Visita a sorpresa dei sovrani monegaschi in Vaticano, dove sono stati ricevuti in udienza privata da Papa Francesco.
È evidente che Charlène abbia recuperato appieno la funzione di Principessa Consorte e, a meno che non sia stata motivata da ragioni al momento a noi ignote, questa visita è il più autorevole dei suggelli al ruolo recuperato
. La Princesse ha coraggiosamente affrontato la canicola romana scelto di indossare: il nero e non il bianco, colore indossato per incontrare Papa Benedetto XVI nel 2013 lo stesso Francesco nel 2016. Allora Charlène aveva usufruito del privilège du blanc, il privilegio a vestire di bianco, riconosciuto alle consorti di sovrani cattolici – ai nostri giorni Spagna Belgio e Lussemburgo – cui in effetti né la principessa consorte di Monaco né quella del Liechtenstein avrebbero diritto, graziosamente concesso anche a Charlène in occasione della prima visita.
(Ph: FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)
Sia chiaro, indossare il bianco è per queste signore non è un dovere ma un diritto, che Charlène oggi non ha usato. Accanto al marito, che conferma la sua fedeltà a giacche troppo strette e pantaloni troppo lunghi, la principessa ha scelto una mise perfetta sì, ma per una inaugurazione a Fontvieille, col tocco dark dello smalto scuro: gonna midi svasata con corpetto in pesante tessuto operato; le maniche e la parte alta del corpetto, che si apre in una scollatura a barchetta stile BB, sono in un tessuto più leggero e semitrasparente, e secondo Lady Violet piuttosto cheap.
C’è la mantiglia di pizzo nero, non ci sono i guanti – peccato veniale – e temo manchino anche le calze, peccato più grave. Ora, è vero che non troppi anni fa una Presidente della Camera si presentò a Francesco a piede nudo su zatterone con zeppa, ma non è che dobbiamo far passare proprio tutto eh. E infatti bocciamo le scarpine nude, che precipitano i saloni vaticani sulla terrazza dell’Hotel de Paris.
(Ph: Vatican Media (EV)/ABACA)
Charlène, cresciuta nella fede protestante, si convertì al Cattolicesimo poco prima delle nozze, e ha spesso mostrato una devozione profonda. Purtroppo oggi ha fatto un po’ confusione tra Pietro&Paolo e Dolce&Gabbana, e ha santificato la sobria mise con l’apposizione di un rosario, in preterintenzionale rivalità col crocifisso papale.
Per ogni royal addicted il 21 aprile è il compleanno di Her Majesty The Queen, nata in questo giorno nel 1926. Ma se il/la royal addicted viene o vive nella Città Eterna, il 21 aprile è anche il Natale di Roma, il giorno in cui il mito fissa la fondazione dell’Urbe (nel 753 a.C.).
Questa foto fantastica riunisce insieme le due gran signore, che dividono il compleanno con altri notevolissimi personaggi.
Tralasciando i più lontani nel tempo e nello stile – da Marcantonio Bragadin a Iggy Pop – quasi due secoli prima di Her Majesty (per l’esattezza nel 1729) vedeva la luce a Stettino Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst che sposando l’inconsistente erede al trono Pietro Fëdorovič divenne Caterina di Russia, e detronizzando il medesimo consorte passò alla storia come Caterina la Grande. Governando il Paese ispirandosi all’assolutismo illuminato che tanto apprezzava ne accrebbe grandemente la potenza e il rispetto del resto d’Europa.
Restando invece nell’ambito che amiamo tanto, quello delle romantiche donne inglesi, il 21 aprile 1816 nesce a Thornton, nel West Yorkshire, Charlotte Brontë.
