Royal chic shock e boh – A “wedding” in Venice

A gentile richiesta dedichiamo la nostra rubrica all’evento che ha invaso Venezia, giornali e tg: le nozze tra Paperone Bezos e la sua Brigitta Sánchez. Senza entrare nella diatriba su Venezia gratificata o penalizzata e con un’ovvia premessa: ciascuno può e deve fare quello che vuole col proprio corpo i propri soldi e la propria vita. E se temete che l’argomento sia miliardario (in dollari) ma troppo plebeo per i nostri standard vi tranquillizzo, nel delirio veneziano c’era anche una quota royal rappresentata dalla Giordania.

(Ph: Instagram @laurensanchezbezos)

Prima di analizzare le mise consentitemi una piccola riflessione, innescata da un commento ascoltato nel diluvio di chiacchiere di questi giorni. Qualcuno, non ricordo chi e me ne scuso, diceva che Jeff Bezos è diventato uno degli uomini più ricchi del mondo grazie all’originalità del suo pensiero, che gli ha consentito di inventare qualcosa che non c’era, mentre ora vive questa fase della sua vita in un modo piuttosto conformista, come un Kardashian qualsiasi. Personalmente apprezzo che abbia scelto una signora più o meno sua coetanea (la sposa ha sei anni di meno) invece della solita giovanissima bellissima “modella”; sicuramente colpisce il massiccio ricorso alla chirurgia plastica della suddetta signora, che di fatto la rende simile a molte delle sue ospiti. Le quali peraltro hanno fatto le stesse scelte di stile: scollature, spacchi, corsetti, abiti stretti, fantasie maculate. Insomma mi sembra di poter dire che, almeno tra coloro che sono stati a Venezia questo weekend, chi ha una grande disponibilità economica pensa di poter incidere sulla realtà e modificarla, senza però sapere bene come manovrare il cambiamento, e dunque facendolo nel modo più banale e scontato, per nulla originale e men che meno rivoluzionario

Altro aspetto rilevante di queste nozze è che in effetti non sono nozze. Quelle vere sono già state celebrate, in privato, qualche settimana fa, dopo la firma di un sostanziale e accurato prenup – l’accordo prematrimoniale che blinda le proprietà degli sposi (e incidentalmente in Italia non è valido) – secondo le leggi statunitensi. Dunque, escludendo un improbabile matrimonio religioso, quella che è stata celebrata tra i due è una cerimonia simbolica, non voglio dire una festa in maschera ma quasi. E per questo, ho avuto l’ispirazione di abbinare a ogni mise il titolo di un film.

E però va detto che neanche in questo caso Besos ha inventato nulla, potendo noi italiani poter contare su un celebre, illustrissimo precedente. Dunque via con Il carnevale di Venezia

Aureolata di veli come una fanciulla, Lauren si è affidata ai furbissimi Dolce&Gabbana, che per questa creazione hanno scomodato nientepopodimenoche Sophia Loren, sposa in Un marito per Cinzia del sempre fascinoso Cary Grant con un abito molto simile (anzi, il corpetto è stato copiato paro paro). Ho apprezzato le maniche lunghe e la scollatura che raggiunge pudicamente il collo, fermata da una miriade di bottoncini, due dettagli che rimandano al padre di tutti gli abiti nuziali del dopoguerra: quello disegnato da Helen Rose nel 1956, dono di nozze della MGM per la diva Grace Kelly che lasciava Hollywood per Monaco. Ho apprezzato meno la linea a sirena spinta, che però è molto nello stile di Lauren, la quale tra viso, décolleté e abiti è sempre talmente tirata che mi dà l’idea stia per scoppiare. Se poi smaniate per sapere se la sposa abbia rispettato la tradizione del qualcosa di nuovo qualcosa di vecchio posso rassicurarvi, Lauren ha rivelato a Vogue che il qualcosa di prestato erano gli orecchini, forniti da Domenico Dolce, mentre il qualcosa di blu è un piccolo souvenir riportato dal brevissimo viaggio spaziale compiuto qualche mese con amiche a bordo di una navicella Blue Origin. Insomma, rispettate perfettamente le usanze come nel più tradizionale degli sponsali, pizzo e velo compresi. Ora, io capisco che le americane siano meno sofistiche di noi e come insegna Beautiful pure al decimo matrimonio, magari accompagnate all’altare dai figli – o magari addirittura dai nipoti – vogliano l’abito bianco, ma qui siamo pure nel matrimonio per finta, più che un matrimonio un bride-pride, dunque assolutamente shock, compresa la naturalissima posa usata per questa foto. Dolce&Gabbana hanno firmato anche lo smoking dello sposo, ampiamente criticato da esperti di moda maschile, appassionati e chiunque sia dotato si normali capacità visive. Venezia la luna e tu

Mercoledì sera gli sposi hanno offerto una pre-pre serata nuziale, per accogliere gli ospiti che stavano arrivando. Quando Lauren è apparsa tra le tende rigate dello scicchissimo hotel Aman era rigata pure lei, con un abito monospalla di Alexander McQueen della collezione Irene del 2003 che costa pure poco: 5200 euro. L’abito è veramente interessante, in satin blu notte è percorso da righe che non sono parte del tessuto ma bottoncini di madreperla cuciti uno per uno con filo rosso.

