Va bene, non è colpa di lui, Emmanuel, che anzi povero non c’entra nulla, ma altrimenti non mi riusciva la rima…
(Ph; Jonathan Brady/PA Wire)
Dunque, oggi è il primo giorno della visita ufficiale dei Macron nel Regno Unito.La coppia presidenziale è stata ricevuta a Windsor, dato che Buckingham Palace è impraticabile causa lavori di restauro e ristrutturazione. Emmanuel e Brigitte sono stati accolti da William e Catherine e poi accompagnati dai sovrani. Naturalmente ne parleremo in dettaglio, ma questa sera vi segnalo un grottesco siparietto: non saprei dire perché, ma l’autista del van che portava il bagaglio degli ospiti francesi è partito a tutta birra ma con gli sportelli aperti, perdendo nello sprint varie valigie.
Eccesso della famosa (e calda) birra britannica? Omaggio tardivo alla Révolution, che fece perdere la testa a reali e nobili e aprì la strada ai presidenti (dunque anche a Macron)? Complotto da parte di qualche stilista trascurato dalla Première Dame? Je ne sais pas, ma mi sembra un debutto niente male.
L’arrivo dell’estate – non riesco a chiamarla bella stagione, sorry – porta con sé un deciso cambiamento nell’abbigliamento; naturalmente nel peso dei tessuti, ma anche nei colori. Abbonda il bianco, ma anche chi non è abbronzato osa tonalità più accese e brillanti, e questa volta abbiamo coperto l’intero spettro.
ROSSO
(Ph: Ludovic Marin/Getty Images)
Amato in tutte le stagioni e molto usato dalle royal ladies per il diplomatic dressing, visto che compare sulla maggioranza delle bandiere, in questi giorni è stato assai gettonato. Nel fine settimana del 7 e 8 i Macron hanno compiuto una visita ufficiale a Monaco; e quella che sembra una notizia trascurabile ha invece il suo peso, dato che i rapporti con la Francia sono fondamentali per l’esistenza stessa del Principato. Per dirne una, “nel 1999, Monaco ha ottenuto il diritto di coniare monete in euro recanti lo stemma del Principato, coniate dalla Zecca di Parigi. Nel 2001, è stata firmata una convenzione monetaria tra la Francia (per conto della Commissione Europea) e Monaco, per l’introduzione dell’euro nel Principato” (fonte: https://www.diplomatie.gouv.fr/fr/dossiers-pays/monaco/relations-bilaterales). Rosso sceglie Charlène per la serata di gala: un abito girocollo, smanicato, con vita allungata, da cui partono pannelli di un tessuto leggero e morbido. Ignoto il creatore, probabilmente francese; famosi i sontuosi orecchini di brillanti firmati Graff, la cui opulenza è messa in risalto dalla linea semplice del vestito, chic. Onorati i colori della bandiera monegasca grazie alla scelta di Brigitte Macron in total white Dior. Certo, di cape dress ne abbiamo visti tanti, ma questo si distingue per il modello perfetto, quasi una scultura. E lasciatemi lodare la scelta di Brigitte che, partendo da una condizione di meno – meno giovane, meno alta – pareggia, e secondo me vince la gara, con una mise che è veramente più. Superchic.
(Ph: Patrick van Katwijk/Getty Images)
I sovrani olandesi sono stati in visita ufficiale nella Repubblica Ceca, e Máxima non si è smentita. Per la cena di gala nel palazzo presidenziale di Praga ha abbinato i rubini della tiara Mellerio, con i suoi orecchini, all’abito monospalla di uno dei suoi couturier preferiti, Jan Taminiau. So che molti non amano questo modello, ma trovo che sia disegnato perfettamente per valorizzare la silhouette della regina. E si sa, se cerchiamo l’understatement non lo troveremo nei Paesi Bassi. Chic. Simpatico il contraltare offerto dalla signora Eva Pavlovà, consorte del presidente ceco Petr Pavel, col suo vestitino azzurro, che non sembra affatto impressionata dalla sua ospite.
La serena bellezza di Mary di Danimarca è esaltata dal rosso, colore che sceglie spesso. La scorsa settimana i sovrani danesi, accompagnati dalla figlia minore Josephine, hanno visitato le isole Færøer, che pur essendo autonome fanno parte del Regno di Danimarca. Prima di tornare a Copenaghen Frederik e Mary hanno offerto un ricevimento a bordo del vascello reale. La regina è andata sul sicuro scegliendo l’abito rosso di Raquel Diniz che ha indossato spesso (News – visita di stato francese in Danimarca). Questa occasione mi sembra più adatta di altre per quel modello, mi ricorda gli abiti da pomeriggio indossati da mia madre, e naturalmente apprezzo molto il continuo riuso, quindi chic.
ARANCIONE
(Ph: @MonarchieBe)
Mathilde dei Belgi deve amare molto l’arancione, lo indossa spesso e le dona molto. Lo ha scelto anche martedì 10 per la visita alle nuove sale, dedicate all’Art nouveau et all’Art déco, dei Musées royaux d’Art et d’Histoire, indossando una mise già vista. Un completo creato da Natan e composto da pantaloni e blusa con orlo asimmetrico. Molti i commenti sarcastici, incentrati sull’effetto “detenuto a Guantanamo”; personalmente trovo che ci sia qualcosa di peggio.
(Ph: @MonarchieBe)
Il fitting della blusa, che tira al giromanica e fa difetto sul seno (e sembra pure scomoda). La domanda come sempre è: ma come può una creazione couture, cioè fatta su misura, presentare questi difetti? E se il corpo cambia, com’è naturale, non si può intervenire sugli abiti? Boh.
GIALLO
(Ph: Jonas Ekströmer/TT)
Il 13 giugno 2015 il principe Carl Philip di Svezia sposava il suo grande amore Sofia Hellqvist. Venerdì 13 la coppia ha festeggiato il decimo anniversario di un matrimonio che sembra andare a gonfie vele battezzando la piccola Ines, unica femmina nata dopo tre maschi. Sofia ha scelto il giallo limone per l’abito in chiffon dello stilista svedese Lars Wallin.
L’idea di un colore brillante per un battesimo, al posto delle classiche tinte pastello, non mi dispiace, ma la realizzazione no. In particolare le balze della gonna hanno qualcosa di poco armonico, e penso di aver capito perché. Il modello si ispira (se non è esattamente lo stesso) a un abito da sera dello stesso stilista che Sofia ha indossato qualche anno fa.
(Ph: Instagram @larswallinofficial)
La gonna così composta ha un tocco flamenco che non mi dispiace, ma accorciandola non funziona più. Sofia ha abbinato un cerchietto che messo tra i capelli mossi faceva solo confusione, e le sue famose Louboutin gialle, modello Duvette Spikes 100, ma i tacchi alti per un abito di quella lunghezza (e con un bebè in braccio) francamente li lascerei nella scarpiera.
(Ph: Claudio Bresciani / TT)
Tanti auguri alla piccola, alla mamma e a tutta la famigliola, ma shock.
VERDE
(Ph: The Royal Family)
Lasciamo Sofia e raggiungiamo Sophie, impegnata sabato nel Trooping the Colour in onore di King Charles III. La Duchessa di Edimburgo è arrivata sulla “carrozza cognati”, in compagnia di Tim Laurence, marito della Princess Royal: entrambi i loro coniugi erano a cavallo insieme col Principe di Galles, mentre il re ha preferito un più confortevole landò. Attente al colore della mise di Sophie, il verde bosco: non è particolarmente estivo ma nei prossimi mesi sarà di gran moda. L’abito di Beulah London in crepe di lana (!) è caratterizzato dallo scollo a V e dalle ampie (molto ampie) maniche. La linea è quella stile anni ’50, che la duchessa predilige, ma che richiede un minimo di cautela per non rischiare di sembrare più agée, cosa che questa volta è accaduta a Sophie, complice anche il pillbox col fioccone (il modello Roma di Jane Taylor) che non ringiovanisce l’insieme.
(Ph: Getty Images)
Neppure il colore la aiuta, l’avrà scelto per armonizzarsi con la fascia dell’Antichissimo e Nobilissimo Ordine del Cardo, il più antico di Scozia, indossato dal marito? Boh.
(Ph: Jim Bennett)
Però diciamo una cosa, nonostante il look da prozia, una prozia come lei è unica. Lo pensiamo noi, e sono certa lo pensi anche Louis.
