In viaggio con Lady Violet

Non preoccupatevi, non voglio portarvi in viaggio con me, anche perché per ora, come sapete, non sarebbe proprio possibile dato il mio imminente appuntamento col chirurgo. Ho scelto il titolo di questa nuova pagina in omaggio all’adorata Maggie Smith, che ha già ispirato il nome di questo blog, protagonista negli anni ’70 del delizioso In viaggio con la zia, in cui recita il ruolo della vecchia ed eccentrica zia Augusta, che trascina nelle sue peripezie il nipote Henry (interpretato da Alec McCowen, che incidentalmente aveva 10 anni più di Maggie).

Vi avevo preannunciato l’indicazione di alcune mostre interessanti prima di sapere che avrei avuto una limitata mobilità. In previsione delle vostre passeggiate o dei vostri viaggi ho pensato di segnalarvi qualche mostra che potrebbe interessarvi, e se questa cosa vi piace possiamo pensare di rendere questo non proprio una rubrica, ma magari un appuntamento ripetuto.

Tra le cose che avrei voluto vedere, la mostra di Dolce e Gabbana, allestita a Roma al Palazzo delle Esposizioni, e anche – ma sarebbe stato veramente complicato – quella dedicata a Grace de Monaco, ospitata nel Palasi Princier, che chiude oggi, nel quarantatreesimo anniversario della sua scomparsa.

Siete a Roma, o pensate di andarci entro un mese? Vi segnalo Orizzonti Rosso, ospitata in Piazza Mignanelli 23, storica sede della Maison Valentino, organizzata dalla Fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti. Un’occasione per immergersi nell’estetica del grande couturier, ammirando opere d’arte e meravigliosi abiti in quello speciale punto di rosso. Fino al 2 ottobre, i biglietti in vendita qui https://www.clappit.com/biglietti-piazza-mignanelli-23/homePage.html

(Ph: Delfino Sisto Legnani)

Se come me siete in lutto per la morte di Re Giorgio, non potete perdervi a Milano Giorgio Armani Privé 2005-2025. Vent’anni di Alta Moda. Centocinquanta abiti di sublime raffinatezza creati nei due decenni di creazioni della linea Haute Couture che esordì a Parigi nel 2005, ospitati nello spazio espositivo Armani/Silos, Per godersi questa meraviglia c’è più tempo, chiuderà i battenti il 28 dicembre, e io sto già progettando una giornata milanese; qui potete acquistare i biglietti https://www.armanisilos.com/it/organizza-la-tua-visita/orari-di-apertura-biglietti/

Nei prossimi mesi Roma sarà la sede di una mostra veramente imperdibile: Tesori dei Faraoni, alle Scuderie del Quirinale dal 24 ottobre al 3 maggio del 2026. Tempo ce n’è, le aspettative sono altissime, e se riesco vorrei organizzare una visita per noi, con guida. Se invece volete assicurarvi subito il vostro biglietto (o magari vedere la mostra due volte!) la prevendita è già aperta: https://scuderiequirinale.vivaticket.it/it/event/tesori-dei-faraoni/268745?idt=4368

Avete in programma di andare a Londra, magari per godervi le luci di Natale e quell’atmosfera che nella capitale britannica è davvero incantata? È un’ottima idea perché le proposte interessanti non mancano. Fino al 16 novembre al Victoria and Albert Museum c’è la mostra dedicata a Cartier. I biglietti sono esauriti, ma potreste entrare ancora se voleste sottoscrivere la membership. Non è a buon mercato, annualmente costa 122 sterline, ma se andate spesso a Londra e vi interessano le attività del museo, potrebbe essere una buona idea. In alternativa, di solito l’ingresso è concesso ai giornalisti in possesso di tessera stampa.

Se non riuscite a vedere Cartier non vi rattristate più di tanto, perché il museo ha in cartellone una mostra imperdibile per appassionati di storia, di reali e di storie reali: Marie Antoinette Style in cartellone dal 20 settembre al 22 marzo. Se pensate a una visita pensateci per tempo, perché i biglietti esauriscono in fretta. Potete acquistarli qui https://www.vam.ac.uk/shop/ticket?cgid=443 (ma con la membership l’ingresso è gratuito e sempre possibile).

Per gli irriducibili della Royal Family segnalo la mostra Dress Codes, a Kensington Palace fino al 30 novembre. È l’occasione giusta per rendersi conto di come ci si vestiva nel corso dei secoli alla Corte di San Giacomo, ma anche per vedere alcuni abiti che fanno parte del nostro immaginario, come quelli indossati da Diana, principessa di Galles.

Se il royal style è la vostra passione iniziate davvero a pensare a un viaggetto a Londra l’anno prossimo; le date sono ancora da confermare, ma in primavera il centenario della nascita dell’amatissima Queen Elizabeth verrà celebrato a Buckingham Palace con Queen Elizabeth II: Her Life in Style. Circa 200 tra abiti e accessori per quella che si preannuncia come la più ricca ed esaustiva rassegna dello stile di una donna che ha fatto la storia.

Non potendo per ora pianificare attività in movimento, vi state chiedendo come impiegherò i giorni di riposo forzato? Questo 2025 segna un importante anniversario letterario, i 250 anni dalla nascita di Jane Austen, che vide la luce il 16 dicembre 1775 nel villaggio di Steventon, contea dell’Hampshire. Quale occasione migliore per rileggere le sue opere? Vi segnalo una deliziosa iniziativa, cui io ho aderito con entusiasmo: Ostinate e testarde. Da fine settembre a febbraio rileggeremo i sei romanzi dell’adorata Jane, e li discuteremo di volta in incontri sia in presenza sia online. Vi ho incuriosito? Ve ne parlo meglio nel prossimo post.

Breaking News – Addio al Re

Oggi, 4 settembre 2025, è morto Giorgio Armani.

Quando un artista se ne va, la terra è più povera, le persone un po’ più sole, anche la bellezza perde fulgore. Lo so, è un momento di grandi tragedie planetarie, e la scomparsa di un ultranovantenne che in fondo ha a lungo e ben vissuto non sconvolge più di tanto. Io che l’ho amato tanto ma incontrato una volta sola non sono sconvolta ma molto, molto triste. Altro non so dire, altro non posso fare che ringraziarlo, per avermi resa indossando i suoi capi più bella, più forte, più felice.

La camera ardente sarà allestita all’interna dell’Armani/Teatro in via Bergognone 59, e visitabile sabato e domenica, dalle 9.00 alle 18.00. Per sua espressa volontà i funerali si terranno in forma privata.

Se volete, qui trovati i post scritti l’anno scorso in occasione del novantesimo compleanno:

Novant’anni di King Giorgio (parte prima)

Novant’anni di King Giorgio (parte seconda)

Ne parleremo ancora, indagheremo ancora i suoi rapporti col mondo della regalità, ora mi piace pensarlo con Sergio Galeotti, il grande amore della sua vita.

Grazie.

Republican chic shock e boh – Festa della Repubblica 2025 (parte prima)

Oggi è il 2 giugno, la Festa della Repubblica, a ricordare quel giorno del 1946 in cui gli italiani votarono con un referendum la nuova forma dello stato. È il giorno della parata militare ai Fori Imperiali: inserita per la prima volta nel protocollo dei festeggiamenti nel 1950, sospesa per alcuni anni a partire dal 1976, poi ripresa nel 1983 per volere del Presidente Pertini. A quella edizione partecipò pure una giovanissima Lady Violet, allieva Infermiera Volontaria CRI.

