In viaggio con Lady Violet

Non preoccupatevi, non voglio portarvi in viaggio con me, anche perché per ora, come sapete, non sarebbe proprio possibile dato il mio imminente appuntamento col chirurgo. Ho scelto il titolo di questa nuova pagina in omaggio all’adorata Maggie Smith, che ha già ispirato il nome di questo blog, protagonista negli anni ’70 del delizioso In viaggio con la zia, in cui recita il ruolo della vecchia ed eccentrica zia Augusta, che trascina nelle sue peripezie il nipote Henry (interpretato da Alec McCowen, che incidentalmente aveva 10 anni più di Maggie).

Vi avevo preannunciato l’indicazione di alcune mostre interessanti prima di sapere che avrei avuto una limitata mobilità. In previsione delle vostre passeggiate o dei vostri viaggi ho pensato di segnalarvi qualche mostra che potrebbe interessarvi, e se questa cosa vi piace possiamo pensare di rendere questo non proprio una rubrica, ma magari un appuntamento ripetuto.

Tra le cose che avrei voluto vedere, la mostra di Dolce e Gabbana, allestita a Roma al Palazzo delle Esposizioni, e anche – ma sarebbe stato veramente complicato – quella dedicata a Grace de Monaco, ospitata nel Palasi Princier, che chiude oggi, nel quarantatreesimo anniversario della sua scomparsa.

Siete a Roma, o pensate di andarci entro un mese? Vi segnalo Orizzonti Rosso, ospitata in Piazza Mignanelli 23, storica sede della Maison Valentino, organizzata dalla Fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti. Un’occasione per immergersi nell’estetica del grande couturier, ammirando opere d’arte e meravigliosi abiti in quello speciale punto di rosso. Fino al 2 ottobre, i biglietti in vendita qui https://www.clappit.com/biglietti-piazza-mignanelli-23/homePage.html

(Ph: Delfino Sisto Legnani)

Se come me siete in lutto per la morte di Re Giorgio, non potete perdervi a Milano Giorgio Armani Privé 2005-2025. Vent’anni di Alta Moda. Centocinquanta abiti di sublime raffinatezza creati nei due decenni di creazioni della linea Haute Couture che esordì a Parigi nel 2005, ospitati nello spazio espositivo Armani/Silos, Per godersi questa meraviglia c’è più tempo, chiuderà i battenti il 28 dicembre, e io sto già progettando una giornata milanese; qui potete acquistare i biglietti https://www.armanisilos.com/it/organizza-la-tua-visita/orari-di-apertura-biglietti/

Nei prossimi mesi Roma sarà la sede di una mostra veramente imperdibile: Tesori dei Faraoni, alle Scuderie del Quirinale dal 24 ottobre al 3 maggio del 2026. Tempo ce n’è, le aspettative sono altissime, e se riesco vorrei organizzare una visita per noi, con guida. Se invece volete assicurarvi subito il vostro biglietto (o magari vedere la mostra due volte!) la prevendita è già aperta: https://scuderiequirinale.vivaticket.it/it/event/tesori-dei-faraoni/268745?idt=4368

Avete in programma di andare a Londra, magari per godervi le luci di Natale e quell’atmosfera che nella capitale britannica è davvero incantata? È un’ottima idea perché le proposte interessanti non mancano. Fino al 16 novembre al Victoria and Albert Museum c’è la mostra dedicata a Cartier. I biglietti sono esauriti, ma potreste entrare ancora se voleste sottoscrivere la membership. Non è a buon mercato, annualmente costa 122 sterline, ma se andate spesso a Londra e vi interessano le attività del museo, potrebbe essere una buona idea. In alternativa, di solito l’ingresso è concesso ai giornalisti in possesso di tessera stampa.

Se non riuscite a vedere Cartier non vi rattristate più di tanto, perché il museo ha in cartellone una mostra imperdibile per appassionati di storia, di reali e di storie reali: Marie Antoinette Style in cartellone dal 20 settembre al 22 marzo. Se pensate a una visita pensateci per tempo, perché i biglietti esauriscono in fretta. Potete acquistarli qui https://www.vam.ac.uk/shop/ticket?cgid=443 (ma con la membership l’ingresso è gratuito e sempre possibile).

Per gli irriducibili della Royal Family segnalo la mostra Dress Codes, a Kensington Palace fino al 30 novembre. È l’occasione giusta per rendersi conto di come ci si vestiva nel corso dei secoli alla Corte di San Giacomo, ma anche per vedere alcuni abiti che fanno parte del nostro immaginario, come quelli indossati da Diana, principessa di Galles.

Se il royal style è la vostra passione iniziate davvero a pensare a un viaggetto a Londra l’anno prossimo; le date sono ancora da confermare, ma in primavera il centenario della nascita dell’amatissima Queen Elizabeth verrà celebrato a Buckingham Palace con Queen Elizabeth II: Her Life in Style. Circa 200 tra abiti e accessori per quella che si preannuncia come la più ricca ed esaustiva rassegna dello stile di una donna che ha fatto la storia.

Non potendo per ora pianificare attività in movimento, vi state chiedendo come impiegherò i giorni di riposo forzato? Questo 2025 segna un importante anniversario letterario, i 250 anni dalla nascita di Jane Austen, che vide la luce il 16 dicembre 1775 nel villaggio di Steventon, contea dell’Hampshire. Quale occasione migliore per rileggere le sue opere? Vi segnalo una deliziosa iniziativa, cui io ho aderito con entusiasmo: Ostinate e testarde. Da fine settembre a febbraio rileggeremo i sei romanzi dell’adorata Jane, e li discuteremo di volta in incontri sia in presenza sia online. Vi ho incuriosito? Ve ne parlo meglio nel prossimo post.

Republican chic shock e boh – Festa della Repubblica 2025 (parte seconda)

Domenica 1 giugno, vigilia della Festa della Repubblica, i portoni del Quirinale si sono aperti per cerimonia e concerto alla presenza delle massime autorità del Paese, e di personalità di livello altissimo, alto, e pure medio. Dopo l’analisi delle mise indossate dai rappresentanti della maggioranza di governo (Republican chic shock e boh – Festa della Repubblica 2025 (parte prima) oggi tocca a tutti gli altri.