Verde oliva per Máxima, impegnata mercoledì ad Amsterdam nel Global Summit del Consumer Goods Forum. Colore non facile, a me starebbe malissimo ma lei lo porta bene. Non capisco se sia una tuta o un due pezzi, ma questa volta Natan mi ha convinta: mise molto adatta sia all’occasione sia alla signora che la indossa. Piccola nota a margine: quando Gianvito Rossi ha disegnato la sue décolletée classiche, fantasiosamente chiamate Gianvito, ha compiuto un passo fondamentale per il suo successo: sono le più amate dalle royal ladies, che ne possiedono in quantità industriale in ogni sfumatura e le indossano spesso. Quelle che ha completano la mise della regina olandese in questa occasione sono di camoscio lime. Tutta la mia invidia, e sicuramente chic.
(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)
Martedì 10 e mercoledì 11 il Presidente Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, ha compiuto una visita ufficiale in Lussemburgo. Per La cena di gala la futura granduchessa Stéphanie – immagino in omaggio alla nostra bandiera – ha indossato un abito verde, più scuro di quello che campeggia sul tricolore ma nella tonalità che impazzerà in autunno. La prima cosa a colpirmi di questa creazione (Natan) è la lunghezza, che incomprensibilmente si ferma a dieci centimetri da terra. Ho anche pensato che fosse un prestito della suocera (accade con una certa frequenza) e la differenza di altezza tra le due avesse fatto il resto,
(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)
Invece sembra sia nuovo, per cui permane il mistero. Il modello ha uno scollo all’americana, di cui solitamente si apprezza il rigore geometrico, qui compromesso dall’aggiunta di quelle maniche che lo trasforma in un infelice cape dress; senza infamia e senza lode le scarpine LK Bennett, di un verde leggermente diverso. Shock. Quanto alle due prime dame, mesta e spettinata Laura Mattarella con una blusa nera dalle maniche a kimono su gonna bianco ottico che spara un po’; più divertente Maria Teresa infagottata in abito dalla forma indefinibile (Jean-Paul Knott), migliorato dalla bella collana. Un grande, enorme boh.
AZZURRO
Eccoci finalmente alla mise, e al personaggio, che molti di voi aspettavano: la Principessa di Galles al Trooping the Colour. Con una premessa: Lady Violet non ama l’azzurro, ma ciò che veramente detesta è la gamma dall’acquamarina al turchese e ritorno – comprese le omonime gemme – con un’avversione insanabile per il tremenderrimo tiffany, accettabile solo sulle scatole della famosa gioielleria. Immaginate come ci sono rimasta quando sabato ho visto Catherine. Recuperata l’equidistanza del cronista, andiamo ad esaminare la mise. Diciamo subito che Catherine era splendente, e questo è ciò che conta, soprattutto dopo i recenti trascorsi. La sua scelta per l’occasione è caduta su una creazione di Catherine Walker: un pardessus azzurro (che a seconda della luce sembra più turchese o più acquamarina) su un abito dello stesso colore. Il punto saliente del modello – chiaramente ispirato agli anni ’80 – sono i dettagli bianchi scelti per colletto, rever, polsi, i profili delle tasche e quelli interni. In molti hanno trovato delle somiglianze con un paio di mise con lo stesso abbinamento di colori indossate da Diana. Direi che più che a qualcosa indossata da lei, mi dà l’idea di un capo che avrebbe potuto indossare. Naturalmente lontano dall’artefice della sua svolta glam, Gianni Versace, che sicuramente glielo avrebbe fatto lasciare sull’attaccapanni all’ingresso. Non mi piace, e per fortuna la principessa non ha coordinato anche le scarpe, preferendo un paio di Gianvito Rossi (sì, anche lei) in un camoscio di una tonalità simile al suo incarnato.
Quello che fa la differenza secondo me è il cappello di Juliette Botteril: un modello non particolarmente originale, ma nello stesso colore dell’abito, che così saturo dona particolarmente e incornicia bene il suo bel viso. E ha il pregio di creare delle ombre che smorzano quel bianco abbacinante. Accanto a lei la deliziosa Charlotte, infilata in un abitino tristanzuolo coordinato a mammà. Insomma, bellissime entrambe, bellissimo vedere Catherine risanata e così splendente, ma la mise è veramente un grande, immenso boh.
(Ph: Eric Mathon/Princier Palace)
Inserimento al volo, mentre stavo chiudendo il pezzo. Ieri sera a Montecarlo si è chiuso il Festival della televisione: Charlène è arrivata al braccio del marito, con un abito celeste ghiaccio, creato probabilmente da Vuitton, con scollo all’americana da cui partono due bande che circondano i gomiti. Mi ha molto perplessa, e non perché evidenzia le notevoli spalle della principessa, anzi. Poi ho capito: lo trovo, scusate il termine forte, piuttosto osceno.
Probabilmente perché lascia scoperto il punto dell’ascella, che è un luogo privatissimo. E in movimento il tessuto così chiaro rivela dettagli del corpo in modo per me eccessivo. Che vi devo dire, sono antica! Aspetto il vostro parere, per me è letteralmente shock.
BLU
(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)
I Mattarella ricevuti dai Granduchi al loro arrivo in Lussemburgo, martedì 10. Quando una di voi mi ha inviato la foto ho pensato che avessero indetto le olimpiadi della geometria, oltre a quelle della matematica. Senza infierire, intanto mi chiedo chi sia il creatore di quella giacca/poncho romboidale. Poi vorrei fare un’osservazione: per indossare modelli così particolari, sempre che sia proprio necessario, non basta il fisico, che Laura Mattarella avrebbe pure, essendo alta e sottile, ma una certa personalità. Una delle prime indicazioni che si danno alle indossatrici è di sentire l’abito che indossano, per poterlo interpretare. La mia impressione è che la First Daughter si sia ritrovata a dover sostenere un ruolo che probabilmente non si aspettava, e ancor meno le interessa. Lo esercita con la signorilità che le è propria, va bene così e non c’è bisogno degli effetti speciali. Shock. Le fa da contraltare Maria Teresa, con una corta cappa azzurro chiaro (Natan) e pantaloni blu con una gamba più corta dell’altra. Mi piace solo la spilla fiore di Iradj Moini con i leggeri petali di ametista. Shock pure lei.
Ph: James Whatling)
Martedì 17, primo giorno alle corse di Ascotal cospetto dei sovrani e della Royal Family nella sua forma, diciamo così, allargata, data la presenza di Sarah, già Duchessa di York. Simpatica, positiva, coraggiosa – e mi riferisco ai recenti problemi di salute che ha sofferto anche lei – adorata dalle figlie, non particolarmente stilosa diciamo così. Si butta sul total blue scegliendo una giacca di pizzo indossata su un abito più scuro – lo sapete sì, che non esistono due blu uguali a meno che non nascano insieme? – troppo corto, che termina con un orlo a fazzoletto. Le ho sempre invidiato le caviglie, sempre sottili e nervose nonostante gravidanze, aumenti di peso e temperature torride. Le gambe un po’ meno, non valorizzate da quel tipo di lunghezza che mi sembra pure poco confortevole, rischiosa ad ogni seduta e a ogni colpo di vento. Diciamo che facendo la media tra il suo abito e quello della figlia Beatrice vengono fuori due orli accettabili. Eccessiva la veletta del pillbox, sprecata la borsa Chanel.Shock, e così abbiamo sfatato il mito che il blu sia sinonimo di eleganza.
VIOLA
Torniamo al battesimo della piccola Ines di Svezia, cui ha partecipato tutta la famiglia, compresa la zia Madeleine col marito Chris O’Neill e i tre figli Leonore, Nicolas e Adrienne. La principessa ha scelto un abito di Safiyaa, maison londinese gettonatissima tra le royal ladies soprattutto per i suoi cape dress. Quello di Madeleine è il modello Loura in crêpe, che è definito abito ma sembra un due pezzi, caratterizzato dalla fascia orizzontale che copre le braccia sostituendo le maniche. In un bel lilla, definito “lupine” dal fiore del lupino, che è violaceo. Se vi piace, ora è in saldo su MyTeresa https://www.mytheresa.com/it/it/donna/safiyaa-abito-midi-loura-in-crepe-con-peplum-viola-p00994910
Completano la mise un cerchietto con veletta, un paio di Manolo Blahnik in camoscio nude, e la clutch Knot di Bottega Veneta, altro oggetto popolarissimo tra le teste coronate (infatti la portava anche la sorella Victoria, in un altro colore). A me piace, e non solo per il colore. Certo per noi è un po’ overdressed, ma considerate che le signore svedesi portavano anche la spilla del reale ordine di famiglia, e i signori erano in alta uniforme o in tight. Chic.