Maggiore delle tre sorelle – le altre erano Emily e Anne – autrici di immortali romanzi che segnano quella fase di intenso e quasi disperato romanticismo che quasi tutte le fanciulle attraversano, o almeno attraversavano ai tempi di Lady Violet. Che una volta a carnevale si vestì proprio da Jane Eyre, l’eroina del libro omonimo di Charlotte, maschera raffinatamente letteraria nelle intenzioni di una tredicenne (più o meno) rimasta praticamente incomprensibile ai più. Ci sarebbe voluto un bel tenebroso à la Rochester, ma ahimé gli adolescenti ancorché bellocci raramente sono tenebrosi.
E una deliziosa adolescente festeggia oggi in questa bella compagnia: compie quindici anni, in un regno troppo lontano da quello di Her Majesty; Isabella di Danimarca, secondogenita dei Principi Ereditari Frederik e Mary.
(Ph: Hasse Nielsen)
Occhi chiari come il padre e – a me sembra – una certa somiglianza con la nonna Margrethe da giovane, Isabella è terza nella linea di successione al trono danese dopo il padre e il fratello maggiore Christian. Sabato 30 parleremo ancora di lei in occasione della sua Cresima, che riceverà nella Chiesa del Castello di Fredensborg. La cerimonia sarà privata, ma non mancheranno le foto di rito con tutta la famiglia.
Se arrivati fin qui pensate che sia proprio il momento di una bella tazza di tè avreste ragione, perché oggi nel Regno Unito è anche il National Tea Day! Vi state chiedendo se la data è stata scelta in occasione del compleanno della Regina? La risposta è sì, si tratta di una istituzione recente, che ha visto la luce nel 2016, in occasione del novantesimo genetliaco della sovrana. Che immaginiamo avrà festeggiato deliziata entrambe le ricorrenze.
Tra le tante immagini in cui Her Majesty tiene in mano una tazza di tè o la porta alle labbra, Lady Violet ha scelto con questa con la Regina in lilla, così è pronta un’autocelebrazione, Se avete voglia, andate a leggere (o a rileggere) Breaking News – Lady Violet sul Daily Mail!
Breve post per la vigilia di San Valentino, perché la foto di oggi un po’ ci riguarda.
Se i figli della Regina e del Principe Philip hanno avuto fortune alterne in campo matrimoniale (quattro figli, tre divorzi, sei matrimoni totali) sembra che per i nipoti vada meglio: finora si sono sposati in sei – mancano solo i figli dei Conti di Wessex, ancora troppo giovani: Louise ha 18 anni e James appena 14 – e ha divorziato solo Peter Phillips, che è il primogenito della Princess Royal, e anche il maggiore dei nipoti della sovrana. Dopo la fine del suo matrimonio con la bella canadese Autumn Kelly, da cui sono nate Savannah e Isla, la nuova girlfriend di Peter è Ms Lindsay Wallace, che frequenta già la famiglia: a novembre era tra gli invitati al doppio battesimo di August Brooksbank e Lucas Tindall, e a gennaio è stata presentata alla nonna, che sembra l’abbia approvata, nonostante il trascurabile dettaglio che la signora sia ancora legalmente sposata, in attesa di divorzio.
(Ph: Instagram)
La sorella di Peter, Zara, è invece assai felicemente accasata con Mike Tindall, ex capitano della Nazionale di rugby, con cui forma una coppia solida, unita e anche molto simpatica. Proprio i Tindall hanno passato la vigilia di San Valentino a Roma, e la Città Eterna ha offerto loro la dolcezza di un sole tiepido che fa già pensare alla primavera. Tecnicamente non si è trattato esattamente di una fuga romantica: Zara ha colto l’occasione e accompagnato il marito, arrivato per commentare l’incontro tra Italia e Inghilterra nell’ambito del Torneo Sei Nazioni di rugby (è ambassador di Green Room, società che si occupa della gestione di molti rugbisti). E sono costretta a informarvi che la nostra nazionale ha perso clamorosamente, con un umiliante 33 a zero.
