Royal chic shock e boh – Greek wedding edition: il gran giorno

Quando Theodora è arrivata sul sagrato della cattedrale metropolita di Atene al braccio del fratello maggiore Pavlos abbiamo avuto due conferme e una sorpresa.

(Ph: PPE/Nieboer)

Le prime riguardano l’acconciatura; la sposa ha scelto di indossare il velo appartenuto alla bisavola Margaret di Connaught e di fermarlo con l’ormai mitica tiara del Khedivè. La sorpresa – una bella sorpresa – è stato l’abito, per me uno dei migliori degli ultimi royal wedding.

Celia Kritharioti ha veramente indovinato la silhouette che potesse donare di più all’alta e giunonica Theodora, e l’ha rivestita di un abito dalla linea strutturata che esalta la leggerezza del tessuto in seta con ricami e applicazioni, a volte sottolineati da un delicato tocco di colore, quasi impercettibile.

Dalla vita parte un pannello a formare un breve strascico su cui si sovrappone completamente l’elegante velo, e le belle spalle sono sottolineate da un dettaglio di organza, anch’esso arricchito da fiori applicati. A me è piaciuto veramente tanto, e devo dire che non me l’aspettavo. Molto chic.

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

La stessa maison – la più antica di Grecia – che ha creato l’abito della sposa ha curato anche le mise delle damigelle. Abbastanza grandi per occuparsi davvero di strascico e velo, hanno svolto con grazia il compito due nipoti di Theodora: la bionda Maria-Olympia, figlia di Pavlos, e la bruna Arrieta Morales, figlia di Alexia. Entrambe inguainate da Celia Kritharioti in un abito di raso in una meravigliosa tonalità di blu, cui la più modaiola Maria-Olympia ha abbinato sandali d’argento di Prada e gioielli Bulgari. Entrambe deliziosamente chic.

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

La madre della sposa ha scelto a sua volta Celia Kritharioti, che ha realizzato per lei un abito azzurro caratterizzato dall’alternarsi di lavorazioni e pesi diversi. La manifattura è eccellente, il risultato a livello puramente estetico francamente non mi fa impazzire – a partire dal colore, che non amo – non so dire, lo trovo un po’ stucchevole. Poi Anne-Marie è sempre bella, è una di quelle donne che con l’età non ha perso un grammo della grazia che la contraddistingueva da giovane.

Notevoli gli accessori: oltre alla borsa, ricamata per lei dalla sorella Margrethe (Immagini da un royal wedding) il collier di grandi perle con la croce di diamanti che ha indossato in tante occasioni importanti, dal suo matrimonio al funerale del marito. Che vi devo dire, boh.

La famiglia dello sposo chiaramente si è impegnata e ha cercato di fare del suo meglio; non tutti sono particolarmente a proprio agio in tight, che peraltro dovrebbe essere realizzato da mani esperte. Mi permetto di dire che forse il peggiore è proprio lo sposo, con un gilet color sottobosco che veramente non ha alcun senso. Molto bella l’unica signora, con un onesto abito grigio ferro che non è il colore migliore per il suo incarnato. Boh per l’impegno (ma lo sposo per me è shock).

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

Preferisce un’elegante tonalità di rosa Marie Chantal, moglie del diadoco Pavlos; come quello indossato la sera prima per il prewedding party, anche quest’abito è Louis Vuitton con una clutch Aquazzura. Elegante senz’altro, un po’ noiosa nella sua perfezione che mi sa un pochino di insicurezza (o di troppa sicurezza). Chic. Devo dire che il suo aspetto già piacevole migliora ancora di più quando è scortata dai suoi quattro bellissimi figli. Quello che ha già attirato molte attenzioni è il maggiore, Tino, che qui vedete secondo da sinistra (e che l’anno scorso fu protagonista di un nostro post: Giovedì gnocchi! Constantine-Alexios) ma Lady Violet confessa una particolare simpatia per il primo a destra, penultimo dei figli della coppia, e dotato di un nome poetico come pochi: Odysseas-Kimon. Più che chic sono tutti un gran bel vedere.

La sorella maggiore della sposa, Alexia, con la sua mise cancella definitivamente due delle regole che fino a qualche tempo fa sembravano imprescindibili per le invitate a un matrimonio: non indossare abiti di colore molto acceso – a partire dal rosso – e preferire scarpe chiuse, magari con le calze. Il suo chemisier di seta scarlatta sarebbe una buona scelta per una cerimonia il cui dress code preveda il famigerato abito lungo da giorno, il punto è che ha pessima manifattura e altrettanto pessimo fitting .

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

I sandali color caffè metallizzato (Mint & Rose) non mi piacciono, ma a loro modo contribuiscono alla piccola rivoluzione. Shock.

Le due figlie, la ventunenne Ana Maria e la sedicenne Amelia, sono protagoniste di un interessante recupero indossando due abiti della madre.

La maggiore il bellissimo Valentino che Alexia sfoggiò alla cena organizzata la sera prima del suo matrimonio (celebrato a Londra il 9 luglio 1999), mentre la più giovane – con una stola diversa – quello indossato per le nozze tra Haakon e Mette-Marit di Norvegia, nell’agosto 2001. Le ragazze sono graziosissime, gli abiti francamente inadatti (soprattutto il secondo, troppo scollato) però mi piace l’operazione, e in generale mi piacciono molto loro. Sospendiamo il giudizio, ma secondo me crescendo ci faranno delle belle sorprese.

Il fratello minore della sposa, Philippos, è accompagnato dalla moglie Nina e dal di lei padre Thomas Flohr, miliardario svizzero fondatore e proprietario di VistaJet, la più importante compagnia di aerei privati a noleggio del mondo. Nonostante la giovane età, il bell’aspetto e la sconfinata disponibilità, la ragazza raramente perde il suo stile zia Assuntina; confermato anche questa volta scegliendo l’abito azzurro di Adam Lippes con drappeggio (per cui molti si sono chiesti se celasse una lieta novella); non sarebbe brutto ma ha una lunghezza improponibile, che non trae alcun giovamento dalle scarpine Manolo Blahnik, per giunta bianche. Non mi convince, shock.

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

Sinfonia di rosa per la zia materna della sposa, l’algida Benedikte; anche lei con la borsetta ricamata dalla sorella Margrethe (Immagini da un royal wedding) sceglie una mise della maison danese Wichmann Couture. Non ne apprezzo troppo i colori, e ancora meno l’abbinamento, ma lei è veramente regale, che poi è ciò che fa davvero la differenza. Chic. La figlia Alexandra preferisce la palette che va dal nero all’argento per l’abito del brand rumeno Silk Love & Lace più adatto a una soirée che a un mariage. Ma perché? Boh.

Il figlio di Benedikte, Gustav zu Sayn-Wittgenstein-Berleburg arriva con la moglie Carina: raro esempio di coppia in cui l’abito di lei è coordinato alle guance di lui. Carina, che è una ragazza prudente, coordina la mise pure a quella della suocera, che non si sa mai. Purtroppo l’effetto è piuttosto diverso: in questo caso l’ennesimo cape dress fa effetto palandrana; lo scollo piuttosto che slanciare accorcia il collo, peggiorato dal collier di perle dall’ambigua lunghezza. Apprezzo il riuso delle scarpe Manolo Blahnik indossate il giorno prima, ma shock.

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

Ultima fermata Spagna: anche la Reina Emerita si butta su un colore tra il rosso e il rosa, diciamo corallo, per la creazione dello spagnolo Alejandro de Miguel. E non è un abito, che già sarebbe bruttarello, ma un completo: top con ruche avvolta su sé stessa tipo fusillo, e pantaloni plissé . Cui Sofía abbina la stessa clutch Jimmy Choo del giorno prima. Bagaglio ridotto all’osso, avranno viaggiato in economy? Non saprei, ciò che so è che per me è shock. La figlia maggiore Elena sceglie i pois, e una delle mise che ha fatto più discutere. Ora, a me i pois non dispiacciono affatto, e apprezzo molto l’idea dell’abito chemisier, lungo ma non da sera per una occasione di giorno. Però. Intanto i pois sono troppo grandi, bolle più che pallini. E data la dimensione delle bolle, i dettagli in negativo: colletto, polsi, interno dell’abbottonatura, diventano veramente troppo. Aggiungo un’altra obiezione: un abito così richiederebbe di essere indossato – ove ciò fosse assolutamente necessario – da una donna più spiritosa e divertente della sobria Elena; insomma, ci vorrebbe una Máxima. Splendidi i gioielli, ma comunque shock.

Anche la bellissima Irene Urdangarin ha rubato un abito dall’armadio materno: un lungo vestito in velluto operato, che ha completato con una cappa lunga e leggera. Cosa dirvi, forse l’insieme è un po’ troppo da adulta ma questa ragazza è talmente incantevole che non riesco a trovarle un difetto. Chic, molto più della madre Cristina, con un abito di raso azzurro senza infamia, senza lode e soprattutto senza forma. Boh.

Com’è uso assai diffuso, gli sposi si sono cambiati durante il party nuziale. Lui continua con gli abiti risicati che non sopporto (e non si usano più), lei con un altro bel vestito, che però nulla aggiunge allo stile della giornata. Chic lei, boh lui.

Concludo con una foto che mi è piaciuta tanto: i quattro fratelli riuniti per gli auguri agli sposi. Alexia è rimasta con lo stesso vestito, i signori hanno sostituito il tight con un completo. Oltre alle espressioni allegre la cosa che mi colpisce di più – e mi intenerisce anche un po’, essendo della stessa generazione – sono gli occhiali da presbite inforcati da tre su quattro. Adorabili.

Royal chic shock e boh – Greek wedding edition; il prewedding party

Cosa sarebbe questa rubrica senza un bel royal wedding? Se agosto si era chiuso col matrimonio di Märtha Louise di Norvegia con Durek Verrett, settembre finisce con quello tra Theodora di Grecia e Danimarca e Matthew Kumar.

Nozze entrambe di non primissimo piano – bisogna accontentarsi – entrambe celebrano l’unione tra una principessa europea e un uomo americano. Questo però non è sciamano ma avvocato, non sono sicura che sia meglio ma potrebbe. La quarantunenne Theodora, una carriera finora non travolgente di attrice, ha dovuto rinviare la celebrazione più di una volta, prima per la pandemia, poi per la morte del padre. Per le mise si è affidata a Celia Kritharioti, proprietaria della più antica maison di Grecia, fondata nel 1906, e nonostante non mi sa piaciuto tutto penso abbia fatto bene, e non solo per questioni di opportunità. Iniziamo dunque col party organizzato la sera prima della cerimonia nelle sale del bel Museo Bizantino e Cristiano di Atene.

Non ho apprezzato particolarmente l’abito della sposa creato da Celia Kritharioti per il prewedding party; banalotto, sarebbe piaciuto alla Sandy di Grease ma rende Theodora un po’ troppo bambolona, ed è peggiorato dal fioccone sul popò. Sicuramente “da sposa” ma abbastanza stucchevole la clutch Cult Gaia decorata con perle. Shock.

