Royal chic shock e boh – Special papal edition (parte prima)

Ieri Roma è stata il centro del mondo e forse, speriamo, il teatro di un miracolo che aspettiamo da più di tre anni. In ossequio alla personalità del defunto, accanto ai grandi della terra si sono visti – magari non tantissimo, ma certo più del solito – anche gli ultimi. A questa giornata straordinaria è dedicata una versione speciale della nostra rubrica, allo stile e al rigore con cui è stato osservato il dress code, accorpando ciò che mi è piaciuto tanto, di meno, per nulla. Col rispetto che l’occasione merita, ma anche con quel tocco di leggerezza che Papa Francesco amava tanto.

Per le signore è richiesto il total black: abito sotto il ginocchio con maniche lunghe, calze e accessori neri, velo o mantiglia graditi ma non obbligatori. Ci vorrebbero pure i guanti, ma ormai ho perso le speranze.

Da cose che ho letto in giro sono costretta a sottolineare che alcune delle signore presenti – Mathilde dei Belgi, Letizia di Spagna, Maria Teresa di Lussemburgo, Charlène di Monaco – hanno il privilegio del bianco che, ça va sans dire, non si usa ai funerali.

I signori indossano il mourning suit: in alcuni Paesi, dove si porta ancora molto il tight, lo si sceglie abbinandolo al gilet nero anziché grigio. In questo caso era invece richiesto il semplice completo nero con camicia bianca e cravatta nera; meglio evitare altre tonalità, anche se scure; oltre tutto al sole il colore di alcuni tessuti vira. Come vedremo.

Impeccabile al posto d’onore il presidente Mattarella accompagnato dalla figlia Laura. Che secondo me non sempre indovina le mise, ma è quella che mia madre avrebbe definito una signora, e dunque ha sempre un aspetto signorile, anche se vedremo che un piccolo peccato lo ha commesso. Subito prima di loro Javier Milei, Presidente dell’Argentina, patria di Papa Francesco, con la sorella Karina, nella doppia veste di primera hermana e di Segretario generale della Presidenza della Repubblica. Se Laura indossa la mantiglia Karina esibisce sciolti capelli biondi; considerando il cespuglio che troneggia sul testone del fratello ancora bene c’è andata. E a proposito di Argentina, non ha partecipato la regina dei Paesi Bassi, Máxima, argentina di origine, né il marito Willem-Alexander, né altri membri della famiglia reale, a causa della concomitanza con il Koningsdag, la festa nazionale che celebra il compleanno del re.

ASSOLUTAMENTE CHIC

Belgio

Perfetto l’abito e impressionante la lunga mantiglia di Mathilde, Regina dei Belgi; abbinata all’alto collier di perle – ben sette fili! – le dà un’aria da signora degli inizi del secolo scorso (è un complimento). Per la gioia di Lady Violet, la Reine teneva in mano un paio di guanti, insieme con la clutch Natan. Abbastanza sorprendenti le scarpe Gianvito Rossi, dotate di tacchi altissimi che la sovrana di solito non porta. In un’occasione del genere bisognerebbe evitare, ma mi sembra che le royal e le first ladies da quel lato ci sentano poco.

Danimarca

Una cosa che ammiro molto della Regina Mary è che prende tutte le cose molto seriamente, e si prepara adeguatamente. Come in questo caso: chiamata a rappresentare in solitaria il suo Paese – il marito Frederik è in visita in Giappone, visita quanto mai opportuna anche per evitare di trovarsi faccia a faccia con Trump, che magari avrebbe attaccato con la storia della Groenlandia – la regina, che non è cattolica, ha scelto bene: tailleur con gonna midi (Andiata), mantiglia, gioielli “bianchi”, smalto neutro. Non sono convintissima della borsa Mulberry, e sono convinta che le scarpe Gianvito Rossi siano troppo alte, ma amen. E se vi sembra che il gentiluomo che l’accompagna sia un viso conosciuto avete ragione: è Matteo Colaninno. Già imprenditore, erede dell’impero paterno, già parlamentare del PD, poi passato a Italia Viva. E nell’ottobre scorso nominato Gentiluomo del Papa. Che non resiste alla cafonata di tenere gli occhiali da sole davanti alla regina, che non li porta. Avrà problemi di cataratta?

Francia

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

Pur se non indossava il velo – che vi ricordo, non è obbligatorio – mi è piaciuta Brigitte Macron: le linee asciutte che indossa di solito interpretano bene il concetto di sobrietà che ispirava la cerimonia, e l’orlo della mise (Vuitton) più lungo del solito, secondo me le dona molto. Peccato per la cinturina col logo in bellavista, e peccato per la doppia tasca sulla giacca di Monsier le President, ma la perfezione non è di questa terra.

Liechtenstein

(Ph: Instagram @oldroyalty)

Loro si vedono poco, ma la loro figura la fanno sempre. Lui è Alois, Principe Ereditario del Liechtenstein con funzione di reggente. Lei è sua moglie Sophie, nata Duchessa in Baviera e discendente dagli Stuart. Abito nero (leggermente corto), mantiglia, perle; ed è una delle poche a indossare scarpe da giorno, senza vertiginosi tacchi a spillo.

Monaco

(Ph: Raphael Lafargue/ABACA)

Molto ammirati i Principi di Monaco. O meglio, molto ammirata lei, perché lui sembra aver dormito nell’abito, nero ma un po’ délabré (questo invece non è un complimento). Se posso fare un appunto – anzi due – a Charlène, le calze sono troppo leggere, e sarebbe preferibile non esporre il marchio della borsa (Prada, come la mise); regola che vale sempre, ma soprattutto in questi casi.

Norvegia

(Ph: Reuters)

In rappresentanza dei sovrani di Norvegia, anzianotti e acciaccatelli, sono arrivati i principi ereditari, dandoci così la gioia di vedere Mette-Marit in buona forma. Accompagnata dall’impeccabile marito la principessa non ha deluso con un bel cappotto a redingote, forse un po’ pesante per la giornata, breve mantiglia sui capelli sciolti, tacchi di 7 cm Manolo Blahnik e in mano la clutch Bottega Veneta.

Svezia

(Ph: Raphael Lafargue/ABACA)

Come dovrebbe vestirsi una regina in un’occasione del genere? Come Silvia di Svezia, abito lungo nero, mantiglia e perle. Sedendo sul trono da più di mezzo secolo (e avendo superato gli 80) è rimasta fedele allo stile di qualche anno fa, che diventa anche strategico per camuffare il piede operato di recente. Oggi magari vedere le signore in lungo ci sarebbe sembrato troppo, ma lei è una meraviglia.