La minoranza

Arriva l’opposizione. Nicola Fratoianni con la moglie Elisabetta Piccolotti, dietro di loro Elly Schlein, scortata non già dalla compagna Paola Belloni ma da Chiara Braga, capogruppo alla Camera. Lui si dev’essere confuso con le recenti cerimonie papali, e si è vestito tutto di nero; le due signore in primo piano abbastanza simili in tailleur pantalone grigio. Più sgarzolina Piccolotti, con le maniche tagliate tipo mantello e le scarpe bordeaux, soberrima Schlein, in una tonalità di grigio che non credo consigliata all’armocromista. Tra le due francamente preferisco la seconda; resta intonso il mio disappunto per tutte queste signore in pantaloni anche se a onor del vero Schlein non l’ho mai vista con indosso altro. Che vi devo dire, boh.

(Ph: Messaggero)

Andatura decisa e fiero cipiglio, Anna Ascani, vice presidente PD della Camera, arriva al passo col suo accompagnatore, con cui ha coordinato anche la mise. Non mi piace, e queste giacche così mosce mi fanno tristezza. Boh meno meno.

(Ph: Messaggero)

Lei è forse quella che mi è piaciuta di più. Agnese Landini in Renzi mi dà l’idea di aver fatto esperienza quando era moglie del Presidente del Consiglio, ed oggi appare molto più convincente e sicura di sé, sicurezza probabilmente favorita anche dall’intervento di rinoplastica che le ha dato un profilo meno importante (che a me comunque non dispiaceva). La scelta della mise per l’occasione è impeccabile: tailleur beige, in perfetta armonia col suo incarnato, composto da gonna con pizzo e giacca a scatoletta con decoro scintillante, più miniborsa pitonata. Agnese schiva abilmente il rischio “madre dello sposo” grazie alla falcata atletica nonostante il tacco altissimo. Creatore di cotanta eleganza potrebbe essere il fiorentino Ermanno Scervino, spesso scelto dalla coppia, ma non posso giurarlo. Chic.

(Ph: Messaggero)

Violante Guidotti Bentivoglio è la moglie di Carlo Calenda. È bella, coraggiosa e naturalmente elegante, per cui fa figura anche se non si sforza troppo, come in questo caso: pantaloni bianchi, blusa nera e clutch Zara. Chic ma noiosetta.

(Ph: Messaggero)

Qualche anno fa Angelo Bonelli ha sposato la compagna Chiara Pozzer, trentina di Rovereto, dicendo che in fondo non si era mai pensato accasato, e di aver scelto Chiara perché “è allegra e ha gli occhi belli” e non è mica poco. Nella foto gli occhi – che sembra siano uno blu e uno verde – non si possono apprezzare, ma un certo spirito allegro si intuisce dalla bizzarra mise scelta. Probabilmente Chiara è simpatica, sicuramente non è troppo attenta a ciò che indossa, e ce ne faremo una ragione, ma almeno una pettinata? Shock.

Maria Elena Boschi è senz’altro una bella donna, e ha pure un bel fidanzato, il dentista aspirante attore Giulio Berruti. Giocano molto a fare i belli, e probabilmente si credono un po’ i BrAngelina della politica italiana, però mancano di chic. L’abito di pizzo nero è proprio sbagliato, démodé, peggiorato dai sandaletti più adatti a calpestare una pista da ballo che i meravigliosi pavimenti del Quirinale. Sorprendente l’idea di coordinare il rossetto alla borsa (dovrebbe essere la Manhattan di Saint Laurent), che però così grande e rigida col resto della mise ci azzecca poco o niente. Sorry, shock.

(Ph: Messaggero)

Michela Di Biase è deputata PD e moglie di Dario Franceschini. È abbastanza giovane, bellina, di solito veste anche piuttosto bene ma raramente lascia traccia. Come in questo caso: a parte il total black ha un abitino un po’ corto ma grazioso, le scarpe chiuse, una cappa scenografica eppure, almeno a meno, dice poco o nulla. Magari è colpa mia, boh.

Gli ubiqui

(Ph: Messaggero)

Gli ubiqui sono coloro che per ruolo attitudine o devozione cadono sempre in piedi, e mentre alcuni soffrono molti s’offrono. Inserisco in questa categoria gli Elkann che naturalmente trattano con ogni governo, e non potrebbero fare altrimenti. L’algida Lavinia, nata Borromeo Arese Taverna, ama uno stile minimal che tende a sfociare nel monacale, e nemmeno oggi si smentisce. Dopodiché, che vi devo dire, se pure lei si presenta in pantaloni ci restano poche speranze. Chic ma che pizza!

(Ph: Messaggero)

Torinese di rito Agnelli/Fiat Evelina Christillin coniugata Galateri di Genola è un’abile dispensatrice dei suoi talenti che generosamente distribuisce in consigli di amministrazione dei più diversi, dal Museo Egizio della sua città a istituzioni sportive di altissimo rango. Non resiste al fascino del vestitino a pois da zia zitella, e non sfugge nemmeno al sandaletto a prova di alluce valgo. Shock.

In queste occasioni la bella signora vestita da hostess non manca mai. Questa volta è Alessia D’Alessandro, compagna di Luigi Di Maio, Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico, e madre del suo bambino. Da una ex modella ci aspettavamo qualcosa di meglio, shock.

Myrta Merlino, in uscita dal non brillantissimo Pomeriggio 5 e in cerca di nuova collocazione che senza dubbio troverà, è bella e napoletanamente travolgente. Spesso osa, anche con gli abiti, e fa bene; osa pure stavolta, ma purtroppo il top che si allunga sui pantaloni non funziona, e la stola fa peggio (date retta a Lady Violet, quando l’evento richiede un certo movimento le stole sono difficili da gestire). E che ci sarà in quella shopper che tiene in mano? La merenda? Le scarpe di ricambio? Shock.

Ma perché? Perché a settant’anni dopo una vita piena, una bella famiglia, una carriera che va ancora a gonfie vele ti devi conciare così? Barbara Palombelli arriva al braccio del marito Francesco Rutelli (che fa sempre la sua figura) vestita da vispa Teresa. E meno male che non si è fatta i codini. Strashock.

Claudia Gerini gioca spesso a fare la vamp, la star di Hollywood. Unfortunately nessuna vera star avrebbe mai sbagliato così clamorosamente mise, indossando di pomeriggio un abito da gran sera, con tanto di schiena nuda. Shock senza pietà.

Concludiamo con una fuoriclasse: Geppi Cucciari, della quale tutto si può dire tranne che sia ubiqua, essendo una che non ha difficoltà a dichiarare il proprio pensiero. Mi sarebbe piaciuto che applicasse tale lucidità nella scelta della mise, invece di drappeggiarsi in questa specie di lenzuolo che scopre décolleté e pancino. Orripilanti gli zatteroni. Shock.

