con onore. Siccome nessuna delle categorie che usiamo di solito basta a definire lo spettacolo offerto dalle due signore, direi favolosa una, decorosa l’altra.
Due sere dopo a Londra andava in scena l’annuale Royal Variety Performance, alla presenza dei Principi di Galles. Ora diciamoci la verità, dopo l’exploit della regina olandese chiunque avrebbe fatto un po’ effetto Cenerentola, però Catherine, dai… La sua scelta è caduta su Safiyaa, brand di recente molto apprezzato dalle royal ladies che amano in particolare (pure troppo) i suoi cape dress (Il caffè del lunedì (di martedì) – Gemelle). Il modello indossato dalla principessa è il Destiny, caratterizzato dalle spalline aguzze e dalle maniche che si allungano fino a terra. Lo trovo terribile, non so se mi piace meno il modello o il colore, un blu pavone che la stilista definisce Poseidon, immagino memore dell’omonimo transatlantico che finisce affondato in ben due film catastrofici. Banalissima la decorazione pietrificata allo scollo, si è capito che non mi piace? Shock.
Con i futuri sovrani britannici c’erano i futuri sovrani di Svezia in missione lodinese. Uno degli impegni di Victoria più diligentemente portati avanti è la promozione dello stile e del design svedesi; questa volta indossa un total look TOTEME: mise – composta da abito più stola triangolare – e gioielli. A un primo sguardo non nego una grande perplessità: mi sono chiesta se si fosse vestita da orsetta di peluche. Poi ho capito che il tessuto, di cui continuo a non essere convinta fino in fondo, dovrebbe essere composto da una sorta di sfrangiatura che lo rende così fluffy, per cui immagino che visto dal vivo l’effetto fosse decisamente migliore. Non ho trovato la composizione, ma facendo un giro sul sito (https://toteme-studio.com/) ho notato con piacere l’utilizzo di fibre nobili; mentre l’abito di Catherine, per dire, è in crêpe di puro polyestere. Mi piace molto la linea, che trovo molto moderna, così come i gioielli. Insomma, non mi convince fino in fondo ma mi piaciucchia. Boh.
Restiamo nel Regno Unito per un altro classico appuntamento di fine anno: il ricevimento del corpo diplomatico, organizzato a Buckingham Palace martedì 5 dicembre. Dopo sei mesi esatti la Principessa di Galles replica pari pari la mise indossata al ricevimento di nozze di Hussein e Rajwa: abito di paillettes rosa Jenny Packman con la Cambridge Lover’s Knit Tiara e i favolosi orecchini di diamanti di nonna Lilibet (Royal chic shock e boh – Royal wedding banquet). Boh era e boh resta. Più complicato parlare di Queen Camilla, di cui esiste solo la foto che vedete sopra, più un’altra dove si intravvede a malapena. L’abito di Fiona Clare è nel suo classico stile; questo ha un collo montante che non credo di aver visto prima ma più di tanto è impossibile dire. Anche perché l’attenzione di tutti è stata attratta dall’importante gioiello sfoggiato: un notevolissimo devant de corsage che nessuno conosceva, peraltro bizzarramente appuntato. Buckingham Palace ha reso noto che apparteneva alla Queen Mother, tuttavia nessuno ricorda di averglielo mai visto indosso. Potrebbe essere parte dell’importante eredità di Margaret Greville, che morì senza discendenza nel 1942 lasciando le proprie preziosissime gioie all’allora Queen Consort, la madre Elizabeth. L’abito sembra bello, i gioielli da sogno, ma l’insieme boh.
Lo stesso giorno i sovrani belgi atterrano a Berlino per una visita di stato, e la sera partecipano al banchetto di gala in loro onore. Qui assistiamo a una di quelle magie che a volte accadono, perché la Reine Mathilde e Frau Steinmeier (si chiama Elke Büdenbender ed è una giurista) si sono ritrovate meravigliosamente abbinate. La sovrana ha replicato un abito di velluto bordeaux (uno dei colori di stagione, che andrà fortissimo per tutto il 2024) di Armani Privé, e si vede, indossato cinque anni prima per un’altra visita di stato, questa volta in Francia (Royal chic shock e boh – Novembre 2018). La tiara è la stessa, quella delle Nove Province, di cui ora come allora ha scelto di mettere il solo bandeau; mossa assai opportuna in presenza di una controparte repubblicana. Al posto della fascia della Legion d’onore indossata a Parigi qui c’è una stola, che mi piace molto, e gioca di rimando con la mise arancio bruciato della first lady. Chic+chic. Ora so che vi aspettate una parola sull’orrendo smoking di Herr President, ma considerando che ha donato un rene alla moglie salvandole la vita mi asterrò, certi gesti sono molto più eleganti di qualunque abito ben tagliato.