E voi, qual è il vostro colore preferito? Qualunque sia, viva sempre l’arcobaleno!
Ieri Roma è stata il centro del mondo e forse, speriamo, il teatro di un miracolo che aspettiamo da più di tre anni. In ossequio alla personalità del defunto, accanto ai grandi della terra si sono visti – magari non tantissimo, ma certo più del solito – anche gli ultimi. A questa giornata straordinaria è dedicata una versione speciale della nostra rubrica, allo stile e al rigore con cui è stato osservato il dress code, accorpando ciò che mi è piaciuto tanto, di meno, per nulla. Col rispetto che l’occasione merita, ma anche con quel tocco di leggerezza che Papa Francesco amava tanto.
Per le signore è richiesto il total black: abito sotto il ginocchio con maniche lunghe, calze e accessori neri, velo o mantiglia graditi ma non obbligatori. Ci vorrebbero pure i guanti, ma ormai ho perso le speranze.
Da cose che ho letto in giro sono costretta a sottolineare che alcune delle signore presenti – Mathilde dei Belgi, Letizia di Spagna, Maria Teresa di Lussemburgo, Charlène di Monaco – hanno il privilegio del bianco che, ça va sans dire, non si usa ai funerali.
I signori indossano il mourning suit: in alcuni Paesi, dove si porta ancora molto il tight, lo si sceglie abbinandolo al gilet nero anziché grigio. In questo caso era invece richiesto il semplice completo nero con camicia bianca e cravatta nera; meglio evitare altre tonalità, anche se scure; oltre tutto al sole il colore di alcuni tessuti vira. Come vedremo.
Impeccabile al posto d’onore il presidente Mattarella accompagnato dalla figlia Laura. Che secondo me non sempre indovina le mise, ma è quella che mia madre avrebbe definito una signora, e dunque ha sempre un aspetto signorile, anche se vedremo che un piccolo peccato lo ha commesso. Subito prima di loro Javier Milei, Presidente dell’Argentina, patria di Papa Francesco, con la sorella Karina, nella doppia veste di primera hermana e di Segretario generale della Presidenza della Repubblica. Se Laura indossa la mantiglia Karina esibisce sciolti capelli biondi; considerando il cespuglio che troneggia sul testone del fratello ancora bene c’è andata. E a proposito di Argentina, non ha partecipato la regina dei Paesi Bassi, Máxima, argentina di origine, né il marito Willem-Alexander, né altri membri della famiglia reale, a causa della concomitanza con il Koningsdag, la festa nazionale che celebra il compleanno del re.
ASSOLUTAMENTE CHIC
Belgio
Perfetto l’abito e impressionante la lunga mantiglia di Mathilde, Regina dei Belgi; abbinata all’alto collier di perle – ben sette fili! – le dà un’aria da signora degli inizi del secolo scorso (è un complimento). Per la gioia di Lady Violet, la Reine teneva in mano un paio di guanti, insieme con la clutch Natan. Abbastanza sorprendenti le scarpe Gianvito Rossi, dotate di tacchi altissimi che la sovrana di solito non porta. In un’occasione del genere bisognerebbe evitare, ma mi sembra che le royal e le first ladies da quel lato ci sentano poco.
Danimarca
Una cosa che ammiro molto della Regina Mary è che prende tutte le cose molto seriamente, e si prepara adeguatamente. Come in questo caso: chiamata a rappresentare in solitaria il suo Paese – il marito Frederik è in visita in Giappone, visita quanto mai opportuna anche per evitare di trovarsi faccia a faccia con Trump, che magari avrebbe attaccato con la storia della Groenlandia – la regina, che non è cattolica, ha scelto bene: tailleur con gonna midi (Andiata), mantiglia, gioielli “bianchi”, smalto neutro. Non sono convintissima della borsa Mulberry, e sono convinta che le scarpe Gianvito Rossi siano troppo alte, ma amen. E se vi sembra che il gentiluomo che l’accompagna sia un viso conosciuto avete ragione: è Matteo Colaninno. Già imprenditore, erede dell’impero paterno, già parlamentare del PD, poi passato a Italia Viva. E nell’ottobre scorso nominato Gentiluomo del Papa. Che non resiste alla cafonata di tenere gli occhiali da sole davanti alla regina, che non li porta. Avrà problemi di cataratta?
Francia
(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)
Pur se non indossava il velo – che vi ricordo, non è obbligatorio – mi è piaciuta Brigitte Macron: le linee asciutte che indossa di solito interpretano bene il concetto di sobrietà che ispirava la cerimonia, e l’orlo della mise (Vuitton) più lungo del solito, secondo me le dona molto. Peccato per la cinturina col logo in bellavista, e peccato per la doppia tasca sulla giacca di Monsier le President, ma la perfezione non è di questa terra.
Liechtenstein
(Ph: Instagram @oldroyalty)
Loro si vedono poco, ma la loro figura la fanno sempre. Lui è Alois, Principe Ereditario del Liechtenstein con funzione di reggente. Lei è sua moglie Sophie, nata Duchessa in Baviera e discendente dagli Stuart. Abito nero (leggermente corto), mantiglia, perle; ed è una delle poche a indossare scarpe da giorno, senza vertiginosi tacchi a spillo.
Monaco
(Ph: Raphael Lafargue/ABACA)
Molto ammirati i Principi di Monaco. O meglio, molto ammirata lei, perché lui sembra aver dormito nell’abito, nero ma un po’ délabré (questo invece non è un complimento). Se posso fare un appunto – anzi due – a Charlène, le calze sono troppo leggere, e sarebbe preferibile non esporre il marchio della borsa (Prada, come la mise); regola che vale sempre, ma soprattutto in questi casi.
Norvegia
(Ph: Reuters)
In rappresentanza dei sovrani di Norvegia, anzianotti e acciaccatelli, sono arrivati i principi ereditari, dandoci così la gioia di vedere Mette-Marit in buona forma. Accompagnata dall’impeccabile marito la principessa non ha deluso con un bel cappotto a redingote, forse un po’ pesante per la giornata, breve mantiglia sui capelli sciolti, tacchi di 7 cm Manolo Blahnik e in mano la clutch Bottega Veneta.
Svezia
(Ph: Raphael Lafargue/ABACA)
Come dovrebbe vestirsi una regina in un’occasione del genere? Come Silvia di Svezia, abito lungo nero, mantiglia e perle. Sedendo sul trono da più di mezzo secolo (e avendo superato gli 80) è rimasta fedele allo stile di qualche anno fa, che diventa anche strategico per camuffare il piede operato di recente. Oggi magari vedere le signore in lungo ci sarebbe sembrato troppo, ma lei è una meraviglia.
Spagna, i miei preferiti
(Ph; Casa de S.M. el Rey)
La proverbiale sobrietà di Letizia ha trovato il palcoscenico più adatto nella maestosa austerità di questa cerimonia. Praticamente perfetta la Reina: abito midi a sostenere la sontuosa mantiglia, calze nere, kitten heels in camoscio Nina Ricci, borsa Carolina Herrera, e sulla spalla sinistra appuntata una delle joyas de pasar, riservate alla sovrana. Con lei il più bell’accessorio concepibile, il marito Felipe, che dire impeccabile è dire poco. El Rey è stato elogiato anche da Jack Schlossberg, simpatico e aitante figlio trentaduenne di Caroline Kennedy, dunque nipote di John e Jackie.
Otto giorni fa la soirée che inaugura la primavera monegasca, primo grande evento di gala del mondo royal: il Bal de la Rose. Con la presenza per il secondo anno consecutivo della princesse Charlène, a lungo latitante, che ha accompagnato il marito Albert II, patrono della manifestazione, la princesse Caroline, i suoi quattro figli e le due nuore.
(Ph: Eric Mathon / Palais princier)
Ed è proprio dalla più giovane dei Grimaldi presenti che partiamo, Alexandra, nata dal terzo matrimonio di Caroline con Ernst August von Hannover. Il che rende la fanciulla un’Altezza Reale, la inserisce – un po’ indietro in verità – nella successione al trono britannico, ma la priva dello charme dei fratelli Casiraghi. Lei però è una ragazza volitiva, e ha trovato il modo per mettersi al centro dell’attenzione, scegliendo un abito Haute Couture di Giambattista Valli. Un’orgia di chiffon rosa con gonna amplissima, corpino a vita bassa sottolineato da un tralcio di rose, e come se non bastasse un drappeggio che cade dalle spalle fino ai gomiti e oltre. Mi piace? No, ma amo le ragazze che cercano il proprio stile e sperimentano. E guardando la Famille Princière in gruppo, che sia Alexandra ad attirare l’attenzione, col supporto del bel fidanzato Ben-Sylvester Strautmann – lui in altezza lei in ampiezza – non c’è dubbio. Shock, ma salvo la cascata di diamanti del collier Cartier.
