Dichiaro la mia passione per la Royal Family.
Non ve l’aspettavate, eh? Ed è un fatto che molti royal watchers – compresi tanti ospiti del sofà di Lady Violet – condividono un particolare interesse per la monarchia britannica. Ciò accade per varie ragioni; nel mio caso si somma all’amore che ho per Londra, l’Inghilterra, la Scozia, e tutta la Gran Bretagna; ne amo la lingua, la letteratura, la cultura, arrivo persino a dire parte della cucina.

Ma è indubbio che quella britannica la sia la più importante, e non solo in Europa: è stata a capo di un vasto impero e regna su un Paese che ha un ruolo centrale nella storia moderna e nella cultura contemporanea del mondo occidentale: dalla rivoluzione industriale alla musica, dai diritti civili (pensate alle suffragette) al cinema, perfino alla moda: considerate tutti i movimenti che in Albione sono nati negli ultimi decenni, e hanno influenzato anche il costume: pop, punk, new romantic, e pure la minigonna! Sono consapevole che non tutti condividono il mio parere, è normale, ma rifletto sul fatto che in fondo anche la trasformazione delle altre monarchie – le scandinave altere, quelle noiosette del BeNeLux, quella spagnola, che dopo la parentesi franchista ha dovuto reinventarsi – si è ispirata allo stile dei Windsor, che oscilla tra la sacralità della Chiesa anglicana e la comunicazione pop. Mi piace tutto? Naturalmente no, apprezzo molti caratteri dell’istituzione, molto meno alcuni personaggi, a partire dello sciaguratissimo, inutile (e anzi dannoso) Duca di York, che in un libro appena uscito: Entitled: The Rise and Fall of the House of York viene dipinto dall’autore Andrew Lownie in modo ancora peggiore di quanto pensassi, scazzottata col nipote Harry compresa.

Bene, ieri le pagine social della Royal Family hanno pubblicato un post che sintetizza a perfezione lo stile Windsor: il saluto a un cavallo. Va in pensione il simpatico Tyrone, un Windsor Gray (of course!) che ha lavorato per i reali per ben 14 anni, trainando le carrozze durante il Diamond Jubilee e partecipando a royal weddings, visite di stato, Ascot, e cose così.

Addirittura questo bell’esemplare – alto più di 1,80 al garrese (che sarebbe il punto più alto delle spalle, alla base del collo) – era tra quelli scelti per trainare la carrozza dei sovrani il giorno dell’incoronazione. Ora per Tyrone è arrivato il meritato riposo, e anche un ricongiungimento familiare: vivrà infatti con il padre e la sorella.

Ho trovato quando mai piacevole questa notizia, soprattutto considerando che il 3 agosto nella Roma antica si celebrava un rito feroce detto supplicia canum, nel quale venivano crocifissi (o impiccati) dei cani. La tradizione vuole che con questo orrore si volesse ricordare il rischio corso dall’Urbe nel 390 a.C. quando il tentativo di espugnare e saccheggiare Roma, assediata dai Galli Senoni, fu sventato dalle famose Oche del Campidoglio, che iniziarono a starnazzare mentre i cani continuarono a dormire.
Secondo altre fonti potrebbe trattarsi di un rito per placare il caldo – la canicola – che si riteneva causato dalla costellazione del Cane, allora visibile nel nostro cielo.
Meglio l’arrivederci a Tyrone, dai.
Se poi volete approfondire la vostra conoscenza dell’antica Roma, vi consiglio caldamente Ad Maiora Vertite, progetto di ricerca e divulgazione curato da un giovane e brillante studioso. C’è il sito: https://admaioravertite.com/ ma anche la pagina Facebook e quella Instagram. Anche se non siete in pensione come Tyrone, spero che questa estate abbiate un po’ di tempo per voi, le vostre curiosità e le vostre passioni. E buona settimana.