Inevitabili come la diatriba pandoro/panettone e il dubbio di cosa fare a capodanno arrivano le fotografie dei regali biglietti di auguri. Quest’anno battono tutti sul tempo i monegaschi, che l’anno scorso se l’erano presa piuttosto comoda; ecco dunque a voi Albert Charlène e i gemelli pronti ad augurarvi buone feste.
(Ph: Éric Mathon/Palais princier)
L’atmosfera natalizia è assicurata dal sobrio albero alle spalle della famigliola e dalla ghirlanda sul camino, più qualche candela qua e là, mentre dato il suo ben noto temperamento allegrone la princesse ha pensato di vestirsi di marrone spento, coordinandosi immagino con la cesta piena di pigne alle sue spalle, e trascinando con sé l’incolpevole Jacques. Meglio Albert e Gabriella in bianco, anche se lui sembra uscito da un cinepanettone. Non so dove sia ambientata la foto, ma la stanza che fa da sfondo sembra molto bella; Lady Violet però non riesce a staccare gli occhi da quei quattro piedini calzati e appoggiati sul plaid. BIANCO.
(Ph: Éric Mathon/Palais princier)
Sabato sera i principi coi loro figli hanno acceso le luci di Natale sulla rocca. Poi hanno raggiunto il casinò per godersi i favolosi addobbi, con cinque grandi sfere animate ispirate ai momenti magici della festa.
(Ph: Éric Mathon/Palais princier)
Devo dire che, almeno dalle foto pubblicate, il risultato sia senza dubbio notevole, molto scenografico; quest’anno mi è davvero piaciuto.
(Ph: Éric Mathon/Palais princier)
Speravo di vedere qualche foto dedicata alla prima domenica d’Avvento, ma l’unica che ho trovato viene dalla Svezia: sobria, una composizione elegante molto natalizia e senza effetti speciali. Dato che ieri è stata accesa la prima di quattro candele – una per ogni domenica fino a Natale – mi sorge spontaneo chiedermi come mai gli stoppini siano neri: un riciclo dall’anno scorso?
Quale che sia la risposta, Lady Violet approva.
Un altro dei Paesi scandinavi invece non si è invece fatto mancare un effetto veramente speciale: sabato sera la famiglia reale al completo di tutti i suoi membri attualmente a Copenaghen ha assistito al Tivoli alla prima dello Schiaccianoci.
(Ph: Keld Navntoft Tivoli)
Spettacolo tradizionalissimo arricchito dalla presenza della regina Margrethe, che ha lavorato a questa edizione nella veste di costumista e scenografa. Insomma, abdicando la ex sovrana ha mollato gli affari di stato al figlio e ora si dedica a ciò che ama di più, scelta saggia!
(Ph: Keld Navntoft Tivoli)
Tra gli spettatori anche le sorelle Benedikte e Anne-Marie, e il nipote Felix (figlio del secondogenito Joachim, che non passerà le feste in patria).
(Ph: Keld Navntoft Tivoli)
Mentre dalla vicina Norvegia è arrivata la regina Sonja, che ha un certo bisogno di distrarsi in questo periodo; mollati parenti e problemi a Oslo la sovrana, grande appassionata di ogni forma d’arte, l’impeccabile sovrana ha dimostrato che davvero show must go on.
(Ph: Keld Navntoft Tivoli)
Anche noi, godiamoci il più possibile questi giorni sospesi e pieni d’incanto.
Quando Theodora è arrivata sul sagrato della cattedrale metropolita di Atene al braccio del fratello maggiore Pavlos abbiamo avuto due conferme e una sorpresa.
(Ph: PPE/Nieboer)
Le prime riguardano l’acconciatura; la sposa ha scelto di indossare il velo appartenuto alla bisavola Margaret di Connaught e di fermarlo con l’ormai mitica tiara del Khedivè. La sorpresa – una bella sorpresa – è stato l’abito, per me uno dei migliori degli ultimi royal wedding.
Celia Kritharioti ha veramente indovinato la silhouette che potesse donare di più all’alta e giunonica Theodora, e l’ha rivestita di un abito dalla linea strutturata che esalta la leggerezza del tessuto in seta con ricami e applicazioni, a volte sottolineati da un delicato tocco di colore, quasi impercettibile.
Dalla vita parte un pannello a formare un breve strascico su cui si sovrappone completamente l’elegante velo, e le belle spalle sono sottolineate da un dettaglio di organza, anch’esso arricchito da fiori applicati. A me è piaciuto veramente tanto, e devo dire che non me l’aspettavo. Molto chic.
(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)
La stessa maison – la più antica di Grecia – che ha creato l’abito della sposa ha curato anche le mise delle damigelle. Abbastanza grandi per occuparsi davvero di strascico e velo, hanno svolto con grazia il compito due nipoti di Theodora: la bionda Maria-Olympia, figlia di Pavlos, e la bruna Arrieta Morales, figlia di Alexia. Entrambe inguainate da Celia Kritharioti in un abito di raso in una meravigliosa tonalità di blu, cui la più modaiola Maria-Olympia ha abbinato sandali d’argento di Prada e gioielli Bulgari. Entrambe deliziosamente chic.
(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)
La madre della sposa ha scelto a sua volta Celia Kritharioti, che ha realizzato per lei un abito azzurro caratterizzato dall’alternarsi di lavorazioni e pesi diversi. La manifattura è eccellente, il risultato a livello puramente estetico francamente non mi fa impazzire – a partire dal colore, che non amo – non so dire, lo trovo un po’ stucchevole. Poi Anne-Marie è sempre bella, è una di quelle donne che con l’età non ha perso un grammo della grazia che la contraddistingueva da giovane.
Notevoli gli accessori: oltre alla borsa, ricamata per lei dalla sorella Margrethe (Immagini da un royal wedding) il collier di grandi perle con la croce di diamanti che ha indossato in tante occasioni importanti, dal suo matrimonio al funerale del marito. Che vi devo dire, boh.
La famiglia dello sposo chiaramente si è impegnata e ha cercato di fare del suo meglio; non tutti sono particolarmente a proprio agio in tight, che peraltro dovrebbe essere realizzato da mani esperte. Mi permetto di dire che forse il peggiore è proprio lo sposo, con un gilet color sottobosco che veramente non ha alcun senso. Molto bella l’unica signora, con un onesto abito grigio ferro che non è il colore migliore per il suo incarnato. Boh per l’impegno (ma lo sposo per me è shock).
(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)
Preferisce un’elegante tonalità di rosa Marie Chantal, moglie del diadoco Pavlos; come quello indossato la sera prima per il prewedding party, anche quest’abito è Louis Vuitton con una clutch Aquazzura. Elegante senz’altro, un po’ noiosa nella sua perfezione che mi sa un pochino di insicurezza (o di troppa sicurezza). Chic. Devo dire che il suo aspetto già piacevole migliora ancora di più quando è scortata dai suoi quattro bellissimi figli. Quello che ha già attirato molte attenzioni è il maggiore, Tino, che qui vedete secondo da sinistra (e che l’anno scorso fu protagonista di un nostro post: Giovedì gnocchi! Constantine-Alexios) ma Lady Violet confessa una particolare simpatia per il primo a destra, penultimo dei figli della coppia, e dotato di un nome poetico come pochi: Odysseas-Kimon. Più che chic sono tutti un gran bel vedere.
La sorella maggiore della sposa, Alexia, con la sua mise cancella definitivamente due delle regole che fino a qualche tempo fa sembravano imprescindibili per le invitate a un matrimonio: non indossare abiti di colore molto acceso – a partire dal rosso – e preferire scarpe chiuse, magari con le calze. Il suo chemisier di seta scarlatta sarebbe una buona scelta per una cerimonia il cui dress code preveda il famigerato abito lungo da giorno, il punto è che ha pessima manifattura e altrettanto pessimo fitting .
(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)
I sandali color caffè metallizzato (Mint & Rose) non mi piacciono, ma a loro modo contribuiscono alla piccola rivoluzione. Shock.
Le due figlie, la ventunenne Ana Maria e la sedicenne Amelia, sono protagoniste di un interessante recupero indossando due abiti della madre.
La maggiore il bellissimo Valentino che Alexia sfoggiò alla cena organizzata la sera prima del suo matrimonio (celebrato a Londra il 9 luglio 1999), mentre la più giovane – con una stola diversa – quello indossato per le nozze tra Haakon e Mette-Marit di Norvegia, nell’agosto 2001. Le ragazze sono graziosissime, gli abiti francamente inadatti (soprattutto il secondo, troppo scollato) però mi piace l’operazione, e in generale mi piacciono molto loro. Sospendiamo il giudizio, ma secondo me crescendo ci faranno delle belle sorprese.
Il fratello minore della sposa, Philippos, è accompagnato dalla moglie Nina e dal di lei padre Thomas Flohr, miliardario svizzero fondatore e proprietario di VistaJet, la più importante compagnia di aerei privati a noleggio del mondo. Nonostante la giovane età, il bell’aspetto e la sconfinata disponibilità, la ragazza raramente perde il suo stile zia Assuntina; confermato anche questa volta scegliendo l’abito azzurro di Adam Lippes con drappeggio (per cui molti si sono chiesti se celasse una lieta novella); non sarebbe brutto ma ha una lunghezza improponibile, che non trae alcun giovamento dalle scarpine Manolo Blahnik, per giunta bianche. Non mi convince, shock.
