La ragazza dell’otto

No, non è un errore, non intendevo lotto, nel senso del gioco, ma proprio il numero 8, che contraddistingue la nascita di Beatrice Elizabeth Mary, figlia maggiore degli allora Duchi di York, quinta degli otto nipoti (e seconda femmina) di Queen Elizabeth e Prince Philip, nata a Londra il giorno 8/8/88 alle 8.18 di sera. La fanciulla, che dunque oggi compie 37 anni, in gioventù era considerata un po’ una vorrei ma non posso tra scelte di stile non sempre azzeccate e problemi di cuore, creati soprattutto da un fidanzato rivelatosi più interessato al suo status che alla sua persona. La maturità, la maternità e un matrimonio che sembra funzionare l’hanno aiutata a trovare il suo posto nel mondo e le hanno donato una nuova sicurezza.

(Ph: Justin Tallis/AFP via Getty Images)

Ed ecco che 10 giorni fa la ragazza che probabilmente pensava di dover essere perfetta (è sempre stata la mia impressione) è scesa in strada e si è mischiata con la folla festante per la vittoria delle Lionesses – cioè la nazionale di calcio femminile che ha trionfato sulla Spagna ai campionati europei – in maniera quanto mai easy: capelli legati alla bell’e meglio e abbigliamento casual. Con lei la sua famigliola: il marito Edo porta nel marsupio la piccola Athena, che nata prematura ha appena superato i sei mesi; poi la biondissima Sienna, che il mese compirà 4 anni, impegnata con la bandiera inglese, e Christopher detto Wolfie, il figlio che Edo ha avuto dalla relazione con l’architetta e arredatrice Dara Huang.

(Ph: Justin Tallis/AFP via Getty Images)

Qualcuno (ad esempio i giornalisti di Hello!) ha persino notato come Beatrice indossi una maglia bianca, forse ispirandosi all’uniforme delle calciatrici; devo dire che senza lanciarmi in voli pindarici di tale spessore a me queste immagini ispirano una certa tenera allegria. Non oso immaginare quanto le quotidiane rivelazioni dal libro di Andrew Lownie (Entitled: the rise and fall of the House of York) in uscita nel Regno Unito il 14 e incentrato sulle prodezze di Andrew, padre di Beatrice e della sorella Eugenie, possano essere penose per le due figlie. Forse l’impressione è minore di quella che fanno a noi, dato che sicuramente le famiglie reali sono abituate alla pubblica esposizione dei fatti privati, ma comunque non è piacevole, e mi sembra che in questo caso lo sciagurato duca esca ancora peggio di come pensavamo che fosse, e già non era granché. A Beatrice l’augurio che la sua famiglia le regali un dolce compleanno, lontano da amarezze e dalle quotidiane miserie, equamente distribuite in ogni ceto sociale.

Il caffè del lunedì – Le ragioni di un amore

Dichiaro la mia passione per la Royal Family.

Non ve l’aspettavate, eh? Ed è un fatto che molti royal watchers – compresi tanti ospiti del sofà di Lady Violet – condividono un particolare interesse per la monarchia britannica. Ciò accade per varie ragioni; nel mio caso si somma all’amore che ho per Londra, l’Inghilterra, la Scozia, e tutta la Gran Bretagna; ne amo la lingua, la letteratura, la cultura, arrivo persino a dire parte della cucina.

Ma è indubbio che quella britannica la sia la più importante, e non solo in Europa: è stata a capo di un vasto impero e regna su un Paese che ha un ruolo centrale nella storia moderna e nella cultura contemporanea del mondo occidentale: dalla rivoluzione industriale alla musica, dai diritti civili (pensate alle suffragette) al cinema, perfino alla moda: considerate tutti i movimenti che in Albione sono nati negli ultimi decenni, e hanno influenzato anche il costume: pop, punk, new romantic, e pure la minigonna! Sono consapevole che non tutti condividono il mio parere, è normale, ma rifletto sul fatto che in fondo anche la trasformazione delle altre monarchie – le scandinave altere, quelle noiosette del BeNeLux, quella spagnola, che dopo la parentesi franchista ha dovuto reinventarsi – si è ispirata allo stile dei Windsor, che oscilla tra la sacralità della Chiesa anglicana e la comunicazione pop. Mi piace tutto? Naturalmente no, apprezzo molti caratteri dell’istituzione, molto meno alcuni personaggi, a partire dello sciaguratissimo, inutile (e anzi dannoso) Duca di York, che in un libro appena uscito: Entitled: The Rise and Fall of the House of York viene dipinto dall’autore Andrew Lownie in modo ancora peggiore di quanto pensassi, scazzottata col nipote Harry compresa.

Bene, ieri le pagine social della Royal Family hanno pubblicato un post che sintetizza a perfezione lo stile Windsor: il saluto a un cavallo. Va in pensione il simpatico Tyrone, un Windsor Gray (of course!) che ha lavorato per i reali per ben 14 anni, trainando le carrozze durante il Diamond Jubilee e partecipando a royal weddings, visite di stato, Ascot, e cose così.

Addirittura questo bell’esemplare – alto più di 1,80 al garrese (che sarebbe il punto più alto delle spalle, alla base del collo) – era tra quelli scelti per trainare la carrozza dei sovrani il giorno dell’incoronazione. Ora per Tyrone è arrivato il meritato riposo, e anche un ricongiungimento familiare: vivrà infatti con il padre e la sorella.

Ho trovato quando mai piacevole questa notizia, soprattutto considerando che il 3 agosto nella Roma antica si celebrava un rito feroce detto supplicia canum, nel quale venivano crocifissi (o impiccati) dei cani. La tradizione vuole che con questo orrore si volesse ricordare il rischio corso dall’Urbe nel 390 a.C. quando il tentativo di espugnare e saccheggiare Roma, assediata dai Galli Senoni, fu sventato dalle famose Oche del Campidoglio, che iniziarono a starnazzare mentre i cani continuarono a dormire.

Secondo altre fonti potrebbe trattarsi di un rito per placare il caldo – la canicola – che si riteneva causato dalla costellazione del Cane, allora visibile nel nostro cielo.

