L’ultimo weekend di agosto – solitamente segnato dal ricordo di Diana e della sua tragica morte – quest’anno ha goduto di un’aria più leggera, grazie al matrimonio norvegese che ha unito la primogenita dei sovrani, Märtha Louise, al suo fidanzato, il sedicente sciamano Durek Verrett.

E questo è l’argomento con cui riprendiamo la nostra rubrica dopo la pausa estiva, con un post che alla fine ho diviso in due parti data l’abbondanza di materiale. Con due premesse: la prima è che è sempre difficile commentare gli abiti da sposa, scelti di solito in funzione di come una ragazza (di qualunque età) è, come si vede e come si sente. Avete notato che quelli che ci convincono sono pochissimi? Ecco. La seconda premessa è più personale: lo sposo non mi piace affatto, anzi istintivamente mi repelle proprio. Mi fa una pessima impressione e tra tanti royal consorti, maschi e femmine, visti negli anni mi sembra senz’altro il peggiore. Bene, dopo la mia dichiarazione d’amore iniziamo con la cerimonia, celebrata sabato 31 al culmine di tre giorni di festeggiamenti. La sposa è apparsa aureolata di veli e con lungo strascico come fosse una fanciulla al primo amore, e forse lei si sente davvero così, nonostante il primo matrimonio, le tre figlie, il divorzio e la tragedia del suicidio di lui.

Märtha Louise è bella, la sua è una maturità molto piacevole. Per il vestito si è rivolta ad una stilista norvegese, Tina Steffenakk Hermansen, gettonata soprattutto per gli abiti da sera, amati anche dalle signore della famiglia reale, e quelli da sposa. Ora, partendo dal presupposto che Lady Violet mai avrebbe scelto una cosa del genere – dato che l’età che avanza ha anche i suoi vantaggi, compreso quello di non vestirsi da meringa – proviamo a fare un’analisi. La linea dell’abito non è male, sottolinea i punti forti della sposa (braccia a parte) e ha delle trovate furbe, tipo la scollatura a V che slancia; avrei però evitato quei fiorellini, decoro inutile che trasforma un potenziale chic in sicuro strapaese.

Stendo un pietoso velo sul velo – addirittura dotato di calata anteriore – e sullo strascico, con laccio da polso che sarà più comodo per camminare ma non giova all’aspetto generale. Contrariamente al solito non mi dispiacciono i capelli sciolti, a stento trattenuti dalla tiara, dono del nonno per i suoi 18 anni. Che indossava anche per il primo matrimonio, e non ha portato benissimo; ma siamo certi che il marito sciamano sia in grado di contrastare qualunque superstizione. Märtha Louise ha spiegato che la tiara rappresentava qualcosa di vecchio, l’abito qualcosa di nuovo mentre qualcosa di blu era un particolare simbolo creato da Durek e ricamato all’interno. Non pervenuto il qualcosa di prestato.

Terribile l’orgiastico bouquet rosa, per non parlare dei sandali d’argento con zeppa; forse, data la lunghezza dell’orlo dei pantaloni dello sposo, sarebbero stati più adatti a lui. Shock.

Sembra che il dress code dicesse no gold, e abbiamo capito perché; l’oro è evidentemente riservato a Durek, addobbato con un finto frac con accessori dorati: dalla fusciacca in vita – che col frac non si porta, ci va un panciotto bianco – all’orrenda cravatta plastron tipo fazzolettone, con doppia piega. Un insieme che mi ha evocato il protagonista di una immortale canzone dello Zecchino d’oro del tempo che fu: il Torero Camomillo. Oro anche per il ricamo sulle maniche: il monogramma degli sposi – che compare anche sul velo della sposa – composto dalle loro iniziali più un simbolo egizio, in riferimento all’epoca in cui le loro anime si incontrarono per la prima volta. Addirittura. Shock.