(Ph: Quirinale)

Ieri l’altrettanto tradizionale appuntamento al Quirinale: ricevimento e concerto per autorità e personalità varie. Solito look bonjour tristesse di Laura Mattarella: la giacca sembra bella e piuttosto sofisticata, purtroppo banalizzata dai tremendi pantaloni bianchi. Più adatto alla spiaggia della tenuta presidenziale di Castel Porziano il secchiello che ha in mano. Il solito grande boh. Fatemi dire una cosa, prima di iniziare: l’invito al Quirinale da parte del Presidente della Repubblica è un evento formale, e richiederebbe scarpe chiuse e preferibilmente di lasciare i pantaloni nell’armadio. Non essendo di sera ci si dovrebbe vestire da pomeriggio, rimandando scelte più d’effetto ad altre occasioni. Come vedrete siamo rimasti in pochi a pensarla così.

La maggioranza

Mi è piaciuta la Presidente del Consiglio, in una mise inedita per lei: un abito di pizzo azzurro che le dona assai di più di molti dei completi pantalone che indossa abitualmente. Capisco anche perché non vesta spesso così: l’insieme dell’abitino, della figura minuta e dei capelli biondi la rendono molto girlie, poco adatta ad affrontare un mondo in cui gli uomini di potere sono la assoluta maggioranza. Perfette anche le scarpe, delle slingback nude, brava! Chic di incoraggiamento.

(Ph: Quirinale)

Accanto a lei durante la cerimonio la signora Laura Di Cicco in La Russa, consorte del Presidente del Senato, in completo pantalone di raso giallo. Si vede poco e in fondo non è un male, trovo la sua mise francamente orripilante. Attente al raso, sta male quasi a tutte: riflettendo a luce tende ad ampliare i volumi, e spesso sembra cheap. Come in questo caso, e non basta un paio di scarpe blasonatissime – le Hangisi di Manolo Blahnik che spuntano dai pantaloni – a fare il miracolo. Shock.

(Ph: Messaggero)

Licia Ronzulli del Senato è Vice Presidente; come la Premier anche lei sceglie il pizzo azzurro, ma in una bella tonalità fredda. L’abito anni ’50 è uno dei più adatti all’occasione, corretti gli accessori blu. Avendo la signora un carattere piuttosto energico – mi fa spesso pensare alle cattive del cinema, sul tipo di Joan Crawford, per intenderci – questa mise da fatina crea un divertente contrasto. Mi ci vestirei? No, ma non posso dire che stia male, soprattutto alla luce di ciò che vedremo in seguito. Boh quasi chic.

(Ph: Pizzi/Formiche.net)

Nell’orgia di pizzo che ci attende Brunella Tajani, moglie del vicepremier e Ministro degli Esteri è una bella sorpresa. Per lei un completo giacchina e pantaloni ampi della collezione Pleats Please di Issey Miyake, stilista giapponese che si è inventato il tessuto plissé che caratterizza le sue creazioni. Io lo adoro, la sua è una moda che trasmette tutto il fascino della cultura nipponica, e trovo la signora superchic.

Pizzo per Francesca Verdini, compagna del vicepremier e Ministro dei trasporti Salvini. La fanciulla è tanto graziosa quanto solitamente amante di uno stile più trasandato, per cui è interessante vederla vestita da sciura. Non mi piace granché ma apprezzo la scelta di esporre una quantità ridotta di pelle, per una volta. Boh.

Gaia Saponaro è la moglie di Guido Crosetto, Ministro della difesa; è una donna in carriera, e ciò si riflette anche nelle sue scelte di stile. La giacchina sembra proprio un pezzo di Armani della stagione autunno inverno 23/24, in organza e pelle, mi sarebbe piaciuto un abbinamento più contemporaneo di quello coi pantaloni di raso grigio, puntualmenti abbinati alla clutch. Tutta la mia solidarietà per i tacchi altissimi, scelti immagino per bilanciare il 1,96 del marito. Chic ma si può fare meglio.

Il ministro della cultura Alessandro Giuli passa per essere un dandy, purtroppo a volte finisce per ricordare di più Er dandi di Romanzo criminale. Come in questo caso: pantaloni troppo corti, giacca troppo stretta, fermacravatta troppo alto. È sposato con una collega giornalista, Valeria Falcioni, della quale ammiro lo sforzo di adeguarsi all’occasione: mise da pomeriggio e scarpe chiuse. Ma perché si è messa il vestitino della cresima, fatto dalla sartina sotto casa? Boh.

Evidentemente avvisata in ritardo, la signora Maria Grazia, consorte del Ministro dello sport Andrea Abodi, non ha fatto in tempo a cambiarsi ed è venuta in pigiama. E pure grigio. Ha indovinato la borsa, che quest’anno si porta crossbody, cioè a tracolla; per il resto shock.

Chiara Colosimo è la presidente della Commissione parlamentare antimafia. Essendo nata nel 1986 (tra l’altro il 2 giugno, auguri!) non c’era nei favolosi anni ’70, quando andavano di moda i tessuti laminati tipo quello che compone la parte principale della sua mise, tuta o completo pantaloni non è chiaro. L’unica cosa che mi viene in mente è che nell’ambito del suo incarico abbia sequestrato un po’ della tappezzeria dei Casamonica. E chi ha realizzato quella giacca meriterebbe una pena esemplare. Strashock.

Al suo opposto Mara Carfagna, che dopo una stagione in Azione, il partito di Carlo Calenda, è rientrata nella maggioranza come segretaria di Noi Moderati. Va bene la moderazione, ma quello chemisier color vinaccia più che altro sembra una punizione. Apprezzo molto le scarpe chiuse, mi azzardo a ipotizzare l’uso delle calze, la Lady Dior fa sempre la sua figura, ma perché mortificarsi così? Boh.

(Ph: Messaggero)

Concludiamo con i tre moschettieri in versione governativa: da sinistra Andrea Delmastro Delle Vedove, Sottosegretario alla Giustizia e organizzatore di veglioni col botto; a destra Galeazzo Bignami, Capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia; tra loro Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione del medesimo partito, e gentile consorte. Probabile che il gruppo arrivi direttamente da una festa a Ibiza, o a Milano Marittima, dato che i tre caballeros hanno evidentemente dormito nei loro completini blu.

(Ph: Messaggero)

Classico abito a sirena da party sulla spiaggia per Alessia Donzelli: colore di moda un lustro fa e modello che non ne valorizza la silhouette. Shock di gruppo.

Non perdetevi la seconda parte, e buona Festa della Repubblica!

Royal chic shock e boh – Festa! (parte prima)

Edizione speciale della nostra rubrica, divisa in due parti a causa del gran numero di royal eventi concentrati in questi giorni.

