Royal chic shock e boh – Giugno arcobaleno

L’arrivo dell’estate – non riesco a chiamarla bella stagione, sorry – porta con sé un deciso cambiamento nell’abbigliamento; naturalmente nel peso dei tessuti, ma anche nei colori. Abbonda il bianco, ma anche chi non è abbronzato osa tonalità più accese e brillanti, e questa volta abbiamo coperto l’intero spettro.

ROSSO

(Ph: Ludovic Marin/Getty Images)

Amato in tutte le stagioni e molto usato dalle royal ladies per il diplomatic dressing, visto che compare sulla maggioranza delle bandiere, in questi giorni è stato assai gettonato. Nel fine settimana del 7 e 8 i Macron hanno compiuto una visita ufficiale a Monaco; e quella che sembra una notizia trascurabile ha invece il suo peso, dato che i rapporti con la Francia sono fondamentali per l’esistenza stessa del Principato. Per dirne una, “nel 1999, Monaco ha ottenuto il diritto di coniare monete in euro recanti lo stemma del Principato, coniate dalla Zecca di Parigi. Nel 2001, è stata firmata una convenzione monetaria tra la Francia (per conto della Commissione Europea) e Monaco, per l’introduzione dell’euro nel Principato” (fonte: https://www.diplomatie.gouv.fr/fr/dossiers-pays/monaco/relations-bilaterales). Rosso sceglie Charlène per la serata di gala: un abito girocollo, smanicato, con vita allungata, da cui partono pannelli di un tessuto leggero e morbido. Ignoto il creatore, probabilmente francese; famosi i sontuosi orecchini di brillanti firmati Graff, la cui opulenza è messa in risalto dalla linea semplice del vestito, chic. Onorati i colori della bandiera monegasca grazie alla scelta di Brigitte Macron in total white Dior. Certo, di cape dress ne abbiamo visti tanti, ma questo si distingue per il modello perfetto, quasi una scultura. E lasciatemi lodare la scelta di Brigitte che, partendo da una condizione di meno – meno giovane, meno alta – pareggia, e secondo me vince la gara, con una mise che è veramente più. Superchic.

(Ph: Patrick van Katwijk/Getty Images)

I sovrani olandesi sono stati in visita ufficiale nella Repubblica Ceca, e Máxima non si è smentita. Per la cena di gala nel palazzo presidenziale di Praga ha abbinato i rubini della tiara Mellerio, con i suoi orecchini, all’abito monospalla di uno dei suoi couturier preferiti, Jan Taminiau. So che molti non amano questo modello, ma trovo che sia disegnato perfettamente per valorizzare la silhouette della regina. E si sa, se cerchiamo l’understatement non lo troveremo nei Paesi Bassi. Chic. Simpatico il contraltare offerto dalla signora Eva Pavlovà, consorte del presidente ceco Petr Pavel, col suo vestitino azzurro, che non sembra affatto impressionata dalla sua ospite.

La serena bellezza di Mary di Danimarca è esaltata dal rosso, colore che sceglie spesso. La scorsa settimana i sovrani danesi, accompagnati dalla figlia minore Josephine, hanno visitato le isole Færøer, che pur essendo autonome fanno parte del Regno di Danimarca. Prima di tornare a Copenaghen Frederik e Mary hanno offerto un ricevimento a bordo del vascello reale. La regina è andata sul sicuro scegliendo l’abito rosso di Raquel Diniz che ha indossato spesso (News – visita di stato francese in Danimarca). Questa occasione mi sembra più adatta di altre per quel modello, mi ricorda gli abiti da pomeriggio indossati da mia madre, e naturalmente apprezzo molto il continuo riuso, quindi chic.

ARANCIONE

(Ph: @MonarchieBe)

Mathilde dei Belgi deve amare molto l’arancione, lo indossa spesso e le dona molto. Lo ha scelto anche martedì 10 per la visita alle nuove sale, dedicate all’Art nouveau et all’Art déco, dei Musées royaux d’Art et d’Histoire, indossando una mise già vista. Un completo creato da Natan e composto da pantaloni e blusa con orlo asimmetrico. Molti i commenti sarcastici, incentrati sull’effetto “detenuto a Guantanamo”; personalmente trovo che ci sia qualcosa di peggio.

(Ph: @MonarchieBe)

Il fitting della blusa, che tira al giromanica e fa difetto sul seno (e sembra pure scomoda). La domanda come sempre è: ma come può una creazione couture, cioè fatta su misura, presentare questi difetti? E se il corpo cambia, com’è naturale, non si può intervenire sugli abiti? Boh.

GIALLO

(Ph: Jonas Ekströmer/TT)

Il 13 giugno 2015 il principe Carl Philip di Svezia sposava il suo grande amore Sofia Hellqvist. Venerdì 13 la coppia ha festeggiato il decimo anniversario di un matrimonio che sembra andare a gonfie vele battezzando la piccola Ines, unica femmina nata dopo tre maschi. Sofia ha scelto il giallo limone per l’abito in chiffon dello stilista svedese Lars Wallin.

L’idea di un colore brillante per un battesimo, al posto delle classiche tinte pastello, non mi dispiace, ma la realizzazione no. In particolare le balze della gonna hanno qualcosa di poco armonico, e penso di aver capito perché. Il modello si ispira (se non è esattamente lo stesso) a un abito da sera dello stesso stilista che Sofia ha indossato qualche anno fa.

(Ph: Instagram @larswallinofficial)

La gonna così composta ha un tocco flamenco che non mi dispiace, ma accorciandola non funziona più. Sofia ha abbinato un cerchietto che messo tra i capelli mossi faceva solo confusione, e le sue famose Louboutin gialle, modello Duvette Spikes 100, ma i tacchi alti per un abito di quella lunghezza (e con un bebè in braccio) francamente li lascerei nella scarpiera.

(Ph: Claudio Bresciani / TT)

Tanti auguri alla piccola, alla mamma e a tutta la famigliola, ma shock.

VERDE

(Ph: The Royal Family)

Lasciamo Sofia e raggiungiamo Sophie, impegnata sabato nel Trooping the Colour in onore di King Charles III. La Duchessa di Edimburgo è arrivata sulla “carrozza cognati”, in compagnia di Tim Laurence, marito della Princess Royal: entrambi i loro coniugi erano a cavallo insieme col Principe di Galles, mentre il re ha preferito un più confortevole landò. Attente al colore della mise di Sophie, il verde bosco: non è particolarmente estivo ma nei prossimi mesi sarà di gran moda. L’abito di Beulah London in crepe di lana (!) è caratterizzato dallo scollo a V e dalle ampie (molto ampie) maniche. La linea è quella stile anni ’50, che la duchessa predilige, ma che richiede un minimo di cautela per non rischiare di sembrare più agée, cosa che questa volta è accaduta a Sophie, complice anche il pillbox col fioccone (il modello Roma di Jane Taylor) che non ringiovanisce l’insieme.

(Ph: Getty Images)

Neppure il colore la aiuta, l’avrà scelto per armonizzarsi con la fascia dell’Antichissimo e Nobilissimo Ordine del Cardo, il più antico di Scozia, indossato dal marito? Boh.

(Ph: Jim Bennett)

Però diciamo una cosa, nonostante il look da prozia, una prozia come lei è unica. Lo pensiamo noi, e sono certa lo pensi anche Louis.

Verde oliva per Máxima, impegnata mercoledì ad Amsterdam nel Global Summit del Consumer Goods Forum. Colore non facile, a me starebbe malissimo ma lei lo porta bene. Non capisco se sia una tuta o un due pezzi, ma questa volta Natan mi ha convinta: mise molto adatta sia all’occasione sia alla signora che la indossa. Piccola nota a margine: quando Gianvito Rossi ha disegnato la sue décolletée classiche, fantasiosamente chiamate Gianvito, ha compiuto un passo fondamentale per il suo successo: sono le più amate dalle royal ladies, che ne possiedono in quantità industriale in ogni sfumatura e le indossano spesso. Quelle che ha completano la mise della regina olandese in questa occasione sono di camoscio lime. Tutta la mia invidia, e sicuramente chic.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

Martedì 10 e mercoledì 11 il Presidente Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, ha compiuto una visita ufficiale in Lussemburgo. Per La cena di gala la futura granduchessa Stéphanie – immagino in omaggio alla nostra bandiera – ha indossato un abito verde, più scuro di quello che campeggia sul tricolore ma nella tonalità che impazzerà in autunno. La prima cosa a colpirmi di questa creazione (Natan) è la lunghezza, che incomprensibilmente si ferma a dieci centimetri da terra. Ho anche pensato che fosse un prestito della suocera (accade con una certa frequenza) e la differenza di altezza tra le due avesse fatto il resto,

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

Invece sembra sia nuovo, per cui permane il mistero. Il modello ha uno scollo all’americana, di cui solitamente si apprezza il rigore geometrico, qui compromesso dall’aggiunta di quelle maniche che lo trasforma in un infelice cape dress; senza infamia e senza lode le scarpine LK Bennett, di un verde leggermente diverso. Shock. Quanto alle due prime dame, mesta e spettinata Laura Mattarella con una blusa nera dalle maniche a kimono su gonna bianco ottico che spara un po’; più divertente Maria Teresa infagottata in abito dalla forma indefinibile (Jean-Paul Knott), migliorato dalla bella collana. Un grande, enorme boh.

AZZURRO

Eccoci finalmente alla mise, e al personaggio, che molti di voi aspettavano: la Principessa di Galles al Trooping the Colour. Con una premessa: Lady Violet non ama l’azzurro, ma ciò che veramente detesta è la gamma dall’acquamarina al turchese e ritorno – comprese le omonime gemme – con un’avversione insanabile per il tremenderrimo tiffany, accettabile solo sulle scatole della famosa gioielleria. Immaginate come ci sono rimasta quando sabato ho visto Catherine. Recuperata l’equidistanza del cronista, andiamo ad esaminare la mise. Diciamo subito che Catherine era splendente, e questo è ciò che conta, soprattutto dopo i recenti trascorsi. La sua scelta per l’occasione è caduta su una creazione di Catherine Walker: un pardessus azzurro (che a seconda della luce sembra più turchese o più acquamarina) su un abito dello stesso colore. Il punto saliente del modello – chiaramente ispirato agli anni ’80 – sono i dettagli bianchi scelti per colletto, rever, polsi, i profili delle tasche e quelli interni. In molti hanno trovato delle somiglianze con un paio di mise con lo stesso abbinamento di colori indossate da Diana. Direi che più che a qualcosa indossata da lei, mi dà l’idea di un capo che avrebbe potuto indossare. Naturalmente lontano dall’artefice della sua svolta glam, Gianni Versace, che sicuramente glielo avrebbe fatto lasciare sull’attaccapanni all’ingresso. Non mi piace, e per fortuna la principessa non ha coordinato anche le scarpe, preferendo un paio di Gianvito Rossi (sì, anche lei) in un camoscio di una tonalità simile al suo incarnato.