Meglio l’arrivederci a Tyrone, dai.

Se poi volete approfondire la vostra conoscenza dell’antica Roma, vi consiglio caldamente Ad Maiora Vertite, progetto di ricerca e divulgazione curato da un giovane e brillante studioso. C’è il sito: https://admaioravertite.com/ ma anche la pagina Facebook e quella Instagram. Anche se non siete in pensione come Tyrone, spero che questa estate abbiate un po’ di tempo per voi, le vostre curiosità e le vostre passioni. E buona settimana.

Gossip del giorno dopo

Disclaimer: questo post tratta di puro pettegolezzo estivo. Se cercate qualcosa di dotto, profondo, complesso, sorry non lo troverete qui.

(Ph: Instagram @edomapellimozzi)

Gossip 1) Ieri è stato il quinto anniversario delle nozze tra Beatrice di York ed Edoardo Mapelli Mozzi, tenera coppia vicina al cuore di molti. E però… E però lui ha una ex, che è anche la madre del suo primo figlio (e unico maschio) Wolfie. La signora si chiama Dara Huang ed è una architetta americana di origine taiwanese, che vive a Londra. Molto attiva sui social – soprattutto Instagram, che Lady Violet distrattamente frequenta – dove posta spesso e volentieri, mettendo in evidenza, a dire il vero, più sé stessa e la propria beltade che il frutto del suo lavoro da interior designer. Fin qui tutto nella norma, una presenza un po’ ingombrante con la speranza che questo matrimonio non diventi un po’ troppo affollato, come ebbe a dire zia Diana. Senonché qualche giorno fa una cara amica del sofà mi fa notare che Edo sul suo profilo – dove invece abbondano le immagini degli appartamenti che propone, tutti inevitabilmente sontuosi e ancor più inevitabilmente beige – pubblica una story con quel tono poetico/romantico/nostalgico da cui di solito si capisce che un legame sta perdendo solidità. Consapevoli che la stampa britannica insinua da mesi una crisi tra i signori Mapelli Mozzi (cui noi NON crediamo), abbiamo atteso con ansia che Edo facesse gli auguri alla moglie, come è stato per tutti gli anniversari precedenti, e alla fine il messaggio è arrivato, accompagnato da questa foto, apprezzabile in tutta la sua delicata semplicità. Prossimo appuntamento venerdì 8 agosto, quando Bea compirà 37 anni. Fingers crossed!

(Ph: Instagram @meghan)

Gossip 2) Ieri The Queen Consort ha festeggiato il compleanno; una tranquilla festa English style con l’aggiunta di un bizarro dono, il titolo da Vice Admiral of the United Kingdom, prima donna a ricevere tale onore (A Royal Calendar – Compleanno!). Qualche ora dopo, compatibilmente col fuso orario, la seminuora fuggente Meghan ha a sua volta pubblicato una story nella quale impacchettava una cassetta di vino rosé, altro prodotto venduto con le insegne del suo brand As ever. Vi fornisco un fermo immagine da cui si può apprezzare il messaggio che dice: Inviare affettuosi auguri (vicino e lontano) per il compleanno delle mie signore. L’ambiguo messaggio ha fermato i pacemaker e sgonfiato le cotonature – non è mia ma è un’espressione che adoro – in molte redazioni e tra molti royalwatcher che si sono chiesti se fosse iniziato il riavvicinamento dei Sussex con un grazioso gesto rivolto a Camilla.

Don’t worry, nulla di tutto ciò; le destinatarie hanno pubblicamente ringraziato (e io ringrazio l’amica che mi ha fornito la testimonianza). Resta l’abilità della duchessa a cogliere l’attimo. A Roma la si definirebbe con un aggettivo che inizia con para- io devo dire che questa volta l’ho quasi ammirata e sicuramente mi ha divertita.

Dopodiché io, da abruzzese, nel caso debba bere vino rosé sceglierei il Cerasuolo; magari della cantina apprezzata anche da Albert de Monaco, che l’ha visitata di recente.

Royal chic shock e boh – A “wedding” in Venice

A gentile richiesta dedichiamo la nostra rubrica all’evento che ha invaso Venezia, giornali e tg: le nozze tra Paperone Bezos e la sua Brigitta Sánchez. Senza entrare nella diatriba su Venezia gratificata o penalizzata e con un’ovvia premessa: ciascuno può e deve fare quello che vuole col proprio corpo i propri soldi e la propria vita. E se temete che l’argomento sia miliardario (in dollari) ma troppo plebeo per i nostri standard vi tranquillizzo, nel delirio veneziano c’era anche una quota royal rappresentata dalla Giordania.

(Ph: Instagram @laurensanchezbezos)

Prima di analizzare le mise consentitemi una piccola riflessione, innescata da un commento ascoltato nel diluvio di chiacchiere di questi giorni. Qualcuno, non ricordo chi e me ne scuso, diceva che Jeff Bezos è diventato uno degli uomini più ricchi del mondo grazie all’originalità del suo pensiero, che gli ha consentito di inventare qualcosa che non c’era, mentre ora vive questa fase della sua vita in un modo piuttosto conformista, come un Kardashian qualsiasi. Personalmente apprezzo che abbia scelto una signora più o meno sua coetanea (la sposa ha sei anni di meno) invece della solita giovanissima bellissima “modella”; sicuramente colpisce il massiccio ricorso alla chirurgia plastica della suddetta signora, che di fatto la rende simile a molte delle sue ospiti. Le quali peraltro hanno fatto le stesse scelte di stile: scollature, spacchi, corsetti, abiti stretti, fantasie maculate. Insomma mi sembra di poter dire che, almeno tra coloro che sono stati a Venezia questo weekend, chi ha una grande disponibilità economica pensa di poter incidere sulla realtà e modificarla, senza però sapere bene come manovrare il cambiamento, e dunque facendolo nel modo più banale e scontato, per nulla originale e men che meno rivoluzionario

Altro aspetto rilevante di queste nozze è che in effetti non sono nozze. Quelle vere sono già state celebrate, in privato, qualche settimana fa, dopo la firma di un sostanziale e accurato prenup – l’accordo prematrimoniale che blinda le proprietà degli sposi (e incidentalmente in Italia non è valido) – secondo le leggi statunitensi. Dunque, escludendo un improbabile matrimonio religioso, quella che è stata celebrata tra i due è una cerimonia simbolica, non voglio dire una festa in maschera ma quasi. E per questo, ho avuto l’ispirazione di abbinare a ogni mise il titolo di un film.

