Royal chic shock e boh – Shamanic wedding edition (parte seconda)

Ci eravamo lasciati con il secondo giorno di festeggiamenti e le mise casual per la crociera tra i fiordi (Royal chic shock e boh – Shamanic wedding edition (parte prima) e ora viene il bello: il pre wedding party, a tema Havana e Caraibi!

Che poi è una di quelle occasioni in cui, tranne gli organizzatori, ognuno si mette quello che trova per casa. Spero riusciate a farvi un’idea poiché, avendo gli sposi venduto l’esclusiva, e benché girino tantissime immagini, non sempre si trovano quelle adatte alla bisogna. Anyway anche il secondo abito di Märtha Louise è una creazione Tina Steffenakk Hermansen, molto stile Carmen Miranda – senza ananas in testa ma con grossi orecchini di cristalli rosa di Caroline Svedbom – monospalla e tutto ruches, nel colore che fa da filo conduttore, il rosa in tutte le sue sfumature.

Francamente mi sembra il migliore dei tre; anche perché peggiorare non era facilissimo. Rosa anche per la camicia con palmizi che lo sposo abbina a un paio di pantaloni color tané; prima o poi qualcuno ci spiegherà la passione di quest’uomo per le più brutte sfumature del marrone. Notevole l’ambientazione dello sfondo, sembra l’hotel/ristorante dove nei gloriosi anni ’70 facevamo la festa del Classico, nel senso del liceo. Boh lei, shock lui, almeno però mi sembra che si siano molto divertiti.

La famiglia della sposa è arrivata sotto una pioggia battente che non ha aiutato l’umore del sovrano, apparso piuttosto infastidito (eufemismo); loro alloggiavano sul panfilo reale, il Norge, e non in albergo come tutti gli altri. L’evento è stato il debutto in pubblico di Amalie Giæver Macleod, girlfriend di Sverre, figlio minore dei principi ereditari. Lei in rosso e bianco, lui con giacca da sera di velluto verde: da quel poco che si vede, mi sembrano chic.

Mi piace molto Mette Marit, e non solo per il colore: abito a fiori Pia Tjelta Studio e soprabito viola Carolina Herrera (che è venezuelana, dunque perfetta per il tema della serata) più borsetta color lime Jimmy Choo, tocco perfetto. Avrei invece evitato il fiore di stoffa tra i capelli, ma evidentemente specchiandosi non si era vista abbastanza caraibica. Chic.

Graziosa Ingrid Alexandra, che ha pescato dall’armadio materno il soprabito color ghiaccio Chloè e la borsetta fuxia Prada, abbinandoli a un abito verde acqua Ba&sh che per una ragazza va benissimo. Chic.

Finalmente il gran giorno! In un orgia di rosa sono giunte le sette damigelle, scortate da altrettanti cavalieri; che vi devo dire, a me già piacciono poco quando sono ragazze impegnate in un matrimonio tra giovani, figuriamoci quando sono più attempate. Non è un problema di età, ma proprio di inutilità; in questo caso apprezzo che ciascuna signora indossi un abito personalizzato, un modello che probabilmente veste ciascuna nel modo giusto, ma non mi piacciono lo stesso, shock.

(Ph: EPA)

Uniche a non vestire di rosa – e mi sembra giusto – le tre figlie della sposa: la ventunenne Maud Angelica, che ha accompagnato la madre all’altare, Leah Isadora (19 anni) e Emma Tallulah (15).

(Ph: Cornelius Poppe)

Per loro tre abiti in una tonalità champagne che dona soprattutto alle due brune; poi un pasticcio di scarpe e borse diverse, ma perché? Boh di incoraggiamento. Con loro una flower girl a me sconosciuta, in tulle bianco.

(Ph: Cornelius Poppe/NTB)

Ospiti reali pochini, ma di qualità: Victoria di Svezia col marito Daniel – abbiamo capito che i signori erano in gran parte in smoking, ce ne faremo una ragione – splendente nell’abito corallo di Christer Lindarw indossato lo scorso anno per i 50 anni di regno del padre (Royal chic shock e boh – Cinquanta di questi giorni (parte prima) con gli stessi accessori, tra cui la clutch in plexiglass di Gucci. Mi piaceva allora e mi piace ora, però… Però è una mise che non avrei indossato per un matrimonio; abbiamo capito che in questo caso molte regole sono saltate dunque va bene più o meno tutto ma non sono convintissima. Chic, ma anche boh.