(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)
Sinfonia di rosa per la zia materna della sposa, l’algida Benedikte; anche lei con la borsetta ricamata dalla sorella Margrethe (Immagini da un royal wedding) sceglie una mise della maison danese Wichmann Couture. Non ne apprezzo troppo i colori, e ancora meno l’abbinamento, ma lei è veramente regale, che poi è ciò che fa davvero la differenza. Chic. La figlia Alexandra preferisce la palette che va dal nero all’argento per l’abito del brand rumeno Silk Love & Lace più adatto a una soirée che a un mariage. Ma perché? Boh.
Il figlio di Benedikte, Gustav zu Sayn-Wittgenstein-Berleburg arriva con la moglie Carina: raro esempio di coppia in cui l’abito di lei è coordinato alle guance di lui. Carina, che è una ragazza prudente, coordina la mise pure a quella della suocera, che non si sa mai. Purtroppo l’effetto è piuttosto diverso: in questo caso l’ennesimo cape dress fa effetto palandrana; lo scollo piuttosto che slanciare accorcia il collo, peggiorato dal collier di perle dall’ambigua lunghezza. Apprezzo il riuso delle scarpe Manolo Blahnik indossate il giorno prima, ma shock.
(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)
Ultima fermata Spagna: anche la Reina Emerita si butta su un colore tra il rosso e il rosa, diciamo corallo, per la creazione dello spagnolo Alejandro de Miguel. E non è un abito, che già sarebbe bruttarello, ma un completo: top con ruche avvolta su sé stessa tipo fusillo, e pantaloni plissé . Cui Sofía abbina la stessa clutch Jimmy Choo del giorno prima. Bagaglio ridotto all’osso, avranno viaggiato in economy? Non saprei, ciò che so è che per me è shock. La figlia maggiore Elena sceglie i pois, e una delle mise che ha fatto più discutere. Ora, a me i pois non dispiacciono affatto, e apprezzo molto l’idea dell’abito chemisier, lungo ma non da sera per una occasione di giorno. Però. Intanto i pois sono troppo grandi, bolle più che pallini. E data la dimensione delle bolle, i dettagli in negativo: colletto, polsi, interno dell’abbottonatura, diventano veramente troppo. Aggiungo un’altra obiezione: un abito così richiederebbe di essere indossato – ove ciò fosse assolutamente necessario – da una donna più spiritosa e divertente della sobria Elena; insomma, ci vorrebbe una Máxima. Splendidi i gioielli, ma comunque shock.
Anche la bellissima Irene Urdangarin ha rubato un abito dall’armadio materno: un lungo vestito in velluto operato, che ha completato con una cappa lunga e leggera. Cosa dirvi, forse l’insieme è un po’ troppo da adulta ma questa ragazza è talmente incantevole che non riesco a trovarle un difetto. Chic, molto più della madre Cristina, con un abito di raso azzurro senza infamia, senza lode e soprattutto senza forma. Boh.
Com’è uso assai diffuso, gli sposi si sono cambiati durante il party nuziale. Lui continua con gli abiti risicati che non sopporto (e non si usano più), lei con un altro bel vestito, che però nulla aggiunge allo stile della giornata. Chic lei, boh lui.
Concludo con una foto che mi è piaciuta tanto: i quattro fratelli riuniti per gli auguri agli sposi. Alexia è rimasta con lo stesso vestito, i signori hanno sostituito il tight con un completo. Oltre alle espressioni allegre la cosa che mi colpisce di più – e mi intenerisce anche un po’, essendo della stessa generazione – sono gli occhiali da presbite inforcati da tre su quattro. Adorabili.
Cosa sarebbe questa rubrica senza un bel royal wedding? Se agosto si era chiuso col matrimonio di Märtha Louise di Norvegia con Durek Verrett, settembre finisce con quello tra Theodora di Grecia e Danimarca e Matthew Kumar.
Nozze entrambe di non primissimo piano – bisogna accontentarsi – entrambe celebrano l’unione tra una principessa europea e un uomo americano. Questo però non è sciamano ma avvocato, non sono sicura che sia meglio ma potrebbe. La quarantunenne Theodora, una carriera finora non travolgente di attrice, ha dovuto rinviare la celebrazione più di una volta, prima per la pandemia, poi per la morte del padre. Per le mise si è affidata a Celia Kritharioti, proprietaria della più antica maison di Grecia, fondata nel 1906, e nonostante non mi sa piaciuto tutto penso abbia fatto bene, e non solo per questioni di opportunità. Iniziamo dunque col party organizzato la sera prima della cerimonia nelle sale del bel Museo Bizantino e Cristiano di Atene.
Non ho apprezzato particolarmente l’abito della sposa creato da Celia Kritharioti per il prewedding party; banalotto, sarebbe piaciuto alla Sandy di Grease ma rende Theodora un po’ troppo bambolona, ed è peggiorato dal fioccone sul popò. Sicuramente “da sposa” ma abbastanza stucchevole la clutch Cult Gaia decorata con perle. Shock.
Elegante la madre della sposa, Anne-Marie, in completo pantaloni Max Mara in seta cangiante tra il blu e il viola. La stola poteva essere messa meglio, ma teniamo presente che è sempre una mamma alla vigilia delle nozze della sua bambina. Applausi a scena aperta per la scelta di Viva, una delle classiche scarpine con fiocco di Ferragamo. Chic. Una parola sui signori, il cui dress code era evidentemente completo e camicia senza cravatta; lo sposo ha interpretato estensivamente il “senza” e ha lasciato a casa pure i calzini. Non mi convincerete mai, anche se va molto tra i giovani il piede nudo è accettabile solo con mocassino da barca e in occasioni informali (tipo appunto le gite in barca). Matthew si è messo pure un completo coi pantaloni skinny, che forse andranno ancora di moda in California, ma nella vecchia Europa no sicuro. Colpevole, Vostro Onore. Shock. Quanto all’accompagnatore della ex regina, è il figlio Nikolaos, di recente tornato single, impeccabile cavaliere per sua madre; confesso il mio debole per lui, che invecchiando sta assumendo quell’aria stropicciata quasi irresistibile. Chic.
Perfettamente in linea col dress code il diadoco Pavlos e i suoi quattro figli – nonostante siano tutti più giovani, e a dirla tutta pure più fighi dello sposo – tutti in abito blu, camicia e calzini (quelli del padre si vedono proprio). Tra loro risplende la primogenita Maria Olympia in abito di lamé plissettato color argento di Prada, che firma anche i sandali. Il reggiseno bianco che si intravvede rischia di continua a porre l’attenzione di questo party prenuziale sull’underwear, ma all’età della fanciulla è ancora concesso. Chic. In mezzo al gruppo, come il perno su cui gira tutto, Marie-Chantal in abito blu Vuitton con accessori dorati Aquazzura. Confesso una non particolare predilezione per la signora, ma non v’è dubbio che si impegni sempre per dare il meglio di sé e di solito ci riesce (cosa che non stupirà gli appassionati di astrologia: è della Vergine) oltre ad aver formato una bella famiglia, che almeno finora sembra funzionare bene. Brava e senz’altro chic.
Meno ieraticamente perfetta della cognata ma più calda e comunicativa (si capisce che la preferisco?) la principessa Alexia, primogenita degli ex sovrani di Grecia – e per un paio d’anni, fino alla nascita del fratello Pavlos erede al trono – arriva con la sua bella faccia, il suo bel marito (Carlos Morales, architetto e velista spagnolo), i loro quattro bei figli. La sua mise è meno bella, o meglio un po’ pasticciata, ma tutto sommata adeguata a una festa di fine estate: splendidi i colori, troppo abbondante il tessuto della gonna, abbinata alla blusa incrociata in viscosa in vendita per 99,99 da El Corte Inglés, catena di grandi magazzini spagnola (al primo posto in Europa e al quarto nel mondo per volume d’affari). Boh. Deliziose le tre ragazze, che credo vestano Zara tutte e tre, chic come la parte maschile della famiglia.
(Ph: Hanne Juul)
Philippos, il minore dei cinque figli di Costantino e Anne-Marie è accompagnato dalla moglie Nina. Graziosa ragazza di cui abbiamo detto spesso che pur avendo disponibilità praticamente illimitate non sempre azzecca le sue mise, anzi quasi mai. Questa volta così così: abito Huishan Zhang dalla forma inutilmente complicata in quel color bluette che è tornato molto di moda (che noia però) bellissime le slingback Francesco Russo, diligente la borsetta in seta blu Chanel. Mi piace assai di più la collana con pendente: un uovo Fabergé in diamanti e zaffiri.