E però va detto che neanche in questo caso Besos ha inventato nulla, potendo noi italiani poter contare su un celebre, illustrissimo precedente. Dunque via con Il carnevale di Venezia

Aureolata di veli come una fanciulla, Lauren si è affidata ai furbissimi Dolce&Gabbana, che per questa creazione hanno scomodato nientepopodimenoche Sophia Loren, sposa in Un marito per Cinzia del sempre fascinoso Cary Grant con un abito molto simile (anzi, il corpetto è stato copiato paro paro). Ho apprezzato le maniche lunghe e la scollatura che raggiunge pudicamente il collo, fermata da una miriade di bottoncini, due dettagli che rimandano al padre di tutti gli abiti nuziali del dopoguerra: quello disegnato da Helen Rose nel 1956, dono di nozze della MGM per la diva Grace Kelly che lasciava Hollywood per Monaco. Ho apprezzato meno la linea a sirena spinta, che però è molto nello stile di Lauren, la quale tra viso, décolleté e abiti è sempre talmente tirata che mi dà l’idea stia per scoppiare. Se poi smaniate per sapere se la sposa abbia rispettato la tradizione del qualcosa di nuovo qualcosa di vecchio posso rassicurarvi, Lauren ha rivelato a Vogue che il qualcosa di prestato erano gli orecchini, forniti da Domenico Dolce, mentre il qualcosa di blu è un piccolo souvenir riportato dal brevissimo viaggio spaziale compiuto qualche mese con amiche a bordo di una navicella Blue Origin. Insomma, rispettate perfettamente le usanze come nel più tradizionale degli sponsali, pizzo e velo compresi. Ora, io capisco che le americane siano meno sofistiche di noi e come insegna Beautiful pure al decimo matrimonio, magari accompagnate all’altare dai figli – o magari addirittura dai nipoti – vogliano l’abito bianco, ma qui siamo pure nel matrimonio per finta, più che un matrimonio un bride-pride, dunque assolutamente shock, compresa la naturalissima posa usata per questa foto. Dolce&Gabbana hanno firmato anche lo smoking dello sposo, ampiamente criticato da esperti di moda maschile, appassionati e chiunque sia dotato si normali capacità visive. Venezia la luna e tu

Mercoledì sera gli sposi hanno offerto una pre-pre serata nuziale, per accogliere gli ospiti che stavano arrivando. Quando Lauren è apparsa tra le tende rigate dello scicchissimo hotel Aman era rigata pure lei, con un abito monospalla di Alexander McQueen della collezione Irene del 2003 che costa pure poco: 5200 euro. L’abito è veramente interessante, in satin blu notte è percorso da righe che non sono parte del tessuto ma bottoncini di madreperla cuciti uno per uno con filo rosso.

(Ph: Timeless Vixen)

Il geometrico rigore delle righe adagiato sulle abbondanti e supertoniche curve della signora fa un po’ effetto mal di mare, ma non è male. L’abito è bello, ma l’indosso boh. Culastrisce nobile veneziano.

(Ph: CUBR//BACKGRID)

Per la festa prenuziale di giovedì sera la scelta è caduta su Schiaparelli, un abito particolare ma declinato su di lei in un modo non particolarmente convincente. Il punto focale è rappresentato dal corsetto, che migliaia di perline dorate rendono quasi metallico in contrasto col resto: una gonna e un’alta fascia sul seno in un tessuto color crema ricamato a fiori. Osservando la foto del modello in sfilata si possono notare le differenze nella realizzazione.

Nonostante la significativa differenza in altezza (Lauren dichiara di essere 1,60) quello che abbiamo visto a Venezia è assai più lungo, forse per renderlo più simile a un abito da sera, ma così non slancia particolarmente la già non longilinea signora.

(Ph: Stefano Mazzola)

Ciò che ha colpito di più Lady Violet, e non in positivo, è il modo in cui la fascia sia diventata quasi un volant e sporge, adagiata sull’importante e poco morbida poitrine. Che vi devo dire, l’effetto abat jour ci sta tutto, ma pure quello impalcatura. Shock. Capriccio veneziano.

(Ph: Stefano Rellandini/Getty Images)

Venerdì pomeriggio la sposa si avvia al luogo della cerimonia con una mise descritta sulla stampa anglosassone così: “quando Grace (Kelly) incontra Audrey (Hepburn)”. Secondo me le due non ce l’hanno fatta ad incontrarsi, e non si è vista nemmeno la altrettanto citata Jackie (Kennedy) ma confesso che questa mise è l’unica che ho apprezzato: il più classico dei tailleur Dior, gonna midi e giacchina avvitata con brevi maniche, color avorio con bottoni neri. L’abbondante capigliatura trattenuta da un foulard Hermès, il modello Brides de Gala en Fleurs nel colore ébène / blanc / gris anthracite. Appartiene alla collezione attuale, se vi piace 530 euro ed è vostro.

