La prima serata dell’anno mette in scena il cambiamento sul trono di Danimarca: per l’ultima volta Margrethe partecipa a una cena di gala come monarca, per l’ultima volta Mary interviene come principessa ereditaria. Questo passaggio, che chiude un’annata e un’epoca e ne apre di nuove, è talmente perfetto che non ho resistito a usarlo per iniziare l’ultimo post della nostra rubrica dedicato al 2023. Una lettura, spero piacevole, che possa accompagnare questi giorni sospesi, nell’attesa di scoprire un anno pieno di nuove mise a scandirne giorni ed eventi. Sulle royal ladies danesi in effetti non c’è troppo da dire, visto che i loro abiti erano quasi tutti già stati indossati, ma facciamolo lo stesso.

La protagonista indiscussa è lei, col suo meraviglioso abito di velluto color rubino (Birgit Hallstein) che debuttò a capodanno del 2007, quando Mary era incinta della secondogenita Isabella; nel tempo il modello che nasceva con una linea impero è stato modificato, la vita risistemata al suo posto e segnata da un cinturino spesso arricchito da una spilla, come in questo caso. La scollatura invece si è alzata assumendo la forma ideale per sorreggere il collare dell’Ordine dell’elefante; la linea della gonna è perfetta (e lei manovra lo strascico con aggraziata sapienza). Aggiungiamoci la parure di rubini che appartenne a Désirée Bernadotte e il gioco è fatto. Chic.

I principi cadetti Joachim e consorte sono apparsi di ottimo umore, forse persino sollevati. Come la cognata futura regina, anche Marie ha indossato di nuovo un abito già visto, della stilista danese Rikke Gudnitz, in pizzo bluette (che noia sto colore!). Un tessuto poco adatto alla pioggia invernale, con lo strascico appesantito dall’acqua che intralciava il passo. Purtroppo a me la principessa non piace particolarmente, non la trovo quasi mai elegante, molte volte banale. Questa è una di quelle volte. Boh.

Su Margrethe non torniamo, dato che pelliccia a parte era vestita come al compleanno del nipote Christian, prossimo Principe Ereditario (Royal chic shock e boh – Birthday gala edition). Dedichiamo invece la nostra attenzione alla sorella Benedikte. Non posso negare la mia ammirazione per il suo stile regalmente chic, vagamente androgino, a volte persino sorprendente. Ieri è arrivata inguainata in un abito di paillettes color melanzana, con scarpette ugualmente sbrilluccicose. Potremmo dire che la borsetta dorata fa un po’ troppo bamboletta, che il collare dell’Ordine dell’elefante andrebbe messo meglio, che l’altro collier c’entra poco o niente ed era meglio lasciarlo a casa. Ma la ragazza ad aprile compirà i suoi primi 80 anni, per cui è arrivato il momento di infrangere ogni regola. Chic, la adoro.
In questo breve video potete farvi un’idea degli abiti in movimento (Video: DR
) https://www.facebook.com/detdanskekongehus/videos/687829579845008?locale=it_IT
Esaurito l’argomento Danimarca (il 2 c’è stato anche il ricevimento del corpo diplomatico, ma ve lo risparmio) che ne dite se salutiamo l’anno appena trascorso con una rassegna delle robe de soirée indossate dalle royal ladies nell’ultimo mesetto? Considero la mozione approvata, e vado a incominciare. Con chi? Ovviamente con Lei. Vi immaginate che vita sarebbe senza Máxima? Se Willem-Alexander avesse sposato una simpatica connazionale, che so una Saskia fiammingamente elegante, magari con un tocco di luterana austerità? E invece… E invece no, Dio ce l’ha data e noi ce la teniamo! Martedì 28 novembre a Parigi, al Musée des Arts Décoratifs, la regina e la Première Dame inauguravano la mostra Iris van Herpen: Sculpting the Senses dedicata alla geniale stilista olandese e visibile fino al 28 aprile. Bene, se Brigitte Macron ha optato per una mise total white semplice e lineare, molto nel suo stile, la regina dei Paesi Bassi ha deciso di omaggiare la protagonista della serata e si è presentata così.

Monumentale. Devo dire che io trovo le creazioni di Iris van Herpen molto interessanti, forse più come oggetti che come abiti; sicuramente non sono semplici da indossare. Questo vestito è caratterizzato da ramages ricamati a mano che si intrecciano su un corpetto di tulle trasparente, in tonalità che vanno dal bianco al beige. La gonna è composta di pannelli allungati di crêpe de chine delicatamente plissettati. E siccome parliamo di Máxima, non ci stupisce che per slanciare il suo 1,78 piazzi sotto l’abito dei sandali Aquazzurra con altissimo plateau.