Quello che fa la differenza secondo me è il cappello di Juliette Botteril: un modello non particolarmente originale, ma nello stesso colore dell’abito, che così saturo dona particolarmente e incornicia bene il suo bel viso. E ha il pregio di creare delle ombre che smorzano quel bianco abbacinante. Accanto a lei la deliziosa Charlotte, infilata in un abitino tristanzuolo coordinato a mammà. Insomma, bellissime entrambe, bellissimo vedere Catherine risanata e così splendente, ma la mise è veramente un grande, immenso boh.

(Ph: Eric Mathon/Princier Palace)

Inserimento al volo, mentre stavo chiudendo il pezzo. Ieri sera a Montecarlo si è chiuso il Festival della televisione: Charlène è arrivata al braccio del marito, con un abito celeste ghiaccio, creato probabilmente da Vuitton, con scollo all’americana da cui partono due bande che circondano i gomiti. Mi ha molto perplessa, e non perché evidenzia le notevoli spalle della principessa, anzi. Poi ho capito: lo trovo, scusate il termine forte, piuttosto osceno.

Probabilmente perché lascia scoperto il punto dell’ascella, che è un luogo privatissimo. E in movimento il tessuto così chiaro rivela dettagli del corpo in modo per me eccessivo. Che vi devo dire, sono antica! Aspetto il vostro parere, per me è letteralmente shock.

BLU

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

I Mattarella ricevuti dai Granduchi al loro arrivo in Lussemburgo, martedì 10. Quando una di voi mi ha inviato la foto ho pensato che avessero indetto le olimpiadi della geometria, oltre a quelle della matematica. Senza infierire, intanto mi chiedo chi sia il creatore di quella giacca/poncho romboidale. Poi vorrei fare un’osservazione: per indossare modelli così particolari, sempre che sia proprio necessario, non basta il fisico, che Laura Mattarella avrebbe pure, essendo alta e sottile, ma una certa personalità. Una delle prime indicazioni che si danno alle indossatrici è di sentire l’abito che indossano, per poterlo interpretare. La mia impressione è che la First Daughter si sia ritrovata a dover sostenere un ruolo che probabilmente non si aspettava, e ancor meno le interessa. Lo esercita con la signorilità che le è propria, va bene così e non c’è bisogno degli effetti speciali. Shock. Le fa da contraltare Maria Teresa, con una corta cappa azzurro chiaro (Natan) e pantaloni blu con una gamba più corta dell’altra. Mi piace solo la spilla fiore di Iradj Moini con i leggeri petali di ametista. Shock pure lei.

Ph: James Whatling)

Martedì 17, primo giorno alle corse di Ascotal cospetto dei sovrani e della Royal Family nella sua forma, diciamo così, allargata, data la presenza di Sarah, già Duchessa di York. Simpatica, positiva, coraggiosa – e mi riferisco ai recenti problemi di salute che ha sofferto anche lei – adorata dalle figlie, non particolarmente stilosa diciamo così. Si butta sul total blue scegliendo una giacca di pizzo indossata su un abito più scuro – lo sapete sì, che non esistono due blu uguali a meno che non nascano insieme? – troppo corto, che termina con un orlo a fazzoletto. Le ho sempre invidiato le caviglie, sempre sottili e nervose nonostante gravidanze, aumenti di peso e temperature torride. Le gambe un po’ meno, non valorizzate da quel tipo di lunghezza che mi sembra pure poco confortevole, rischiosa ad ogni seduta e a ogni colpo di vento. Diciamo che facendo la media tra il suo abito e quello della figlia Beatrice vengono fuori due orli accettabili. Eccessiva la veletta del pillbox, sprecata la borsa Chanel. Shock, e così abbiamo sfatato il mito che il blu sia sinonimo di eleganza.

VIOLA

Torniamo al battesimo della piccola Ines di Svezia, cui ha partecipato tutta la famiglia, compresa la zia Madeleine col marito Chris O’Neill e i tre figli Leonore, Nicolas e Adrienne. La principessa ha scelto un abito di Safiyaa, maison londinese gettonatissima tra le royal ladies soprattutto per i suoi cape dress. Quello di Madeleine è il modello Loura in crêpe, che è definito abito ma sembra un due pezzi, caratterizzato dalla fascia orizzontale che copre le braccia sostituendo le maniche. In un bel lilla, definito “lupine” dal fiore del lupino, che è violaceo. Se vi piace, ora è in saldo su MyTeresa https://www.mytheresa.com/it/it/donna/safiyaa-abito-midi-loura-in-crepe-con-peplum-viola-p00994910

Completano la mise un cerchietto con veletta, un paio di Manolo Blahnik in camoscio nude, e la clutch Knot di Bottega Veneta, altro oggetto popolarissimo tra le teste coronate (infatti la portava anche la sorella Victoria, in un altro colore). A me piace, e non solo per il colore. Certo per noi è un po’ overdressed, ma considerate che le signore svedesi portavano anche la spilla del reale ordine di famiglia, e i signori erano in alta uniforme o in tight. Chic.

E voi, qual è il vostro colore preferito? Qualunque sia, viva sempre l’arcobaleno!

Pasqua con i tuoi

Non mi risulta che in inglese esista un proverbio analogo al nostro Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi (se voi lo conoscete intervenite!). Sarà per questo che i membri della Royal Family – con l’eccezione dei Wales, che hanno preferito la residenza di campagna del Norfolk con i loro tre figli – si sono ritrovati a celebrare il giorno della Resurrezione tutti insieme.

(Ph: Getty Images)

Rispettata la tradizione reale di trascorrere la Pasqua a Windsor, questa mattina la St George’s Chapel si è riempita dei discendenti di Elizabeth e Philip, tutti rilassati e sorridenti.

(Ph: The Royal Family)

A partire dal Re, in un bellissimo completo blu en pendant con la mise della Regina, in azzurro cielo assai primaverile. Tutto già indossato; accanto al soprabito di Fiona Clare e il cappelli di Philip Treacy fa bella mostra di sé la borsa Bottega Veneta – modello Andiamo – che ha debuttato nella visita ufficiale in Italia un paio di settimane fa.

Meno primaverile la Princess Royal, con un soprabito che quest’anno abbiamo visto assai spesso, completato da un trilby grigio e un paio di ancor meno primaverili stivali.

(Ph: Max Mumby)

Evidentemente sentiva freddo anche Sophie, che ha esibito un cappottone color prugna, della Maison Alaïa, bello ma un po’ invernale, completato da un cappellino in crêpe di Jane Taylor, scarpe Jimmy Choo e clutch Sophie Habsburg. Con i Duchi di Edimburgo non c’era la figlia Louise, che studia all’Università di Saint Andrews come hanno fatto il cugino William e la di lui consorte Catherine. C’era invece il diciassettenne James, che mi sembra assai cresciuto (ed è sempre uno dei preferiti di Lady Violet).

(Ph: Getty Images)

La signora in bianco che si intravede dietro di loro è Eugenie di York, accompagnata dal sempre simpatico marito Jack Brooksbank. Bello il trench bianco di Reiss, abbinato a un abito dello stesso brand, cappellino candido con veletta un po’ eccessiva (Emily London) e accessori in suede beige: scarpe Gianvito Rossi e borsa floscia (e direi pure moscia) del brand svedese Flattered.

(Ph: Getty Images)

C’era anche la sorella Beatrice col marito Edo; e anche lei ha scelto una mise poco primaverile: abito verde bosco Beulah London, mary jane in tinta, in satin, di Emilia Wickstead. A trattenere (poco) i capelli un bandeau in pizzo metallico italiano di Justine Bradley-Hill, e borsetta nera Chanel, che non si vede ma c’è.

Easter Reminds Us Of Second Chances

Non proprio un proverbio, ma un’espressione (Pasqua ci riporta alla mente seconde possibilità) che potrebbe adattarsi perfettamente a lui, Andrew, Duca di York, presente un po’ a sorpresa.

(Ph: Ian Vogler/Daily Mirror)

Arrivato in compagnia della ex moglie Sarah in completino finto Chanel con accessori veri Celine. Lei ha la fortuna di avere un bel carattere che l’ha aiutata anche nei momenti più difficili. Lui invecchiato e imbolsito non ha più nulla dello splendore giovanile, e anche se lo avesse non riuscirei a vederlo. E però ha sempre qualche donna che gli vuole bene, spero sia consapevole della sua immeritata fortuna.

Carissimi amici, spero abbiate trascorso una Pasqua felice, e vi auguro ancora giorni sereni.

Royal chic shock e boh – È primavera

Otto giorni fa la soirée che inaugura la primavera monegasca, primo grande evento di gala del mondo royal: il Bal de la Rose. Con la presenza per il secondo anno consecutivo della princesse Charlène, a lungo latitante, che ha accompagnato il marito Albert II, patrono della manifestazione, la princesse Caroline, i suoi quattro figli e le due nuore.

(Ph: Eric Mathon / Palais princier)

Ed è proprio dalla più giovane dei Grimaldi presenti che partiamo, Alexandra, nata dal terzo matrimonio di Caroline con Ernst August von Hannover. Il che rende la fanciulla un’Altezza Reale, la inserisce – un po’ indietro in verità – nella successione al trono britannico, ma la priva dello charme dei fratelli Casiraghi. Lei però è una ragazza volitiva, e ha trovato il modo per mettersi al centro dell’attenzione, scegliendo un abito Haute Couture di Giambattista Valli. Un’orgia di chiffon rosa con gonna amplissima, corpino a vita bassa sottolineato da un tralcio di rose, e come se non bastasse un drappeggio che cade dalle spalle fino ai gomiti e oltre. Mi piace? No, ma amo le ragazze che cercano il proprio stile e sperimentano. E guardando la Famille Princière in gruppo, che sia Alexandra ad attirare l’attenzione, col supporto del bel fidanzato Ben-Sylvester Strautmann – lui in altezza lei in ampiezza – non c’è dubbio. Shock, ma salvo la cascata di diamanti del collier Cartier.