(Ph: Timeless Vixen)

Il geometrico rigore delle righe adagiato sulle abbondanti e supertoniche curve della signora fa un po’ effetto mal di mare, ma non è male. L’abito è bello, ma l’indosso boh. Culastrisce nobile veneziano.

(Ph: CUBR//BACKGRID)

Per la festa prenuziale di giovedì sera la scelta è caduta su Schiaparelli, un abito particolare ma declinato su di lei in un modo non particolarmente convincente. Il punto focale è rappresentato dal corsetto, che migliaia di perline dorate rendono quasi metallico in contrasto col resto: una gonna e un’alta fascia sul seno in un tessuto color crema ricamato a fiori. Osservando la foto del modello in sfilata si possono notare le differenze nella realizzazione.

Nonostante la significativa differenza in altezza (Lauren dichiara di essere 1,60) quello che abbiamo visto a Venezia è assai più lungo, forse per renderlo più simile a un abito da sera, ma così non slancia particolarmente la già non longilinea signora.

(Ph: Stefano Mazzola)

Ciò che ha colpito di più Lady Violet, e non in positivo, è il modo in cui la fascia sia diventata quasi un volant e sporge, adagiata sull’importante e poco morbida poitrine. Che vi devo dire, l’effetto abat jour ci sta tutto, ma pure quello impalcatura. Shock. Capriccio veneziano.

(Ph: Stefano Rellandini/Getty Images)

Venerdì pomeriggio la sposa si avvia al luogo della cerimonia con una mise descritta sulla stampa anglosassone così: “quando Grace (Kelly) incontra Audrey (Hepburn)”. Secondo me le due non ce l’hanno fatta ad incontrarsi, e non si è vista nemmeno la altrettanto citata Jackie (Kennedy) ma confesso che questa mise è l’unica che ho apprezzato: il più classico dei tailleur Dior, gonna midi e giacchina avvitata con brevi maniche, color avorio con bottoni neri. L’abbondante capigliatura trattenuta da un foulard Hermès, il modello Brides de Gala en Fleurs nel colore ébène / blanc / gris anthracite. Appartiene alla collezione attuale, se vi piace 530 euro ed è vostro.

(Ph: Ernesto Ruscio)

Hermès anche la borsa, una Kelly in coccodrillo nero, come le slingback che completano l’insieme. Ora, a parte il fatto che Lauren è sempre eccessiva, caratteristica che nell’estetica europea difficilmente si traduce in eleganza, a parte le unghie ad artiglio, a parte la poca naturalezza che mostra nell’indossare un look che chiaramente non le appartiene, per me questa mise è quella che più si avvicina allo chic. Non lo raggiunge, ma questo momento di understatement è un balsamo. Anonimo veneziano

(Ph: Lapresse)

Sabato mattina, in attesa del gran ballo finale, gli ospiti hanno fatto quello che volevano e mentre Ivanka Trump ha visitato le Gallerie dell’Accademia gli sposi hanno invitato una cinquantina di amici per una colazione (seconda colazione, cioè a pranzo) all’Harry’s Bar, sotto l’occhio attento di Arrigo Cipriani in persona. I signori Bezos hanno ripreso il loro stile standard: lei in miniabito nero con gran volant tenuto bello teso dall’abbondante décolleté, ciabattine con tacco, cappello di paglia con alta fascia e a contrasto una clutch bianca che sembra proprio la Kelly Cut Hermès in alligatore Lui in completo color topo stile mafia colombiana. Shock. Un maresciallo in gondola

(Ph: Nicolas Gerardin)

Alla terza serata anche i giornali specializzati iniziano a mostrare segni di cedimento, figuriamoci noi. Per la soirée danzante Lauren si è rivolta a Versace, alla linea Atelier, che sarebbe la Haute Couture della maison. Donatella Versace ha assecondato lo stile della signora con un modello che enfatizza la ricchezza di seno e fianchi contrapposti al vitino di vespa, un abito drappeggiato che fino al ginocchio segue le forme, per poi aprirsi in una morbida gonna plissettata. Molto bello il colore, i ricami in oro argento bronzo e cristalli Swarovski sono tipici della maison, il problema è che la parte ricamata, probabilmente per enfatizzare i fianchi, si allunga troppo e finisce per non slanciare (eufemismo) soprattutto chi di suo non sia particolarmente alta. E no, non bastano i tacchi vertiginosi. Un grande boh. La venexiana

(Ph: Reuters)

Immaginiamo che la signora Bezos sia felice lo stesso, e si consolerà dalle critiche ammirando i diamantoni che brillano alle sua dita. La foto è stata scattata mentre la nubenda si avviava alla cerimonia nuziale di venerdì sera, e può esserer considerata la prova che i due erano già sposati. All’anulare destro Lauren porta l’anello di fidanzamento, un raro diamante rosa con taglio a cuscino, mentre l’enorme pietra ovale all’anulare sinistro dovrebbe essere l’anello nuziale (scordatevi la semplice fascia d’oro, in certi ambienti non usa più). Prova definitiva il braccialetto al polso sinistro da cui pendono le lettere LB. Che immagino non siano le iniziali di Lino Banfi, ma quelle di Lauren Bezos. Canal grande

E noi? L’unico film che vedrei volentieri ora è Dimenticare Venezia.