Molto bella anche l’acconciatura, sottolineata dai favolosi orecchini con enormi diamanti. E fatemi spezzare una lancia in favore della povera Brigitte, ridotta al ruolo di ancella, che tuttavia riesce a svolgere con onore. Siccome nessuna delle categorie che usiamo di solito basta a definire lo spettacolo offerto dalle due signore, direi favolosa una, decorosa l’altra.

Due sere dopo a Londra andava in scena l’annuale Royal Variety Performance, alla presenza dei Principi di Galles. Ora diciamoci la verità, dopo l’exploit della regina olandese chiunque avrebbe fatto un po’ effetto Cenerentola, però Catherine, dai… La sua scelta è caduta su Safiyaa, brand di recente molto apprezzato dalle royal ladies che amano in particolare (pure troppo) i suoi cape dress (Il caffè del lunedì (di martedì) – Gemelle). Il modello indossato dalla principessa è il Destiny, caratterizzato dalle spalline aguzze e dalle maniche che si allungano fino a terra. Lo trovo terribile, non so se mi piace meno il modello o il colore, un blu pavone che la stilista definisce Poseidon, immagino memore dell’omonimo transatlantico che finisce affondato in ben due film catastrofici. Banalissima la decorazione pietrificata allo scollo, si è capito che non mi piace? Shock.

Con i futuri sovrani britannici c’erano i futuri sovrani di Svezia in missione lodinese. Uno degli impegni di Victoria più diligentemente portati avanti è la promozione dello stile e del design svedesi; questa volta indossa un total look TOTEME: mise – composta da abito più stola triangolare – e gioielli. A un primo sguardo non nego una grande perplessità: mi sono chiesta se si fosse vestita da orsetta di peluche. Poi ho capito che il tessuto, di cui continuo a non essere convinta fino in fondo, dovrebbe essere composto da una sorta di sfrangiatura che lo rende così fluffy, per cui immagino che visto dal vivo l’effetto fosse decisamente migliore. Non ho trovato la composizione, ma facendo un giro sul sito (https://toteme-studio.com/) ho notato con piacere l’utilizzo di fibre nobili; mentre l’abito di Catherine, per dire, è in crêpe di puro polyestere. Mi piace molto la linea, che trovo molto moderna, così come i gioielli. Insomma, non mi convince fino in fondo ma mi piaciucchia. Boh.

Restiamo nel Regno Unito per un altro classico appuntamento di fine anno: il ricevimento del corpo diplomatico, organizzato a Buckingham Palace martedì 5 dicembre. Dopo sei mesi esatti la Principessa di Galles replica pari pari la mise indossata al ricevimento di nozze di Hussein e Rajwa: abito di paillettes rosa Jenny Packman con la Cambridge Lover’s Knit Tiara e i favolosi orecchini di diamanti di nonna Lilibet (Royal chic shock e boh – Royal wedding banquet). Boh era e boh resta. Più complicato parlare di Queen Camilla, di cui esiste solo la foto che vedete sopra, più un’altra dove si intravvede a malapena. L’abito di Fiona Clare è nel suo classico stile; questo ha un collo montante che non credo di aver visto prima ma più di tanto è impossibile dire. Anche perché l’attenzione di tutti è stata attratta dall’importante gioiello sfoggiato: un notevolissimo devant de corsage che nessuno conosceva, peraltro bizzarramente appuntato. Buckingham Palace ha reso noto che apparteneva alla Queen Mother, tuttavia nessuno ricorda di averglielo mai visto indosso. Potrebbe essere parte dell’importante eredità di Margaret Greville, che morì senza discendenza nel 1942 lasciando le proprie preziosissime gioie all’allora Queen Consort, la madre Elizabeth. L’abito sembra bello, i gioielli da sogno, ma l’insieme boh.

Lo stesso giorno i sovrani belgi atterrano a Berlino per una visita di stato, e la sera partecipano al banchetto di gala in loro onore. Qui assistiamo a una di quelle magie che a volte accadono, perché la Reine Mathilde e Frau Steinmeier (si chiama Elke Büdenbender ed è una giurista) si sono ritrovate meravigliosamente abbinate. La sovrana ha replicato un abito di velluto bordeaux (uno dei colori di stagione, che andrà fortissimo per tutto il 2024) di Armani Privé, e si vede, indossato cinque anni prima per un’altra visita di stato, questa volta in Francia (Royal chic shock e boh – Novembre 2018). La tiara è la stessa, quella delle Nove Province, di cui ora come allora ha scelto di mettere il solo bandeau; mossa assai opportuna in presenza di una controparte repubblicana. Al posto della fascia della Legion d’onore indossata a Parigi qui c’è una stola, che mi piace molto, e gioca di rimando con la mise arancio bruciato della first lady. Chic+chic. Ora so che vi aspettate una parola sull’orrendo smoking di Herr President, ma considerando che ha donato un rene alla moglie salvandole la vita mi asterrò, certi gesti sono molto più eleganti di qualunque abito ben tagliato.