Elegante la madre della sposa, Anne-Marie, in completo pantaloni Max Mara in seta cangiante tra il blu e il viola. La stola poteva essere messa meglio, ma teniamo presente che è sempre una mamma alla vigilia delle nozze della sua bambina. Applausi a scena aperta per la scelta di Viva, una delle classiche scarpine con fiocco di Ferragamo. Chic. Una parola sui signori, il cui dress code era evidentemente completo e camicia senza cravatta; lo sposo ha interpretato estensivamente il “senza” e ha lasciato a casa pure i calzini. Non mi convincerete mai, anche se va molto tra i giovani il piede nudo è accettabile solo con mocassino da barca e in occasioni informali (tipo appunto le gite in barca). Matthew si è messo pure un completo coi pantaloni skinny, che forse andranno ancora di moda in California, ma nella vecchia Europa no sicuro. Colpevole, Vostro Onore. Shock. Quanto all’accompagnatore della ex regina, è il figlio Nikolaos, di recente tornato single, impeccabile cavaliere per sua madre; confesso il mio debole per lui, che invecchiando sta assumendo quell’aria stropicciata quasi irresistibile. Chic.

Perfettamente in linea col dress code il diadoco Pavlos e i suoi quattro figli – nonostante siano tutti più giovani, e a dirla tutta pure più fighi dello sposo – tutti in abito blu, camicia e calzini (quelli del padre si vedono proprio). Tra loro risplende la primogenita Maria Olympia in abito di lamé plissettato color argento di Prada, che firma anche i sandali. Il reggiseno bianco che si intravvede rischia di continua a porre l’attenzione di questo party prenuziale sull’underwear, ma all’età della fanciulla è ancora concesso. Chic. In mezzo al gruppo, come il perno su cui gira tutto, Marie-Chantal in abito blu Vuitton con accessori dorati Aquazzura. Confesso una non particolare predilezione per la signora, ma non v’è dubbio che si impegni sempre per dare il meglio di sé e di solito ci riesce (cosa che non stupirà gli appassionati di astrologia: è della Vergine) oltre ad aver formato una bella famiglia, che almeno finora sembra funzionare bene. Brava e senz’altro chic.

Meno ieraticamente perfetta della cognata ma più calda e comunicativa (si capisce che la preferisco?) la principessa Alexia, primogenita degli ex sovrani di Grecia – e per un paio d’anni, fino alla nascita del fratello Pavlos erede al trono – arriva con la sua bella faccia, il suo bel marito (Carlos Morales, architetto e velista spagnolo), i loro quattro bei figli. La sua mise è meno bella, o meglio un po’ pasticciata, ma tutto sommata adeguata a una festa di fine estate: splendidi i colori, troppo abbondante il tessuto della gonna, abbinata alla blusa incrociata in viscosa in vendita per 99,99 da El Corte Inglés, catena di grandi magazzini spagnola (al primo posto in Europa e al quarto nel mondo per volume d’affari). Boh. Deliziose le tre ragazze, che credo vestano Zara tutte e tre, chic come la parte maschile della famiglia.

(Ph: Hanne Juul)

Philippos, il minore dei cinque figli di Costantino e Anne-Marie è accompagnato dalla moglie Nina. Graziosa ragazza di cui abbiamo detto spesso che pur avendo disponibilità praticamente illimitate non sempre azzecca le sue mise, anzi quasi mai. Questa volta così così: abito Huishan Zhang dalla forma inutilmente complicata in quel color bluette che è tornato molto di moda (che noia però) bellissime le slingback Francesco Russo, diligente la borsetta in seta blu Chanel. Mi piace assai di più la collana con pendente: un uovo Fabergé in diamanti e zaffiri.

Se ve lo state chiedendo, è un vero Fabergé ma naturalmente non dell’epoca degli zar: la maison è tornata in auge e propone tra le varie collezioni anche dei gioielli declinati col simbolo dell’uovo, alcuni persino abbordabili. Accanto a Nina il giovane e innamorato marito che deve aver sentito le mie riflessioni e per farmi contenta coi mocassini da barca si è messo anche le calze, troppa grazia! Un grande boh.

(Ph: Hanne Juul)

Impossibilitata a partecipare la regina emerita Margrethe causa fratture varie, non pervenuto alcun membro della coppia sovrana o di quella cadetta, il vessillo della casa reale di Danimarca – cui appartiene per nascita la madre della sposa – è stato portato dalla principessa Benedikte. Signora di rara classe ed eleganza impeccabile. Perfetta anche questa volta: pantaloni dritti e canotta bianchi con spolverino/caftano di chiffon della danese Annette Freifeldt. Se proprio devo fare un appunto, avrei evitato lo smalto rosa Barbie; un insieme un po’ teutonico ma convincente, chic.

(Ph: Hanne Juul)

Con Benedikte due dei suoi figli: Gustav e Alexandra. Il primogenito, ora capo della casata Sayn-Wittgenstein-Berleburg, da giovane era bellino, poi si è un po’ imbolsito e come molti suoi connazionali non risplende con il clima mediterraneo. La moglie, Carina di nome e di fatto, è vestita con un abito grazioso ma non entusiasmante; modelli del genere erano una scelta assai frequente per i matrimoni della fine degli anni ’70; ecco, se l’abito fosse vintage sarebbe più interessante. Anche mia madre aveva qualcosa del genere, naturalmente senza le Hangisi di Manolo Blahnik. Boh.

(Ph: Hanne Juul)

Alexandra osa l’abbinamento di colori complementari, il giallo e il viola. L’idea non è male, e il top nemmeno, ma la gonna così rigida e sbrilluccicosa (MIAU by Clara Rothescu) in foto sembra terribile. Idem le scarpe Tabitha Simmons; peccato non si veda bene il pezzo più divertente: la clutch in plexiglass giallo fluo di Zara. Alexandra ha sposato in seconde nozze questo simpatico signore, il Conte Michael Ahlefeldt-Laurvig-Bille, casato tedesco e danese. Il quale evidentemente non ha le idee chiarissime sulla confezione degli abiti da uomo. Sto pensando a quanto spesso notiamo gli abiti di re Frederik: troppo stretti, troppo corti, troppo stretti e corti. Bene, osservando i suoi cugini si capiscono molte cose, se i sarti sono gli stessi stiamo freschi, a questo punto inizio a rivalutare pure Albert de Monaco! Sorry shock.

E arriviamo finalmente ai parenti che conosciamo meglio: gli spagnoli. C’erano Sofía e Irene, zie paterne della sposa, e le due cugine, l’Infanta Elena e l’Infanta Cristina con prole. Da un po’ di tempo mi capita, soprattutto su Instagram, di vedere molte fotografie degli anni sul trono di Sofía, in cui spesso e volentieri la Reina indossa splendidi Valentino. Sono talmente tanti, e talmente belli, che li sto raccogliendo per un post dedicato. Bene, scordateveli, perché da quando ha cambiato ruolo ha mutato anche il suo stile – e questo è comprensibile – semplificando ma anche banalizzando un po’. Grande fan dei pantaloni, li indossa anche in questa occasione, in quel tessuto lucido e pesante che fa tanto matrimonio di provincia. In abbinamento una tunica nello stesso raso a spesse righe opache e lucide, ma decorato da fiori. Non sta male, ma è un po’ quadro antico, quello stile che mio padre chiamava l’anno scorso a Marienbad. Divertente la clutch Jimmy Choo, tranquillamente riusata per la cerimonia e poco convincente in entrambi i casi. Boh. Mi hanno intenerito le scarpine dorate dell’assai sofferente principessa Irene, con un completo verde menta che la rende ancora più delicata e gentile. Chic. Per la Infanta Cristina vale quanto detto per la madre, perché una donna della sua età (e mi permetto di dire col suo fisico, che le consentirebbe ben altro) pensa di indossare quel gonnellone di taffetà verde muffa? Di più, perché ha sentito il bisogno di possedere una cosa del genere? E perché decide di abbinarci una tshirt, che sarebbe stata una scelta molto moderna se fosse stata in semplice seta semplice invece del lamé? Shock. Più interessante la sorella maggiore Elena, i cui austeri lineamenti (ah, il profilo dei Borbone!) la stanno trasformando in una sorta di ritratto di El Greco. Lei, forse perché è stata sposata con Jaime de Marichalar – uomo dotato di gusto raffinato, cultura e amore per la moda – ha negli anni sviluppato uno stile personale, spesso riferito alla Hispanidad, a volte eccessivo ma sicuramente non banale. Qui la mise non si capisce bene – sembra una blusa incrociata bianca su qualcosa di nero, gonna lunga o pantaloni – ma lo scialle flamenco è bello assai. Chic sulla fiducia. Concludiamo in bellezza con la splendida Irene Urdangarin, figlia diciannovenne di Cristina, talmente incantevole da lasciare poco spazio alle chiacchiere. Avrebbe fatto lo stesso effetto col proverbiale sacco di iuta, ma l’abito plissé con scollo all’americana e fantasia finto Pucci le sta bene. Bella e chic.

Prossima fermata, la cerimonia. Stay tuned!

Le foto del giorno – L’importante è partecipare

Oggi l’inaugurazione dei giochi olimpici di Parigi 2024, con cerimonia au bord de la Seine. La Ville Lumière si è naturalmente riempita non solo di atleti, ma anche di reali e capi si stato che accompagnano le loro delegazioni. Due i momenti ufficiali per loro: ieri sera la cena nella piramide del Louvre ospiti del Presidente del CIO, Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach e della consorte Claudia. Oggi invece sono stati ricevuti all’Eliseo dal Presidente Macron e signora. Iniziamo questa carrellata fotografica partendo da noi, col Presidente Mattarella accompagnato dalla figlia Laura. Che è una donna dotata di notevole signorilità, ma non particolarmente elegante.

(Ph:  Ludovic Marin/POOL – ANSA/EPA)

Per la cena della vigilia ha scelto pantaloni bianchi con una blusa/poncho con stampa a farfalle. L’abbiamo vista vestita meglio, ma anche peggio. Fotografie dei Mattarella oggi all’Eliseo non ne ho trovate, ma ho trovato un aneddoto su Macron che al termine del ricevimento offerto alla stampa estera accreditata, conversando con un nostro connazionale, ha sottolineato il legame che sente col nostro Paese e con Napoli, ricordando insieme a Brigitte che il loro incontro fu favorito da una pièce di Eduardo De Filippo. E alla domanda se sapesse qualche parola in napoletano ha risposto caffè sospeso. Molto ben detto, Monsier le Président.

(Ph: Jeanne Accorsini)

Non potevano mancare i Principi di Monaco; del loro amore per lo sport abbiamo detto spesso, e ricordiamo che entrambi hanno partecipato come concorrenti a edizioni precedenti. Bella e grintosa la Princesse con top e pantaloni Alexander McQueen; una mise che sottolinea molto le ampie spalle, ma non male.