Spagna, i miei preferiti

(Ph; Casa de S.M. el Rey)

La proverbiale sobrietà di Letizia ha trovato il palcoscenico più adatto nella maestosa austerità di questa cerimonia. Praticamente perfetta la Reina: abito midi a sostenere la sontuosa mantiglia, calze nere, kitten heels in camoscio Nina Ricci, borsa Carolina Herrera, e sulla spalla sinistra appuntata una delle joyas de pasar, riservate alla sovrana. Con lei il più bell’accessorio concepibile, il marito Felipe, che dire impeccabile è dire poco. El Rey è stato elogiato anche da Jack Schlossberg, simpatico e aitante figlio trentaduenne di Caroline Kennedy, dunque nipote di John e Jackie.

(Ph: Instagram @jackuno)

Insomma una garanzia!

Non perdetevi la seconda parte, che comprende i boh e gli shock; tutte le mise che non abbiamo citato le troverete lì: Royal chic shock e boh – Special papal edition (parte seconda)

La foto del giorno – Giorgia & Royal

Sorpresa!

(Ph: Instagram @queenrania)

Scommetto che eravate certi di vedere altro, come minimo una foto della Presidente Meloni con King Charles III, da lei ricevuto oggi a Villa Doria Pamphilj, sede di rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

E invece ecco qualcosa che forse non vi aspettavate; perché dopo il sovrano britannico Meloni ha avuto un’altra visita regale. Ospite questa volta la Regina Consorte di Giordania. A quanto è dato sapere, Rania ha incontrato il capo del Governo per parlare della catastrofe umanitaria a Gaza. Com’è noto la regina è in prima fila accanto a popolo palestinese dal terribile 7 ottobre 2023, sia perché di origine palestinese essa stessa, sia perché la situazione geopolitica della Giordania è molto delicata, e immagino che lei e il re si dividano i compiti per riuscire ad affrontare più aspetti della crisi. Sempre sorridente e chic la sovrana, in total bordeaux con borsa Vuitton; meno elegante Meloni, con un rischioso completo pantaloni off white dalle maniche traforate molto stile anni ’80.

Royal chic shock e boh – È primavera

Otto giorni fa la soirée che inaugura la primavera monegasca, primo grande evento di gala del mondo royal: il Bal de la Rose. Con la presenza per il secondo anno consecutivo della princesse Charlène, a lungo latitante, che ha accompagnato il marito Albert II, patrono della manifestazione, la princesse Caroline, i suoi quattro figli e le due nuore.

(Ph: Eric Mathon / Palais princier)

Ed è proprio dalla più giovane dei Grimaldi presenti che partiamo, Alexandra, nata dal terzo matrimonio di Caroline con Ernst August von Hannover. Il che rende la fanciulla un’Altezza Reale, la inserisce – un po’ indietro in verità – nella successione al trono britannico, ma la priva dello charme dei fratelli Casiraghi. Lei però è una ragazza volitiva, e ha trovato il modo per mettersi al centro dell’attenzione, scegliendo un abito Haute Couture di Giambattista Valli. Un’orgia di chiffon rosa con gonna amplissima, corpino a vita bassa sottolineato da un tralcio di rose, e come se non bastasse un drappeggio che cade dalle spalle fino ai gomiti e oltre. Mi piace? No, ma amo le ragazze che cercano il proprio stile e sperimentano. E guardando la Famille Princière in gruppo, che sia Alexandra ad attirare l’attenzione, col supporto del bel fidanzato Ben-Sylvester Strautmann – lui in altezza lei in ampiezza – non c’è dubbio. Shock, ma salvo la cascata di diamanti del collier Cartier.

(Ph: Eric Mathon / Palais princier)

Per molti anni Charlène ha evitato il Bal de la Rose, tanto che si dava per certa una divisione dei ruoli tra primedonne: a lei il Gala de la Croix Rouge – di cui è presidente Albert – a Caroline l’evento di marzo, essendo presidente della Fondation Princesse Grace, cui vanno i proventi della serata. Dall’anno scorso partecipa anche la Principessa Consorte; non saprei se ciò sottintenda qualche novità nelle dinamiche familiari, ma devo dire che la sua mise mi ha delusa assai. Charlène ha optato per un total look Dolce e Gabbana: abito monospalla in pizzo Chantilly verde scuro su fourreau di velluto nero, décolletée nere, pure loro in pizzo (modello Bellucci) e orecchini della linea alta gioielleria. Francamente lo trovo tremendo, e mi chiedo la ragione di questa scelta, visto che il tema della serata era Sunset Ball, a evocare i colori di un tramonto ai Caraibi. Shock.

Nemmeno la mise di Caroline è troppo caraibica, ma francamente siamo su un altro pianeta. Abito Chanel Haute Couture della collezione primavera estate 2024, realizzato in un tessuto operato in sbieco. Le mezze maniche e gli inserti del corpino rimandano al tessuto tweed caratteristico della maison, ma il punto focale è lo scollo asimmetrico che scopre una spalla, soluzione furbissima per le signore meno giovani, dato che com’è noto le spalle sono in pratica l’unica parte del corpo a non invecchiare. La linea semplice dell’abito è lo sfondo perfetto per la favolosa spilla Chaumet. Superchic.

Sarà perché lei dai Caraibi viene davvero – è nata a New York da una delle più importanti (e ricche) famiglie colombiane – ma Tatiana, moglie di Andrea Casiraghi, è l’unica ad aver omaggiato il tema della serata. La sua scelta cade su un abito Erdem rosa corallo, in un tessuto jacquard con disegno di garofani, con un grande fiocco sulla spalla sinistra. La spalla e destra e il fianco opposto sono decorati da un ricamo floreale. Confesso, l’abito non mi convince affatto, ma mi piace molto addosso a lei. Trovo che Tatiana abbia uno stile personale sempre più interessante e convincente, affatto banale. Chic.

(Ph: Bruno Bebert/Pool Monaco/Bestimage)

Sono arrivate senza accompagnatori Charlotte e Beatrice. La prima ha una relazione con scrittore Nicolas Mathieu, che a Monaco non si è ancora visto; l’altra è moglie di Pierre Casiraghi, che però non era presente. Entrambe sono legate e due importanti maison francesi, che le hanno vestite anche in questa occasione, senza grande successo, a mio avviso. Chanel per Charlotte, un abito nero con corpino ricamato di cristalli, gonna a balze più corta davanti da cui sporgono le scarpine profilate di strass. Dior per Beatrice, con un capedress rosso scuro sicuramente bello ma invernale. Insomma, più che rispettare il tema dato hanno preferito l’argomento a piacere. Un grande boh per entrambe.

