Royal chic shock e boh – Giugno arcobaleno

L’arrivo dell’estate – non riesco a chiamarla bella stagione, sorry – porta con sé un deciso cambiamento nell’abbigliamento; naturalmente nel peso dei tessuti, ma anche nei colori. Abbonda il bianco, ma anche chi non è abbronzato osa tonalità più accese e brillanti, e questa volta abbiamo coperto l’intero spettro.

ROSSO

(Ph: Ludovic Marin/Getty Images)

Amato in tutte le stagioni e molto usato dalle royal ladies per il diplomatic dressing, visto che compare sulla maggioranza delle bandiere, in questi giorni è stato assai gettonato. Nel fine settimana del 7 e 8 i Macron hanno compiuto una visita ufficiale a Monaco; e quella che sembra una notizia trascurabile ha invece il suo peso, dato che i rapporti con la Francia sono fondamentali per l’esistenza stessa del Principato. Per dirne una, “nel 1999, Monaco ha ottenuto il diritto di coniare monete in euro recanti lo stemma del Principato, coniate dalla Zecca di Parigi. Nel 2001, è stata firmata una convenzione monetaria tra la Francia (per conto della Commissione Europea) e Monaco, per l’introduzione dell’euro nel Principato” (fonte: https://www.diplomatie.gouv.fr/fr/dossiers-pays/monaco/relations-bilaterales). Rosso sceglie Charlène per la serata di gala: un abito girocollo, smanicato, con vita allungata, da cui partono pannelli di un tessuto leggero e morbido. Ignoto il creatore, probabilmente francese; famosi i sontuosi orecchini di brillanti firmati Graff, la cui opulenza è messa in risalto dalla linea semplice del vestito, chic. Onorati i colori della bandiera monegasca grazie alla scelta di Brigitte Macron in total white Dior. Certo, di cape dress ne abbiamo visti tanti, ma questo si distingue per il modello perfetto, quasi una scultura. E lasciatemi lodare la scelta di Brigitte che, partendo da una condizione di meno – meno giovane, meno alta – pareggia, e secondo me vince la gara, con una mise che è veramente più. Superchic.

(Ph: Patrick van Katwijk/Getty Images)

I sovrani olandesi sono stati in visita ufficiale nella Repubblica Ceca, e Máxima non si è smentita. Per la cena di gala nel palazzo presidenziale di Praga ha abbinato i rubini della tiara Mellerio, con i suoi orecchini, all’abito monospalla di uno dei suoi couturier preferiti, Jan Taminiau. So che molti non amano questo modello, ma trovo che sia disegnato perfettamente per valorizzare la silhouette della regina. E si sa, se cerchiamo l’understatement non lo troveremo nei Paesi Bassi. Chic. Simpatico il contraltare offerto dalla signora Eva Pavlovà, consorte del presidente ceco Petr Pavel, col suo vestitino azzurro, che non sembra affatto impressionata dalla sua ospite.

La serena bellezza di Mary di Danimarca è esaltata dal rosso, colore che sceglie spesso. La scorsa settimana i sovrani danesi, accompagnati dalla figlia minore Josephine, hanno visitato le isole Færøer, che pur essendo autonome fanno parte del Regno di Danimarca. Prima di tornare a Copenaghen Frederik e Mary hanno offerto un ricevimento a bordo del vascello reale. La regina è andata sul sicuro scegliendo l’abito rosso di Raquel Diniz che ha indossato spesso (News – visita di stato francese in Danimarca). Questa occasione mi sembra più adatta di altre per quel modello, mi ricorda gli abiti da pomeriggio indossati da mia madre, e naturalmente apprezzo molto il continuo riuso, quindi chic.

ARANCIONE

(Ph: @MonarchieBe)

Mathilde dei Belgi deve amare molto l’arancione, lo indossa spesso e le dona molto. Lo ha scelto anche martedì 10 per la visita alle nuove sale, dedicate all’Art nouveau et all’Art déco, dei Musées royaux d’Art et d’Histoire, indossando una mise già vista. Un completo creato da Natan e composto da pantaloni e blusa con orlo asimmetrico. Molti i commenti sarcastici, incentrati sull’effetto “detenuto a Guantanamo”; personalmente trovo che ci sia qualcosa di peggio.

(Ph: @MonarchieBe)

Il fitting della blusa, che tira al giromanica e fa difetto sul seno (e sembra pure scomoda). La domanda come sempre è: ma come può una creazione couture, cioè fatta su misura, presentare questi difetti? E se il corpo cambia, com’è naturale, non si può intervenire sugli abiti? Boh.

GIALLO

(Ph: Jonas Ekströmer/TT)

Il 13 giugno 2015 il principe Carl Philip di Svezia sposava il suo grande amore Sofia Hellqvist. Venerdì 13 la coppia ha festeggiato il decimo anniversario di un matrimonio che sembra andare a gonfie vele battezzando la piccola Ines, unica femmina nata dopo tre maschi. Sofia ha scelto il giallo limone per l’abito in chiffon dello stilista svedese Lars Wallin.

L’idea di un colore brillante per un battesimo, al posto delle classiche tinte pastello, non mi dispiace, ma la realizzazione no. In particolare le balze della gonna hanno qualcosa di poco armonico, e penso di aver capito perché. Il modello si ispira (se non è esattamente lo stesso) a un abito da sera dello stesso stilista che Sofia ha indossato qualche anno fa.

(Ph: Instagram @larswallinofficial)

La gonna così composta ha un tocco flamenco che non mi dispiace, ma accorciandola non funziona più. Sofia ha abbinato un cerchietto che messo tra i capelli mossi faceva solo confusione, e le sue famose Louboutin gialle, modello Duvette Spikes 100, ma i tacchi alti per un abito di quella lunghezza (e con un bebè in braccio) francamente li lascerei nella scarpiera.

(Ph: Claudio Bresciani / TT)

Tanti auguri alla piccola, alla mamma e a tutta la famigliola, ma shock.

VERDE

(Ph: The Royal Family)

Lasciamo Sofia e raggiungiamo Sophie, impegnata sabato nel Trooping the Colour in onore di King Charles III. La Duchessa di Edimburgo è arrivata sulla “carrozza cognati”, in compagnia di Tim Laurence, marito della Princess Royal: entrambi i loro coniugi erano a cavallo insieme col Principe di Galles, mentre il re ha preferito un più confortevole landò. Attente al colore della mise di Sophie, il verde bosco: non è particolarmente estivo ma nei prossimi mesi sarà di gran moda. L’abito di Beulah London in crepe di lana (!) è caratterizzato dallo scollo a V e dalle ampie (molto ampie) maniche. La linea è quella stile anni ’50, che la duchessa predilige, ma che richiede un minimo di cautela per non rischiare di sembrare più agée, cosa che questa volta è accaduta a Sophie, complice anche il pillbox col fioccone (il modello Roma di Jane Taylor) che non ringiovanisce l’insieme.

(Ph: Getty Images)

Neppure il colore la aiuta, l’avrà scelto per armonizzarsi con la fascia dell’Antichissimo e Nobilissimo Ordine del Cardo, il più antico di Scozia, indossato dal marito? Boh.

(Ph: Jim Bennett)

Però diciamo una cosa, nonostante il look da prozia, una prozia come lei è unica. Lo pensiamo noi, e sono certa lo pensi anche Louis.

Verde oliva per Máxima, impegnata mercoledì ad Amsterdam nel Global Summit del Consumer Goods Forum. Colore non facile, a me starebbe malissimo ma lei lo porta bene. Non capisco se sia una tuta o un due pezzi, ma questa volta Natan mi ha convinta: mise molto adatta sia all’occasione sia alla signora che la indossa. Piccola nota a margine: quando Gianvito Rossi ha disegnato la sue décolletée classiche, fantasiosamente chiamate Gianvito, ha compiuto un passo fondamentale per il suo successo: sono le più amate dalle royal ladies, che ne possiedono in quantità industriale in ogni sfumatura e le indossano spesso. Quelle che ha completano la mise della regina olandese in questa occasione sono di camoscio lime. Tutta la mia invidia, e sicuramente chic.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

Martedì 10 e mercoledì 11 il Presidente Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, ha compiuto una visita ufficiale in Lussemburgo. Per La cena di gala la futura granduchessa Stéphanie – immagino in omaggio alla nostra bandiera – ha indossato un abito verde, più scuro di quello che campeggia sul tricolore ma nella tonalità che impazzerà in autunno. La prima cosa a colpirmi di questa creazione (Natan) è la lunghezza, che incomprensibilmente si ferma a dieci centimetri da terra. Ho anche pensato che fosse un prestito della suocera (accade con una certa frequenza) e la differenza di altezza tra le due avesse fatto il resto,

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

Invece sembra sia nuovo, per cui permane il mistero. Il modello ha uno scollo all’americana, di cui solitamente si apprezza il rigore geometrico, qui compromesso dall’aggiunta di quelle maniche che lo trasforma in un infelice cape dress; senza infamia e senza lode le scarpine LK Bennett, di un verde leggermente diverso. Shock. Quanto alle due prime dame, mesta e spettinata Laura Mattarella con una blusa nera dalle maniche a kimono su gonna bianco ottico che spara un po’; più divertente Maria Teresa infagottata in abito dalla forma indefinibile (Jean-Paul Knott), migliorato dalla bella collana. Un grande, enorme boh.

AZZURRO

Eccoci finalmente alla mise, e al personaggio, che molti di voi aspettavano: la Principessa di Galles al Trooping the Colour. Con una premessa: Lady Violet non ama l’azzurro, ma ciò che veramente detesta è la gamma dall’acquamarina al turchese e ritorno – comprese le omonime gemme – con un’avversione insanabile per il tremenderrimo tiffany, accettabile solo sulle scatole della famosa gioielleria. Immaginate come ci sono rimasta quando sabato ho visto Catherine. Recuperata l’equidistanza del cronista, andiamo ad esaminare la mise. Diciamo subito che Catherine era splendente, e questo è ciò che conta, soprattutto dopo i recenti trascorsi. La sua scelta per l’occasione è caduta su una creazione di Catherine Walker: un pardessus azzurro (che a seconda della luce sembra più turchese o più acquamarina) su un abito dello stesso colore. Il punto saliente del modello – chiaramente ispirato agli anni ’80 – sono i dettagli bianchi scelti per colletto, rever, polsi, i profili delle tasche e quelli interni. In molti hanno trovato delle somiglianze con un paio di mise con lo stesso abbinamento di colori indossate da Diana. Direi che più che a qualcosa indossata da lei, mi dà l’idea di un capo che avrebbe potuto indossare. Naturalmente lontano dall’artefice della sua svolta glam, Gianni Versace, che sicuramente glielo avrebbe fatto lasciare sull’attaccapanni all’ingresso. Non mi piace, e per fortuna la principessa non ha coordinato anche le scarpe, preferendo un paio di Gianvito Rossi (sì, anche lei) in un camoscio di una tonalità simile al suo incarnato.