Se ve lo state chiedendo, è un vero Fabergé ma naturalmente non dell’epoca degli zar: la maison è tornata in auge e propone tra le varie collezioni anche dei gioielli declinati col simbolo dell’uovo, alcuni persino abbordabili. Accanto a Nina il giovane e innamorato marito che deve aver sentito le mie riflessioni e per farmi contenta coi mocassini da barca si è messo anche le calze, troppa grazia! Un grande boh.
(Ph: Hanne Juul)
Impossibilitata a partecipare la regina emerita Margrethe causa fratture varie, non pervenuto alcun membro della coppia sovrana o di quella cadetta, il vessillo della casa reale di Danimarca – cui appartiene per nascita la madre della sposa – è stato portato dalla principessa Benedikte. Signora di rara classe ed eleganza impeccabile. Perfetta anche questa volta: pantaloni dritti e canotta bianchi con spolverino/caftano di chiffon della danese Annette Freifeldt. Se proprio devo fare un appunto, avrei evitato lo smalto rosa Barbie; un insieme un po’ teutonico ma convincente, chic.
(Ph: Hanne Juul)
Con Benedikte due dei suoi figli: Gustav e Alexandra. Il primogenito, ora capo della casata Sayn-Wittgenstein-Berleburg, da giovane era bellino, poi si è un po’ imbolsito e come molti suoi connazionali non risplende con il clima mediterraneo. La moglie, Carina di nome e di fatto, è vestita con un abito grazioso ma non entusiasmante; modelli del genere erano una scelta assai frequente per i matrimoni della fine degli anni ’70; ecco, se l’abito fosse vintage sarebbe più interessante. Anche mia madre aveva qualcosa del genere, naturalmente senza le Hangisi di Manolo Blahnik. Boh.
(Ph: Hanne Juul)
Alexandra osa l’abbinamento di colori complementari, il giallo e il viola. L’idea non è male, e il top nemmeno, ma la gonna così rigida e sbrilluccicosa (MIAU by Clara Rothescu) in foto sembra terribile. Idem le scarpe Tabitha Simmons; peccato non si veda bene il pezzo più divertente: la clutch in plexiglass giallo fluo di Zara. Alexandra ha sposato in seconde nozze questo simpatico signore, il Conte Michael Ahlefeldt-Laurvig-Bille, casato tedesco e danese. Il quale evidentemente non ha le idee chiarissime sulla confezione degli abiti da uomo. Sto pensando a quanto spesso notiamo gli abiti di re Frederik: troppo stretti, troppo corti, troppo stretti e corti. Bene, osservando i suoi cugini si capiscono molte cose, se i sarti sono gli stessi stiamo freschi, a questo punto inizio a rivalutare pure Albert de Monaco! Sorry shock.
E arriviamo finalmente ai parenti che conosciamo meglio: gli spagnoli. C’erano Sofía e Irene, zie paterne della sposa, e le due cugine, l’Infanta Elena e l’Infanta Cristina con prole. Da un po’ di tempo mi capita, soprattutto su Instagram, di vedere molte fotografie degli anni sul trono di Sofía, in cui spesso e volentieri la Reina indossa splendidi Valentino. Sono talmente tanti, e talmente belli, che li sto raccogliendo per un post dedicato. Bene, scordateveli, perché da quando ha cambiato ruolo ha mutato anche il suo stile – e questo è comprensibile – semplificando ma anche banalizzando un po’. Grande fan dei pantaloni, li indossa anche in questa occasione, in quel tessuto lucido e pesante che fa tanto matrimonio di provincia. In abbinamento una tunica nello stesso raso a spesse righe opache e lucide, ma decorato da fiori. Non sta male, ma è un po’ quadro antico, quello stile che mio padre chiamava l’anno scorso a Marienbad. Divertente la clutch Jimmy Choo, tranquillamente riusata per la cerimonia e poco convincente in entrambi i casi. Boh. Mi hanno intenerito le scarpine dorate dell’assai sofferente principessa Irene, con un completo verde menta che la rende ancora più delicata e gentile. Chic. Per la Infanta Cristina vale quanto detto per la madre, perché una donna della sua età (e mi permetto di dire col suo fisico, che le consentirebbe ben altro) pensa di indossare quel gonnellone di taffetà verde muffa? Di più, perché ha sentito il bisogno di possedere una cosa del genere? E perché decide di abbinarci una tshirt, che sarebbe stata una scelta molto moderna se fosse stata in semplice seta semplice invece del lamé? Shock. Più interessante la sorella maggiore Elena, i cui austeri lineamenti (ah, il profilo dei Borbone!) la stanno trasformando in una sorta di ritratto di El Greco. Lei, forse perché è stata sposata con Jaime de Marichalar – uomo dotato di gusto raffinato, cultura e amore per la moda – ha negli anni sviluppato uno stile personale, spesso riferito alla Hispanidad, a volte eccessivo ma sicuramente non banale. Qui la mise non si capisce bene – sembra una blusa incrociata bianca su qualcosa di nero, gonna lunga o pantaloni – ma lo scialle flamenco è bello assai. Chic sulla fiducia. Concludiamo in bellezza con la splendida Irene Urdangarin, figlia diciannovenne di Cristina, talmente incantevole da lasciare poco spazio alle chiacchiere. Avrebbe fatto lo stesso effetto col proverbiale sacco di iuta, ma l’abito plissé con scollo all’americana e fantasia finto Pucci le sta bene. Bella e chic.
Ieri è andato in scena ad Atene quello che, a meno di qualche sorpresa che non so immaginare, dovrebbe essere l’ultimo royal wedding dell’anno. La principessa Theodora, quarta dei cinque figli degli ex sovrani di Grecia, ha sposato il fidanzato di lungo corso, l’avvocato californiano Matthew Kumar. Nozze annunciate nel 2018 (Una fidanzata e una sposa) e rinviate dapprima per la pandemia, poi per la morte di re Costantino. Ieri finalmente l’happy ending nella cattedrale ortodossa della capitale ellenica, alla presenza di amici e parenti.
(Ph: NDP/Petros Hontos)
La sposa è cugina di due sovrani: Felipe VI di Spagna dal lato paterno, e Frederik X di Danimarca da quello materno; non se n’è presentato uno, e nemmeno in rappresentanza una delle due regine consorti. Altra assenza ampiamente notata quella di qualche membro della Royal Family britannica; ma siamo sicuri che li avevano invitati? La madrina della sposa, Queen Elizabeth II, non c’è più, quindi… Amen, è stata una bella giornata comunque. E se alle mise dedicheremo il prossimo Royal chic shock e boh, volevo intanto mostrarvi qualche dettaglio.
(Ph: Nikolas Komini)
Ecco Theodora e Matthew durante la cerimonia, celebrata con l’antico rito bizantino detto Typikon. Sono in piedi davanti a quello che se non sbaglio si chiama tetrapodion, su cui vengono appoggiati gli oggetti rituali, tra cui le corone poste sul capo degli sposi durante la celebrazione. In ossequio al rango, nonostante la famiglia della sposa dovrebbe andare a sinistra, in questo caso ha il posto d’onore a destra. In prima fila la regina, il diadoco e la moglie, in seconda fila le due zie – la Reina Sofía e la principessa Benedikte – i due fratelli della sposa che credo avessero l’incarico di incoronare gli sposi, e i due figli maggiori di Pavlos, che penso avessero anche loro un ruolo, benché non sappia dire quale. La sorella maggiore Alexia siede invece in prima fila nella navata, dietro le damigelle (è la signora in rosso). Come ci aspettavamo, Theodora indossa il velo di famiglia, e lo ferma con la celebre, splendida tiara del Khedivé, la cui storia potete leggere qui, ricordando le nozze dei suoi genitori, celebrate nella stessa cattedrale 60 anni fa (A Royal Calendar – A Greek royal wedding).
(Ph: Nikolas Kominis)
Come ogni royal wedding che si rispetti, non manca la foto di famiglia. Qui mi colpiscono due cose: la simmetria delle due signore in sedia a rotelle – quella a destra è la principessa Irene, zia paterna della sposa, che non era presente in cattedrale – e l’ambientazione, sobria al limite del misero, con la parete di fondo fastidiosamente geometrica. D’altronde gli ambienti fastosi cui siamo abituati appartengono a residenze reali, che qui non sono più a disposizione della famiglia. Il ricevimento è stato fatto all’One&Only Aesthesis, hotel alla moda sul mare, non certo in un palazzo reale; non so se la foto sia stata scattata lì, ma insomma tocca adattarsi. In compenso potete vedere gli unici ospiti più o meno italiani; Aimone e Olga di Savoia-Aosta. Sono in terza fila, sul lato destro, alle spalle della infanta Cristina e di Nikolaos di Grecia (un po’ italiano anche lui, essendo nato a Roma). Italiani, ma anche loro parte della famiglia: il nonno della sposa, re Pavlos, e la nonna di Aimone, Irene, erano fratello e sorella, e il padre di Olga, Michele di Grecia, recentemente scomparso, un loro cugino.