Together at Christmas

Iniziamo da uno degli appuntamenti che aspettavamo di più, il concerto di canti di Natale organizzato per il quarto anno consecutivo dalla Principessa di Galles. Che si è vestita direttamente da strenna natalizia, tanto per non sbagliare. Molto bello il cappotto rosso di Alexander McQueen, portato con stivali neri di camoscio Ralph Lauren, e la gonna scozzese a pieghe di Emilia Wickstead. Tutto bene – soprattutto l’aspetto di Catherine – tutto bello, ma perché quel fioccone di velluto? Boh. Se poi mentre guardate la principessa la vostra attenzione è stata attratta dall’occhialuto e affascinante giovanotto accanto a Zara, dietro Louis, e vi state chiedendo chi sia, Lady Violet ha la risposta. Egli è George Gilman, genero dei Duchi di Gloucester avendone sposato la figlia Rose. Che non c’è, mentre vicina al padre c’è la loro figlia Lyla.

La Duchessa di Edimburgo ha scelto uno stile per così dire eclettico, e piazza una giacchina bianca (Isabel Marant) su un abito fluttuante e vagamente etnico del brand spagnolo Matelier, con una stampa grossomodo paisley, dotato di spacco anteriore che camminando si apre rivelando gli stivaloni col risvolto stile D’Artagnan (Gianvito Rossi). E come se non bastasse una borsa a secchiello col manico ricamato di Sophie Habsburg, perfetta per accessoriare un caftano a Ibiza (o a Ischia, o a Goa, o dove volete). Sono francamente esterrefatta. Shock.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Il bordeaux è il colore di questo inverno, è chic, e si declina bene anche nel monocolore, per cui non siamo stupiti che sia stato scelto da due royal ospiti della serata: le cugine Beatrice e Zara. La prima, incinta, indossa un abito di Me and Em, sotto il cappotto color melanzana (Hobbs London); borsa a cappelliera stampa cocco (Aspinal) e ai piedi le favolose Romy 100 in velluto di Jimmy Choo. Nessuna novità, tutti capi già indossati compongono una mise che dona molto alla signora Mapelli Mozzi. Chic. Velluto bordeaux per Zara Tindall che indossa con piglio sportivo il completo pantaloni di Veronica Beard, con una clutch Strathberry, brand scozzese amatissimo dalle royal ladies, almeno quelle British, e pure abbordabile. Chic pure lei.

(Ph: Getty Images)

Se Catherine si è vestita da regalo Marie Christine di Kent, moglie del principe Michael, ha preferito sembrare una palla dell’albero. Ora, probabilmente questo coso è una sorta di mantella/poncho, probabilmente vista dal vivo l’effetto è migliore, anche perché lei è molto alta e dunque può reggere verti volumi, ma resta la domanda: perché? Shock.

(Ph: WA/POOL)

Deliziosa la Duchessa di Gloucester con un cappottino rosa confetto e accessori in un beige freddo (la borsa è Max Mara), a dimostrazione che a Natale non è necessario vestirsi per forza di rosso, e che si può fare serenamente a meno degli effetti speciali. Poi che vi devo dire, a me lei piace moltissimo, e più invecchia più mi ricorda mia madre. Chic.

A queste due signore dedichiamo una rispettosa attenzione, perché quest’anno hanno affrontato l’inferno, e probabilmente ancora lo fanno. A destra Lady Gabriella Kingston, vedova dal 25 febbraio del marito Tom, che si è ucciso con un colpo di pistola alla testa. La recente inchiesta ha rivelato che la tragedia potrebbe essere stata un orrendo effetto collaterale della terapia antidepressiva che l’uomo seguiva. Terribile. A sinistra Carole Middleton, madre della Principessa di Galles, che negli scorsi mesi ha dovuto bilanciare l’angoscia per la salute della figlia con la necessità di tenere insieme la famiglia. Gabriella indossa un bel cappotto Catherine Walker, mentre Carole un grazioso paltoncino bianco che forse si meritava un orlo leggermente più lungo. Chic entrambe, con l’augurio e la speranza di tempi migliori.

Intanto nonna Middleton, e con lei il marito Michael, hanno ricevuto un delizioso tributo dal nipotino Louis, che al Kindness Tree, l’Albero della Gentilezza issato fuori da Westminster Abbey ha appeso un biglietto su cui aveva scritto con le sue manine “grazie a Granny e Granpa per aver giocato con me”. E l’amore di chi amiamo, soprattutto dei più piccoli, è sempre il regalo più bello.

Visita di stato del Qatar nel Regno Unito

Possiamo dire che per certi versi questa è stata la settimana di Catherine, protagonista di un altro appuntamento di alto profilo: martedì è stata lei, col marito William, ad accogliere l’Emiro del Qatar in visita ufficiale, e a scortarlo da King Charles per i saluti ufficiali. Questa volta è stata lei a scegliere il bordeaux, per una mise che non ha mancato di incuriosire, a partire dal nuovo cappotto che Sarah Burton – evidentemente prima di lasciare Alexander McQueen – ha creato per lei. La linea è quella striminzita e allungata che lei tanto ama (io su di lei meno, ma non importa) ma quelle pieghe che sottolineano lo scollo sono un capolavoro. Mi è stato spiegato che non sono aggiunte ma costruite in un unico pezzo sul corpo del cappotto, dunque una tecnica sartoriale eccelsa. Bellissimo. Divertente il cappellino a goccia di Sahar Millinery, impeccabili gli stivali Gianvito Rossi, bellina e leziosetta la borsa Chanel, e per la gioia di Lady Violet pure i guanti. Chic. Passiamo alla sceicca Jawaher; la sua mise ai nostri occhi è sicuramente penalizzata dalla lunghezza, che è ovviamente condizionata dall’ossequio alla sua religione. Il cappotto è della Maison Valentino, belli quel collo in piedi e i bottoni dorati e bellissimo il colore, grigio con un punto di lilla. Purtroppo non è particolarmente donante; e anche la pettinatura così rigida non l’aiuta. Considerate che Catherine ha un paio di anni di più ma nonostante quello che ha passato sembra più giovane. Insomma, boh.

Dopo i saluti ufficiali la coppia qatariota è stata protagonista di un ricevimento a Buckingham Palace, e noi abbiamo potuto intravvedere cosa c’era sotto il cappotto della sceicca: un abito rosso, anch’esso lungo e anch’esso creazione della Maison Valentino. La sceicca ha dimostrato una certa passone per le borse di coccodrillo: questa è di Giòsa Milano. Che vi devo dire, boh.

Catherine ha sorpreso tutti, presentandosi con una mise simile alla precedente, ma gli stivali erano stati sostituiti da un paio di scarpine scollate, sempre Gianvito Rossi, e soprattutto indossava qualcosa che sembrava il cappotto appena visto, ma non lo era. Era il cappotto firmato Eponine indossato, guarda caso, al Together at Christmas di due anni fa (December/January chic shock e boh). Perché si sia cambiata non è chiaro, come non lo è l’esistenza di due capi quasi uguali, boh.

Presenti anche i Duchi di Edimburgo con Sophie che indossa un abito nuovo di Armani; le fotografie sono pessime quindi non si può fare un’analisi adeguata, ma ciò che mi ha colpito è il colore, molto simile al mocha mousse dichiarato da pantone colore dell’anno 2025. Perché King Giorgio i colori li anticipa e magari li ispira, che è il senso vero di quello che fa.

Pronti per lo state banquet? Lo troverete nella seconda parte!

Le foto del giorno – Highlander paralimpici

Ieri a Parigi l’inaugurazione dei Giochi Paralimpici, nella tradizionale – e un po’ avvilente – mancanza di grande attenzione generale. Per le vie dalla Ville Lumière si aggiravano però tre autentici highlander, e Lady Violet è qui per raccontarveli.

