La foto del giorno – 16 aprile

La scelta della fotografia di oggi è in qualche modo obbligata: Le Sacre de Napoléon, opera dipinta da Jacques-Louis David tra il 1805 e il 1807 che ha come soggetto l’incoronazione dell’Imperatore e della consorte. Incoronazione-di-Napoleone-Jacques-Louis-DavidLa grande tela, custodita al Louvre, rappresenta il momento in cui Napoleone alza la corona per porla sul capo di Josephine alla presenza del papa, delle famiglie Bonaparte e Beauharnais, di dignitari francesi e stranieri. L’episodio si era svolto il 2 dicembre 1804, quando il futuro Imperatore aveva scelto per la sua consacrazione la cattedrale parigina di Notre Dame e non quella di Reims, dove tradizionalmente venivano incoronati i Re di Francia.

Ecco, dopo il rogo di questa notte noi temiamo di non vedere più Notre Dame come la videro gli occhi di Napoleone. Trascurando di considerare che neppure la cattedrale del 1804 era quella originale, rimaneggiata più volte e poi devastata durante la Rivoluzione. E trascurando il fatto che i Bonaparte non vedevano ciò che abbiamo visto noi; non la guglia, che ieri è caduta per prima avvolta dalle fiamme, e nemmeno i celebri gargoyles – termine inglese derivato dal francese gargouilles, le grondaie – l’una e gli altri aggiunti dall’architetto Eugène Viollet-le-Duc circa un secolo e mezzo fa.

Tutto ciò per dire che gli edifici hanno una funzione, una storia, dei codici estetici; nessuno di questi aspetti è immutabile ma cambia col passare del tempo e l’evoluzione delle società. L’architettura è più complessa della pittura, ma in questa complessità è la sua vitalità; un dipinto distrutto è perduto per sempre, un edificio può essere ricostruito. Sta agli uomini farne un simbolo, e a dargli la forza per continuare ad esserlo.

A Royal Calendar – 16 ottobre 1793

Sale le scale del patibolo Marie Antoinette, ultima regina dell’Ancién Regime. Jacques-Louis_David_-_Marie_Antoinette_on_the_Way_to_the_Guillotine

Maria Antonia Josepha Johanna, figlia di Maria Teresa Imperatrice d’Austria e di Francesco Stefano di Lorena, nasce a Vienna il 2 novembre 1755. Sposa Louis, Delfino di Francia, nel 1770 e sale con lui al trono quattro anni dopo. Dopo tre lustri di un regno impossibile da sintetizzare in queste poche righe, la Rivoluzione travolge la vita dei sovrani e abbatte la monarchia. Dal 21 gennaio 1793 – giorno della morte per decapitazione di Louis XVI – e per i pochi mesi che le restano, Marie Antoinette diventa la Veuve Capet e come tale il 14 ottobre viene portata davanti al Tribunale Rivoluzionario processata e condannata a morte. Due giorni dopo, vestita di un semplice abito bianco – il colore regale del lutto – una cuffia a coprire i capelli appena tagliati, la mani legate dietro la schiena, viene fatta salire su un carretto aperto (e non sulla carrozza che era stata concessa al Re) e portata in Place de la Révolution. Tra il pubblico che durante tutto il tragitto inveisce contro la sovrana c’è il più grande pittore neoclassico, Jacques-Louis David; è un convinto rivoluzionario, e ha votato per la morte della ex sovrana. Quella che ritrae con pochi tratti di penna è una donna molto più anziana dei suoi trentotto anni, sofferente, sfiancata dalla lunga durissima prigionia, i capelli precocemente incanutiti, il corpo magro, il naso affilato. Ciò che però la mano dell’artista coglie è una donna sconfitta ma non doma, che va verso il suo destino col portamento dritto e lo sguardo fiero di una regina, diventando in morte quel che non sempre era stata in vita.

(Penna d’oca e inchiostro, Musée du Louvre)