(Ph: Eric Mathon / Palais princier)

Per molti anni Charlène ha evitato il Bal de la Rose, tanto che si dava per certa una divisione dei ruoli tra primedonne: a lei il Gala de la Croix Rouge – di cui è presidente Albert – a Caroline l’evento di marzo, essendo presidente della Fondation Princesse Grace, cui vanno i proventi della serata. Dall’anno scorso partecipa anche la Principessa Consorte; non saprei se ciò sottintenda qualche novità nelle dinamiche familiari, ma devo dire che la sua mise mi ha delusa assai. Charlène ha optato per un total look Dolce e Gabbana: abito monospalla in pizzo Chantilly verde scuro su fourreau di velluto nero, décolletée nere, pure loro in pizzo (modello Bellucci) e orecchini della linea alta gioielleria. Francamente lo trovo tremendo, e mi chiedo la ragione di questa scelta, visto che il tema della serata era Sunset Ball, a evocare i colori di un tramonto ai Caraibi. Shock.

Nemmeno la mise di Caroline è troppo caraibica, ma francamente siamo su un altro pianeta. Abito Chanel Haute Couture della collezione primavera estate 2024, realizzato in un tessuto operato in sbieco. Le mezze maniche e gli inserti del corpino rimandano al tessuto tweed caratteristico della maison, ma il punto focale è lo scollo asimmetrico che scopre una spalla, soluzione furbissima per le signore meno giovani, dato che com’è noto le spalle sono in pratica l’unica parte del corpo a non invecchiare. La linea semplice dell’abito è lo sfondo perfetto per la favolosa spilla Chaumet. Superchic.

Sarà perché lei dai Caraibi viene davvero – è nata a New York da una delle più importanti (e ricche) famiglie colombiane – ma Tatiana, moglie di Andrea Casiraghi, è l’unica ad aver omaggiato il tema della serata. La sua scelta cade su un abito Erdem rosa corallo, in un tessuto jacquard con disegno di garofani, con un grande fiocco sulla spalla sinistra. La spalla e destra e il fianco opposto sono decorati da un ricamo floreale. Confesso, l’abito non mi convince affatto, ma mi piace molto addosso a lei. Trovo che Tatiana abbia uno stile personale sempre più interessante e convincente, affatto banale. Chic.

(Ph: Bruno Bebert/Pool Monaco/Bestimage)

Sono arrivate senza accompagnatori Charlotte e Beatrice. La prima ha una relazione con scrittore Nicolas Mathieu, che a Monaco non si è ancora visto; l’altra è moglie di Pierre Casiraghi, che però non era presente. Entrambe sono legate e due importanti maison francesi, che le hanno vestite anche in questa occasione, senza grande successo, a mio avviso. Chanel per Charlotte, un abito nero con corpino ricamato di cristalli, gonna a balze più corta davanti da cui sporgono le scarpine profilate di strass. Dior per Beatrice, con un capedress rosso scuro sicuramente bello ma invernale. Insomma, più che rispettare il tema dato hanno preferito l’argomento a piacere. Un grande boh per entrambe.

Attenzione a parte merita l’acconciatura di Beatrice. Addobbata con gioielli della collezione disegnata da Jean Schlumberger per Tiffany, indossa una collana col celebre ciondolo Bird on a Rock e gli orecchini abbinati. Non bastando, ha anche piazzato una spilla della collezione sulla treccia posticcia che le incorona il capo; un tentativo di evocare l’indimenticabile Grace? No dai, veramente troppo, shock.

In attesa della visita di stato che i sovrani britannici compiranno in Italia da domani, ci sono un paio di royal ladies questa settimana sono state in trasferta.

(Ph: Kongehuset)

La prima è Mary di Danimarca, che è stata ospite dei Macron col marito Frederik X. All’arrivo nella Ville Lumière la coppia reale è stata ricevuta a Les Invalides; in omaggio al Paese ospitante la regina ha scelto un tailleur color crema Dior, con scarpe bicolori Gianvito Rossi, borsa Mulberry, e in testa una creazione Jane Taylor. La falcata sicura, opposta ai tacchi della Première Dame incastrati nel selciato, sottolinea anche l’opportunità di evitare nelle occasioni pubbliche le gonne troppo corte, anche se firmate Vuitton. Danimarca chic, Francia shock.

(Ph: Kongehuset)

La sera le due coppie si sono riunite all’Eliseo per la cena di gala. Evidentemente non si tratta di uno state banquet, per cui i signori erano in completo (il famoso abito scuro o lounge suit sugli inviti) e le signore in lungo ma con mise non particolarmente importanti. Mary interpreta a perfezione la regola abbinando una gonna a fiori del danese Lasse Spangenberg a una blusa bianca del brand australiano CLEA, clutch Anya Hindmarch e scarpe Gianvito Rossi. Non mi fa impazzire ma non c’è dubbio che sia perfettamente in linea con lo stile della serata e della stessa Mary, chic. Meno adatta la scelta di Brigitte, in Louis Vuitton blu con ricami d’argento, che mi fa pensare a un caftano. Boh.

(Ph: Getty Images)

La sera seguente i sovrani hanno ricambiato l’invito con una cena a Le Grand Hôtel de Paris. Mary ha scelto un abito nero con ricami in oro di Taller Marmo, restando fedele alle scarpe Gianvito Rossi, questa volta in pizzo nero e camoscio. Personalmente non amo troppo l’abbinamento dell’oro col nero; e penso che questo genere di modello si apprezzi di più dal vivo, perché potrebbe avere dei dettagli raffinati che in foto non si colgono, dunque boh.

Altra coppia in viaggio questa settimana i sovrani del Belgio, che sono stati in Vietnam. Mathilde ha alternato modelli occidentali ad alti ispirati al Paese ospite, con fortune alterne anch’esse.

(Ph: Belgium MFA)

Per la cena di stato la scelta è caduta su un abito dll’importante fantasia floreale di Dries Van Noten. Non è male, ma forse ci vorrebbe maggiore grinta per non renderlo un capo troppo démi-monde, troppo bon-ton. Non mi dispiace ma non mi convince, boh.

Peggio la mise del giorno seguente: un modello di Carolina Herrera a fiori sulle tonalità del viola, che ricorda gli anni ’50, con accessori in tinta: scarpine, bolerino (Natan) e bandeau (Fabienne Delvigne, il modello Rueda). Ve lo dico, è troppo viola pure per Lady Violet. Shock.

(Ph: Belgium MFA)

Per la cena offerta dai sovrani per ricambiare l’ospitalità Mathilde ha indossato una mise che ricorda molto l’abito tradizionale vietnamita, l’áo dài. Un gesto incantevole cui purtroppo la realizzazione non rende giustizia. Intanto il colore, un salmone che starebbe male pure all’omonimo pesce, aggravato da un fitting imbarazzante, e considerando che è stato creato su misura (dal sarto della Reine, Saïd Meer di Meer Couture) francamente non è accettabile. Mi dispiace, ma shock.

Alla fine la mise che ho apprezzato di più è quella della partenza: un semplice completo pantaloni giallo (Caroline Biss) e una sciarpa ricevuta in regalo durante il viaggio. Assolutamente chic, la mise e il gesto, che poi è la chiave della vera eleganza.

Le foto del giorno – It’s Christmas

È Natale, e se ovviamente tutte le famiglie reali festeggiano, è quella britannica la protagonista della giornata. Col tradizionale discorso del monarca, e con la camminata che porta la Royal Family alla messa nella chiesa di St.Mary Magdalene, non lontano dalla residenza di Sandringham.

(Ph: Getty Images)

Che si è svolta come sempre, con il percorso delineato dalle tante persone che sfidano il freddo di dicembre pur di vedere i reali e fare loro gli auguri. Con qualche assenza significativa ancorché annunciata, come quella del Duca di York, e qualche presenza confermata a sorpresa: quella della figlia Beatrice col marito Edo Mapelli Pozzi. Il primo caldamente invitato a restarsene a casa dopo l’ultima sciocchezza compiuta (e magari fosse davvero l’ultima…) cioè l’aver aperto il proprio inner circle e le porte delle residenze reali ad un uomo d’affari cinese sospettato di essere una spia; la seconda data in vacanza con la famiglia del marito, poi sconsigliata dai medici per via della gravidanza.

Se il colore di questa stagione è generalmente considerato il bordeaux, per i Windsor deve invece essere il verde scuro, tonalità scelta sia dalla Queen Consort sia dalla Principessa di Galles per due cappotti abbastanza simili, entrambi già indossati in precedenza (quello di Catherine è Alexander McQueen), completati da cappelli verdi anch’essi, stivali guanti e borsa nera (quella di Camilla è Chanel).

(Ph: Getty Images)

La principessa ha aggiunto anche una sciarpa scozzese sui toni del verde e del blu, che richiama il deliziosissimo cappottino della figlia, altissima come i due fratelli.

(Ph: Aaron Chown – PA Images//Getty Images)

Tartan anche per la Princess Royal, nel suo caso una gonna a pieghe scaldata da un bel giaccone rosso. Anne è la dimostrazione plastica di cosa sia lo stile, che ha a che fare più con la consapevolezza di sé che con i vestiti (e men che meno con a sempre difficilmente definibile eleganza).

(Ph: Aaron Chown – PA Images//Getty Images)

Poche cose mi piacciono meno dei cappotti azzurri; evidentemente la Duchessa di Edimburgo non lo sa, o non mi avrebbe dato questo dolore. Anche se va detto che ciò che ammazza definitivamente la sua mise è quel cappello bizzarramente piazzato sulla testa. Mi fa pensare a uno shtreimel, quel copricapo di pelo indossato in alcune occasioni speciali dagli ebrei ortodossi; molto graziosa la figlia Louise, in cappotto color cipria e berretto bianco latte. Mi sembra che la fanciulla stia definendo il suo stile, quando capirà che non è sempre necessario portare quelle scarpine saremo a buon punto.

(Ph: Aaron Chown – PA Images//Getty Images)

La futura mamma Beatrice sceglie un cappotto cammello con cintura in vita che la ingoffa il giusto, ma siccome son tutte belle le mamme del mondo va bene così. Invece mi permetterei di suggerire al marito Edo un cappotto o almeno un giaccone, perché ha l’aspetto di chi sta congelando. Adorabile il piccolo Wolfie.

Più che bordeaux – come ho letto da qualche parte – a me sembra melanzana la mise di Zara Tindall, colore che le dona moltissimo. Eccessiva la decorazione del cerchietto – che mi sembra simile a quello della cugina Bea – ma lei da brava amazzone è in grado di domare e controllare quasi ogni eccentricità.