L’anima nera di Marius

Uno degli obiettivi del sofà di Lady Violet è diffondere e condividere un po’ di leggerezza, ma a volte non è possibile, e questa è una di quelle volte. Il protagonista di questa brutta storia è Marius Borg Høiby, nato da Mette-Marit prima che questa sposasse Haakon di Norvegia diventando principessa ereditaria, futura regina consorte e madre della futura sovrana Ingrid Alexandra. Figlio dell’allora giovanissima cameriera e di Morten Borg, pregiudicato e tristemente noto nei peggiori bar di Oslo come spacciatore.

(Ph: Lise Åserud/NTB)

Il ventottenne giovanotto sembra aver ereditato l’angelica bellezza dalla madre e l’anima nera dal padre; ad agosto dello scorso anno era stato fermato dalla polizia e trattenuto diverse ore per aver aggredito “fisicamente e psicologicamente” la sua ragazza. Da allora sono partite le indagini, ma la situazione è venuta aggravandosi, tanto che a novembre è stato arrestato con la gravissima accusa di stupro (Breaking News – Il disastro). Ora le indagini sono concluse, e Marius è stato accusato di ben 23 reati: uno stupro con rapporto sessuale, due stupri senza rapporto sessuale, quattro casi di comportamento sessualmente offensivo, un caso di abuso nelle relazioni intime, due casi di lesioni personali, un danneggiamento doloso, un caso di minacce, cinque violazioni dell’ordine restrittivo, un caso di molestie che ha coinvolto un agente di polizia, cinque infrazioni al codice della strada. Un bel curriculum, e se le accuse fossero provate sarebbe un gran problema per la famiglia reale, che la polizia ha dichiarato totalmente estranea. Secondo la legge norvegese il procuratore distrettuale esaminerà il caso e deciderà una eventuale incriminazione.

Io sono francamente scioccata, nonché sdegnata, ma anche curiosa di vedere come andrà a finire: re Harald ha 88 anni, la sua salute è tutt’altro che ottima e il suo regno, iniziato nel1991, è naturalmente avviato al tramonto. Cosa accadrà? Qualunque cosa sia, saremo qui per raccontarla.

In loving memory

Conoscete Londra? Venite con me a Trafalgar Square.

(Ph: Hulton Archive/Getty Images)

È uno dei luoghi che celebra il trionfo su Napoleone, con la colonna coronata dalla statua di Nelson che a Trafalgar, al comando della flotta britannica, sconfisse quella franco spagnola ma perse la vita. La piazza gode dello splendido sfondo della National Gallery, alla cui sinistra sorge St Martin in the Fields, chiesa realizzata nel settecento da James Gibbs, nota anche per essere la parrocchia cui appartiene Buckingham Palace.

(Ph: Foster+Partners)

Lo spazio è arricchito da fontane e statue; tre delle quali – dedicate a King George IV, al generale Napier, comandante in capo dell’esercito britannico in India e a Sir Henry Havelock, altro militare che si distinse nel subcontinente indiano – sorgono su tre plinti, cioè basamenti a forma di parallelepipedo. Poi c’è il quarto plinto, Fourth Plinth, che è vuoto e negli anni è stato utilizzato per esporre opere contemporanee (indimenticabile il galletto blu, opera di Katharina Fritsch).

(Ph: Getty Images)

Bene, si è spesso ritenuto che il Fourth Plinth sarebbe infine servito come base per una statua della nostra amata Queen Elizabeth; personalmente ho sempre pensato che sarebbe stata opportuna una soluzione di maggior prestigio, e ho avuto ragione: è stato infatti rivelato il progetto per il national memorial. A vincere il concorso indetto da The Queen Elizabeth Memorial Committee lo studio Foster + Partners, fondato nel 1967 dal grande architetto Norman Foster, neonovantenne, che un quarto di secolo fa la Regina rese Lord Foster of Thames Bank. Autore di molte opere nella capitale inglese (e nel mondo) tra cui la cupola del British Museum, il grattacielo a forma di missile detto The Gherkin (il cetriolo) che ha cambiato lo skyline della City, o il Millenium Bridge: oltre tutto, anche uno dei posti che preferisco al mondo.

(Ph: Historic England/Heritage Images via Getty Images)

Volete saperne di più? Venite con me, lasciamo la piazza, seguiamo la carrozza della Regina nel giorno della sua incoronazione e con una passeggiata di pochi minuti attraversiamo l’Admiralty Arch e arriviamo sul Mall, il viale alberato che porta a Buckingham Palace.

(Ph: Max Mumby/Indigo/Getty Images)

Andando verso il palazzo sulla destra si incontra la statua della Queen Mother, eretta nel 2009 a breve distanza da quella dedicata al marito George VI, che risale al 1955. Su questo lato del viale sorgono edifici centrali nella storia e per le funzioni della monarchia britannica, come St James’s Palace e Clarence House, tuttora residenza di Charles e Camilla. Sul lato opposto c’è un parco, il St James’s Park, e sarà questo lo scenario del national memorial dedicato a Queen Elizabeth.