La sera seguente come sempre sono gli ospiti a invitare i padroni di casa; di solito si tratta di un concerto, e anche questa volta la tradizione è stata rispettata. Devo dire che in questa foto mi piace molto l’armonia cromatica, data non solo dal rispetto del diplomatic dress, che prevede di omaggiare i colori della bandiera dell’altro Paese, ma anche dalla similarità delle due bandiere: tricolore a bande verticali nero-giallo-rosso la belga, tricolore a bande orizzontali nero-rosso-giallo la tedesca. La Reine sceglie il rosso; l’abito Natan, già indossato in precedenza, in chiffon laminato. Ha ottenuto molti commenti positivi cui Lady Violet non può aggiungere il suo: trovo che il modello non valorizzi la silhouette di Mathilde, boh. Mi piace molto invece la mise della first lady tedesca, in nero con tocchi di paillettes. Qualche foto evidenza la necessità di rivedere drasticamente l’underwear, ma facciamo finta di niente, chic.

Dicembre in Svezia vuol dire innanzi tutto una cosa: Nobel, con ben due eventi di gala. Per la consegna del premio, la sera di domenica 10 dicembre, la Principessa Ereditaria Victoria sfoggia una sinfonia di viola che ha deliziato Lady Violet: abito monospalla – lo so che molte di voi non lo amano, ma fate uno sforzo – della svedese Camilla Thulin abbinato alla parure di ametiste, che indovinate? Lady Violet adora. Una mise già indossata para para, fatta eccezione per la fascia dell’ordine, per la visita di stato dei sovrani olandesi a ottobre 2022. Repetita iuvant, chic!

Profondendoci in scuse per citarla dopo la figlia ecco Sua Maestà la Regina, con un abito dell’amata maison tedesca George et Arend. Anche in questo caso era stato già indossato, anch’esso lo scorso anno ma al galà in onore dei cinquant’anni di regno di Margrethe II, passato praticamente inosservato visto che, rinviato a causa della pandemia, alla fine si tenne domenica 11 settembre, col resto del mondo distratto dalla scomparsa di Queen Elizabeth II avvenuta tre giorni prima. In quel caso Silvia aveva abbinato all’abito tra il rosa e il lilla la parure di ametiste che questa volta ha prestato alla figlia, preferendo la tiara della Regina Sofia, che somiglia un po’ a una tela di ragno. Leggermente affaticata ma chic.

Svolta semidark per Sofia, in abito Andiata e cascata di Swarovski al collo. In nero mi piace molto, esalta i suoi colori; la gonna in tulle non mi fa impazzire ma tutto sommato la combinazione con il corpino opaco non è male. Divertenti gli strass dei due collier abbinati alla tiara nuziale nella prima versione, con diamanti e smeraldi; avrei evitato i due bracciali, sempre Swarovski, così pedantemente abbinati. La maison (finlandese) che ha creato l’abito cita delle rose fatte a mano sulla vita, e credo che ce ne siano anche dietro.

E fin qui poteva andare, finché non ho visto altre rose nere, inutili e pure un po’ funeree, adornare la testa della principessa. Ma perché? Boh.
Non perdetevi la seconda parte!













