(Ph: Ernesto Ruscio)

Hermès anche la borsa, una Kelly in coccodrillo nero, come le slingback che completano l’insieme. Ora, a parte il fatto che Lauren è sempre eccessiva, caratteristica che nell’estetica europea difficilmente si traduce in eleganza, a parte le unghie ad artiglio, a parte la poca naturalezza che mostra nell’indossare un look che chiaramente non le appartiene, per me questa mise è quella che più si avvicina allo chic. Non lo raggiunge, ma questo momento di understatement è un balsamo. Anonimo veneziano

(Ph: Lapresse)

Sabato mattina, in attesa del gran ballo finale, gli ospiti hanno fatto quello che volevano e mentre Ivanka Trump ha visitato le Gallerie dell’Accademia gli sposi hanno invitato una cinquantina di amici per una colazione (seconda colazione, cioè a pranzo) all’Harry’s Bar, sotto l’occhio attento di Arrigo Cipriani in persona. I signori Bezos hanno ripreso il loro stile standard: lei in miniabito nero con gran volant tenuto bello teso dall’abbondante décolleté, ciabattine con tacco, cappello di paglia con alta fascia e a contrasto una clutch bianca che sembra proprio la Kelly Cut Hermès in alligatore Lui in completo color topo stile mafia colombiana. Shock. Un maresciallo in gondola

(Ph: Nicolas Gerardin)

Alla terza serata anche i giornali specializzati iniziano a mostrare segni di cedimento, figuriamoci noi. Per la soirée danzante Lauren si è rivolta a Versace, alla linea Atelier, che sarebbe la Haute Couture della maison. Donatella Versace ha assecondato lo stile della signora con un modello che enfatizza la ricchezza di seno e fianchi contrapposti al vitino di vespa, un abito drappeggiato che fino al ginocchio segue le forme, per poi aprirsi in una morbida gonna plissettata. Molto bello il colore, i ricami in oro argento bronzo e cristalli Swarovski sono tipici della maison, il problema è che la parte ricamata, probabilmente per enfatizzare i fianchi, si allunga troppo e finisce per non slanciare (eufemismo) soprattutto chi di suo non sia particolarmente alta. E no, non bastano i tacchi vertiginosi. Un grande boh. La venexiana

(Ph: Reuters)

Immaginiamo che la signora Bezos sia felice lo stesso, e si consolerà dalle critiche ammirando i diamantoni che brillano alle sua dita. La foto è stata scattata mentre la nubenda si avviava alla cerimonia nuziale di venerdì sera, e può esserer considerata la prova che i due erano già sposati. All’anulare destro Lauren porta l’anello di fidanzamento, un raro diamante rosa con taglio a cuscino, mentre l’enorme pietra ovale all’anulare sinistro dovrebbe essere l’anello nuziale (scordatevi la semplice fascia d’oro, in certi ambienti non usa più). Prova definitiva il braccialetto al polso sinistro da cui pendono le lettere LB. Che immagino non siano le iniziali di Lino Banfi, ma quelle di Lauren Bezos. Canal grande

E noi? L’unico film che vedrei volentieri ora è Dimenticare Venezia.

A Royal Calendar – Lady Violet fa sette

Oggi sono sette anni che Lady Violet vi invita sul suo sofà. Compleanno del blog, ma anche di tutti voi che nel tempo siete venuti a sedervi, divertendovi, partecipando, anche criticando; sempre benvenuti, sempre un piacere per me incontrarvi.

In questi anni molte cose sono accadute, matrimoni nascite e abdicazioni, ma probabilmente il momento fondamentale è stato la morte dell’adorata Queen Elizabeth II, un’icona di regalità che fa parte dell’immaginario – e forse anche della vita – di tutti noi. Molte cose sono accadute anche a me a livello personale e familiare, e spesso hanno limitato le nostre chiacchiere sul sofà; spero a breve di poter riprendere il ritmo, magari anche con qualche novità.

Mi farebbe piacere conoscervi tutti, e magari prendere un tea; intanto, grazie alla famiglia reale danese, vi offro una ricettina definita “spaghetti bolognese”. Abbiamo scoperto che dopo la Royal Run Frederik Mary e i loro figli riprendono le forze con questo piattino. Lo so, non è troppo invitante; temo che la ricetta preveda di lessare la pasta e poi buttarci sopra il ragù (o quello che è). Vuol dire che l’anno prossimo festeggeremo con lo Stegt flæsk, piatto nazionale danese, a base di patate lesse e carne di maiale, l’ideale in questa stagione! La Royal Run, creata per celebrare i 50 anni dell’allora principe ereditario Frederik, è nata anch’essa nel 2018 e dunque compie a sua volta sette anni, durante i quali è diventata popolarissima. L’ideatore, ora sul trono come Frederik X, è nato il 26 maggio come me; insomma, alla fine tutto torna.

Io vi auguro buon settimo compleanno da lettori, e vi aspetto sul sofà. E grazie, a tutti.

Republican chic shock e boh – Festa della Repubblica 2025 (parte seconda)

Domenica 1 giugno, vigilia della Festa della Repubblica, i portoni del Quirinale si sono aperti per cerimonia e concerto alla presenza delle massime autorità del Paese, e di personalità di livello altissimo, alto, e pure medio. Dopo l’analisi delle mise indossate dai rappresentanti della maggioranza di governo (Republican chic shock e boh – Festa della Repubblica 2025 (parte prima) oggi tocca a tutti gli altri.

La minoranza

Arriva l’opposizione. Nicola Fratoianni con la moglie Elisabetta Piccolotti, dietro di loro Elly Schlein, scortata non già dalla compagna Paola Belloni ma da Chiara Braga, capogruppo alla Camera. Lui si dev’essere confuso con le recenti cerimonie papali, e si è vestito tutto di nero; le due signore in primo piano abbastanza simili in tailleur pantalone grigio. Più sgarzolina Piccolotti, con le maniche tagliate tipo mantello e le scarpe bordeaux, soberrima Schlein, in una tonalità di grigio che non credo consigliata all’armocromista. Tra le due francamente preferisco la seconda; resta intonso il mio disappunto per tutte queste signore in pantaloni anche se a onor del vero Schlein non l’ho mai vista con indosso altro. Che vi devo dire, boh.

(Ph: Messaggero)

Andatura decisa e fiero cipiglio, Anna Ascani, vice presidente PD della Camera, arriva al passo col suo accompagnatore, con cui ha coordinato anche la mise. Non mi piace, e queste giacche così mosce mi fanno tristezza. Boh meno meno.