Comunque sia, alla fine di tutto, sempre viva l’Italia e viva la Repubblica!

Republican chic shock e boh – Festa della Repubblica 2025 (parte prima)

Oggi è il 2 giugno, la Festa della Repubblica, a ricordare quel giorno del 1946 in cui gli italiani votarono con un referendum la nuova forma dello stato. È il giorno della parata militare ai Fori Imperiali: inserita per la prima volta nel protocollo dei festeggiamenti nel 1950, sospesa per alcuni anni a partire dal 1976, poi ripresa nel 1983 per volere del Presidente Pertini. A quella edizione partecipò pure una giovanissima Lady Violet, allieva Infermiera Volontaria CRI.

(Ph: Quirinale)

Ieri l’altrettanto tradizionale appuntamento al Quirinale: ricevimento e concerto per autorità e personalità varie. Solito look bonjour tristesse di Laura Mattarella: la giacca sembra bella e piuttosto sofisticata, purtroppo banalizzata dai tremendi pantaloni bianchi. Più adatto alla spiaggia della tenuta presidenziale di Castel Porziano il secchiello che ha in mano. Il solito grande boh. Fatemi dire una cosa, prima di iniziare: l’invito al Quirinale da parte del Presidente della Repubblica è un evento formale, e richiederebbe scarpe chiuse e preferibilmente di lasciare i pantaloni nell’armadio. Non essendo di sera ci si dovrebbe vestire da pomeriggio, rimandando scelte più d’effetto ad altre occasioni. Come vedrete siamo rimasti in pochi a pensarla così.

La maggioranza

Mi è piaciuta la Presidente del Consiglio, in una mise inedita per lei: un abito di pizzo azzurro che le dona assai di più di molti dei completi pantalone che indossa abitualmente. Capisco anche perché non vesta spesso così: l’insieme dell’abitino, della figura minuta e dei capelli biondi la rendono molto girlie, poco adatta ad affrontare un mondo in cui gli uomini di potere sono la assoluta maggioranza. Perfette anche le scarpe, delle slingback nude, brava! Chic di incoraggiamento.

(Ph: Quirinale)

Accanto a lei durante la cerimonio la signora Laura Di Cicco in La Russa, consorte del Presidente del Senato, in completo pantalone di raso giallo. Si vede poco e in fondo non è un male, trovo la sua mise francamente orripilante. Attente al raso, sta male quasi a tutte: riflettendo a luce tende ad ampliare i volumi, e spesso sembra cheap. Come in questo caso, e non basta un paio di scarpe blasonatissime – le Hangisi di Manolo Blahnik che spuntano dai pantaloni – a fare il miracolo. Shock.

(Ph: Messaggero)

Licia Ronzulli del Senato è Vice Presidente; come la Premier anche lei sceglie il pizzo azzurro, ma in una bella tonalità fredda. L’abito anni ’50 è uno dei più adatti all’occasione, corretti gli accessori blu. Avendo la signora un carattere piuttosto energico – mi fa spesso pensare alle cattive del cinema, sul tipo di Joan Crawford, per intenderci – questa mise da fatina crea un divertente contrasto. Mi ci vestirei? No, ma non posso dire che stia male, soprattutto alla luce di ciò che vedremo in seguito. Boh quasi chic.

(Ph: Pizzi/Formiche.net)

Nell’orgia di pizzo che ci attende Brunella Tajani, moglie del vicepremier e Ministro degli Esteri è una bella sorpresa. Per lei un completo giacchina e pantaloni ampi della collezione Pleats Please di Issey Miyake, stilista giapponese che si è inventato il tessuto plissé che caratterizza le sue creazioni. Io lo adoro, la sua è una moda che trasmette tutto il fascino della cultura nipponica, e trovo la signora superchic.

Pizzo per Francesca Verdini, compagna del vicepremier e Ministro dei trasporti Salvini. La fanciulla è tanto graziosa quanto solitamente amante di uno stile più trasandato, per cui è interessante vederla vestita da sciura. Non mi piace granché ma apprezzo la scelta di esporre una quantità ridotta di pelle, per una volta. Boh.

Gaia Saponaro è la moglie di Guido Crosetto, Ministro della difesa; è una donna in carriera, e ciò si riflette anche nelle sue scelte di stile. La giacchina sembra proprio un pezzo di Armani della stagione autunno inverno 23/24, in organza e pelle, mi sarebbe piaciuto un abbinamento più contemporaneo di quello coi pantaloni di raso grigio, puntualmenti abbinati alla clutch. Tutta la mia solidarietà per i tacchi altissimi, scelti immagino per bilanciare il 1,96 del marito. Chic ma si può fare meglio.

Il ministro della cultura Alessandro Giuli passa per essere un dandy, purtroppo a volte finisce per ricordare di più Er dandi di Romanzo criminale. Come in questo caso: pantaloni troppo corti, giacca troppo stretta, fermacravatta troppo alto. È sposato con una collega giornalista, Valeria Falcioni, della quale ammiro lo sforzo di adeguarsi all’occasione: mise da pomeriggio e scarpe chiuse. Ma perché si è messa il vestitino della cresima, fatto dalla sartina sotto casa? Boh.

Evidentemente avvisata in ritardo, la signora Maria Grazia, consorte del Ministro dello sport Andrea Abodi, non ha fatto in tempo a cambiarsi ed è venuta in pigiama. E pure grigio. Ha indovinato la borsa, che quest’anno si porta crossbody, cioè a tracolla; per il resto shock.

Chiara Colosimo è la presidente della Commissione parlamentare antimafia. Essendo nata nel 1986 (tra l’altro il 2 giugno, auguri!) non c’era nei favolosi anni ’70, quando andavano di moda i tessuti laminati tipo quello che compone la parte principale della sua mise, tuta o completo pantaloni non è chiaro. L’unica cosa che mi viene in mente è che nell’ambito del suo incarico abbia sequestrato un po’ della tappezzeria dei Casamonica. E chi ha realizzato quella giacca meriterebbe una pena esemplare. Strashock.

Al suo opposto Mara Carfagna, che dopo una stagione in Azione, il partito di Carlo Calenda, è rientrata nella maggioranza come segretaria di Noi Moderati. Va bene la moderazione, ma quello chemisier color vinaccia più che altro sembra una punizione. Apprezzo molto le scarpe chiuse, mi azzardo a ipotizzare l’uso delle calze, la Lady Dior fa sempre la sua figura, ma perché mortificarsi così? Boh.