(Ph: Eliot Blondet)

Albert II e Charlène non hanno mancato l’appuntamento con i Macron; lei in total white con accessori silver, lui con l’uniforme olimpica del Principato; sarà per quello che Brigitte si è messa le mani ai capelli conciandoli così? Io però Albert quando fa queste cose lo amo: non si tira mai indietro, e non è poco.

Ecco i sovrani belgi, reduci dall’emozione della laurea a Oxford della primogenita Elisabeth – che completerà la sua formazione a Harvard – la Reine indossa a sua volta pantaloni bianchi con una blusa/poncho assai scenografica, che in effetti è una tuta ed è firmata Natan. Mathilde irradia luce, la trovo veramente splendida, e stavolta non posso neanche parlare male del suo amato couturier!

Alla cena al Louvre partecipano anche Los Reyes, con Letizia che diplomaticamente omaggia la Francia presentandosi in Dior dalla testa ai piedi. Mi piace molto, e mi piace il fatto che osi qualcosa di diverso; ho scelto questa foto dove l’abito si apprezza meglio. Poi i capelli così tirati la invecchiano un po’, ma non si può avere tutto.

Oggi all’Eliseo Felipe è andato da solo, non chiedetemi perché. La foto ve la metto lo stesso perché insomma, El Rey è sempre un bel vedere, e El Rey a Parigi è sempre una buona idea.

(Ph: Arturo Holmes/POOL/AFP)

Presenti i sovrani più “nuovi”, quelli di Danimarca, che giocano quasi in casa viso che in fondo il re è francese per metà. Anche Mary sceglie una tuta rossa, di Max Mara, con sandali Aquazzura e clutch Prada; insomma Made in Italy al 100%. La regina, che è arrivata dalla Sardegna dove era in vacanza col marito, è apparsa ringiovanita; opera del nuovo colore di capelli con ciocche color caramello vicino al viso (si chiama face framing) e forse qualche ritocco. A 52 anni, con un nuovo lavoro e un marito forse distratto, ci sta.

(Ph: COSL/LUXPRESS)

Per due sovrani che hanno preso servizio da poco eccone due che stanno per lasciare: i Granduchi del Lussemburgo, che hanno annunciato da ottobre il graduale passaggio dei poteri al figlio Guillaume. Maria Teresa ha tirato fuori dall’armadio un abito marrone con scollo all’americana, prudentemente arricchito da una stola, del libanese Rabih Kayrouz. Mi piace anche lei, starò diventando troppo buona?

Royals britannici, svedesi, norvegesi non pervenuti, mentre ieri al Louvre è arrivato – da solo e in anticipo – Willem-Alexander d’Olanda, che oggi era in tribuna con la consorte ad applaudire gli atleti.

Riassumendo, mi sembra che ogni delegazione abbia fatto un po’ come voleva, e le fotografie risentono di questa scelta. Non tutti hanno partecipato agli eventi ufficiali, alcuni hanno inaugurato il villaggio degli atleti del proprio Paese, alcuni oggi si sono fatti un selfie in tribuna. Dunque troverete tante immagini diverse, comunque piacevoli e persino divertenti.

Lady Violet vi saluta con questa bella foto di gruppo dall’Eliseo, e vediamo se riconoscete qualcuno.

Comincio io: la signora in azzurro, quinta da sinistra, è Jill Biden, col completo indossato l’anno scorso all’incoronazione di Charles e Camilla. E chi sarà quella dea in rosso arancio e borsa azzurra al centro della scena? Insomma vinca il migliore, ma ricordiamoci che l’importante è partecipare!

Royal chic shock e boh – Ascot 2024 edition (parte seconda)

In questi mesi l’intera Royal Family ha sostenuto con affetto Lady Gabriella Kingston – figlia di Michael di Kent – che a febbraio ha perso il marito Tom, morto suicida.

Il re ha voluto con sé la cugina anche ad Ascot e le ha dato un posto di prestigio: il primo giorno, nella seconda delle quattro carrozze, seduta accanto alla Princess Royal. Un po’ smagrita ma sorridente, Ella ha scelto uno chemisier a grandi rose che fanno tanto campagna inglese di Catherine Walker, clutch Bottega Veneta e cappello Philip Treacy. A me è piaciuta molto. Chic.

Il quarto giorno, venerdì, c’erano invece il fratello di Ella, Frederick, con la moglie Sophie Winkleman, attrice che dopo il matrimonio ha diradato molto, ma non sospeso, la propria attività. Per Ascot la signora ha scelto il royal blue abbinato al bianco: soprabito caratterizzato da bizzarri revers che vorrebbero ricordare una farfalla (il modello si chiama infatti Butterfly) e cappello piumato finto Philip Treacy, entrambe creazioni di Catherine Walker, con borsa rigida Aspinal. Che vi devo dire, a me questa ragazza non piace quasi mai, e nemmeno qui fa eccezione. Tra l’altro terribile la camminata (da un’attrice mi aspetterei un migliore controllo del corpo) peggiorata dalle orrende scarpe. Shock.

La Firm ha partecipato in massa, dando un bel segnale di unità e solidità. C’è la Duchessa di Gloucester – a dire il vero non manca mai – che il giorno precedente era entrata a far parte dell’Order of the Garter, e c’è Eugenie di York, con una di quelle sue scelte incomprensibili: un abito color menta (Diane von Furstenberg) che si incrocia sul seno come un pareo. Ma perché? Boh ma solo per l’acconciatura, con quella grande rosa che completa il cappello di Emily London. Poi c’è la coppia a destra, non proprio membri dalla Royal Family ma parenti: lui è Philippos, ultimo dei cinque figli degli ex sovrani di Grecia Costantino e Anne-Marie. Lei è Nina, sua moglie. Una bella ragazza, di famiglia assai benestante (eufemismo) veste tutte le più importanti maison haute couture e tutte male. Il completo giallo pallido che sembra una camicia da notte e invece è un due pezzi (e costa più di settemila dollari) è dell’americano Adam Lippes, il cappello da torero (non per niente il modello si chiama Escamilla) è di Emily London, compresa la nappa. Strashock.

(Ph: Victoria Jones)

Cappello simile sceglie Eugenie per il secondo giorno; la creatrice è la stessa, il modello leggermente diverso (questo è il Conchita), delizioso il colore rosa in abbinamento all’abito avorio di Gabriela Hearst, che si stacca decisamente dalle classiche mise di Ascot. È il modello Amor in maglia di cashmere e seta, e la principessa lo ha anche in grigio. Benché sia una tipologia che chi non ha una linea perfetta (cioè praticamente nessuna) tende ad evitare, a me piace molto e trovo he le stia davvero bene; questo perché pur sembrando una tshirt ha una certa struttura e buon taglio. Graziosa la borsetta Anya Hindmarch, avrei evitato quelle scarpettine color crema (Aquazzura) ma insomma, la perfezione non è di questo mondo, e Eugenie è raggiante. Chic.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

E questa foto col cugino William non c’entra niente con gli abiti, ma è una delizia.

Poi c’è lei, Zara Tindall, che ha trovato il modello di cappello della vita, un boater piazzato sulle ventiré (ma pure sulle ventidue), entrambe creazioni Sarah Cant. Anche gli abiti hanno un modello simile, che evoca gli anni ’50: giallo il primo giorno, firmato Laura Green – il mio preferito dei due – azzurro il terzo giorno, di Rebecca Vallance con accessori argento, che mi piacciono assai. Entrambe le volte chic.

(Ph; Dave Bennett/Getty Images)

Tra i due, il secondo giorno, un abito dal modello simile, ma a fiori e con maniche lunghe, di Anna Mason; mi piace un po’ meno, ma fa tanto Ascot. A completarlo da un vezzoso fascinator Jane Taylor. Zara mi sta piacendo veramente tanto, chic. E mi viene da pensare che un matrimonio felice renda più belli (lei, lui più un tipo, diciamo).

A proposito di abiti a fiori – che se non te li metti ad Ascot allora dove? – il secondo giorno Beatrice di York ne indossava uno a grandi fiori di ibisco rosa di Zimmermann, con scarpe e clutch Roger Vivier e uno dei soliti cerchietti che ama tanto, questo di Juliette Millinery. Deliziosa e chic: l’unico appunto è che l’abito lo avevamo visto quarantott’ore prima, a Windsor, addosso alla zia Sophie di Edimburgo per la cerimonia dedicata all’Order of the Garter; Ma una telefonata no? Preferisco il cappello di Sophie, di Jane Taylor, mentre sceglierei gli accessori di Beatrice: la borsa Strathberry della duchessa (replicata con la mise total white il giorno del suo anniversario Royal chic shock e boh – Ascot 2024 edition (parte prima) è troppo poco formale. Abbastanza chic.

Mi convince meno l’abito a fiori verde; non solo tende a invecchiare Beatrice, ma come direbbero le mie amiche toscane è un po’ pissero: perfettino ma noioso. È il modello Brita (sì, come la caraffa…) di Emilia Wickstead, con borsa e scarpe beige banana Aquazzura e cappellino Juliette Millinery. Che vi devo dire, boh.

Concludiamo con un debutto: lei è Harriet Sperling; al momento non fa parte della Royal Family, ma chissà… Questa deliziosa signora bionda è la girlfriend di Peter Phillips, figlio della Princess Royal, che dopo il divorzio dalla moglie Autumn si sta guardando intorno, diciamo. Harriet è una infermiera del NHS, il servizio sanitario nazionale, e credo sia la prima volta che una rappresentante di questa categoria frequenta un royal. A me sembra dotata di una bellezza aristocratica (assai più di lui, lo possiamo dire?) e soprattutto molto elegante con l’abito rosa tenero di Beulah e la clutch di rafia – supertrend di stagione – di Aspinal. Vuoi vedere che è in arrivo un altro royal wedding? Magari!

Royal chic shock e boh – The Grosvenor wedding

Quello tra Hugh Grosvenor e Olivia Hanson, ora i Duchi di Westminster, non sarà proprio il matrimonio dell’anno – la principessa Theodora di Grecia finalmente si sposa, nozze fissate ad Atene il 28 settembre – ma certo si piazza bene. E soprattutto ci ha dato parecchio del materiale che piace a noi.

La sposa

(Ph: Samir Hussein)

Per il suo gran giorno la nubenda fa una scelta abbastanza convenzionale affidandosi a Emma Victoria Payne, che veste molte spose della buona società britannica. Per Olivia crea un abito lineare in crêpe satin di seta avorio, con un sobrio scollo arricchito da pizzo che comprende anche dettagli della robe de mariée indossata dalla sua trisavola nel 1880. I polsi sono rifiniti da un pizzo più alto, mentre la vita è segnata da una cinturina pieghettata.