(Ph: Messaggero)

Lei è forse quella che mi è piaciuta di più. Agnese Landini in Renzi mi dà l’idea di aver fatto esperienza quando era moglie del Presidente del Consiglio, ed oggi appare molto più convincente e sicura di sé, sicurezza probabilmente favorita anche dall’intervento di rinoplastica che le ha dato un profilo meno importante (che a me comunque non dispiaceva). La scelta della mise per l’occasione è impeccabile: tailleur beige, in perfetta armonia col suo incarnato, composto da gonna con pizzo e giacca a scatoletta con decoro scintillante, più miniborsa pitonata. Agnese schiva abilmente il rischio “madre dello sposo” grazie alla falcata atletica nonostante il tacco altissimo. Creatore di cotanta eleganza potrebbe essere il fiorentino Ermanno Scervino, spesso scelto dalla coppia, ma non posso giurarlo. Chic.

(Ph: Messaggero)

Violante Guidotti Bentivoglio è la moglie di Carlo Calenda. È bella, coraggiosa e naturalmente elegante, per cui fa figura anche se non si sforza troppo, come in questo caso: pantaloni bianchi, blusa nera e clutch Zara. Chic ma noiosetta.

(Ph: Messaggero)

Qualche anno fa Angelo Bonelli ha sposato la compagna Chiara Pozzer, trentina di Rovereto, dicendo che in fondo non si era mai pensato accasato, e di aver scelto Chiara perché “è allegra e ha gli occhi belli” e non è mica poco. Nella foto gli occhi – che sembra siano uno blu e uno verde – non si possono apprezzare, ma un certo spirito allegro si intuisce dalla bizzarra mise scelta. Probabilmente Chiara è simpatica, sicuramente non è troppo attenta a ciò che indossa, e ce ne faremo una ragione, ma almeno una pettinata? Shock.

Maria Elena Boschi è senz’altro una bella donna, e ha pure un bel fidanzato, il dentista aspirante attore Giulio Berruti. Giocano molto a fare i belli, e probabilmente si credono un po’ i BrAngelina della politica italiana, però mancano di chic. L’abito di pizzo nero è proprio sbagliato, démodé, peggiorato dai sandaletti più adatti a calpestare una pista da ballo che i meravigliosi pavimenti del Quirinale. Sorprendente l’idea di coordinare il rossetto alla borsa (dovrebbe essere la Manhattan di Saint Laurent), che però così grande e rigida col resto della mise ci azzecca poco o niente. Sorry, shock.

(Ph: Messaggero)

Michela Di Biase è deputata PD e moglie di Dario Franceschini. È abbastanza giovane, bellina, di solito veste anche piuttosto bene ma raramente lascia traccia. Come in questo caso: a parte il total black ha un abitino un po’ corto ma grazioso, le scarpe chiuse, una cappa scenografica eppure, almeno a meno, dice poco o nulla. Magari è colpa mia, boh.

Gli ubiqui

(Ph: Messaggero)

Gli ubiqui sono coloro che per ruolo attitudine o devozione cadono sempre in piedi, e mentre alcuni soffrono molti s’offrono. Inserisco in questa categoria gli Elkann che naturalmente trattano con ogni governo, e non potrebbero fare altrimenti. L’algida Lavinia, nata Borromeo Arese Taverna, ama uno stile minimal che tende a sfociare nel monacale, e nemmeno oggi si smentisce. Dopodiché, che vi devo dire, se pure lei si presenta in pantaloni ci restano poche speranze. Chic ma che pizza!

(Ph: Messaggero)

Torinese di rito Agnelli/Fiat Evelina Christillin coniugata Galateri di Genola è un’abile dispensatrice dei suoi talenti che generosamente distribuisce in consigli di amministrazione dei più diversi, dal Museo Egizio della sua città a istituzioni sportive di altissimo rango. Non resiste al fascino del vestitino a pois da zia zitella, e non sfugge nemmeno al sandaletto a prova di alluce valgo. Shock.

In queste occasioni la bella signora vestita da hostess non manca mai. Questa volta è Alessia D’Alessandro, compagna di Luigi Di Maio, Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico, e madre del suo bambino. Da una ex modella ci aspettavamo qualcosa di meglio, shock.

Myrta Merlino, in uscita dal non brillantissimo Pomeriggio 5 e in cerca di nuova collocazione che senza dubbio troverà, è bella e napoletanamente travolgente. Spesso osa, anche con gli abiti, e fa bene; osa pure stavolta, ma purtroppo il top che si allunga sui pantaloni non funziona, e la stola fa peggio (date retta a Lady Violet, quando l’evento richiede un certo movimento le stole sono difficili da gestire). E che ci sarà in quella shopper che tiene in mano? La merenda? Le scarpe di ricambio? Shock.

Ma perché? Perché a settant’anni dopo una vita piena, una bella famiglia, una carriera che va ancora a gonfie vele ti devi conciare così? Barbara Palombelli arriva al braccio del marito Francesco Rutelli (che fa sempre la sua figura) vestita da vispa Teresa. E meno male che non si è fatta i codini. Strashock.

Claudia Gerini gioca spesso a fare la vamp, la star di Hollywood. Unfortunately nessuna vera star avrebbe mai sbagliato così clamorosamente mise, indossando di pomeriggio un abito da gran sera, con tanto di schiena nuda. Shock senza pietà.

Concludiamo con una fuoriclasse: Geppi Cucciari, della quale tutto si può dire tranne che sia ubiqua, essendo una che non ha difficoltà a dichiarare il proprio pensiero. Mi sarebbe piaciuto che applicasse tale lucidità nella scelta della mise, invece di drappeggiarsi in questa specie di lenzuolo che scopre décolleté e pancino. Orripilanti gli zatteroni. Shock.

Comunque sia, alla fine di tutto, sempre viva l’Italia e viva la Repubblica!

Republican chic shock e boh – Festa della Repubblica 2025 (parte prima)

Oggi è il 2 giugno, la Festa della Repubblica, a ricordare quel giorno del 1946 in cui gli italiani votarono con un referendum la nuova forma dello stato. È il giorno della parata militare ai Fori Imperiali: inserita per la prima volta nel protocollo dei festeggiamenti nel 1950, sospesa per alcuni anni a partire dal 1976, poi ripresa nel 1983 per volere del Presidente Pertini. A quella edizione partecipò pure una giovanissima Lady Violet, allieva Infermiera Volontaria CRI.