Se questa sera volete – sobriamente – prepararvi a San Valentino, qui raccontiamo di un matrimonio celebrato proprio il 14 febbraio: A Royal Calendar – 14 febbraio 1981
In Italia Santa Lucia è amata da molti, a partire dalle signore che portano il suo bellissimo nome, ed è particolarmente venerata in alcune aree del nostro Paese: a Brescia porta i doni ai bimbi con un paio di settimane di anticipo su Gesù Bambino e una settimana di ritardo su San Nicola; a Palermo in suo onore si evitano pasta e pane (solo per oggi!) e si prepara la cuccìa una squisitezza dolce o salata a base di ricotta.
Ma come sapete c’è un Paese in cui la devozione per la santa della luce è particolarmente forte, la Svezia, dove tutte le case celebrano cerimonie in cui le bambine vengono coronate di un serto con candele accese. Poteva la famiglia reale svedese esimersi da questa celebrazione? Ovviamente no! E infatti puntuali sono arrivate le immagini dei bambini della Principessa Ereditaria Victoria (e del marito Danile ovviamente) direttamente dal salotto di casa nel Palazzo di Haga. Estelle, che a febbraio compirà dieci anni, ha ormai assunto l’aspetto e anche l’atteggiamento di una ragazzina alle soglie dell’adolescenza. Il fratellino Oscar, cinque anni e mezzo, dev’essere un Christmas boy, e vestito da elfo con un bel cappello natalizio perde il proverbiale broncetto ed esibisce un simpatico sorriso.
A corredo la Casa reale pubblica due foto della Santa Lucia 1984, con una deliziosa Victoria che a sette anni viene preparata per la cerimonia dalla bella mamma Silvia, sotto lo sguardo interessato del cinquenne Carl Philip – che diciamolo, era piuttosto cool già da piccolo – e di Madeleine, all’epoca due anni e mezzo. Nella seconda foto d’epoca in due figli maggiori dei sovrani pronti nei loro abiti bianchi a festeggiare la santa della luce. E non tralasciate di notare la sedia a sinistra.
Jan Björklund è l’Ambasciatore di Svezia in Italia, e probabilmente lo avete visto la settimana scorsa consegnare il Nobel per la Fisica al professor Giorgio Parisi ma ieri, complice la domenica, ha organizzato un’intera giornata di festeggiamenti a Roma in onore di Santa Lucia, protagonisti i ragazzi del coro del Nordiska Musikgymnasiet di Stoccolma.
Che ieri mattina hanno partecipato a una celebrazione nella Chiesa di Santa Maria dell’Anima, alle spalle di piazza Navona, e ieri sera hanno reso magica Piazza di Pietra.
(E sì, sono stati anche all’Ikea, a Porta di Roma. Vabbè)
Fine settimana con doppio giorno festivo, dunque anche la nostra rubrica raddoppia coprendo due settimane! Si parte col breve tour in Italia, dal 18 al 20 ottobre, dei futuri sovrani di Svezia con una delegazione di aziende. Victoria ha indossato principalmente capi semplici da working girl, ma la sera di lunedì, ospite dell’ambasciatore svedese a Roma, si veste da principessa. Forse esagerando, perché le altre signore fotografate erano in corto. Ma insomma, the belle of the ball è lei, e si nota.
L’abito grigio argento cosparso di paillettes della maison danese by Malina è sdrammatizzato dalla semplicità del modello e dall’assenza di fronzoli: piccoli orecchini come unico gioiello, poco trucco e i capelli acconciati in un semplice chignon, che è un po’ il marchio di fabbrica di Victoria, e in questo caso pure perfetto. A me è piaciuta molto (però Daniel, rassettati la giacca quando sei con la tua bella moglie. E pure quando sei da solo). Chic.
Rientrata in patria, la principessa cambia registro e abbandona la sobrietà. In visita all’Agenzia per la Sanità Pubblica sfoggia un giaccone plaid – che se si chiama così una ragione ci sarà – e lo abbina a pantaloni e pullover total black. Tenuta da lavoro ideale, soprattutto per un taglialegna in Canadà. Ora, lasciamo passare le scarpine col tacco a spillo che con quel giaccone c’entrano come le polpette coi mirtilli, ma il mollettone per i capelli no, non lo posso perdonare. Shock.