(Ph: Aaron Chown – PA Images//Getty Images)

Presenti anche i figli della principessa Margaret: Lord Snowdon è il signore col cappotto cammello mentre la sorella Lady Sarah, che si intravvede accanto a lui, è arrivata col marito Daniel Chatto e i due figli. Il maggiore Samuel è in compagnia di quella che è probabilmente la sua ragazza, la giovane artista di origine armena Eleanor Ekserdjian. Il minore Arthur, che fa il personal trainer (e direi che si vede) cammina fianco a fianco con nientepopodimenoché il colonnello Johnny Thompson, per la gioia di alcune delle mie lettrici. Quando si dice un finale col botto!

(Ph: WPA Pool/Getty Images)

Alle tre del pomeriggio del giorno di Natale la BBC tradizionalmente trasmette il discorso del monarca, registrato in precedenza. Nel suo breve speech King Charles si è augurato che la pace torni presto in Ucraina, in Medio Oriente e in Africa (vi ricordo che il sovrano britannico “regna ma non governa” per cui non è che possa fare molto di più), poi ha ringraziato i medici e gli infermieri che lo hanno seguito per tutto l’anno nella sua lotta contro il cancro. Come sede per il discorso di quest’anno è stata opportunamente scelta la Fitzrovia Chapel nel centro di Londra, edificio ottocentesco che anticamente era la cappella del Middlesex Hospital. E qui scatta una riflessione: abbiamo più volte ragionato sul fatto che Queen Elizabeth II fosse diventata lei stessa l’incarnazione monarchica, per cui anche i suoi discorsi seguivano un canovaccio sempre simile. Argomenti a parte – ovviamente adeguati allo scorrere del tempo – era in qualche modo la rappresentazione della monarchia, che celebrava sé stessa. Alla fine non era particolarmente importante cosa dicesse, ma che parlasse, tanto era forte il suo valore simbolico. Charles secondo me utilizza diversamente il linguaggio del simbolo: la scelta di quest’anno è chiara, ma penso che lui si sia datala missione di avvicinare la monarchia ai cittadini, cercando e trovando di volta la materia, il linguaggio, il modo e il luogo per comunicare, Se è come io penso, sta trasformando la sua debolezza, soprattutto paragonata alla forza materna – e cioè il limitato carisma, l’autorevolezza che probabilmente non avrà il tempo di conquistare, anche la scarsa simpatia che le sue scelte personali hanno generato – nel suo punto di forza, e nella chiave di rinnovamento della monarchia. Se è così, il suo regno sarà magari non particolarmente lungo, ma potrebbe essere più significativo di quanto ci aspettiamo.

Fatemi sapere cosa ne pensate, e buon Natale.

Royal chic shock e boh – Festa! (parte prima)

Edizione speciale della nostra rubrica, divisa in due parti a causa del gran numero di royal eventi concentrati in questi giorni.

Together at Christmas

Iniziamo da uno degli appuntamenti che aspettavamo di più, il concerto di canti di Natale organizzato per il quarto anno consecutivo dalla Principessa di Galles. Che si è vestita direttamente da strenna natalizia, tanto per non sbagliare. Molto bello il cappotto rosso di Alexander McQueen, portato con stivali neri di camoscio Ralph Lauren, e la gonna scozzese a pieghe di Emilia Wickstead. Tutto bene – soprattutto l’aspetto di Catherine – tutto bello, ma perché quel fioccone di velluto? Boh. Se poi mentre guardate la principessa la vostra attenzione è stata attratta dall’occhialuto e affascinante giovanotto accanto a Zara, dietro Louis, e vi state chiedendo chi sia, Lady Violet ha la risposta. Egli è George Gilman, genero dei Duchi di Gloucester avendone sposato la figlia Rose. Che non c’è, mentre vicina al padre c’è la loro figlia Lyla.

La Duchessa di Edimburgo ha scelto uno stile per così dire eclettico, e piazza una giacchina bianca (Isabel Marant) su un abito fluttuante e vagamente etnico del brand spagnolo Matelier, con una stampa grossomodo paisley, dotato di spacco anteriore che camminando si apre rivelando gli stivaloni col risvolto stile D’Artagnan (Gianvito Rossi). E come se non bastasse una borsa a secchiello col manico ricamato di Sophie Habsburg, perfetta per accessoriare un caftano a Ibiza (o a Ischia, o a Goa, o dove volete). Sono francamente esterrefatta. Shock.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Il bordeaux è il colore di questo inverno, è chic, e si declina bene anche nel monocolore, per cui non siamo stupiti che sia stato scelto da due royal ospiti della serata: le cugine Beatrice e Zara. La prima, incinta, indossa un abito di Me and Em, sotto il cappotto color melanzana (Hobbs London); borsa a cappelliera stampa cocco (Aspinal) e ai piedi le favolose Romy 100 in velluto di Jimmy Choo. Nessuna novità, tutti capi già indossati compongono una mise che dona molto alla signora Mapelli Mozzi. Chic. Velluto bordeaux per Zara Tindall che indossa con piglio sportivo il completo pantaloni di Veronica Beard, con una clutch Strathberry, brand scozzese amatissimo dalle royal ladies, almeno quelle British, e pure abbordabile. Chic pure lei.

(Ph: Getty Images)

Se Catherine si è vestita da regalo Marie Christine di Kent, moglie del principe Michael, ha preferito sembrare una palla dell’albero. Ora, probabilmente questo coso è una sorta di mantella/poncho, probabilmente vista dal vivo l’effetto è migliore, anche perché lei è molto alta e dunque può reggere verti volumi, ma resta la domanda: perché? Shock.

(Ph: WA/POOL)

Deliziosa la Duchessa di Gloucester con un cappottino rosa confetto e accessori in un beige freddo (la borsa è Max Mara), a dimostrazione che a Natale non è necessario vestirsi per forza di rosso, e che si può fare serenamente a meno degli effetti speciali. Poi che vi devo dire, a me lei piace moltissimo, e più invecchia più mi ricorda mia madre. Chic.

A queste due signore dedichiamo una rispettosa attenzione, perché quest’anno hanno affrontato l’inferno, e probabilmente ancora lo fanno. A destra Lady Gabriella Kingston, vedova dal 25 febbraio del marito Tom, che si è ucciso con un colpo di pistola alla testa. La recente inchiesta ha rivelato che la tragedia potrebbe essere stata un orrendo effetto collaterale della terapia antidepressiva che l’uomo seguiva. Terribile. A sinistra Carole Middleton, madre della Principessa di Galles, che negli scorsi mesi ha dovuto bilanciare l’angoscia per la salute della figlia con la necessità di tenere insieme la famiglia. Gabriella indossa un bel cappotto Catherine Walker, mentre Carole un grazioso paltoncino bianco che forse si meritava un orlo leggermente più lungo. Chic entrambe, con l’augurio e la speranza di tempi migliori.

Intanto nonna Middleton, e con lei il marito Michael, hanno ricevuto un delizioso tributo dal nipotino Louis, che al Kindness Tree, l’Albero della Gentilezza issato fuori da Westminster Abbey ha appeso un biglietto su cui aveva scritto con le sue manine “grazie a Granny e Granpa per aver giocato con me”. E l’amore di chi amiamo, soprattutto dei più piccoli, è sempre il regalo più bello.

Visita di stato del Qatar nel Regno Unito

Possiamo dire che per certi versi questa è stata la settimana di Catherine, protagonista di un altro appuntamento di alto profilo: martedì è stata lei, col marito William, ad accogliere l’Emiro del Qatar in visita ufficiale, e a scortarlo da King Charles per i saluti ufficiali. Questa volta è stata lei a scegliere il bordeaux, per una mise che non ha mancato di incuriosire, a partire dal nuovo cappotto che Sarah Burton – evidentemente prima di lasciare Alexander McQueen – ha creato per lei. La linea è quella striminzita e allungata che lei tanto ama (io su di lei meno, ma non importa) ma quelle pieghe che sottolineano lo scollo sono un capolavoro. Mi è stato spiegato che non sono aggiunte ma costruite in un unico pezzo sul corpo del cappotto, dunque una tecnica sartoriale eccelsa. Bellissimo. Divertente il cappellino a goccia di Sahar Millinery, impeccabili gli stivali Gianvito Rossi, bellina e leziosetta la borsa Chanel, e per la gioia di Lady Violet pure i guanti. Chic. Passiamo alla sceicca Jawaher; la sua mise ai nostri occhi è sicuramente penalizzata dalla lunghezza, che è ovviamente condizionata dall’ossequio alla sua religione. Il cappotto è della Maison Valentino, belli quel collo in piedi e i bottoni dorati e bellissimo il colore, grigio con un punto di lilla. Purtroppo non è particolarmente donante; e anche la pettinatura così rigida non l’aiuta. Considerate che Catherine ha un paio di anni di più ma nonostante quello che ha passato sembra più giovane. Insomma, boh.

Dopo i saluti ufficiali la coppia qatariota è stata protagonista di un ricevimento a Buckingham Palace, e noi abbiamo potuto intravvedere cosa c’era sotto il cappotto della sceicca: un abito rosso, anch’esso lungo e anch’esso creazione della Maison Valentino. La sceicca ha dimostrato una certa passone per le borse di coccodrillo: questa è di Giòsa Milano. Che vi devo dire, boh.

Catherine ha sorpreso tutti, presentandosi con una mise simile alla precedente, ma gli stivali erano stati sostituiti da un paio di scarpine scollate, sempre Gianvito Rossi, e soprattutto indossava qualcosa che sembrava il cappotto appena visto, ma non lo era. Era il cappotto firmato Eponine indossato, guarda caso, al Together at Christmas di due anni fa (December/January chic shock e boh). Perché si sia cambiata non è chiaro, come non lo è l’esistenza di due capi quasi uguali, boh.

Presenti anche i Duchi di Edimburgo con Sophie che indossa un abito nuovo di Armani; le fotografie sono pessime quindi non si può fare un’analisi adeguata, ma ciò che mi ha colpito è il colore, molto simile al mocha mousse dichiarato da pantone colore dell’anno 2025. Perché King Giorgio i colori li anticipa e magari li ispira, che è il senso vero di quello che fa.

Pronti per lo state banquet? Lo troverete nella seconda parte!

Royal chic shock e boh – Royal November

Tra i royal appuntamenti più importanti di novembre, oltre al compleanno di King Charles, c’è senza dubbio la festa nazionale del Principato di Monaco, e noi da qui partiamo.