(Ph: Oli Scarff/Getty Images)

Una volta girata di schiena, voilà! Sopra lo strascico di due metri, composto da pannelli staccabili, sul dorso si apre un oblò. Aggiunge qualcosa al modello, a parte un modesto effetto sorpresa? Direi di no. Mi piace? Direi di no. Diciamo che a volte la semplicità si trasforma in banalità. Meglio il leggero velo in tulle di seta – abbastanza impalpabile da far apprezzare la tiara – anch’esso bordato da pizzo e ricamato con le iniziali degli sposi e la data delle nozze.

La tiara

(Ph: Samir Hussein)

La famiglia Grosvenor possiede gioielli favolosi tra cui scegliere, ma io avevo puntato su questa e un po’ ci speravo. La Fabergé Myrtle Wreath Tiara fu realizzata nel 1906 per Lady Mabel Crichton, che andava sposa a Hugh, figlio cadetto del primo duca (la nobiltà dei Grosvenor è antica, ma il titolo ducale piuttosto recente: fu loro assegnato da Queen Victoria nel 1874). Il matrimonio finì tragicamente, con la morte di Hugh durante la Grande Guerra, ma a causa della penuria di eredi maschi entrambi i figli della coppia assunsero il titolo: Gerald fu il quarto duca e Robert, nonno dello sposo, il quinto.

Il diadema, opera di Albert Holmström – artigiano che lavorava per Fabergé – è composto da due rami di mirto con foglie e bacche, e realizzato con diamanti montati su oro rosa e argento. Essendo il mirto una pianta sacra a Venere questa tiara, oltre che splendida, è particolarmente adatta ai matrimoni, anche se non tutte le spose l’hanno scelta. Tutto bene dunque? Insomma, perché il mix tra i capelli così tirati che induriscono i lineamenti e l’indosso altro sulla testa non mi convincono.

Gli accessori

(Ph: Karwai Tang)

Something old something new something borrowed something blue vuole la tradizione. Se il pizzo della nonna è old, l’abito new, la tiara borrowed, cioè prestata, che ci mettiamo di blu? si dev’essere chiesta Olivia; un fiocchetto, una giarrettiera come tutte? No, le scarpe! Ora io non so se la fanciulla si sia ispirata a Carrie Bradshaw, che nel primo Sex and the City (il film) sposa infine il suo Mr. Big con un paio di Manolo Blahnik (le mitiche Hangisi) colore del mare; ma da sotto l’abito bianco spuntavano un paio di scarpine in velluto blu con fiocco e tacco spesso, che col resto ci azzeccano poco o niente. Grazioso ma un po’ caotico il bouquet, composto con fiori raccolti nella tenuta dello sposo.

Riassumendo: forse ricorderete una conduttrice televisiva piuttosto popolare negli anni ’90/2000, Melba Vicens Bello, coniugata Ruffo di Calabria. La ragazza, vinta la corona di più bella del suo Paese, la Repubblica Dominicana, fu spedita all’ambasciata a Roma, per lavorare alle celebrazioni per i 500 anni dalla scoperta dell’America e qui incontrò il suo principe. Per le sue nozze col nipote della regina dei Belgi era previsto che indossasse il sontuoso velo della famiglia Ruffo come hanno fatto Paola, figlia nuore nipoti e parenti varie. L’abito da sposa fu creato dalle Sorelle Fontana e io ricordo la divina Micol spiegare che il modello era stato pensato come una colonna per sorreggere il velo capolavoro. Aveva cioè un’idea, che è quello che secondo me manca qui. Qual è lo stile di questa sposa? La regalità della tiara, la sobrietà-ma-non-troppo del vestito, l’eccentricità delle scarpe, il bouquet campagnolo? Boh!

I genitori

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Confesso, lì per lì ho avuto l’impressione che la lady in azzurro fosse Milena Vukotic, già immortale signora Pina in Fantozzi. Invece è Mrs Caroline Hanson, madre della sposa e discendente dai marchesi di Bristol, col marito Rupert e la Duchessa Vedova di Westminster. Non so se trovo più orribile quella specie di robe-manteau in un tessuto con una fantasia che rimanda a certe cotonine degli anni ’70, il cappello col drappeggio stile abat-jour, o l’abbinamento con accessori rosa confetto. Sulle scarpe non mi pronuncio perché non vorrei che fossero ortopediche, o comunque pensate per piedi delicati. Ma temo che anche con un paio di Manolo o di Louboutin l’effetto finale sarebbe stato lo steso. Shock.

La famiglia dello sposo

(Ph: Samir Hussein)

A vederle così, le quattro Grosvenor, tutte nelle tonalità del rosso/rosa (tranne una) mi hanno ricordato madre e sorelle di Letizia alla boda real.

La madre, la Duchessa Vedova di Westminster

(Ph: Getty Images)

Natalia è una donna notevole. Aveva solo diciannove anni quando sposò Gerald Grosvenor, diventando Duchessa di Westminster appena quattro mesi dopo, alla morte del suocero. La coppia ha avuto quattro figli; unico maschio Hugh, lo sposo, che ha ereditato titolo e sterminato patrimonio nel 2016, quando il padre è morto improvvisamente per una crisi cardiaca. Natalia può vantare una discendenza diretta dallo Zar Nicola I di Russia, da Re Gustaf IV Adolf di Svezia e dal grande scrittore russo Puškin. Nel 1982 i Principi di Galles la scelsero come una delle madrine di battesimo del primogenito William. In occasione del matrimonio del figlio ha sdoganato definitivamente i colori brillanti, presentandosi con un robe-manteau di Eponine London in shocking pink – notate la fodera please – abbinato a slingback Manolo Blahnik in rosso pomodoro, uno degli abbinamenti più cool dell’anno. In testa un cespuglio di penne che sembra un fuoco d’artificio, creato per lei da Rachel Trevor Morgan, in mano una delle clutch a forma di libro di Olimpia Le Tan. Questa è dedicata all’amore e si chiama What is love? L’idea è carina, la realizzazione – con tutti quegli occhi spaiati – rimanda un po’ al logo di una nota influencer in crisi di popolarità. Che probabilmente la duchessa non conosce, dunque va bene così. Allegramente chic.

Le sorelle dello sposo

(Ph: Neil Mockford/Getty Images)

Lady Tamara è la figlia maggiore; è sposata da vent’anni con Edward van Cutsem – tra i più intimi amici di casa Windsor – e ha tre figli. È anche quella che si vede meno nelle fotografie, dunque ci dobbiamo accontentare. Per la giornata, unica tra le donne di famiglia, ha scelto un abito fantasia. Il tessuto tapisserie mi sembra interessante, il modello molto meno e francamente molto poco donante. Bruttine le scarpe, terribile l’acconciatura. Shock con riserva.

Lady Edwina, la secondogenita, è una criminologa impegnata nella riforma carceraria e nella riabilitazione dei detenuti. È sposata con Dan Snow, storico e personaggio televisivo; diciamo la versione britannica di Alberto Angela. Per il matrimonio del fratello ha scelto un abito rosa antico Roksanda contraddistinto da grandi fiocchi sulle maniche, e mule di Malone Souliers, con le quali ha sdoganato anche l’assenza di calze e i talloni en plein air. Immancabile – e dimenticabile – il cappello, La cosa che preferisco? Il marito. Abbastanza shock.

(Ph: James Whatling)

Lady Viola (si pronuncia Vaiòla) è la minore dei quattro figli dei duchi, ed è sposata con Angus Roberts, ufficiale dei Dragoni Scozzesi. Ha scelto un abito low cost (€ 129.99 sul sito) in sangallo scarlatto di Selected Femme con scarpine Aquazurra in tinta. In abbinamento accessori celeste polvere: cerchietto e in mano una Fendi Pikaboo. Accostare il rosso al celeste è molto di moda (anche se non mi fa impazzire) ma il fitting dell’abito è francamente terribile. L’insieme sarebbe stato accettabile se la trentaduenne Viola avesse dieci anni di meno; così shock.

Eugenie di York

(Ph: Getty Images)

Unica a rappresentare la Royal Family insieme col cugino William, Eugenie fa una scelta insolita. L’abito verde oliva (Joseph) ha un corpino di jersey e una gonna plissé con l’orlo asimmetrico, cui la principessa abbina accessori color crema: scarpe Aquazzura (lo stesso modello indossato da Meghan il giorno del fidanzamento con Harry), cappellino con veletta Emily London e clutch Anya Hindmarch. Sono molto perplessa, l’abito non mi dispiace ma non mi sembra adatto all’occasione; in alcune foto le sta bene, in altre meno, ma l’underwear è veramente disastroso. Sorry, shock.

Le damigelle

(Ph: Oli Scarff/Getty Images)

Nonostante la loro sostanziale inutilità – per maneggiare il velo agitato dal forte vento ci sarebbe voluta l’esperienza di un paracadutista della Folgore – non potevano mancare le tre damigelle. Sono le nipotine dello sposo, la figlia di Tamara e le due figlie di Edwina. Graziose come tutte le bimbe della loro età, sono state imbustate in vestitoni di raso di rara bruttezza, pure loro senza calze, e con delle ballerine col fiocco. Nere. Ma perché? Bambine crescete, andate alla conquista del mondo e vestitevi come volete, che peggio di così è difficile.

La protagonista che non ti aspetti

Questo è l’ingresso della cattedrale di Chester prima che tutto iniziasse. In primo piano il dettaglio che veramente non si era mai visto prima: la passerella di legno lasciata così, nella sua sfacciata nudità. C’era un tappeto ma è volato via? Si sono scordati di coprirla? Erano finiti i soldi? Le nozze erano sponsorizzate dall’unione falegnami del Cheshire? O forse temevano che un tappeto avrebbe oscurato l’orgiastica selva che incorniciava l’ingresso? Ai posteri l’ardua sentenza.

Royal chic shock e boh – Gran finale (parte prima)

La prima serata dell’anno mette in scena il cambiamento sul trono di Danimarca: per l’ultima volta Margrethe partecipa a una cena di gala come monarca, per l’ultima volta Mary interviene come principessa ereditaria. Questo passaggio, che chiude un’annata e un’epoca e ne apre di nuove, è talmente perfetto che non ho resistito a usarlo per iniziare l’ultimo post della nostra rubrica dedicato al 2023. Una lettura, spero piacevole, che possa accompagnare questi giorni sospesi, nell’attesa di scoprire un anno pieno di nuove mise a scandirne giorni ed eventi. Sulle royal ladies danesi in effetti non c’è troppo da dire, visto che i loro abiti erano quasi tutti già stati indossati, ma facciamolo lo stesso.

(Ph; Hanne Juul)

La protagonista indiscussa è lei, col suo meraviglioso abito di velluto color rubino (Birgit Hallstein) che debuttò a capodanno del 2007, quando Mary era incinta della secondogenita Isabella; nel tempo il modello che nasceva con una linea impero è stato modificato, la vita risistemata al suo posto e segnata da un cinturino spesso arricchito da una spilla, come in questo caso. La scollatura invece si è alzata assumendo la forma ideale per sorreggere il collare dell’Ordine dell’elefante; la linea della gonna è perfetta (e lei manovra lo strascico con aggraziata sapienza). Aggiungiamoci la parure di rubini che appartenne a Désirée Bernadotte e il gioco è fatto. Chic.