Riuso anche per la cognata Sofia, in attesa del quarto bebè: nel suo caso l’abito dégradé della stilista Lilli Jahilo, già indossato per la cena di gala in onore dei premi Nobel nel 2022 (December chic shock e boh (parte prima). In quel caso mi aveva lasciato qualche perplessità, trovandola una mise non troppo adeguata all’occasione né alla stagione; in questo caso mi piace di più, anche se l’abito è tutt’altro che impeccabile e il color mandarino non esalta la carnagione chiarissima della principessa.

Ma le scarpe con quell’osceno plateau, un dettaglio brutto e pure fuori moda, arrivano direttamente da uno show degli ABBA? (purtroppo no, sono Gianvito Rossi, il modello Manila 120). Boh il vestito, shock le scarpe.

Non mi dispiace Laurentien dei Paesi Bassi, anche lei convertita al capedress, e una ragione c’è: l’abito è Missoni, e dunque realizzato in jersey, che dona al modello leggerezza e una certa contemporaneità. Il limite è che il tessuto è piuttosto rivelatore di ciò che c’è sotto, e dunque richiede che l’underwear sia perfetto. La principessa olandese ha scelto un abito lungo non particolarmente da sera, e infatti l’aveva indossato 2015 per l’inaugurazione del Parlamento, occasione di primo piano in cui le signore della famiglia reale vestono abiti lunghi e cappelli. Boh; non mi convince fino in fondo ma è molto meglio di come si veste di solito.

(Ph: Fredrik Solstad/VG Norge)

Per la festa di nozze anche i membri della famiglia reale che per la cerimonia indossavano l’abito tradizionale si sono cambiati; molto graziosa Amalie Giæver Macleod, cui Mette Marit ha prestato un vecchio abito Vera Wang, Purtroppo ora come allora il tessuto è pieno di grinze, ma lei è un delizia e il gesto pure, visto che i ragazzi sono così giovani che potrebbero lasciarsi domani.

Se volete un consiglio dalla vostra Lady, allargate la foto e guardate bene i gioielli della fanciulla: collier e anello Cartier con pavé di diamanti intorno ad ametista cabochon. Il collier è stato venduto a giugno a Londra, dalla casa d’aste Bonhams, per 17.920 sterline (poco più di ventimila euro); non so se tratti proprio di questo o di uno uguale, però è veramente un bel pezzo. Due, con l’anello. Chic.

(Ph: Fredrik Solstad/VG Norge)

Mette Marit sceglie Valentino; l’abito è bello, raffinatissimo, ed è pure forse il più adatto per un matrimonio, però la stola dà alla mise un tocco da profeta biblico di cui non si sentiva la mancanza, e l’orlo così lungo è veramente incomprensibile: non è certo l’altezza di Mette Marit, che supera 1,75, il problema. Peccato, con un po’ di attenzione ai dettagli la mise sarebbe stata perfetta, così boh.

Mi piace molto Ingrid Alexandra, che un giorno siederà sul trono di Norvegia. Altro soprabito color ghiaccio proveniente dall’armadio materno (questo è Max Mara) che copre quasi completamente l’abito blu Galven London, caratterizzato da un incrocio allo scollo: potete vedere il modello nella foto sotto.

Vi dirò, questo mix di giorno e sera su una ragazza coì giovane mi piace assai, come pure la semplice coda di cavallo per un evento importante, Chic.

Alla fine evviva gli sposi! Anche se quei dolcetti messi così sembrano candele votive davanti alla statua di qualche santo. Magari sant’Olav, patrono della Norvegia, Re guerriero che gli sciamani se li faceva girare intorno a un dito.

Royal chic shock e boh – Shamanic wedding edition (parte prima)

L’ultimo weekend di agosto – solitamente segnato dal ricordo di Diana e della sua tragica morte – quest’anno ha goduto di un’aria più leggera, grazie al matrimonio norvegese che ha unito la primogenita dei sovrani, Märtha Louise, al suo fidanzato, il sedicente sciamano Durek Verrett.