Partiamo da Sergio, che non è un sovrano ma noi lo amiamo come se lo fosse. E nonostante tutta l’acqua che si era preso la volta scorsa ha infilato i suoi trionfali 83 anni in uno dei suoi eleganti abiti scuri ed è andato a fare il suo dovere. Non senza mostrare una certa soddisfazione per la bella e abbondante squadra che gareggia per il tricolore. So proud!

(Ph: Raphael Lafargue/ABACAPRESS.COM)

Highlander numero 2, in rigoroso ordine d’età, il sessantanovenne Henri, Granduca di Lussemburgo. Dopo aver assistito con incrollabile attenzione a praticamente tutte le gare dei Giochi Olimpici, non ha voluto mancare ai Paralimpici. Eccolo all’Eliseo, accompagnato dalla moglie Maria Teresa con splendida abbronzatura, affascinante sorriso e dimenticabilissimo completo top+pantaloni color sorbetto all’albicocca, che ha pure l’aggravante di essere firmato Armani. Solita versione yeye da ragazza di ieri per Brigitte Macron, ce ne siamo fatti da tempo una ragione.

(Ph: Raphael Lafargue/ABACAPRESS.COM)

I Granduchi hanno incontrato sul tappeto rosso il terzo highlander, Albert de Monaco, altro fedelissimo dei Giochi. Il principe è un fedelissimo anche dei pantaloni troppo lunghi, in stridente contrasto con quelli troppo corti di Maria Teresa. Comunque, lasciatemelo dire, anche se li prendiamo bonariamente un po’ in giro, sempre meglio loro di chi non si è presentato.

(Ph: Raphael Lafargue/ABACAPRESS.COM)

Qualcuno ha mandato i parenti, come dev’essere accaduto ad Astrid del Belgio (col sempre presente marito Lorenz d’Asburgo) cui evidentemente il fratello ha chiesto di andare al suo posto. E lei si dev’essere precipitata, uscendo così come stava per casa.

Il re di Giordania tra la delicata situazione politica e la famiglia che si allarga deve aver prudentemente pensato meglio farsi rappresentare dal fratello minore Faisal. Cui l’incarico spetta di diritto, essendo presidente del comitato olimpico giordano e membro del CIO. E diciamolo, fa pure la sua figura.

Assenti i membri della Royal Family, come accaduto il mese scorso, in rappresentanza del Regno Unito a sostenere il Team GB è arrivato il Prime Minister Keir Starmer. Che era lì anche per trovare una soluzione e mettere una pezza alla sciagurata Brexit, provando ad annullarne gli effetti più deleteri ma facendo finta di niente. Insomma, questa volta bisogna che tutto rimanga com’è perché tutto cambi. More or less.

Parigi val bene una scom-messa

Troppo lunga, troppo woke, troppo caotica, troppo poco ritmo; comunque la pensiate sulla cerimonia di inaugurazione le Olimpiadi di Parigi 2024 sono partite, e ora non resta che goderci lo spettacolo e sperare in una pioggia di medaglie. Intanto è arrivata una pioggia di fotografie, quelle che non erano disponibili ieri più molte altre. E se ieri eravate davanti a uno schermo avrete capito che la parola pioggia non è usata a caso…

Anche questa volta partiamo con noi, e se tra di voi ci fosse qualcuno che non l’ ha ancora vista ecco la fantastica immagine di Mattarella, bagnato fradicio nonostante il – o a causa del – poncho impermeabile, spettinato e assai divertito.

(Ph: Collection privée de LL.AA.RR. le Grand-Duc et la Grande-Duchesse)

Bagnato come un pulcino il Granduca del Lussemburgo sfida il maltempo ma perde un po’ del suo proverbiale aplomb (vedi nodo della cravatta) e sembra arrivato direttamente dal Nome della rosa. Accanto la moglie Maria Teresa, che è una donna di mondo e non si scompone certo per due, o duemila, gocce. In ogni caso lo spirito sembra alto.

(Ph: Collection privée de LL.AA.RR. le Grand-Duc et la Grande-Duchesse)

Prima dell’inaugurazione i Granduchi avevano salutato all’Eliseo il Presidente e la Première Dame, poi Maria Teresa, in blazer AlexanderMcQueen e pantaloni Armani ha pubblicato questa deliziosa immagine con due “colleghe”: Letizia regina di Spagna smanicata in Carolina Herrera con la borsa Dior che portava ieri e Mathilde regina dei Belgi (in Natan, ovvio).

( Ph: David Niviere/ABACAPRESS.COM)

Sotto l’acqua, ma con un certo stile, anche Los Reyes, che non hanno risparmiato applausi calorosi al loro team. A Parigi sono arrivate anche le due figlie, Leonor e Sofía, per sostenere le stelle del tennis iberico, il divino Rafa Nadal e il giovane brillantissimo Carlos Alcaraz. Ma quanto è bella questa foto?

Piuttosto asciutta – o semplicemente fotografata in un momento migliore – la Reine Mathilde in rosso, uno dei colori della bandiera, la cui grazia non viene scalfita dalla plastica trasparente dell’impermeabile. Impeccabile Roi Philippe, avremmo voluto vederlo a fine serata.

( Ph: David Niviere/ABACAPRESS.COM)

All’Eliseo i sovrani belgi si sono incontrati con i danesi; come Mathilde, il cui abito la fa sembrare in attesa, anche Mary onora i colori della bandiera del suo Paese: blusa rossa Jesper Høvring e pantaloni bianchi Andiata.

Curiosamente non ci sono immagini di Frederik e Mary sotto la pioggia, o almeno io non ne ho trovate. Per prudenza comunque Mary si è portata il suo impermeabile, che non si sa mai. E chissà se i due avranno ricordato le Olimpiadi di Sidney, dove si conobbero ventiquattro anni fa.

(Ph: David Niviere/ABACAPRESS.COM)

Chi non si è certo preoccupato del diluvio, nonostante no dovrebbe essere abituato, dato che come dice la canzone It never rains in Montecarlo, sono i principi di Monaco, che si sono portati anche i figli gemelli Jacques e Gabriella. La bimba non è sembrata condividere l’entusiasmo dei genitori e ha spesso mostrato un notevole broncio; lui in blazer blu sembra si sia scambiato il ruolo col padre.

( Ph: David Niviere/ABACAPRESS.COM)

In tribuna a sostenere la loro squadra anche i sovrani nederlandesi; lui aveva partecipato alla cena al Louvre, lei invece si è vista direttamente all’inaugurazione.

(Ph: David Niviere/ABACAPRESS.COM)

Willem-Alexander e Máxima sono accompagnati dalle due figlie maggiori Catharina-Amali e Alexia; la famiglia resterà a Parigi fino al 30 luglio.

E se a questo punto vi state chiedendo dove siano finiti gli altri, confermo di non aver visto né i reali norvegesi né gli svedesi. Quanto al Regno Unito, è arrivato in rappresentanza il neo Prime Minister Sir Keir Starmer. Che dopo aver salutato i Macron all’Eliseo ha raggiunto la tribuna, opportunamente dotato di impermeabile proprio.

Laughing in the rain.