(Ph: Hanne Juul)

I principi cadetti Joachim e consorte sono apparsi di ottimo umore, forse persino sollevati. Come la cognata futura regina, anche Marie ha indossato di nuovo un abito già visto, della stilista danese Rikke Gudnitz, in pizzo bluette (che noia sto colore!). Un tessuto poco adatto alla pioggia invernale, con lo strascico appesantito dall’acqua che intralciava il passo. Purtroppo a me la principessa non piace particolarmente, non la trovo quasi mai elegante, molte volte banale. Questa è una di quelle volte. Boh.

(Ph: Hanne Juul)

Su Margrethe non torniamo, dato che pelliccia a parte era vestita come al compleanno del nipote Christian, prossimo Principe Ereditario (Royal chic shock e boh – Birthday gala edition). Dedichiamo invece la nostra attenzione alla sorella Benedikte. Non posso negare la mia ammirazione per il suo stile regalmente chic, vagamente androgino, a volte persino sorprendente. Ieri è arrivata inguainata in un abito di paillettes color melanzana, con scarpette ugualmente sbrilluccicose. Potremmo dire che la borsetta dorata fa un po’ troppo bamboletta, che il collare dell’Ordine dell’elefante andrebbe messo meglio, che l’altro collier c’entra poco o niente ed era meglio lasciarlo a casa. Ma la ragazza ad aprile compirà i suoi primi 80 anni, per cui è arrivato il momento di infrangere ogni regola. Chic, la adoro.

In questo breve video potete farvi un’idea degli abiti in movimento (Video: DR ©️) https://www.facebook.com/detdanskekongehus/videos/687829579845008?locale=it_IT

Esaurito l’argomento Danimarca (il 2 c’è stato anche il ricevimento del corpo diplomatico, ma ve lo risparmio) che ne dite se salutiamo l’anno appena trascorso con una rassegna delle robe de soirée indossate dalle royal ladies nell’ultimo mesetto? Considero la mozione approvata, e vado a incominciare. Con chi? Ovviamente con Lei. Vi immaginate che vita sarebbe senza Máxima? Se Willem-Alexander avesse sposato una simpatica connazionale, che so una Saskia fiammingamente elegante, magari con un tocco di luterana austerità? E invece… E invece no, Dio ce l’ha data e noi ce la teniamo! Martedì 28 novembre a Parigi, al Musée des Arts Décoratifs, la regina e la Première Dame inauguravano la mostra Iris van Herpen: Sculpting the Senses dedicata alla geniale stilista olandese e visibile fino al 28 aprile. Bene, se Brigitte Macron ha optato per una mise total white semplice e lineare, molto nel suo stile, la regina dei Paesi Bassi ha deciso di omaggiare la protagonista della serata e si è presentata così.

Monumentale. Devo dire che io trovo le creazioni di Iris van Herpen molto interessanti, forse più come oggetti che come abiti; sicuramente non sono semplici da indossare. Questo vestito è caratterizzato da ramages ricamati a mano che si intrecciano su un corpetto di tulle trasparente, in tonalità che vanno dal bianco al beige. La gonna è composta di pannelli allungati di crêpe de chine delicatamente plissettati. E siccome parliamo di Máxima, non ci stupisce che per slanciare il suo 1,78 piazzi sotto l’abito dei sandali Aquazzurra con altissimo plateau.

Molto bella anche l’acconciatura, sottolineata dai favolosi orecchini con enormi diamanti. E fatemi spezzare una lancia in favore della povera Brigitte, ridotta al ruolo di ancella, che tuttavia riesce a svolgere con onore. Siccome nessuna delle categorie che usiamo di solito basta a definire lo spettacolo offerto dalle due signore, direi favolosa una, decorosa l’altra.

Due sere dopo a Londra andava in scena l’annuale Royal Variety Performance, alla presenza dei Principi di Galles. Ora diciamoci la verità, dopo l’exploit della regina olandese chiunque avrebbe fatto un po’ effetto Cenerentola, però Catherine, dai… La sua scelta è caduta su Safiyaa, brand di recente molto apprezzato dalle royal ladies che amano in particolare (pure troppo) i suoi cape dress (Il caffè del lunedì (di martedì) – Gemelle). Il modello indossato dalla principessa è il Destiny, caratterizzato dalle spalline aguzze e dalle maniche che si allungano fino a terra. Lo trovo terribile, non so se mi piace meno il modello o il colore, un blu pavone che la stilista definisce Poseidon, immagino memore dell’omonimo transatlantico che finisce affondato in ben due film catastrofici. Banalissima la decorazione pietrificata allo scollo, si è capito che non mi piace? Shock.

Con i futuri sovrani britannici c’erano i futuri sovrani di Svezia in missione lodinese. Uno degli impegni di Victoria più diligentemente portati avanti è la promozione dello stile e del design svedesi; questa volta indossa un total look TOTEME: mise – composta da abito più stola triangolare – e gioielli. A un primo sguardo non nego una grande perplessità: mi sono chiesta se si fosse vestita da orsetta di peluche. Poi ho capito che il tessuto, di cui continuo a non essere convinta fino in fondo, dovrebbe essere composto da una sorta di sfrangiatura che lo rende così fluffy, per cui immagino che visto dal vivo l’effetto fosse decisamente migliore. Non ho trovato la composizione, ma facendo un giro sul sito (https://toteme-studio.com/) ho notato con piacere l’utilizzo di fibre nobili; mentre l’abito di Catherine, per dire, è in crêpe di puro polyestere. Mi piace molto la linea, che trovo molto moderna, così come i gioielli. Insomma, non mi convince fino in fondo ma mi piaciucchia. Boh.

Restiamo nel Regno Unito per un altro classico appuntamento di fine anno: il ricevimento del corpo diplomatico, organizzato a Buckingham Palace martedì 5 dicembre. Dopo sei mesi esatti la Principessa di Galles replica pari pari la mise indossata al ricevimento di nozze di Hussein e Rajwa: abito di paillettes rosa Jenny Packman con la Cambridge Lover’s Knit Tiara e i favolosi orecchini di diamanti di nonna Lilibet (Royal chic shock e boh – Royal wedding banquet). Boh era e boh resta. Più complicato parlare di Queen Camilla, di cui esiste solo la foto che vedete sopra, più un’altra dove si intravvede a malapena. L’abito di Fiona Clare è nel suo classico stile; questo ha un collo montante che non credo di aver visto prima ma più di tanto è impossibile dire. Anche perché l’attenzione di tutti è stata attratta dall’importante gioiello sfoggiato: un notevolissimo devant de corsage che nessuno conosceva, peraltro bizzarramente appuntato. Buckingham Palace ha reso noto che apparteneva alla Queen Mother, tuttavia nessuno ricorda di averglielo mai visto indosso. Potrebbe essere parte dell’importante eredità di Margaret Greville, che morì senza discendenza nel 1942 lasciando le proprie preziosissime gioie all’allora Queen Consort, la madre Elizabeth. L’abito sembra bello, i gioielli da sogno, ma l’insieme boh.

Lo stesso giorno i sovrani belgi atterrano a Berlino per una visita di stato, e la sera partecipano al banchetto di gala in loro onore. Qui assistiamo a una di quelle magie che a volte accadono, perché la Reine Mathilde e Frau Steinmeier (si chiama Elke Büdenbender ed è una giurista) si sono ritrovate meravigliosamente abbinate. La sovrana ha replicato un abito di velluto bordeaux (uno dei colori di stagione, che andrà fortissimo per tutto il 2024) di Armani Privé, e si vede, indossato cinque anni prima per un’altra visita di stato, questa volta in Francia (Royal chic shock e boh – Novembre 2018). La tiara è la stessa, quella delle Nove Province, di cui ora come allora ha scelto di mettere il solo bandeau; mossa assai opportuna in presenza di una controparte repubblicana. Al posto della fascia della Legion d’onore indossata a Parigi qui c’è una stola, che mi piace molto, e gioca di rimando con la mise arancio bruciato della first lady. Chic+chic. Ora so che vi aspettate una parola sull’orrendo smoking di Herr President, ma considerando che ha donato un rene alla moglie salvandole la vita mi asterrò, certi gesti sono molto più eleganti di qualunque abito ben tagliato.

La sera seguente come sempre sono gli ospiti a invitare i padroni di casa; di solito si tratta di un concerto, e anche questa volta la tradizione è stata rispettata. Devo dire che in questa foto mi piace molto l’armonia cromatica, data non solo dal rispetto del diplomatic dress, che prevede di omaggiare i colori della bandiera dell’altro Paese, ma anche dalla similarità delle due bandiere: tricolore a bande verticali nero-giallo-rosso la belga, tricolore a bande orizzontali nero-rosso-giallo la tedesca. La Reine sceglie il rosso; l’abito Natan, già indossato in precedenza, in chiffon laminato. Ha ottenuto molti commenti positivi cui Lady Violet non può aggiungere il suo: trovo che il modello non valorizzi la silhouette di Mathilde, boh. Mi piace molto invece la mise della first lady tedesca, in nero con tocchi di paillettes. Qualche foto evidenza la necessità di rivedere drasticamente l’underwear, ma facciamo finta di niente, chic.

(Ph: Clément Morin/© Nobel Prize Outreach)

Dicembre in Svezia vuol dire innanzi tutto una cosa: Nobel, con ben due eventi di gala. Per la consegna del premio, la sera di domenica 10 dicembre, la Principessa Ereditaria Victoria sfoggia una sinfonia di viola che ha deliziato Lady Violet: abito monospalla – lo so che molte di voi non lo amano, ma fate uno sforzo – della svedese Camilla Thulin abbinato alla parure di ametiste, che indovinate? Lady Violet adora. Una mise già indossata para para, fatta eccezione per la fascia dell’ordine, per la visita di stato dei sovrani olandesi a ottobre 2022. Repetita iuvant, chic!

(Ph: Jonathan Nackstrand/Getty Images)

Profondendoci in scuse per citarla dopo la figlia ecco Sua Maestà la Regina, con un abito dell’amata maison tedesca George et Arend. Anche in questo caso era stato già indossato, anch’esso lo scorso anno ma al galà in onore dei cinquant’anni di regno di Margrethe II, passato praticamente inosservato visto che, rinviato a causa della pandemia, alla fine si tenne domenica 11 settembre, col resto del mondo distratto dalla scomparsa di Queen Elizabeth II avvenuta tre giorni prima. In quel caso Silvia aveva abbinato all’abito tra il rosa e il lilla la parure di ametiste che questa volta ha prestato alla figlia, preferendo la tiara della Regina Sofia, che somiglia un po’ a una tela di ragno. Leggermente affaticata ma chic.