(Ph: Hanne Juul)(Ph: Hanne Juul)
Molte invitate eleganti, altre meno, ma ad attirare l’attenzione generale sono state le borsette di Anne-Marie e della sorella Benedikte, create esclusivamente per loro dalla sorella maggiore di entrambe, Margrethe. Che in questo modo è riuscita ad essere in qualche modo presente nonostante fosse bloccata a Copenaghen dal recente incidente domestico con conseguenti fratture. La creatività della regina emerita è ben nota, e molte signore, non solo di famiglia, hanno ricevuto in omaggio una borsa ricamata da lei – direi con la tecnica del petit point – caratterizzata dall’iniziale (o dalle iniziali) del nome della destinataria.
(Ph: Hanne Juul)
Questa è quella donata alla nuora Mary, e ora sapete qual è il nuovo oggetto del desiderio di Lady Violet (che con tali iniziali potrebbe sempre ripiegare su Louis Vuitton, ma che banalità!).
Lo sposo con i suoi fratelli/amici/garçons d’honneur. Diciamo che il tight sarebbe meglio fatto su misura, e soprattutto sarebbe meglio che il sarto sapesse come si fa. Un quadretto che mi ha evocato l’arrivo in chiesa di Mike Tindall, che andava a sposare Zara scortato dai compagni di squadra (la nazionale inglese di rugby). Inarrivabili.
Concludendo questa breve carrellata, una foto che mi ha fatto sorridere. Invecchiando Anne-Marie mi ricorda sempre di più mia madre; somiglianza non così evidente quando era in vita, dato che tra le due c’erano una ventina d’anni di differenza. Ora che Anne-Marie ha quasi l’età in cui lei è mancata, ce la rivedo molto.
Ecco, quando mia madre baciava qualcuno, spesso faceva la stessa smorfia. Secondo me perché non si trovava troppo a suo agio in questa forma di intimità con estranei, o se l’altro era troppo impetuoso, come in questo caso il neogenero Matthew, che da quello che si è visto ieri di secondo nome dovrebbe chiamarsi Irruenza.
In fondo, come diceva il grande scrittore, Tutte le famiglie felici si somigliano.
Sono giorni un po’ così, tra il cancro di Charles, la malattia di Catherine e le titubanze di William, su cui è piombata come un incubo la scomparsa di Thomas e lo strazio di Gabriella.
Mi sono imbattuta per caso in questa fotografia che mi sembra rappresenti bene questi giorni strani, per cui partiamo da qui.
Dopo la cerimonia – e tutto quello che è successo intorno – con cui ieri la Royal Family ha ricordato il defunto Costantino, oggi un’altra commemorazione dell’ex re degli Elleni si è tenuta a Londra, nella cattedrale ortodossa di Santa Sofia a Notthing Hill, dove si sposarono il diadoco Pavlos e pure sua sorella Alexia. Il fotografo ha catturato questo scatto: Nikolaos, terzogenito del defunto sovrano, si commuove e la madre Anne-Marie lo sostiene con tenerezza. Perché la verità è che non si smette mai di essere figli, neanche a 54 anni; e non si smette mai di essere madre, e padre, anche se i figli sono adulti e hanno i capelli grigi.
Il pensiero non può che correre ad altri genitori: ai principi di Kent che ieri non hanno mancato ai doveri reali nonostante assai probabilmente sapessero già della tragedia che aveva colpito la figlia con la morte del marito, sposato meno di cinque anni fa. Per non parlare dei signori Kingston, i genitori di Tom, che prima di entrare nella Royal Family aveva fatto il negoziatore di ostaggi, era scampato a un attacco suicida, aveva frequentato Pippa Middleton, e si era creato una carriera nella finanza. Proprio a casa dei genitori, una tenuta nel Gloucestershire, sarebbe morto il figlio domenica sera (lo scoop è del Daily Mail, che è un giornalaccio ma a volte ci indovina).
(Ph: Blitz)
L’ultima fotografia di Ella e Tom risale a due settimane fa, quando avevano accompagnato Queen Camilla alla serata in onore di Shakespeare (The Queen Valentine): sorridenti, probabilmente innamorati, sicuramente coordinati.
E mentre neppure uno spiffero giunge da casa Galles, il Re, pur nello stress di malattia e terapia, continua a fare del suo meglio.
(Ph: Nick Edwards)
Ieri mattina era a Windsor ma è rientrato nella capitale prima che iniziasse la funzione per Costantino. Che ha comunque voluto omaggiare con una cravatta particolare, su cui sventolano tante piccole bandiere greche (in questa foto di repertorio la vedete meglio).
Oggi poi Sua Maestà ha ricevuto il Prime Minister per l’udienza settimanale. Si va avanti, un passo alla volta, un giorno alla volta.
Questa mattina una pletora di teste coronate si è riunita nella St. George’s Chapel a Windsor per partecipare alla funzione in memoria di Costantino di Grecia. L’ex sovrano degli Elleni è scomparso il 10 gennaio 2023 e la cerimonia avrebbe dovuto tenersi un mese fa, nell’ambito delle celebrazioni per il primo anniversario. Poi è successo quello che è successo, e si è scelta la data odierna.
(Ph: PA)
Presente la vedova Anne-Marie e i cinque figli con rispettivi coniugi; le due sorelle Sofia Regina Emerita di Spagna e Irene, più due cognati: Benedikte di Danimarca e Juan Carlos. Nipotame vario: dai figli del Diadoco Pavlos ai sovrani di Spagna, Felipe e Letizia, alle di lui sorelle, le Infante Elena e Cristina (col figlio Juan) ai figli di Benedikte. C’era la ex regina di Giordania Noor – arrivata con Kiril di Bulgaria – e i cognati Hassan bin Talal con la consorte Sarvath, che spesso rappresentano la famiglia all’estero. Presenti anche i principi ereditari dell’inesistente regno di Yugoslavia; anche loro partecipano spesso a questi eventi ma in questo caso non potevano mancare; se non ricordo male lei è greca, e sono sicura che Costantino fu best man alle loro nozze, celebrate nella chiesa ortodossa di Londra nel 1985. C’era l’ex Prime Minister John Major e l’ex campione di F1 Jackie Stewart; lo so, molti ex, come accade spesso nel declino della vita. Diversamente da quanto mi aspettassi quasi nessuna signora era in nero, ma ne parleremo.
(Ph. Gtresonline)
Nutrito e sorprendente il drappello della Royal Family, capitanato dalla Queen Consort; assente il re – è stato visto rientrare in auto nella residenza londinese di Clarence House, il che mi fa pensare che fosse impegnato con una terapia o un controllo medico – presente la Princess Royal col marito. C’era il Duca di York, arrivato con la ex moglie Sarah, e la figlia Beatrice col marito Edoardo. E poi i Duchi di Gloucester, e i Kent, e i Tindall, e i Chatto, e i Knatchbull, e… e basta. Il Principe di Galles, che dal defunto era stato tenuto a battesimo, questa mattina ha fatto sapere che non sarebbe andato per “personal reasons”, motivi personali, pur rassicurando che la convalescenza della moglie procede bene. Continua dunque la totale assenza di notizie; sperando naturalmente che il principe sia stato impossibilitato da qualcosa di poco grave ma molto disturbante (mal di pancia?), io continuo a pensare che questa strategia comunicativa sia incomprensibile e potenzialmente disastrosa.
Archiviati cronaca foto e dettagli, non ci resta da esaminare che le mise delle signore presenti alla cena di gala per il diciottesimo compleanno di Christian di Danimarca; scattati durante la serata anche i ritratti ufficiali del giovanotto, da solo e con la famiglia.
Core de mamma
(Ph: Dennis Stenild, Kongehuset)
Quasi tutte le royal ladies hanno preferito tirar fuori dall’armadio abiti già visti, e in fondo mi sembra una scelta saggia; così ha fatto Mary, apparsa varie volte molto emozionata nella prima serata tutta in onore del figlio. La futura regina consorte è rimasta in Danimarca con l’abito blu di Jesper Høvring: bella la linea, bello lo scollo, non sono convintissima di come ci si appoggia la fascia dell’Ordine dell’Elefante, ma in linea di massima tutto piacevole e tutto in perfetto equilibrio con la tiara che è quella nuziale, piccola e delicata.
(Ph: Dennis Stenild, Kongehuset)
Lo stesso Høvring ha firmato la mise, un po’ tuta un po’ capedress, della figlia minore Josephine, piuttosto overdressed come del resto la sorella maggiore Isabella, con un abito Safiyaa un po’ eccessivo per i suoi sedici anni. Chic la madre, troppo giovani le figlie per essere valutate.
Le ragazze di ieri
Anche la sovrana ha scelto, direi ovviamente, una creazione danese: un abito rosso corallo di Birgitte Thaulow, indossato altre volte. Il colore secondo me è terribile, ma alla fine è abbastanza allegro per l’occasione; peccato che, a mio avviso, non metta in adeguato risalto quella cascata di perle e diamanti che compongono la tiara Pearl Poiré, abbinata al suo dévant de corsage, a un collier con perle enormi e a importantissimi orecchini.