Una statua equestre – di cui questa è un’ipotesi – sarà eretta all’altezza di Marlborough Road e St James’s Palace. Da qui partirà un itinerario all’interno del parco, che unirà il lato verso il Mall con quello verso Bird Cage Walk. Le due aree saranno connesse da un nuovo ponte che andrà a sostituire quello che c’è ora, il Blue Bridge; sarà contraddistinto da balaustre in vetro ispirate alla tiara indossata da Elizabeth nel giorno delle sue nozze con Philip. La coppia sarà ricordata da un’altra statua, magari simile a questa, che già so ci piacerà da impazzire.

A guidare il progetto di Foster + Partners per onorare la scomparsa sovrana il concetto di dualità: la vita pubblica e la privata, il ruolo istituzionale e la fede personale, il Regno Unito e il Commonwealth. Due, come il numero ordinale che ha accompagnato il suo nome. Due, come lei e Philip. E ciò che l’ha consegnata alla storia: l’abilità di essere ponte tra due mondi, la tradizione e la modernità. Un ponte trasparente e luminoso.

Il progetto definitivo, con l’aspetto finale delle opere, sarà presentato ad aprile 2026, quando the Queen avrebbe compiuto cento anni. Io non vedo l’ora, e scommetto neanche voi.

Il birthday boy del solstizio

Compie 43 anni il Principe di Galles, William Arthur Philip Louis, nato alle 21.03 del 21 giugno 1982 nel londinese St Mary’s Hospital, lo stesso dove nasceranno i suoi tre figli. Segno zodiacale cancro (e non gemelli) essendo nato in serata, e proprio per l’ora di nascita la notizia, almeno in Italia, arrivò la mattina seguente.

Festeggiato dalla sua famigliola con foto bucolica, abbigliamento casual/neutro/mesto che sembra lo stile scelto quest’anno dai Wales e il messaggio “Happy birthday! Love C, G, C, L, Orla and the puppies!”. Come sapete le iniziali (Catherine, George, Charlotte, Louis) indicano che il post è opera loro e non dello staff, mentre Orla è il cane di famiglia – un cocker spaniel nero dono di James Middleton, fratello della principessa e noto allevatore – che di recente ha avuto questa delizia di cuccioli.

Auguri anche dai social account della Royal Family, cioè di Sua Maestà il Re. Stesso scenario bucolico ma immagine più luminosa, sia per la camicia azzurra, sia per lo sguardo rivolto verso il sol dell’avvenire. Posso dire? Un po’ tristi entrambe, io avrei scelto qualcosa di più allegro; o magari di più, come dire, charming tipo la foto che questa settimana mi è piaciuta di più, scattata ad Ascot.

Hats off Vostra Altezza, buon compleanno, e come dite voi many happy returns!

Royal chic shock e boh – Giugno arcobaleno

L’arrivo dell’estate – non riesco a chiamarla bella stagione, sorry – porta con sé un deciso cambiamento nell’abbigliamento; naturalmente nel peso dei tessuti, ma anche nei colori. Abbonda il bianco, ma anche chi non è abbronzato osa tonalità più accese e brillanti, e questa volta abbiamo coperto l’intero spettro.

ROSSO

(Ph: Ludovic Marin/Getty Images)

Amato in tutte le stagioni e molto usato dalle royal ladies per il diplomatic dressing, visto che compare sulla maggioranza delle bandiere, in questi giorni è stato assai gettonato. Nel fine settimana del 7 e 8 i Macron hanno compiuto una visita ufficiale a Monaco; e quella che sembra una notizia trascurabile ha invece il suo peso, dato che i rapporti con la Francia sono fondamentali per l’esistenza stessa del Principato. Per dirne una, “nel 1999, Monaco ha ottenuto il diritto di coniare monete in euro recanti lo stemma del Principato, coniate dalla Zecca di Parigi. Nel 2001, è stata firmata una convenzione monetaria tra la Francia (per conto della Commissione Europea) e Monaco, per l’introduzione dell’euro nel Principato” (fonte: https://www.diplomatie.gouv.fr/fr/dossiers-pays/monaco/relations-bilaterales). Rosso sceglie Charlène per la serata di gala: un abito girocollo, smanicato, con vita allungata, da cui partono pannelli di un tessuto leggero e morbido. Ignoto il creatore, probabilmente francese; famosi i sontuosi orecchini di brillanti firmati Graff, la cui opulenza è messa in risalto dalla linea semplice del vestito, chic. Onorati i colori della bandiera monegasca grazie alla scelta di Brigitte Macron in total white Dior. Certo, di cape dress ne abbiamo visti tanti, ma questo si distingue per il modello perfetto, quasi una scultura. E lasciatemi lodare la scelta di Brigitte che, partendo da una condizione di meno – meno giovane, meno alta – pareggia, e secondo me vince la gara, con una mise che è veramente più. Superchic.

(Ph: Patrick van Katwijk/Getty Images)

I sovrani olandesi sono stati in visita ufficiale nella Repubblica Ceca, e Máxima non si è smentita. Per la cena di gala nel palazzo presidenziale di Praga ha abbinato i rubini della tiara Mellerio, con i suoi orecchini, all’abito monospalla di uno dei suoi couturier preferiti, Jan Taminiau. So che molti non amano questo modello, ma trovo che sia disegnato perfettamente per valorizzare la silhouette della regina. E si sa, se cerchiamo l’understatement non lo troveremo nei Paesi Bassi. Chic. Simpatico il contraltare offerto dalla signora Eva Pavlovà, consorte del presidente ceco Petr Pavel, col suo vestitino azzurro, che non sembra affatto impressionata dalla sua ospite.