(Ph: Messaggero)

Concludiamo con i tre moschettieri in versione governativa: da sinistra Andrea Delmastro Delle Vedove, Sottosegretario alla Giustizia e organizzatore di veglioni col botto; a destra Galeazzo Bignami, Capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia; tra loro Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione del medesimo partito, e gentile consorte. Probabile che il gruppo arrivi direttamente da una festa a Ibiza, o a Milano Marittima, dato che i tre caballeros hanno evidentemente dormito nei loro completini blu.

(Ph: Messaggero)

Classico abito a sirena da party sulla spiaggia per Alessia Donzelli: colore di moda un lustro fa e modello che non ne valorizza la silhouette. Shock di gruppo.

Non perdetevi la seconda parte, e buona Festa della Repubblica!

Royal chic shock e boh – Il giorno del Leone

…e venne il giorno del Leone. O meglio di Leone, Leone XIV, il cui pontificato è iniziato ufficialmente domenica 18 maggio.

Non ho mai capito perché, almeno per quanto riguarda molti ospiti (e le loro mise), venga considerato meno solenne dei funerali del Papa, ma di fatto molti dei membri delle delegazioni internazionali hanno un ranking inferiore di quelli che partecipano ai funerali. Esempio: gli eredi al trono britannico hanno partecipato ai funerali, Charles per Giovanni Paolo II e William per Francesco. All’intronizzazione di Benedetto XVI c’era il principe Philip, a quella di Francesco i Duchi di Gloucester, mentre per Leone XIV è arrivato il Duca di Edimburgo. Quanto alle mise dei presenti stiamo per vederne parecchie che mi hanno lasciata piuttosto perplessa. Con una necessaria premessa: si partecipa a queste cerimonie non per chi si è, ma per ciò che si è. Persone che hanno il privilegio di rappresentare il proprio Paese, e di solito non hanno difficoltà a procurarsi abiti adeguati. Per cui, anche nel caso in cui non esistesse più un rigido protocollo, vale la tradizione. E le signore al cospetto del Papa vestono di nero.

Non concorda evidentemente con Lady Violet Laura Mattarella che, in seguito alla scomparsa della madre Marisa, esercita il ruolo di Prima Signora d’Italia accompagnando spesso il padre Sergio. E questa volta l’ha accompagnato con un completo pantaloni blu. No dai, è l’intronizzazione del Papa non la cresima di un nipote. Shock.

Sceglie il blu anche Giorgia Meloni; non abbiamo fatto in tempo a lodarla per i bottoni ton-sur-ton del completo indossato al funerale di Francesco (Royal chic shock e boh – Special papal edition (parte prima)che eccola sfoggiare un altro completo, sempre pantaloni, con esplosione di bottoni dorati. Si sarà confusa con la visita alla Amerigo Vespucci? Boh, ma per certi versi pure shock. Invece Ursula von der Leyen rinuncia ai bottoni dorati esibiti al funerale mantiene il nero d’ordinanza; purtroppo nulla di tutto ciò aiuta il risultato finale: pantaloni skinny, scarpette di vernice, cinturone, giacca moscia, un disastro. Shock.

Quattro sovrane cattoliche presenti hanno usufruito del privilège du blanc – con Maria Teresa di Lussemburgo incredibilmente a capo scoperto – mettendo in evidenza un piccolo, piccolissimo problema che si evidenzia oggi che le signore non indossano più abiti lunghi: la scelta del colore della scarpa, per alcune bianche per altre nude.

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

Total white per Mathilde dei Belgi, che va sul sicuro puntando su un look Dior: tailleur con gonna plissé, borsa e scarpe (dal tacco troppo alto). Una mise elegante e coerente, mi è piaciuta. Unico appunto, avrei evitato quegli occhiali da sole. Visto che sono ormai ampiamente sdoganati, e altrettanto ampiamente usati sotto il sole di Roma, avrei preferito una montatura meno impattante del nero (ancorché a firma Gucci). Anyway, chic.

(Ph: Sean Gallup/Getty Images)

Sceglie il total white anche Charlène de Monaco, che abbina borsa (Akris) e scarpe candide all’abito ricamato di Elie Saab. Abito bello e sofisticato che francamente non saprei quando indossare se non in questa occasione. E però, con la mantiglia di pizzo diventa tutto un po’ troppo, in aggiunta al fatto che quando Charlène non è convintissima di quello che indossa si vede. Non mi piace il modello delle scarpe, e quella tonalità di bianco non si sposa troppo bene col suo incarnato, che è esattamente il problema delle scarpe bianche. Insomma, boh.

(Ph: Getty Images)

Forse perché viene dal Paese in cui la mantiglia si porta ancora in diverse occasioni, Letizia di Spagna abbina abilmente la sontuosità del copricapo al rigore geometrico dell’abito in crêpe che la maison spagnola Redondo ha creato su misura per lei. Devo dire che adoro queste linee e come sublimano la magrezza di chi le indossa, l’abito mi piace molto e la realizzazione sfiora la perfezione. Letizia è una delle dame in bianco che preferisce scarpe nude (Magrit), ma questa tonalità non mi sembra una scelta felice. Chic con riserva.

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

Scarpe nude (Prada) anche per Maria Teresa del Lussemburgo, e devo dire che questa è la tonalità che mi convince più di tutte (anche se avrei evitato almeno la clutch Bottega Veneta color roccia). Magrissima consolazione; per il resto Maria Teresa, che è donna di mondo, deve aver confuso gli appuntamenti e pensato di dover partecipare a un picnic nei giardini vaticani. Il perfido Natan la avvolge in un vestitone di sangallo che oltre a non donarle particolarmente non è assolutamente adatto. Va bene il bianco, ma l’abito deve avere una sua formalità. E il capo va coperto, non si può fare a piacere. Shock. In conclusione, se proprio dovessi scegliere delle scarpe da indossare col privilegio del bianco, opterei per quelle di Mathilde nel corso di una visita in Vaticano a Papa Francesco (Le foto del giorno – Privilegi).

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

I principi ereditari (e reggenti) del Liechtenstein. La Principessa Sophie, nata Duchessa in Baviera, è l’unica che non ha il privilegio del bianco e c’è una ragione: fino a un po’ di anni fa era riservato alle sovrane di Paesi di una certa dimensione, ma se è stato concesso a Charlène lo vogliamo pure per la sovrana del Liechtenstein, che è un Principato come Monaco, e pure più grande. Nel frattempo Sophie è arrivata in nero, perfetta fino alle ginocchia, per poi scoprire calze chiare e un paio di ballerine. Ma perché? Boh.