Tradizione vorrebbe che il giorno della Fête Nationale combaciasse con l’onomastico del Principe, e per i 55 anni abbondanti del regno di Rainier III la celebrazione è avvenuta il 19 novembre, festa (insieme al 17 giugno) di San Ranieri. Alla morte del vecchio sovrano il successore, Albert, avrebbe dovuto anticipare di qualche giorno, dato che il 15 novembre si celebra Sant’Alberto Magno, ma il nuovo monarca ha mantenuto la vecchia data, come omaggio al padre e al patrono della dinastia, che è appunto Ranieri. Martedì 19 dunque il Principato si è vestito a festa, e le strade imbandierare della rocca hanno accolto la Famille Princière quasi al completo. A partire dalla principessa consorte, la bionda Charlène, in completo pantaloni lilla di Vuitton.

La giacca asimmetrica è interessante, con una bella linea scolpita, ma tira un po’ sul punto vita; i pantaloni mi piacciono meno e mi sembra che l’orlo della gamba destra sia più lungo. Pesante l’abbinamento con gli accessori neri – borsa e scarpe dal tacco spesso, tutto Vuitton – terrificanti le calze nere. Tutto l’insieme non mi convince affatto: inadatto all’occasione e troppo rigido. Lei è piuttosto goffa e poco disinvolta, probabilmente anche perché molto timida, e inguainata in questo genere di mise mi fa pensare a un soldatino di legno, compreso il fascinator con doppia piuma; insomma, qualche amica toscana direbbe che tutto l’insieme è pissero, per me è semplicemente shock. E so che qualcuna salverebbe i gradi orecchini di brillanti; li salverei anch’io, ma mai e poi mai li indosserei di mattina!

(Ph: Eric Mathon/Palais princier)

Deliziosa Gabriella in cappottino azzurro cielo Dior; personalmente non amo i bambini in abiti firmati, ma lei è molto graziosa, e il broncio mostrato in più occasioni durante la giornata le restituisce appieno la natura di bambina, e pure simpatica.

(Ph: Niviere David/ABACAPRESS.COM)

Sceglie Dior anche la zia Stéphanie, con un cappottino che abbina il nero al blu. So che molti inorridiscono alla semplice idea, ma io stavolta la trovo elegante come non si vedeva da tanto; mi piace la semplicità e l’assenza di effetti speciali, limitati al tatuaggio che spunta dalle slingback Prada. Assolutamente chic. Da molto Stéphanie non porta cappelli, e tutto sommato guardando oggi la sorella maggiore Caroline non so darle torto. La primogenita di Grace è in total Chanel ma sarà per il troppo nero, sarà per i capelli acconciati male sotto quel fascinator, che invecchia come poche cose al mondo, ma l’effetto finale non è entusiasmante. Peccato perché l’abito che si intravvede dal cappottino, in pizzo tridimensionale, è bellissimo, lei è sempre chic ma stavolta non mi sembra assai sotto tono. Boh.

(Ph: Stephane Cardinale-Corbis/Getty Images)

Grande attenzione per la mise della figlia minore di Caroline, Alexandra di Hannover, che ha tirato fuori da un’armadio di famiglia un tailleur, probabile creazione del divino Balenciaga, appartenuto a nonna Grace. Elegantissima sia lei sia l’operazione, in una parola meravigliosa; talmente tanto da distogliere l’attenzione sull’orlo dei pantaloni del cugino Louis Ducruet, che fa sembrare un dilettante anche zio Albert. Brava Alexandra, très chic.

La sorella Charlotte Casiraghi è global ambassador Chanel, ed è naturalmente vestita dalla maison. Accompagnata dai due bei figli Raphaël e Balthazar – che pur avendo padri diversi si somigliano molto e hanno lo stesso modello di orecchie – la fanciulla indossa un cappottino di tweed in quella tonalità di azzurro che è uno dei trend di stagione, abbinato ad accessori neri che in questo caso fanno effetto colour block. Lei mi piace praticamente sempre; in particolare in questo caso mi sembra tanto francese, e mi ricorda attrici e cantanti degli anni ’60 e ’70 come Françoise Hardy o Catherine Spaak, sarà per le gambe in mostra o le scarpine Mary Jane Chanel? Chic.

Capitolo cognate: numero 1)Tatiana Santo Domingo, moglie di Andrea Casiraghi; la apprezzo sempre di più, trovo che vada definendo sempre meglio il suo stile. Per l’occasione ha scelto un completo Dolce&Gabbana con giacchina avvitata e gonna midi in tssuto pied-de-coq, che sarebbe il pied-de-poule ma più grande. Attenzione al dettaglio: i capelli legati con un foulard e soprattutto il pullover dolcevita al posto della camicia. Impeccabile, informata. chic.

Cognata numero 2) la nostra Beatrice Borromeo, consorte di Pierre Casiraghi. Come Tatiana, compare quasi sempre semicoperta dai figli, per cui ho scelto questa tenerissima foto col secondogenito Francesco che si gode una carezza del padre (che sotto il tight porta i mocassini, lo sciagurato!). Beatrice è per Dior ciò che Charlotte è per Chanel, per cui la sua mise arriva direttamente, e per intero, dalla maison: tailleur grigio con giacca dal collo alla coreana e gonna midi plissé. Neri gli accessori: dall’adorabile fascinator a forma di goccia con veletta, alle décolleté, alla borsa, la Small Lady Dior Joy. Strachic (lei, lui tra scarpe inadatte barba lunga e cravatta allentata sembra reduce da una notte di bisboccia, come suo fratello).

Questa volta il ruolo delle sorellastre tocca alle figlie di Stéphanie, Camille e Pauline. La prima ha un bel cappotto verde (Tara Jarmon) perfetto per andare in ufficio, l’altra ha scelto Miu Miu: abito stropicciato ad arte in satin color crema sotto il cappotto grigio fumo, veramente troppo over. Anche l’over è un trend di stagione, ma non per un’occasione di questa formalità. Boh+boh, ma molto carine.

(Ph: Eric Mathon/Palais princier)

La giornata si è conclusa con un gala al Grimaldi Forum, dove la Famille Princière ha assistito a una rappresentazione della Bohème di Puccini (di cui quest’anno è il centenario della morte). Partendo da sinistra: Tatiana in abito di velluto verde a balze del suo brand Muzungu Sister; sarà che mi ricorda quello che avevo da bambina, ovviamente corto e con le balze solo accennate, a me piace, chic. Charlène è in blu, ancora Vuitton; non mi fa impazzire, soprattutto con i capelli pettinati così, ma sicuramente chic. Blu anche per Caroline, in un classico Jenny Packham tutto paillettes, e il tocco ultramoderno della clutch Bottega Veneta nera compresa la metalleria, chic anche lei. La figlia minore Alexandra si butta sul colore star della stagione, il bordeaux e sceglie uno scenografico abito di Giambattista Valli col piccolo corpino cosparso di volant. Lo adoro, chic. Chiude il gruppo Beatrice, anche questa volta in Dior, con un sontuoso abito in velluto nero con ricamo al collo. La fotografia non rende, ma è veramente superchic. A questo punto mi sorge una riflessione: per la festa di quest’anno, tranne qualche eccezione, i Grimaldi si sono sicuramente mostrati al loro meglio; perché dunque non li trovo mai convincenti fino in fondo? Secondo me perché hanno perso smalto, e sembrano un po’ dei sopravvissuti. Probabilmente il mio giudizio è condizionato dal ricordare bene il sublime glamour che Grace aveva portato in dote al Principato, ma morta lei è iniziato un lento declino, forse anche perché molte manifestazioni sono rimaste le stesse senza avere la forza della storia né del simbolo, e sono dunque solo anacronistiche. Per tacere del povero Albert, che costretto a indossare la poco marziale uniforme dei Carabiniers non ha l’autorevolezza paterna. Parlavo qualche giorno fa con un’amica di Lady Violet, e convenivamo sul fatto che la vita mondana monegasca ormai oscilli tra il memoriale e la sagra di paese.

Parlavamo di storia ed ecco qui, la famiglia reale britannica. Martedì sera, mentre i Grimaldi assistevano alla Bohème, a Buckingham Palace i Windsor ricevevano il Corpo Diplomatico accreditato a Londra per l’annuale ricevimento. C’era il re, nelle sua veste di capo dell’Order of the garter, con giarrettiera d’ordinanza allacciata al polpaccio sinistro, c’era il Principe di Galles in frac, e c’era la regina in una sinfonia di blu. Camilla ha scelto un abito in velluto operato di Fiona Clare come base per la fascia azzurra dell’Order of the garter, il Royal family order del marito (La foto del giorno – L’ordine di Carlo) col ritratto di Charles sostenuto da un fiocco celeste chiaro, e la tiara con le cinque acquamarine vista in precedenza sulla cognata Sophie. Personalmente non amo troppo gli azzurri, men che meno l’acquamarina, ma che le vogliamo dire se non chic?

Finale col botto, perché una mise del genere non può passare sotto silenzio. Il 12 novembre, impegnata in una serie di incontri ad Amman l’associazione delle donne impegnate nelle professioni e nel business, Rania si è presentata nella sua personale versione degli anni ’80: giacca corta Sportmax, leggings (ma all’epoca si chiamavano fuseaux) con la staffa portata sopra le scarpe dal tacco altissimo, e il nuovo secchiello Kalimero di Bottega Veneta. Sarà la nonnitudine che le ha dato un nuovo sprint? Comunque spaziale!

Royal chic shock e boh – Greek wedding edition; il prewedding party

Cosa sarebbe questa rubrica senza un bel royal wedding? Se agosto si era chiuso col matrimonio di Märtha Louise di Norvegia con Durek Verrett, settembre finisce con quello tra Theodora di Grecia e Danimarca e Matthew Kumar.

Nozze entrambe di non primissimo piano – bisogna accontentarsi – entrambe celebrano l’unione tra una principessa europea e un uomo americano. Questo però non è sciamano ma avvocato, non sono sicura che sia meglio ma potrebbe. La quarantunenne Theodora, una carriera finora non travolgente di attrice, ha dovuto rinviare la celebrazione più di una volta, prima per la pandemia, poi per la morte del padre. Per le mise si è affidata a Celia Kritharioti, proprietaria della più antica maison di Grecia, fondata nel 1906, e nonostante non mi sa piaciuto tutto penso abbia fatto bene, e non solo per questioni di opportunità. Iniziamo dunque col party organizzato la sera prima della cerimonia nelle sale del bel Museo Bizantino e Cristiano di Atene.