(Ph: Maja Moan)

E questo è l’argomento con cui riprendiamo la nostra rubrica dopo la pausa estiva, con un post che alla fine ho diviso in due parti data l’abbondanza di materiale. Con due premesse: la prima è che è sempre difficile commentare gli abiti da sposa, scelti di solito in funzione di come una ragazza (di qualunque età) è, come si vede e come si sente. Avete notato che quelli che ci convincono sono pochissimi? Ecco. La seconda premessa è più personale: lo sposo non mi piace affatto, anzi istintivamente mi repelle proprio. Mi fa una pessima impressione e tra tanti royal consorti, maschi e femmine, visti negli anni mi sembra senz’altro il peggiore. Bene, dopo la mia dichiarazione d’amore iniziamo con la cerimonia, celebrata sabato 31 al culmine di tre giorni di festeggiamenti. La sposa è apparsa aureolata di veli e con lungo strascico come fosse una fanciulla al primo amore, e forse lei si sente davvero così, nonostante il primo matrimonio, le tre figlie, il divorzio e la tragedia del suicidio di lui.

Märtha Louise è bella, la sua è una maturità molto piacevole. Per il vestito si è rivolta ad una stilista norvegese, Tina Steffenakk Hermansen, gettonata soprattutto per gli abiti da sera, amati anche dalle signore della famiglia reale, e quelli da sposa. Ora, partendo dal presupposto che Lady Violet mai avrebbe scelto una cosa del genere – dato che l’età che avanza ha anche i suoi vantaggi, compreso quello di non vestirsi da meringa – proviamo a fare un’analisi. La linea dell’abito non è male, sottolinea i punti forti della sposa (braccia a parte) e ha delle trovate furbe, tipo la scollatura a V che slancia; avrei però evitato quei fiorellini, decoro inutile che trasforma un potenziale chic in sicuro strapaese.

Stendo un pietoso velo sul velo – addirittura dotato di calata anteriore – e sullo strascico, con laccio da polso che sarà più comodo per camminare ma non giova all’aspetto generale. Contrariamente al solito non mi dispiacciono i capelli sciolti, a stento trattenuti dalla tiara, dono del nonno per i suoi 18 anni. Che indossava anche per il primo matrimonio, e non ha portato benissimo; ma siamo certi che il marito sciamano sia in grado di contrastare qualunque superstizione. Märtha Louise ha spiegato che la tiara rappresentava qualcosa di vecchio, l’abito qualcosa di nuovo mentre qualcosa di blu era un particolare simbolo creato da Durek e ricamato all’interno. Non pervenuto il qualcosa di prestato.

Terribile l’orgiastico bouquet rosa, per non parlare dei sandali d’argento con zeppa; forse, data la lunghezza dell’orlo dei pantaloni dello sposo, sarebbero stati più adatti a lui. Shock.

Sembra che il dress code dicesse no gold, e abbiamo capito perché; l’oro è evidentemente riservato a Durek, addobbato con un finto frac con accessori dorati: dalla fusciacca in vita – che col frac non si porta, ci va un panciotto bianco – all’orrenda cravatta plastron tipo fazzolettone, con doppia piega. Un insieme che mi ha evocato il protagonista di una immortale canzone dello Zecchino d’oro del tempo che fu: il Torero Camomillo. Oro anche per il ricamo sulle maniche: il monogramma degli sposi – che compare anche sul velo della sposa – composto dalle loro iniziali più un simbolo egizio, in riferimento all’epoca in cui le loro anime si incontrarono per la prima volta. Addirittura. Shock.

(Ph: EPA)

La famiglia reale – con l’eccezione del re e del principe ereditario, sorprendentemente in smoking, e non è stata una bella sorpresa – ha optato per il bunad, l’abito tradizionale norvegese. Va detto che lo indossano spesso, ma in questo caso mi è piaciuto molto; una dichiarazione di intenti, quasi politica: noi siamo la Norvegia, e chi se ne importa delle eccentricità californiane (quest’ultima è solo la mia interpretazione). Chic.

E se eccentricità dev’essere, ci pensa la zia Astrid, sorella maggiore del re: 92 anni di buon umore. Io non so cosa sia quella cosa in testa, se fa parte del costume tradizionale o un’idea sua, ma la trovo fantastica. Allegramente chic.

Che ne avremmo viste di ogni è stato chiaro fin da giovedì 29, quando la truppa nuziale si è imbarcata alla volta di Ålesund, città nei pressi del fiordo di Geiranger, dove si sarebbe celebrato il matrimonio. Abiti casual per tutti, ma a lasciarci senza fiato è stata Mette Marit, che indossava una giacchetta con annesso bacarozzo del brand norvegese Paula. Shock, e che la festa incominci!