Nel generale deserto di eventi royal, conseguenza inevitabile della pandemia, a salvare noi royalwatchers per fortuna ci sono loro, le regine consorti del BeNe(senza)Lux, alte e bionde come due valchirie, fiamminghe e fiammeggianti. Sarà grazie all’età -entrambe sotto i 50 – saranno le condizioni sanitarie o le decisioni politiche dei loro Paesi, Máxima e Mathilde sono non solo tra le royal ladies più attive, ma soprattutto tra le più visibili.
Arancio anche per Mathilde dei Belgi, che giovedì ha visitato Gediflora nel villaggio fiammingo di Oostnieuwkerke, dove ha incontrato donne imprenditrici nella floricoltura. Per lei un completo pantaloni in seta del fido Natan completato da sandali a tacco alto verde oliva – non la scelta più azzeccata, vista la pioggia – clutch rosa cipria con fantasia astratta. Col colpo di teatro dell’accessorio più cool del momento: la mascherina in seta en pendant col completo. Proprio quella che sta cercando Lady Violet! La Reine farà scuola, diventando l’icona fashion-pop del momento? Vedremo.
Anzi – con tutto il rispetto – ha fatto di più, perché si è messa lei stessa in cucina e ha preparato questi dolcetti di cui si dichiara ghiotta.
Si chiamano alfajores al dulce de leche e si tratta in pratica di una coppia di biscotti, farciti col classico dulce de leche argentino e poi rotolati nel cocco. 
Solo Máxima invece può festeggiare in monospalla di lamé bronzo, lunghi orecchini (di diamanti?) spettinata il giusto e col vassoio in mano.
E a proposito di rinvii, che fine faranno le nozze di Beatrice? Si terranno lo stesso il 29 maggio, anche se il ricevimento nei giardini di Buckingham Palace è stato annullato? L’ultima voce è che le regole adottate dalla Chiesa d’Inghilterra prevedano che i matrimoni siano celebrati alla presenza dei soli sposi e di una coppia di testimoni. Più intimo di così!
Il 29 giugno 1983 i Principi di Galles sono in tour in Canada, e a Edmonton partecipano a un barbeque ispirato al Klondike della corsa all’oro. L’abito alla moda di fine Ottocento è in seta in una chiarissima tonalità di rosa pesca. La classica linea princesse presenta un bustino aderente su una gonna più ampia, caratterizzata da un drappeggio su due balze di pizzo che sul retro formano un breve strascico. L’abito fu scelto da Diana tra diversi che le aveva proposto John Bright. Il famoso costumista, premio oscar per Camera con vista (tra i suoi film anche Casa Howard, Ragione e Sentimento, Jefferson in Paris, La dodicesima notte), adattò al fisico alto e sottile della principessa un costume indossato da Francesca Annis nella serie tv Lillie, e forse Diana scelse maliziosamente di interpretare Lillie Langtry, che fu amante di un altro Principe di Galles, il trisavolo di suo marito, poi Re Edward VII. Il cappellino fu creato da Bright apposta per questa occasione.
Quattro anni dopo si replica, questa volta i protagonisti del party Klondike style sono i Duchi di York, ma l’effetto finale è un tantino meno elegante, in gran parte – ma non solo – a causa dell’abito bella del saloon indossato da Sarah.
Meglio il piccolo di casa, Edward, che nel 1984 ha vent’anni e al Raj Ball organizzato al London’s Lyceum Theatre sembra veramente il principe di Cenerentola (anche se la giubba è un po’ abbondante).
Grace de Monaco l’abbiamo vista con abiti splendidi e costumi altrettanto splendidi durante gli anni da attrice prima di diventare principessa. Ma quando la sera del 17 marzo 1969 compare al Casino di Montecarlo per un Diner de Têtes con un’acconciatura da dea cinese avrei veramente voluto esseri lì. Sublime.
Nel 2017 il diadoco Pavlos compie cinquant’anni, e la prima dei suoi cinque figli, Olympia, ventuno. Per cui la moglie dell’uno e madre dell’altra, Marie-Chantal, organizza nella campagna inglese un party in maschera: Prince and Revolution. La padrona di casa si presenta in shocking pink con un’acconciatura stellata stile Miss Liberty. Quasi sobria rispetto ai suoi standard Máxima d’Olanda con diadema di enormi orchidee su un abito in raso stampato che sembra una creazione dell’olandese Escher.
In attesa del suo royal wedding ecco la sposa dell’anno Beatrice di York
Concludiamo con un’immagine veramente storica: è il 1943, c’è la guerra, e le principesse Elizabeth e Margaret sono al sicuro tra le mura di Windsor Castle. Per passare il tempo si organizzano delle pantomime, ed ecco a voi Aladdin e la principessa Jasmine.
Non ha fatto in tempo a rientrare in patria che eccola nel palazzo reale di Amsterdam a fianco di marito e suocera partecipare alla consegna del Praemium Erasmianum assegnato al musicista statunitense John Adams. Temendo probabilmente di passare inosservata la pirotecnica Máxima ha scelto un abito di Claes Iversen cui non manca nulla: colour block, borchie, passamaneria e pure le frange di marabù. Ammirevole però il dettaglio che righe e fasce dell’abito siano così elegantemente allineate agli stucchi della parete di fondo. Come la matematica, neanche la geometria è un’opinione.
Loro: Re Jigme Khesar Namgyel Wangchuck del Bhutan e la sua Regina, Jetsun Pema. Di giorno o di sera, nello splendore degli abiti tradizionali, lui ha charme e autorevolezza nonostante la giovane età (e i capelli impomatati), lei è di una bellezza imbarazzante, altro che principesse, duchesse e tutte le altre -esse che affollano le cronache.
E poi, per la sera sono in viola!