La serena bellezza di Mary di Danimarca è esaltata dal rosso, colore che sceglie spesso. La scorsa settimana i sovrani danesi, accompagnati dalla figlia minore Josephine, hanno visitato le isole Færøer, che pur essendo autonome fanno parte del Regno di Danimarca. Prima di tornare a Copenaghen Frederik e Mary hanno offerto un ricevimento a bordo del vascello reale. La regina è andata sul sicuro scegliendo l’abito rosso di Raquel Diniz che ha indossato spesso (News – visita di stato francese in Danimarca). Questa occasione mi sembra più adatta di altre per quel modello, mi ricorda gli abiti da pomeriggio indossati da mia madre, e naturalmente apprezzo molto il continuo riuso, quindi chic.

ARANCIONE

(Ph: @MonarchieBe)

Mathilde dei Belgi deve amare molto l’arancione, lo indossa spesso e le dona molto. Lo ha scelto anche martedì 10 per la visita alle nuove sale, dedicate all’Art nouveau et all’Art déco, dei Musées royaux d’Art et d’Histoire, indossando una mise già vista. Un completo creato da Natan e composto da pantaloni e blusa con orlo asimmetrico. Molti i commenti sarcastici, incentrati sull’effetto “detenuto a Guantanamo”; personalmente trovo che ci sia qualcosa di peggio.

(Ph: @MonarchieBe)

Il fitting della blusa, che tira al giromanica e fa difetto sul seno (e sembra pure scomoda). La domanda come sempre è: ma come può una creazione couture, cioè fatta su misura, presentare questi difetti? E se il corpo cambia, com’è naturale, non si può intervenire sugli abiti? Boh.

GIALLO

(Ph: Jonas Ekströmer/TT)

Il 13 giugno 2015 il principe Carl Philip di Svezia sposava il suo grande amore Sofia Hellqvist. Venerdì 13 la coppia ha festeggiato il decimo anniversario di un matrimonio che sembra andare a gonfie vele battezzando la piccola Ines, unica femmina nata dopo tre maschi. Sofia ha scelto il giallo limone per l’abito in chiffon dello stilista svedese Lars Wallin.

L’idea di un colore brillante per un battesimo, al posto delle classiche tinte pastello, non mi dispiace, ma la realizzazione no. In particolare le balze della gonna hanno qualcosa di poco armonico, e penso di aver capito perché. Il modello si ispira (se non è esattamente lo stesso) a un abito da sera dello stesso stilista che Sofia ha indossato qualche anno fa.

(Ph: Instagram @larswallinofficial)

La gonna così composta ha un tocco flamenco che non mi dispiace, ma accorciandola non funziona più. Sofia ha abbinato un cerchietto che messo tra i capelli mossi faceva solo confusione, e le sue famose Louboutin gialle, modello Duvette Spikes 100, ma i tacchi alti per un abito di quella lunghezza (e con un bebè in braccio) francamente li lascerei nella scarpiera.

(Ph: Claudio Bresciani / TT)

Tanti auguri alla piccola, alla mamma e a tutta la famigliola, ma shock.

VERDE

(Ph: The Royal Family)

Lasciamo Sofia e raggiungiamo Sophie, impegnata sabato nel Trooping the Colour in onore di King Charles III. La Duchessa di Edimburgo è arrivata sulla “carrozza cognati”, in compagnia di Tim Laurence, marito della Princess Royal: entrambi i loro coniugi erano a cavallo insieme col Principe di Galles, mentre il re ha preferito un più confortevole landò. Attente al colore della mise di Sophie, il verde bosco: non è particolarmente estivo ma nei prossimi mesi sarà di gran moda. L’abito di Beulah London in crepe di lana (!) è caratterizzato dallo scollo a V e dalle ampie (molto ampie) maniche. La linea è quella stile anni ’50, che la duchessa predilige, ma che richiede un minimo di cautela per non rischiare di sembrare più agée, cosa che questa volta è accaduta a Sophie, complice anche il pillbox col fioccone (il modello Roma di Jane Taylor) che non ringiovanisce l’insieme.

(Ph: Getty Images)

Neppure il colore la aiuta, l’avrà scelto per armonizzarsi con la fascia dell’Antichissimo e Nobilissimo Ordine del Cardo, il più antico di Scozia, indossato dal marito? Boh.

(Ph: Jim Bennett)

Però diciamo una cosa, nonostante il look da prozia, una prozia come lei è unica. Lo pensiamo noi, e sono certa lo pensi anche Louis.