Lungo da giorno e scarlatto per la Duchessa di Cambridge, che martedì 19 ha partecipato a un evento sulle dipendenze nella sede dei premi BAFTA. Dopodiché è partita con tutta la famiglia per una breve vacanza.
(Ph: Getty Images)
Pullover dolcevita Ralph Lauren, così come le scarpe color tabacco, su una gonna plissé di Christopher Kane, talmente ben abbinata da sembrare un completo. Praticamente, trascurando i 10 cm in meno e le dieci taglie in più, una mise da Lady Violet. Che già che c’è si permette di offrirvi un paio di piccoli consigli. Contrariamente a ciò che si pensa, molte gonne plissé donano anche a signore ben più curvy di Catherine; se ne trovano ormai di molti tessuti diversi e con le pieghe di diverse dimensioni. Se vi dovesse capitare, non dite no subito, provate, potreste restare sorprese. Unica cautela la lunghezza: troppo corta fa effetto paralume. Secondo consiglio: la duchessa ha in mano una piccola DeMellier, la Nano Montreal nella variante deep toffee. Si tratta di un brand très chic e amatissimo dalle signore della Royal Family, col pregio di non costare un occhio (per intenderci, siamo nell’ordine delle centinaia e non delle migliaia). Andate a dare un’occhiata e nel caso tenete presente che il 26 novembre prossimo sarà il Black Friday. Chic.
Edvard Munch è il più celebre e celebrato tra i (non moltissimi) pittori norvegesi, nonché autore di uno dei quadri – realizzato in quattro versioni – più iconici della pittura espressionista, a cavallo tra la fine e dell’Ottocento e l’inizio del Novecento: L’urlo.
Al grande artista norvegese è dedicato nella capitale un museo nuovo e innovativo, inaugurato dai sovrani accompagnati dai principi ereditari. Alla regina Sonja, appassionata d’arte, il marito ha lasciato l’onore di tagliare il nastro. Meravigliosa la sua cappa color aragosta, accessoriata a perfezione con un piccolo pillbox color castagna che si mimetizza tra i capelli. Chic.
Mette Marit è alta, bionda, bella, indossa spesso capi delle maison più prestigiose, ma l’effetto finale non è sempre convincente. In questo caso il cappottone nei toni del blu la insacca un po’, e tutto l’insieme – pantaloni di velluto, sciarpa a disegni cashmere, borsetta Prada – mi sembra pasticciato.
E che senso ha il taglio in vita, che spezza e confonde la geometria del tessuto? Boh.
Ai reali di Norvegia va inoltre la nostra gratitudine per offrirci il primo tiara event da molti mesi.
Com’è tradizione i sovrani hanno ospitato a Palazzo per un gala dinner i membri del Parlamento, in concomitanza con la nascita di un nuovo governo.
Sonja in elegante grigio perla ci offre anche la visione del diadema della Regina Josephine, il secondo per importanza nel suo scrigno. Mette Marit ricicla un bell’abito in pizzo Emilio Pucci, con la delicata parure di ametiste che la suocera le presta spesso. Chic entrambe.
Leonor di Spagna ha festeggiato i 16 anni questo weekend, mentre in quello precedente è stata protagonista di uno degli appuntamenti più importanti per la cultura iberica, i Premios Princesa de Asturias. Un evento articolato in varie occasioni, che andiamo a esaminare brevemente. Primo atto giovedì 21, con il concerto offerto dall’orchestra sinfonica del Principato delle Asturie nella capitale Oviedo, che è tra l’altro la città natale della Reina.