Quello che fa la differenza secondo me è il cappello di Juliette Botteril: un modello non particolarmente originale, ma nello stesso colore dell’abito, che così saturo dona particolarmente e incornicia bene il suo bel viso. E ha il pregio di creare delle ombre che smorzano quel bianco abbacinante. Accanto a lei la deliziosa Charlotte, infilata in un abitino tristanzuolo coordinato a mammà. Insomma, bellissime entrambe, bellissimo vedere Catherine risanata e così splendente, ma la mise è veramente un grande, immenso boh.

(Ph: Eric Mathon/Princier Palace)

Inserimento al volo, mentre stavo chiudendo il pezzo. Ieri sera a Montecarlo si è chiuso il Festival della televisione: Charlène è arrivata al braccio del marito, con un abito celeste ghiaccio, creato probabilmente da Vuitton, con scollo all’americana da cui partono due bande che circondano i gomiti. Mi ha molto perplessa, e non perché evidenzia le notevoli spalle della principessa, anzi. Poi ho capito: lo trovo, scusate il termine forte, piuttosto osceno.

Probabilmente perché lascia scoperto il punto dell’ascella, che è un luogo privatissimo. E in movimento il tessuto così chiaro rivela dettagli del corpo in modo per me eccessivo. Che vi devo dire, sono antica! Aspetto il vostro parere, per me è letteralmente shock.

BLU

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

I Mattarella ricevuti dai Granduchi al loro arrivo in Lussemburgo, martedì 10. Quando una di voi mi ha inviato la foto ho pensato che avessero indetto le olimpiadi della geometria, oltre a quelle della matematica. Senza infierire, intanto mi chiedo chi sia il creatore di quella giacca/poncho romboidale. Poi vorrei fare un’osservazione: per indossare modelli così particolari, sempre che sia proprio necessario, non basta il fisico, che Laura Mattarella avrebbe pure, essendo alta e sottile, ma una certa personalità. Una delle prime indicazioni che si danno alle indossatrici è di sentire l’abito che indossano, per poterlo interpretare. La mia impressione è che la First Daughter si sia ritrovata a dover sostenere un ruolo che probabilmente non si aspettava, e ancor meno le interessa. Lo esercita con la signorilità che le è propria, va bene così e non c’è bisogno degli effetti speciali. Shock. Le fa da contraltare Maria Teresa, con una corta cappa azzurro chiaro (Natan) e pantaloni blu con una gamba più corta dell’altra. Mi piace solo la spilla fiore di Iradj Moini con i leggeri petali di ametista. Shock pure lei.

Ph: James Whatling)

Martedì 17, primo giorno alle corse di Ascotal cospetto dei sovrani e della Royal Family nella sua forma, diciamo così, allargata, data la presenza di Sarah, già Duchessa di York. Simpatica, positiva, coraggiosa – e mi riferisco ai recenti problemi di salute che ha sofferto anche lei – adorata dalle figlie, non particolarmente stilosa diciamo così. Si butta sul total blue scegliendo una giacca di pizzo indossata su un abito più scuro – lo sapete sì, che non esistono due blu uguali a meno che non nascano insieme? – troppo corto, che termina con un orlo a fazzoletto. Le ho sempre invidiato le caviglie, sempre sottili e nervose nonostante gravidanze, aumenti di peso e temperature torride. Le gambe un po’ meno, non valorizzate da quel tipo di lunghezza che mi sembra pure poco confortevole, rischiosa ad ogni seduta e a ogni colpo di vento. Diciamo che facendo la media tra il suo abito e quello della figlia Beatrice vengono fuori due orli accettabili. Eccessiva la veletta del pillbox, sprecata la borsa Chanel. Shock, e così abbiamo sfatato il mito che il blu sia sinonimo di eleganza.

VIOLA

Torniamo al battesimo della piccola Ines di Svezia, cui ha partecipato tutta la famiglia, compresa la zia Madeleine col marito Chris O’Neill e i tre figli Leonore, Nicolas e Adrienne. La principessa ha scelto un abito di Safiyaa, maison londinese gettonatissima tra le royal ladies soprattutto per i suoi cape dress. Quello di Madeleine è il modello Loura in crêpe, che è definito abito ma sembra un due pezzi, caratterizzato dalla fascia orizzontale che copre le braccia sostituendo le maniche. In un bel lilla, definito “lupine” dal fiore del lupino, che è violaceo. Se vi piace, ora è in saldo su MyTeresa https://www.mytheresa.com/it/it/donna/safiyaa-abito-midi-loura-in-crepe-con-peplum-viola-p00994910

Completano la mise un cerchietto con veletta, un paio di Manolo Blahnik in camoscio nude, e la clutch Knot di Bottega Veneta, altro oggetto popolarissimo tra le teste coronate (infatti la portava anche la sorella Victoria, in un altro colore). A me piace, e non solo per il colore. Certo per noi è un po’ overdressed, ma considerate che le signore svedesi portavano anche la spilla del reale ordine di famiglia, e i signori erano in alta uniforme o in tight. Chic.

E voi, qual è il vostro colore preferito? Qualunque sia, viva sempre l’arcobaleno!

Royal chic shock e boh – Special papal edition (parte seconda)

ASSOLUTAMENTE BOH

Il primo boh è più di metodo che di merito e nasce dall’osservazione delle mise scelte dalle signore presenti non come mogli di, ma per il ruolo politico che esercitano direttamente. Le più importanti, almeno per noi – la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni – erano vestite in maniera simile: capo scoperto e completo pantaloni nero. In pratica erano vestite da uomo. Sulle donne di potere che preferiscono abiti più o meno maschili si potrebbe scrivere un libro, e forse un giorno Lady Violet scriverà se non libro almeno un post, intanto osserviamo nel dettaglio le due signore.

Ursula von der Leyen non è cattolica ma è baronessa, dovrebbe quindi sapere che i bottoni dorati sono troppo chiassosi per un funerale. E francamente avrei anche evitato il giacchino corto in favore di una giacca più lunga e strutturata, così mi fa pensare a un ballerino di tango, tacchetti compresi. A meno che non volesse omaggiare le origini argentine del Papa defunto.

Meglio il completo scelto da Giorgia Meloni: bella la giacca, non male i pantaloni, a palazzo ma non ampi come quelli che indossa spesso e più che un palazzo ricordano il Colosseo, e non donano alla sua figura minuta. Cui non donano neppure le calze color cipria che si ostina a indossare: in generale creano uno stacco cromatico e non la slanciano, in questa occasione sono sbagliate e stop. Devo però rimarcare che qui non sono tanto le calze il problema, quanto la presenza della signora Patrizia Scurti, segretaria particola della presidente, che segue come un’ombra anche dove non dovrebbe, tipo il parterre dedicato alle autorità in rappresentanza dei Paesi. Che, vale la pena ricordarlo, spetta a chi rappresenta il proprio Paese, non chi ha un ruolo professionale anche se di assoluto prestigio.

Restando in ambito politico, lui è stato senz’altro uno dei protagonisti della giornata (e di un paio di fotografie di rara potenza). Dal febbraio 2022 il presidente ucraino Volodymyr Zelensky indossa tenute di sapore di militare, per ricordare a tutti che il suo Paese è in guerra. Molti approvano, molti altri no; personalmente approvo lo sforzo di vestirsi di nero, sforzo che vari signori, di ben altre condizioni, non hanno fatto. Corretta la consorte Olena, seduta alla sua destra.

(Ph: Filippo Monteforte/Getty Images)

E veniamo a chi, pur non avendo problemi di guardaroba, ha preferito il blu. Che non è un errore in senso stretto, in quanto agli uomini era richiesto abito nero o scurissimo, che vuol dire grigio (scelta migliore, dopo il nero), o appunto il blu. Che però sotto la luce diretta del sole spesso vira in tonalità più accese. Ora, siccome non parliamo di persone che hanno un solo abito scuro, non capisco questa riluttanza. William di Galles è recidivo, non è la prima volta che si presenta in blu invece che in nero; anzi, penso che un abito nero non ce l’abbia proprio. Non capisco, e non mi adeguo.

Però questa foto con lui che saluta Giorgia, i raggi del sole che si riflettono sulla sua ampia fronte, è assai simpatica.

(Ph: Instagram @queenrania)

I sovrani di Giordania in questa occasione mi sembrano quegli studenti intelligenti che non si impegnano. Lui è un altro dei blue brothers, lei indossa correttamente il nero e il capo velato, ma sceglie una mise un po’ così, a partire dal giubbotto di Alaïa, non particolarmente adatto all’occasione, abbinato a una bella gonna a trapezio Dior, in mano la borsa Gabrielle di Moynat

(Ph: Vandeville Eric/ABACA /ipa-agency.net)

Scivola poi sulle calze nude e sulle scarpe Christian Loubutin, il modello Iriza 100 che ha dunque tacchi di 10 centimetri; troppo alti, che non le davano nemmeno un’andatura troppo elegante, come si vede nei video. E a volerla dire tutta hanno pure le suole dipinte di rosso, simbolo della maison; per carità. Insomma, potrebbe impegnarsi di più, e non ho dubbi che lo farà.

(Ph: Getty Images)

Lei le calze le ha nere, e sarebbe impeccabile se non fosse per l’orlo della gonna. La fascinazione di Laura Mattarella per le gonne sopra al ginocchio resta per me un mistero.

ASSOLUTAMENTE SHOCK

(Ph: Raphael Lafargue/ABACA)

Terribile Maria Teresa del Lussemburgo, che è arrivata a capo scoperto (ma ha in mano una mantiglia, per cui penso che durante la cerimonia se la sia messa). A parte la linea dell’abito – che credo sia un soprabito, non le dona affatto e confesso mi ha fatto pensare a un copriteiera – peggiorata dal cinturone Etro, le maniche di chiffon sono assolutamente inadatte, come la caviglia chiara che sbuca dall’orlo. Deludente anche il Granduca, di solito assai chic; lui è uno di quelli che ha indossato l’abito blu, ce ne faremo una ragione. Eviterò di parlare della lunghezza dell’abito sfoggiato dalla signora che li segue, ma come si fa?

Il blu di ogni abito maschile impallidisce davanti a quello scelto dal Presidente USA Donald Trump, aggravato dalla cravatta blu fosforescente (Don, sulla cravatta non si discute, dev’essere nera). Costernato anche il gentiluomo del Papa Mariano Hugo Windisch-Graetz, lui sì veramente impeccabile. Tra loro la First Lady Melania, che è cattolica e quel giorno compiva 55 anni. Una piccola premessa, dato che della signora sicuramente parleremo ancora nei prossimi mesi e per qualche anno. Personalmente la trovo sicuramente bella, piuttosto interessante, spesso ben vestita ma quasi mai davvero elegante. Ha un fisico notevole e un eccellente portamento imparato immagino sulle passerelle del suo passato da modella, ove mai ne avesse calcata una (io non ne ho mai viste, ma magari mi sbaglio). Ha buon gusto, sa cosa le sta bene, e ha la possibilità di acquistarlo. Però la trovo sempre piuttosto artefatta, mai naturale. La trovo insomma enigmatica (aggettivo che mi piace molto) e dotata di allure, ma la classe è altro che portare bene un bell’abito. Tutto ciò premesso, analizziamo la mise di oggi: soprabito doppiopetto Dolce&Gabbana, bellissimo, sobrio anche se più potente che modesto. Piazzata in testa una mantiglia calata sulla fronte, quasi fosse una frangetta; completano la mise delle calze nude talmente leggere da sembrare che non le avesse, e il solito tacco 12(mila).