Verde oliva per Máxima, impegnata mercoledì ad Amsterdam nel Global Summit del Consumer Goods Forum. Colore non facile, a me starebbe malissimo ma lei lo porta bene. Non capisco se sia una tuta o un due pezzi, ma questa volta Natan mi ha convinta: mise molto adatta sia all’occasione sia alla signora che la indossa. Piccola nota a margine: quando Gianvito Rossi ha disegnato la sue décolletée classiche, fantasiosamente chiamate Gianvito, ha compiuto un passo fondamentale per il suo successo: sono le più amate dalle royal ladies, che ne possiedono in quantità industriale in ogni sfumatura e le indossano spesso. Quelle che ha completano la mise della regina olandese in questa occasione sono di camoscio lime. Tutta la mia invidia, e sicuramente chic.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

Martedì 10 e mercoledì 11 il Presidente Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, ha compiuto una visita ufficiale in Lussemburgo. Per La cena di gala la futura granduchessa Stéphanie – immagino in omaggio alla nostra bandiera – ha indossato un abito verde, più scuro di quello che campeggia sul tricolore ma nella tonalità che impazzerà in autunno. La prima cosa a colpirmi di questa creazione (Natan) è la lunghezza, che incomprensibilmente si ferma a dieci centimetri da terra. Ho anche pensato che fosse un prestito della suocera (accade con una certa frequenza) e la differenza di altezza tra le due avesse fatto il resto,

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

Invece sembra sia nuovo, per cui permane il mistero. Il modello ha uno scollo all’americana, di cui solitamente si apprezza il rigore geometrico, qui compromesso dall’aggiunta di quelle maniche che lo trasforma in un infelice cape dress; senza infamia e senza lode le scarpine LK Bennett, di un verde leggermente diverso. Shock. Quanto alle due prime dame, mesta e spettinata Laura Mattarella con una blusa nera dalle maniche a kimono su gonna bianco ottico che spara un po’; più divertente Maria Teresa infagottata in abito dalla forma indefinibile (Jean-Paul Knott), migliorato dalla bella collana. Un grande, enorme boh.

AZZURRO

Eccoci finalmente alla mise, e al personaggio, che molti di voi aspettavano: la Principessa di Galles al Trooping the Colour. Con una premessa: Lady Violet non ama l’azzurro, ma ciò che veramente detesta è la gamma dall’acquamarina al turchese e ritorno – comprese le omonime gemme – con un’avversione insanabile per il tremenderrimo tiffany, accettabile solo sulle scatole della famosa gioielleria. Immaginate come ci sono rimasta quando sabato ho visto Catherine. Recuperata l’equidistanza del cronista, andiamo ad esaminare la mise. Diciamo subito che Catherine era splendente, e questo è ciò che conta, soprattutto dopo i recenti trascorsi. La sua scelta per l’occasione è caduta su una creazione di Catherine Walker: un pardessus azzurro (che a seconda della luce sembra più turchese o più acquamarina) su un abito dello stesso colore. Il punto saliente del modello – chiaramente ispirato agli anni ’80 – sono i dettagli bianchi scelti per colletto, rever, polsi, i profili delle tasche e quelli interni. In molti hanno trovato delle somiglianze con un paio di mise con lo stesso abbinamento di colori indossate da Diana. Direi che più che a qualcosa indossata da lei, mi dà l’idea di un capo che avrebbe potuto indossare. Naturalmente lontano dall’artefice della sua svolta glam, Gianni Versace, che sicuramente glielo avrebbe fatto lasciare sull’attaccapanni all’ingresso. Non mi piace, e per fortuna la principessa non ha coordinato anche le scarpe, preferendo un paio di Gianvito Rossi (sì, anche lei) in un camoscio di una tonalità simile al suo incarnato.

Quello che fa la differenza secondo me è il cappello di Juliette Botteril: un modello non particolarmente originale, ma nello stesso colore dell’abito, che così saturo dona particolarmente e incornicia bene il suo bel viso. E ha il pregio di creare delle ombre che smorzano quel bianco abbacinante. Accanto a lei la deliziosa Charlotte, infilata in un abitino tristanzuolo coordinato a mammà. Insomma, bellissime entrambe, bellissimo vedere Catherine risanata e così splendente, ma la mise è veramente un grande, immenso boh.

(Ph: Eric Mathon/Princier Palace)

Inserimento al volo, mentre stavo chiudendo il pezzo. Ieri sera a Montecarlo si è chiuso il Festival della televisione: Charlène è arrivata al braccio del marito, con un abito celeste ghiaccio, creato probabilmente da Vuitton, con scollo all’americana da cui partono due bande che circondano i gomiti. Mi ha molto perplessa, e non perché evidenzia le notevoli spalle della principessa, anzi. Poi ho capito: lo trovo, scusate il termine forte, piuttosto osceno.

Probabilmente perché lascia scoperto il punto dell’ascella, che è un luogo privatissimo. E in movimento il tessuto così chiaro rivela dettagli del corpo in modo per me eccessivo. Che vi devo dire, sono antica! Aspetto il vostro parere, per me è letteralmente shock.