Che è arrivata con un abito verde oliva il cui punto forte è lo spacco piumato, con accessori Magrit color oro. Con lei le due figlie, che essendo ancora minorenni non giudichiamo ma ci sono piaciute tanto: Leonor con un inconsueto wrap dress fucsia, e Sofía in ottanio scuro. Tutte e tre insieme sono davvero in bel vedere, e ho avuto un piacevole flash di ciò che ci aspetta nei prossimi anni. Chic.
Il venerdì mattina all’hotel Reconquista l’incontro con i vincitori delle varie sezioni del premio; impegno istituzionale che richiede una certa sobrietà, disciplina in cui Letizia è campionessa olimpica. E cosa c’è di più sobrio che riciclare un tubino principe di galles di Hugo Boss? Chic. Per essere sicure, anche Leonor si è buttata sul riciclo, scegliendo l’abitino drappeggiato color carta da zucchero, della maison sivigliana Vogana, già indossato a giugno per l’anniversario dell’ascesa al trono del padre. Stile camicia da notte per la sorella Sofía, non mi fa impazzire ma è interessante vedere le due ragazze che iniziano a diversificate le loro scelte di moda.
Scelta che non potrebbe essere più diversa per la consegna dei premi, la sera di venerdì 22; la Infanta opta per uno stile ballerina che francamente è quelli che preferisco tra tutti: lunga gonna in tulle rosa e per contrasto una semplicissima t-shirt nera. La sorella maggiore, Presidente Onoraria dei premi, sceglie invece un miniabito di paillettes a fantasia geometrica, che sarebbe piaciuto alle ragazze del Piper, nella Roma degli anni ’60. A me piace meno, ma non importa. Con loro anche la Reina Emerita Sofía con un robe-manteau a fantasia fiorata su fondo corallo degradante, francamente terribile anche se la sua regale signorilità resta intatta. Shock.
Letizia abbandona invece ogni sobrietà e indossa un abito nero di 2nd Skin Co da Cenerentola al ballo, un po’ inconsueto per lei ma molto divertente, anche se non sono sicura che fosse quello il suo obiettivo. Comunque chic.
Martedì 26 ancora un impegno per i sovrani, questa volta senza le figlie; ancora un premio, questa volta dedicato alla stampa il Francisco Cerevedo. Letizia, un passato da giornalista, sceglie ancora Hugo Boss.
Abito midi (il modello originale è invece lungo fino ai piedi) in crêpe con scollatura sottolineata da una rete che termina in lunghe frange. Ora, il little black dress è chic per definizione, e Letizia in fondo pure, ma in questo caso per me boh.
Se Letizia desse per scontato il suo ruolo come la più chic del reame sbaglierebbe: e l’insidia si annida all’interno della Casa Real.
La fanciulla in blu è la ventunenne Victoria Federica De Marichalar y Borbón, figlia della Infanta Elena, sorella maggiore del Rey, e dell’ex marito don Jaime. Considerata un po’ il brutto anatroccolo di famiglia – è tra l’altro l’unica delle quattro nipoti di Juan Carlos e Sofía a non essere teneramente bionda – prova a sublimare il fisico longilineo e i lineamenti austeri con abiti couture. Eccola agli Elle Style Award Andalucía in velluto Lorenzo Caprile, con spacco chilometrico e profondissima scollatura sulla schiena.
Anche lei ci darà molte soddisfazioni. Chic a sorpresa!
Foto che chiudono la giornata di sabato e aprono la domenica, dunque decidete voi a quale giorno attribuirle.
Come tutti sanno – soprattutto i Romani – praticamente blindati in casa – la Città Eterna ospita il G20 2021, il cui motto è People, Planet, and Prosperity. Presenti Capi di Stato e di Governo dei 20 Paesi più ricchi del mondo, più qualche invitato speciale come il Principe di Galles, notoriamente da sempre appassionato sostenitore delle cause ambientali.
Eccolo questa sera ospite del Presidente Mattarella al ricevimento placé al Quirinale. Lui amabile, Mattarella sornione, Draghi soddisfatto, le due signore vagamente esauste.