Non ho apprezzato particolarmente l’abito della sposa creato da Celia Kritharioti per il prewedding party; banalotto, sarebbe piaciuto alla Sandy di Grease ma rende Theodora un po’ troppo bambolona, ed è peggiorato dal fioccone sul popò. Sicuramente “da sposa” ma abbastanza stucchevole la clutch Cult Gaia decorata con perle. Shock.

Elegante la madre della sposa, Anne-Marie, in completo pantaloni Max Mara in seta cangiante tra il blu e il viola. La stola poteva essere messa meglio, ma teniamo presente che è sempre una mamma alla vigilia delle nozze della sua bambina. Applausi a scena aperta per la scelta di Viva, una delle classiche scarpine con fiocco di Ferragamo. Chic. Una parola sui signori, il cui dress code era evidentemente completo e camicia senza cravatta; lo sposo ha interpretato estensivamente il “senza” e ha lasciato a casa pure i calzini. Non mi convincerete mai, anche se va molto tra i giovani il piede nudo è accettabile solo con mocassino da barca e in occasioni informali (tipo appunto le gite in barca). Matthew si è messo pure un completo coi pantaloni skinny, che forse andranno ancora di moda in California, ma nella vecchia Europa no sicuro. Colpevole, Vostro Onore. Shock. Quanto all’accompagnatore della ex regina, è il figlio Nikolaos, di recente tornato single, impeccabile cavaliere per sua madre; confesso il mio debole per lui, che invecchiando sta assumendo quell’aria stropicciata quasi irresistibile. Chic.

Perfettamente in linea col dress code il diadoco Pavlos e i suoi quattro figli – nonostante siano tutti più giovani, e a dirla tutta pure più fighi dello sposo – tutti in abito blu, camicia e calzini (quelli del padre si vedono proprio). Tra loro risplende la primogenita Maria Olympia in abito di lamé plissettato color argento di Prada, che firma anche i sandali. Il reggiseno bianco che si intravvede rischia di continua a porre l’attenzione di questo party prenuziale sull’underwear, ma all’età della fanciulla è ancora concesso. Chic. In mezzo al gruppo, come il perno su cui gira tutto, Marie-Chantal in abito blu Vuitton con accessori dorati Aquazzura. Confesso una non particolare predilezione per la signora, ma non v’è dubbio che si impegni sempre per dare il meglio di sé e di solito ci riesce (cosa che non stupirà gli appassionati di astrologia: è della Vergine) oltre ad aver formato una bella famiglia, che almeno finora sembra funzionare bene. Brava e senz’altro chic.

Meno ieraticamente perfetta della cognata ma più calda e comunicativa (si capisce che la preferisco?) la principessa Alexia, primogenita degli ex sovrani di Grecia – e per un paio d’anni, fino alla nascita del fratello Pavlos erede al trono – arriva con la sua bella faccia, il suo bel marito (Carlos Morales, architetto e velista spagnolo), i loro quattro bei figli. La sua mise è meno bella, o meglio un po’ pasticciata, ma tutto sommata adeguata a una festa di fine estate: splendidi i colori, troppo abbondante il tessuto della gonna, abbinata alla blusa incrociata in viscosa in vendita per 99,99 da El Corte Inglés, catena di grandi magazzini spagnola (al primo posto in Europa e al quarto nel mondo per volume d’affari). Boh. Deliziose le tre ragazze, che credo vestano Zara tutte e tre, chic come la parte maschile della famiglia.

(Ph: Hanne Juul)

Philippos, il minore dei cinque figli di Costantino e Anne-Marie è accompagnato dalla moglie Nina. Graziosa ragazza di cui abbiamo detto spesso che pur avendo disponibilità praticamente illimitate non sempre azzecca le sue mise, anzi quasi mai. Questa volta così così: abito Huishan Zhang dalla forma inutilmente complicata in quel color bluette che è tornato molto di moda (che noia però) bellissime le slingback Francesco Russo, diligente la borsetta in seta blu Chanel. Mi piace assai di più la collana con pendente: un uovo Fabergé in diamanti e zaffiri.

Se ve lo state chiedendo, è un vero Fabergé ma naturalmente non dell’epoca degli zar: la maison è tornata in auge e propone tra le varie collezioni anche dei gioielli declinati col simbolo dell’uovo, alcuni persino abbordabili. Accanto a Nina il giovane e innamorato marito che deve aver sentito le mie riflessioni e per farmi contenta coi mocassini da barca si è messo anche le calze, troppa grazia! Un grande boh.

(Ph: Hanne Juul)

Impossibilitata a partecipare la regina emerita Margrethe causa fratture varie, non pervenuto alcun membro della coppia sovrana o di quella cadetta, il vessillo della casa reale di Danimarca – cui appartiene per nascita la madre della sposa – è stato portato dalla principessa Benedikte. Signora di rara classe ed eleganza impeccabile. Perfetta anche questa volta: pantaloni dritti e canotta bianchi con spolverino/caftano di chiffon della danese Annette Freifeldt. Se proprio devo fare un appunto, avrei evitato lo smalto rosa Barbie; un insieme un po’ teutonico ma convincente, chic.

(Ph: Hanne Juul)

Con Benedikte due dei suoi figli: Gustav e Alexandra. Il primogenito, ora capo della casata Sayn-Wittgenstein-Berleburg, da giovane era bellino, poi si è un po’ imbolsito e come molti suoi connazionali non risplende con il clima mediterraneo. La moglie, Carina di nome e di fatto, è vestita con un abito grazioso ma non entusiasmante; modelli del genere erano una scelta assai frequente per i matrimoni della fine degli anni ’70; ecco, se l’abito fosse vintage sarebbe più interessante. Anche mia madre aveva qualcosa del genere, naturalmente senza le Hangisi di Manolo Blahnik. Boh.

(Ph: Hanne Juul)

Alexandra osa l’abbinamento di colori complementari, il giallo e il viola. L’idea non è male, e il top nemmeno, ma la gonna così rigida e sbrilluccicosa (MIAU by Clara Rothescu) in foto sembra terribile. Idem le scarpe Tabitha Simmons; peccato non si veda bene il pezzo più divertente: la clutch in plexiglass giallo fluo di Zara. Alexandra ha sposato in seconde nozze questo simpatico signore, il Conte Michael Ahlefeldt-Laurvig-Bille, casato tedesco e danese. Il quale evidentemente non ha le idee chiarissime sulla confezione degli abiti da uomo. Sto pensando a quanto spesso notiamo gli abiti di re Frederik: troppo stretti, troppo corti, troppo stretti e corti. Bene, osservando i suoi cugini si capiscono molte cose, se i sarti sono gli stessi stiamo freschi, a questo punto inizio a rivalutare pure Albert de Monaco! Sorry shock.

E arriviamo finalmente ai parenti che conosciamo meglio: gli spagnoli. C’erano Sofía e Irene, zie paterne della sposa, e le due cugine, l’Infanta Elena e l’Infanta Cristina con prole. Da un po’ di tempo mi capita, soprattutto su Instagram, di vedere molte fotografie degli anni sul trono di Sofía, in cui spesso e volentieri la Reina indossa splendidi Valentino. Sono talmente tanti, e talmente belli, che li sto raccogliendo per un post dedicato. Bene, scordateveli, perché da quando ha cambiato ruolo ha mutato anche il suo stile – e questo è comprensibile – semplificando ma anche banalizzando un po’. Grande fan dei pantaloni, li indossa anche in questa occasione, in quel tessuto lucido e pesante che fa tanto matrimonio di provincia. In abbinamento una tunica nello stesso raso a spesse righe opache e lucide, ma decorato da fiori. Non sta male, ma è un po’ quadro antico, quello stile che mio padre chiamava l’anno scorso a Marienbad. Divertente la clutch Jimmy Choo, tranquillamente riusata per la cerimonia e poco convincente in entrambi i casi. Boh. Mi hanno intenerito le scarpine dorate dell’assai sofferente principessa Irene, con un completo verde menta che la rende ancora più delicata e gentile. Chic. Per la Infanta Cristina vale quanto detto per la madre, perché una donna della sua età (e mi permetto di dire col suo fisico, che le consentirebbe ben altro) pensa di indossare quel gonnellone di taffetà verde muffa? Di più, perché ha sentito il bisogno di possedere una cosa del genere? E perché decide di abbinarci una tshirt, che sarebbe stata una scelta molto moderna se fosse stata in semplice seta semplice invece del lamé? Shock. Più interessante la sorella maggiore Elena, i cui austeri lineamenti (ah, il profilo dei Borbone!) la stanno trasformando in una sorta di ritratto di El Greco. Lei, forse perché è stata sposata con Jaime de Marichalar – uomo dotato di gusto raffinato, cultura e amore per la moda – ha negli anni sviluppato uno stile personale, spesso riferito alla Hispanidad, a volte eccessivo ma sicuramente non banale. Qui la mise non si capisce bene – sembra una blusa incrociata bianca su qualcosa di nero, gonna lunga o pantaloni – ma lo scialle flamenco è bello assai. Chic sulla fiducia. Concludiamo in bellezza con la splendida Irene Urdangarin, figlia diciannovenne di Cristina, talmente incantevole da lasciare poco spazio alle chiacchiere. Avrebbe fatto lo stesso effetto col proverbiale sacco di iuta, ma l’abito plissé con scollo all’americana e fantasia finto Pucci le sta bene. Bella e chic.

Prossima fermata, la cerimonia. Stay tuned!

Royal chic shock e boh – Una settimana di mezza primavera

Martedi 14 il principe di Monaco Albert II ha ricevuto all’Eliseo, dalle mani del presidente Macron, l’onorificenza di Commendatore dell’Ordre du mérite agricole, ordine cavalleresco prestigioso, che francamente non so se abbia ancora qualcosa a che fare con l’agricoltura. Però, ripensandoci, credo che allo Château de Marchais, proprietà dei Grimaldi nel nord della Francia, siano associate anche coltivazioni di vario genere, per cui probabilmente l’onorificenza ha più senso di quanto non sembri.

Il sovrano era accompagnato da moglie figli e sorella maggiore, a sua volta insignita della stessa onorificenza alcuni anni fa. Non c’ è una foto a figura intera, ma si può apprezzare lo stesso l’eleganza sicura di Caroline, con soprabito crema su vestitino nero, e borsetta Chanel. Che le vogliamo dire se non chic?