(Ph: Quirinale)

Ieri l’altrettanto tradizionale appuntamento al Quirinale: ricevimento e concerto per autorità e personalità varie. Solito look bonjour tristesse di Laura Mattarella: la giacca sembra bella e piuttosto sofisticata, purtroppo banalizzata dai tremendi pantaloni bianchi. Più adatto alla spiaggia della tenuta presidenziale di Castel Porziano il secchiello che ha in mano. Il solito grande boh. Fatemi dire una cosa, prima di iniziare: l’invito al Quirinale da parte del Presidente della Repubblica è un evento formale, e richiederebbe scarpe chiuse e preferibilmente di lasciare i pantaloni nell’armadio. Non essendo di sera ci si dovrebbe vestire da pomeriggio, rimandando scelte più d’effetto ad altre occasioni. Come vedrete siamo rimasti in pochi a pensarla così.

La maggioranza

Mi è piaciuta la Presidente del Consiglio, in una mise inedita per lei: un abito di pizzo azzurro che le dona assai di più di molti dei completi pantalone che indossa abitualmente. Capisco anche perché non vesta spesso così: l’insieme dell’abitino, della figura minuta e dei capelli biondi la rendono molto girlie, poco adatta ad affrontare un mondo in cui gli uomini di potere sono la assoluta maggioranza. Perfette anche le scarpe, delle slingback nude, brava! Chic di incoraggiamento.

(Ph: Quirinale)

Accanto a lei durante la cerimonio la signora Laura Di Cicco in La Russa, consorte del Presidente del Senato, in completo pantalone di raso giallo. Si vede poco e in fondo non è un male, trovo la sua mise francamente orripilante. Attente al raso, sta male quasi a tutte: riflettendo a luce tende ad ampliare i volumi, e spesso sembra cheap. Come in questo caso, e non basta un paio di scarpe blasonatissime – le Hangisi di Manolo Blahnik che spuntano dai pantaloni – a fare il miracolo. Shock.

(Ph: Messaggero)

Licia Ronzulli del Senato è Vice Presidente; come la Premier anche lei sceglie il pizzo azzurro, ma in una bella tonalità fredda. L’abito anni ’50 è uno dei più adatti all’occasione, corretti gli accessori blu. Avendo la signora un carattere piuttosto energico – mi fa spesso pensare alle cattive del cinema, sul tipo di Joan Crawford, per intenderci – questa mise da fatina crea un divertente contrasto. Mi ci vestirei? No, ma non posso dire che stia male, soprattutto alla luce di ciò che vedremo in seguito. Boh quasi chic.

(Ph: Pizzi/Formiche.net)

Nell’orgia di pizzo che ci attende Brunella Tajani, moglie del vicepremier e Ministro degli Esteri è una bella sorpresa. Per lei un completo giacchina e pantaloni ampi della collezione Pleats Please di Issey Miyake, stilista giapponese che si è inventato il tessuto plissé che caratterizza le sue creazioni. Io lo adoro, la sua è una moda che trasmette tutto il fascino della cultura nipponica, e trovo la signora superchic.

Pizzo per Francesca Verdini, compagna del vicepremier e Ministro dei trasporti Salvini. La fanciulla è tanto graziosa quanto solitamente amante di uno stile più trasandato, per cui è interessante vederla vestita da sciura. Non mi piace granché ma apprezzo la scelta di esporre una quantità ridotta di pelle, per una volta. Boh.

Gaia Saponaro è la moglie di Guido Crosetto, Ministro della difesa; è una donna in carriera, e ciò si riflette anche nelle sue scelte di stile. La giacchina sembra proprio un pezzo di Armani della stagione autunno inverno 23/24, in organza e pelle, mi sarebbe piaciuto un abbinamento più contemporaneo di quello coi pantaloni di raso grigio, puntualmenti abbinati alla clutch. Tutta la mia solidarietà per i tacchi altissimi, scelti immagino per bilanciare il 1,96 del marito. Chic ma si può fare meglio.

Il ministro della cultura Alessandro Giuli passa per essere un dandy, purtroppo a volte finisce per ricordare di più Er dandi di Romanzo criminale. Come in questo caso: pantaloni troppo corti, giacca troppo stretta, fermacravatta troppo alto. È sposato con una collega giornalista, Valeria Falcioni, della quale ammiro lo sforzo di adeguarsi all’occasione: mise da pomeriggio e scarpe chiuse. Ma perché si è messa il vestitino della cresima, fatto dalla sartina sotto casa? Boh.

Evidentemente avvisata in ritardo, la signora Maria Grazia, consorte del Ministro dello sport Andrea Abodi, non ha fatto in tempo a cambiarsi ed è venuta in pigiama. E pure grigio. Ha indovinato la borsa, che quest’anno si porta crossbody, cioè a tracolla; per il resto shock.

Chiara Colosimo è la presidente della Commissione parlamentare antimafia. Essendo nata nel 1986 (tra l’altro il 2 giugno, auguri!) non c’era nei favolosi anni ’70, quando andavano di moda i tessuti laminati tipo quello che compone la parte principale della sua mise, tuta o completo pantaloni non è chiaro. L’unica cosa che mi viene in mente è che nell’ambito del suo incarico abbia sequestrato un po’ della tappezzeria dei Casamonica. E chi ha realizzato quella giacca meriterebbe una pena esemplare. Strashock.

Al suo opposto Mara Carfagna, che dopo una stagione in Azione, il partito di Carlo Calenda, è rientrata nella maggioranza come segretaria di Noi Moderati. Va bene la moderazione, ma quello chemisier color vinaccia più che altro sembra una punizione. Apprezzo molto le scarpe chiuse, mi azzardo a ipotizzare l’uso delle calze, la Lady Dior fa sempre la sua figura, ma perché mortificarsi così? Boh.