Cosa darebbe Lady Violet per essere una mosca, e scoprire cosa abbia scatenato l’ilarità tra i due… Previsto per domenica l’intervento di Charles, che chiama all’azione dopo tanti discorsi. Praticamente come fa Sergio col Parlamento. I due non sono lontanissimi d’età – 80 anni il presidente, 73 il principe – e si trovano in situazioni opposte: l’uno sta per concludere l’incarico più prestigioso della sua vita e del suo Paese, l’altro ci si sta avvicinando. Che sia questa la ragione della loro allegria?
Breve viaggio dei futuri sovrani di Svezia nel nostro Paese.
(Ph: Pelle T Nilsson/SPA)
Ieri Victoria e il marito Daniel, accompagnati dal Ministro per il commercio con l’estero Anne Hallberg, sono atterrati a Roma alla guida di una delegazione composta da aziende svedesi che offrono servizi di digitalizzazione e conversione green. Nel post della Famiglia Reale si sottolinea come l’Italia si stia sforzando di rinascere dopo la pandemia, cosa che suggerirebbe una rinnovata attrattività del nostro Paese, il che non può che farci piacere dopo la tragedia dei mesi passati.
(Ph: Pelle T Nilsson/SPA)
A Roma Victoria e Daniel hanno tra l’altro visitato il negozio pop up Ikea in centro, esattamente a piazza San Silvestro, alle spalle di via del Corso. Non hanno invece visitato il vicino H&M, altro colosso svedese con un grande negozio poco lontano. Avranno pensato che magari troppo green l’industria fast fashion non è?
In serata la coppia e la ministra si sono goduti un infuocato tramonto romano, ospiti del l’ambasciatore di Svezia in Italia.
Questa sera i Principi Ereditari raggiungono Torino, domani gli ultimi incontri e poi il rientro a Stoccolma. Tornate presto!
Alle 11:57 di sabato 13 febbraio 2021 il Professor Mario Draghi ha giurato fedeltà alla Repubblica, divenendo così il Primo Ministro del sessantasettesimo Governo repubblicano. Lady Violet, pronta da tempo ad esaminare le mise scelte, è rimasta profondamente delusa dall’omologazione mostrata; ma siccome bisogna cucinare con gli ingredienti che si hanno noi ci proviamo lo stesso. Anche le fotografie sono poche, perciò vi invito a guardare il video in calce al post.
Mario Draghi Presidente del Consiglio ovvero l’uomo senza loden. Accomunato a volte al suo omonimo a capo di un altro Governo tecnico, noto portatore sano del classico cappotto tirolese, Draghi si distingue per l’abitudine a girare sempre col solo completo, a ogni latitudine e temperatura, incurante delle intemperie, il che potrebbe essergli utile nella nuova esperienza. Tale cambio di stile si è già apprezzato in vari ministri che sono stati visti entrare al Quirinale a passo di carica e senza cappotto nonostante le temperature rigide. Per il giuramento il Professore è andato sul sicuro, abito blu scuro e cravatta a mcrofantasia argento e bordeaux. Istituzionalmente chic.
(Ph: Antonio Masiello via Getty Images)
Les cinq Draguettes indecise tra citare il numero caro a mademoiselle Coco o una squadra di calcetto, ben cinque delle otto ministre erano vestite uguali: completo pantaloni nero e sottogiacca bianco. Per carità, si apprezza lo sfoggio di sobrietà in tempi delicati, ma una noia mortale, e il rischio di confondersi ed essere confuse.
Poche le differenze: banale as usual Mariastella Gelmini, Ministra Affari Regionali, che ha cercato di recitare la formula di rito ma si è bloccata a metà; austera Elena Bonetti, Ministra Famiglia e Pari Opportunità, che però all’arrivo aveva rallegrato la sua mise con un foulard colorato; lei il giuramento l’ha detto a memoria, brava! Ancor più austera Marta Cartabia, Ministra della Giustizia, ma la blusa bianca che spara fuori dalla giacca a un bottone anche no. Bella la giacca della neomamma Mara Carfagna, Ministra per il Sud, ma per l’occasione avrei evitato quei pantaloni stile acqua in casa. Insomma, boh.