Attenzione a parte merita l’acconciatura di Beatrice. Addobbata con gioielli della collezione disegnata da Jean Schlumberger per Tiffany, indossa una collana col celebre ciondolo Bird on a Rock e gli orecchini abbinati. Non bastando, ha anche piazzato una spilla della collezione sulla treccia posticcia che le incorona il capo; un tentativo di evocare l’indimenticabile Grace? No dai, veramente troppo, shock.

In attesa della visita di stato che i sovrani britannici compiranno in Italia da domani, ci sono un paio di royal ladies questa settimana sono state in trasferta.

(Ph: Kongehuset)

La prima è Mary di Danimarca, che è stata ospite dei Macron col marito Frederik X. All’arrivo nella Ville Lumière la coppia reale è stata ricevuta a Les Invalides; in omaggio al Paese ospitante la regina ha scelto un tailleur color crema Dior, con scarpe bicolori Gianvito Rossi, borsa Mulberry, e in testa una creazione Jane Taylor. La falcata sicura, opposta ai tacchi della Première Dame incastrati nel selciato, sottolinea anche l’opportunità di evitare nelle occasioni pubbliche le gonne troppo corte, anche se firmate Vuitton. Danimarca chic, Francia shock.

(Ph: Kongehuset)

La sera le due coppie si sono riunite all’Eliseo per la cena di gala. Evidentemente non si tratta di uno state banquet, per cui i signori erano in completo (il famoso abito scuro o lounge suit sugli inviti) e le signore in lungo ma con mise non particolarmente importanti. Mary interpreta a perfezione la regola abbinando una gonna a fiori del danese Lasse Spangenberg a una blusa bianca del brand australiano CLEA, clutch Anya Hindmarch e scarpe Gianvito Rossi. Non mi fa impazzire ma non c’è dubbio che sia perfettamente in linea con lo stile della serata e della stessa Mary, chic. Meno adatta la scelta di Brigitte, in Louis Vuitton blu con ricami d’argento, che mi fa pensare a un caftano. Boh.

(Ph: Getty Images)

La sera seguente i sovrani hanno ricambiato l’invito con una cena a Le Grand Hôtel de Paris. Mary ha scelto un abito nero con ricami in oro di Taller Marmo, restando fedele alle scarpe Gianvito Rossi, questa volta in pizzo nero e camoscio. Personalmente non amo troppo l’abbinamento dell’oro col nero; e penso che questo genere di modello si apprezzi di più dal vivo, perché potrebbe avere dei dettagli raffinati che in foto non si colgono, dunque boh.

Altra coppia in viaggio questa settimana i sovrani del Belgio, che sono stati in Vietnam. Mathilde ha alternato modelli occidentali ad alti ispirati al Paese ospite, con fortune alterne anch’esse.

(Ph: Belgium MFA)

Per la cena di stato la scelta è caduta su un abito dll’importante fantasia floreale di Dries Van Noten. Non è male, ma forse ci vorrebbe maggiore grinta per non renderlo un capo troppo démi-monde, troppo bon-ton. Non mi dispiace ma non mi convince, boh.

Peggio la mise del giorno seguente: un modello di Carolina Herrera a fiori sulle tonalità del viola, che ricorda gli anni ’50, con accessori in tinta: scarpine, bolerino (Natan) e bandeau (Fabienne Delvigne, il modello Rueda). Ve lo dico, è troppo viola pure per Lady Violet. Shock.

(Ph: Belgium MFA)

Per la cena offerta dai sovrani per ricambiare l’ospitalità Mathilde ha indossato una mise che ricorda molto l’abito tradizionale vietnamita, l’áo dài. Un gesto incantevole cui purtroppo la realizzazione non rende giustizia. Intanto il colore, un salmone che starebbe male pure all’omonimo pesce, aggravato da un fitting imbarazzante, e considerando che è stato creato su misura (dal sarto della Reine, Saïd Meer di Meer Couture) francamente non è accettabile. Mi dispiace, ma shock.

Alla fine la mise che ho apprezzato di più è quella della partenza: un semplice completo pantaloni giallo (Caroline Biss) e una sciarpa ricevuta in regalo durante il viaggio. Assolutamente chic, la mise e il gesto, che poi è la chiave della vera eleganza.

Royal chic shock e boh – Royal November

Tra i royal appuntamenti più importanti di novembre, oltre al compleanno di King Charles, c’è senza dubbio la festa nazionale del Principato di Monaco, e noi da qui partiamo.

Tradizione vorrebbe che il giorno della Fête Nationale combaciasse con l’onomastico del Principe, e per i 55 anni abbondanti del regno di Rainier III la celebrazione è avvenuta il 19 novembre, festa (insieme al 17 giugno) di San Ranieri. Alla morte del vecchio sovrano il successore, Albert, avrebbe dovuto anticipare di qualche giorno, dato che il 15 novembre si celebra Sant’Alberto Magno, ma il nuovo monarca ha mantenuto la vecchia data, come omaggio al padre e al patrono della dinastia, che è appunto Ranieri. Martedì 19 dunque il Principato si è vestito a festa, e le strade imbandierare della rocca hanno accolto la Famille Princière quasi al completo. A partire dalla principessa consorte, la bionda Charlène, in completo pantaloni lilla di Vuitton.

La giacca asimmetrica è interessante, con una bella linea scolpita, ma tira un po’ sul punto vita; i pantaloni mi piacciono meno e mi sembra che l’orlo della gamba destra sia più lungo. Pesante l’abbinamento con gli accessori neri – borsa e scarpe dal tacco spesso, tutto Vuitton – terrificanti le calze nere. Tutto l’insieme non mi convince affatto: inadatto all’occasione e troppo rigido. Lei è piuttosto goffa e poco disinvolta, probabilmente anche perché molto timida, e inguainata in questo genere di mise mi fa pensare a un soldatino di legno, compreso il fascinator con doppia piuma; insomma, qualche amica toscana direbbe che tutto l’insieme è pissero, per me è semplicemente shock. E so che qualcuna salverebbe i gradi orecchini di brillanti; li salverei anch’io, ma mai e poi mai li indosserei di mattina!

(Ph: Eric Mathon/Palais princier)

Deliziosa Gabriella in cappottino azzurro cielo Dior; personalmente non amo i bambini in abiti firmati, ma lei è molto graziosa, e il broncio mostrato in più occasioni durante la giornata le restituisce appieno la natura di bambina, e pure simpatica.

