La foto del giorno – Thank you Iris

Se n’è andata nella notte Iris Apfel.

Icona è la prima parola che mi viene in mente per descriverla, termine abusatissimo ma in questo caso perfetto. Come tutte le icone vere non era apparenza ma sostanza, nonostante sia per la sua favolosa apparenza che viene riconosciuta e verrà ricordata. Se n’è andata nella notte, dopo aver compiuto 102 anni e mezzo esatti, cosa che poteva accadere solo di 29 febbraio, circostanza che la deliziava. E infatti l’altro ieri aveva sottolineato come di compleanni ne avesse festeggiati 102, ma di half birthdays, mezzi compleanni, solo 26! Una uscita di scena insuperabile, come fu tutta la sua vita. Oscar Wilde diceva O si è un’opera d’arte o la si indossa. Lei entrambe. Thank you Iris, for everything.

Se volete, questo il post con cui avevamo celebrato i suoi favolosi 100: La foto del giorno – 100 Iris.

La foto del giorno – 100 Iris

Sarà la pandemia che aleggia ancora sulle nostre teste o la drammatica vicenda afghana, ma sono giorni oscuri, da cui nemmeno le famiglie reali sono immuni. Le immagini della cronaca reale del fine settimana sono quelle del funerale di Marie, Principessa Consorte del Liechtenstein, celebrato ieri nella cattedrale di Vaduz (se volete, le trovate in calce al post, nel reportage della rivista ¡Hola!) ma noi proviamo a festeggiare la vita e la gioia di vivere, con la sublime Iris Apfel, la geriatric starlet, l’adolescente più anziana del mondo, che oggi ha raggiunto il secolo.

Nata Iris Barrel il 29 agosto 1921 ad Astoria, nel borough newyorkese di Queens, è l’unica figlia di Samuel, che commercia in vetri e specchi e di Sadye, proprietaria di una boutique. Cresce in campagna ma scopre presto che può girare in lungo e in largo New York grazie al nichelino che costa il biglietto della metropolitana, e ogni settimana parte alla scoperta delle varie aree della città. Si innamora follemente del Village ed è qui, in uno dei tipici mercati delle pulci organizzati nei basement, che compra il suo primo pezzo di bigiotteria: una spilla che paga 65 cents, cifra ragionevole anche per una dodicenne.

Manifesta prestissimo l’originalità del suo gusto – la sua stanza di ragazzina è tappezzata di nero – e i genitori sono ben lieti di incoraggiare la figlia a coltivare i suoi talenti: dopo i corsi di Storia dell’Arte alla New York University la giovane Iris va a studiare all’università del Wisconsin, dove si fa notare indossando i blue jeans, non esattamente il dress code di una studentessa degli anni ’40. Inizia a lavorare con lo stipendio di 15 dollari a settimana, collaborando con WWD, Women’s Wear Daily, la rivista di moda più prestigiosa del mondo.

Nel 1947 l’incontro della vita: in vacanza a Lake George, nello stato di New York, conosce Carl Apfel. Il primo appuntamento è il Columbus Day, il secondo lunedì di ottobre e quando arriva il Thanksgiving, il quarto giovedì di novembre, Carl già la chiede in moglie. Si sposano il 22 febbraio 1948, lei non vorrebbe un matrimonio tradizionale, preferendo piuttosto una fuga romantica, ma asseconda il desiderio dei genitori, naturalmente a modo suo: sceglie un abito di pizzo rosa pallido, che possa continuare a indossare anche dopo la cerimonia. Quando racconta questa storia -nel documentario che le dedica Netflix, e naturalmente in Italia non è disponibile – è il 2015, e le scarpette di satin color cipria che portava quel giorno lontano sono ancora nel suo guardaroba, Qualunque cosa torna di moda se si aspetta il momento giusto è la sua convinzione (e la disperazione di Marie Kondo).