Novant’anni di King Giorgio (parte seconda)

Sabato scorso i sovrani belgi erano a Londra dove, scortati dai Duchi di Gloucester, hanno reso omaggio ai caduti delle due guerre mondiali con una cerimonia al Cenotafio. La Reine Matilde era vestita Armani Privé, una delle maison cui si affida più spesso, e questo ci consente di riprendere la biografia di Giorgio Armani da dove l’avevamo interrotta, sfiorando uno degli aspetti che ci interessa di più, la relazione con le royal ladies.

La prima parte del post (Novant’anni di King Giorgio (parte prima) si chiude con la morte di Sergio Galeotti, nel 1985, che porta con sé un grande dolore e un grande interrogativo: cosa farà ora Armani senza di lui? Senza il suo spirito, ma anche, soprattutto, senza la sua abilità imprenditoriale, contraltare perfetto alla creatività di Giorgio? Arriva un nuovo direttore finanziario, Giuseppe Volontieri, e a ricoprire il ruolo di direttore commerciale viene chiamato Giuseppe Brusone, già marketing manager di Valentino, che nel 1994 diventerà direttore generale.

La sorella di Armani, Rosanna, diventa responsabile della comunicazione mentre va via Barbara Vitti storica PR, che nel 1982 aveva portato Giorgio sulla copertina di Time, innescando una popolarità planetaria. Lasciano anche Doretta Palazzi, fino a quel momento responsabile comunicazione, e il braccio destro Marisa Modiano Bulleghin, mentre arriva da New York Gabriella Forte.

Armani inizia ad accentrare ogni aspetto del suo lavoro tra le sue mani, e si rivela un imprenditore eccellente; una evoluzione che a me ha fatto sempre pensare a un uomo del Rinascimento. Questa è la sua forza, e per certi aspetti anche il suo limite; lavorare con e per lui non è sempre facilissimo, e negli anni ci saranno altri abbandoni, dalla stessa Gabriella Forte a Lee Radziwill, a Brusone. Questa scelta però aiuta Armani a mantenere quel tratto distintivo, quella unità stilistica che lo contraddistinguono ancora oggi, e negli anni si declinano in molti campi diversi: accessori, beauty, casa, fiori, perfino dolci.

A volte eccede, come per una quella collezione praticamente monocolore dei primi anni ’90, che la madre commentò così: “Giorgio, forse tutti questi beige, meglio lasciarli perdere…” Una conversazione che avrebbe potuto avvenire anche tra mia madre e me, naturalmente a parti invertite. Però questa mania di tenere tutto sotto controllo gli consentirà di rimanere fuori da ciò cha a un certo punto rivoluzionerà il mondo della moda: l’acquisizione dei brand principali da parte di Monsieur Arnault (LMVH) e Monsieur Pinault (Kering) che daranno vita a due multinazionali del lusso. Armani testardamente non cede, resta padrone del suo marchio e della sua creatività. Come un uomo del Rinascimento, appunto, con lo stesso ingegno multiforme. Le sue sfilate sono spesso spettacoli innovativi nati dalla sua mente. Anche quando non riescono, come quella dell’Emporio che avrebbe dovuto svolgersi in una tensiostruttura montata a Place Saint Sulpice, he viene bloccata all’ultimo momento dalla Gendarmerie. La sfilata si farà lo stesso, riservata ai dipendenti di Armani, e il ricco rinfresco farà la felicità di tanti clochard. Molti negli anni si chiedono perché Giorgio Armani proponga raramente abiti da sera; la ragione è semplice, non ci sono abbastanza soldi per farli. Ma i soldi arrivano, tanti, sempre di più, e finalmente all’inizio del nuovo millennio il genio di King Giorgio può misurarsi anche col sogno di ogni creatore di moda, l’haute couture: Armani Privé nasce nel 2005.

Armani Privé scatena il desiderio di regine principesse e aristocratiche varie, che già amavano Armani come Caroline de Monaco, abile trend setter, e come Paola, allora Principessa di Liegi, che si fa vestire da lui per le nozze del figlio Philippe con Mathilde (e poi anche per quelle del figlio minore Laurent con Claire). Noi non ne siamo sorpresi, così come le scelte fatte negli anni, anzi nei decenni, ci sembrano oggi perfettamente logiche e sagge; ma all’epoca non erano così scontate.

Torniamo indietro di una quarantina d’anni, quando probabilmente diversi lettori di questo blog non erano neanche nati, o andavano a scuola. Questa bella foto è del 1985; è il momento del trionfo del Made in Italy, e lo stile Armani si fa notare per la linea classica eppure innovativa, la personalità rarefatta, l’elegante sobrietà. Gli Ottanta sono però gli anni dell’estro, del divertimento anche eccessivo, e questa allegria si riflette anche sulla moda. Pensate a Ungaro, a Christian Lacroix, ma soprattutto a Gianni Versace. Piccola nota personale: per il matrimonio di mio fratello, 1987, io dico a priori che non voglio nulla di Armani, che quell’anno aveva fatto morbide gonne midi e camicie quasi monacali. Ero molto giovane e volevo qualcosa di più divertente, più chiassoso. Come finì? Camicia in organza a righe su gonna in seta a pois. Black&white, tutto Armani of course. Però comprai qualcosa da Versace, in saldo.

Versace, che di Armani era l’opposto. I due non si amavano troppo (anzi per niente) e una volta si sfiorò pure l’incidente diplomatico quando durante una settimana della moda milanese entrambi avevano fissato la propria sfilata lo stesso giorno alla stessa ora. Sembra che Gianni una volta disse a Giorgio “Io vesto le troie, tu donne di chiesa”, ma mi sa che Versace era un po’ fissato perché Ornella Vanoni ha raccontato che una volta che gli contestava alcune mise, il divino Gianni se ne uscì con: “Senti io vesto le zoccole. Se vuoi vestirti da monaca vai da Romeo Gigli.” Proprio Romeo Gigli, e con lui Armani e Prada, incarnano lo stile sobrio degli anni ’90, aggravato in Italia dalla crisi generata da Mani Pulite.

Versace invece resta fedele al suo stile, e lega indissolubilmente il suo nome alla royal lady più famosa di tutte, Diana, che aiuta a definire uno stile personale sempre più lontano dalla Royal Family, sempre più vicino al glamour internazionale. Uniti in vita e incredibilmente anche in morte, lo stilista e la principessa scompaiono entrambi nell’estate 1997, a 47 giorni di distanza.

(Ph: courtesy Giorgio Armani)

Si chiude un secolo, si chiude un millennio, e in quell’anno di passaggio Armani perde l’amatissima madre; Giorgio ha più di sessant’anni, ed è un grande dolore. Perché diciamolo, è brutto perdere i genitori quando si è giovani ma forse è pure peggio perderli da grandi. A supportarlo come sempre c’è il suo braccio destro Leo Dell’Orco, e all’orizzonte un grande progetto: l’alta moda di Armani Privé, quella che lo porterà davvero sul trono.

(Ph: Bertrand Rindoff Petroff/Getty Images)

Sul trono e accanto a molti troni, perché sono tante le royal ladies che si lasciano sedurre dal Privé. Ma questo merita un post a parte, anzi un Royal chic shock e boh. Stay tuned!

Molte delle notizie di questi post sono tratte dall’interessante biografia scritta da Renata Molho, Essere Armani. Non è troppo recente ma preziosa.

Novant’anni di King Giorgio (parte prima)

Se Valentino è the Emperor, l’imperatore, Giorgio è the King, il re; per noi repubblicani affascinati dai reali non potrebbe esserci forma di regalità più splendente, più soddisfacente e più indiscutibile a livello planetario.