(Ph: Dan Kitwood/Getty Images)

Ciliegina sulla torta, i guantini di pizzo, che assestano un brutto colpo all’amore di Lady Violet per i guanti.

Il peggio del peggio, altro che shock, ultrashock: le foto fatte col cellulare dalle autorità. Comportamento già assai criticabile nei comuni mortali, assolutamente imperdonabile da chi ha un ruolo di primo piano. Alla fine ci siamo dovuti abituare agli applausi, ma le foto no, dai.

A questo punto non vedo l’ora di scoprire chi sarà il prossimo Pontefice, e di assistere alla sua intronizzazione. Dunque a presto, spero.

Se vi siete persi la prima parte, la trovate qui: Royal chic shock e boh – Special papal edition (parte prima)

Royal chic shock e boh – Robes de soirée

Accantoniamo per un attimo la Principessa di Galles e il suo dramma – sicuramente ne parleremo ancora – e concediamoci un po’ di frivolezza con la nostra rubrica domenicale, questa volta dedicata agli abiti da sera. Sì perché ieri a Montecarlo c’è stato il Bal de la Rose, e questo ce lo aspettavamo, cui ha partecipato anche Charlène, e questo non ce lo aspettavamo proprio!

(Ph: SBM)

L’ultima sua presenza risale al 2014, dieci anni tondi tondi, poi è scomparsa, convalidando l’ipotesi che lei e la cognata si fossero divise le serate clou del principato: a Caroline il Bal de la Rose a marzo, a lei il Gala de la Croix Rouge in estate. Invece ieri sera la sorpresa; vedremo col tempo come – e se – la situazione evolverà, intanto ciò conferma l’impressione di un lento ma costante ritiro di Caroline, che forse, magari al compimento dei settant’anni, sceglierà definitivamente la vita privata. Christian Louboutin, che ha sostituito il defunto Lagerfeld come direttore artistico, ha scelto il tema Disco, ispirandosi al mitico Studio 54 di New York. Scelta che avrà deliziato il sovrano Albert, in gioventù appassionato frequentatore del locale. Dove non portava certo il papillon rosso stile zio Artemio al cenone di capodanno. Fantastico Louboutin con parruccone stile Ivano&Silvano dei Cugini di campagna; l’abito color caramello è un’autentica chicca vintage. Meravigliosa la superospite, miss Gloria Gaynor, e i suoi gloriosi ottant’anni.

Divertente e azzeccata la principessa consorte, con una tuta di paillettes dorate di Elie Saab, (come la clutch metallica); il modello prevede anche un leggero mantello nello stesso tessuto, e francamente mi piace molto di più. Charlène non l’ha indossato, completando la sua mise con sandali dorati Jimmy Choo e capelli a caschetto a sottolineare gli orecchini di diamanti Griff. L’avrà consigliata il marito dopo essere stato al festival di Sanremo (Le uscite che non ti aspetti), dove probabilmente ha preso ispirazione da Mahmood con la sua tuta gold? Ve lo dico, la mise è sicuramente molto adatta ma non mi convince, non la valorizza adeguatamente ed è un peccato. Boh.

(Ph: @monacomatin)

Le paillettes sono state anche la scelta di Caroline, che ha tirato fuori dall’armadio un abito Lanvin. Bellissimo, un po’ cupo per l’allegria della serata, il suo tono viene sollevato dai favolosi orecchini JAR – la principessa ne ha almeno un altro paio – che dire, a me lei piace praticamente sempre, anche ingrigita e un po’ perplessa. Chic.

(Ph: SBM)

Assenti suo figlio maggiore Andrea Casiraghi e la moglie Tatiana, c’erano gli altri tre. Charlotte, la cui relazione col giovane scrittore Nicolas Mathieu sta scatenando molte chiacchiere e pure qualche critica, è arrivata da sola e ha goduto della compagnia della sorella Alexandra e del di lei fidanzato Ben. Belli trucco e parrucco anni ’60/70, terribile l’abito Chanel Couture Collection. Capisco che lei sia global ambassador e che indossi sempre i capi della maison, ma questo è veramente brutto brutto. Shock. La piccola di casa, Alexandra von Hannover, è sempre più graziosa ed elegante. Pure troppo con quest’abito nero dal grande fiocco rigido, molto stile sixties, poco stile disco, abbinato a borsina (tutto Celine) e orecchini prestati dalla mamma, dell’antica maison viennese Köchert. Sicuramente chic, anche se non particolarmente adatto al tono della serata. Ma forse semplicemente non aveva voglia di mascherarsi.

(Ph: Pierre Villard/SBM)

Se Charlotte è il volto Chanel, la cognata Beatrice è quello Dior. Scortata dal marito bizzarramente in bianco, Bea era in Dior dalla testa ai piedi, dall’abito a frange – più anni ’30 che ’60, ma va bene – alla clutch ai sandali. La tonalità oro pallido secondo me la spegne, i capelli si sono un po’ ammosciati e lui sembra appena arrivato da una giornata a Ibiza, ma insieme non mi dispiacciono. Però neanche mi piacciono davvero, boh.

(Ph: Kongehuset)

Avendo dedicato questo post agli abiti da sera, ampliamo lo sguardo. È un po’ che non parliamo di Mary, praticamente da quando è diventata regina di Danimarca, dieci settimane fa. Invero sembra che abbia rallentato un po’ le sue attività, e che l’upgrade le stia pesando, sempre che il problema sia quello e non la crisi coniugale di cui si continua a parlare con insistenza. L’occasione per tornare a occuparci di lei ce la dà la cena che i neosovrani hanno offerto lunedì scorso al Consiglio di Stato. Mary ha riciclato alla grandissima, tirando fuori dall’armadio un insieme della danese Malene Birger che ha indossato la prima volta nel 2007. La blusa nera non mi fa impazzire ma funziona, funziona molto bene con la gonna a pasticche svolazzanti; e alcuni pezzi della parure di rubini fanno il resto. I capelli raccolti così la intristiscono un po’ rendendola severa, ma sempre chic.

Qualche giorno – anzi sera – dopo, a Washington dove si sono trasferiti, sono stati i cognati di Mary a partecipare a un gala, alla presenza del presidente Biden. Io trovo Marie sempre piuttosto banalotta, e non si smentisce nemmeno in questo caso, ma immagino che non fosse occasione per particolari eccentricità. Anche lei riusa un abito già visto, del brand USA Haute Hippie; solito nero sbrilluccicoso, ma la linea pulita non è male anche se il bordo, che in foto non si vede, è percorso da piumette svolazzanti. In generale, mi piace l’abbinamento con l’orologio sportivo, in questo caso un Rolex. Mi convince? Boh.

Se i Danesi sembrano rallentare, gli Svedesi hanno messo il turbo. Non hanno fatto in tempo i sovrani a rientrare dalla visita ufficiale in Messico, che l’erede al trono Victoria è partita per il Bangladesh con UNDP, il programma dell’ONU per lo sviluppo. Non ci sono state serate di gala, ma qualche cena sì, e devo dire che il guardaroba della futura regina mi ha davvero convinta; alle tenute da lavoro ha alternato abiti graziosi e leggeri, perfetti per affrontare il caldo umido del Paese affacciato sul golfo del Bengala, tenendo anche presente la religione islamica che vi si professa. Una per tutte, ho scelto la mise indossata la prima sera, per la cena ufficiale con il Primo Ministro, che è una donna, Sheikh Hasina.

Abito in seta del brand svedese By Malina; è il modello Meadow, che Victoria ha in molte fantasie diverse. Questa non è una della mie preferite ma tutto l’insieme, con clutch dorata Anya Hindmarch e le classiche Gianvito Rossi in camoscio beige, mi piace assai. Brava, bella e chic.

Royal chic shock e boh – Gran finale (parte seconda)

Riprendiamo il discorso dove lo avevamo lasciato, a Stoccolma. Altro appuntamento legato al Nobel la sera di lunedì 11 dicembre – il ricevimento offerto dai sovrani a Palazzo Reale – altro evento di gala in abiti da gran sera e diademi.

(Ph: Svenskdam/TT)

La regina Silvia ripropone la mise indossato dieci anni fa per le nozze della figlia Madeleine. Un abito in organza di seta ricamato con Swarovski, in un colore che a me sembra azzurro ghiaccio, ma all’epoca il Palazzo definì “color giada”, e chi siamo noi per smentirli? Forse a distorcere un po’ la percezione del colore contribuisce anche la sciarpa, indubbiamente azzurra, la cui utilità francamente mi sfugge, in compenso l’abito mi convince assai. La fresca ottantenne Silvia mantiene una splendida silhouette, che viene messa in risalto più dai modelli lineari che da quelli con un volume più ampio. Gli zaffiri (e i diamanti) della parure Leuchtenberg, dono di nozze – forse da parte di Napoleone – ad Augusta di Baviera che nel 1806 andò in sposa a Eugène de Beauharnais, figlio dell’imperatrice Josephine e dunque figliastro dell’Imperatore, distraggono l’attenzione anche dalla dimenticabilissima minaudière a forma di conchiglia. Chic.

(Ph: Svenskdam/TT)

La Principessa Ereditaria Victoria sta diventando una delle più fedeli clienti di Camilla Thulin, le cui creazioni mi sembrano spesso interessanti. Per la serata Victoria ripropone una gonna a fiorellini già indossata anni fa, in questo caso abbinata a un corpetto di seta bianca che evoca la linea di una tshirt (spoiler: un supertrend di stagione, ci aspettano mesi pieni di magliette, o di mise che ad esse si ispirano). Mi piace molto, sarebbe perfetto per una serata, ma mi viene il dubbio che sia un po’ poco formale per un evento del genere, anche se la tiara Connaught, importante ma leggera grazie al disegno di archi, mi sembra ben abbinata. Chic, ma anche boh.

Non sarebbe male se l’anno nuovo ci portasse delle nuove scelte di stile da parte di alcune royal ladies tra cui Sofia, che come sapete spesso mi convince poco. Invece il 2023 per lei finisce non dico in trionfo, ma quasi; se già non mi era dispiaciuto l’abito nero indossato alla consegna dei premi Nobel, approvo incondizionatamente questo sfoggiato la sera seguente. La stilista Ida Lanto nel 2017 aveva creato per la principessa un abito in raso pesante rosso amaranto, con scollatura quadrata e spalline; lo ha poi rimaneggiato su richiesta della proprietaria, e l’effetto è molto migliorato: più elegante – e donante – la scollatura, più bella la linea della gonna. Anche la clutch è rimasta la stessa: è la Vanite di Christian Louboutin in versione silver. Brava Sofia, chic.