(Ph: Jonathan Nackstrand/Getty Images)

Svolta semidark per Sofia, in abito  Andiata e cascata di Swarovski al collo. In nero mi piace molto, esalta i suoi colori; la gonna in tulle non mi fa impazzire ma tutto sommato la combinazione con il corpino opaco non è male. Divertenti gli strass dei due collier abbinati alla tiara nuziale nella prima versione, con diamanti e smeraldi; avrei evitato i due bracciali, sempre Swarovski, così pedantemente abbinati. La maison (finlandese) che ha creato l’abito cita delle rose fatte a mano sulla vita, e credo che ce ne siano anche dietro.

E fin qui poteva andare, finché non ho visto altre rose nere, inutili e pure un po’ funeree, adornare la testa della principessa. Ma perché? Boh.

Non perdetevi la seconda parte!

Royal chic shock e boh – Natale insieme

Si avvia a diventare una bella tradizione della Royal Family Together at Christmas, il concerto di canti natalizi organizzato per il terzo anno consecutivo a Westminster Abbey dalla Principessa di Galles, per festeggiare i rappresentanti delle tante charity e associazioni di volontariato impegnate sul territorio a supporto delle loro comunità. L’attenzione era oggettivamente rivolta più a chi che a che cosa; se dunque il programma della serata non è chiarissimo, lo è molto di più sapere chi ci fosse. A partire dal piccolo Louis, che ha partecipato per la prima volta.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Da brava padrona di casa Catherine è arrivata per prima con tutta la famiglia, il marito e i tre figli; i ragazzi in blu, Charlotte in bordeaux, e lei splendente in total white, look invernale sempre di grande effetto. Questa volta la scelta è caduta su un bel cappotto di Chris Kerr, famosa sartoria londinese, con pantaloni a vita alta di Holland Cooper, a sua volta nota per i capi sartoriali. Lady Violet adora questa svolta che antepone la sapienza sartoriale al design; sotto i pantaloni ama meno (cioè per niente) le scarpine con i tacchi – le solite Gianvito 105, del nostro ottimo e abbondante orgoglio nazionale Gianvito Rossi – mentre trova deliziosa la piccola borsa a mano di Strathberry, altro brand abbordabile e molto amato dalle royals. I punti cruciali di questa mise sono due: il bianco, molto amato da Queen Camilla, che infatti l’anno scorso di questo colore era vestita (December chic shock e boh (parte seconda) e l’uso dei pantaloni, non proibiti ma certo insoliti per un’occasione royal. Per me, piuttosto chic.

(Ph: Getty Images)

Cappottino bianco pure per Lady Sarah Chatto, figlia della defunta principessa Margaret: ma la scelta degli accessori, dalle calze pesanti alla scarpine vecchio stile alla borsetta color tané, rende l’insieme meno lieve di quanto avrebbe potuto. C’è da dire però che un certo severo rigore è proprio la cifra di Sarah, diversissima dagli eccentrici genitori, e a me non dispiace. Boh la sua mise, ma la trovo una donna interessante, con un tocco di regalità che manca quasi a tutte.

(Ph: Henry Nicholls/Getty Images)

Bianco anche l’abito (ME&EM) della Duchessa di Edimburgo, abbinato a stivali color tabacco di Gianvito Rossi e cappotto lungo azzurro. Un cappotto colorato ci vorrebbe in ogni armadio, il modello di questo indossato da Sophie, di Suzannah London, mi piace molto; poi sapete che quello non è un colore che amo, ma soprattutto interpretato così risulta un po’ pasticciato, e si perde per strada parte dell’effetto che potrebbe avere. Boh.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Assenti i sovrani, impegnati a Windsor, nell’Abbazia si è vista una bella rappresentanza di giovani. Beatrice di York era scortata dal marito Edo Mapelli Mozzi e dal di lui figlio, il delizioso settenne Wolfie, nato dalla sua relazione con l’architetta sinoamericana Dara Huang. Beatrice, perseguitata in gioventù da certa maleducata derisione per il suo aspetto e le scelte di stile, ha impresso una svolta decisa ai suoi look grazie anche alla collaborazione con la blasonatissima stylist Olivia Buckingham. Brava Bea, ci piaci un sacco, come il tuo abito tartan (di Beulah London, con stivaletti Zara). Per me la più chic.

(Ph: Henry Nicholls/Getty Images)

La sorella Eugenie invece al momento sembra più orientata verso le gioie della vita domestica; d’altra parte ha due bimbi piccoli, Augie di quasi tre anni e Ernie di sei mesi, e la famiglia si divide tra il Regno Unito e il Portogallo a causa del lavoro del marito Jack Brooksbank. Scelta opposta alla moglie di suo cugino, per lei una mise total black, con cappottino troppo corto, calze pericolosamente lucide e stivali Aquazzurra, un’accoppiata non priva di rischi, accesa dalla borsa bordeaux Aspinal. Vi ricordo, sebbene Pantone abbia appena reso noto il colore del prossimo anno, il terribile Peach Fuzz, il bordeaux è e resta uno dei colori di stagione. Belli trucco e parrucco, in sintesi boh.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

La cugina Zara Tindall, senza la sua famiglia ma con il fratello Peter Phillips e le di lui figlie Savannah e Isla, ha riproposto un elegante cappotto color prugna di Claire Mischevani, maison che la veste spesso e in questa occasione la rende davvero chic. Peter e Zara sono stati il primo e la seconda degli otto nipoti di Queen Elizabeth e Prince Philip; allo stesso modo, le due bionde e cresciutissime ragazzine, sono state le prime due dei pronipoti della defunta sovrana e del principe consorte: Savannah compirà 13 anni a fine mese, mentre Isla ne ha 11.

(Ph: Mark Cuthbert/Getty Images)

Inevitabile in queste occasioni una delegazione della famiglia Middleton, che non manca mai di supportare Catherine. Se il fratello James e sua moglie Alizée, neogenitori, sono rimasti a casa col piccolo Inigo, hanno prontamente risposto all’appello i genitori Michael e Carole. Ed è assai interessante notare come le due signore Middleton siano le uniche a seguire il dress code di Catherine, indossando i pantaloni (mentre l’anno scorso il diktat sembrava essere tutte in bordeaux). Devo dire che l’insieme di Carole non mi piace affatto, non le dona per nulla, la giacca in tweed – il modello Lady Mary di Great Scot – è troppo pesante per quei pantaloni di velluto, e stenderei un plaid sulle scarpine col tacco a rocchetto. Shock.

(Ph: Samir Hussein/Getty Images)

Più moderna Pippa, con marito miliardario James Matthews; lei ha scelto di indossare un tailleur pantaloni in tweed di Saloni, che contrariamente a quanto il nome farebbe pensare non è un brand italiano ma indiano (sembra che Saloni significhi bello in sanscrito). La giacca ha un taglio che ricorda vagamente un kimono, ma se dovessi dirvi che mi piace mentirei, e dunque non lo dirò. Shock ma carino il gesto di indossare degli orecchini(Kiki McDonough) che la sorella ha uguali.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Esaurito il ramo principale con annessi e connessi, segnaliamo la presenza di qualche ramo collaterale, a partire dai Duchi di Gloucester. La duchessa si è abbigliata nel suo classico stile bric-a-brac: sotto al cappottino dall’alto bordo che non si capisce se sia nato così o sia stato allungato, sporge una interessante gonna in tartan Polo Ralph Lauren, alla tracollina intrecciata Bottega Veneta si abbinano gli scarponcini da istitutrice perfida, aggravati dalle calze color carne. Francamente la trovo terribile, shock, ma con grande spirito e una certa signorilità.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Presente anche un altro cugino della defunta Queen Elizabeth, Michael di Kent, senza moglie ma con figlia, Lady Gabriella, anche lei in tartan con cappottino Catherine Walker, accessoriato da calze nude, scarpine di camoscio che neanche mia madre e borsa Aspinal of London in stampa crocco, che personalmente mi ha stufato, e non da ora. Lady Gabriella è senz’altro, bella, anche piuttosto elegante. Nelle sue vene scorrono litri di sangue di blu: il nonno paterno era George, Duca di Kent, fratello minore di King George VI, e la nonna Marina principessa di Grecia e Danimarca; mentre la madre, la terribile Marie Christine, saltando a piè pari il padre nazista, vanta una discendenza matrilineare da Diana di Poitiers, favorita di Enrico II di Francia, e addirittura da Caterina de’ Medici. Nonostante tutta questa abbondanza mi pare piuttosto priva di allure regale, a Roma si direbbe “è bella ma non balla”. A me piace a tratti, ma stavolta mi convince boh.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Quanto al fratello maggiore, Lord Frederick Windsor, è ahimé penalizzato da occhiaie scure e profonde che entrano in collisione con gli occhi chiarissimi dandogli un aspetto vagamente inquietante. Il giovanotto è sposato con Sophie Winkleman, attrice i cui successi francamente mi sfuggono, che mi sembra si trovi più a suo agio nel recitare il ruolo di membro della Royal Family. È l’unica ad aver scelto il colore natalizio per definizione, il rosso, anche se i profili neri lo rendono quasi crudele. Come la cognata Gabriella sceglie Catherine Walker per il cappotto e Aspinal of London per la borsa. Un grande boh.

Royal chic shock e boh – When September ends

Questa settimana iniziamo giocando in casa, con la Duchessa di Edimburgo a Roma, al funerale del Presidente Emerito Napolitano a Montecitorio, in rappresentanza di King Charles. L’abbiamo vista in diretta (La foto del giorno – Il cordoglio del Re, e di Sophie), ne abbiamo apprezzato il garbo e la misura, oggi dedichiamo maggiore attenzione alla sua mise.

Forse in omaggio all’Italia Sophie indossa un abito Valentino senza dubbio perfetto per l’occasione; lunghezza impegnativa ma adeguata, molto bello lo scollo, qualche dubbio sul fitting nell’area vita/addome. Mi sono piaciuti molto i gioielli, che pur essendo piccoli e discreti rimarcano lo stile Royal Family. La duchessa tiene in mano una clutch dell’amata maison Sophie von Haubsburg, che ad onta del nome inequovocabilmente asburgico vive e lavora in Italia, dunque la consideriamo una di noi. Le scarpe invece sono Dior, ma sono belle e noi la perdoniamo. Chic.

La Princess Royal è da lungo tempo il senior member più attivo, con un numero impressionante di impegni annuali in rappresentanza della Firm. La scomparsa della madre ha messo lei e il suo lavoro in maggiore evidenza e ora abbiamo anche noi la possibilità di incontrarla più spesso sul nostro sofà. Venerdì 22 ha inaugurato una nuova area del Porto di Aberdeen, ed eccola in tutto il suo violaceo splendore. Ho scelto questa foto anche se non mostra le scarpe (delle semplici décolleté a tacco basso) per mostrarvi il dettaglio della ciarpa annodata alla borsa, da perfetta it girl degli anni 60/70. Bello il cappotto col collo allegramente fuori moda, informali i guanti di lana, impeccabile la sciarpa – naturalmente scozzese, sempre in Scozia siamo – pronta a scaldare il collo della principessa. La adoro, chic.