(Ph: Marco Iacobucci)

A rappresentare la corona olandese c’era la Regina; lei e il marito non avevano partecipato ai funerali di Francesco per la concomitanza con la festa nazionale. Máxima è cattolica ma il Paese su cui regna no, dunque per lei nero d’ordinanza senza privilegi. La regina non rinuncia al suo stile d’effetto scegliendo una drammatica gonna lunga di Valentino, composta da pannelli che si aprono col movimento. Troppo lungo l’orlo, troppo alti gli spacchi, non adatto all’occasione. Peccato, perché il nero sobrio della mise contrapposto alla mantiglia, le calze opache, i guanti, me l’avrebbero fatta apprezzare assai. Boh.

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

Victoria di Svezia non è cattolica, ma potrebbe insegnare a molte signore devote a Santa Romana Chiesa come ci si veste. Abito midi, semplice e senza orpelli, scarpe nere (Gianvito Rossi), calze opache, mantiglia e guanti. La perfezione, col sorriso più bello del mondo. Chic.

Riprendendo il discorso del ranking inferiore fatto all’inizio di questo post, gli USA, presenti ai funerali di Papa Francesco col Presidente e la First Lady, per l’intronizzazione del primo pontefice statunitense hanno inviato il Vice Presidente e la Second Lady; dietro di loro il Segretario di Stato Marco Rubio e signora, entrambi cattolici. Così come i Trump, anche i Vance sono una coppia mista con un cattolico: se nella prima coppia la cattolica è Melania, nella seconda è JD Vance ad aver aderito alla Chiesa di Roma qualche anno fa. Tutto ciò premesso, la signora Rubio osserva correttamente il tradizionale dress code (anche se con un abito che non la valorizza affatto, shock). Usha Vance, di origine indiana, è rimasta fedele all’induismo degli antenati, ma si è applicata abbastanza; certo le maniche avrebbero dovuto allungarsi al polso, e le alze sempre meglio nere ma insomma, con quello che si è visto ha sfiorato la promozione.

Poi ti giri un attimo ed eccoli qui: due quarantenni sul tetto del mondo che si sentono Sandy e Danny di Grease. Ma perché?

Forse ce lo può spiegare Oprah Winfrey, presente all’intronizzazione del primo Papa suo connazionale con due amiche.

La signora in mezzo è la giornalista e anchorwoman Gayle King, quella a sinistra Maria Shriver, giornalista anche lei ma nota, soprattutto da noi, come nipote di JFK ed ex moglie di Arnold Schwarzenegger.

Si preannunciano tempi interessanti.

Royal chic shock e boh – Special papal edition (parte seconda)

ASSOLUTAMENTE BOH

Il primo boh è più di metodo che di merito e nasce dall’osservazione delle mise scelte dalle signore presenti non come mogli di, ma per il ruolo politico che esercitano direttamente. Le più importanti, almeno per noi – la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni – erano vestite in maniera simile: capo scoperto e completo pantaloni nero. In pratica erano vestite da uomo. Sulle donne di potere che preferiscono abiti più o meno maschili si potrebbe scrivere un libro, e forse un giorno Lady Violet scriverà se non libro almeno un post, intanto osserviamo nel dettaglio le due signore.

Ursula von der Leyen non è cattolica ma è baronessa, dovrebbe quindi sapere che i bottoni dorati sono troppo chiassosi per un funerale. E francamente avrei anche evitato il giacchino corto in favore di una giacca più lunga e strutturata, così mi fa pensare a un ballerino di tango, tacchetti compresi. A meno che non volesse omaggiare le origini argentine del Papa defunto.

Meglio il completo scelto da Giorgia Meloni: bella la giacca, non male i pantaloni, a palazzo ma non ampi come quelli che indossa spesso e più che un palazzo ricordano il Colosseo, e non donano alla sua figura minuta. Cui non donano neppure le calze color cipria che si ostina a indossare: in generale creano uno stacco cromatico e non la slanciano, in questa occasione sono sbagliate e stop. Devo però rimarcare che qui non sono tanto le calze il problema, quanto la presenza della signora Patrizia Scurti, segretaria particola della presidente, che segue come un’ombra anche dove non dovrebbe, tipo il parterre dedicato alle autorità in rappresentanza dei Paesi. Che, vale la pena ricordarlo, spetta a chi rappresenta il proprio Paese, non chi ha un ruolo professionale anche se di assoluto prestigio.

Restando in ambito politico, lui è stato senz’altro uno dei protagonisti della giornata (e di un paio di fotografie di rara potenza). Dal febbraio 2022 il presidente ucraino Volodymyr Zelensky indossa tenute di sapore di militare, per ricordare a tutti che il suo Paese è in guerra. Molti approvano, molti altri no; personalmente approvo lo sforzo di vestirsi di nero, sforzo che vari signori, di ben altre condizioni, non hanno fatto. Corretta la consorte Olena, seduta alla sua destra.

(Ph: Filippo Monteforte/Getty Images)

E veniamo a chi, pur non avendo problemi di guardaroba, ha preferito il blu. Che non è un errore in senso stretto, in quanto agli uomini era richiesto abito nero o scurissimo, che vuol dire grigio (scelta migliore, dopo il nero), o appunto il blu. Che però sotto la luce diretta del sole spesso vira in tonalità più accese. Ora, siccome non parliamo di persone che hanno un solo abito scuro, non capisco questa riluttanza. William di Galles è recidivo, non è la prima volta che si presenta in blu invece che in nero; anzi, penso che un abito nero non ce l’abbia proprio. Non capisco, e non mi adeguo.

Però questa foto con lui che saluta Giorgia, i raggi del sole che si riflettono sulla sua ampia fronte, è assai simpatica.

(Ph: Instagram @queenrania)

I sovrani di Giordania in questa occasione mi sembrano quegli studenti intelligenti che non si impegnano. Lui è un altro dei blue brothers, lei indossa correttamente il nero e il capo velato, ma sceglie una mise un po’ così, a partire dal giubbotto di Alaïa, non particolarmente adatto all’occasione, abbinato a una bella gonna a trapezio Dior, in mano la borsa Gabrielle di Moynat

(Ph: Vandeville Eric/ABACA /ipa-agency.net)

Scivola poi sulle calze nude e sulle scarpe Christian Loubutin, il modello Iriza 100 che ha dunque tacchi di 10 centimetri; troppo alti, che non le davano nemmeno un’andatura troppo elegante, come si vede nei video. E a volerla dire tutta hanno pure le suole dipinte di rosso, simbolo della maison; per carità. Insomma, potrebbe impegnarsi di più, e non ho dubbi che lo farà.