(Ph: Rune Hellestad/Getty Images)

Un Nobel, quello per la pace, viene consegnato in Norvegia; quest’anno l’ha vinto la cinquantunenne attivista iraniana Narges Mohammadi. Il premio è stato ritirato dai suoi due figli, i gemelli Ali e Kiana Rahmani, dato che la vincitrice è in prigione in Iran dal 2016. Consentitemi di astenermi sulla bizzarra mise della giovanissima Kiama, in compenso trovo la regina Sonja elegante as usual: gonna in seta dallo scioccante fucsia prudentemente smorzato dal corpino in velluto bordeaux (ve l’ho detto che è il colore più in voga del momento?). Molto bella anche la grande spilla; poi che vi devo dire, io la amo sempre, 86 anni di sereno splendore. Chic. La futura regina consorte Mette-Marit ha un senso dello stile tutto suo. Per la serata ha scelto un abito alla caviglia di autore sconosciuto, a righe orizzontali, abbinato a una clutch in seta rosa di Prada e scarpe Manolo Blahnik. In alcune foto la sua mise sembra bellissima, in altre così così; tutto l’insieme è un po’ boh, ma questa donna ha qualcosa di incantevole.

(Ph: RVD)

Tra i più dinamici nella fase finale del 2023 c’è senz’altro il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, che accompagnato dalla consorte Kim Keon Hee dal 21 al 23 novembre ha compiuto una visita di stato nel Regno Unito; poi è tornato in Europa il 12 e 13 dicembre per un’altra visita di stato, questa volta in Olanda (e per completezza di informazione, dal 7 al 9 novembre aveva ricevuto a Seul il presidente Mattarella). Per lo state banquet Regina la Máxima accoglie gli ospiti nel palazzo reale di Amsterdam con una una mise già vista: abito bordeaux dello stilista greco Christos Costarellos indossato durante una visita in Grecia (Royal chic shock e boh – Domenica 6 novembre). L’abito secondo me è bellissimo, a fasce alternate di pizzo e velluto in seta (ce lo ha pure Mathilde, in una tonalità ottanio; sempre bello, ma mi piace meno). Allora avevo contestato alla regina olandese di essere overdressed, con un abito importante e la sontuosa tiara Mellerio, mentre i signori erano in abito grigio. Questa volta con la stessa identica mise è perfetta, perfino con l’aggiunta della fascia rosa dell’Ordine al merito del servizio diplomatico, appena ricevuto dal presidente sudcoreano. Chic. Terrificante la first lady sembra una di quelle bambole orientali dall’espressione crudele tra l’abito rigido, i capelli che sembrano plastificati e addirittura i guanti neri. Shock.

Concludiamo con il Principato di Monaco, dove Charlène sembra aver ripreso il suo posto, e partecipa spesso e volentieri ad eventi di ogni tipo. La sera di venerdì 8 dicembre è stata la madrina del Bal de Noel, organizzato nella Salle Empire, all’Hôtel de Paris, nel corso del quale grazie a un’asta organizzata da Sotheby’s sono stati raccolti fondi per la Fondazione della principessa. Che è apparsa di buon umore in una classica mise da feste di fine anno: un abito dalla linea semplice, tutto tempestato di paillettes color platino, di DidierAngelo. La maison, composta da due stilisti – l’italo svizzero Didier e l’italospagnolo Angelo – sta crescendo nel gradimento della Princesse, che ad essa si è rivolta anche per l’abito di velluto color senape che compare sul biglietto di auguri di quest’anno (Le foto del giorno – Natale è ormai vicino). Sotto l’abito si intravvedono le Ascent 85 di Gianvito Rossi. Non particolarmente originale, ma chic.

L’anno si chiude con il discorso di auguri di Albert II, penalizzato come tutti i discorsi di capodanno dalla notizia bomba arrivata da Copenaghen. Accanto al Principe regnante, in impiegatizio vestito blu da giorno, c’è la sua consorte, in abito da sera e orecchini chandelier (io questi bizzarri abbinamenti non li capirò mai, ma è un problema mio). Anche Charlène, come Mary e Mathilde: Royal chic shock e boh – Gran finale (parte prima) sceglie il velluto bordeaux, nel suo caso Ralph Lauren. Bello, col suo fisico statuario porta sicuramente bene questi modelli, e alla fine ha detto pure sette parole, in tre lingue diverse! Ci starà diventando poliglotta? Chic e godetevi il video https://www.youtube.com/watch?v=NDhblnyRjXk

(Ph: Axel Bastello/Palais princier)

Questo è quanto, ma fatemi finire con la principessa per cui ho un debole da quando ero ragazzina, una delle due o tre signore che mi hanno fatto innamorare del mondo royal. Ormai compare poco perciò, anche se il suo non è esattamente un abito da gran sera, chiedo a lei di chiudere la nostra rassegna. Accompagnata dal fratello, la sera del 16 dicembre Caroline de Monaco ha partecipato alla première del celeberrimo musical The Phantom of the Opera », all’Opéra de Monte-Carlo con indosso un abito in velluto blu a ricami d’argento del brand londinese Seren. Somiglierà pure a una vestaglia, come ha detto qualcuno, ma io la trovo sublime. Come mi accade da quasi cinquant’anni.

Salutiamo definitivamente il 2023, pronti per tutte le novità che ci aspettano. Caro 2024, trattaci bene e non ci deludere!

Le foto del giorno – Monaco in festa

Il 19 novembre, come ogni anno dal 1949, si celebra la festa del Principato di Monaco, nel giorno dell’onomastico del sovrano. Qualcuno potrebbe obiettare che sant’Alberto Magno si festeggia sì a novembre, ma il 15; la verità è che salito al trono Albert II ha preferito mantenere la tradizione come estremo omaggio al padre, e dunque la fête nationale continua ad essere celebrata il 19, giorno di San Ranieri di Pisa e della dinastia Grimaldi, che lo onora appunto in questa data. Conclusa la premessa dedicata al calendario passiamo alla cronaca. La giornata inizia alle 9.30 con il Te Deum nella cattedrale di Notre-Dame-Immaculée, ed è l’occasione per godersi la famille princière in parata.

Charlène sceglie il total color in un bel rosso quasi-Natale: abito, cappotto a redingote, cappellino Stephen Jones e stivali di camoscio Manolo Blahnik. Che ne penso? Ve lo dico prendendola alla larga. Una volta mi spiegarono che tra gli attori esiste una caratteristica che prescinde da bravura età fascino e persino provenienza geografica, ed è la dote innata di indossare bene i costumi di altre epoche. Esempio: il neozelandese Russel Crowe, almeno ai tempi d’oro, risultava credibile vestito da antico romano (Il Gladiatore) in abiti medioevali (Robin Hood) e pure settecenteschi (Master & Commander). Invece l’europeo, colto e raffinato Hugh Grant in Ragione e sentimento sembrava mascherato. Tutto ciò per dire che ecco, a me Charlène molte volte sembra mascherata. Tipo questa. L’ispirazione sarà il new look Dior degli anni Cinquanta? La suocera, incantevole in pizzo rosso nel Delitto perfetto? Qualunque cosa sia non mi convince. Nonostante la Princesse sia una bella donna dotata un fisico che le permetterebbe modelli e volumi anche importanti mi sembra molto spesso che siano le sue mise a portare lei.

Terribile l’accoppiata con la figlia Gabriella, bimba adorabile di neanche 9 anni combinata come la madre ma in blu, compreso il cappellino piazzato sulla capoccetta; terribilissime le scarpette col tacchetto, con l’aggravante di essere delle Louboutin. A tanta rossa abbondanza rispondono le due cognate in stile mezzo lutto: noiosamente perfetta Caroline in Chanel nero con cappello bianco, chic senza troppi sforzi (e senza grande impegno), mentre la sorella Stéphanie opta per un cappottino damascato grigio, confermando il suo stile ultraminimal: né cappelli né tacchi, e occhialetti da Harry Potter.

(Ph: Olivier Huitel/IPA-AGENCY.NET)

Lasciata la cattedrale, la seconda parte della solenne cerimonia si svolge nella corte del palais princier, con nipoti cugini (e pure cognati) del sovrano schierati. Si parte da sinistra con figli e nuora di Stéphanie: la figlia minore Camille Gottlieb, un po’ quadro antico con cappotto grigio e cappellino nero; segue la secondogenita Pauline Ducruet, che lavora nella moda e un po’ si capisce; il cappotto over bianco si vede poco, ma da quel poco non sembra male. Anche lei in bianco, precede il marito Luis, figlio maggiore della principessa, la neomamma Marie, che non lavora nella moda e direi che anche qui si vede. Ma benedetta ragazza dove l’hai rimediato quel coso?

Segue il ramo Caroline; ecco la figlia minore Alexandra von Hannover, in nero Celine con gambe abbondantemente scoperte e inguainate in calze velate, come se andasse a un party e non a una sobria festa nazionale. Dopo di lei Beatrice Borromeo in Casiraghi, in velluto bordeaux (uno dei colori più di tendenza nei prossimi mesi) firmato Dior, tradita dal cappello più tegame che colbacco; dopo il marito Pierre c’è la di lui sorella Charlotte, senza il marito Dimitri Rassam ma con i due figli, e un tailleur Chanel un po’ miserello, soprattutto nella lunghezza. Unica a spiccare in questa uniformità di tinte Tatiana santo Domingo, moglie del primogenito di Caroline Andrea Casiraghi, che chiude la fila. Anche Tatiana lavora nella moda, e nel suo caso si vede bene: il suo completo Emilia Wickstead, composto da abito senza maniche e giacca doppio petto in una tipologia di tartan detto Tattersall è quello che a me è piaciuto di più.

(Ph: Olivier Huitel/IPA-AGENCY.NET)

Pensavo di dedicare alle mise di questa giornata il nostro Royal chic shock e boh, ma alla fine ci ho ripensato, speriamo nell’anno prossimo! Intanto gira voce che Alexandre, il figlio ventenne di Albert nato da una sua relazione con Nicole Coste, vorrebbe lavorare col padre per riportare il principato agli splendori dell’età doro di nonna Grace. Da fare ce n’è. Parecchio.

Royal chic shock e boh – Cinquanta di questi giorni (parte seconda)

…e venne il gala dinner, con la sontuosità degli abiti e lo splendore dei gioielli. E pure l’inevitabile gaffe, che stavolta avrebbe potuto essere evitata.

(Ph: Ingemar Lindevall/Kungl. Hovstaterna)

Nella foto ricordo in piedi da sinistra Haakon, principe ereditario di Norvegia, solo soletto (la moglie Mette-Marit, affetta da fibrosi polmonare, ha dovuto fermarsi un paio di settimane per riposare), poi Daniel e Victoria di Svezia, lei principessa ereditaria e lui il suo consorte, il Presidente finlandese Sauli Väinämö Niinistö, Margrethe II di Danimarca, Carl XVI Gustaf di Svezia, Harald V di Norvegia, il presidente islandese Guðni Th. Jóhannesson e la coppia degli eredi al trono di Danimarca, Frederik e Mary; davanti ai signori sono sedute le rispettive consorti, con Silvia di Svezia e Sonja di Norvegia in versione gemelle Kessler, vestite praticamente uguali; che scivolone!