Ora che sono tutte vedove, le tre sorelle spesso compaiono insieme come quando erano ragazze. Per festeggiare Christian, Anne-Marie ripropone para para la scelta fatta per il giubileo di Carl Gustaf (Royal chic shock e boh – Cinquanta di questi giorni (parte seconda): abito blu metallico di Celia Kritharioti con la tiara del Khedivé; sulla spalla destra della ex sovrana di Grecia brilla la favolosa spilla di diamanti dono del marito per la nascita dell’erede Pavlos, nel 1967. La solitamente elegante Benedikte arriva con uno di quei modelli stile Burda, del couturier danese Johnny Alexander Wichmann, col corpetto tinta unita e la gonna – con pure un po’ di strascico – in una fantasia geometrica. Diciamo che mi piace lo scollo, perfetto per la fascia dell’ordine. E naturalmente il set collana e orecchini con grandi ametiste che sta bene anche con la Berleburg Fringe tiara. Un grande boh x tre.
Le ragazze di oggi
(Ph: Hanne Juul)
Il gala in onore di Christian è stato anche l’occasione per vedere riunite un po’ di future sovrane. La Svezia ne ha inviate addirittura due: Victoria, una delle madrine di battesimo del festeggiato, e la figlia Estelle. A parte l’errore nel posizionamento della placca (I 18 anni di Christian – Dettagli quisquilie e pinzillacchere) la prossima sovrana svedese non mi fa impazzire: non è tanto il modello dell’abito Elie Saab, già indossato precedentemente, ma il colore: quella sfumatura cappuccino è terribile; ulteriormente peggiorato dal celeste chiaro della fascia dell’ordine. La tiara Boucheron a foglie di alloro è quella ereditata dalla defunta prozia Lilian – protagonista di una delle più romantiche love story reali (Bertil e Lilian, omnia vincit amor) – che spesso la indossava insieme all’importante collana di diamanti appartenuta alla regina Josephina. Boh. Adorabile Estelle, che crescendo ci sommergerà di soddisfazioni. La principessina undicenne indossa un abito creato proprio per lei da Christer Lindarw, autore dell’abito arancio della madre che tanto ci era piaciuto (Royal chic shock e boh – Cinquanta di questi giorni (parte prima) ottima scelta!
(Ph: Keld Navntoft, Kongehuset)
Se non ricordo male sia Haakon sia Mette-Marit furono tra i padrini al battesimo di Christian, e la coppia è arrivata in pompa magna con la figlia Ingrid Alexandra, cui è stato riservato l’onore di sedere alla tavola con Margrethe e Christian. Ferma restando la gioia di vedere Mette-Marit sorridente e attiva, la sua mise è francamente terrificante. Creazione del norvegese Peter Dundas, che pure vanta un curriculum importante, l’abito in seta pesante azzurro cielo sembra proprio uno di quelli che nei decenni scorsi si portavano nei grandi ricevimenti reali, e nessuno di noi aveva mai visto nella vita reale, né mai avrebbe indossato. Non capisco a cosa serva quella decorazione che circonda le spalle – Lady Violet è della vecchia scuola, per cui anche nel design le cose devono avere un senso – unico aspetto passabile: il colore a lei così, chiara, non sta male. Shock.
Il discorso del colore non è secondario: guardate l’abito di Ingrid Alexandra: è una creazione Emilio Pucci che la madre indossò al ricevimento per le nozze tra Albert e Charlène, a luglio 2011. A parte il fitting che sulla giovane principessa non mi convince, penso che non doni troppo neanche ai suoi capelli castani. Singolare che la figlia indossi una tiara, la Boucheron a cerchi con perle che le è stata assegnata quando ha raggiunto la maggiore età, più importante di quella materna, il piccolo bandeau di margherite. Boh.
(Ph: Keld Navntoft, Kongehuset)
Le mie preferite, senza alcun dubbio; se il buon giorno si vede dal mattino, ci aspettano tempi gloriosi. A sinistra Catharina-Amalia, Principessa d’Orange, erede al trono olandese, 20 anni il prossimo 7 dicembre. Indossa un capedress di Essentiel Antwerp – il modello Batermelon – in una tonalità di blu inchiostro, che varia un pochino sotto le luci; perfetta la scelta dei gioielli: un collier a rete con diamanti e zaffiri a completare quelli della tiara della Regina Emma, realizzata nel 2009 utilizzando parti della parure di zaffiri della stessa sovrana e parti di un dono di nozze ricevuto da Wilhelmina. Ai piedi le Hangisi di Manolo Blanhik, e proprio nel colore reso indimenticabile dalla Carrie di Sex and the City. Chic. A destra Elisabeth, Duchessa di Brabante ed erede al trono belga, 22 anni il 25 ottobre. A lei è toccato Natan ma questa volta ci possiamo accontentare: abito color champagne che (forse) sarebbe piaciuto anche a Audrey Hepburn; non amo troppo quelle pieghe che partono dalla vita ma adoro i guanti, e trovo che la piccola tiara Wolfers doni ai suoi lineamenti delicati più di quella torreggiante che le abbiamo visto altre volte. Chic più chic. Se poi siete curiosi di vedere un punto di incontro tra l’abito di Catharina-Amalia e Elisabeth, andate a guardare la mise che la principessa belga indossava al royal wedding giordano: Va in scena il royal wedding – Gli invitati.
Le zie
Ci si chiedeva se Joachim e la sua famiglia sarebbero tornati da Washington per festeggiare il nipote, e la risposta è sì. Assente solo il primogenito Nikolai, al momento in Australia, abbiamo potuto apprezzare la delizia di Athena in abitino luccicante di paillette oro rosa (Grace Karin) e ballerine dorate di Zara. Tanto mi è piaciuta la figlia tanto poco la madre. Io raramente trovo Marie elegante, ma questa mise (Elie Saab) ha qualcosa, perdonatemi il termine, di disturbante, non vorrei dire che mi evoca quasi una certa nudità, forse a causa del terribile punto di rosa, ma insomma non mi piace per niente. Splendida la tiara floreale della principessa Dagmar, che Marie indossa quasi sempre a partire dal giorno delle nozze, ma il resto per me è shock, compresi i sandali dorati col plateau.
(Ph: Hanne Juul)
Pavlos di Grecia, oltre ad essere cugino di Frederik, è un altro dei padrini di battesimo di Christian. La moglie, la solitamente elegante Marie-Chantal, questa volta mi ha sorpresa: non solo per l’errore nell’indosso della fascia dell’ordine di Santa Olga e Sofia, ma anche per altro. Da qualche tempo sta incrementando l’uso di abiti di stilisti greci: questo rosa cipria, di Mary Katrantzou non sarebbe male, a parte le maniche tremenderrime. Ma la sontuosa tiara della Regina Sophia è troppo importante per l’occasione, e incomprensibile la clutch di cocco – o peggio ancora stampa cocco – che non c’entra nulla né con l’abito né soprattutto con l’occasione (i rettili, ove fossero indispensabili, sono da indossare di giorno, e per impegni non particolarmente formali). Boh.
Lui è Gustav von Sayn-Wittgenstein-Berleburg, unico figlio maschio della principessa Benedikte, dunque altro cugino di Frederik, lei è sua moglie Carina. Abbiamo parlato di loro di recente, in occasione del battesimo del loro bambino (E vissero tutti felici e contenti); in questo caso è Christian ad essere stato padrino del cuginetto. Da Carina, con un passato da modella, mi sarei aspettata qualcosa di meglio: difficile immaginare un modello meno donante di questo, firmato Birgit Hallstein, stilista che spesso crea mise per le reali danesi. Anche Carina porta le Hangisi di Manolo Blahnik, nel suo caso bordeaux, e la tiara indossata al suo matrimonio. Gioiello splendido, ma shock.
(Ph: Hanne Juul)
Chiudiamo con Jane, sorella maggiore della principessa Mary, accompagnata dal marito Craig Stephens (che vi dirò, col frac fa una gran bella figura). Jane, a sua volta madrina di battesimo del nipote Christian, ha scelto un semplice abito di velluto blu, senza infamia e senza lode, decorandolo con una favolosa spilla di cristalli ton-sur-ton. Nulla sappiamo di cotanto pezzo, ma sembra proprio una spilla vintage, simile a quelle tanto di moda negli anni ’50. Poi gli orecchini in oro giallo con la perla nulla ‘c’entrano, ma accontentiamoci. Abito boh, spilla wow!
…e venne il gala dinner, con la sontuosità degli abiti e lo splendore dei gioielli. E pure l’inevitabile gaffe, che stavolta avrebbe potuto essere evitata.
(Ph: Ingemar Lindevall/Kungl. Hovstaterna)
Nella foto ricordo in piedi da sinistra Haakon, principe ereditario di Norvegia, solo soletto (la moglie Mette-Marit, affetta da fibrosi polmonare, ha dovuto fermarsi un paio di settimane per riposare), poi Daniel e Victoria di Svezia, lei principessa ereditaria e lui il suo consorte, il Presidente finlandese Sauli Väinämö Niinistö, Margrethe II di Danimarca, Carl XVI Gustaf di Svezia, Harald V di Norvegia, il presidente islandese Guðni Th. Jóhannesson e la coppia degli eredi al trono di Danimarca, Frederik e Mary; davanti ai signori sono sedute le rispettive consorti, con Silvia di Svezia e Sonja di Norvegia in versione gemelle Kessler, vestite praticamente uguali; che scivolone!