(Ph: Eric Mathon / Palais princier)
Per molti anni Charlène ha evitato il Bal de la Rose, tanto che si dava per certa una divisione dei ruoli tra primedonne: a lei il Gala de la Croix Rouge – di cui è presidente Albert – a Caroline l’evento di marzo, essendo presidente della Fondation Princesse Grace, cui vanno i proventi della serata. Dall’anno scorso partecipa anche la Principessa Consorte; non saprei se ciò sottintenda qualche novità nelle dinamiche familiari, ma devo dire che la sua mise mi ha delusa assai. Charlène ha optato per un total look Dolce e Gabbana: abito monospalla in pizzo Chantilly verde scuro su fourreau di velluto nero, décolletée nere, pure loro in pizzo (modello Bellucci) e orecchini della linea alta gioielleria. Francamente lo trovo tremendo, e mi chiedo la ragione di questa scelta, visto che il tema della serata era Sunset Ball, a evocare i colori di un tramonto ai Caraibi. Shock.
Nemmeno la mise di Caroline è troppo caraibica, ma francamente siamo su un altro pianeta. Abito Chanel Haute Couture della collezione primavera estate 2024, realizzato in un tessuto operato in sbieco. Le mezze maniche e gli inserti del corpino rimandano al tessuto tweed caratteristico della maison, ma il punto focale è lo scollo asimmetrico che scopre una spalla, soluzione furbissima per le signore meno giovani, dato che com’è noto le spalle sono in pratica l’unica parte del corpo a non invecchiare. La linea semplice dell’abito è lo sfondo perfetto per la favolosa spilla Chaumet. Superchic.
Sarà perché lei dai Caraibi viene davvero – è nata a New York da una delle più importanti (e ricche) famiglie colombiane – ma Tatiana, moglie di Andrea Casiraghi, è l’unica ad aver omaggiato il tema della serata. La sua scelta cade su un abito Erdem rosa corallo, in un tessuto jacquard con disegno di garofani, con un grande fiocco sulla spalla sinistra. La spalla e destra e il fianco opposto sono decorati da un ricamo floreale. Confesso, l’abito non mi convince affatto, ma mi piace molto addosso a lei. Trovo che Tatiana abbia uno stile personale sempre più interessante e convincente, affatto banale. Chic.
(Ph: Bruno Bebert/Pool Monaco/Bestimage)
Sono arrivate senza accompagnatori Charlotte e Beatrice. La prima ha una relazione con scrittore Nicolas Mathieu, che a Monaco non si è ancora visto; l’altra è moglie di Pierre Casiraghi, che però non era presente. Entrambe sono legate e due importanti maison francesi, che le hanno vestite anche in questa occasione, senza grande successo, a mio avviso. Chanel per Charlotte, un abito nero con corpino ricamato di cristalli, gonna a balze più corta davanti da cui sporgono le scarpine profilate di strass. Dior per Beatrice, con un capedress rosso scuro sicuramente bello ma invernale. Insomma, più che rispettare il tema dato hanno preferito l’argomento a piacere. Un grande boh per entrambe.
Attenzione a parte merita l’acconciatura di Beatrice. Addobbata con gioielli della collezione disegnata da Jean Schlumberger per Tiffany, indossa una collana col celebre ciondolo Bird on a Rock e gli orecchini abbinati. Non bastando, ha anche piazzato una spilla della collezione sulla treccia posticcia che le incorona il capo; un tentativo di evocare l’indimenticabile Grace? No dai, veramente troppo, shock.
In attesa della visita di stato che i sovrani britannici compiranno in Italia da domani, ci sono un paio di royal ladies questa settimana sono state in trasferta.
(Ph: Kongehuset)
La prima è Mary di Danimarca, che è stata ospite dei Macron col marito Frederik X. All’arrivo nella Ville Lumière la coppia reale è stata ricevuta a Les Invalides; in omaggio al Paese ospitante la regina ha scelto un tailleur color crema Dior, con scarpe bicolori Gianvito Rossi, borsa Mulberry, e in testa una creazione Jane Taylor. La falcata sicura, opposta ai tacchi della Première Dame incastrati nel selciato, sottolinea anche l’opportunità di evitare nelle occasioni pubbliche le gonne troppo corte, anche se firmate Vuitton. Danimarca chic, Francia shock.
(Ph: Kongehuset)
La sera le due coppie si sono riunite all’Eliseo per la cena di gala. Evidentemente non si tratta di uno state banquet, per cui i signori erano in completo (il famoso abito scuro o lounge suit sugli inviti) e le signore in lungo ma con mise non particolarmente importanti. Mary interpreta a perfezione la regola abbinando una gonna a fiori del danese Lasse Spangenberg a una blusa bianca del brand australiano CLEA, clutch Anya Hindmarch e scarpe Gianvito Rossi. Non mi fa impazzire ma non c’è dubbio che sia perfettamente in linea con lo stile della serata e della stessa Mary, chic. Meno adatta la scelta di Brigitte, in Louis Vuitton blu con ricami d’argento, che mi fa pensare a un caftano. Boh.
(Ph: Getty Images)
La sera seguente i sovrani hanno ricambiato l’invito con una cena a Le Grand Hôtel de Paris. Mary ha scelto un abito nero con ricami in oro di Taller Marmo, restando fedele alle scarpe Gianvito Rossi, questa volta in pizzo nero e camoscio. Personalmente non amo troppo l’abbinamento dell’oro col nero; e penso che questo genere di modello si apprezzi di più dal vivo, perché potrebbe avere dei dettagli raffinati che in foto non si colgono, dunque boh.
Altra coppia in viaggio questa settimana i sovrani del Belgio, che sono stati in Vietnam. Mathilde ha alternato modelli occidentali ad alti ispirati al Paese ospite, con fortune alterne anch’esse.
(Ph: Belgium MFA)
Per la cena di stato la scelta è caduta su un abito dll’importante fantasia floreale di Dries Van Noten. Non è male, ma forse ci vorrebbe maggiore grinta per non renderlo un capo troppo démi-monde, troppo bon-ton. Non mi dispiace ma non mi convince, boh.
Peggio la mise del giorno seguente: un modello di Carolina Herrera a fiori sulle tonalità del viola, che ricorda gli anni ’50, con accessori in tinta: scarpine, bolerino (Natan) e bandeau (Fabienne Delvigne, il modello Rueda). Ve lo dico, è troppo viola pure per Lady Violet. Shock.
(Ph: Belgium MFA)
Per la cena offerta dai sovrani per ricambiare l’ospitalità Mathilde ha indossato una mise che ricorda molto l’abito tradizionale vietnamita, l’áo dài. Un gesto incantevole cui purtroppo la realizzazione non rende giustizia. Intanto il colore, un salmone che starebbe male pure all’omonimo pesce, aggravato da un fitting imbarazzante, e considerando che è stato creato su misura (dal sarto della Reine, Saïd Meer di Meer Couture) francamente non è accettabile. Mi dispiace, ma shock.
Alla fine la mise che ho apprezzato di più è quella della partenza: un semplice completo pantaloni giallo (Caroline Biss) e una sciarpa ricevuta in regalo durante il viaggio. Assolutamente chic, la mise e il gesto, che poi è la chiave della vera eleganza.
Ieri a Parigi l’inaugurazione dei Giochi Paralimpici, nella tradizionale – e un po’ avvilente – mancanza di grande attenzione generale. Per le vie dalla Ville Lumière si aggiravano però tre autentici highlander, e Lady Violet è qui per raccontarveli.
Partiamo da Sergio, che non è un sovrano ma noi lo amiamo come se lo fosse. E nonostante tutta l’acqua che si era preso la volta scorsa ha infilato i suoi trionfali 83 anni in uno dei suoi eleganti abiti scuri ed è andato a fare il suo dovere. Non senza mostrare una certa soddisfazione per la bella e abbondante squadra che gareggia per il tricolore. So proud!
(Ph: Raphael Lafargue/ABACAPRESS.COM)
Highlander numero 2, in rigoroso ordine d’età, il sessantanovenne Henri, Granduca di Lussemburgo. Dopo aver assistito con incrollabile attenzione a praticamente tutte le gare dei Giochi Olimpici, non ha voluto mancare ai Paralimpici. Eccolo all’Eliseo, accompagnato dalla moglie Maria Teresa con splendida abbronzatura, affascinante sorriso e dimenticabilissimo completo top+pantaloni color sorbetto all’albicocca, che ha pure l’aggravante di essere firmato Armani. Solita versione yeye da ragazza di ieri per Brigitte Macron, ce ne siamo fatti da tempo una ragione.