Giallo oro per Silvia, avrà voluto coordinarsi con collare e galloni del consorte? L’abito di Georg et Arend ha una doppia gonna in seta pesante e un corpino tutto tempestato di pietre. La regina ha in mano una minaudière, che potrebbe anche essere la Melone di Bulgari; in quel caso “oro” si riferirebbe non al colore ma proprio al materiale… Sotto quest’aurea mise la regina piazza delle scarpine verdi; verde pure la stola in seta, che probabilmente dovrebbe servire all’occorrenza a scaldare la sovrana, ma mi pare leggerina. Mettendo da parte quest’insieme così pappagalloso, sul capo di Silvia troneggia – letteralmente – la sontuosissima tiara Braganza, con orecchini altrettanto importanti. Favolosi i gioielli, ma il resto per me è shock.

(Ph: Michael Campanella/Getty Images)

Giallo pure per Sonja di Norvegia ma in tonalità canarino, che anche lei ha abbinato col verde, nel suo caso le pietre della notevolissima parure di smeraldi che arriva direttamente dallo scrigno di Josephine, imperatrice dei Francesi e prima moglie di Napoleone. La parure è attualmente composta da quattro pezzi: diadema, collier, spilla più gli orecchini che in origine non facevano parte dell’insieme ma sono stati creati in seguito utilizzando pietre della collana. Curiosamente questa tiara e la Braganza indossata da Silvia hanno identica provenienza: arrivano entrambe dalla stessa sovrana: Josefina di Svezia e Norvegia, che aveva ereditato la prima dalla sorella Amélie, seconda moglie di Pedro de Braganza, imperatore del Brasile, mentre questa da Josephine, che era sua nonna. Tolto lo splendore delle gemme che dire dell’abito? Dato il suo aspetto così tipicamente anni ’80, se è vintage passi, altrimenti boh. Però si potevano mettere d’accordo prima.

(Ph: Jesper Sunesen)

Premessa: ho scelto questa foto di Margrethe II perché tra quelle che ho visto è quella che mostra meglio la mise; la regina scende dal vascello reale dove la delegazione danese ha soggiornato. Anche il suo è un abito già indossato, creato dalla stilista danese Birgitte Thaulow. Bella la seta, corposa ma non rigida, grazioso il disegno a ramages stilizzati, interessante la doppia fusciacca rossa e fucsia, che tra l’altro consente alla fascia dell’ordine del Serafino di appoggiarsi con grazia. Chic, anche senza considerare la trionfale parure di perle e diamanti, a corredo della celeberrima Poiré tiara.

Nata principessa reale è diventata regina, anche se consorte, a soli 18 anni. Ora non lo è più, ma in questa occasione è senz’altro regina di eleganza. Anne-Marie di Grecia arriva al braccio del suo bel cavaliere norvegese con un’altra creazione di Celia Kritharioti, un abito dalla linea pulita in crêpe color amarena; quasi una colonna a sorreggere la favolosa Khedive tiara, un gioiello che mischia lo splendore dei diamanti al fascino della storia (ne parliamo approfonditamente qui: A Royal Calendar – A Greek royal wedding). Nel 1905 un giovanotto svedese appassionato di archeologia si trova al Cairo; si chiama Gustaf Adolf, ed è secondo nella linea di successione al trono. Incontra una famiglia di pari lignaggio: i Duchi di Connaught e Strathearn; madre del duca è la regina Victoria, ma a colpire il giovanotto è la figlia Margaret, sua coetanea. Colpo di fulmine, i due si sposano il 15 giugno di quello stesso anno. Per celebrare l’incontro e la nascita di questo amore all’ombra delle Piramidi, il Khedive d’Egitto invia alla sposa un favoloso diadema a volute di diamanti creato da Cartier. Margaret muore nel 1920 per una infezione durante l’ultima gravidanza; il prezioso gioiello viene ereditato dall’unica femmina, Ingrid, che se lo porta a Copenaghen quando sposa l’erede al trono di Danimarca. Le sue discendenti di sangue si sposano tutte con quella tiara: Anne-Marie e sua figlia Alexia; Margrethe; Benedikte e le figlie Alexandra e Nathalie. Ora appartiene ad Anne-Marie e indossarla in questa occasione ha un particolare significato, dato che Margaret è la nonna che ha in comune col festeggiato, re Carl XVI Gustaf di Svezia. Superchic.

(Ph: Michael Campanella/Getty Images)

La principessa ereditaria Victoria, cui è toccato anche tenere il discorso per il padre – né poteva essere diversamente – per il suo abito sceglie ancora Christer Lindarw. Quando l’ho vista arrivare al braccio del primo ministro Ulf Kristersson ho pensato alla divina Lollo recentemente scomparsa; la storica e inarrivabile fata turchina dello sceneggiato di Comencini, sarebbe impazzita. Ma Lady Violet non è una fata, non le piacciono gli abiti turchini, e lo trova francamente terribile. Non è che lo stilista è stato influenzato dalle sue attività artistico-teatrali? Per fortuna la tiara è la lineare Baden Fringe tiara, dalle linee sottili ed acuminate che danno un po’ di rigore all’insieme. Però non basta, shock.

Restando in famiglia, è una novità la tiara di Sofia. Cioè, non è esattamente una novità essendo la solita Palmette tiara ricevuta come dono di nozze dai suoceri, cui però sono state sostituite le pietre apicali, che in questo caso sono quarzi citrini. Dunque finora oltre agli smeraldi nuziali l’abbiamo vista decorata anche da perle, turchesi, topazi blu, e ora citrini. Immagino le pietre ambrate siano state scelte per armonizzarsi con l’abito giallino di Safiyaa, brand al momento molto amato dalle royal ladies, che a mio avviso dovrebbero scegliere meglio i modelli. Trovo questo, il Bellara, con quelle applicazioni plasticose sulle spalle (si intravvedono pure sullo strascico) di rara bruttezza, e tra l’altro, visto in movimento, costringeva la povera Sofia a muoversi anche piuttosto goffamente; forse troppo stretto lui, o troppo alti i tacchi Louboutin. Strashock.

Quella della famiglia che mi è piaciuta di più è senz’altro Madeleine, in una diversa versione del cape dress a firma Jenny Packham: un abito argento ricamato di cristalli con una cappa che essendo leggerissima aggiunge movimento senza appesantire. Nessuna sorpresa per la tiara che adorna il capo della principessa: la cosiddetta Modern Fringe che indossa molto spesso, incluso il suo matrimonio. È un gioiello privato che non fa parte della fondazione Bernadotte; essendo comparso sulla testa di Silvia negli anni ’80 si pensa che sia un regalo del marito per i dieci anni di matrimonio. Dalla frequenza con cui Madeleine la usa, è probabile che la madre l’abbia donata a lei, forse proprio per le sue nozze con Chris O’Neal. Splendidi gli orecchini. Chic.

Arrivano insieme i consorti di due futuri sovrani, Mary di Danimarca e il birthday boy Daniel di Svezia, che proprio il 15 settembre ha compiuto cinquant’anni. Per lei un abito non solo già indossato ma anche rimaneggiato dal creatore, il danese Lasse Spangenberg. Vi dirò, non mi fa impazzire. Anche Mary sceglie di indossare la sua Wedding tiara, ricevuta in dono dai suoceri per le sue nozze con Frederik. Notevoli gli orecchini con acquamarina, che la principessa sfoggia spesso nelle grandi occasioni; notevolissimo il bracciale di Annikat: due ali di diamanti che abbracciano il polso. Chic i gioielli, boh il vestito.

Per par condicio chiudiamo con il terzo principe ereditario presente, Frederik di Danimarca, che ha dato il braccio a questa signora; è la moglie del primo ministro Ulf Kristersson, si chiama Birgitta Ed, e ovviamente è membro del clero. Io trovo magnifico quest’abito, ma la cosa divertente è che mi sono incuriosita, ho fatto una ricerca e trovato il suo profilo Facebook. Dove lei racconta con un certo humour – almeno quello permesso dal traduttore svedese italiano – della difficoltà che ha spesso nel trovare la mise adatta ad accompagnare il marito pur indossando il clergyman (clergywoman?) o almeno il collarino ecclesiastico. La trovo fantastica, chic in terra e in cielo.

Royal chic shock e boh – Cinquanta di questi giorni (parte prima)

Per celebrare degnamente l’equinozio e l’arrivo dell’autunno, stagione preferita di Lady Violet, ho pensato di dedicarvi un intero weekend con la vostra rubrica preferita. Partiamo con il giubileo d’oro di Re Carlo Gustavo di Svezia che ha movimentato la scorsa settimana; e quando si tratta di Scandinavia, si sa, si para di pomp and circumstances. Chi temeva di rimanere deluso probabilmente si sarà ricreduto: abbiamo avuto di tutto, abiti da giorno, da sera e da gran sera, senza dimenticare i diademi (che vedremo domani).

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Giovedì 14, vigilia dell’anniversario vero e proprio, i festeggiamenti si sono aperti con uno spettacolo nel teatro interno al palazzo reale di Drottningholm, un’autentica meraviglia. In prima fila da sinistra la first lady e il presidente d’Islanda, i sovrani di Norvegia, i padroni di casa, Margrethe di Danimarca, il presidente e la first lady di Finlandia.

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Le royal ladies svedesi si presentano piuttosto coordinate in tonalità rosate di varie intensità, a partire dalla regina Silvia, che per queste giornate si è affidata in toto alla maison tedesca Georg et Arend, con sede a Monaco di Baviera. Per la prima serata la scelta cade su un abito drappeggiato color cipria con quello che sembra un bolerino ricamato con cristalli e perline, probabilmente ispirato dalla carta dei pacchi di Natale. Le scarpe che si intravvedono sono Jimmy Choo, la clutch Judith Leiber. Lei è sempre splendida, ma boh. ,

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

L’erede al trono Victoria osa un abito di chiffon arancione, che in questa foto sembra albicocca ma il creatore definisce corallo. È opera di Christer Lindarw che è stilista, costumista ma anche artista e drag queen, insomma un fantasista stilé, come diceva Sordi. Ora, io lo so che non vi piace il monospalla, lo so che quel fiore, realizzato espressamente da Tim Mårtenson, è enorme e ha pure i pistilli svolazzanti, lo so che si vede – va bene, diciamo intravvede – il segno del costume, che mi pare quest’anno vada fortissimo; ma a me piace. È molto Victoria, mette allegria e le fa brillare pure il sorriso. Chic.

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

La sorella Madeleine è la bella di famiglia, e a volte gioca a fare la vamp. Come in questo caso, con l’abito asimmetrico Marchesa che spero abbia resistito tutta la sera alla forza di gravità (non è colpa sua ma del modello e della sua costruzione). Accessoriato con scarpe coi fiocchi (Valentino) più clutch con un altro fiocco (sempre Valentino). Troppi fiocchi, troppo bambolona, troppo tutto. Boh.