Giallo oro per Silvia, avrà voluto coordinarsi con collare e galloni del consorte? L’abito di Georg et Arend ha una doppia gonna in seta pesante e un corpino tutto tempestato di pietre. La regina ha in mano una minaudière, che potrebbe anche essere la Melone di Bulgari; in quel caso “oro” si riferirebbe non al colore ma proprio al materiale… Sotto quest’aurea mise la regina piazza delle scarpine verdi; verde pure la stola in seta, che probabilmente dovrebbe servire all’occorrenza a scaldare la sovrana, ma mi pare leggerina. Mettendo da parte quest’insieme così pappagalloso, sul capo di Silvia troneggia – letteralmente – la sontuosissima tiara Braganza, con orecchini altrettanto importanti. Favolosi i gioielli, ma il resto per me è shock.
(Ph: Michael Campanella/Getty Images)
Giallo pure per Sonja di Norvegia ma in tonalità canarino, che anche lei ha abbinato col verde, nel suo caso le pietre della notevolissima parure di smeraldi che arriva direttamente dallo scrigno di Josephine, imperatrice dei Francesi e prima moglie di Napoleone. La parure è attualmente composta da quattro pezzi: diadema, collier, spilla più gli orecchini che in origine non facevano parte dell’insieme ma sono stati creati in seguito utilizzando pietre della collana. Curiosamente questa tiara e la Braganza indossata da Silvia hanno identica provenienza: arrivano entrambe dalla stessa sovrana: Josefina di Svezia e Norvegia, che aveva ereditato la prima dalla sorella Amélie, seconda moglie di Pedro de Braganza, imperatore del Brasile, mentre questa da Josephine, che era sua nonna. Tolto lo splendore delle gemme che dire dell’abito? Dato il suo aspetto così tipicamente anni ’80, se è vintage passi, altrimenti boh. Però si potevano mettere d’accordo prima.
(Ph: Jesper Sunesen)
Premessa: ho scelto questa foto di Margrethe II perché tra quelle che ho visto è quella che mostra meglio la mise; la regina scende dal vascello reale dove la delegazione danese ha soggiornato. Anche il suo è un abito già indossato, creato dalla stilista danese Birgitte Thaulow. Bella la seta, corposa ma non rigida, grazioso il disegno a ramages stilizzati, interessante la doppia fusciacca rossa e fucsia, che tra l’altro consente alla fascia dell’ordine del Serafino di appoggiarsi con grazia. Chic, anche senza considerare la trionfale parure di perle e diamanti, a corredo della celeberrima Poiré tiara.
Nata principessa reale è diventata regina, anche se consorte, a soli 18 anni. Ora non lo è più, ma in questa occasione è senz’altro regina di eleganza. Anne-Marie di Grecia arriva al braccio del suo bel cavaliere norvegese con un’altra creazione di Celia Kritharioti, un abito dalla linea pulita in crêpe color amarena; quasi una colonna a sorreggere la favolosa Khedive tiara, un gioiello che mischia lo splendore dei diamanti al fascino della storia (ne parliamo approfonditamente qui: A Royal Calendar – A Greek royal wedding). Nel 1905 un giovanotto svedese appassionato di archeologia si trova al Cairo; si chiama Gustaf Adolf, ed è secondo nella linea di successione al trono. Incontra una famiglia di pari lignaggio: i Duchi di Connaught e Strathearn; madre del duca è la regina Victoria, ma a colpire il giovanotto è la figlia Margaret, sua coetanea. Colpo di fulmine, i due si sposano il 15 giugno di quello stesso anno. Per celebrare l’incontro e la nascita di questo amore all’ombra delle Piramidi, il Khedive d’Egitto invia alla sposa un favoloso diadema a volute di diamanti creato da Cartier. Margaret muore nel 1920 per una infezione durante l’ultima gravidanza; il prezioso gioiello viene ereditato dall’unica femmina, Ingrid, che se lo porta a Copenaghen quando sposa l’erede al trono di Danimarca. Le sue discendenti di sangue si sposano tutte con quella tiara: Anne-Marie e sua figlia Alexia; Margrethe; Benedikte e le figlie Alexandra e Nathalie. Ora appartiene ad Anne-Marie e indossarla in questa occasione ha un particolare significato, dato che Margaret è la nonna che ha in comune col festeggiato, re Carl XVI Gustaf di Svezia. Superchic.
(Ph: Michael Campanella/Getty Images)
La principessa ereditaria Victoria, cui è toccato anche tenere il discorso per il padre – né poteva essere diversamente – per il suo abito sceglie ancora Christer Lindarw. Quando l’ho vista arrivare al braccio del primo ministro Ulf Kristersson ho pensato alla divina Lollo recentemente scomparsa; la storica e inarrivabile fata turchina dello sceneggiato di Comencini, sarebbe impazzita. Ma Lady Violet non è una fata, non le piacciono gli abiti turchini, e lo trova francamente terribile. Non è che lo stilista è stato influenzato dalle sue attività artistico-teatrali? Per fortuna la tiara è la lineare Baden Fringe tiara, dalle linee sottili ed acuminate che danno un po’ di rigore all’insieme. Però non basta, shock.
Restando in famiglia, è una novità la tiara di Sofia. Cioè, non è esattamente una novità essendo la solita Palmette tiara ricevuta come dono di nozze dai suoceri, cui però sono state sostituite le pietre apicali, che in questo caso sono quarzi citrini. Dunque finora oltre agli smeraldi nuziali l’abbiamo vista decorata anche da perle, turchesi, topazi blu, e ora citrini. Immagino le pietre ambrate siano state scelte per armonizzarsi con l’abito giallino di Safiyaa, brand al momento molto amato dalle royal ladies, che a mio avviso dovrebbero scegliere meglio i modelli. Trovo questo, il Bellara, con quelle applicazioni plasticose sulle spalle (si intravvedono pure sullo strascico) di rara bruttezza, e tra l’altro, visto in movimento, costringeva la povera Sofia a muoversi anche piuttosto goffamente; forse troppo stretto lui, o troppo alti i tacchi Louboutin. Strashock.
Quella della famiglia che mi è piaciuta di più è senz’altro Madeleine, in una diversa versione del cape dress a firma Jenny Packham: un abito argento ricamato di cristalli con una cappa che essendo leggerissima aggiunge movimento senza appesantire. Nessuna sorpresa per la tiara che adorna il capo della principessa: la cosiddetta Modern Fringe che indossa molto spesso, incluso il suo matrimonio. È un gioiello privato che non fa parte della fondazione Bernadotte; essendo comparso sulla testa di Silvia negli anni ’80 si pensa che sia un regalo del marito per i dieci anni di matrimonio. Dalla frequenza con cui Madeleine la usa, è probabile che la madre l’abbia donata a lei, forse proprio per le sue nozze con Chris O’Neal. Splendidi gli orecchini. Chic.
Arrivano insieme i consorti di due futuri sovrani, Mary di Danimarca e il birthday boy Daniel di Svezia, che proprio il 15 settembre ha compiuto cinquant’anni. Per lei un abito non solo già indossato ma anche rimaneggiato dal creatore, il danese Lasse Spangenberg. Vi dirò, non mi fa impazzire. Anche Mary sceglie di indossare la sua Wedding tiara, ricevuta in dono dai suoceri per le sue nozze con Frederik. Notevoli gli orecchini con acquamarina, che la principessa sfoggia spesso nelle grandi occasioni; notevolissimo il bracciale di Annikat: due ali di diamanti che abbracciano il polso. Chic i gioielli, boh il vestito.
Per par condicio chiudiamo con il terzo principe ereditario presente, Frederik di Danimarca, che ha dato il braccio a questa signora; è la moglie del primo ministro Ulf Kristersson, si chiama Birgitta Ed, e ovviamente è membro del clero. Io trovo magnifico quest’abito, ma la cosa divertente è che mi sono incuriosita, ho fatto una ricerca e trovato il suo profilo Facebook. Dove lei racconta con un certo humour – almeno quello permesso dal traduttore svedese italiano – della difficoltà che ha spesso nel trovare la mise adatta ad accompagnare il marito pur indossando il clergyman (clergywoman?) o almeno il collarino ecclesiastico. La trovo fantastica, chic in terra e in cielo.
Per celebrare degnamente l’equinozio e l’arrivo dell’autunno, stagione preferita di Lady Violet, ho pensato di dedicarvi un intero weekend con la vostra rubrica preferita. Partiamo con il giubileo d’oro di Re Carlo Gustavo di Svezia che ha movimentato la scorsa settimana; e quando si tratta di Scandinavia, si sa, si para di pomp and circumstances. Chi temeva di rimanere deluso probabilmente si sarà ricreduto: abbiamo avuto di tutto, abiti da giorno, da sera e da gran sera, senza dimenticare i diademi (che vedremo domani).