(Ph: Niviere David/ABACAPRESS.COM)

Sceglie Dior anche la zia Stéphanie, con un cappottino che abbina il nero al blu. So che molti inorridiscono alla semplice idea, ma io stavolta la trovo elegante come non si vedeva da tanto; mi piace la semplicità e l’assenza di effetti speciali, limitati al tatuaggio che spunta dalle slingback Prada. Assolutamente chic. Da molto Stéphanie non porta cappelli, e tutto sommato guardando oggi la sorella maggiore Caroline non so darle torto. La primogenita di Grace è in total Chanel ma sarà per il troppo nero, sarà per i capelli acconciati male sotto quel fascinator, che invecchia come poche cose al mondo, ma l’effetto finale non è entusiasmante. Peccato perché l’abito che si intravvede dal cappottino, in pizzo tridimensionale, è bellissimo, lei è sempre chic ma stavolta non mi sembra assai sotto tono. Boh.

(Ph: Stephane Cardinale-Corbis/Getty Images)

Grande attenzione per la mise della figlia minore di Caroline, Alexandra di Hannover, che ha tirato fuori da un’armadio di famiglia un tailleur, probabile creazione del divino Balenciaga, appartenuto a nonna Grace. Elegantissima sia lei sia l’operazione, in una parola meravigliosa; talmente tanto da distogliere l’attenzione sull’orlo dei pantaloni del cugino Louis Ducruet, che fa sembrare un dilettante anche zio Albert. Brava Alexandra, très chic.

La sorella Charlotte Casiraghi è global ambassador Chanel, ed è naturalmente vestita dalla maison. Accompagnata dai due bei figli Raphaël e Balthazar – che pur avendo padri diversi si somigliano molto e hanno lo stesso modello di orecchie – la fanciulla indossa un cappottino di tweed in quella tonalità di azzurro che è uno dei trend di stagione, abbinato ad accessori neri che in questo caso fanno effetto colour block. Lei mi piace praticamente sempre; in particolare in questo caso mi sembra tanto francese, e mi ricorda attrici e cantanti degli anni ’60 e ’70 come Françoise Hardy o Catherine Spaak, sarà per le gambe in mostra o le scarpine Mary Jane Chanel? Chic.

Capitolo cognate: numero 1)Tatiana Santo Domingo, moglie di Andrea Casiraghi; la apprezzo sempre di più, trovo che vada definendo sempre meglio il suo stile. Per l’occasione ha scelto un completo Dolce&Gabbana con giacchina avvitata e gonna midi in tssuto pied-de-coq, che sarebbe il pied-de-poule ma più grande. Attenzione al dettaglio: i capelli legati con un foulard e soprattutto il pullover dolcevita al posto della camicia. Impeccabile, informata. chic.

Cognata numero 2) la nostra Beatrice Borromeo, consorte di Pierre Casiraghi. Come Tatiana, compare quasi sempre semicoperta dai figli, per cui ho scelto questa tenerissima foto col secondogenito Francesco che si gode una carezza del padre (che sotto il tight porta i mocassini, lo sciagurato!). Beatrice è per Dior ciò che Charlotte è per Chanel, per cui la sua mise arriva direttamente, e per intero, dalla maison: tailleur grigio con giacca dal collo alla coreana e gonna midi plissé. Neri gli accessori: dall’adorabile fascinator a forma di goccia con veletta, alle décolleté, alla borsa, la Small Lady Dior Joy. Strachic (lei, lui tra scarpe inadatte barba lunga e cravatta allentata sembra reduce da una notte di bisboccia, come suo fratello).

Questa volta il ruolo delle sorellastre tocca alle figlie di Stéphanie, Camille e Pauline. La prima ha un bel cappotto verde (Tara Jarmon) perfetto per andare in ufficio, l’altra ha scelto Miu Miu: abito stropicciato ad arte in satin color crema sotto il cappotto grigio fumo, veramente troppo over. Anche l’over è un trend di stagione, ma non per un’occasione di questa formalità. Boh+boh, ma molto carine.

(Ph: Eric Mathon/Palais princier)

La giornata si è conclusa con un gala al Grimaldi Forum, dove la Famille Princière ha assistito a una rappresentazione della Bohème di Puccini (di cui quest’anno è il centenario della morte). Partendo da sinistra: Tatiana in abito di velluto verde a balze del suo brand Muzungu Sister; sarà che mi ricorda quello che avevo da bambina, ovviamente corto e con le balze solo accennate, a me piace, chic. Charlène è in blu, ancora Vuitton; non mi fa impazzire, soprattutto con i capelli pettinati così, ma sicuramente chic. Blu anche per Caroline, in un classico Jenny Packham tutto paillettes, e il tocco ultramoderno della clutch Bottega Veneta nera compresa la metalleria, chic anche lei. La figlia minore Alexandra si butta sul colore star della stagione, il bordeaux e sceglie uno scenografico abito di Giambattista Valli col piccolo corpino cosparso di volant. Lo adoro, chic. Chiude il gruppo Beatrice, anche questa volta in Dior, con un sontuoso abito in velluto nero con ricamo al collo. La fotografia non rende, ma è veramente superchic. A questo punto mi sorge una riflessione: per la festa di quest’anno, tranne qualche eccezione, i Grimaldi si sono sicuramente mostrati al loro meglio; perché dunque non li trovo mai convincenti fino in fondo? Secondo me perché hanno perso smalto, e sembrano un po’ dei sopravvissuti. Probabilmente il mio giudizio è condizionato dal ricordare bene il sublime glamour che Grace aveva portato in dote al Principato, ma morta lei è iniziato un lento declino, forse anche perché molte manifestazioni sono rimaste le stesse senza avere la forza della storia né del simbolo, e sono dunque solo anacronistiche. Per tacere del povero Albert, che costretto a indossare la poco marziale uniforme dei Carabiniers non ha l’autorevolezza paterna. Parlavo qualche giorno fa con un’amica di Lady Violet, e convenivamo sul fatto che la vita mondana monegasca ormai oscilli tra il memoriale e la sagra di paese.