(Ph: Fredrik Sandberg/TT/Ritzau Scanpix)

A Sofia e al marito Carl Philip, secondogenito, unico figlio maschio, e per qualche mese pure erede al trono – poi retrocesso da una norma costituzionale che riconobbe la primogenitura assoluta – temo che a volte tocchi il tavolo dei bambini, come in questo caso, dove precedono i nipoti Estelle e Oscar (e tra poco li seguiranno, essendo le due creature seconda e terzo nella successione). Penso che Sofia sia molto abile nel relazionarsi con la famiglia acquisita, e penso che in generale stia facendo un buon lavoro. Ciò detto, a me non piace, ha qualcosa che non riesco a definire ma a pelle non me la fa amare (immagino ne sarà devastata!). Il suo stile è penalizzato dall’uso, invero politicamente opportuno, di affidarsi spesso a stilisti svedesi, e nemmeno i più innovativi. Come in questo caso; l’abito di Lars Wallin ha una forma strana, con i volant che partono molto in basso; in più i volant così leggeri dovrebbero volare – sennò si chiamerebbero diversamente – questi più che altro piovono giù. Scontatissimo il rosa barbie, brutte brutte le scarpe che si intravvedono: delle mary jane rosa baby con altissimo plateau, incredibilmente firmate Gianvito Rossi. Shock. Dietro di lei Estelle, 11 anni di delizia, cui è stato adattato un abito di mamma, della H&M Conscious Collection; tra madre nonna e zie vestite in colori chiari o sgargianti l’unico triste e scuro tocca a lei. Non ti preoccupare tesoro, te lo puoi rimettere alla recita di Natale come regina del bosco.

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Amo Sonja di Norvegia, la trovo una donna interessante, esteticamente molto gradevole e dotata di una classe che la salva anche dai pochi scivoloni che fa lei come tutti. In questo caso è quella che mi piace di più: bello l’abito rosso, lungo ma non troppo da sera, già indossato in precedenza. È di Peter Dundas, stilista norvegese già direttore creativo di Emilio Pucci e Cavalli. Perfetta la misura che sfiora la caviglia, belle le scarpe argento e le calze lattiginose, molto amate dalle signore della sua generazione (esclusa mia madre, che le guardava con una certa perplessità). Bellissima anche la stola con l’alta fascia di pizzo; purtroppo per Sonja la signora sullo sfondo è vestita nello stesso identico colore, e non sarà per lei il solo incidente del genere… chic..

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Sorelle ma diverse, almeno nell’abbigliamento, la regina di Danimarca Margrethe e Anne-Marie di Grecia. Ha lasciato un po’ perplessi la sovrana in corto, però la stessa scelta è stata fatta dalle consorti dei due presidenti, dunque probabilmente era una delle opzioni. Abito a fiori in un tessuto tappezzeria per la prima, mi fa pensare a quelle paesanelle che lei stessa abbiglia in qualità di costumista in certe pantomime stile Andersen. Quanto alla ex regina, fermo restando che non amo troppo i drappeggi ma spesso hanno la loro utilità, il modello della stilista greca Celia Kritharioti non mi dispiace ma il tessuto laminato bluette è terribile. Boh+boh.

Chiudono questa prima rassegna i principi ereditari di Danimarca; anche Mary riusa un abito già visto (News – visita di stato francese in Danimarca), in mikado di seta, dello stilista danese Lasse Spangenberg. Rispetto alle mise delle altre signore Mary, come Victoria, esagera un po’ ma in questo caso il bicolore e la fantasia a grandi fiori rende il tutto, seppur molto scenografico, un po’ meno formale. Chic.

Venerdì 15 le celebrazioni si aprono con il Te Deum nella cattedrale di Stoccolma.

Senza sorprese e senza pecche la mise scelta dalla regina: abito e giacca azzurro ghiaccio, altra creazione Georg et Arend; sui capelli un bandeau in tinta, con accessori in un beige chiarissimo e freddo. Impeccabile. Se posso fare un appunto, portando già sulla spalla sinistra il reale ordine familiare e la medaglia del giubileo avrei evitato di appuntare una spilla anche a destra, proprio per una questione di equilibrio visivo. Comunque chic.

Stesso stile e stesso colore, anche se in una tonalità più intensa (sì, proprio una di quelle che lady Violet non ama) la figlia minore Madeleine, in abito turchese di Emilia Wickstead già visto lo scorso anno, in giallo pallido, addosso a Catherine, allora ancora Duchessa di Cambridge, al Te Deum per il Platinum jubilee di Her Majesty. L’abito è il modello Elta, ma andrebbe ribattezzato almeno Jubilee, se non addirittura Te Deum! Perfetta per colore linee e proporzioni la creazione di Philip Treacy che Madeleine ha posto sul capo. Chic.

Accomunate dallo stile delle mise anche le due principesse ereditarie, una titolare e l’altra consorte: Victoria di Svezia e Mary di Danimarca, in abiti leggeri e floreali. La prima resta in patria scegliendo byMalina per un abito nato lungo e reso midi – che non è mai una grande idea – in testa un pillbox grande come un’aureola, royal blue come le scarpe Gianvito Rossi. Lei è una donna troppo sportiva ed energica per questi abiti così frufru, non chiedetemi perché mi fa pensare a un granatiere. Boh.

Più delicata Mary in Erdem, già indossato di recente: un’orgia di fiori ton-sur-ton sull’abito e sul fascinator con veletta. Ecco, se l’una mi ricorda un bersagliere l’altra mi fa pensare ai fiori in cornice dell’amica di nonna Speranza di gozzaniana memoria. Una domanda, ma Frederik non è grande abbastanza da meritarsi un vestito della sua misura? Boh.

Segue il gruppo varie ed eventuali capitanato da Sonja di Norvegia, senza sbavature e senza voli pindarici in un tailleurino color cipria con cloche in feltro un po’ troppo sportiva e un po’ troppo pesante. Ma su una mise così rigorosa non sarebbe stato più simpatico un cappellino più vezzoso? Noiosetta ma chic.

(Ph: Hanne Juul)

Suona la sveglia la pirotecnica Margrethe di Danimarca con un abito in seta a pieghe sciolte bianco e lilla completato da un giacchino in taffettà color ciclamino. Su tale deliziosa mise plana dallo spazio un cappello di paglia dalle incerte proporzioni che lo rendono simile a un disco volante. La giacca con un solo alamaro in quel punto farebbe difetto a chiunque, soprattutto se questo chiunque per camminare si appoggia a una stampella, con conseguente irrigidimento delle spalle. Come potete immaginare la adoro. Anche lei, come abbiamo visto su Silvia e come Anne-Marie al suo fianco, indossa una spilla anche sulla spalla destra; ci sarà una ragione che ci sfugge. Nel suo caso è la spilla Daisy che compare in tutti gli eventi più importanti, a partire dal suo stesso matrimonio. Boh. Total blue per la sempre bella Anne-Marie, elegante e sobria il giusto, dato che è vedova da pochi mesi. Anche lei come molte signore ha una stola, che nel suo caso ha il vantaggio di coprire il punto critico del robe-manteau, il taglio sui fianchi, per cui questa volta mi sembra più chic della precedente, in cui ha indossato la stessa identica mise, ve la ricordate? Royal chic shock e boh – Coronation edition (parte prima)

No dai, ma che è questa roba? La graziosa Sofia riesce a imbruttirsi piazzandosi sulle ventitré un cappello davvero a forma di disco volante che data la posizione direi che sta per ripartire, e speriamo non torni. Abito giallino piuttosto informe e troppo lungo, in crêpe di lana, della stilista estone Lilli Jahilo su décolleté gialle Louboutin che non le regalano un’andatura elegante e una clutch rigida in pelle grigia che mi ricorda la cassetta salvadanaio di ferro che mio padre mi regalò perché non la rompessi subito, e io cercavo di scassinare con l’apriscatole. Shock.

Non perdetevi la seconda parte!

Va in scena il royal wedding – Gli invitati

Dopo gli sposi e la cerimonia che li ha uniti in questa straordinaria giornata, ecco gli ospiti di particolare importanza, il cui arrivo alle nozze abbiamo potuto apprezzare grazie alla perfetta organizzazione e all’accoglienza che i sovrani hanno riservato ad ognuno. Un affascinante mix di Oriente e Occidente, di favolose toilettes e abiti già visti, di costumi tradizionali e creazioni couture. E pure qualche incidente, per fortuna solo sfiorato: con la Principessa Muna, seconda moglie del defunto Re Hussein e madre dell’attuale sovrano, sono arrivate le figlie gemelle, Aisha e Zein.

Zein, la signora bruna coi capelli corti, indossa un abito verde bosco di Carolina Herrera con borsetta Bulgari mentre la sorella Aisha, la signora bionda, ha scelto un elegante abito beige di Reem Acra. Che oplà, poche ore dopo è comparso uguale uguale addosso a Beatrice di York. Per fortuna che era la cena di gala e Aisha si era cambiata! Va detto che l’abito sta molto bene a entrambe, nonostante tra le due royal ladies ci siano ben vent’anni di differenza, 55 contro 35. La sintesi tra Oriente e Occidente è compiuta.

Della mise serale di Beatrice parleremo prossimamente, per la cerimonia Mrs Mapellli Mozzi aveva scelto un’altra toilette che a me è piaciuta molto: un abito di Needle & Thread, in polyestere riciclato come le paillettes che lo decorano; il riciclo è ormai la nuova frontiera del lusso. Il modello è caratterizzato da una morbida linea ad A che Beatrice ha reso più aderente con una cintura nera, en pendant col fiocco che trattiene i capelli. Rispettato il dress code: abito scuro per gli uomini e lungo da giorno per le signore, senza tiara (ma non temete, più tardi c’è stato spazio anche per loro).

La presenza di Edo e Bea è stata un po’ una sorpresa, data la partecipazione – confermata a poche ore dal matrimonio – dei Principi di Galles in rappresentanza della Corona. Grande attesa per vedere Catherine all’opera sullo scenario internazionale nel suo nuovo ruolo, e soprattutto per vederla abbigliata per l’occasione. Non ha deluso, anzi ha messo a segno pure un bel colpo, scegliendo lo stesso couturier che firmava l’abito della sposa, Elie Saab. Abito rosa antico (molto antico) collo alto, maniche lunghe, linea flou. Il ricamo è molto raffinato, lei è sicuramente bella, gli orecchini sono tanto ma non stonano, non si è messa nemmeno un fiocco in testa, come hanno fatto altre, ma se dovessi dirvi che mi ha conquistata mentirei. Un incanto che non mi ha catturata.

Molto interessante per me osservare gli ospiti mediorientali: donne in generale molto belle e molto curate (a volte troppo) alcune vestite all’occidentale altre secondo la tradizione, altre ancora mischiando gli stili. Ad esempio, ho trovato elegante la Principessa Basma bint Talal, zia del sovrano. Per noi tanto oro indossato di pomeriggio sarebbe troppo, ma l’abito è molto bello e lei, compagna di studi di Anne The Princess Royal porta assai bene i suoi 72 anni.