(Ph: Raphael Lafargue/ABACAPRESS.COM)
I Granduchi hanno incontrato sul tappeto rosso il terzo highlander, Albert de Monaco, altro fedelissimo dei Giochi. Il principe è un fedelissimo anche dei pantaloni troppo lunghi, in stridente contrasto con quelli troppo corti di Maria Teresa. Comunque, lasciatemelo dire, anche se li prendiamo bonariamente un po’ in giro, sempre meglio loro di chi non si è presentato.
(Ph: Raphael Lafargue/ABACAPRESS.COM)
Qualcuno ha mandato i parenti, come dev’essere accaduto ad Astrid del Belgio (col sempre presente marito Lorenz d’Asburgo) cui evidentemente il fratello ha chiesto di andare al suo posto. E lei si dev’essere precipitata, uscendo così come stava per casa.
Il re di Giordania tra la delicata situazione politica e la famiglia che si allarga deve aver prudentemente pensato meglio farsi rappresentare dal fratello minore Faisal. Cui l’incarico spetta di diritto, essendo presidente del comitato olimpico giordano e membro del CIO. E diciamolo, fa pure la sua figura.
Assenti i membri della Royal Family, come accaduto il mese scorso, in rappresentanza del Regno Unito a sostenere il Team GB è arrivato il Prime Minister Keir Starmer. Che era lì anche per trovare una soluzione e mettere una pezza alla sciagurata Brexit, provando ad annullarne gli effetti più deleteri ma facendo finta di niente. Insomma, questa volta bisogna che tutto rimanga com’è perché tutto cambi. More or less.
Oggi l’inaugurazione dei giochi olimpici di Parigi 2024, con cerimonia au bord de la Seine. La Ville Lumière si è naturalmente riempita non solo di atleti, ma anche di reali e capi si stato che accompagnano le loro delegazioni. Due i momenti ufficiali per loro: ieri sera la cena nella piramide del Louvre ospiti del Presidente del CIO, Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach e della consorte Claudia. Oggi invece sono stati ricevuti all’Eliseo dal Presidente Macron e signora. Iniziamo questa carrellata fotografica partendo da noi, col Presidente Mattarella accompagnato dalla figlia Laura. Che è una donna dotata di notevole signorilità, ma non particolarmente elegante.
(Ph: Ludovic Marin/POOL – ANSA/EPA)
Per la cena della vigilia ha scelto pantaloni bianchi con una blusa/poncho con stampa a farfalle. L’abbiamo vista vestita meglio, ma anche peggio. Fotografie dei Mattarella oggi all’Eliseo non ne ho trovate, ma ho trovato un aneddoto su Macron che al termine del ricevimento offerto alla stampa estera accreditata, conversando con un nostro connazionale, ha sottolineato il legame che sente col nostro Paese e con Napoli, ricordando insieme a Brigitte che il loro incontro fu favorito da una pièce di Eduardo De Filippo. E alla domanda se sapesse qualche parola in napoletano ha risposto caffè sospeso. Molto ben detto, Monsier le Président.
(Ph: Jeanne Accorsini)
Non potevano mancare i Principi di Monaco; del loro amore per lo sport abbiamo detto spesso, e ricordiamo che entrambi hanno partecipato come concorrenti a edizioni precedenti. Bella e grintosa la Princesse con top e pantaloni Alexander McQueen; una mise che sottolinea molto le ampie spalle, ma non male.
(Ph: Eliot Blondet)
Albert II e Charlène non hanno mancato l’appuntamento con i Macron; lei in total white con accessori silver, lui con l’uniforme olimpica del Principato; sarà per quello che Brigitte si è messa le mani ai capelli conciandoli così? Io però Albert quando fa queste cose lo amo: non si tira mai indietro, e non è poco.
Ecco i sovrani belgi, reduci dall’emozione della laurea a Oxford della primogenita Elisabeth – che completerà la sua formazione a Harvard – la Reine indossa a sua volta pantaloni bianchi con una blusa/poncho assai scenografica, che in effetti è una tuta ed è firmata Natan. Mathilde irradia luce, la trovo veramente splendida, e stavolta non posso neanche parlare male del suo amato couturier!
Alla cena al Louvre partecipano anche Los Reyes, con Letizia che diplomaticamente omaggia la Francia presentandosi in Dior dalla testa ai piedi. Mi piace molto, e mi piace il fatto che osi qualcosa di diverso; ho scelto questa foto dove l’abito si apprezza meglio. Poi i capelli così tirati la invecchiano un po’, ma non si può avere tutto.
Oggi all’Eliseo Felipe è andato da solo, non chiedetemi perché. La foto ve la metto lo stesso perché insomma, El Rey è sempre un bel vedere, e El Rey a Parigi è sempre una buona idea.
(Ph: Arturo Holmes/POOL/AFP)
Presenti i sovrani più “nuovi”, quelli di Danimarca, che giocano quasi in casa viso che in fondo il re è francese per metà. Anche Mary sceglie una tuta rossa, di Max Mara, con sandali Aquazzura e clutch Prada; insomma Made in Italy al 100%. La regina, che è arrivata dalla Sardegna dove era in vacanza col marito, è apparsa ringiovanita; opera del nuovo colore di capelli con ciocche color caramello vicino al viso (si chiama face framing) e forse qualche ritocco. A 52 anni, con un nuovo lavoro e un marito forse distratto, ci sta.
(Ph: COSL/LUXPRESS)
Per due sovrani che hanno preso servizio da poco eccone due che stanno per lasciare: i Granduchi del Lussemburgo, che hanno annunciato da ottobre il graduale passaggio dei poteri al figlio Guillaume. Maria Teresa ha tirato fuori dall’armadio un abito marrone con scollo all’americana, prudentemente arricchito da una stola, del libanese Rabih Kayrouz. Mi piace anche lei, starò diventando troppo buona?
Royals britannici, svedesi, norvegesi non pervenuti, mentre ieri al Louvre è arrivato – da solo e in anticipo – Willem-Alexander d’Olanda, che oggi era in tribuna con la consorte ad applaudire gli atleti.
Riassumendo, mi sembra che ogni delegazione abbia fatto un po’ come voleva, e le fotografie risentono di questa scelta. Non tutti hanno partecipato agli eventi ufficiali, alcuni hanno inaugurato il villaggio degli atleti del proprio Paese, alcuni oggi si sono fatti un selfie in tribuna. Dunque troverete tante immagini diverse, comunque piacevoli e persino divertenti.
Lady Violet vi saluta con questa bella foto di gruppo dall’Eliseo, e vediamo se riconoscete qualcuno.
Comincio io: la signora in azzurro, quinta da sinistra, è Jill Biden, col completo indossato l’anno scorso all’incoronazione di Charles e Camilla. E chi sarà quella dea in rosso arancio e borsa azzurra al centro della scena? Insomma vinca il migliore, ma ricordiamoci che l’importante è partecipare!
Ma quanto ci è piaciuto il cappotto indossato da Rania per i 25 anni di regno del marito, e dunque pure suoi? E vogliamo lasciarlo nell’oblio? Giammai! Partiamo dunque da lei per questo chic shock e boh straordinario.
Con una sobria cerimonia, che il momento non invita a troppi festeggiamenti, mercoledì 7 la Giordania ha celebrato il giubileo d’argento del sovrano. Notavamo come le signore del nucleo familiare del sovrano fossero in nero; probabilmente in onore di Re Hussein scomparso 25 anni fa, ma secondo altri in segno di lutto per la tragica situazione a Gaza che la regina, di origine palestinese, segue con determinata passione. Rania sublime in un cappotto Dior dall’ampio collo incrociato e dalla linea che si ispira ai classici della maison, È in lana double un particolare tessuto, molto sofisticato, di gran moda fino a qualche decennio fa. Un tessuto doppio, costituito da due orditi e una trama o due trame e un ordito, non necessariamente double face, ma l’aspetto è quello. Ricordo che mia madre aveva alcuni cappotti, tra cui uno cammello all’esterno e avorio all’interno.
Un tessuto la cui lavorazione richiede una capacità artigianale, ragion per cui si trova sempre più di rado; ai tempi d’oro era uno dei grandi saperi della maison Dior. Perdonatemi se mi sono dilungata, ma questo capo non è solo bello, è anche colto se mi passate il termine; Rania lo ha abbinato a borsa Vuitton, modello Chain it. Superchic.