Parlavamo di storia ed ecco qui, la famiglia reale britannica. Martedì sera, mentre i Grimaldi assistevano alla Bohème, a Buckingham Palace i Windsor ricevevano il Corpo Diplomatico accreditato a Londra per l’annuale ricevimento. C’era il re, nelle sua veste di capo dell’Order of the garter, con giarrettiera d’ordinanza allacciata al polpaccio sinistro, c’era il Principe di Galles in frac, e c’era la regina in una sinfonia di blu. Camilla ha scelto un abito in velluto operato di Fiona Clare come base per la fascia azzurra dell’Order of the garter, il Royal family order del marito (La foto del giorno – L’ordine di Carlo) col ritratto di Charles sostenuto da un fiocco celeste chiaro, e la tiara con le cinque acquamarine vista in precedenza sulla cognata Sophie. Personalmente non amo troppo gli azzurri, men che meno l’acquamarina, ma che le vogliamo dire se non chic?

Finale col botto, perché una mise del genere non può passare sotto silenzio. Il 12 novembre, impegnata in una serie di incontri ad Amman l’associazione delle donne impegnate nelle professioni e nel business, Rania si è presentata nella sua personale versione degli anni ’80: giacca corta Sportmax, leggings (ma all’epoca si chiamavano fuseaux) con la staffa portata sopra le scarpe dal tacco altissimo, e il nuovo secchiello Kalimero di Bottega Veneta. Sarà la nonnitudine che le ha dato un nuovo sprint? Comunque spaziale!

Royal chic shock e boh – Greek wedding edition: il gran giorno

Quando Theodora è arrivata sul sagrato della cattedrale metropolita di Atene al braccio del fratello maggiore Pavlos abbiamo avuto due conferme e una sorpresa.

(Ph: PPE/Nieboer)

Le prime riguardano l’acconciatura; la sposa ha scelto di indossare il velo appartenuto alla bisavola Margaret di Connaught e di fermarlo con l’ormai mitica tiara del Khedivè. La sorpresa – una bella sorpresa – è stato l’abito, per me uno dei migliori degli ultimi royal wedding.

Celia Kritharioti ha veramente indovinato la silhouette che potesse donare di più all’alta e giunonica Theodora, e l’ha rivestita di un abito dalla linea strutturata che esalta la leggerezza del tessuto in seta con ricami e applicazioni, a volte sottolineati da un delicato tocco di colore, quasi impercettibile.

Dalla vita parte un pannello a formare un breve strascico su cui si sovrappone completamente l’elegante velo, e le belle spalle sono sottolineate da un dettaglio di organza, anch’esso arricchito da fiori applicati. A me è piaciuto veramente tanto, e devo dire che non me l’aspettavo. Molto chic.

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

La stessa maison – la più antica di Grecia – che ha creato l’abito della sposa ha curato anche le mise delle damigelle. Abbastanza grandi per occuparsi davvero di strascico e velo, hanno svolto con grazia il compito due nipoti di Theodora: la bionda Maria-Olympia, figlia di Pavlos, e la bruna Arrieta Morales, figlia di Alexia. Entrambe inguainate da Celia Kritharioti in un abito di raso in una meravigliosa tonalità di blu, cui la più modaiola Maria-Olympia ha abbinato sandali d’argento di Prada e gioielli Bulgari. Entrambe deliziosamente chic.

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

La madre della sposa ha scelto a sua volta Celia Kritharioti, che ha realizzato per lei un abito azzurro caratterizzato dall’alternarsi di lavorazioni e pesi diversi. La manifattura è eccellente, il risultato a livello puramente estetico francamente non mi fa impazzire – a partire dal colore, che non amo – non so dire, lo trovo un po’ stucchevole. Poi Anne-Marie è sempre bella, è una di quelle donne che con l’età non ha perso un grammo della grazia che la contraddistingueva da giovane.

Notevoli gli accessori: oltre alla borsa, ricamata per lei dalla sorella Margrethe (Immagini da un royal wedding) il collier di grandi perle con la croce di diamanti che ha indossato in tante occasioni importanti, dal suo matrimonio al funerale del marito. Che vi devo dire, boh.

La famiglia dello sposo chiaramente si è impegnata e ha cercato di fare del suo meglio; non tutti sono particolarmente a proprio agio in tight, che peraltro dovrebbe essere realizzato da mani esperte. Mi permetto di dire che forse il peggiore è proprio lo sposo, con un gilet color sottobosco che veramente non ha alcun senso. Molto bella l’unica signora, con un onesto abito grigio ferro che non è il colore migliore per il suo incarnato. Boh per l’impegno (ma lo sposo per me è shock).

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

Preferisce un’elegante tonalità di rosa Marie Chantal, moglie del diadoco Pavlos; come quello indossato la sera prima per il prewedding party, anche quest’abito è Louis Vuitton con una clutch Aquazzura. Elegante senz’altro, un po’ noiosa nella sua perfezione che mi sa un pochino di insicurezza (o di troppa sicurezza). Chic. Devo dire che il suo aspetto già piacevole migliora ancora di più quando è scortata dai suoi quattro bellissimi figli. Quello che ha già attirato molte attenzioni è il maggiore, Tino, che qui vedete secondo da sinistra (e che l’anno scorso fu protagonista di un nostro post: Giovedì gnocchi! Constantine-Alexios) ma Lady Violet confessa una particolare simpatia per il primo a destra, penultimo dei figli della coppia, e dotato di un nome poetico come pochi: Odysseas-Kimon. Più che chic sono tutti un gran bel vedere.

La sorella maggiore della sposa, Alexia, con la sua mise cancella definitivamente due delle regole che fino a qualche tempo fa sembravano imprescindibili per le invitate a un matrimonio: non indossare abiti di colore molto acceso – a partire dal rosso – e preferire scarpe chiuse, magari con le calze. Il suo chemisier di seta scarlatta sarebbe una buona scelta per una cerimonia il cui dress code preveda il famigerato abito lungo da giorno, il punto è che ha pessima manifattura e altrettanto pessimo fitting .

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

I sandali color caffè metallizzato (Mint & Rose) non mi piacciono, ma a loro modo contribuiscono alla piccola rivoluzione. Shock.

Le due figlie, la ventunenne Ana Maria e la sedicenne Amelia, sono protagoniste di un interessante recupero indossando due abiti della madre.

La maggiore il bellissimo Valentino che Alexia sfoggiò alla cena organizzata la sera prima del suo matrimonio (celebrato a Londra il 9 luglio 1999), mentre la più giovane – con una stola diversa – quello indossato per le nozze tra Haakon e Mette-Marit di Norvegia, nell’agosto 2001. Le ragazze sono graziosissime, gli abiti francamente inadatti (soprattutto il secondo, troppo scollato) però mi piace l’operazione, e in generale mi piacciono molto loro. Sospendiamo il giudizio, ma secondo me crescendo ci faranno delle belle sorprese.