(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)
Giovedì 14, vigilia dell’anniversario vero e proprio, i festeggiamenti si sono aperti con uno spettacolo nel teatro interno al palazzo reale di Drottningholm, un’autentica meraviglia. In prima fila da sinistra la first lady e il presidente d’Islanda, i sovrani di Norvegia, i padroni di casa, Margrethe di Danimarca, il presidente e la first lady di Finlandia.
(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)
Le royal ladies svedesi si presentano piuttosto coordinate in tonalità rosate di varie intensità, a partire dalla regina Silvia, che per queste giornate si è affidata in toto alla maison tedesca Georg et Arend, con sede a Monaco di Baviera. Per la prima serata la scelta cade su un abito drappeggiato color cipria con quello che sembra un bolerino ricamato con cristalli e perline, probabilmente ispirato dalla carta dei pacchi di Natale. Le scarpe che si intravvedono sono Jimmy Choo, la clutch Judith Leiber. Lei è sempre splendida, ma boh. ,
(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)
L’erede al trono Victoria osa un abito di chiffon arancione, che in questa foto sembra albicocca ma il creatore definisce corallo. È opera di Christer Lindarw che è stilista, costumista ma anche artista e drag queen, insomma un fantasista stilé, come diceva Sordi. Ora, io lo so che non vi piace il monospalla, lo so che quel fiore, realizzato espressamente da Tim Mårtenson, è enorme e ha pure i pistilli svolazzanti, lo so che si vede – va bene, diciamo intravvede – il segno del costume, che mi pare quest’anno vada fortissimo; ma a me piace. È molto Victoria, mette allegria e le fa brillare pure il sorriso. Chic.
(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)
La sorella Madeleine è la bella di famiglia, e a volte gioca a fare la vamp. Come in questo caso, con l’abito asimmetrico Marchesa che spero abbia resistito tutta la sera alla forza di gravità (non è colpa sua ma del modello e della sua costruzione). Accessoriato con scarpe coi fiocchi (Valentino) più clutch con un altro fiocco (sempre Valentino). Troppi fiocchi, troppo bambolona, troppo tutto. Boh.
(Ph: Fredrik Sandberg/TT/Ritzau Scanpix)
A Sofia e al marito Carl Philip, secondogenito, unico figlio maschio, e per qualche mese pure erede al trono – poi retrocesso da una norma costituzionale che riconobbe la primogenitura assoluta – temo che a volte tocchi il tavolo dei bambini, come in questo caso, dove precedono i nipoti Estelle e Oscar (e tra poco li seguiranno, essendo le due creature seconda e terzo nella successione). Penso che Sofia sia molto abile nel relazionarsi con la famiglia acquisita, e penso che in generale stia facendo un buon lavoro. Ciò detto, a me non piace, ha qualcosa che non riesco a definire ma a pelle non me la fa amare (immagino ne sarà devastata!). Il suo stile è penalizzato dall’uso, invero politicamente opportuno, di affidarsi spesso a stilisti svedesi, e nemmeno i più innovativi. Come in questo caso; l’abito di Lars Wallin ha una forma strana, con i volant che partono molto in basso; in più i volant così leggeri dovrebbero volare – sennò si chiamerebbero diversamente – questi più che altro piovono giù. Scontatissimo il rosa barbie, brutte brutte le scarpe che si intravvedono: delle mary jane rosa baby con altissimo plateau, incredibilmente firmate Gianvito Rossi. Shock. Dietro di lei Estelle, 11 anni di delizia, cui è stato adattato un abito di mamma, della H&M Conscious Collection; tra madre nonna e zie vestite in colori chiari o sgargianti l’unico triste e scuro tocca a lei. Non ti preoccupare tesoro, te lo puoi rimettere alla recita di Natale come regina del bosco.
(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)
Amo Sonja di Norvegia, la trovo una donna interessante, esteticamente molto gradevole e dotata di una classe che la salva anche dai pochi scivoloni che fa lei come tutti. In questo caso è quella che mi piace di più: bello l’abito rosso, lungo ma non troppo da sera, già indossato in precedenza. È di Peter Dundas, stilista norvegese già direttore creativo di Emilio Pucci e Cavalli. Perfetta la misura che sfiora la caviglia, belle le scarpe argento e le calze lattiginose, molto amate dalle signore della sua generazione (esclusa mia madre, che le guardava con una certa perplessità). Bellissima anche la stola con l’alta fascia di pizzo; purtroppo per Sonja la signora sullo sfondo è vestita nello stesso identico colore, e non sarà per lei il solo incidente del genere… chic..
(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)
Sorelle ma diverse, almeno nell’abbigliamento, la regina di Danimarca Margrethe e Anne-Marie di Grecia. Ha lasciato un po’ perplessi la sovrana in corto, però la stessa scelta è stata fatta dalle consorti dei due presidenti, dunque probabilmente era una delle opzioni. Abito a fiori in un tessuto tappezzeria per la prima, mi fa pensare a quelle paesanelle che lei stessa abbiglia in qualità di costumista in certe pantomime stile Andersen. Quanto alla ex regina, fermo restando che non amo troppo i drappeggi ma spesso hanno la loro utilità, il modello della stilista greca Celia Kritharioti non mi dispiace ma il tessuto laminato bluette è terribile. Boh+boh.
Chiudono questa prima rassegna i principi ereditari di Danimarca; anche Mary riusa un abito già visto (News – visita di stato francese in Danimarca), in mikado di seta, dello stilista danese Lasse Spangenberg. Rispetto alle mise delle altre signore Mary, come Victoria, esagera un po’ ma in questo caso il bicolore e la fantasia a grandi fiori rende il tutto, seppur molto scenografico, un po’ meno formale. Chic.
Venerdì 15 le celebrazioni si aprono con il Te Deum nella cattedrale di Stoccolma.
Senza sorprese e senza pecche la mise scelta dalla regina: abito e giacca azzurro ghiaccio, altra creazione Georg et Arend; sui capelli un bandeau in tinta, con accessori in un beige chiarissimo e freddo. Impeccabile. Se posso fare un appunto, portando già sulla spalla sinistra il reale ordine familiare e la medaglia del giubileo avrei evitato di appuntare una spilla anche a destra, proprio per una questione di equilibrio visivo. Comunque chic.
Stesso stile e stesso colore, anche se in una tonalità più intensa (sì, proprio una di quelle che lady Violet non ama) la figlia minore Madeleine, in abito turchese di Emilia Wickstead già visto lo scorso anno, in giallo pallido, addosso a Catherine, allora ancora Duchessa di Cambridge, al Te Deum per il Platinum jubilee di Her Majesty. L’abito è il modello Elta, ma andrebbe ribattezzato almeno Jubilee, se non addirittura Te Deum! Perfetta per colore linee e proporzioni la creazione di Philip Treacy che Madeleine ha posto sul capo. Chic.
Accomunate dallo stile delle mise anche le due principesse ereditarie, una titolare e l’altra consorte: Victoria di Svezia e Mary di Danimarca, in abiti leggeri e floreali. La prima resta in patria scegliendo byMalina per un abito nato lungo e reso midi – che non è mai una grande idea – in testa un pillbox grande come un’aureola, royal blue come le scarpe Gianvito Rossi. Lei è una donna troppo sportiva ed energica per questi abiti così frufru, non chiedetemi perché mi fa pensare a un granatiere. Boh.
Più delicata Mary in Erdem, già indossato di recente: un’orgia di fiori ton-sur-ton sull’abito e sul fascinator con veletta. Ecco, se l’una mi ricorda un bersagliere l’altra mi fa pensare ai fiori in cornice dell’amica di nonna Speranza di gozzaniana memoria. Una domanda, ma Frederik non è grande abbastanza da meritarsi un vestito della sua misura? Boh.
Segue il gruppo varie ed eventuali capitanato da Sonja di Norvegia, senza sbavature e senza voli pindarici in un tailleurino color cipria con cloche in feltro un po’ troppo sportiva e un po’ troppo pesante. Ma su una mise così rigorosa non sarebbe stato più simpatico un cappellino più vezzoso? Noiosetta ma chic.
(Ph: Hanne Juul)
Suona la sveglia la pirotecnica Margrethe di Danimarca con un abito in seta a pieghe sciolte bianco e lilla completato da un giacchino in taffettà color ciclamino. Su tale deliziosa mise plana dallo spazio un cappello di paglia dalle incerte proporzioni che lo rendono simile a un disco volante. La giacca con un solo alamaro in quel punto farebbe difetto a chiunque, soprattutto se questo chiunque per camminare si appoggia a una stampella, con conseguente irrigidimento delle spalle. Come potete immaginare la adoro. Anche lei, come abbiamo visto su Silvia e come Anne-Marie al suo fianco, indossa una spilla anche sulla spalla destra; ci sarà una ragione che ci sfugge. Nel suo caso è la spilla Daisy che compare in tutti gli eventi più importanti, a partire dal suo stesso matrimonio. Boh. Total blue per la sempre bella Anne-Marie, elegante e sobria il giusto, dato che è vedova da pochi mesi. Anche lei come molte signore ha una stola, che nel suo caso ha il vantaggio di coprire il punto critico del robe-manteau, il taglio sui fianchi, per cui questa volta mi sembra più chic della precedente, in cui ha indossato la stessa identica mise, ve la ricordate? Royal chic shock e boh – Coronation edition (parte prima)
No dai, ma che è questa roba? La graziosa Sofia riesce a imbruttirsi piazzandosi sulle ventitré un cappello davvero a forma di disco volante che data la posizione direi che sta per ripartire, e speriamo non torni. Abito giallino piuttosto informe e troppo lungo, in crêpe di lana, della stilista estone Lilli Jahilo su décolleté gialle Louboutin che non le regalano un’andatura elegante e una clutch rigida in pelle grigia che mi ricorda la cassetta salvadanaio di ferro che mio padre mi regalò perché non la rompessi subito, e io cercavo di scassinare con l’apriscatole. Shock.