Ugualmente interessanti le interazioni, tenendo naturalmente presente che non conosciamo tutti e ignoriamo la profondità dei rapporti; ho notato ad esempio i signori sauditi non baciare la regina, né le signore il re; e colpisce il fatto che praticamente nessuno fa il curtsy ai sovrani. Rimedia Mary di Danimarca, che si produce come sempre in una riverenza profondissima, pure troppo. La principessa danese, accompagnata dal marito con la sua tradizionale andatura caracollante (mi aspetto sempre che affibbi qualche pacca sulle spalla, e raramente resto delusa) ha riproposto un abito Erdem, francamente non il mio preferito, peggiorato dal fiocco azzurro tra i capelli, da attempata adolescente; la salvano le scarpe, che qui non si vedono ma sono le celeberrime Hangisi di Manolo Blahnik, rese immortali dalla Carrie Bradshaw di Sex and the city.

Dalla Scandinavia con furore altri due eredi al trono: il povero Haakon di Norvegia giunto, come annunciato, solo soletto e dunque passato praticamente inosservato. Victoria di Svezia in un maxi dress a fiorellini del brand svedese byMalina all’occorrenza utilizzabile anche come camicia da notte.

Altra coppia di eredi che stiamo vedendo spesso sono Alois e Sophie del Liechtenstein; come i sovrani giordani, stanno per festeggiare i trent’anni di matrimonio (il 3 luglio). Lei mi piace moltissimo anche in questa sobria versione in pizzo blu – l’abito è il modello Julianna di Diane von Furstenberg – arricchita dagli zaffiri di famiglia, E che falcata!

Presente anche qualche erede al trono non ancora accoppiato e dunque in compagnia del genitore sovrano come la duchessa di Brabante scortata dal padre, Roi Philippe. La deliziosa fanciulla sembra aver ereditato la passione per i cape dress della madre, ma il suo, di Essentiel Antwerp, ha il pregio di essere più allegro e leggero, meno matronale. In mano Elisabeth ha una clutch di Armani, modello La Prima, altro must di famiglia.

(Ph: Patrick Van Katwijk/Getty Images)

Nonostante la sua presenza fosse stata annunciata, non s’è vista un’altra giovane erede al trono: Catharina-Amalia farà la sua comparsa solo al ricevimento serale lasciando la cerimonia nuziale ai genitori. Máxima ripropone un abito di Luisa Beccaria, che addosso a lei perde l’eleganza rarefatta e romantica del brand per assumere un’aria quasi flamenca; non mi ha convinta. Non so se fosse successo qualcosa, ma i sovrani mi sembravano piuttosto immusoniti, e c’è stato anche un siparietto al momento di salutare Abdullah II che dal basso del suo metro e 60 (più o meno) si è alzato sulle punte dei piedi ridendo davanti all’altissima e sempre taccatissima Máxima.

Oltre alla coppia olandese, e il già citato Philippe dei Belgi, presenti in ordine sparso altri sovrani, regnanti o emeriti: visto e riconosciuto il sultano malese con la moglie e il sultano del Brunei accompagnato da uno dei figli minori, Abdul Mateen. Non è l’erede al trono – ma mai dire mai – però il giovinotto, invero piuttosto belloccio, è una mezza star di Instagram (che insomma, puoi essere pure un principe ereditario, ma se non regni sui social non sei nessuno).

Accompagnata non dal marito ma da una delle di lui sorelle, la principessa (il titolo è Ashi) Euphelma, ecco Jetsun Pema Regina del Bhutan. E sorpresa! Abbiamo scoperto un colore che non le dona tanto. Siamo innamorati da sempre della love story tra i sovrani, che ha portato il Re a rinunciare alla poligamia dedicandosi solo a lei, ma la tradizione del Paese è diversa. Il Quarto Re Drago, padre dell’attuale monarca, ha sposato quattro donne: Euphelma e il Re hanno in comune il padre ma madre diversa. Però le quattro mogli sono sorelle tra loro, dunque i vari figli nati sono fratelli e cugini. Non bastasse, Euphelma ha sposato un fratello minore della Regina. Anche le signore del Bhutan sono interessate alla moda, e per questo matrimonio hanno abbinato agli abiti tradizionali due clutch firmatissime: Louboutin per la regina, Dior per la principessa.

(Ph: Patrick Van Katwijk/Getty Images)

Entrata super scenografica per la Sheikha Moza bint Nasser, madre dell’emiro del Qatar. Il suo lungo soprabito rosa e nero, ispirato alla secessione viennese – in particolare all’architetto Josef Hoffman – mi ricordava qualcosa, e infatti ecco qui Valentino collezione haute couture autunno inverno 1989 https://www.youtube.com/watch?v=X65UeiSOXlA

Valentino vintage (ne ha una vera collezione) anche per la Reina Emerita Sofía, giunta a rappresentare la Spagna in compagnia dell’acciaccatissimo Juan Carlos, proveniente però da Abu Dhabi, dove ormai risiede. L’abito rosa a balze è stato indossato dalla Reina per i 60 anni di Carl Gustav di Svezia, nel 2006; la spilla invece fu vista la prima volta al battesimo del figlio Felipe, 55 anni fa.

Nessun Grimaldi presente per Monaco, qualcuno ha inviato anche membri di secondo piano; gesto non particolarmente rispettoso, trattandosi del matrimonio di futuri sovrani, ma tant’è. Dal Lussemburgo c’era il minore dei figli dei Granduchi Sébastien; dal Giappone è arrivata Hisako, Principessa Takamado – il marito, scomparso vent’anni fa, era cugino dell’Imperatore Emerito Akihito – con la maggiore delle figlie, Tsuguko. La Principessa Takamado è una donna di grande cultura e dinamismo, sicuramente la più “moderna” delle molte principesse giapponesi. Poi certo, questo damascato blu è un po’ fuori moda, ma non è facile vestire in uno stile così diverso dal proprio. E vi prego di notare la clutch a forma di civetta della figlia.

Ultime degli ospiti ad arrivare Jill Biden con la figlia Ashley, cui chiederei: se il dress code prevede il lungo, perché midi? La First Lady invece rispetta le regole: Reem Acra anche per lei – la stilista libanese è piuttosto popolare negli USA – un caftano color ostrica non particolarmente donante.

Nell’attesa di parlarvi della cena di gala mi è venuta un’idea: che ne dite di sfruttare le tantissime immagini delle signore giordane, più che per ammirane le mise per cercare di definire le intricate parentele all’interno della famiglia reale? Palesatevi!

Royal chic shock e boh – Pre Coronation party

È venerdì 5 maggio, ed è pomeriggio. Mancano poche ore all’incoronazione, reali e capi di stato sono arrivati da ogni parte della terra e King Charles li accoglie a Buckingham Palace per un ricevimento di benvenuto. Camilla non c’è, si prepara al grande giorno; anche Charles si ritirerà al termine del party mentre vari membri della Royal Family e altri reali ceneranno insieme da Oswald’s, club chic di Mayfair, .

Assente la prima dama del regno, è presente la seconda a farne le veci: la Principessa di Galles è ritratta con due signore di particolare rilievo. Alla sua sinistra la First Lady ucraina Olena Zelens’ka, in nero, con un modello francamente impossibile da decifrare, mentre Jill Biden indossa un abito a giacca Tom Ford come fosse una vestaglietta da casa. Da ciò che vedo, boh.

Catherine ha scelto per l’occasione un colore che ama tanto da averlo indossato anche il giorno in cui fu annunciato il fidanzamento con William. Un abito in crêpe di poliestere di Self Portrait in royal blue, caratterizzato da un grosso nodo ritorto sul petto, che insieme con le maniche dà a tutta la mise un’aria irrimediabilmente anni ’80. I dettagli in strass su spalle e polsini sono leziosamente ripresi sul cinturino delle slingback Aquazzurra in tinta. Il modello originale dell’abito presenta uno spacco aperto fino a mezza coscia, lo avrà mantenuto così anche lei? Boh.

Mi scuso per la qualità dell’immagine, ma i pochi scatti a figura intera di Catherine sono tutti così; in compenso la foto ci fa sbirciare la toilette di altre due signore presenti. Della Duchessa di Brabante parleremo a breve, ma sullo sfondo a sinistra si vede la sempre discreta Sophie del Liechtenstein, con un completo stampato a grandi ortensie bianche, un po’ anni ’50 un po’ Baviera, regione che in fondo le ha dato i natali. Che vi devo dire, boh.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Concludiamo il breve giro delle First ladies con la nostra, Laura Mattarella. Nell’unica fotografia disponibile, pubblicata dall’accout twitter del Quirinale, compare a sua volta a mezzobusto, il che non rende possibile un’attenta analisi della sua mise.

In linea di massima, ormai sapete che Lady Violet non ama (eufemismo) certe sfumature turchesi, celestine, acquamarina su signore che abbiano superato l’adolescenza, e si tiene a distanza da quei tessuti lucidi e rigidi, che tendono a raddoppiare i volumi (Laura se lo può permettere, io no). Inoltre eviterei accessori inutili tipo la stola messa in diagonale, che fa un po’ madre dello sposo. Molto bello il biondo dei capelli, il resto boh.

Sterziamo ora decisamente verso le monarchie; Rania è regina di Giordania da ben ventiquattro anni, ne aveva solo ventotto quando è salita sul trono col marito. Da allora ci delizia con le sue toilettes, ma questa volta non sono convinta. L’abito, che porta una firma importante nella storia della moda – Schiaparelli – non so perché mi fa pensare a don Abbondio. Saranno tutti quei bottoni? L’arricciatura così bassa, benché Rania non abbia un filo di pancetta, squilibra il baricentro dell’abito, forse per ripristinare l’equilibrio ci sarebbe voluta una signora più alta, sebbene la regina non sia certo bassa. Insomma, boh.

Di anni ne aveva solo 21 Jetsun Pema, quando ha sposato il re del Bhutan diventando la sua regina. Oggi ne ha quasi 33 (li compie il 4 giugno, compleanno che divide con la piccola Lilibet Diana), è ancora la più giovane regina regnante, ed è sempre dotata di una bellezza incantevole, di una grazia particolare e di uno stile unico, grazie anche alla raffinata eleganza degli abiti tradizionali che indossa di solito. In questo caso il color zafferano si abbina al fucsia e al lilla. Bellissima, abbinatissima al marito, sta bene perfino col tappeto. Superchic.

La Reina Letizia sceglie abilmente una maison britannica, e un colore insolito, una tonalità di verde che una volta si chiamava chartreuse, come il liquore dolciastro e appiccicaticcio che preparavamo i monaci certosini nella Grande Chartreuse. Letizia non è né dolciastra né appiccicaticcia, e l’abito – creato da Victoria Beckham evidentemente avendo in mente la stessa sottilissima silhouette che le due signore hanno in comune – le sta bene, soprattutto quel drappeggio piazzato in quel punto, ma non mi entusiasma. Certo è il manifesto di come sia cambiata la forma anche in ambienti superformali: abitino da party a bordo piscina, niente calze. Ma alla fine, boh. Con una postilla: se anche Felipe col suo metro e 97 inizia a girare con gli orli così lunghi stiamo freschi.