Il fratello minore della sposa, Philippos, è accompagnato dalla moglie Nina e dal di lei padre Thomas Flohr, miliardario svizzero fondatore e proprietario di VistaJet, la più importante compagnia di aerei privati a noleggio del mondo. Nonostante la giovane età, il bell’aspetto e la sconfinata disponibilità, la ragazza raramente perde il suo stile zia Assuntina; confermato anche questa volta scegliendo l’abito azzurro di Adam Lippes con drappeggio (per cui molti si sono chiesti se celasse una lieta novella); non sarebbe brutto ma ha una lunghezza improponibile, che non trae alcun giovamento dalle scarpine Manolo Blahnik, per giunta bianche. Non mi convince, shock.

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

Sinfonia di rosa per la zia materna della sposa, l’algida Benedikte; anche lei con la borsetta ricamata dalla sorella Margrethe (Immagini da un royal wedding) sceglie una mise della maison danese Wichmann Couture. Non ne apprezzo troppo i colori, e ancora meno l’abbinamento, ma lei è veramente regale, che poi è ciò che fa davvero la differenza. Chic. La figlia Alexandra preferisce la palette che va dal nero all’argento per l’abito del brand rumeno Silk Love & Lace più adatto a una soirée che a un mariage. Ma perché? Boh.

Il figlio di Benedikte, Gustav zu Sayn-Wittgenstein-Berleburg arriva con la moglie Carina: raro esempio di coppia in cui l’abito di lei è coordinato alle guance di lui. Carina, che è una ragazza prudente, coordina la mise pure a quella della suocera, che non si sa mai. Purtroppo l’effetto è piuttosto diverso: in questo caso l’ennesimo cape dress fa effetto palandrana; lo scollo piuttosto che slanciare accorcia il collo, peggiorato dal collier di perle dall’ambigua lunghezza. Apprezzo il riuso delle scarpe Manolo Blahnik indossate il giorno prima, ma shock.

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

Ultima fermata Spagna: anche la Reina Emerita si butta su un colore tra il rosso e il rosa, diciamo corallo, per la creazione dello spagnolo Alejandro de Miguel. E non è un abito, che già sarebbe bruttarello, ma un completo: top con ruche avvolta su sé stessa tipo fusillo, e pantaloni plissé . Cui Sofía abbina la stessa clutch Jimmy Choo del giorno prima. Bagaglio ridotto all’osso, avranno viaggiato in economy? Non saprei, ciò che so è che per me è shock. La figlia maggiore Elena sceglie i pois, e una delle mise che ha fatto più discutere. Ora, a me i pois non dispiacciono affatto, e apprezzo molto l’idea dell’abito chemisier, lungo ma non da sera per una occasione di giorno. Però. Intanto i pois sono troppo grandi, bolle più che pallini. E data la dimensione delle bolle, i dettagli in negativo: colletto, polsi, interno dell’abbottonatura, diventano veramente troppo. Aggiungo un’altra obiezione: un abito così richiederebbe di essere indossato – ove ciò fosse assolutamente necessario – da una donna più spiritosa e divertente della sobria Elena; insomma, ci vorrebbe una Máxima. Splendidi i gioielli, ma comunque shock.

Anche la bellissima Irene Urdangarin ha rubato un abito dall’armadio materno: un lungo vestito in velluto operato, che ha completato con una cappa lunga e leggera. Cosa dirvi, forse l’insieme è un po’ troppo da adulta ma questa ragazza è talmente incantevole che non riesco a trovarle un difetto. Chic, molto più della madre Cristina, con un abito di raso azzurro senza infamia, senza lode e soprattutto senza forma. Boh.

Com’è uso assai diffuso, gli sposi si sono cambiati durante il party nuziale. Lui continua con gli abiti risicati che non sopporto (e non si usano più), lei con un altro bel vestito, che però nulla aggiunge allo stile della giornata. Chic lei, boh lui.

Concludo con una foto che mi è piaciuta tanto: i quattro fratelli riuniti per gli auguri agli sposi. Alexia è rimasta con lo stesso vestito, i signori hanno sostituito il tight con un completo. Oltre alle espressioni allegre la cosa che mi colpisce di più – e mi intenerisce anche un po’, essendo della stessa generazione – sono gli occhiali da presbite inforcati da tre su quattro. Adorabili.

Royal chic shock e boh – Greek wedding edition; il prewedding party

Cosa sarebbe questa rubrica senza un bel royal wedding? Se agosto si era chiuso col matrimonio di Märtha Louise di Norvegia con Durek Verrett, settembre finisce con quello tra Theodora di Grecia e Danimarca e Matthew Kumar.

Nozze entrambe di non primissimo piano – bisogna accontentarsi – entrambe celebrano l’unione tra una principessa europea e un uomo americano. Questo però non è sciamano ma avvocato, non sono sicura che sia meglio ma potrebbe. La quarantunenne Theodora, una carriera finora non travolgente di attrice, ha dovuto rinviare la celebrazione più di una volta, prima per la pandemia, poi per la morte del padre. Per le mise si è affidata a Celia Kritharioti, proprietaria della più antica maison di Grecia, fondata nel 1906, e nonostante non mi sa piaciuto tutto penso abbia fatto bene, e non solo per questioni di opportunità. Iniziamo dunque col party organizzato la sera prima della cerimonia nelle sale del bel Museo Bizantino e Cristiano di Atene.

Non ho apprezzato particolarmente l’abito della sposa creato da Celia Kritharioti per il prewedding party; banalotto, sarebbe piaciuto alla Sandy di Grease ma rende Theodora un po’ troppo bambolona, ed è peggiorato dal fioccone sul popò. Sicuramente “da sposa” ma abbastanza stucchevole la clutch Cult Gaia decorata con perle. Shock.

Elegante la madre della sposa, Anne-Marie, in completo pantaloni Max Mara in seta cangiante tra il blu e il viola. La stola poteva essere messa meglio, ma teniamo presente che è sempre una mamma alla vigilia delle nozze della sua bambina. Applausi a scena aperta per la scelta di Viva, una delle classiche scarpine con fiocco di Ferragamo. Chic. Una parola sui signori, il cui dress code era evidentemente completo e camicia senza cravatta; lo sposo ha interpretato estensivamente il “senza” e ha lasciato a casa pure i calzini. Non mi convincerete mai, anche se va molto tra i giovani il piede nudo è accettabile solo con mocassino da barca e in occasioni informali (tipo appunto le gite in barca). Matthew si è messo pure un completo coi pantaloni skinny, che forse andranno ancora di moda in California, ma nella vecchia Europa no sicuro. Colpevole, Vostro Onore. Shock. Quanto all’accompagnatore della ex regina, è il figlio Nikolaos, di recente tornato single, impeccabile cavaliere per sua madre; confesso il mio debole per lui, che invecchiando sta assumendo quell’aria stropicciata quasi irresistibile. Chic.