Col blu non si sbaglia mai devono aver pensato le varie signore che per affrontare l’evento clou dell’anno si sono affidate al colore più rassicurante del mondo occidentale. A partire dall’incintissima Eugenie di York, che ha avvolto il suo pancione quasi a termine in un look total bue, firmato Fendi dal collo ai piedi (il cappello è di autore sconosciuto). E proprio i due estremi mi perplimono: da una parte quel pillbox piazzato in testa come un tegamino, dall’altra i sandali open toe. Che oltre ad essere francamente inadatti sembrano pure piuttosto scomodi, ma la gravidanza è una di quelle liete condizioni in cui le scarpe non vanno criticate. Notevolissimo l’insieme in diamanti di Garrard, il collier e gli orecchini Albemarle di cui per ora non abbiamo altre notizie. Un dono, un prestito? vedremo. Per me sarebbe boh, che diventa chic col bonus bebè.
(Ph: Mark Cuthbert/Getty Images)
Maria Teresa di Lussemburgo mi lascia senza parole, una donna di mondo come lei dovrebbe sapere che in una occasione del genere i pantaloni sono banditi. Non vorrei che questa recente passione fosse dovuta a un qualche problema fisico, unico caso in cui si potrebbe scusate una tale scelta. Altrimenti no, e il completo Alexander McQueen, tra le spalle, la banda sui pantaloni e quel drappo ammainato sul davanti, nemmeno la slancia. Sorry, shock.
(Ph: David Fisher/Shutterstock)
Favolosa la regina Suthida di Thailandia in abito tradizionale. Non saprei dire se abbia scelto il blu – divinamente abbinato con l’argento e un tocco di lilla – perché le piace o per far brillare la leggendaria demiparure di zaffiri e diamanti della suocera, l’altrettanto leggendaria regina Sirikit, ma l’effetto è veramente wow. Unico dubbio per la borsetta che sembra un vecchio ferro da stiro, ma basta spostare lo sguardo… Chic.
Con un’affezionata lettrice di questo blog ci stavamo chiedendo se ci libereremo mai del bluette/royal blue/blu elettrico. Temo di no, infatti ecco appropinquarsi Victoria di Svezia, con l’intera mise in tonalità Klein blue. Il suo abito è opera dello stilista svedese Pär Engsheden, nome che probabilmente vi dirà poco – il riservatissimo couturier non ha un sito né pagine social – ma negli anni egli ha creato molte delle mise indossate dalle signore Bernadotte, tra cui IL vestito, quello con cui Victoria ha sposato il suo Daniel. Svedese anche il creatore del pillbox, Tim Martenson, così come la creatrice della clutch – è la Port Doré di Susan Szatmary – disegnata in Svezia e realizzata in Italia, come tutti prodotti della designer. Al collo della futura regina brilla una rivière di diamanti che Victoria – beata lei – indossa spesso. Sulla spalla la spilla dell’ordine reale di famiglia con il ritratto del padre, re Carlo Gustavo. Un grande boh.
(Ph: Jeff Spicer/Getty Images)
La principessa Margarita di Romania è la figlia maggiore del defunto re Mihail, (il padre, privo di figli maschi, l’aveva nominata erede presuntiva, in contrasto con la legge salica che non prevede la presenza di donne sul trono; ma il trono non c’è più, dunque problema risolto). Ha un bellissimo titolo: Custode della Corona di Romania; purtroppo ha anche una passione smodata per tessuti damascati, texture lucide e tagli improbabili. Salviamo quella sublime spilla a forma di giglio, ma il completino fosforescente, peggiorato dall’improbabile fascinator, va bocciato senza pietà. Shock.
(Ph: WIREIMAGE)
Lei non è una vera royal lady, ma dopo William tutti i sovrani britannici avranno i suoi geni. È la suocera del regno, Carole Middleton, madre della Principessa di Galles. E nessuno mi toglie dalla mente che abbia scelto questa tonalità di blu come ideale rimando al mantello del Royal Victorian Order indossato dalla figlia. La sua mise è di Catherine Walker, maison spesso scelta da Carole, da Catherine, e a dirla tutta pure da Diana buon’anima. Non mi piace, il cappottino è troppo lungo (e pure stazzonato), tremendo il begiarello rosato delle scarpe, e a quasi settant’anni si potrebbe evitare il cerchietto coi fiorellini? Shock.
(Ph: Jeff J Mitchell/Getty Images)
Riecco la versione ellenica della triade capitolina: Anne Marie Pavlos e Marie Chantal. La regina indossa una creazione blu inchiostro di Celia Kritharioti, la più antica maison greca, fondata ad Atene nel 1906. Sobria, signorile, come ci si immagina una sovrana (nel suo caso ex), non più giovanissima, sempre bella e dotata di garbata distinzione. Lei è elegante, il robe-manteau con quel taglio che si ferma sui fianchi boh. La mise della nuora Marie Chantal ci introduce al secondo gruppo, quello delle signore in azzurro. Sceglie ancora la stessa stilista che l’ha vestita per il ricevimento del giorno prima a Buckingham Palace, la greca Mary Katrantzou, mentre cappellino a goccia è di Philip Treacy. Non è il migliore dei suoi look – e lei nelle foto ha pure un discreto muso – ma difficilmente Marie Chantal sbaglia. Vorrei notaste la clutch a forma di libro, creazione di Olympia Le-Tan, brand di nicchia che sta attirando una certa attenzione, tra cui quella di un’altra Olympia, la figlia di Pavlos e di sua moglie; la fanciulla ne è anche testimonial. Marie Chantal portava una di queste pochette anche al party nel giorno prima dell’incoronazione, ma questa è particolarmente interessante per via del titolo: In search of the lost time, che sarebbe il titolo inglese della Récherche di Proust; scelta dettata dal colore o metamessaggio? Comunque chic.
Le azzurre
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Non è in costume tradizionale un’altra sovrana esotica, ‘Masenate Mohato Seeiso, Regina Consorte del Lesotho. Un abito troppo lungo e abbondante, che noi non metteremmo mai di mattina, e certo non abbineremmo a un vezzoso cappellino, eppure io la trovo molto elegante, grazie anche allo splendido portamento, davvero regale. Chic.
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La First Lady americana è una bella donna; è anche una donna che ha dedicato tutta la vita all’insegnamento, e infatti non perde mai quell’aspetto da professoressa simpatica sempre dalla parte degli studenti. All’incoronazione di King Charles e Queen Camilla ha rappresentato il marito, e pure la moda statunitense: in questo caso un tailleur Ralph Lauren in un bellissimo color fiordaliso. Non so perché non mi convince, sarà il fitting, sarà il fiocchetto sulla testa come un’attempata adolescente? Jill dev’essere proprio convinta, perché ne portava uno uguale, naturalmente nero, al funerale di Queen Elizabeth. Boh.
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Forse la migliore versione di sempre di Zara Tindall che ha presenziato all’incoronazione dello zio, cui è legatissima (si narra che il nome Zara lo scelse lui), tutta d’azzurro vestita. Molto bello il robe manteau di Laura Green, con il cappellino della stessa tonalità (Juliette Botterill) mentre la borsa Strathberry (altro brand da tenere d’occhio) e le scarpe sono in un celeste più chiaro e polveroso. Perfetto il dettaglio della spilla di diamanti, dono di nozze di Charles alla sorella per il suo matrimonio con Mark Phillips, genitori di Zara. Chic.
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Ve lo dico subito, con Louise non sono obiettiva, sto sviluppando una vera passione per questa fanciulla. L’anatroccolo di casa Windsor sta diventando un delizioso cigno, con un portamento che avrebbe incantato suo nonno. Abito da jeune fille en fleur – e chi meglio di lei? – di Suzannah London, che ha realizzato anche il vestito che sua madre portava sotto il mantello del Royal Victorian Order. Questo è il modello Kumiko, realizzato in una seta stampata con gli iris fotografati da Rachel Levy, artista francese specializzata in fotografia botanica. Sul capo, il cappello Pomona di Jane Taylor – a sua volta autrice dell’acconciatura della Duchessa di Edimburgo – realizzato nella sfumatura di azzurro violetto dei fiori dell’abito. Perfette anche le scarpe, in una tonalità nude molto simile al suo incarnato. Chic.
Le sfumature violacee della toilette di Louise ci portano verso un altri colori ed altre mise, che potrete leggere nella seconda parte del post. Stay tuned.