LONDON, ENGLAND – MAY 05: Grand Duchess Maria Teresa and Grand Duke Henri of Luxembourg attend the Coronation Reception for overseas guests at Buckingham Palace on May 05, 2023 in London, England. (Photo by Chris Jackson/Getty Images)

Menzione d’onore per Maria Teresa di Lussemburgo, che pure per un invito meno formale segna il territorio e adorna il collo con un importante gioiello Van Cleef & Arpels in diamanti e smeraldi, appartenuto alla suocera Josephine-Charlotte: è una tiara convertibile, e infatti spesso è stata usata come collier, come in questa occasione. La granduchessa per ragioni imperscrutabili è in una fase-pantaloni, tanto da indossarli anche al recente matrimonio della figlia. Anche lei, che è donna di mondo, sceglie la moda British, nel suo caso Alexander McQueen, e indossa la rivisitazione di uno smoking maschile (insomma, quasi) caratterizzato da tagli arricchiti di pizzo. Bello e fresco il viso, meravigliosa la collana, ma non mi convince, forse semplicemente non è adatto all’occasione, all’orario. O forse ci voleva un indosso più rock. Anche qui, boh.

(Ph: Samir Hussein/WireImage)

Charlène de Monaco si attovaglia – verbo non scelto a caso – con un completo pantalone azzurro pervinca, caratterizzato da un top monospalla con un lungo drappo ricamato ton sur ton, pronta per un pigiama party. Non solo non mi piace, ma non è una cosa da portare in città, figuriamoci a Buckingham Palace. Se proprio non se ne può fare a meno, va bene su una terrazza dell’Hotel De Paris, per una di quelle pubblicità patinate che mi fanno sempre convinta ad andare altrove. Shock.

Passate in rassegna le sovrane, è la volta delle principesse ereditarie, magari andrà meglio.

Uhm, forse no. Mette Marit, consorte del principe Ereditario di Norvegia, probabilmente intenzionata a mostrare il proprio supporto a King Charles, si mette addosso una cosa che sembra un pezzo di bandiera inglese. E forse è proprio quella l’ispirazione, trattandosi di un capetto Alexander McQueen, una giacca color block di una collezione 2016, che evoca il tanto amato stile militare. Noi mettiamo dei fiori nei nostri cannoni, shock.

Coppia di rosa per due principesse ereditarie: tonalità bubble gum per Victoria, futura regina di Svezia. L’abito di Roland Mouret è caratterizzato da alcuni drappeggi che non esaltano la sua linea. Molto divertenti gli accessori – scarpe Gianvito Rossi e borsa Louboutin – in pelle metallica fucsia. In fondo questa mise la rappresenta, imperfetta ma simpatica. Chic di incoraggiamento. Al contrario, Mary, futura regina consorte di Danimarca, è spesso talmente perfetta da risultare noiosetta. Rosa corallo intenso per un abito che i più attenti di voi forse avranno riconosciuto: lo indossava l’anno scorso alla cresima della figlia Isabella (Le foto del giorno – Scene di famiglia), ed è molto simile a quello indossato da Salma di Giordania al matrimonio della sorella Iman, il 12 marzo scorso (Scene da un matrimonio). Una creazione Andrew Gn, chic.

Scelgono curiosamente il nero entrambe le più giovani future regine; la ventunenne Elisabeth del Belgio indossa un abito un po’ punitivo Armani. Il modello originale è lungo alla caviglia, in questo caso è stato accorciato, e l’effetto finale ricorda una tonaca. Peccato, boh. Invece Catharina-Amalia dei Paesi Bassi, 19 anni, ha trovato una mise che le piace e le sta bene – in questo caso un tailleur pantaloni di Marina Rinaldi – e la ripropone in vari colori: fucsia una settimana prima per il Koningsdag, (Le foto del giorno – Compleanni e anniversari),nero in questa occasione. Nonostante l’accoppiata con la nonna Beatrix, anch’essa in nero, rischia di essere un po’ pesante, lei risulta perfetta per la serata, chic.

In rappresentanza dei reali senza trono loro ci sono quasi sempre, anche in virtù dell’abbondante parentela e dei legami personali. Anne Marie, nata principessa di Danimarca e diventata Regina di Grecia, è quel che si direbbe una vera signora: divide con la cognata Sophia la caratteristica di essere figlia di re e moglie di re, e si vede. Molto semplice in un completo Max Mara verde scuro, che tutto sommato rispetta il suo lutto – è rimasta vedova a gennaio – senza imporlo in società. Chic. Col figlio maggiore, il Diadoco Pavlos, e la di lui moglie Marie Chantal hanno inaugurato la modalità io mammmeta e tu, che penso vedremo spesso. Marie Chantal dal canto suo sta rafforzando il legame col mondo greco, indossando come già in altre occasioni una creazione di Mary Katrantzou, stilista ateniese che vive e lavora a Londra. Abito couture écru con maniche a campana, semplicissimo, impreziosito da una collana di grosse perle. Non sono una fan della signora, ma è indubbiamente chic.

Pronti per l’incoronazione?

Bal-lywood de la Rose

A una settimana di distanza, facciamo finalmente due chiacchiere sulla soirée che apre gli eventi monegaschi di primavera – ma si interrompono mai gli eventi nel Principato? credo di no – il Bal de la Rose, profumatissimo rito laico celebrato quest’anno nella serata di sabato 25 marzo nella Salle des Étoiles dello Sporting Monte-Carlo. Il direttore artistico Christian Louboutin ha seguito l’indicazione della principessa Caroline scegliendo il tema Bollywood, sulla base della comune passione per l’India. Invero, per come era vestita la famille princière, avrebbe potuto essere anche la festa del carciofo romanesco che in questi giorni anima il Ghetto della nostra capitale. Chiedo venia per l’irriguardosa iperbole, non intendo certo suggerire che la scicchissima Caroline, i suoi 4 figli e rispettivi partner fossero vestiti da carciofari, jamais! Ma balza agli occhi che le loro eleganti mise poco o niente avevano a che fare col pirotecnico stile della Hollywood sul Gange, e lo stesso Louboutin sembrava più un figurante dell’operetta Cin Ci Là.

Assente come da copione Charlène, cui spetta il ballo della Croix Rouge in estate, assente anche Dimitri Rassam – consorte di Charlotte – che evita tutte le volte che può, schierato quasi al completo il ramo Casiraghi-Hannover. Raffinata al limite dell’ascetismo la Princesse Caroline, madrina della serata, in abito midi di paillettes che in movimento sembra una cascata di platino liquido; una creazione Chanel Haute Couture della collezione Autunno Inverno 2012/2013. Evoca l’India? Direi di no – quella collezione si ispirava a modelli vintage – però evoca Karl Lagerfeld, a lungo direttore creativo del Bal de la Rose, grande amico della principessa e creatore di quest’abito. Che forse ha qualcosa che rimanda all’India: i dettagli in un rosa intenso che possiamo fingere di considerare un rose indien, sorta di magenta amatissimo da Hermès.

(Ph: Pascal Le Segretain/Pool/ABACAPRESS.COM)

Se la mise ha una sua eleganza, l’acconciatura non rende un buon servizio a Caroline; tutte quelle ciocche grigie piuttosto che addolcirle i lineamenti la intristiscono rendendola quasi trasandata; però, la meraviglia degli orecchini! Questi quadrifogli multicolori sono opera di Joel A. Rosenthal, noto come JAR, gioielliere americano trapiantato a Parigi, di raffinatezza ed esclusività uniche. Il suo atelier al numero 7 di Place Vendôme non è neanche contrassegnato da una targa, la sua clientela non ne ha bisogno; ogni suo pezzo di gioielleria è unico, perciò in un anno vengono realizzati una settantina di pezzi, non di più .

(Ph: Daniel Cole/POOL/AFP via Getty Images)

Se il tema della serata era Bollywood, figlie e nuore di Caroline hanno portato l’argomento a piacere. Chanel per Charlotte Casiraghi coniugata con l’assente Rassam: abito bianco e rosa chiaro della collezione prêt-à-porter attualmente nelle boutique: su un fourreau corto una tunica in pizzo glitter con bordo di piume, sorretto da spalline sottilissime e quasi sempre scese. Completato da lunghi guanti e borsetta da giorno. Aiutatemi a dire brutto, e pure banalotto, cosa che un abito Chanel, ancorché ready to wear come questo, non dovrebbe essere. Affinità con l’India: boh.

Da Tatiana Santo Domingo, moglie di un Andrea Casiraghi più stropicciato del solito, ci aspettavamo qualcosa di meglio, visto che la sua passione per la moda di ispirazione etnica è tale da essere diventata un lavoro. Invece no, ha scelto Jenny Packham: tunica a mezze maniche con gradi paillettes, alla moda degli anni’70, quando l’India era meta di giovani e artisti. Non proprio Bollywood ma ci dobbiamo accontentare. La piccola di casa, Alexandra di Hannover, accompagnata dall’aitante fidanzato Ben Sylvester Strautmann, è in chiffon nero Giambattista Valli. L’abito è bello e le sta bene, peccato che in India il nero sia il colore del male, dell’oscurità e della negatività. Però la trovo graziosa ed elegante.

(Ph: SC Pool – Corbis/Getty Images)

Last but not least, Beatrice Borromeo. In una mise Dior della collezione Cruise, ispirata all’Andalusia e a suo tempo presentata con una sfilata a Siviglia. L’abito mischia lo chiffon nero a pizzi e ricami d’oro – un’accoppiata talvolta raffinata, più spesso funerea – non c’entra niente col contesto e non le dona neanche particolarmente. Come se non bastasse, la signora Casiraghi si è pure messa una coroncina in testa, sempre Dior, sempre aliena dal contesto. Consentitemi due osservazioni, la prima è che va bene essere testimonial (più o meno) di una maison, e pure così prestigiosa, ma indossarne gli abiti non dovrebbe trasformarsi in un obbligo da osservare sempre e comunque. La seconda riguarda proprio Beatrice: la mia impressione è che sia così concentrata nel giocare alla nuova Grace che a volte esagera, come questa volta. Pure lo strascico no, dai.

Insomma, alla fine mi sento di poter dire che il tema della serata, più che le mise degli ospiti, riguardasse spettacolo, allestimento e mise en place. Dopo lo show in stile Bollywood, gli ospiti si sono scatenati con la musica di Mika (grande amico di Louboutin) che iniziò la sua sfolgorante carriera con un brano intitolato Grace Kelly e ora posa accanto alla figlia di Grace.

Vi segnalo il primo signore a sinistra: è Stéphane Bern, giornalista franco-lussemburghese, uno dei massimi esperti al mondo di famiglie reali e aristocratiche, insignito dell’Ordre des Arts e des Lettres in Francia, dell’Ordre de Grimaldi a Monaco e dell’Order of the British Empire nel Regno Unito. Da tenere sott’occhio, assolutamente.