(Ph: Getty Images)

Lei le calze le ha nere, e sarebbe impeccabile se non fosse per l’orlo della gonna. La fascinazione di Laura Mattarella per le gonne sopra al ginocchio resta per me un mistero.

ASSOLUTAMENTE SHOCK

(Ph: Raphael Lafargue/ABACA)

Terribile Maria Teresa del Lussemburgo, che è arrivata a capo scoperto (ma ha in mano una mantiglia, per cui penso che durante la cerimonia se la sia messa). A parte la linea dell’abito – che credo sia un soprabito, non le dona affatto e confesso mi ha fatto pensare a un copriteiera – peggiorata dal cinturone Etro, le maniche di chiffon sono assolutamente inadatte, come la caviglia chiara che sbuca dall’orlo. Deludente anche il Granduca, di solito assai chic; lui è uno di quelli che ha indossato l’abito blu, ce ne faremo una ragione. Eviterò di parlare della lunghezza dell’abito sfoggiato dalla signora che li segue, ma come si fa?

Il blu di ogni abito maschile impallidisce davanti a quello scelto dal Presidente USA Donald Trump, aggravato dalla cravatta blu fosforescente (Don, sulla cravatta non si discute, dev’essere nera). Costernato anche il gentiluomo del Papa Mariano Hugo Windisch-Graetz, lui sì veramente impeccabile. Tra loro la First Lady Melania, che è cattolica e quel giorno compiva 55 anni. Una piccola premessa, dato che della signora sicuramente parleremo ancora nei prossimi mesi e per qualche anno. Personalmente la trovo sicuramente bella, piuttosto interessante, spesso ben vestita ma quasi mai davvero elegante. Ha un fisico notevole e un eccellente portamento imparato immagino sulle passerelle del suo passato da modella, ove mai ne avesse calcata una (io non ne ho mai viste, ma magari mi sbaglio). Ha buon gusto, sa cosa le sta bene, e ha la possibilità di acquistarlo. Però la trovo sempre piuttosto artefatta, mai naturale. La trovo insomma enigmatica (aggettivo che mi piace molto) e dotata di allure, ma la classe è altro che portare bene un bell’abito. Tutto ciò premesso, analizziamo la mise di oggi: soprabito doppiopetto Dolce&Gabbana, bellissimo, sobrio anche se più potente che modesto. Piazzata in testa una mantiglia calata sulla fronte, quasi fosse una frangetta; completano la mise delle calze nude talmente leggere da sembrare che non le avesse, e il solito tacco 12(mila).

(Ph: Dan Kitwood/Getty Images)

Ciliegina sulla torta, i guantini di pizzo, che assestano un brutto colpo all’amore di Lady Violet per i guanti.

Il peggio del peggio, altro che shock, ultrashock: le foto fatte col cellulare dalle autorità. Comportamento già assai criticabile nei comuni mortali, assolutamente imperdonabile da chi ha un ruolo di primo piano. Alla fine ci siamo dovuti abituare agli applausi, ma le foto no, dai.

A questo punto non vedo l’ora di scoprire chi sarà il prossimo Pontefice, e di assistere alla sua intronizzazione. Dunque a presto, spero.

Se vi siete persi la prima parte, la trovate qui: Royal chic shock e boh – Special papal edition (parte prima)

Royal chic shock e boh – Special papal edition (parte prima)

Ieri Roma è stata il centro del mondo e forse, speriamo, il teatro di un miracolo che aspettiamo da più di tre anni. In ossequio alla personalità del defunto, accanto ai grandi della terra si sono visti – magari non tantissimo, ma certo più del solito – anche gli ultimi. A questa giornata straordinaria è dedicata una versione speciale della nostra rubrica, allo stile e al rigore con cui è stato osservato il dress code, accorpando ciò che mi è piaciuto tanto, di meno, per nulla. Col rispetto che l’occasione merita, ma anche con quel tocco di leggerezza che Papa Francesco amava tanto.

Per le signore è richiesto il total black: abito sotto il ginocchio con maniche lunghe, calze e accessori neri, velo o mantiglia graditi ma non obbligatori. Ci vorrebbero pure i guanti, ma ormai ho perso le speranze.

Da cose che ho letto in giro sono costretta a sottolineare che alcune delle signore presenti – Mathilde dei Belgi, Letizia di Spagna, Maria Teresa di Lussemburgo, Charlène di Monaco – hanno il privilegio del bianco che, ça va sans dire, non si usa ai funerali.

I signori indossano il mourning suit: in alcuni Paesi, dove si porta ancora molto il tight, lo si sceglie abbinandolo al gilet nero anziché grigio. In questo caso era invece richiesto il semplice completo nero con camicia bianca e cravatta nera; meglio evitare altre tonalità, anche se scure; oltre tutto al sole il colore di alcuni tessuti vira. Come vedremo.

Impeccabile al posto d’onore il presidente Mattarella accompagnato dalla figlia Laura. Che secondo me non sempre indovina le mise, ma è quella che mia madre avrebbe definito una signora, e dunque ha sempre un aspetto signorile, anche se vedremo che un piccolo peccato lo ha commesso. Subito prima di loro Javier Milei, Presidente dell’Argentina, patria di Papa Francesco, con la sorella Karina, nella doppia veste di primera hermana e di Segretario generale della Presidenza della Repubblica. Se Laura indossa la mantiglia Karina esibisce sciolti capelli biondi; considerando il cespuglio che troneggia sul testone del fratello ancora bene c’è andata. E a proposito di Argentina, non ha partecipato la regina dei Paesi Bassi, Máxima, argentina di origine, né il marito Willem-Alexander, né altri membri della famiglia reale, a causa della concomitanza con il Koningsdag, la festa nazionale che celebra il compleanno del re.

ASSOLUTAMENTE CHIC

Belgio

Perfetto l’abito e impressionante la lunga mantiglia di Mathilde, Regina dei Belgi; abbinata all’alto collier di perle – ben sette fili! – le dà un’aria da signora degli inizi del secolo scorso (è un complimento). Per la gioia di Lady Violet, la Reine teneva in mano un paio di guanti, insieme con la clutch Natan. Abbastanza sorprendenti le scarpe Gianvito Rossi, dotate di tacchi altissimi che la sovrana di solito non porta. In un’occasione del genere bisognerebbe evitare, ma mi sembra che le royal e le first ladies da quel lato ci sentano poco.