Concludiamo le mise della Royal Family con la Principessa di Galles, tornata al lavoro dalle lunghe vacanze estive. Per la visita a una sede dell’associazione Portage, che si occupa dei bimbi con necessità speciali, Catherine ha scelto un blazer di tweed rosso aragosta fintoChanel autenticamente Zara, pantaloni a sigaretta e ballerine del trendissimo brand britannico Boden. Scelte forse perché si tratta un incontro con i bambini, a me piacciono più dei tacchi a oltranza. Non mi convince il begiarello del sottogiacca, ma chic.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

Attraversiamo la Manica, rientriamo sul continente e arriviamo in Lussemburgo, dove la coppia dei sovrani attuali e quella dei futuri hanno offerto una cena ai membri dei Consiglio di Stato. Forse era meglio rimanere dove eravamo. Maria Teresa in total black: in pantaloni come l’abbiamo vista praticamente sempre negli ultimi mesi, con una tuta Parosh caratterizzata dalle maniche arricchite da quello che sembra marabù. Cosa abbia impresso questa svolta al suo stile è un mistero, ma a volte funziona, chic.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

La nuora Stéphanie invece sceglie un abito bicolore, senza forma, senza logica, senza senso, e pure senza la cintura prevista in originale. Qui i misteri sono due: chi abbia potuto disegnare questo modello – lo sappiamo, il britannico Joseph – e chi abbia potuto pensare di acquistarlo, e sappiamo anche questo; ciò che non sappiamo è perché. Quel horreur, shock.

Una tuta? Perché lei sì e io no? Quasi me la vedo Máxima che prende spunto dalla Granduchessa lussemburghese e per inaugurare il festival UNLimited dell’Associazione delle Università dei Paesi Bassi tira fuori dall’armadio la tuta blu di Natan creata qualche anno fa, quando il capo era tornato assai di moda. Personalmente non sono una fan, ma mi piace l’abbinamento con orecchini, borsa e scarpe rosse (le Gianvito 105 di Gianvito Rossi). Chic.

Il giorno prima la sovrana ha visitato un centro che fornisce assistenza alle persone che vivono sole, per scelta o necessità, nell’ambito delle iniziative per la Settimana contro la solitudine (e quanto ci sarebbe da dire sull’argomento). In particolare il centro visitato si chiama Oma’s Soep (la zuppa di nonna) e prepara pasti, attività che ha coinvolto anche Máxima. Ecco, magari per cucinare il minestrone avrei scelto qualcosa di diverso da una camicia con sciarpa che pende, però la blusa a disegno cravatta (Natan) non è male; la gonna (sempre Natan) è in un materiale stranissimo – una sorta di pelle vegana creata con la fibra di un cactus – che sembra nato per fare difetto, ma direi che il vero problema sono i capelli. Ci si può fare qualcosa? Boh.

Sistemati i capelli, la sera del 28 la regina ha partecipato alla serata in favore del Prinses Máxima Centrum per l’oncologia pediatrica, che festeggiava i cinque anni di attività. Mise scelta per la serata un abito già indossato dell’amato Claes Iversen, della serie principessa del foro, come il trench indossato a Milano qualche mese fa (Royal chic shock e boh – Stile e design). L’abito è talmente paradossale che neanche mi dispiace, ma quello che è veramente ingiustificabile è la sua realizzazione, dall’oblò piazzato in quel punto sul braccio, che sbecca e fa uscire la ciccetta, alle grinze da seduta, che sono francamente le più antiestetiche immaginabili. Shock.

Venerdì 29 il re di Svezia Carl XVI Gustaf, accompagnato dalla sorella Christina e dalla figlia Victoria, ha visitato nella capitale l’Östasiatiska museet, il museo di antichità dell’Estremo Oriente. La principessa ereditaria ha optato per un completo scozzese, nello stile che a casa mia si chiamava Don Felice Sciosciammocca. Non avrei mai detto che Malin Ek Andrén, fondatrice e stilista svedese di origine greca del brand by Malina conoscesse il teatro di Eduardo Scarpetta, ma mai dire mai. Shock.

Oggi si mangia indiano? La coloratissima mise di Mathilde mi fa pensare a uno di quei piatti profumati, con curry e peperoncino. In visita alla scuola Musica Mundi di Waterloo la Reine – complice il solito Natan, autore di soprabito pantaloni e camicia – propone un’armonia di colori autunnali e speziati. La trovo allegramente chic.

(Ph: David Nivière)

A proposito di India, vi ricordate gli Hare Krishna? Ieri, sabato 30, si è sposato Alexander d’Asburgo-Lorena, ultimo ad andare all’altare dei cinque figli – tre maschi e due femmine – di Marie Astrid di Lussemburgo, sorella maggiore del Granduca Henri. La famiglia vive in Belgio, e nelle cittadina di Beloeil sono state celebrate le nozze, alla presenza della Famille grand-ducale. Impossibile comprendere quale fosse il dress code, dato che Marie Astrid era vestita da madre dello sposo, mentre i parenti più come se fossero a un matrimonio di pomeriggio in spiaggia. Stéphanie è arrivata paludata in un caftano in crêpe de chine di Taller Marmo, brand italoargentino che produce in Italia. Divertente, poco adatto all’occasione, indossato senza la necessaria nonchalanche, sarebbe stato meglio alla suocera Granduchessa. Boh.

(Ph: David Nivière)

Granduchessa che non si fa oscurare da nessuna, e incede al braccio dell’elegante marito con un completo turchese Alexander McQueen. A parte gli enormi orecchini, a parte l’abbondante ricamo che termina con quella specie di fragolona sul pancino, basterebbe il segno del reggiseno a fascia che si vede attraverso il tessuto per bocciarlo. Shock.

(Ph: GTRES)

Chi tanto e chi niente. Invitata a un matrimonio in Andalusia – si sposava il figlio del presidente di Madiaset Spagna – si rivede la Infanta Cristina con una mise che più demi-monde non si può: vestitino midi a mezze maniche in una fantasia un po’ triste, scarpa spuntata con mezzotacco e clutch che la stampa spagnola definisce bicolore. Stampa che ricopre di elogi la Infanta e la sua toilette; Cristina non è mai stata elegante, ma dotata di una bellezza interessante e di una certa classe. Le sue vicende personali e matrimoniali, benché ampiamente sua responsabilità, non sono passate invano, né avrebbero potuto. Diciamo che mi fa piacere rivederla in pubblico; quanto alla sua mise ci affidiamo al giudizio dei presenti. Boh.

La cognata Letizia in settimana ha avuto ha avuto due appuntamenti principali, per il primo dei quali ha riutilizzato l’abito optical di Hugo Boss già visto e rivisto. Per il secondo, la consegna dei premi Retina Eco (non c’entrano niente gli occhi come pensavo io, ma l’ecosistema) un abito midi Zara in misto lino verde giada, che nel momento in cui scrivo, è ancora disponibile sul sito: https://www.zara.com/it/it/vestito-arricciato-misto-lino-p09479268.html. A me non piace, e non solo per il colore; non mi sembra un abito da impegno reale. Anche l’idea di renderlo più formale, snaturandolo, e aggiungendo come in questo caso una cinturina e un paio di eleganti Aquazzura secondo me non funziona sempre. In compenso, pur essendo composto di lino, non è spiegazzato. Ci accontentiamo? Boh.

Mini royal chic shock e boh – Royal Family, more or less

Come annunciato sto preparando il post sulle mise sfoggiate al giubileo d’oro di Carl XVI Gustaf di Svezia, ma poiché ci vuole un po’ più tempo del previsto accolgo l’invito ricevuto da alcuni di voi, di esprimermi sulle toilettes sfoggiate da signore legate alla Royal Family.

DA YORK…

(Ph: Mike Marsland/ Getty Images)

Giovedì sera the place to be a Londra era il Royal Drury Lane, storico teatro del West End, per l’evento Vogue World: London. Accompagnata dal marito Edo Mapelli Mozzi – in versione 007, con un tuxedo bianco portato con onore – Beatrice di York è arrivata con un originale cape dress a fiori con drappeggio sul busto. La trovo deliziosa. L’abito non mi convince fino in fondo ma mi piace molto il modo in cui lo indossa, amo trucco e parrucco, e perfino i guanti. E mi piace moltissimo il ricordo della nonna; l’abito è di Richard Queen, il giovane stilista britannico che fu premiato da The Queen che assistette anche alla sua sfilata, durante la London Fashion Week del 2018, ricordate? (2018 A Royal Year – 12 mesi in 12 foto). Per me davvero chic.

(Ph:Yui Mok/PA/ Getty Images)

Con sorella e cognato, ma senza marito, c’era anche Eugenie di York, in total look Fendi, creato per lei da Kim Jones. La principessa, che è diventata mamma per la seconda volta a fine maggio, ha un viso splendido, ancora più del solito. Però la scelta dell’abito non è felicissima e quel modello non è per niente facile da portare (anche se francamente poteva andare pure peggio), personalmente ho due obiezioni: il raso lucido è sempre un rischio, e in generale – parlo per esperienza personale – chi ha una figura morbida sta meglio con linee pulite. Le cose che non hanno forma peggiorano quella di chi le indossa e spesso rendono difficile anche camminare con eleganza (ma pure senza); peccato perché il colore le sta d’incanto.

Pazzesche le scarpe, in tulle ricamato con strass argento e cristalli che formano la doppia F della maison, caratterizzate dal tacco scultura in palladio a forma di F rovesciata. Ma siamo sicuri che regge? Boh, io sarei terrorizzata.

…AL SUSSEX

Intanto a Düsseldorf si sono svolti, e sono pure finiti, gli Invictus Games, che a quanto ho visto sono stati un grande successo generale, e uno personale per i Duchi di Sussex. Meghan, probabilmente memore delle critiche ricevute nella precedente edizione, ha agito di conseguenza e dato preferenza allo street fashion, pur senza lasciare nell’armadio proprio tutti le grandi firme. Il primo giorno, appena arrivata, ha scelto un vestitino nero Banana Republic, accessoriato con le amate décolleté Aquazzurra, e una cintura intrecciata di Bottega Veneta. La mise le sta bene e le dà pure un po’ quell’aria da istitutrice perfida che ha una sua letteratura, non solo nella moda. Chic.

(Ph: Tim Rooke/PA)

La cosa che ho amato di mento, ve l’ho già accennato, sono gli shorts, che la duchessa indossa abbastanza spesso. Trovo quest’insieme terribile, e pure un po’ furbetto fintopovero: sulla tutina Zara Meghan indossa un blazer Céline, mentre le ciabattine sono le Tribute di YSL . Senza fare paragoni improbabili, gli shorts stavano bene alla povera Diana, con quelle gambe, e comunque anche lei li portava per andare al mare. Così a me proprio non piacciono, men che meno con le ciabatte, ancorché firmatissime. Shock.