La sera seguente come sempre sono gli ospiti a invitare i padroni di casa; di solito si tratta di un concerto, e anche questa volta la tradizione è stata rispettata. Devo dire che in questa foto mi piace molto l’armonia cromatica, data non solo dal rispetto del diplomatic dress, che prevede di omaggiare i colori della bandiera dell’altro Paese, ma anche dalla similarità delle due bandiere: tricolore a bande verticali nero-giallo-rosso la belga, tricolore a bande orizzontali nero-rosso-giallo la tedesca. La Reine sceglie il rosso; l’abito Natan, già indossato in precedenza, in chiffon laminato. Ha ottenuto molti commenti positivi cui Lady Violet non può aggiungere il suo: trovo che il modello non valorizzi la silhouette di Mathilde, boh. Mi piace molto invece la mise della first lady tedesca, in nero con tocchi di paillettes. Qualche foto evidenza la necessità di rivedere drasticamente l’underwear, ma facciamo finta di niente, chic.
Dicembre in Svezia vuol dire innanzi tutto una cosa: Nobel, con ben due eventi di gala. Per la consegna del premio, la sera di domenica 10 dicembre, la Principessa Ereditaria Victoria sfoggia una sinfonia di viola che ha deliziato Lady Violet: abito monospalla – lo so che molte di voi non lo amano, ma fate uno sforzo – della svedese Camilla Thulin abbinato alla parure di ametiste, che indovinate? Lady Violet adora. Una mise già indossata para para, fatta eccezione per la fascia dell’ordine, per la visita di stato dei sovrani olandesi a ottobre 2022. Repetita iuvant, chic!
(Ph: Jonathan Nackstrand/Getty Images)
Profondendoci in scuse per citarla dopo la figlia ecco Sua Maestà la Regina, con un abito dell’amata maison tedesca George et Arend. Anche in questo caso era stato già indossato, anch’esso lo scorso anno ma al galà in onore dei cinquant’anni di regno di Margrethe II, passato praticamente inosservato visto che, rinviato a causa della pandemia, alla fine si tenne domenica 11 settembre, col resto del mondo distratto dalla scomparsa di Queen Elizabeth II avvenuta tre giorni prima. In quel caso Silvia aveva abbinato all’abito tra il rosa e il lilla la parure di ametiste che questa volta ha prestato alla figlia, preferendo la tiara della Regina Sofia, che somiglia un po’ a una tela di ragno. Leggermente affaticata ma chic.
(Ph: Jonathan Nackstrand/Getty Images)
Svolta semidark per Sofia, in abito Andiata e cascata di Swarovski al collo. In nero mi piace molto, esalta i suoi colori; la gonna in tulle non mi fa impazzire ma tutto sommato la combinazione con il corpino opaco non è male. Divertenti gli strass dei due collier abbinati alla tiara nuziale nella prima versione, con diamanti e smeraldi; avrei evitato i due bracciali, sempre Swarovski, così pedantemente abbinati. La maison (finlandese) che ha creato l’abito cita delle rose fatte a mano sulla vita, e credo che ce ne siano anche dietro.
E fin qui poteva andare, finché non ho visto altre rose nere, inutili e pure un po’ funeree, adornare la testa della principessa. Ma perché? Boh.
Ecco i protagonisti del giorno, e pure dell’anno. Questa sera la tradizionale cena di capodanno a Copenaghen si trasforma nel palcoscenico su cui va in scena l’ultima serata di gala di Margrethe come monarca e di Frederik e Mary come principi ereditari; tra due settimane lui sarà Sua Maestà il Re, lei Sua Maestà la Regina, mentre la sovrana, a quel punto ex, manterrà titolo e predicato, diventando Sua Maestà la Regina Margrethe.
(Ph: Jesper Sunesen)
Poco prima delle otto arriva l’auto con i futuri sovrani. Sotto una pioggia fastidiosa scende il futuro Frederik X in alta uniforme, la futura Queen Consort al suo fianco. Per una delle serate più importanti della sua vita Mary si è infilata di nuovo in un abito spesso indossato in questa occasione: in velluto rosso rubino, creato dalla danese Birgit Hallstein e rimaneggiato più volte. Perfetto con la splendida parure di rubini (Happy RubYear!), perfetto per i suoi colori e tra l’altro, come tutte le sfumature del bordeaux, pazzescamente di moda quest’anno. Soprattutto perfetto per non sembrare troppo overdressed con qualcosa nuova di pacca che urlasse soddisfazione; qui il messaggio è: tutto nella norma, tutto scorre. Geniale, brava, il suo regno ci darà molte soddisfazioni.
Per la cronaca, anche la regina uscente Margrethe ha riproposto un abito già indossato: quello color corallo che le abbiamo visto più di una volta, ad esempio alla cena di gala per il diciottesimo compleanno del nipote Christian (Royal chic shock e boh – Birthday gala edition); stessa tiara, quella di perle poirée, con la più importante collana en parure e naturalmente le insegne del suo rango, trattandosi di ricevimento ufficiale. Ora vedremo quali diademi potrà indossare Mary, Lady Violet trattiene a stento la sua curiosità.
Per quanto riguarda la cerimonia, più che di una incoronazione à la Charles dovrebbe trattarsi di una proclamazione, vedremo i dettagli nei prossimi giorni.