La figlia maggiore dei sovrani, la principessa Iman, è la più informale con pantaloni, dolcevita, e un cappotto sfrangiato Alaïa. Vi dirò, non mi dispiace per niente e mi sembra anche piuttosto adatto alla sua figura minuta. Chic. Mi convince meno la scelta della sorella Iman, con un cappottino Vuitton che non la valorizza appieno, con un orlo che litiga con quello che c’è sotto. È un capo della collezione 2001, per cui potrebbe arrivare dallo sterminato guardaroba materno, il che giustificherebbe l’incerto fitting. Boh.
Dulcis in fundo la principessa ereditaria Rajwa, che evidentemente non è freddolosa e al posto del cappotto indossa un abito midi, semplice ed elegante (ME+EM) completato da un paio di slingback, le Vendome 70 di YSL . Tocco originale la borsa in color verde smeraldo. È la Gabrielle della maison Moynat, molto popolare tra le royal ladies: la regina Camilla ne ha almeno un paio. Sicuramente chic, ma non si può fare a meno di notare come finora la futura regina sia piuttosto defilata. Ieri, 12 febbraio, i sovrani – impegnati in un viaggio in vari Paesi per sollecitare il cessate il fuoco a Gaza – sono stati ricevuti alla White House dal Presidente e dalla First Lady. Con loro c’era il principe ereditario Hussain, ma la moglie Rajwa è evidentemente rimasta a casa. Ora, è vero che questa è una rubrica che si occupa di stile, ma non si può fare a meno di notare l’espressione dei giordani, contrapposta al sorriso – magari solo di circostanza – dei Biden.
(Ph: Jim Watson/Getty Images)
Differenza che si nota anche nei colori scelti dalle due signore: lampone per Jill, molto graziosa, ma come spesso le accade sbaglia i volumi, boh. Nero e grigio per Rania, in total look Dior: polo in cashmere, gonna a ruota, scarpe e clutch. Chic. Prende sempre più corpo l’ipotesi che la regina mostri i suoi sentimenti per la crisi a Gaza anche usando l’abbigliamento; dal 7 ottobre ha infatti indossato solo bianco, nero e colori neutri; un metamessaggio fortemente simbolico e sicuramente interessante. Non so invece come inquadrare la latitanza di Rajwa, interessante anch’essa anche se per motivi diversi. Capisco che il tour dei sovrani sia più politico che diplomatico, per cui magari la sua presenza potesse essere considerata superflua, ma in questi primi mesi di matrimonio si è vista davvero poco. Ha accompagnato il marito in qualche appuntamento all’estero, ma mai in patria, mentre siamo abituati a vedere le nuove principesse, soprattutto se straniere (Rajwa è saudita) impegnate a conoscere direttamente il loro nuovo Paese. Forse l’uso locale è diverso, vedremo, ma i tour reali sono un elemento costante dell’attività di sovrani presenti e futuri. A tal proposito, sono stati annunciati i primi due viaggi all’estero dei nuovi sovrani danesi: Frederik X e Mary saranno in Svezia il 6 e 7 maggio, e in Norvegia il 14 e 15; il 14 maggio è anche il loro ventesimo anniversario di matrimonio, vedremo cosa si inventeranno. Intanto una cosa è certa, non vedremo più i profondi curtsy di cui Mary era maestra.
Proprio di una visita di stato, e proprio in Svezia, tratta la seconda parte di questo post. Ed è una visita dal sapore particolare: quella della coppia presidenziale francese nel Paese scandinavo la cui famiglia reale, i Bernadotte, ha molti legami con la Francia a partire dall’origine. Origine che ha consentito di rifornire i forzieri di gioielli straordinari.
(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)
Ecco dunque i Macron ricevuti a palazzo dai sovrani con due dei tre figli e rispettivi coniugi. Sofia, moglie del principe Carl Philip, ha una certa fascinazione per lo stile lolitesco, nonostante si avvicini ai 40 (li compirà a dicembre). L’abito è di Philosophy, linea disegnata da Lorenzo Serafini; non è brutto, anzi, ma l’indosso è un po’ troppo gnegne: orlo al ginocchio proprio perché più corto non si poteva, calze color carne, scarpine da brava bambina, e capelli sparsi a pioggia; la trovo terribile, è veramente lo stile che piace a lei e io detesto. Shock, senza rancore. Dal lato opposto la principessa ereditaria Victoria vestita dallo stilista del suo cuore, quel Pär Engsheden che firmò il suo abito da sposa. Perfetta per l’occasione: belli il modello e il punto di rosso, inevitabili le Gianvito 105 di Gianvito Rossi, mi piace meno il copricapo che la schiaccia un po’, avrei preferito qualcosa con maggior volume. Comunque chic. Accanto a lei la Première Dame in uno di suoi soliti completini abito+cappotto, immagino Vuitton come quasi tutto ciò che indossa, questa volta in un color menta delicato e piuttosto freddo. Avrei evitato le scarpe nere – che mi sembra siano le sue preferite – ma personalmente mi sarei astenuta anche da quel colorino, dunque… non mi entusiasma, ma abbastanza chic. E arriviamo alla Regina Silvia, che compie uno dei suoi non moltissimi passi falsi. Non tanto e non solo per il datatissimo completo con abito in una fantasia geometrica usata anche per i dettagli della giacchina nera, ma per il basco. Che non è un cappello elegante, e va indossato con la necessaria nonchalanche e non piazzato in capo così rigidamente.
(Ph: Olle Lindeborg / SCANPIX)
Mi sorge un dubbio: la bella Silvia avrà tratto ispirazione da Anne-Aymone Giscard d’Estaing, ritratta in questa fotografia in compagnia del marito allora presidente Valéry e i sovrani di Svezia all’uopo pubblicata dalla Casa reale a testimonianza dei precedenti incontri tra i due Paesi? Shock.
(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)
Scende la sera, e porta con sé il banchetto di stato, le toilettes da gran sera e i diademi. Silvia in viola, ripropone l’abito della maison di fiducia Georg et Arend indossato alla consegna dei premi Nobel 2022. Allora non ci piacque, e francamente nemmeno ora, ma trovo molto divertente la clutch, la Queen of hearts di Judit Leiber. Non aiuta l’equilibrio della mise la fascia della Légion d’honneur indossata nella versione più ampia e non quella sottile riservata di solito le signore. Ma ogni cosa scompare davanti alla storica bellezza della parure di camei: diadema, collier, orecchini, e da quello che intravvedo anche il bracciale. Boh, ma che splendore! Accanto a lei la Première Dame vestita da nonna di Elsa, con uno dei soliti abiti dalla linea smilza, arricchito da una cascata di cristalli. Dalla smorfia direi che non è convinta neanche lei; Lady Violet la trova convintamente shock.
La Principessa Ereditaria Victoria ha scelto uno dei diademi più interessanti della collezione svedese e non solo; una tiara di acciaio il cui sbrilluccichio è dato dalla lavorazione del metallo, essendo totalmente priva di gemme. Un pezzo favoloso, francamente uno dei miei preferiti della collezione svedese. Risale anch’esa all’epoca napoleonica, e si ritiene sia stata creata per Hortense de Beauharnais, figlia dell’imperatrice Joséphine. Accantonata per decenni, fu ritrovata per caso dalla regina Silvia poco dopo le sue nozze, tornando a godere dell’attenzione che merita. E ve lo dico, ce n’è anche un’altra, più piccola, risalente sempre allo stesso periodo. Confesso, ho preferito concentrarmi sulla tiara per sorvolare sul vestito di broccato indossato da Victoria, creato da H&M e indossato in precedenza, di sicuro per la serata dei premi Nobel del 2016. Anno in cui il sofà di Lady Violet non esisteva ancora, sennò lo avrebbe stroncato anche allora. Sembra la carta di un enorme cioccolatino, e pure il marito Daniel mi sembra perplesso. Shock.
Annega nei drappeggi anche Sofia, con una creazione del couturier svedese Lars Wallin. Troppo tutto: troppo ricco, troppo lungo, troppo pasticciato, pure troppe pieghe; e non aiuta la pettinatura con le ciocche che sfuggono morbidamente dal diadema, la sua solita tiara nuziale, questa volta decorata con perle. E mi taccio sulle scarpe con platform Charlotte Olympia; per fortuna si vedono poco! Inevitabilmente shock.