(Ph: Messaggero)

Concludiamo con i tre moschettieri in versione governativa: da sinistra Andrea Delmastro Delle Vedove, Sottosegretario alla Giustizia e organizzatore di veglioni col botto; a destra Galeazzo Bignami, Capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia; tra loro Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione del medesimo partito, e gentile consorte. Probabile che il gruppo arrivi direttamente da una festa a Ibiza, o a Milano Marittima, dato che i tre caballeros hanno evidentemente dormito nei loro completini blu.

(Ph: Messaggero)

Classico abito a sirena da party sulla spiaggia per Alessia Donzelli: colore di moda un lustro fa e modello che non ne valorizza la silhouette. Shock di gruppo.

Non perdetevi la seconda parte, e buona Festa della Repubblica!

La foto del giorno – Compleanno!

Secondo compleanno da Re per Frederik X di Danimarca, che compie oggi 57 anni.

(Ph: Steen Evald, Kongehuset)

La Casa reale lo festeggia con una foto piuttosto formale in cui il sovrano appare con l’uniforme della marina e l’espressione vagamente sconsolata che ha spesso in queste occasioni.

A mezzogiorno Frederik si affaccerà con la famiglia al balcone del palazzo di Frederik VIII ad Amalienborg; qui si potrà ascoltare in anteprima la nuova Marcia d’Onore, composta da David MAP Palmquist e risultata vincitrice del concorso indetto lo scorso ottobre. I danesi sono invitati a partecipare ai festeggiamenti; a Copenaghen l’appuntamento è a Slotspladsen.

So che cosa state pensando, che se doveste festeggiare così il vostro compleanno, l’espressione sconsolata verrebbe pure a voi, ma se volete migliorare l’umore del festeggiato potete inviargli i vostri auguri sul sito della Casa reale: http://www.kongehuset.dk, cosa che Lady Violet ha fatto questa mattina.

E che possa essere una splendida giornata per tutti voi, anche se non è il vostro compleanno.

Royal chic shock e boh – Il giorno del Leone

…e venne il giorno del Leone. O meglio di Leone, Leone XIV, il cui pontificato è iniziato ufficialmente domenica 18 maggio.

Non ho mai capito perché, almeno per quanto riguarda molti ospiti (e le loro mise), venga considerato meno solenne dei funerali del Papa, ma di fatto molti dei membri delle delegazioni internazionali hanno un ranking inferiore di quelli che partecipano ai funerali. Esempio: gli eredi al trono britannico hanno partecipato ai funerali, Charles per Giovanni Paolo II e William per Francesco. All’intronizzazione di Benedetto XVI c’era il principe Philip, a quella di Francesco i Duchi di Gloucester, mentre per Leone XIV è arrivato il Duca di Edimburgo. Quanto alle mise dei presenti stiamo per vederne parecchie che mi hanno lasciata piuttosto perplessa. Con una necessaria premessa: si partecipa a queste cerimonie non per chi si è, ma per ciò che si è. Persone che hanno il privilegio di rappresentare il proprio Paese, e di solito non hanno difficoltà a procurarsi abiti adeguati. Per cui, anche nel caso in cui non esistesse più un rigido protocollo, vale la tradizione. E le signore al cospetto del Papa vestono di nero.

Non concorda evidentemente con Lady Violet Laura Mattarella che, in seguito alla scomparsa della madre Marisa, esercita il ruolo di Prima Signora d’Italia accompagnando spesso il padre Sergio. E questa volta l’ha accompagnato con un completo pantaloni blu. No dai, è l’intronizzazione del Papa non la cresima di un nipote. Shock.

Sceglie il blu anche Giorgia Meloni; non abbiamo fatto in tempo a lodarla per i bottoni ton-sur-ton del completo indossato al funerale di Francesco (Royal chic shock e boh – Special papal edition (parte prima)che eccola sfoggiare un altro completo, sempre pantaloni, con esplosione di bottoni dorati. Si sarà confusa con la visita alla Amerigo Vespucci? Boh, ma per certi versi pure shock. Invece Ursula von der Leyen rinuncia ai bottoni dorati esibiti al funerale mantiene il nero d’ordinanza; purtroppo nulla di tutto ciò aiuta il risultato finale: pantaloni skinny, scarpette di vernice, cinturone, giacca moscia, un disastro. Shock.

Quattro sovrane cattoliche presenti hanno usufruito del privilège du blanc – con Maria Teresa di Lussemburgo incredibilmente a capo scoperto – mettendo in evidenza un piccolo, piccolissimo problema che si evidenzia oggi che le signore non indossano più abiti lunghi: la scelta del colore della scarpa, per alcune bianche per altre nude.

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

Total white per Mathilde dei Belgi, che va sul sicuro puntando su un look Dior: tailleur con gonna plissé, borsa e scarpe (dal tacco troppo alto). Una mise elegante e coerente, mi è piaciuta. Unico appunto, avrei evitato quegli occhiali da sole. Visto che sono ormai ampiamente sdoganati, e altrettanto ampiamente usati sotto il sole di Roma, avrei preferito una montatura meno impattante del nero (ancorché a firma Gucci). Anyway, chic.

(Ph: Sean Gallup/Getty Images)

Sceglie il total white anche Charlène de Monaco, che abbina borsa (Akris) e scarpe candide all’abito ricamato di Elie Saab. Abito bello e sofisticato che francamente non saprei quando indossare se non in questa occasione. E però, con la mantiglia di pizzo diventa tutto un po’ troppo, in aggiunta al fatto che quando Charlène non è convintissima di quello che indossa si vede. Non mi piace il modello delle scarpe, e quella tonalità di bianco non si sposa troppo bene col suo incarnato, che è esattamente il problema delle scarpe bianche. Insomma, boh.

(Ph: Getty Images)

Forse perché viene dal Paese in cui la mantiglia si porta ancora in diverse occasioni, Letizia di Spagna abbina abilmente la sontuosità del copricapo al rigore geometrico dell’abito in crêpe che la maison spagnola Redondo ha creato su misura per lei. Devo dire che adoro queste linee e come sublimano la magrezza di chi le indossa, l’abito mi piace molto e la realizzazione sfiora la perfezione. Letizia è una delle dame in bianco che preferisce scarpe nude (Magrit), ma questa tonalità non mi sembra una scelta felice. Chic con riserva.