Danimarca

Una cosa che ammiro molto della Regina Mary è che prende tutte le cose molto seriamente, e si prepara adeguatamente. Come in questo caso: chiamata a rappresentare in solitaria il suo Paese – il marito Frederik è in visita in Giappone, visita quanto mai opportuna anche per evitare di trovarsi faccia a faccia con Trump, che magari avrebbe attaccato con la storia della Groenlandia – la regina, che non è cattolica, ha scelto bene: tailleur con gonna midi (Andiata), mantiglia, gioielli “bianchi”, smalto neutro. Non sono convintissima della borsa Mulberry, e sono convinta che le scarpe Gianvito Rossi siano troppo alte, ma amen. E se vi sembra che il gentiluomo che l’accompagna sia un viso conosciuto avete ragione: è Matteo Colaninno. Già imprenditore, erede dell’impero paterno, già parlamentare del PD, poi passato a Italia Viva. E nell’ottobre scorso nominato Gentiluomo del Papa. Che non resiste alla cafonata di tenere gli occhiali da sole davanti alla regina, che non li porta. Avrà problemi di cataratta?

Francia

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

Pur se non indossava il velo – che vi ricordo, non è obbligatorio – mi è piaciuta Brigitte Macron: le linee asciutte che indossa di solito interpretano bene il concetto di sobrietà che ispirava la cerimonia, e l’orlo della mise (Vuitton) più lungo del solito, secondo me le dona molto. Peccato per la cinturina col logo in bellavista, e peccato per la doppia tasca sulla giacca di Monsier le President, ma la perfezione non è di questa terra.

Liechtenstein

(Ph: Instagram @oldroyalty)

Loro si vedono poco, ma la loro figura la fanno sempre. Lui è Alois, Principe Ereditario del Liechtenstein con funzione di reggente. Lei è sua moglie Sophie, nata Duchessa in Baviera e discendente dagli Stuart. Abito nero (leggermente corto), mantiglia, perle; ed è una delle poche a indossare scarpe da giorno, senza vertiginosi tacchi a spillo.

Monaco

(Ph: Raphael Lafargue/ABACA)

Molto ammirati i Principi di Monaco. O meglio, molto ammirata lei, perché lui sembra aver dormito nell’abito, nero ma un po’ délabré (questo invece non è un complimento). Se posso fare un appunto – anzi due – a Charlène, le calze sono troppo leggere, e sarebbe preferibile non esporre il marchio della borsa (Prada, come la mise); regola che vale sempre, ma soprattutto in questi casi.

Norvegia

(Ph: Reuters)

In rappresentanza dei sovrani di Norvegia, anzianotti e acciaccatelli, sono arrivati i principi ereditari, dandoci così la gioia di vedere Mette-Marit in buona forma. Accompagnata dall’impeccabile marito la principessa non ha deluso con un bel cappotto a redingote, forse un po’ pesante per la giornata, breve mantiglia sui capelli sciolti, tacchi di 7 cm Manolo Blahnik e in mano la clutch Bottega Veneta.

Svezia

(Ph: Raphael Lafargue/ABACA)

Come dovrebbe vestirsi una regina in un’occasione del genere? Come Silvia di Svezia, abito lungo nero, mantiglia e perle. Sedendo sul trono da più di mezzo secolo (e avendo superato gli 80) è rimasta fedele allo stile di qualche anno fa, che diventa anche strategico per camuffare il piede operato di recente. Oggi magari vedere le signore in lungo ci sarebbe sembrato troppo, ma lei è una meraviglia.

Spagna, i miei preferiti

(Ph; Casa de S.M. el Rey)

La proverbiale sobrietà di Letizia ha trovato il palcoscenico più adatto nella maestosa austerità di questa cerimonia. Praticamente perfetta la Reina: abito midi a sostenere la sontuosa mantiglia, calze nere, kitten heels in camoscio Nina Ricci, borsa Carolina Herrera, e sulla spalla sinistra appuntata una delle joyas de pasar, riservate alla sovrana. Con lei il più bell’accessorio concepibile, il marito Felipe, che dire impeccabile è dire poco. El Rey è stato elogiato anche da Jack Schlossberg, simpatico e aitante figlio trentaduenne di Caroline Kennedy, dunque nipote di John e Jackie.

(Ph: Instagram @jackuno)

Insomma una garanzia!

Non perdetevi la seconda parte, che comprende i boh e gli shock; tutte le mise che non abbiamo citato le troverete lì: Royal chic shock e boh – Special papal edition (parte seconda)

La foto del giorno – Giorgia & Royal

Sorpresa!

(Ph: Instagram @queenrania)

Scommetto che eravate certi di vedere altro, come minimo una foto della Presidente Meloni con King Charles III, da lei ricevuto oggi a Villa Doria Pamphilj, sede di rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

E invece ecco qualcosa che forse non vi aspettavate; perché dopo il sovrano britannico Meloni ha avuto un’altra visita regale. Ospite questa volta la Regina Consorte di Giordania. A quanto è dato sapere, Rania ha incontrato il capo del Governo per parlare della catastrofe umanitaria a Gaza. Com’è noto la regina è in prima fila accanto a popolo palestinese dal terribile 7 ottobre 2023, sia perché di origine palestinese essa stessa, sia perché la situazione geopolitica della Giordania è molto delicata, e immagino che lei e il re si dividano i compiti per riuscire ad affrontare più aspetti della crisi. Sempre sorridente e chic la sovrana, in total bordeaux con borsa Vuitton; meno elegante Meloni, con un rischioso completo pantaloni off white dalle maniche traforate molto stile anni ’80.

When in Rome…

Ieri Charles e Camilla sono atterrati a Roma, oggi è iniziata ufficialmente la visita di stato, con un programma denso ma anche spazi per consentire al re, ancora in cura per il cancro, di riposare.

I sovrani alloggiano nella splendida Villa Wolkonsky, residenza dell’ambasciatore britannico; nel suo meraviglioso giardino – che contiene le arcate dell’acquedotto di Nerone – sono state scattate le belle foto pubblicate ieri (Le foto del giorno – That’s Amore).