La prima serata dell’anno mette in scena il cambiamento sul trono di Danimarca: per l’ultima volta Margrethe partecipa a una cena di gala come monarca, per l’ultima volta Mary interviene come principessa ereditaria. Questo passaggio, che chiude un’annata e un’epoca e ne apre di nuove, è talmente perfetto che non ho resistito a usarlo per iniziare l’ultimo post della nostra rubrica dedicato al 2023. Una lettura, spero piacevole, che possa accompagnare questi giorni sospesi, nell’attesa di scoprire un anno pieno di nuove mise a scandirne giorni ed eventi. Sulle royal ladies danesi in effetti non c’è troppo da dire, visto che i loro abiti erano quasi tutti già stati indossati, ma facciamolo lo stesso.
(Ph; Hanne Juul)
La protagonista indiscussa è lei, col suo meraviglioso abito di velluto color rubino (Birgit Hallstein) che debuttò a capodanno del 2007, quando Mary era incinta della secondogenita Isabella; nel tempo il modello che nasceva con una linea impero è stato modificato, la vita risistemata al suo posto e segnata da un cinturino spesso arricchito da una spilla, come in questo caso. La scollatura invece si è alzata assumendo la forma ideale per sorreggere il collare dell’Ordine dell’elefante; la linea della gonna è perfetta (e lei manovra lo strascico con aggraziata sapienza). Aggiungiamoci la parure di rubini che appartenne a Désirée Bernadotte e il gioco è fatto. Chic.
(Ph: Hanne Juul)
I principi cadetti Joachim e consorte sono apparsi di ottimo umore, forse persino sollevati. Come la cognata futura regina, anche Marie ha indossato di nuovo un abito già visto, della stilista danese Rikke Gudnitz, in pizzo bluette (che noia sto colore!). Un tessuto poco adatto alla pioggia invernale, con lo strascico appesantito dall’acqua che intralciava il passo. Purtroppo a me la principessa non piace particolarmente, non la trovo quasi mai elegante, molte volte banale. Questa è una di quelle volte. Boh.
(Ph: Hanne Juul)
Su Margrethe non torniamo, dato che pelliccia a parte era vestita come al compleanno del nipote Christian, prossimo Principe Ereditario (Royal chic shock e boh – Birthday gala edition). Dedichiamo invece la nostra attenzione alla sorella Benedikte. Non posso negare la mia ammirazione per il suo stile regalmente chic, vagamente androgino, a volte persino sorprendente. Ieri è arrivata inguainata in un abito di paillettes color melanzana, con scarpette ugualmente sbrilluccicose. Potremmo dire che la borsetta dorata fa un po’ troppo bamboletta, che il collare dell’Ordine dell’elefante andrebbe messo meglio, che l’altro collier c’entra poco o niente ed era meglio lasciarlo a casa. Ma la ragazza ad aprile compirà i suoi primi 80 anni, per cui è arrivato il momento di infrangere ogni regola. Chic, la adoro.
Esaurito l’argomento Danimarca (il 2 c’è stato anche il ricevimento del corpo diplomatico, ma ve lo risparmio) che ne dite se salutiamo l’anno appena trascorso con una rassegna delle robe de soirée indossate dalle royal ladies nell’ultimo mesetto? Considero la mozione approvata, e vado a incominciare. Con chi? Ovviamente con Lei. Vi immaginate che vita sarebbe senza Máxima? Se Willem-Alexander avesse sposato una simpatica connazionale, che so una Saskia fiammingamente elegante, magari con un tocco di luterana austerità? E invece… E invece no, Dio ce l’ha data e noi ce la teniamo! Martedì 28 novembre a Parigi, al Musée des Arts Décoratifs, la regina e la Première Dame inauguravano la mostra Iris van Herpen: Sculpting the Senses dedicata alla geniale stilista olandese e visibile fino al 28 aprile. Bene, se Brigitte Macron ha optato per una mise total white semplice e lineare, molto nel suo stile, la regina dei Paesi Bassi ha deciso di omaggiare la protagonista della serata e si è presentata così.
Monumentale. Devo dire che io trovo le creazioni di Iris van Herpen molto interessanti, forse più come oggetti che come abiti; sicuramente non sono semplici da indossare. Questo vestito è caratterizzato da ramages ricamati a mano che si intrecciano su un corpetto di tulle trasparente, in tonalità che vanno dal bianco al beige. La gonna è composta di pannelli allungati di crêpe de chine delicatamente plissettati. E siccome parliamo di Máxima, non ci stupisce che per slanciare il suo 1,78 piazzi sotto l’abito dei sandali Aquazzurra con altissimo plateau.
Molto bella anche l’acconciatura, sottolineata dai favolosi orecchini con enormi diamanti. E fatemi spezzare una lancia in favore della povera Brigitte, ridotta al ruolo di ancella, che tuttavia riesce a svolgere con onore. Siccome nessuna delle categorie che usiamo di solito basta a definire lo spettacolo offerto dalle due signore, direi favolosa una, decorosa l’altra.
Due sere dopo a Londra andava in scena l’annuale Royal Variety Performance, alla presenza dei Principi di Galles. Ora diciamoci la verità, dopo l’exploit della regina olandese chiunque avrebbe fatto un po’ effetto Cenerentola, però Catherine, dai… La sua scelta è caduta su Safiyaa, brand di recente molto apprezzato dalle royal ladies che amano in particolare (pure troppo) i suoi cape dress (Il caffè del lunedì (di martedì) – Gemelle). Il modello indossato dalla principessa è il Destiny, caratterizzato dalle spalline aguzze e dalle maniche che si allungano fino a terra. Lo trovo terribile, non so se mi piace meno il modello o il colore, un blu pavone che la stilista definisce Poseidon, immagino memore dell’omonimo transatlantico che finisce affondato in ben due film catastrofici. Banalissima la decorazione pietrificata allo scollo, si è capito che non mi piace? Shock.
Con i futuri sovrani britannici c’erano i futuri sovrani di Svezia in missione lodinese. Uno degli impegni di Victoria più diligentemente portati avanti è la promozione dello stile e del design svedesi; questa volta indossa un total look TOTEME: mise – composta da abito più stola triangolare – e gioielli. A un primo sguardo non nego una grande perplessità: mi sono chiesta se si fosse vestita da orsetta di peluche. Poi ho capito che il tessuto, di cui continuo a non essere convinta fino in fondo, dovrebbe essere composto da una sorta di sfrangiatura che lo rende così fluffy, per cui immagino che visto dal vivo l’effetto fosse decisamente migliore. Non ho trovato la composizione, ma facendo un giro sul sito (https://toteme-studio.com/) ho notato con piacere l’utilizzo di fibre nobili; mentre l’abito di Catherine, per dire, è in crêpe di puro polyestere. Mi piace molto la linea, che trovo molto moderna, così come i gioielli. Insomma, non mi convince fino in fondo ma mi piaciucchia. Boh.
Restiamo nel Regno Unito per un altro classico appuntamento di fine anno: il ricevimento del corpo diplomatico, organizzato a Buckingham Palace martedì 5 dicembre. Dopo sei mesi esatti la Principessa di Galles replica pari pari la mise indossata al ricevimento di nozze di Hussein e Rajwa: abito di paillettes rosa Jenny Packman con la Cambridge Lover’s Knit Tiara e i favolosi orecchini di diamanti di nonna Lilibet (Royal chic shock e boh – Royal wedding banquet). Boh era e boh resta. Più complicato parlare di Queen Camilla, di cui esiste solo la foto che vedete sopra, più un’altra dove si intravvede a malapena. L’abito di Fiona Clare è nel suo classico stile; questo ha un collo montante che non credo di aver visto prima ma più di tanto è impossibile dire. Anche perché l’attenzione di tutti è stata attratta dall’importante gioiello sfoggiato: un notevolissimo devant de corsage che nessuno conosceva, peraltro bizzarramente appuntato. Buckingham Palace ha reso noto che apparteneva alla Queen Mother, tuttavia nessuno ricorda di averglielo mai visto indosso. Potrebbe essere parte dell’importante eredità di Margaret Greville, che morì senza discendenza nel 1942 lasciando le proprie preziosissime gioie all’allora Queen Consort, la madre Elizabeth. L’abito sembra bello, i gioielli da sogno, ma l’insieme boh.