Perfettamente in linea col dress code il diadoco Pavlos e i suoi quattro figli – nonostante siano tutti più giovani, e a dirla tutta pure più fighi dello sposo – tutti in abito blu, camicia e calzini (quelli del padre si vedono proprio). Tra loro risplende la primogenita Maria Olympia in abito di lamé plissettato color argento di Prada, che firma anche i sandali. Il reggiseno bianco che si intravvede rischia di continua a porre l’attenzione di questo party prenuziale sull’underwear, ma all’età della fanciulla è ancora concesso. Chic. In mezzo al gruppo, come il perno su cui gira tutto, Marie-Chantal in abito blu Vuitton con accessori dorati Aquazzura. Confesso una non particolare predilezione per la signora, ma non v’è dubbio che si impegni sempre per dare il meglio di sé e di solito ci riesce (cosa che non stupirà gli appassionati di astrologia: è della Vergine) oltre ad aver formato una bella famiglia, che almeno finora sembra funzionare bene. Brava e senz’altro chic.

Meno ieraticamente perfetta della cognata ma più calda e comunicativa (si capisce che la preferisco?) la principessa Alexia, primogenita degli ex sovrani di Grecia – e per un paio d’anni, fino alla nascita del fratello Pavlos erede al trono – arriva con la sua bella faccia, il suo bel marito (Carlos Morales, architetto e velista spagnolo), i loro quattro bei figli. La sua mise è meno bella, o meglio un po’ pasticciata, ma tutto sommata adeguata a una festa di fine estate: splendidi i colori, troppo abbondante il tessuto della gonna, abbinata alla blusa incrociata in viscosa in vendita per 99,99 da El Corte Inglés, catena di grandi magazzini spagnola (al primo posto in Europa e al quarto nel mondo per volume d’affari). Boh. Deliziose le tre ragazze, che credo vestano Zara tutte e tre, chic come la parte maschile della famiglia.

(Ph: Hanne Juul)

Philippos, il minore dei cinque figli di Costantino e Anne-Marie è accompagnato dalla moglie Nina. Graziosa ragazza di cui abbiamo detto spesso che pur avendo disponibilità praticamente illimitate non sempre azzecca le sue mise, anzi quasi mai. Questa volta così così: abito Huishan Zhang dalla forma inutilmente complicata in quel color bluette che è tornato molto di moda (che noia però) bellissime le slingback Francesco Russo, diligente la borsetta in seta blu Chanel. Mi piace assai di più la collana con pendente: un uovo Fabergé in diamanti e zaffiri.

Se ve lo state chiedendo, è un vero Fabergé ma naturalmente non dell’epoca degli zar: la maison è tornata in auge e propone tra le varie collezioni anche dei gioielli declinati col simbolo dell’uovo, alcuni persino abbordabili. Accanto a Nina il giovane e innamorato marito che deve aver sentito le mie riflessioni e per farmi contenta coi mocassini da barca si è messo anche le calze, troppa grazia! Un grande boh.

(Ph: Hanne Juul)

Impossibilitata a partecipare la regina emerita Margrethe causa fratture varie, non pervenuto alcun membro della coppia sovrana o di quella cadetta, il vessillo della casa reale di Danimarca – cui appartiene per nascita la madre della sposa – è stato portato dalla principessa Benedikte. Signora di rara classe ed eleganza impeccabile. Perfetta anche questa volta: pantaloni dritti e canotta bianchi con spolverino/caftano di chiffon della danese Annette Freifeldt. Se proprio devo fare un appunto, avrei evitato lo smalto rosa Barbie; un insieme un po’ teutonico ma convincente, chic.

(Ph: Hanne Juul)

Con Benedikte due dei suoi figli: Gustav e Alexandra. Il primogenito, ora capo della casata Sayn-Wittgenstein-Berleburg, da giovane era bellino, poi si è un po’ imbolsito e come molti suoi connazionali non risplende con il clima mediterraneo. La moglie, Carina di nome e di fatto, è vestita con un abito grazioso ma non entusiasmante; modelli del genere erano una scelta assai frequente per i matrimoni della fine degli anni ’70; ecco, se l’abito fosse vintage sarebbe più interessante. Anche mia madre aveva qualcosa del genere, naturalmente senza le Hangisi di Manolo Blahnik. Boh.

(Ph: Hanne Juul)

Alexandra osa l’abbinamento di colori complementari, il giallo e il viola. L’idea non è male, e il top nemmeno, ma la gonna così rigida e sbrilluccicosa (MIAU by Clara Rothescu) in foto sembra terribile. Idem le scarpe Tabitha Simmons; peccato non si veda bene il pezzo più divertente: la clutch in plexiglass giallo fluo di Zara. Alexandra ha sposato in seconde nozze questo simpatico signore, il Conte Michael Ahlefeldt-Laurvig-Bille, casato tedesco e danese. Il quale evidentemente non ha le idee chiarissime sulla confezione degli abiti da uomo. Sto pensando a quanto spesso notiamo gli abiti di re Frederik: troppo stretti, troppo corti, troppo stretti e corti. Bene, osservando i suoi cugini si capiscono molte cose, se i sarti sono gli stessi stiamo freschi, a questo punto inizio a rivalutare pure Albert de Monaco! Sorry shock.