Nato l’undici luglio 1934 a Piacenza da Ugo e Maria, Giorgio ha un fratello, Sergio, maggiore di cinque anni e una sorella, Rosanna, più giovane di cinque. Un’infanzia di guerra, divisa tra povertà e dolore, come tante in quegli anni.

Il padre, impiegato, nel 1949 decide di trasferirsi a Milano sperando di poter offrire alla famiglia qualcosa di più. Giorgio si diploma al liceo scientifico Leonardo da Vinci e si iscrive a medicina, ma tre anni dopo parte per il servizio militare. Quando torna, la sua vita cambia binario: viene assunto alla Rinascente, simbolo della modernità e dell’Italia che appunto rinasce dopo la guerra. Si occupa di vari aspetti tra cui la pianificazione delle vetrine, da cui nasce la leggenda che abbia fatto il vetrinista. Serio, rigoroso, perfezionista, studia materiali e tessuti, la forme, le linee e finisce con attirare l’attenzione di un giovanotto che ha già un nome nella moda maschile: Nino Cerruti, figlio di un produttore di tessuti di Biella, che gli affida la sua linea Hitman. L’uno è “il signor Nino” e forse da lui l’altro eredita il vezzo di farsi chiamare sempre “il signor Armani”.

Siamo in pieni anni ’60, il decennio in cui cambia tutto, e non solo nella moda, basti pensare che nel nostro Paese inizia con La dolce vita e finisce con la strage di Piazza Fontana. A Londra ci sono i Beatles con le loro giacche guru e Mary Quant con la minigonna; Kings Road e Carnaby Street; nel 1967 Flavio Lucchini si inventa L’uomo Vogue. Il decennio si conclude con la realizzazione del sogno più grande di tutti: il 21 luglio 1969 l’uomo sbarca sulla luna. In questo tourbillon di cambiamenti, innovazioni, trasformazioni, Giorgio propone una rivoluzione di stile che sembra piccola ma diventerà grandissima; un immagine sobria, educata, istruita, direi quasi milanese, che parte dal concetto di giacca destrutturata e non si ferma più.

Arriva il secondo incontro della vita: Sergio Galeotti, un giovane architetto più giovane di dieci anni. Toscano di Pietrasanta, sanguigno quanto l’altro è algido; uno rumorosamente allegro l’altro sobriamente riservato. Come spesso accade tra persone così diverse si riconoscono e si innamorano alla follia. Sergio spinge Giorgio a mettersi in proprio, rinunciando alla tranquillità anche economica offerta da Cerruti. Nel 1975 nasce la Giorgio Armani SpA (e nel 1979 Lady Violet riceve dalla madre il primo capo, una giacca/cardigan di lana blu che dev’essere ancora in giro). Gli anni ’70 però sono caratterizzati anche dall’incubo del terrorismo, per cui la moda di Armani, elegante ma senza eccessi, impiega poco a soppiantare l’allegro stile hippy – che pure aveva una sua funzione, essendo percepito come povero – a questo si aggiunge la crisi energetica (vi ricordate l’austerity?) che si riflette sia sulla possibilità di spendere sia direttamente sulla disponibilità dei tessuti; la collaborazione tra Armani e i Rivetti, proprietari del GFT(Gruppo Finanziario Tessile) imprimerà una spinta decisiva al cambiamento. È questo il momento in cui nasce il Made in Italy, concetto prima sconosciuto, insieme a termini come “stilista” o “showroom”. Molto si deve al genio di Galeotti, che si occupa della parte gestionale guidato da intuizioni valide ancora oggi. La società nasce con l’investimento di due milioni e mezzo di lire, frutto anche della vendita del maggiolino di Giorgio, in un piccolo spazio a Corso Venezia; verranno poi la sede di via Borgonuovo, col meraviglioso teatro che fa spesso da palcoscenico alle sfilate, la sede di via Durini; e le residenze private: i dammusi a Pantelleria e la villa a Broni, tra Pavia e Piacenza, con animali esotici nell’ampio parco e un Tiepolo in salotto.

Nonostante la teenager Lady Violet avesse trovato il suo stilista del cuore, grazie anche – soprattutto – alla generosità materna, vi sorprenderò dicendovi di aver influito solo in minima parte nel successo planetario di King Giorgio, che alla fine degli anni ’70 inizia ad avere una clientela di tutto rispetto.

(Ph: Ron Galella/Getty Images)

Il 3 aprile 1978 Diane Keaton, candidata all’Oscar come migliore attrice per Annie Hall, si presenta al Dorothy Chandler Pavilion con una rigorosa giacca grigia Armani, che fa dal contraltare al gonnellone a righe; un mix tra maschile e femminile che incarna, probabilmente suo malgrado e con una certa disordinata naïveté, l’dea dello stile Armani. Vince lei, e in qualche modo vince pure lui.

Hollywood, enorme cassa di risonanza, se ne accorge, e nel 1980 un film lancia due stelle nel firmamento. Il film è American Gigolo: rende Richard Gere una star mondiale e apre a Giorgio Armani, che lo dota di un guardaroba completo, le porte delle sterminate praterie americane. Sergio Galeotti ha l’idea di assoldare come specialissima PR Lee Radziwill, sorella di Jackie Kennedy, il cui stile lo ha incantato; anche lei aiuterà Armani a sfondare negli USA. Nel corso degli anni saranno sempre di più le attrici e gli attori a farsi vestire da Armani, creatore di un lusso talmente elegante da far sembrare lo stile hollywoodiano ancora più pacchiano. Nasce l’Emporio, che nel 1987 verrà raccontato da uno spot promozionale diretto addirittura da Martin Scorsese; allo stesso anno risale la definitiva consacrazione del legame tra Armani e il cinema, con la creazione degli abiti indossati dagli Intoccabili, nel film di Brian De Palma. Sono gli anni ’80, quelli dell’edonismo reganiano e della Milano da bere, quelli in cui tutto è possibile. E tutto sembra davvero possibile, ma purtroppo c’è il rovescio del medaglia, e si chiama sindrome da immunodeficienza acquisita, AIDS. Viene identificata nel 1981 e si diffonde in modo tragicamente rapido. Sergio Galeotti si ammala, e muore il 14 agosto 1985; ha compiuto quarant’anni solo 19 giorni prima. Giorgio si trova squarciato dal dolore e dalla necessità di decidere il meglio per le sue aziende.

Cambia ancora binario; come ve lo racconterò nella seconda parte, che trovate qui: Novant’anni di King Giorgio (parte seconda)

Royal chic shock e boh – Sayōnara giugno

Settimana ricca di eventi royal quella che si chiude oggi, su cui troneggia (ovvio, sennò che royal sarebbe) la visita ufficiale degli Imperatori del Giappone del Regno Unito. Naruhito e Masako sono arrivati qualche giorno prima per impegni privati, poi martedì sono stati ricevuta in pompa magna da Charles, Camilla e William, che è andato a prenderli all’hotel dove alloggiavano (il Claridge’s a Mayfair).