Nel 1950 lei e Carl creano Old Wild Weavers, che produce tessuti d’arredo; il business va avanti fino al 1992 e il successo è tale che arriva un contratto di collaborazione con la Casa Bianca. Lavoreranno per ben nove presidenti, e non è che una parte della loro attività. Carl muore il 1 agosto 2015, dopo 67 anni di matrimonio, tre giorni prima di compierne 101. Dieci anni prima Iris era diventata una star planetaria, grazie alla mostra che il Metropolitan Museum dedica al suo stile, ai suoi abiti e alla sua favolosa collezione di bijoux. Come spesso avviene, succede per caso: il Met’s Costume Institute ha in programma un’altra mostra, che però salta all’ultimo momento. Alla disperata ricerca di qualcosa che possa sostituirla e sia praticamente pronta il curatore Harold Koda pensa a Iris che accetta; nasce così Rara Avis: Selections from the Iris Apfel Collection.

La favolosa signora si impone come una fashion icon indiscussa e indiscutibile grazie al suo stile unico fatto di ricerca colta e gusto eclettico, tanto studiato da apparire naturalmente istintivo, e dopo essere diventata anche una fantastica Barbie agée diventa un’influencer da milioni di follower. Siete sempre fedeli al motto less is more? Ora è il momento di imparare il suo, more is more, and less is a bore.

Hundred more years!

Qui trovate le immagini del funerale di Marie del Liechtenstein: https://www.hola.com/realeza/casa_espanola/galeria/20210829195183/reina-sofia-carolina-monaco-funeral-marie-liechtenstein/7/

Two queens and their earrings

Oggi vi va un po’ di leggerezza?

Come probabilmente avrete capito, oltre alla passione per i royals – che nel caso di Her Majesty assume i toni della venerazione – Lady Violet nutre un profondo interesse per molte di quelle donne che con la loro storia, il loro lavoro, il loro stile hanno contribuito a definire i nostri. Come dunque non adorare la divina Iris Apfel?

Con la sublime irriverenza che la contraddistingue lei si definisce starlet geriatrica, ma il resto del mondo considera questa interior designer, consulente di molte First Ladies una volta arrivate alla White House, l’ultima vera icona di stile. La si ami o la si odi – noi la adoriamo – non si può comunque fare a meno di apprezzarne lo humour, l’energia, e perché no il coraggio nel creare quei mix-and-match unici. Né evitare di chiedersi come faccia a portare quella quintalata di bijoux che sono il suo marchio di fabbrica, lei così minuta e pure coetanea del Principe Philip.

Bene, una decina di giorni fa mi trovavo su una delle sue pagine social, quando mi sono imbattuta in loro.

Diavolo di una Iris, ho pensato, si è fatta fare addirittura degli orecchini col suo ritratto, questa donna è un genio. Naturalmente ho cercato di saperne di più, e alla fine ho trovato un link.

Ora sedetevi perché diventa interessante. Dove mi porta il link? In Italia! E più precisamente a Torino, chez Flavia, un’artigiana che lavora il plexiglas con una creatività che incanta e diverte, molto. La cosa incredibile è che a tutt’oggi Flavia non ha ancora capito come i suoi orecchini siano arrivati sulle pagine della divina Iris; potenza del caso, della legge di attrazione o del Made in Italy? Nel frattempo Lady Violet ha iniziato a spulciare tra le sue creazioni, finché non si è imbattuta in loro.

Ora dite la verità, voi che cosa avreste fatto? Il divino Oscar (Wilde) diceva “resisto a tutto tranne che alle tentazioni” poteva dunque Lady Violet ignorare il suggerimento di uno dei suoi autori preferiti, e resistere alla tentazione di avere Sua Maestà in persona a sussurrare delicatamente alle orecchie God Save The Queen? Converrete con me che l’unica risposta possibile è NO. Restava solo un piccolo dubbio: non è che per caso si può rendere questi orecchini un pochino più violet? Si può.

I’m over the moon, voi cosa ne dite?

Per conoscere Flavia e il suo lavoro: https://www.instagram.com/arkyfly/