La famiglia reale – con l’eccezione del re e del principe ereditario, sorprendentemente in smoking, e non è stata una bella sorpresa – ha optato per il bunad, l’abito tradizionale norvegese. Va detto che lo indossano spesso, ma in questo caso mi è piaciuto molto; una dichiarazione di intenti, quasi politica: noi siamo la Norvegia, e chi se ne importa delle eccentricità californiane (quest’ultima è solo la mia interpretazione). Chic.

E se eccentricità dev’essere, ci pensa la zia Astrid, sorella maggiore del re: 92 anni di buon umore. Io non so cosa sia quella cosa in testa, se fa parte del costume tradizionale o un’idea sua, ma la trovo fantastica. Allegramente chic.
Che ne avremmo viste di ogni è stato chiaro fin da giovedì 29, quando la truppa nuziale si è imbarcata alla volta di Ålesund, città nei pressi del fiordo di Geiranger, dove si sarebbe celebrato il matrimonio. Abiti casual per tutti, ma a lasciarci senza fiato è stata Mette Marit, che indossava una giacchetta con annesso bacarozzo del brand norvegese Paula. Shock, e che la festa incominci!

Le danze si sono aperte giovedì sera con un party a tema “sexy & cool”. Sarà per un velato riferimento al talamo nuziale che gli sposi si sono presentati stile pigiama party? Abbinatissimi, con due mise nello stesso tessuto rosa acceso tutto cosparso di H, sigla del brand di abiti Hést che li ha realizzati, di cui la principessa è socia.

Perché insomma, va bene due cuori e un fiordo, ma business is business (e infatti l’esclusiva è stata venduta a Hello/Hola, e credo pure a Netflix, che si sta specializzando nel pararoyal, cosa che sembra abbia fatto imbestialire re Harald). Shock+shock, anche volendo fingere di non vedere le fibbie a forma di cuore che decorano il vestito di lei.

Il secondo giorno è iniziato con l’immancabile crociera tra i fiordi – che comunque vale sempre la pena – lui cioccolatoso con pullover variegato gianduia del brand norvegese Holzweiler e sneakers Gucci, lei stile cow girl, forse in omaggio alle origini statunitensi di lui, con giacca e gonna in pelle sempre di Hést e una camicia multicolor di Bruce Glen, brand specializzato nel trattare i colori con originalità. Posso dire? Terribili ma sorprendenti, perché si sono sempre presentati piuttosto abbinati, e invece in questo caso no. Shock ma attenzione, per una volta i protagonisti non sono loro.

Sul molo prima dell’imbarco compare la famiglia di principi ereditari con i due figli in comune; manca Marius, figlio di primo letto di Mette Marit, che dopo la recente storiaccia di violenza contro la fidanzata è volato in Toscana, ospite di un altro matrimonio. C’è però a sorpresa Amalie Giæver Macleod, la deliziosa ragazza del diciottenne Sverre. Mi piacciono tutti: Mette Marit ha lasciato a casa il bacarozzo, optando per un comodo pullover (Paula) su pantaloni giallo limone di Victoria Beckham, la figlia Ingrid Alexandra ha preso dal guardaroba materno la Garden Party bag Hermès e Amalie ha fatto un ottimo debutto. Chic.

Pronti all’imbarco anche i (pochi) ospiti di altre famiglie reali; ecco Constantijn e Laurentien dei Paesi Bassi. Lei mi fa pensare a Elton John – saranno gli occhiali, ma contribuiscono pure gli orecchini Angelo Moretti – indovina l’abbinamento di sfumature di rosso e bordeaux (i pantaloni sono Twinset) ma poi ci aggiunge una camicetta etnica e pure una sacca fantasia pigiama di Tiger (sì, proprio il negozio super low cost, brava Laurentien) lui sostiene comunque la moglie, che di questi tempi non è poco. Un grande boh.
E voi, siete pronti per imbarcarvi per la seconda parte?