Mi è piaciuta Maria Cristina Messa, Ministra per Università e Ricerca; (a sinistra): bella la giacca, e anche i pantaloni, e il dettaglio che ha messo in mostra firmando: il classico Square Tiffany. Piuttosto chic.
Sarà stata la fretta, o il timore dell’effetto Bellanova – lì però era proprio sbagliato il vestito, più adatto alla gioiosa leggerezza di un matrimonio che alla solennità di un giuramento al Quirinale – ma di fatto le già sparute quote rosa si sono vestite da uomo. Un giorno faremo un discorso sulla necessità delle donne di vestire in foggia maschile per farsi prendere sul serio, ma oggi vederle spiccare così poco mi ha un po’ intristita, confesso.
Luciana Lamorgese, Ministra dell’Interno è davvero una delle poche donne della sua generazione ad aver conquistato un ruolo solitamente considerato maschile; anche lei ha scelto blusa bianca e pantaloni neri, cui ha abbinato un soprabito ugualmente nero ma di velluto, tessuto pericolosissimo. E infatti, purtroppo, il risultato è uno shock.
Fabiana Dadone, Ministra Politiche Giovanili una delle due signore che hanno scelto la gonna; la palette è simile a quella delle altre ma ha osato di più: tailleur nero, blusa beige a ramages stilizzati neri, borsa superchic e scarpe con tacco assassino come lo spacco, un po’ troppo alto, anche perché lei non è altissima. Poi ho visto la ministra con la mise completa di pardessous. Shock.
Erika Stefani, Ministra per le Disabilità ha altezza e capigliatura degne di una valchiria; anche lei sceglie il bianco/nero: giacchino in tweed similChanel su total black: collo alto, gonna al ginocchio e calze opache (finalmente). Più segretaria spettinata ma efficiente che impeccabile ministra. Boh.
Veniamo ai signori, che hanno dato un grande dispiacere a Lady Violet: nessuno, nessuno col doppio polsino fermato da gemelli. Si va dalla giacca sbottonata su panza in bella vista dei ministri leghisti Giancarlo Giorgetti, Sviluppo Economico e Massimo Garavaglia, Turismo, al brutto completo grigio medio di Roberto Cingolani, Ambiente e Transizione Ecologica, maniche troppo lunghe e camminata alla romoletto. Leggendario Patrizio Bianchi, Istruzione: abito sformato grigio su pullover di lana blu; mi ha ricordato un suo famoso conterraneo, così distratto da mettersi in tasca la pipa accesa. Il Ministro Brunetta, Pubblica Amministrazione, probabilmente si serve da un sarto, ma temo debba cambiarlo. Shock.
Quanto agli altri, si è capito che ormai l’abito si compra già fatto, e si vede: giacche troppo corte, troppo strette, o entrambe (D’Incà, Rapporti col Parlamento, Guerini, Difesa, Franco, Economia) o con qualche difetto di troppo (Giovannini, Infrastrutture, e Patuanelli, Agricoltura, anche per lui il giuramento a memoria). Un po’ insaccato Dario Franceschini, Ministro della Cultura di lungo corso. Avrà giurato sempre con lo stesso vestito? Boh.
Ordinati Di Maio, Esteri; Orlando, Lavoro; Speranza, Salute; gli ultimi due con beneaugurante cravatta rossa. Speranza è il terzo – e ultimo – ministro a pronunciare il giuramento a memoria; lode a lui, elegantini tutti e tre.
Chic l’altissimo Vittorio Colao, Transazione Digitale, che è uomo di mondo e si vede; per lui un bel blu, peccato per il primo bottone sbottonato. Ma si sa, il diavolo si annida sempre nei dettagli.