Signori in thight e signore in bianco. Invero l’imperatrice ha indossato mise candide durante tutto il viaggio; nel suo dress code mi oriento pochino, ma sappiamo che Masako è sottoposta al rigidissimo controllo dell’Agenzia Imperiale che decide tutto, non solo il modello ma anche la lunghezza dei suoi abiti (e non escludo che nell’orlo ci siano i piombini).Lei di suo ci mette la sua grazia, la sua dolcezza, la sua cultura, ma insomma non è che si possano fare miracoli.

In questo caso la meschina indossa un completo composto da soprabito di pizzo bianco stile prima comunione su un tailleur con gonna midi a sirena con dettagli dello stesso pizzo, che decora anche il cappello. Faccio difficoltà a trovare le parole. Shock.

Camilla in robe manteau – questo veramente bello, di Anna Valentine come la borsa – e l’elegante cappello con dettagli neri che avevamo ammirato il mese scorso durante uno dei garden party (Royal chic shock e boh – Special edition (parte seconda) naturalmente opera di Philip Treacy. Mi sembra di vedere qualche imperfezione nell’orlo, ma chic.

Signore in bianco anche la sera, quando però possono godere dello splendore delle pietre preziose che mettono tutto sotto un’altra luce. Camilla, in abito Fiona Clare, inalbera la Burmese Ruby Tiara: pietre che vengono dalla Birmania – dono di nozze del popolo birmano a Elizabeth, che negli anni ’70 commissionò la tiara a Garrard – ma disposte in una foggia che evoca la bandiera nipponica, Ottima mossa, chic. Molto interessante anche la scelta dell’Imperatrice, che sfoggia la tiara imperiale del crisantemo, fiore simbolo del Paese e della Corona, come fece la suocera quando accompagnò il marito in visita ufficiale nel Regno Unito, nel 1998. Anche quest’abito è di pizzo ma l’effetto finale è assai più convincente, chic.

Fermatevi un istante, e ammirate le rivière di diamanti al collo delle due sovrane.

In bianco anche la Duchessa di Gloucester, che ha riproposto l’abito indossato lo scorso anno all’incoronazione (Coronation attire, gli abiti dell’incoronazione – Ladies) e ha fatto bene: ci era piaciuto allora e ci piace forse ancora di più oggi, quasi un robe manteau impreziosito dai bottoni gioiello (letteralmente, sono spille floreali di brillanti). Sul capo della duchessa un’importante diadema, la Cartier Indian Tiara, eredità della suocera Alice. Brava, chic.

(Ph: Aaron Chown/Getty Images)

L’unica a distinguersi per il colore, un verde bosco piuttosto invernale, la Duchessa di Edimburgo. Per lei un abito in seta della sua maison del cuore, Suzannah London con clutch argento di Anya Hindmarch, e soprattutto la Lotus Flower Tiara direttamente dallo scrigno reale, gentile prestito della cognata Camilla. È la prima volta che Sophie la indossa e devo dire che mi convince, la delicata struttura della tiara si sposa bene con i suoi lineamenti fini. Semplice, chic.

Prima di tornare in patria, venerdì, la coppia imperiale ha visitato Oxford, dove in gioventù hanno studiato entrambi i sovrani. Masako, che ha ricevuto una laurea honoris causa, questa volta mi è piaciuta. Se la gonna dritta ha la solita lunghezza poco donante la giacca ha una bella linea, anche vagamente orientale. Chic, e sayōnara.

(Ph: Éric Mathon/Palais princier)

Di bianco vestita anche Charlène, che giovedì, col marito Albert, ha presentato la squadra olimpica monegasca, composta da cinque atleti. Incolpevolmente vestiti coi colori della bandiera, sembrano usciti da Irma la dolce, rappresentazione naif di una certa idea della Francia. Con l’entusiasta partecipazione del sovrano, che in queste occasioni non si risparmia. Al confronto la sobria Princesse, nel suo completo pantaloni Emporio Armani con slingback Gianvito Rossi, fa un figurone. Chic.

Ancora bianco per la tshirt di Letizia, che giovedì con Felipe ha ricevuto alla Zarzuela Charles H. Rivkin, presidente di Motion Picture Association; i sovrani hanno poi ospitato la riunione della commissione della Fundación Princesa de Girona. Ora, sappiamo che la Reina ha problemi ai piedi per cui indossa scarpe e sandali flat, ma questi, insieme alla tshirt – pure molto di moda e in seta (Adolfo Dominguez) – sono veramente troppo informali, più da caffè al mare che da impegni reali. Molto bella la gonna plissé di Hugo Boss, ma non basta. Boh.

(Ph: SIP/Claude Piscitelli)

Puntano invece sul colore le signore del Granducato di Lussemburgo, che domenica scorso ha celebrato la Fête nationale. La giornata è iniziata con la cerimonia ufficiale seguita dalla parata militare, con la partecipazione della famiglia quasi al completo (manca solo Claire, moglie del principe Félix). Maria Teresa si rivolge a Natan (e come ti bagli…) che la drappeggia in un incubo di mussola mauve: abito e mantello fermato sulla spalla sinistra, come un pallio nella Roma antica. No dai, shock. Natan firma anche l’abito color fiordaliso di Stéphanie, anche questo dotato di inutile drappo, Ma perché? Boh, ma mi piacciono le scarpe.

(Ph:Maison du Grand-Duc / Kary Barthelmey )

Le celebrazioni si concludono col Te Deum in cattedrale; Félix se l’è squaglita ma restano tutti gli altri, compreso il giovane Sébastien cui tira il bottone della giacca; mon cher, basta che sbottoni e risolvi il problema. Semplice ed elegante la neomama Alexandra con un abito dalla delicata fantasia verde e crema, con accessori in tinta (la clutch è Dior), chic. Per una volta che Stéphanie aveva quasi indovinato la mise, ha pensato bene di cambiarsi ricorrendo di nuovo a Natan, col solito drappo/mantello, che non sarebbe neanche brutto ma è indossato male un po’ troppo corto e con l’orlo sbilenco. Simpatico il cappello, di Sylvia Martinez, tremende le open toe color crema, neanche tanto adatte all’occasione. Shock.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Patricia Pitsch)

I festeggiamenti si sono conclusi con due garden party nello Château de Berg, uno il martedì e uno il giovedì. Per il primo, Maria Teresa opta per Oscar de la Renta scegliendo un maxidress in popeline di cotone a fiori con cardigan abbinato. Non abbiamo foto a figura intera dunque non possiamo apprezzare appieno il modello, ma anche se non dovesse slanciarla particolarmente a me piace, lei porta bene queste cose, e per un pomeriggio in giardino mi sembra adatto. Abbastanza chic. Stéphanie sceglie i volant e Carolina Herrera, ma tra il modello, il colore e la sua acconciatura l’effetto camicia da notte c’è tutto. Boh, ma almeno ha evitato il mollettone di plastica.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Kary Barthelmey)

Ultimo appuntamento giovedì 27; Maria Teresa indovinate? Torna su Natan che la veste di un rosa intenso da vera Barbie di mezz’età, e non resiste alla tentazione dell’ennesima mantellina che stavolta per forma, lunghezza e colore sembra proprio quella del coiffeur. Shock, e attenzione a questi tessuti scivolosi: evidenziano anche i difetti che non ci sono. Sorprendentemente non mi dispiace Stéphanie, in un maxidress arancio con fantasia floreale nei toni del crema e del viola, adatto alla sua età e all’occasione. Non proprio chic ma quasi.

Caro giugno sayōnara, ci si vede l’anno prossimo.