BLU

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

I Mattarella ricevuti dai Granduchi al loro arrivo in Lussemburgo, martedì 10. Quando una di voi mi ha inviato la foto ho pensato che avessero indetto le olimpiadi della geometria, oltre a quelle della matematica. Senza infierire, intanto mi chiedo chi sia il creatore di quella giacca/poncho romboidale. Poi vorrei fare un’osservazione: per indossare modelli così particolari, sempre che sia proprio necessario, non basta il fisico, che Laura Mattarella avrebbe pure, essendo alta e sottile, ma una certa personalità. Una delle prime indicazioni che si danno alle indossatrici è di sentire l’abito che indossano, per poterlo interpretare. La mia impressione è che la First Daughter si sia ritrovata a dover sostenere un ruolo che probabilmente non si aspettava, e ancor meno le interessa. Lo esercita con la signorilità che le è propria, va bene così e non c’è bisogno degli effetti speciali. Shock. Le fa da contraltare Maria Teresa, con una corta cappa azzurro chiaro (Natan) e pantaloni blu con una gamba più corta dell’altra. Mi piace solo la spilla fiore di Iradj Moini con i leggeri petali di ametista. Shock pure lei.

Ph: James Whatling)

Martedì 17, primo giorno alle corse di Ascotal cospetto dei sovrani e della Royal Family nella sua forma, diciamo così, allargata, data la presenza di Sarah, già Duchessa di York. Simpatica, positiva, coraggiosa – e mi riferisco ai recenti problemi di salute che ha sofferto anche lei – adorata dalle figlie, non particolarmente stilosa diciamo così. Si butta sul total blue scegliendo una giacca di pizzo indossata su un abito più scuro – lo sapete sì, che non esistono due blu uguali a meno che non nascano insieme? – troppo corto, che termina con un orlo a fazzoletto. Le ho sempre invidiato le caviglie, sempre sottili e nervose nonostante gravidanze, aumenti di peso e temperature torride. Le gambe un po’ meno, non valorizzate da quel tipo di lunghezza che mi sembra pure poco confortevole, rischiosa ad ogni seduta e a ogni colpo di vento. Diciamo che facendo la media tra il suo abito e quello della figlia Beatrice vengono fuori due orli accettabili. Eccessiva la veletta del pillbox, sprecata la borsa Chanel. Shock, e così abbiamo sfatato il mito che il blu sia sinonimo di eleganza.

VIOLA

Torniamo al battesimo della piccola Ines di Svezia, cui ha partecipato tutta la famiglia, compresa la zia Madeleine col marito Chris O’Neill e i tre figli Leonore, Nicolas e Adrienne. La principessa ha scelto un abito di Safiyaa, maison londinese gettonatissima tra le royal ladies soprattutto per i suoi cape dress. Quello di Madeleine è il modello Loura in crêpe, che è definito abito ma sembra un due pezzi, caratterizzato dalla fascia orizzontale che copre le braccia sostituendo le maniche. In un bel lilla, definito “lupine” dal fiore del lupino, che è violaceo. Se vi piace, ora è in saldo su MyTeresa https://www.mytheresa.com/it/it/donna/safiyaa-abito-midi-loura-in-crepe-con-peplum-viola-p00994910

Completano la mise un cerchietto con veletta, un paio di Manolo Blahnik in camoscio nude, e la clutch Knot di Bottega Veneta, altro oggetto popolarissimo tra le teste coronate (infatti la portava anche la sorella Victoria, in un altro colore). A me piace, e non solo per il colore. Certo per noi è un po’ overdressed, ma considerate che le signore svedesi portavano anche la spilla del reale ordine di famiglia, e i signori erano in alta uniforme o in tight. Chic.

E voi, qual è il vostro colore preferito? Qualunque sia, viva sempre l’arcobaleno!

Breaking News – Dov’è Kate?

C’è un piccolo mistero ad Ascot: era annunciata per oggi la presenza dei Principi di Galles, ma in mattinata hanno iniziato a girare voci sul fatto che Catherine non ci sarebbe stata, e ora la notizia è confermata. Nella prima carrozza, che apre la Royal Procession, insieme ai sovrani c’è William e il principe sudita presente anche ieri.

Dov’è la principessa? È successo qualcosa? Forse – è quello che speriamo – è solo stanca dopo l’intensa attività degli ultimi giorni. A fugare i dubbi e a dare manforte è arrivata mamma Carole, accompagnata dalla nuora Alizée e grande dispensatrice di sorrisi. È questa la forza dei Middleton, che si aiutano e si supportano in ogni occasione; e il motore di tutto è lei, la matriarca Carole, che magari non sarà simpaticissima ma si sta rivelando una gran donna, un fiore d’acciaio. Sperando di rivedere presto il bel sorriso della figlia, non appannato da problemi seri.

Le foto del giorno – Ascot’s Cinderella

Giornata inaugurale delle corse di Ascot, il concorso ippico più glamour del pianeta, alla presenza delle Loro Maestà King Charles and Queen Camilla, ma in assenza dei Principi di Galles. Presenti vari membri della Royal Family, a partire dalla Princess Royal, appassionatissima di sport equestri e ottima amazzone, come la figlia Zara, medaglia d’argento olimpica, in compagnia del marito Mike Tindall.