Ragazze e ragazzi di tutte le età, date retta a zia Violet, quest’anno, per essere veramente ma veramente cool, la parola è una sola: cultura. Se l’influencer più famosa del mondo si fa fotografare agli Uffizi davanti alla Venere del Botticelli, e poi raddoppia con una foto al MArTa, il Museo Archeologico di Taranto, la crème dell’aristocrazia inglese non è certo da meno, e in questo contest tra fanciulle bionde cala il jolly.
Ladies & Gentlemen, ecco a voi Lady Kitty Spencer con il classico sfondo dei Fori. Non si offenda la deliziosa Chiara, ma qui stiamo parlando della nipote di un’icona planetaria del Novecento, nonché cugina di un futuro Re: Lady Kitty è la figlia maggiore di Charles Spencer, nono Conte e fratello della compianta Diana. Lady Kitty adora il Bel Paese – incidentalmente, è anche testimonial di due importantissimi italici brand: Bulgari e Dolce&Gabbana – e ora su IG ha finito per diventare anche testimonial della Città Eterna, quella profana e naturalmente quella sacra.
E mica solo Roma! Lady Kitty ha esplorato anche i dintorni, da Castel Gandolfo a Nemi, dove non si è negata nemmeno il classico fragolino. Sempre con una mise made in Italy, of course.
Vi ricordo inoltre che nella capitale, fino al 30 agosto le Scuderie del Quirinale ospitano la grande mostra dedicata a Raffaello nel cinquecentenario della morte, quando vi ricapita? Se poi volete qualcosa di speciale, Lady Violet vi consiglia il Cimitero Acattolico: un posto incantato – pure abbastanza fresco – e totalmente diverso dal resto della città. Vi sono sepolti gli scrittori romantici Keats e Shelley, Gramsci, e anche Camilleri (e Carlo Emilio Gadda).
Se invece la vostra meta è la Puglia, date retta alla Chiara e non perdetevi il MArTa: meravigliosi reperti archeologici e una collezione di gioielli di età ellenistica tra cui brilla, è il caso di dirlo, un diadema in oro con elementi tremblant.
Buone vacanze, e ricordatevi che c’è nulla di più chic, né di più rivoluzionario, dell’amore per l’arte.
Giornata romana per il Principe di Galles che ha guidato la delegazione britannica alla cerimonia di canonizzazione del Cardinale John Henry Newman. Dell’importanza del gesto, compiuto da colui che un giorno sarà a capo della Chiesa Anglicana abbiamo già detto, dell’impegno del principe per il dialogo interreligioso anche; per saperne di più in calce trovate il link per il bell’articolo (in inglese) scritto da Charles per l’Osservatore Romano.
Chic as usual – con un gessato blu chiaro perfetto per un impegno di mattina e la famosa ottobrata romana – è arrivato senza la consorte Camilla, ma ha trovato due signore ad attenderlo: l’Ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Jane Axworthy, che lo ha accompagnato sul sagrato della basilica,
e Jill Morris, Ambasciatore britannico presso la Repubblica Italiana, che ha incontrato al ricevimento offerto in uno dei palazzi pontifici (e non nel Palazzo di Propaganda Fide, come erroneamente credevo). Dove, godendo di un panorama mozzafiato, ha conversato anche col Cardinale Vincent Gerard Nichols, Arcivescovo di Westminster Cathedral (che è la cattedrale cattolica di Londra, da confondere con l’anglicana Westminster Abbey) e Presidente della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles.
In seguito il principe ha visitato il Venerabile Collegio Inglese, dov’è allestita una mostra su vita e opere del nuovo Santo, di cui nel breve discorso di ringraziamento si è dichiarato un ammiratore. Magari non avrei piazzato il tavolo col guest book sotto il simbolo del memento mori, ma mi sembra che il futuro sovrano l’abbia presa bene; per fortuna un tocco di humour aiuta sempre!