Royal chic shock e boh – Remembering Constantine

L’occasione non era delle più allegre, anche se il tempo ha il pregio di stemperare il dolore, ma i presenti tanti e le mise interessanti, dunque procediamo, e consideriamo questo il nostro modo di ricordare l’ex re degli Elleni, che sicuramente era un uomo di mondo.

(Ph: Chris Jackson/POOL)

Partiamo dal vertice, le due Regine Consorti; la padrona di casa e la vedova dello scomparso. Per uno strano caso entrambe hanno scelto le righe: Camilla con giacca corta e gonna svasata più cappello piumato Philip Treacy – confesso, l’insieme mi ha fatto pensare a D’Artagnan – Anne Marie con cappottone e pillbox con inutile coccarda. Mi piacciono? Non particolarmente ma alla fine a chi importa; loro si godono il privilegio di non seguire la moda. Boh+boh.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

A proposito di moda, qual è il colore trend di stagione? Il bordeaux. E l’accessorio che non può mancare? La stola. E come si presenta Marie Chantal alla cerimonia in memoria del suocero? Esatto. La mise è firmata Mary Katrantzou e abbinata a scarpine in tinta Gianvito Rossi e borsa nera Prada. Che vi devo dire, la parola che mi viene in mente più spesso per Marie Chantal è diligente. Mi ricorda una nota giornalista, ora riconvertitasi stilista, di cui una volta qualcuno disse che seguiva impeccabilmente la moda, ma non l’anticipava mai. Ecco, Marie Chantal è così: mai un guizzo, mai un’invenzione. Nonostante la figura graziosa, lo sterminato patrimonio che le consentirebbe qualunque spesa, la vita sociale che le permetterebbe di sfoggiare qualunque cosa, è quasi sempre così: ben vestita, ordinata, misurata, diligente. Sarà perché è della Vergine? Boh.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Siamo onesti, la mancanza di brio diventa un vantaggio davanti alle mise della giovane cognata Nina, consorte di Philippos, il più giovane dei cinque figli di Costantino e Anne Marie. Anche lei ha accesso a un ampio patrimonio – il padre è il miliardario svizzero Thomas Flohr, proprietario di una compagnia di aerei charter – ed è sicuramente una bella ragazza, ma le sue scelte di stile mi perplimono assai. In questo caso ha scelto un tailleur blu in tessuto operato Erdem. Non so se mi piace meno la gonna da flamenco. il cerchietto a fiori (Emily London) o i pompon sulle scarpine, che sono pure Manolo (Blahnik). Shock.

Tatiana, moglie dell’altro fratello Nikolaos, è talmente bella che alla fine se la cava sempre. È una delle poche in nero, e ha scelto il total Armani: un tailleur con giacca allungata e gonna alla caviglia, scaldato da una mantella di velluto nero foderato di blu – la combo preferita dal Maestro – velluto anche per scarpe e borsa, Armani anche loro, mentre il cappellino è Philip Treacy. Tutto bello, ma francamente per un’occasione di mattina è troppo. Boh.

La più semplice è Alexia, la figlia primogenita, con un cappotto grigio Massimo Dutti. Anche se il cappotto a trench è un grande classico, l’allacciatura in vita non dona a tutte (anche perché segue il movimento del corpo e si sposta) però su di lei mi piace, forse un po’ lunga la manica. Divertente la pochette con l’iniziale del nome ricamata, del brand turco di Istanbul Mehry Mu, un po’ leggere ma accettabili le scarpine beige banana, ma come le è venuto in mente di piazzarsi in capo quel fiore spumoso? L’ha rubato a una delle figlie? Boh.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images))

In verde l’altra figlia Theodora, che fa l’attrice a Los Angeles, accompagnata dal fidanzato di lungo corso. Terribile. Terribile il vestito (Beulah London) che non la valorizza per niente, e terribile il cappellino che la trasforma in una hostess anni ’50. Mi piace l’idea dello scialle invece del soprabito, ma non basta, né nulla aggiunge la borsa, la classica Mayfair in stampa cocco di Aspinal of London. Shock.

Amplissima la rappresentanza della Royal Family: chic Beatrice con cappotto blu (Maje) cerchietto con veletta (Justine Bradley-Hill) e scarpe Jimmy Choo. Sarebbe stata chic anche Zara col bel cappotto blu The Fold e la clutch Strathberry, ma purtroppo il cappellino (Bee Smith) piazzato sulla testa spettinata rovina l’insieme. Non ha trovato il pettine? Boh. È sicuramente shock Sarah Ferguson: quel tailleurino grigio non si può guardare. Però abbiamo avuto bone notizie riguardo al tumore cutaneo che le era stato diagnosticato; alla fine basta la salute!

Mi è piaciuta molto Lady Sarah Chatto, figlia della principessa Margaret. Mi sembra molto simile alla cugina Anne, più sostanza che apparenza e una naturale signorilità; in più questa volta, forse suo malgrado, ha indovinato la mise al millimetro: sì all’abbinamento nero/blu, sì al pullover dolcevita, sì al cappotto over. Sì, chic.

C’erano i reali spagnoli naturalmente, essendo Sofía la sorella maggiore di Costantino. La Reina Emerita aveva un cappotto azzurro polvere, ma non si vede abbastanza bene in nessuna foto per poterne parlare; la Reina in carica ha riciclato parte della sua mise, nascondendo l’ abito blu Pedro del Hierro sotto la mantella Carolina Herrera già vista molte volte, per cui è inutile parlarne. Non classificate.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Presenti anche le due Infantas; quando ho visto Elena, che sotto al rigoroso cappotto nero ha piazzato un paio di pantaloni a quadri, ho pensato che le avessero smarrito il bagaglio. Poi ho notato che ha il piede sinistro ingessato, per cui evidentemente ha fatto del suo meglio. Di necessità virtù. La sorella Cristina invece ha scelto il grigio: e al giacchino in tessuto operato ha abbinato una sorta pantagonna longuette. Ma perché? Boh.

(Ph: Getty Images)

A rappresentare la famiglia reale danese, cui appartiene Anne Marie, c’era la sorella maggiore Benedikte con due dei suoi tre figli e rispettivi consorti. Chic lei, in un completo abito + cappotto verde bosco opaco perfetto per l’occasione (Wichmann Couture), colbacco della modista danese Mathilde Førster e una classica Chanel, con cui non si sbaglia mai. Shock la figlia Alexandra, con cappotto turchese, anche questo firmato Wichmann Couture, i soliti fiori in testa che a cinquant’anni compiuti – e magari pure prima – dovrebbero restare nel cassetto, e una sciarpa a righine che ci azzecca poco o niente. Boh la nuora Carina, in nero, ma solo perché non si vede per niente.

Ho scritto questo post cercando di alleggerire un po’ la situazione, dato che non solo si trattava di una funzione in memoriam, ma anche per la consapevolezza che i membri della Royal Family dovevano essere già tutti al corrente della tragica morte di Tom Kingston, marito di Lady Gabriella e dunque genero dei principi di Kent. Purtroppo anche un’altra famiglia presente ha subito un lutto. Il 1 marzo è mancato Fernando Gómez-Acebo, 49 anni, cugino carnale di re Felipe in quanto ultimo dei cinque figli di Pilar, sorella di Juan Carlos. Un grande, grande dolore per zii e cugini. Lascia un bambino di neanche 8 anni.