Da qui stamattina sono partiti per incontrare al Quirinale il Presidente Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura (e dall’interprete Olga Fernando, che tra gli appuntamenti di altissimo profilo non se ne perde uno, beata!). Mentre Charles – cui è sfuggito un moto di stizza al momento delle foto (forse cercava una penna?) – era a colloquio col presidente, Camilla ha potuto soddisfare la sua passione di bibliofila ammirando i libri antichi custodita nella Biblioteca del Piffetti, dal nome dell’ebanista autore di questa meraviglia, creata nel Settecento per la corte sabauda e trasferita a Roma nel 1879 e adattata all’appartamento della Regina Margherita al Quirinale.

È seguita la visita all’Altare della Patria, scortati dal Ministro della Difesa Crosetto. Qui i sovrani sono saliti insieme a deporre la corona al Milite Ignoto, e scendendo lei si è appoggiata a lui, in un gesto consueto e prezioso. Per questa prima giornata la Queen Consort ha scelto una mise royal blue – noblesse oblige! – sul robe-manteau della fida Fiona Clare brilla la spilla con zaffiro centrale contornato di diamanti, donata a Queen Victoria dal marito Albert, e spesso indossata da Queen Elizabeth; in mano un omaggio all’Italia, la borsa Andiamo di Bottega Veneta.

Poi come ogni turista che si rispetti giro al Colosseo, con annesso allegro bagno di folla. Cambio della guardia tra ministri, questa volta a riceverli c’era Alessandro Giuli, titolare della Cultura. E come cicerone Alberto Angela. Spero che gli ospiti abbiano gradito, e ne sono certa; personalmente non lo amo. Ma dato che lui stesso, con sublime modestia, ha confidato ad una nota rivista che la regina sarebbe una fan dei suoi programmi, va bene così.

Anyway, la giornata si è conclusa con un ricevimento a Villa Wolkonsky per la comunità italo-britannica; domani i momenti più importanti con il discorso a Camere unite; primo sovrano britannico, e soltanto il terzo ad avere questo onore dopo Juan Carlos di Spagna – peraltro nato a Roma – e suo figlio Felipe VI. E alla sera la cena di gala al Quirinale, dove i sovrani festeggeranno i vent’anni di matrimonio.

A domani!

Le foto del giorno (di ieri)

Ieri, mercoledì 2, lady Violet era impossibilitata ad informarvi per causa di forza maggiore, ma il principe Albert II de Monaco è stato ricevuto con tutti gli onori – e direi anche con una certa simpatia – dal Presidente della Repubblica Mattarella.

I due capi di stato hanno visitato insieme in anteprima la mostra Barocco globale. Il mondo a Roma nel secolo di Barberini che sarà visibile da domani 4 aprile al 13 luglio, presentata come “un viaggio attraverso una Roma cosmopolita, al centro di una complessa rete di viaggi e rapporti che trascendono confini nazionali e culturali. L’Africa, l’America, l’Asia erano presenze tangibili e visibili nella Roma di questa epoca; opere d’arte di maestri del Barocco come Gian Lorenzo Bernini, Pietro da Cortona, Nicolas Poussin, ci proiettano in un mondo sorprendentemente multietnico e multiculturale, in cui missionari e diplomatici mettevano in dialogo, alla corte dei Papi, il Giappone con la Persia, il Congo col Nuovo Mondo”.

Il sovrano monegasco ha prestato un’opera di Nicolas Poussin, Annibale attraversa le Alpi su un elefante, di proprietà dei Grimaldi, solitamente esposto nel Palais Princier. Non una delle opere migliori dell’artista francese, secondo me, ma sicuramente rappresentativa dello spirito della mostra.

Nato in Normandia nel 1594 in una famiglia della buona borghesia che non condivideva il suo desiderio di darsi alla pittura, lasciò giovanissimo la sua casa ottenendo alcune commesse che lo portarono a lavorare anche al Palais du Luxembourg, un tempo residenza di Maria de’ Medici e oggi sede del Senato francese. Dopo un paio di tentativi falliti arrivò a Roma, meta ambita da ogni artista, nel 1624 ed ottenne i primi incarichi dal Cardinale Barberini. Dipinse Il martirio di Sant’Erasmo per San Pietro, ma l’accoglienza tiepida dell’opera lo spinse a dedicarsi a committenze private. Richiamato a Parigi da Re Louis XIII e da Richelieu per supervisionare la decorazione dei palazzi reali, la morte del sovrano e del cardinale – avvenute nel giro di cinque mesi – mise fine alle sue ambizioni, e Poussin tornò a Roma dove morì nel 1665.

Il quadro in oggetto risulta messo all’asta da Christie’s a Londra il 2 luglio 2013, immagino che sia stato acquistato in quella occasione. A questo punto andrò a vedere la mostra per cercare maggiori informazioni.

Splendido gesto il prestito dell’opera, che consente a tutti di poterlo apprezzare, così come Albert II ha dimostrato di apprezzare la mostra e il pomeriggio culturale.

E con l’arrivo dei sovrani britannici la prossima settimana, Roma in questi giorni è al centro delle cronache royal, per la delizia di Lady Violet e immagino di molti di voi.

Foto: Michaël Alesi/Palais princier

Le foto del giorno – ¡Hola!

Sono a Roma i sovrani di Spagna per una visita di stato di due giorni. Oggi l’incontro con le massime autorità e il discorso davanti alle Camere riunite, domani Felipe e Letizia si trasferiranno a Napoli, dove el Rey riceverà il dottorato di ricerca ad honorem in Scienze sociali e statistiche dalla università Federico II, che quest’anno festeggia 800 anni di vita. Questa sera la cena di gala al Quirinale, ma non vedremo diademi, in ossequio al Paese ospitante che non è monarchico (e mi sembra che Letizia in questi casi non si faccia pregare, anzi).

Posso dire che non mi piace nessuna delle due? Letizia sfoggia un tailleurino in stile anni ’80, caratterizzato dalle ricche spalle e dai ricami sul davanti, con gonna lunghetta, in un improbabile rosa confetto, firmato Carolina Herrera. Laura Mattarella con uno dei suoi abiti tirati fuori da chissà dove, arricchito in esterno da una breve cappa bordeaux.

Ogni considerazione passa però in secondo piano davanti allo spettacolo di questa immagine, con Roma nella sua veste migliore che occhieggia dalle finestre. E devo dire che in questa sinfonia di colori polverosi – il verde dei tendaggi, il grigio delle poltroncine – le tonalità rosate delle mise delle due signore hanno un loro perché.

Questa foto ce la metto non perché mi piaccia particolarmente, ma perché almeno il ministro Crosetto regge adeguatamente l’altezza di Felipe, cosa non scontata.

Che vi devo dire, purtroppo la foto ma che te ridi? non manca quasi mai.