Lo stesso giorno i sovrani belgi atterrano a Berlino per una visita di stato, e la sera partecipano al banchetto di gala in loro onore. Qui assistiamo a una di quelle magie che a volte accadono, perché la Reine Mathilde e Frau Steinmeier (si chiama Elke Büdenbender ed è una giurista) si sono ritrovate meravigliosamente abbinate. La sovrana ha replicato un abito di velluto bordeaux (uno dei colori di stagione, che andrà fortissimo per tutto il 2024) di Armani Privé, e si vede, indossato cinque anni prima per un’altra visita di stato, questa volta in Francia (Royal chic shock e boh – Novembre 2018). La tiara è la stessa, quella delle Nove Province, di cui ora come allora ha scelto di mettere il solo bandeau; mossa assai opportuna in presenza di una controparte repubblicana. Al posto della fascia della Legion d’onore indossata a Parigi qui c’è una stola, che mi piace molto, e gioca di rimando con la mise arancio bruciato della first lady. Chic+chic. Ora so che vi aspettate una parola sull’orrendo smoking di Herr President, ma considerando che ha donato un rene alla moglie salvandole la vita mi asterrò, certi gesti sono molto più eleganti di qualunque abito ben tagliato.
La sera seguente come sempre sono gli ospiti a invitare i padroni di casa; di solito si tratta di un concerto, e anche questa volta la tradizione è stata rispettata. Devo dire che in questa foto mi piace molto l’armonia cromatica, data non solo dal rispetto del diplomatic dress, che prevede di omaggiare i colori della bandiera dell’altro Paese, ma anche dalla similarità delle due bandiere: tricolore a bande verticali nero-giallo-rosso la belga, tricolore a bande orizzontali nero-rosso-giallo la tedesca. La Reine sceglie il rosso; l’abito Natan, già indossato in precedenza, in chiffon laminato. Ha ottenuto molti commenti positivi cui Lady Violet non può aggiungere il suo: trovo che il modello non valorizzi la silhouette di Mathilde, boh. Mi piace molto invece la mise della first lady tedesca, in nero con tocchi di paillettes. Qualche foto evidenza la necessità di rivedere drasticamente l’underwear, ma facciamo finta di niente, chic.
Dicembre in Svezia vuol dire innanzi tutto una cosa: Nobel, con ben due eventi di gala. Per la consegna del premio, la sera di domenica 10 dicembre, la Principessa Ereditaria Victoria sfoggia una sinfonia di viola che ha deliziato Lady Violet: abito monospalla – lo so che molte di voi non lo amano, ma fate uno sforzo – della svedese Camilla Thulin abbinato alla parure di ametiste, che indovinate? Lady Violet adora. Una mise già indossata para para, fatta eccezione per la fascia dell’ordine, per la visita di stato dei sovrani olandesi a ottobre 2022. Repetita iuvant, chic!
(Ph: Jonathan Nackstrand/Getty Images)
Profondendoci in scuse per citarla dopo la figlia ecco Sua Maestà la Regina, con un abito dell’amata maison tedesca George et Arend. Anche in questo caso era stato già indossato, anch’esso lo scorso anno ma al galà in onore dei cinquant’anni di regno di Margrethe II, passato praticamente inosservato visto che, rinviato a causa della pandemia, alla fine si tenne domenica 11 settembre, col resto del mondo distratto dalla scomparsa di Queen Elizabeth II avvenuta tre giorni prima. In quel caso Silvia aveva abbinato all’abito tra il rosa e il lilla la parure di ametiste che questa volta ha prestato alla figlia, preferendo la tiara della Regina Sofia, che somiglia un po’ a una tela di ragno. Leggermente affaticata ma chic.
(Ph: Jonathan Nackstrand/Getty Images)
Svolta semidark per Sofia, in abito Andiata e cascata di Swarovski al collo. In nero mi piace molto, esalta i suoi colori; la gonna in tulle non mi fa impazzire ma tutto sommato la combinazione con il corpino opaco non è male. Divertenti gli strass dei due collier abbinati alla tiara nuziale nella prima versione, con diamanti e smeraldi; avrei evitato i due bracciali, sempre Swarovski, così pedantemente abbinati. La maison (finlandese) che ha creato l’abito cita delle rose fatte a mano sulla vita, e credo che ce ne siano anche dietro.
E fin qui poteva andare, finché non ho visto altre rose nere, inutili e pure un po’ funeree, adornare la testa della principessa. Ma perché? Boh.
Vi avevo promesso, una piccola nota? Eccola. L’argomento è tornato d’attualità di recente: signore che a eventi di gran gala si ritrovano vestite con mise simili, se non addirittura uguali. Credo che in futuro di invitate con lo stesso abito ne vedremo in numero crescente, dato che si dà sempre più la preferenza a capi di moda, magari pure prêt-à-porter piuttosto che a creazioni su misura, e che l’acquisto ormai avviene attraverso canali diversi: a partire dalle boutiques sparse in tutto il mondo che vendono tutte le stesse collezioni, per finire al web. Penso ad esempio al recente royal wedding giordano, dove le zie dello sposo si sono trovate in questa situazione, francamente difficile se non impossibile da evitare con un parterre così ampio e internazionale. E si potrebbe fare pure un discorso sulla omologazione del gusto, ma ce lo lasciamo per un’altra volta.
(Ph: Ingemar Lindevall/Kungl. Hovstaterna)
Altro è però se le protagoniste della serata arrivano con abiti esclusivi ma dello stesso colore, tipo Silvia di Svezia e Sonja di Norvegia due settimane fa: su tre regine presenti due erano in giallo. In questo caso un minimo di coordinazione sarebbe auspicabile, sono pure parenti! E vale ancor di più per colori sgargianti: due signore in arancione faranno un effetto diverso da due signore in grigio, anzi, la ricerca di certe armonie potrebbe perfino essere un vantaggio; quanto ci sono piaciute Camilla e Brigitte in un blu praticamente identico?
(Ph: Arthur Edwards/Pool via REUTERS)
Vi sembra una sciocchezza? Certo non è un argomento che influisce sui destini del mondo ma ha un suo perché, come dimostra un famosissimo aneddoto. Che vuole Elizabeth II e il suo Prime Minister di allora, Margaret Thatcher, ritrovarsi a un ricevimento ufficiale vestite nello stesso colore. Il giorno seguente Thatcher fece contattare Buckingham Palace sottolineando l’opportunità di coordinare le proprie mise in futuro, per sentirsi rispondere di non preoccuparsi, perché la Regina non si curava di ciò che indossavano gli altri. Sbam! Da allora siamo stati sempre certi che quella fosse la realtà, vestitevi come vi pare che tanto i sovrani non se ne curano. Fino a una ventina di giorni fa, quando abbiamo scoperto questo.
Il giorno 8 di questo mese tutto il mondo ha ricordato Her Majesty nel primo anniversario della morte. Molti hanno condiviso un ricordo personale, e questo è uno di quelli. Carrie Johnson, moglie dell’ex Prime Minister Boris, ha pubblicato questo biglietto, che aveva trovato sul suo letto durante una di quelle brevi visite che i capi del governo facevano alla sovrana in Scozia durante le vacanze estive. A sorpresa, il biglietto dice: Signora, Sua Maestà indosserà un abito da cocktail color azzurro ghiaccio alla cena di questa sera.
Dunque alla fine la Regina non era contraria a coordinarsi con le altre signore; come abbiamo sempre sospettato, era proprio Margaret Thatcher a starle sullo stomaco. Realmente.
I beg your pardon: espressione formale, elegante ma un po’ desueta, per chiedere scusa (senza umiliarsi). Oggi Lady Violet deve porgervi le sue scuse per una imprecisione. Dettata dalla fretta, dall’ansia di raccontare, da un inaccurato controllo delle fonti, ma insomma sempre di imprecisione si tratta.
(Ph: Samir Hussein/WireImage)
La storia è questa: quando sono apparse Camilla e Brigitte pronte per lo State banquet, è partita la corsa a individuare i creatori delle loro mise. Che il cape dress di Camilla fosse Dior è stato rivelato quasi subito da esperti del settore, che hanno attribuito alla stessa maison anche quello di Brigitte. E qui cascò l’asina, cioè Lady Violet, che si è accodata alla massa senza dare retta alle proprie sensazioni che andavano in un altro senso. Per cui se nel post pubblicato immediatamente (Breaking News! Indovinate? Cape dress) non avevo specificato il creatore dell’abito di Brigitte, nel post relativo alla serata (Scene da uno State banquet) l’ho anch’io erroneamente attribuito a Dior, invece di citare correttamente Vuitton. A mia parziale discolpa, a parte le informazioni errate, a trarmi in inganno è stata principalmente la tonalità di blu dei due abiti, talmente simile da pensare che veramente ci fosse stata una programmazione a monte. Questo è quanto, vado a emendare il post, prometto di essere più attenta in futuro, e domani vi racconterò una piccola cosa. Caffè?