(Ph: Getty Images/PA)

Altro modello usato spesso di recente, e non solo agli Invictus Games, sono questi abiti a tubo, che mi sembrano assai poco donanti. Questo è di Cult Gaia – brand con sede in Florida specializzato in abiti e accessori gettonatissimi nella stagione più calda – in un colore che sul sito viene definito seamoss, che sarebbe un’alga, non esattamente il mio genere, diciamo. Interessante la lavorazione a intaglio, peccato che il tessuto sia puro polyestere, e mi fa venire caldo da qua. Tra l’altro l’abito per come è mostrato sul sito arriva pochi centimetri al di sopra delle caviglie; su Meghan in alcune foto è più lungo in altre meno, per cui probabilmente muovendosi o sedendosi risale. Boh.

(Ph: Karwai Tang/Getty Images)

Per l’ultima mise ci vuole una premessa: più invecchio più mi trovo a dare ragione a mia madre, scomparsa da 15 anni. Non sempre eh, ma più spesso di quanto avrei pensato. Ecco, mia madre, appassionata sostenitrice del beige, questa mise l’avrebbe amata. Io proprio amarla magari no, non porto il beige che è il colore che mi sta peggio (l’incarnato devo averlo preso da mio padre) però lo trovo davvero elegante. Mi piace molto l’idea dell’insieme trench+pantaloni in seta crêpe de chine di Cuyana, brand femminile e sostenibile. E se le sue gambe non esaltano i calzoncini con i pantaloni cropped va molto meglio. Poi magari non avrei messo una t-shirt bianca, e in altre foto la vita alta dei pantaloni sembra veramente troppo alta, ma da questa foto mi sembra chic. E poi la mamma è sempre la mamma.

Royal chic shock e boh – Visite e sorprese

Settimana pienissima di appuntamenti royal di alto profilo quella appena trascorsa, iniziata con una sorpresa (anzi due).

In Spagna

Lunedì 19 i sovrani di Giordania sono comparsi in Spagna, non in visita di stato ma per l’appuntamento previsto a Cordoba il giorno seguente: il Processo di Aqaba, un incontro tra capi di stato per la lotta al terrorismo nelle aree del Sahel e dell’Africa occidentale. Sorpresa nella sorpresa, Abdulla II e Rania si sono portati il figlio minore Hashem, mandando in fibrillazione i royal watcher: in fondo il giovanotto, benché musulmano, a 18 anni appena compiuti sarebbe un interessante match per le principesse spagnole. Religione a parte, sono convinta che le nuove generazioni l’amore se lo troveranno da sé, ma penso che qualche manovra – soprattutto tra i reali senza trono – ci sarà, e sarà divertente assistere. Le due Regine non hanno partecipato all’evento di Cordoba e si sono incontrate solo il lunedì: Letizia con un abitino smanicato un po’ troppo lungo, in seta jacquard, dello spagnolo Diego Estrada. Ancora in nero Rania, con una creazione Dior Resort 2024 che sarebbe stata più indicato a ottobre. Gli abiti sono entrambi di pregio, ma quello di Letizia non mi fa impazzire, e l’altro è veramente fuori stagione.

Però loro due insieme sono deliziose, simili per colori, età, altezza, struttura fisica (e pure ritocchi, via) per cui mi piacciono, e questa foto – le scarpe di Letizia sono Carolina Herrera, quelle di Rania le Sugata di Manolo Blahnik) – è molto divertente. Chic meno meno a entrambe, così non litigano.

(Ph: Gtresonline)

Qualche giorno dopo, giovedì 22, i sovrani spagnoli hanno presenziato al Palacio Real la riunione annuale della Fundación Princesa de Asturias. Letizia ha rispolverato un vecchio amore, il tailleur pantalone bianco. Indossato vent’anni fa all’annuncio delle nozze con Felipe – quello era di Armani – ma anche in occasioni meno formali, come la consegna del diploma alla figlia maggiore, il mese scorso in Galles (Le foto del giorno – Le diplomate). Brava, fa bene, questo (Carolina Herrera, con top Zara) le sta da dea. Chic.

A Monaco

Ladies&Gents, sorpresa! Forse siamo all’alba di una nuova era: mi sta piacendo Charlène! Martedì 20 la Princesse ha consegnato alcuni premi durante la serata finale del Festival de Télévision de Monte-Carlo. Trovo l’abito in seta blu scuro (Akris) adatto al suo fisico sportivo. La linea quasi da giorno del modello mi sembra esalti la sua natura semplice e il taglio di capelli essenziale; anche la geometria del favoloso set orecchini e collier di diamanti bianchi e gialli completa felicemente il tutto. Chic.

In Belgio

Una visita ufficiale in settimana c’è stata, tra due Paesi vicini, i cui sovrani quest’anno celebrano entrambi i dieci anni sul trono: Willem-Alexander e Máxima dei Paesi Bassi sono andati in Belgio (in treno), ospiti di Philippe e Mathilde. Incontro di cui Lady Violet ha praticamente assistito in diretta, grazie a una cara amica del sofà che si trovava proprio in quell’angolo di Bruxelles nel momento dell’incontro tra le due coppie. La nostra amica ha approvato la mise di Máxima e io mi sento di concordare, il completo in seta avorio del belga Natan – sì, a volte indovina anche lui! – è perfetto per una serie di impegni di giorno, e la silhouette che ricorda gli anni ’50 esalta la linea della regina (dal vivo più sottile di come compare in foto). Philip Treacy firma il bellissimo cappello, chic. Ai piedi delle due sovrane le stesse scarpe, le Gianvito 105 Gianvito Rossi, ma le somiglianze finiscono qua. Mathilde sceglie Claes Iversen, stilista olandese (di origine danese): il diplomatic dressing è servito. Però l’abito rosso lampone con maniche di chiffon e applicazioni sulla gonna, se proprio non se ne può fare a meno, è più adatto al pomeriggio. Raffinato – ma un po’ sprecato – il cappello Envolée di Fabienne Delvigne, che mischia seta e fibre di banano. Boh.

La prima sera di una visita di stato è quella del ricevimento di gala, che vuol dire pomp and circumstance, cioè: diademi! Máxima ci va giù pesante e sfodera la tiara Stuart, la più importante del forziere olandese, completa dell’enorme diamante a goccia di ben 40 carati, con collier en pendant e orecchini ugualmente ricchi di diamanti e ugualmente importanti. Per sorreggere cotanto splendore ci vuole il fisico, e anche una mise adeguata, e la regina ha entrambi: dopo aver aggiunto al suo metro e 78 ben 13 cm di tacco (con plateau, i sandali Evita di Aquazzurra) drappeggia la sua figura in un abito rosa Jan Taminiau dalla gonna caratterizzata da volant di tulle, in contrasto con la linea e i ricami del corpino. Non m i fa impazzire ma lo trovo adatto alla bisogna, chic. Meno, molto meno ricco il reparto tiare in Belgio, Mathilde indossa comunque la più importante, quella delle Nove Province, più la tiara Wolfers come collier. Con un cape dress, che ormai è il suo simbolo; in pizzo azzurro illuminato da piccoli strass, composto da un abito senza spalline e un mantello sfoderato. Lo trovo terribile, sembra una camicia da notte con relativo négligé, e il mio disappunto cresce scoprendo che si tratta di un creazione Armani Privé. Giorgio, ma perché? Sorry, shock.

All’indomani le due sovrane si ritrovano per altri impegni, con o senza mariti. E scelgono lo stesso couturier, Natan. Per Máxima il modello Delphin, dipinto a mano da Pablo Piatti, artista argentino che vive e lavora in Belgio, si può immaginare qualcosa di più opportuno? L’abito non mi piace particolarmente, ma mi piace molto l’operazione; d’altra parte la relazione e le collaborazioni di Natan col mondo dell’arte sono forse il suo aspetto più interessante, dunque chic. Invece Mathilde tira fuori dall’armadio il modello Merri, una sorta di camicione informe con inutile drappeggio sul fianco, completato da una calottina Fabienne Delvigne. Non mi piace, shock.

La sera del secondo giorno è quella in cui gli ospiti ricambiano l’invito ai padroni di casa. Spesso è una serata musicale come in questo caso; un concerto d’archi dell’Amsterdam Sinfonietta nel cento culturale Flagey. Va detto che le signore sono apparse sempre piuttosto abbinate, e per l’occasione scelgono di nuovo lo stesso stilista; questa volta Jan Taminiau, olandese del Brabante, regione vicinissima al Belgio. Máxima ripropone un monospalla sfoggiato la prima volta per il quarantesimo compleanno, nel 2011; il colore non mi fa impazzire ma trovo che il modello le stia molto bene, e poi ci si può sempre far distrarre da quel favoloso collier… Neanche il colore dell’abito di Mathilde mi convince del tutto, ma il modello è elegante e sottolinea piacevolmente la sua figura. Però qualcosa sui loro mariti la vogliamo dire? Willem-Alexander osa lo smoking doppio petto, che in generale non mi dispiace, ma l’orlo ai pantaloni grida vendetta. Da parte sua, Philippe indovina i pantaloni ma sbaglia la giacca; pancia in dentro e petto in fuori non si usa più? Chic le regine, shock i re.

Ultimo giorno la scena si sposta ad Anversa. Tra i vari appuntamenti c’è anche una colazione di lavoro sui temi dell’integrazione per i giovani meno favoriti a livello scolastico e professionale. Colazione organizzata nella Sala Rubens del Musée des Beaux-Arts della città, il che avrà ispirato la mise della Reine Mathilde, che sembra uscita da un quadro del Seicento fiammingo (no, non vuol essere un complimento). Per lei un abito a fiori stilizzati di Dries van Noten, già indossato il mese scorso, completato da ampio soprabito in seta e ampio cappello realizzati per l’occasione nel color orange, evidente omaggio agli ospiti. Boh. Máxima ripete una mise già vista in un bellissimo rosso amarena, cappello Fabienne Delvigne – come quello arancio di Mathilde – e un abito Natan arricchito da una stola/mantella che non mi dispiace affatto, è uno stile che la regina olandese porta molto bene, chic. Prima curiosità: la clutch Dior è un dono di Brigitte Macron durante il recente viaggio della coppia presidenziale francese nei Paese Bassi (Royal chic shock e boh – Un due tre visite!). Seconda curiosità: entrambe le signore hanno le stesse scarpe, le PVC D’Orsay, anch’esse Natan, ma la sovrana belga ha i piedini un po’ gonfi.

E per finire…

Alla cena di gala a Laeken c’era anche la sorella di Roi Philippe, Astrid, col marito Lorenz. Se la cognata Mathilde ha scelto l’azzurro per la fascia blu e oro dell’Orde van de Nederlandse Leeuw; se l’ospite Máxima ha poggiato sul rosa quella viola dell’Ordre de Léopold; Astrid mi ha veramente sorpresa. Abito shocking pink, mantello rosso pomodoro, fascia giallo arancio dell’Orde van Oranje-Nassau, e in testa la tiara Savoia-Aosta. Sorprendente, inattesa, divertente, la adoro. Chic!