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

Scarpe nude (Prada) anche per Maria Teresa del Lussemburgo, e devo dire che questa è la tonalità che mi convince più di tutte (anche se avrei evitato almeno la clutch Bottega Veneta color roccia). Magrissima consolazione; per il resto Maria Teresa, che è donna di mondo, deve aver confuso gli appuntamenti e pensato di dover partecipare a un picnic nei giardini vaticani. Il perfido Natan la avvolge in un vestitone di sangallo che oltre a non donarle particolarmente non è assolutamente adatto. Va bene il bianco, ma l’abito deve avere una sua formalità. E il capo va coperto, non si può fare a piacere. Shock. In conclusione, se proprio dovessi scegliere delle scarpe da indossare col privilegio del bianco, opterei per quelle di Mathilde nel corso di una visita in Vaticano a Papa Francesco (Le foto del giorno – Privilegi).

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

I principi ereditari (e reggenti) del Liechtenstein. La Principessa Sophie, nata Duchessa in Baviera, è l’unica che non ha il privilegio del bianco e c’è una ragione: fino a un po’ di anni fa era riservato alle sovrane di Paesi di una certa dimensione, ma se è stato concesso a Charlène lo vogliamo pure per la sovrana del Liechtenstein, che è un Principato come Monaco, e pure più grande. Nel frattempo Sophie è arrivata in nero, perfetta fino alle ginocchia, per poi scoprire calze chiare e un paio di ballerine. Ma perché? Boh.

(Ph: Marco Iacobucci)

A rappresentare la corona olandese c’era la Regina; lei e il marito non avevano partecipato ai funerali di Francesco per la concomitanza con la festa nazionale. Máxima è cattolica ma il Paese su cui regna no, dunque per lei nero d’ordinanza senza privilegi. La regina non rinuncia al suo stile d’effetto scegliendo una drammatica gonna lunga di Valentino, composta da pannelli che si aprono col movimento. Troppo lungo l’orlo, troppo alti gli spacchi, non adatto all’occasione. Peccato, perché il nero sobrio della mise contrapposto alla mantiglia, le calze opache, i guanti, me l’avrebbero fatta apprezzare assai. Boh.

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

Victoria di Svezia non è cattolica, ma potrebbe insegnare a molte signore devote a Santa Romana Chiesa come ci si veste. Abito midi, semplice e senza orpelli, scarpe nere (Gianvito Rossi), calze opache, mantiglia e guanti. La perfezione, col sorriso più bello del mondo. Chic.

Riprendendo il discorso del ranking inferiore fatto all’inizio di questo post, gli USA, presenti ai funerali di Papa Francesco col Presidente e la First Lady, per l’intronizzazione del primo pontefice statunitense hanno inviato il Vice Presidente e la Second Lady; dietro di loro il Segretario di Stato Marco Rubio e signora, entrambi cattolici. Così come i Trump, anche i Vance sono una coppia mista con un cattolico: se nella prima coppia la cattolica è Melania, nella seconda è JD Vance ad aver aderito alla Chiesa di Roma qualche anno fa. Tutto ciò premesso, la signora Rubio osserva correttamente il tradizionale dress code (anche se con un abito che non la valorizza affatto, shock). Usha Vance, di origine indiana, è rimasta fedele all’induismo degli antenati, ma si è applicata abbastanza; certo le maniche avrebbero dovuto allungarsi al polso, e le alze sempre meglio nere ma insomma, con quello che si è visto ha sfiorato la promozione.

Poi ti giri un attimo ed eccoli qui: due quarantenni sul tetto del mondo che si sentono Sandy e Danny di Grease. Ma perché?

Forse ce lo può spiegare Oprah Winfrey, presente all’intronizzazione del primo Papa suo connazionale con due amiche.

La signora in mezzo è la giornalista e anchorwoman Gayle King, quella a sinistra Maria Shriver, giornalista anche lei ma nota, soprattutto da noi, come nipote di JFK ed ex moglie di Arnold Schwarzenegger.

Si preannunciano tempi interessanti.

Le foto del giorno – A very York day

Oggi Eugenie di York compie 35 anni, e ha scelto di celebrare con una foto che la ritrae in quello che è probabilmente il ruolo che preferisce, quello di mamma.

(Ph: Instagram @princesseugenie)

Eccola ritratta insieme ai suoi due bimbi: August, quattro anni, ed Ernest, 22 mesi. Serena e sorridente, offre uno spaccato di vita familiare. Manca il marito Jack Brooksbank, che sia stato lui a scattare la foto? Un matrimonio che sembra solido, e una famiglia felice, semplicemente.

(Ph: Nico Wills)

Rischiando di rubare un po’ di attenzione alla birthday girl, che non credo se ne avrà a male, oggi British Vogue pubblica un articolo della sorella di Eugenie, Beatrice, che racconta la nascita prematura della seconda figlia Athena.

(Ph: Nico Wills)

Beatrice parla a cuore aperto di questa esperienza: le paure, la speranza, l’apprendere nuove cose su come funziona il corpo umano, la necessità e il conforto del confronto con altre madri, la gratitudine per un’ottima assistenza medica.

(Ph: Nico Wills)

In conseguenza di questa esperienza Beatrice è diventata patronessa dell’associazione Borne, che si occupa di nascite premature, e insieme alla sua cara amica Alice Naylor-Leyland ha creato una linea di articoli per il brand Mrs. Alice, i cui ricavi andranno interamente a finanziare Borne.

In queste foto Beatrice indozza un abito azzurro di Emilia Wickstead, e devo dire che sta bene come non mai, il che ci fa un gran piacere. Riflessione che abbiamo fatto spesso: alla fine quei due sciagurati di Andrew e Sarah sono stati bravi con le figlie. Pobabilmente più Sarah, ma è solo la mia impressione

Se volete leggere l’articolo di Beatrice, lo trovate qui https://www.vogue.co.uk/article/princess-beatrice-preterm-birth-athena