Charlène deve aver frainteso e ha pensato di doversi vestire in stile casual/agricolo con un tailleur pantalone scozzesone, un po’ lumberjack (che poi sarebbe il taglialegna), un po’ Scaramacai (celebre clown televisivo del tempo che fu). Shock. Assai meglio la figlia Gabriella, con un cappottino bianco Dolce e Gabbana molto più vicino allo stile della zia che a quello della madre.

(Ph: Rodrigo Freitas / NTB)

Martedì 14 è anche il primo giorno del viaggio ufficiale in Norvegia di Frederik e Mary di Danimarca, nel ventesimo anniversario del loro matrimonio. Mary sbarca dal vascello reale con cui la coppia ha raggiunto Oslo da Copenaghen (traversata fatta anche da Lady Violet tanti anni fa) nel suo più classico stile bon ton: giacchina color panna Ralph Lauren, gonna fantasia Erdem, borsetta Max Mara e i soliti stiletti Gianvito Rossi. Completa il tutto un fascinator più adatto a un matrimonio; chic ma noiosetta. Ugualmente soporifera la mise di Mette Marit, in abito Fendi color taupe con banda avorio che riprende il cappellone; data l’altezza la principessa pare un po’ un ombrellone. La trovo terribile, shock. Non si può certo parlare di noia con le due signore più agée; la regina Sonja accende la sua mise beige chiaro grazie a un soprabitino color aragosta con ramages e dettagli avorio. A ottantasette anni vorrei essere così. Ma pure a sessantasette. Chic. E come non amare la principessa Astrid che ripropone l’abito Polo Ralph Lauren che le avevamo già visto e apprezzato la settimana scorsa (Royal chic shock e boh – Special edition (parte prima), aggiungendo un cappello boater piazzato sulle ventitré. Irresistibile, l’eleganza del chissene…

Al banchetto di stato accade una cosa particolare: tutte e tre le principali signore scelgono mise che avevano indossato in precedenza, a royal wedding svedesi. La stilista di fiducia Birgit Hallstein ha rimaneggiato l’abito color lavanda con cui Mary aveva partecipato alle nozze tra Carl Philip e Sofia nel 2015. È stato aggiunto dello chiffon a coprire spalle e braccia (scelta strategica, anche se la regina danese mi sembra ancora piuttosto tonica) e il volume della gonna è stato dimezzato. Ma il senso di quell’orlo così corto? Va bene che sotto Mary porta le celeberrime Hangisi di Manolo Blahnik, ma francamente sono perplessa. Sul capo della neosovrana brilla la tiara di perle Poiré, in parure con orecchini e spilla. Non so, non mi convince, boh.

Anche Mette Marit ripropone la mise – o meglio, una parte – indossata al matrimonio di Carl Philip e Sofia: la gonna a fiori di Temperley London, che allora era abbinata a un corpino a mezze maniche rosa, ora è invece indossata con una creazione del brand francese Gunhild Paris, fondato da una stilista norvegese che ha lavorato anche per Dior e Givenchy ma non sembra proprio. Un modello che non esalta il punto vita e si allunga sulla pancia senza però raggiungere l’arricciatura della gonna. Salvo solo, per ovvi motivi, la tiara di ametista; il resto è shock.

Sonja ripropone tale e quale l’incredibile abito arancio con gonna e mantellina plissé indossata alle nozze di Victoria e Daniel di Svezia, il 19 giugno 2010; ora come allora lo ha abbinato alla sontuosissima parure di smeraldi. La adoro, ma questa volta passo, shock.

Il giorno dopo appuntamento col Primo Ministro Jonas Gahr Støre per un pranzo al castello di Akershus. Mary propone il manifesto del suo stile più classico: pencil skirt midi (Emilia Wickstead) che esalta la sua silhouette e blusa color cielo (Jesper Høvring) che illumina il viso. Le scarpe Prada replicano l’incarnato della regina a perfezione, e la clutch, Prada pure lei, non può che adeguarsi. Chic.

Tanta chirurgica perfezione finisce con l’oscurare l’onesto vestitino blu, firmato Oscar de la Renta, di Mette Marit. Ma prenderlo della propria misura pareva brutto? Boh. Chi non si fa oscurare da nessuno è la regina Sonja, con un tailleurino azzurro a bande fosforescenti. Shock, ma pur così abbigliata la sovrana non perde un grammo del suo charme.

C’è stata anche una passeggiata sul fronte del porto di Oslo, che in questi anni ha subito una profonda trasformazione con interventi architettonici ad hoc e l’apertura di istituzioni culturali di rilievo come il nuovo museo Munch o il teatro dell’opera. Très chic la regina Sonja, che da grande appassionata e sostenitrice delle arti appare perfettamente a suo agio sia nell’ambiente, sia col candido insieme pantaloni sportivi camicia di sangallo e sneakers. Non si può dire lo stesso della nuora Mette Marit, ingoffata da ampi (troppo!) pantaloni beige di Sportmax e blusa di Pia Tjelta Studio, brand fondato da un’attrice norvegese che probabilmente è meglio che continui a recitare. Shock.

Deliziosamente impeccabile Mary, che durante queste giornate è stata vista spesso mano nella mano col marito. Per lei ampia gonna blu, una bella camicia bianca che fa sempre la sua figura (Bagutta), ballerine bicolore Chanel, tracolla Chloe e un cappello stile panama (ma di un brand australiano) per ripararsi dal sole del nord. Molto chic, e quanto è carina questa foto?

Concludiamo con due ladies in green.

(Ph: NLImage/Patrick van Emst)

Venerdì 17 Máxima ha festeggiato in privato il cinquantatreesimo compleanno, ma il giorno precedente era stato ricco di impegni. Ne ho scelto uno, la visita a realtà che si occupano della popolazione anziana nella città di Almere. L’abito di viscosa è del solito Natan, e vi confesso che non mi dispiace per niente, nonostante le spiegazzature, anche perché ho una gran simpatia per il color lime e devo dire che a lei sta benissimo. La clutch è di Sophie von Haubsburg, brand italiano – anzi romano – fondato dalla bionda principessa d’Asburgo, coniugata Windisch Graetz, sempre più amato dalle royal ladies. Italiane anche le scarpe, le solite Gianvito 105 di Gianvito Rossi. Chic, e auguri.

Prima di volare in Italia per celebrare gli 80 anni della battaglia di Montecassino la Duchessa di Edimburgo ha partecipato col marito ad una cerimonia nella capitale scozzese. Dì la verità Sophie, hai perso una scommessa, sennò non si spiega come ti sia venuto in mente di farti appioppare da Suzannah London, che tante volte ti ha vestita carina, questo completino anni ’50 pesante come un topper per il letto. Ho visto un’immagine ravvicinata del tessuto, che ha una interessante lavorazione diamantata, ma gonfia la gonna in maniera assurda (e mi taccio sull’orlo). Non mi convincono nemmeno le scarpe nude di Prada, meglio la clutch con catenella, anch’essa di Sophie von Haubsburg, nella stessa tonalità del completo. Se mai c’è stata una mise che porta la persona che la indossa è questa. Shock!

Royal chic shock e boh – Special edition (parte seconda)

“Come giovedì in mezzo alla settimana” diceva mia madre per indicare qualcosa piazzata nel mezzo, e noi scegliamo il giovedì, che sta in mezzo a due domeniche, per la seconda parte della nostra rubrica.

La dedichiamo alla Royal Family, che mercoledì 8 ha ospitato nei giardini di Buckingham Palace il primo dei tradizionali garden party primaverili (il secondo c’è stato ieri). Era presente il re, il che è una buona notizia, e con lui vari membri tutti schierati a sostegno della Firm e del suo boss; così si fa!

Accanto all’elegantissimo marito – adoro il tight grigio nella bella stagione – Queen Camilla non sfigura pur restando nella sua comfort zone con uno dei classici abiti che Fiona Clare crea per lei, questa volta bianco con dettagli neri, un po’ nervature un po’ righe. Bello l’abbinamento col cappello di Philip Treacy, che alterna a sua volte le righe black&white ma orientate in diagonale (ci era già piaciuto l’anno scorso, anche in quel caso era un garden party ma a Holyroodhouse, la residenza reale di Edimburgo Royal chic shock e boh – Luglio, col bene che vi voglio…). Scarpa bicolore Chanel, borsetta bianca Anna Valentine e andrebbe già bene così. Se non fosse che la regina ha deciso di calare un asso.

La favolosa spilla Cullinan V. Che magari per l’occasione è un po’ eccessiva, ma apprezzo la strategia di Camilla per sottolineare e rafforzare il suo ruolo anche attraverso l’uso dei simboli. Brava e chic.

Accanto al re i suoi fratelli, quelli presentabili: la Princess Royal e il Duca di Edimburgo con la sua gentile signora. Anne tira fuori dall’armadio di chissà quale decennio un completino composto da abitino a fiori, con giacca e vezzoso cappellino royal blue – noblesse oblige – che è anche uno dei colori di stagione. Come non amarla? Chic. Non mi convince Sophie, matronale nell’abito rosa confetto che la sua creatrice, Suzannah London, definisce Paris pink. Terribili le calze 800 denari che spuntano dalla lunga gonna. Anche il cappello, il modello Hersilia di Jane Taylor, mi lascia perplessa. Shock.

Mi è piaciuta la Duchessa di Gloucester; credo che la scelta delle scarpe flat sotto il maxidress sia stata dettata da esigenze di comodità: due ore in piedi – il royal garden party inizia alle 16.00 e termina alle 18.00 – girando e socializzando non sono uno scherzo, ma è comunque una scelta di grande tendenza. Interessante l’abbinamento dell’abito color corda col cappello blu tè. Chic.

Restiamo in famiglia ma cambiano continente, perché nello scorso weekend i Duchi di Sussex hanno visitato la Nigeria, per promuovere gli Invictus Games. Debutto nella capitale Abija con una visita alla Lightway Academy per il lancio di un summit sulla salute mentale, frutto di una partnership tra la Archewell Foundation and la Geanco Foundation. Meghan indossa un abito della californiana Heidi Merrick che casualmente, o forse no, si chiama Windsor. Il colore è terribile ma devo dire che a lei sta bene, il modello con la schiena totalmente nuda sarebbe adatto, forse, per un cocktail sulla spiaggia (uno di quelli che Lady Violet evita accuratamente). Naturalmente a patto di accorciarlo di 20 centimetri. Ma l’orlo non era compreso nel prezzo? Shock.