(Ph: Getty Images)

Con loro Beatrice di York con madre Sarah e marito Edo, ma l’attenzione dei presenti è stata attratta dal figlio della principessa Anne, Peter Phillips, accompagnato dalla girlfriend Harriet Sperling. Che a Ascot c’era pure l’anno scorso (Royal chic shock e boh – Ascot 2024 edition (parte seconda), ma questa volta è arrivata a bordo di una delle carrozze che formavano la Royal Procession, segno inequivocabile di accoglienza in famiglia.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Harriet ha 45 anni, è la madre single di una figlia avuta da un precedente matrimonio di cui nulla si sa, ed è un’infermiera pediatrica del NHS, il servizio sanitario nazionale. Insomma quanto di più simile a Cenerentola alla corte di San Giacomo. Non sappiamo se abbia sorellastre – dalla breve bio che si può rintracciare online si parla di un fratello e due sorelle – ma direi che la possibile cognata mostra già un certo affetto, come si vede dal delizioso gesto colto dall’obiettivo del fotografo.

(Ph: Samir Hussein)

Matrimonio all’orizzonte? Speriamo, ormai siamo quasi in astinenza!

La foto del giorno – Chi si rivede!

Questa è la settimana più impegnativa dell’anno per la Royal Family: sabato c’è stato il Trooping the Colour, domani inizia Ascot e oggi è l’Order of the Garter Day. Attualmente fanno parte dell’Ordine molti membri della famiglia reale: oltre al Re e alla Regina il Principe di Galles, i Duchi di York ed Edimburgo e la Princess Royal (fratelli e sorella del sovrano) più alcuni cugini della defunta Queen Elizabeth: la principessa Alexandra, il Duca di Kent e i Duchi di Gloucester. In pratica sono escluse giusto Sophie di Edimburgo e la Principessa di Galles. Che non sono apparse particolarmente afflitte dall’esclusione, anzi sembravano di ottimo umore.

Alla tradizionale cerimonia tenuta a Windsor, nella St George’s Chapel, hanno partecipato in abiti chiari e cappelli ampi; in rosa Sophie – abito Suzannah London e cappello Jane Taylor, entrambi già indossati – in avorio Catherine, con un bel cappello a pagoda di Sean Barrett e un abito che dovrebbe farvi suonare un campanello. Vi ricorda niente? Seguite il link: Il caffè del lunedì – Dress a Princess.

Se vi piace la clutch di Catherine, è la Multrees di Strathberry; ce n’è anche una versione in saldo https://it.strathberry.com/products/multrees-chain-wallet-vanilla-diamond

Le foto del giorno – Papà

Loro lo scrivono senza accento sulla seconda A, ma George Charlotte e Louis chiamano il padre William come io chiamavo il mio, papà.

(Ph: Josh Shinner)

Oggi nel Regno Unito si celebra Father’s Day, la festa del papà, e i tre piccoli Wales fanno gli auguri al padre con due fotografie, prima e dopo. Accompagnate da un tenero messaggio firmato da loro: Happy Father’s Day, Papa (before and after!) We love you! G, C & L e un bel cuore.

(Ph: Josh Shinner)

I due ritratti, quello in posa e l’altro, che naturalmente amiamo particolarmente, sono opera di Josh Shinner. Gli scatti, realizzati nella casa di campagna di famiglia nel Norfolk probabilmente lo stesso giorno in cui è stato fotografato Louis per il suo settimo compleanno, come si vede dai suoi abiti (La foto del giorno – Sette-tè!).

L’abitudine di chiamare i genitori Papa e Mama – accentati entrambi sulla seconda sillaba – è tradizione dell’upper class britannica, e deriva dal francese; l’ho sempre trovato un vezzo un po’ manieristico ma divertente, e il fatto che la tradizione si ripeta molto dolce. Auguri a William, al Re e a tutti i padri British, possano trascorrere una giornata piena d’amore e risate.

A Royal Calendar – Lady Violet fa sette

Oggi sono sette anni che Lady Violet vi invita sul suo sofà. Compleanno del blog, ma anche di tutti voi che nel tempo siete venuti a sedervi, divertendovi, partecipando, anche criticando; sempre benvenuti, sempre un piacere per me incontrarvi.

In questi anni molte cose sono accadute, matrimoni nascite e abdicazioni, ma probabilmente il momento fondamentale è stato la morte dell’adorata Queen Elizabeth II, un’icona di regalità che fa parte dell’immaginario – e forse anche della vita – di tutti noi. Molte cose sono accadute anche a me a livello personale e familiare, e spesso hanno limitato le nostre chiacchiere sul sofà; spero a breve di poter riprendere il ritmo, magari anche con qualche novità.

Mi farebbe piacere conoscervi tutti, e magari prendere un tea; intanto, grazie alla famiglia reale danese, vi offro una ricettina definita “spaghetti bolognese”. Abbiamo scoperto che dopo la Royal Run Frederik Mary e i loro figli riprendono le forze con questo piattino. Lo so, non è troppo invitante; temo che la ricetta preveda di lessare la pasta e poi buttarci sopra il ragù (o quello che è). Vuol dire che l’anno prossimo festeggeremo con lo Stegt flæsk, piatto nazionale danese, a base di patate lesse e carne di maiale, l’ideale in questa stagione! La Royal Run, creata per celebrare i 50 anni dell’allora principe ereditario Frederik, è nata anch’essa nel 2018 e dunque compie a sua volta sette anni, durante i quali è diventata popolarissima. L’ideatore, ora sul trono come Frederik X, è nato il 26 maggio come me; insomma, alla fine tutto torna.

Io vi auguro buon settimo compleanno da lettori, e vi aspetto sul sofà. E grazie, a tutti.