Le danze si sono aperte giovedì sera con un party a tema “sexy & cool”. Sarà per un velato riferimento al talamo nuziale che gli sposi si sono presentati stile pigiama party? Abbinatissimi, con due mise nello stesso tessuto rosa acceso tutto cosparso di H, sigla del brand di abiti Hést che li ha realizzati, di cui la principessa è socia.

Perché insomma, va bene due cuori e un fiordo, ma business is business (e infatti l’esclusiva è stata venduta a Hello/Hola, e credo pure a Netflix, che si sta specializzando nel pararoyal, cosa che sembra abbia fatto imbestialire re Harald). Shock+shock, anche volendo fingere di non vedere le fibbie a forma di cuore che decorano il vestito di lei.

Il secondo giorno è iniziato con l’immancabile crociera tra i fiordi – che comunque vale sempre la pena – lui cioccolatoso con pullover variegato gianduia del brand norvegese Holzweiler e sneakers Gucci, lei stile cow girl, forse in omaggio alle origini statunitensi di lui, con giacca e gonna in pelle sempre di Hést e una camicia multicolor di Bruce Glen, brand specializzato nel trattare i colori con originalità. Posso dire? Terribili ma sorprendenti, perché si sono sempre presentati piuttosto abbinati, e invece in questo caso no. Shock ma attenzione, per una volta i protagonisti non sono loro.

Sul molo prima dell’imbarco compare la famiglia di principi ereditari con i due figli in comune; manca Marius, figlio di primo letto di Mette Marit, che dopo la recente storiaccia di violenza contro la fidanzata è volato in Toscana, ospite di un altro matrimonio. C’è però a sorpresa Amalie Giæver Macleod, la deliziosa ragazza del diciottenne Sverre. Mi piacciono tutti: Mette Marit ha lasciato a casa il bacarozzo, optando per un comodo pullover (Paula) su pantaloni giallo limone di Victoria Beckham, la figlia Ingrid Alexandra ha preso dal guardaroba materno la Garden Party bag Hermès e Amalie ha fatto un ottimo debutto. Chic.

Pronti all’imbarco anche i (pochi) ospiti di altre famiglie reali; ecco Constantijn e Laurentien dei Paesi Bassi. Lei mi fa pensare a Elton John – saranno gli occhiali, ma contribuiscono pure gli orecchini Angelo Moretti – indovina l’abbinamento di sfumature di rosso e bordeaux (i pantaloni sono Twinset) ma poi ci aggiunge una camicetta etnica e pure una sacca fantasia pigiama di Tiger (sì, proprio il negozio super low cost, brava Laurentien) lui sostiene comunque la moglie, che di questi tempi non è poco. Un grande boh.

E voi, siete pronti per imbarcarvi per la seconda parte?

Breaking News! – Wedding bells

Din don din don din don sentite le campane? Se non le sentite oggi le sentirete tra poco meno di un anno, quando Märtha Louise di Norvegia sposerà il suo fidanzato, lo sciamano Durek Verrett. Le nozze saranno celebrate sabato 31 agosto 2024 all’Hotel Union sull’incantevole fiordo di Geiranger, che è patrimonio dell’UNESCO.

(Ph: Daryl Henderson/NTB)

La coppia aveva annunciato il fidanzamento (proprio con questa foto) il 7 giugno 2022; ora sappiamo che facevano sul serio. Lady Violet non nasconde qualche perplessità, soprattutto per alcuni aspetti dello sposo, autore di qualche uscita complottista di troppo e inseguito dal sospetto di essere un truffatore. Diciamo che finché lo insegue il sospetto e non direttamente la polizia va ancora bene. D’altronde lei sta per compiere 52 anni, lui ne compirà 49 a novembre, sono grandi abbastanza per decidere per sé, e speriamo per il meglio. Auguro alla sposa di trovare serenità oltre alla felicità, perché il precedente matrimonio con Ari Behn, finito in un divorzio e suggellato dal suicidio di lui, deve avergliene data poca, di serenità. Comunque andrà, un aspetto positivo c’è già: la dimostrazione che nella vita si può sempre ricominciare.

Parte il countdown, perché come diciamo noi, i royal wedding non finiscono mai!