Più tardi la visita al Defence Headquarters, il quartiere generale del Ministro della Difesa (come sapete gli Invictus Games sono dedicati ai reduci). Tailleur pantaloni bianco di Altuzarra, brand fondato negli USA da un giovane stilista cresciuto a Parigi, nato da madre sinomericana e padre francese. In generale non mi fa impazzire, mentre il colore le sta benissimo la linea non altrettanto, ed eviterò di commentare le scarpe, che sono pure Manolo Blahnik, in quello che una volta si chiamava color tané. A questo punto mi resta un dubbio: ma la polsiera floreale? Boh.

Giorno due, partita di pallavolo tra una squadra in rappresentanza di Harry (che ha perso) e una locale. Occasione informale, mise informale, molto stile California/America Latina, della colombiana Johanna Ortiz, che da un po’ di tempo ha attirato l’attenzione di diverse royal ladies. Brutto brutto, una delle cose meno donanti che abbia mai indossato, shock.

(Ph: Andrew Esiebo/Getty Images)

Uno degli aspetti interessanti di questo viaggio, su invito del Ministero della Difesa, è che accanto all’impegno di lui – innanzi tutto per gli Invictus Games, ma anche per la salute mentale – anche lei avesse un’agenda di rilievo. Così il secondo giorno Meghan ha partecipato a un evento di alto profilo: il convegno Women in Leadership con la dottoressa Ngozi Okonjo-Iweala, Direttore Generale della World Trade Organization. Sembra che la duchessa si sia resa conto di aver portato tutti abiti in tonalità neutre che un po’ sparivano davanti alle meravigliose policromie delle signore locali per cui è corsa ai ripari, ed è comparsa con un bell’abito rosso del brand nigeriano Orirè. Lo so, per noi è più adatto a una milonga che a un meeting, e difficilmente Marisa Bellisario l’avrebbe indossato, ma insomma non siamo troppo pignoli. Chic.

Il terzo e ultimo giorno, a Lagos, inizia con una partita di polo (anche in questo caso il team di Harry è stato sconfitto); Meghan insiste con Johanna Ortiz e indossa un abito in viscosa. Totalmente inadatto all’occasione, in un colore che ammazzerebbe chiunque e sartorialmente ridicolo. La peggiore delle sue mise in questo viaggio, strashock.

Molto molto meglio la duchessa in versione etnica; per l’arrivo nella più grande città del Paese Meghan trasforma in una gonna pareo il tessuto tradizionale Aso-Oke ricevuto in dono il giorno prima, e lo abbina a una semplice camicia bianca (Carolina Herrera). Nonostante la stazzonatura della blusa, che fa il paio coi capelli piatti e scompigliati, a me piace. Chic.

(Ph: Kola Sulaimon/Getty Images)

Per l’ultimo atto in terra nigeriana Meghan va sul sicuro riproponendo un abito di Carolina Herrera già indossato (ma nell’occasione non apprezzabile appieno) per l’annuncio della seconda gravidanza. Bellissimo, anche con l’aggiunta della stola tradizionale.

(Ph: Ibrahim Mansur/Anadolu/Getty Images)

Secondo me la migliore delle sue mise durante questo viaggio, talmente chic da distrarre l’attenzione dagli orrendi mocassini del marito. Insomma, quasi.

Last but not least, ancora la Queen Consort, che ieri a St.Paul’s Cathedral ha presenziato con il re alla cerimonia dedicata all’Order of the British Empire, di cui Camilla è Grand Master.

E Camilla cosa fa? Sotto la sontuosità del gran mantello rosso piazza un abitino a fiori (di Fiona Clare) più adatto a un pomeriggio in campagna. Ed è pure floreale, in primavera, groundbreaking! Un grande boh, ma la adoro.

Royal chic shock e boh – Robes de soirée

Accantoniamo per un attimo la Principessa di Galles e il suo dramma – sicuramente ne parleremo ancora – e concediamoci un po’ di frivolezza con la nostra rubrica domenicale, questa volta dedicata agli abiti da sera. Sì perché ieri a Montecarlo c’è stato il Bal de la Rose, e questo ce lo aspettavamo, cui ha partecipato anche Charlène, e questo non ce lo aspettavamo proprio!

(Ph: SBM)

L’ultima sua presenza risale al 2014, dieci anni tondi tondi, poi è scomparsa, convalidando l’ipotesi che lei e la cognata si fossero divise le serate clou del principato: a Caroline il Bal de la Rose a marzo, a lei il Gala de la Croix Rouge in estate. Invece ieri sera la sorpresa; vedremo col tempo come – e se – la situazione evolverà, intanto ciò conferma l’impressione di un lento ma costante ritiro di Caroline, che forse, magari al compimento dei settant’anni, sceglierà definitivamente la vita privata. Christian Louboutin, che ha sostituito il defunto Lagerfeld come direttore artistico, ha scelto il tema Disco, ispirandosi al mitico Studio 54 di New York. Scelta che avrà deliziato il sovrano Albert, in gioventù appassionato frequentatore del locale. Dove non portava certo il papillon rosso stile zio Artemio al cenone di capodanno. Fantastico Louboutin con parruccone stile Ivano&Silvano dei Cugini di campagna; l’abito color caramello è un’autentica chicca vintage. Meravigliosa la superospite, miss Gloria Gaynor, e i suoi gloriosi ottant’anni.

Divertente e azzeccata la principessa consorte, con una tuta di paillettes dorate di Elie Saab, (come la clutch metallica); il modello prevede anche un leggero mantello nello stesso tessuto, e francamente mi piace molto di più. Charlène non l’ha indossato, completando la sua mise con sandali dorati Jimmy Choo e capelli a caschetto a sottolineare gli orecchini di diamanti Griff. L’avrà consigliata il marito dopo essere stato al festival di Sanremo (Le uscite che non ti aspetti), dove probabilmente ha preso ispirazione da Mahmood con la sua tuta gold? Ve lo dico, la mise è sicuramente molto adatta ma non mi convince, non la valorizza adeguatamente ed è un peccato. Boh.

(Ph: @monacomatin)

Le paillettes sono state anche la scelta di Caroline, che ha tirato fuori dall’armadio un abito Lanvin. Bellissimo, un po’ cupo per l’allegria della serata, il suo tono viene sollevato dai favolosi orecchini JAR – la principessa ne ha almeno un altro paio – che dire, a me lei piace praticamente sempre, anche ingrigita e un po’ perplessa. Chic.

(Ph: SBM)

Assenti suo figlio maggiore Andrea Casiraghi e la moglie Tatiana, c’erano gli altri tre. Charlotte, la cui relazione col giovane scrittore Nicolas Mathieu sta scatenando molte chiacchiere e pure qualche critica, è arrivata da sola e ha goduto della compagnia della sorella Alexandra e del di lei fidanzato Ben. Belli trucco e parrucco anni ’60/70, terribile l’abito Chanel Couture Collection. Capisco che lei sia global ambassador e che indossi sempre i capi della maison, ma questo è veramente brutto brutto. Shock. La piccola di casa, Alexandra von Hannover, è sempre più graziosa ed elegante. Pure troppo con quest’abito nero dal grande fiocco rigido, molto stile sixties, poco stile disco, abbinato a borsina (tutto Celine) e orecchini prestati dalla mamma, dell’antica maison viennese Köchert. Sicuramente chic, anche se non particolarmente adatto al tono della serata. Ma forse semplicemente non aveva voglia di mascherarsi.

(Ph: Pierre Villard/SBM)

Se Charlotte è il volto Chanel, la cognata Beatrice è quello Dior. Scortata dal marito bizzarramente in bianco, Bea era in Dior dalla testa ai piedi, dall’abito a frange – più anni ’30 che ’60, ma va bene – alla clutch ai sandali. La tonalità oro pallido secondo me la spegne, i capelli si sono un po’ ammosciati e lui sembra appena arrivato da una giornata a Ibiza, ma insieme non mi dispiacciono. Però neanche mi piacciono davvero, boh.

(Ph: Kongehuset)

Avendo dedicato questo post agli abiti da sera, ampliamo lo sguardo. È un po’ che non parliamo di Mary, praticamente da quando è diventata regina di Danimarca, dieci settimane fa. Invero sembra che abbia rallentato un po’ le sue attività, e che l’upgrade le stia pesando, sempre che il problema sia quello e non la crisi coniugale di cui si continua a parlare con insistenza. L’occasione per tornare a occuparci di lei ce la dà la cena che i neosovrani hanno offerto lunedì scorso al Consiglio di Stato. Mary ha riciclato alla grandissima, tirando fuori dall’armadio un insieme della danese Malene Birger che ha indossato la prima volta nel 2007. La blusa nera non mi fa impazzire ma funziona, funziona molto bene con la gonna a pasticche svolazzanti; e alcuni pezzi della parure di rubini fanno il resto. I capelli raccolti così la intristiscono un po’ rendendola severa, ma sempre chic.

Qualche giorno – anzi sera – dopo, a Washington dove si sono trasferiti, sono stati i cognati di Mary a partecipare a un gala, alla presenza del presidente Biden. Io trovo Marie sempre piuttosto banalotta, e non si smentisce nemmeno in questo caso, ma immagino che non fosse occasione per particolari eccentricità. Anche lei riusa un abito già visto, del brand USA Haute Hippie; solito nero sbrilluccicoso, ma la linea pulita non è male anche se il bordo, che in foto non si vede, è percorso da piumette svolazzanti. In generale, mi piace l’abbinamento con l’orologio sportivo, in questo caso un Rolex. Mi convince? Boh.

Se i Danesi sembrano rallentare, gli Svedesi hanno messo il turbo. Non hanno fatto in tempo i sovrani a rientrare dalla visita ufficiale in Messico, che l’erede al trono Victoria è partita per il Bangladesh con UNDP, il programma dell’ONU per lo sviluppo. Non ci sono state serate di gala, ma qualche cena sì, e devo dire che il guardaroba della futura regina mi ha davvero convinta; alle tenute da lavoro ha alternato abiti graziosi e leggeri, perfetti per affrontare il caldo umido del Paese affacciato sul golfo del Bengala, tenendo anche presente la religione islamica che vi si professa. Una per tutte, ho scelto la mise indossata la prima sera, per la cena ufficiale con il Primo Ministro, che è una donna, Sheikh Hasina.

Abito in seta del brand svedese By Malina; è il modello Meadow, che Victoria ha in molte fantasie diverse. Questa non è una della mie preferite ma tutto l’insieme, con clutch dorata Anya Hindmarch e le classiche Gianvito Rossi in camoscio beige, mi piace assai. Brava, bella e chic.