E arriviamo finalmente ai parenti che conosciamo meglio: gli spagnoli. C’erano Sofía e Irene, zie paterne della sposa, e le due cugine, l’Infanta Elena e l’Infanta Cristina con prole. Da un po’ di tempo mi capita, soprattutto su Instagram, di vedere molte fotografie degli anni sul trono di Sofía, in cui spesso e volentieri la Reina indossa splendidi Valentino. Sono talmente tanti, e talmente belli, che li sto raccogliendo per un post dedicato. Bene, scordateveli, perché da quando ha cambiato ruolo ha mutato anche il suo stile – e questo è comprensibile – semplificando ma anche banalizzando un po’. Grande fan dei pantaloni, li indossa anche in questa occasione, in quel tessuto lucido e pesante che fa tanto matrimonio di provincia. In abbinamento una tunica nello stesso raso a spesse righe opache e lucide, ma decorato da fiori. Non sta male, ma è un po’ quadro antico, quello stile che mio padre chiamava l’anno scorso a Marienbad. Divertente la clutch Jimmy Choo, tranquillamente riusata per la cerimonia e poco convincente in entrambi i casi. Boh. Mi hanno intenerito le scarpine dorate dell’assai sofferente principessa Irene, con un completo verde menta che la rende ancora più delicata e gentile. Chic. Per la Infanta Cristina vale quanto detto per la madre, perché una donna della sua età (e mi permetto di dire col suo fisico, che le consentirebbe ben altro) pensa di indossare quel gonnellone di taffetà verde muffa? Di più, perché ha sentito il bisogno di possedere una cosa del genere? E perché decide di abbinarci una tshirt, che sarebbe stata una scelta molto moderna se fosse stata in semplice seta semplice invece del lamé? Shock. Più interessante la sorella maggiore Elena, i cui austeri lineamenti (ah, il profilo dei Borbone!) la stanno trasformando in una sorta di ritratto di El Greco. Lei, forse perché è stata sposata con Jaime de Marichalar – uomo dotato di gusto raffinato, cultura e amore per la moda – ha negli anni sviluppato uno stile personale, spesso riferito alla Hispanidad, a volte eccessivo ma sicuramente non banale. Qui la mise non si capisce bene – sembra una blusa incrociata bianca su qualcosa di nero, gonna lunga o pantaloni – ma lo scialle flamenco è bello assai. Chic sulla fiducia. Concludiamo in bellezza con la splendida Irene Urdangarin, figlia diciannovenne di Cristina, talmente incantevole da lasciare poco spazio alle chiacchiere. Avrebbe fatto lo stesso effetto col proverbiale sacco di iuta, ma l’abito plissé con scollo all’americana e fantasia finto Pucci le sta bene. Bella e chic.

Prossima fermata, la cerimonia. Stay tuned!

Le foto del giorno – Ciao!

I Giochi Olimpici in svolgimento a Parigi sono in questi giorni il primo argomento di conversazione che spesso, va detto, avviene in modo molto poco olimpico, diciamo. Molti membri di famiglie reali, giovani e meno, importanti e meno, si alternano per godersi uno spettacolo unico e sostenere la propria squadra. Poi ci sono i veterani, quelli che si sono trasferiti nella capitale francese dove svolgono anche alcune attività. Come la Princess Royal, che risulta arrivata il giorno precedente all’inaugurazione, e pur non avendola vista nelle occasioni ufficiali è molto attiva nella sua qualità di Presidente di BOA, British Olympic Association, il comitato olimpico britannico; in tale veste ha ad esempio premiato il nostro Martinenghi, oro nei 100 stile rana.

Anne è stata la prima Windsor a competere nei Giochi Olimpici: quelli di Montreal 1976, dove era parte della squadra di equitazione, imitata 36 anni dopo dalla figlia Zara. E basta, perché i signori di famiglia non sono esattamente noti per le loro abilità sportive.

(Ph: Stéphan Maggi © Monegasque Olympic Committee)

Altro fedelissimo Albert II de Monaco; un appassionato come lui poteva sottrarsi alla foto di rito con Phrige Olympique (c’è anche Paralympique), mascotte dei Giochi? Qualcuno noterà una certa somiglianza tra i due, io mi permetto di ricordare a Monsieur che il personaggio è ispirato al berretto frigio indossato dai rivoluzionari, che un sovrano farebbe a trattare, come dire, con una certa cautela.

Anche Albert ha premiato gli atleti: ricordate il post con la mostra di fiamme olimpiche (Le foto del giorno – Collezioni bizzarre e dove trovarle)? Quella occasione era servita anche a ricordare il nonno materno del principe, Jack Kelly, campione olimpico di canottaggio agli altri Giochi organizzati a Parigi esattamente cent’anni fa. Bene, quest’anno Albert ha premiato i vincitori della stessa specialità: ad aggiudicarsi l’oro è stato il team rumeno, secondi gli olandesi e terzi gli irlandesi. È seguito un ricevimento col presidente del CIO in cui è stata ricordata l’impresa di Jack Kelly: come vedete sul tavolo c’è la pala di uno dei remi usati allora.

Piccola nota frivola: il signore a sinistra è Jean-Christophe Rolland, già campione olimpico di canottaggio e ora Presidente della Federazione Internazionale della disciplina; porta appuntata sul bavero una spillina col logo Vuitton. Che evidentemente – non lo sapevo e a dire il vero non mi ero proprio posta il problema – funge da sponsor, o meglio da Premium Partner, come si può notare dalla valigetta da cui Albert prende la medaglia, nel tipico tessuto Damier.

Insomma tradizione, fair play ed eleganza, i Giochi Olimpici che piacciono a noi; e speriamo che la seconda settimana ci dia in tal senso più soddisfazioni di quella appena trascorsa.

Le foto del giorno – Non spariamo sulla Croce Rossa

Abbiamo spesso ragionato sul fatto che non c’è niente come il Gala de la Croix-Rouge a certificare il regresso del principato di Monaco dal ruolo di meta da sogno che aveva soprattutto negli anni di Grace. Ebbene, ieri sera si è svolta l’edizione numero 75 di quello che una volta era l’evento clou dell’estate; rito laico celebrato come sempre nella Salle des Etoiles dello Sporting.

(Ph: Éric Mathon/Palais princier)

A rappresentare la Famille princière erano in tre; i sovrani e Camille Gottlieb, figlia minore della principessa Stéphanie. Sono anche gli unici tre coinvolti in prima persona nelle attività della Croix-Rouge: Albert e Charlène rispettivamente Presidente e Vice Presidente, e Camille responsabile della sezione giovanile. Assente il resto della famiglia; Caroline veleggia sul suo Pacha III al largo della Puglia, e ieri sera ha assistito nella piazza del Duomo di Lecce allo spettacolo Core Meu, con la Compagnie Les Ballets de Monte Carlo.

(Ph: Giovanni William Palmisano)

Non pervenuti i suoi quattro figli, che immaginiamo in vacanza per fatti loro. Stéphanie notoriamente non ama troppo gli eventi mondani, il figlio Louis avrà preferito rimanere con la moglie Marie, in attesa del secondo bebè, e nessuna notizia nemmeno dell’altra figlia Pauline. Che vi devo dire, un po’ di tristezza me la fa; ma forse siamo solo invecchiati: il principe Albert, Lady Violet, e questo genere di manifestazioni.

(Ph: Éric Mathon/Palais princier)

Veniamo alle mise; la prima cosa che si nota è che il trio si è vestito col bianco e rosso, colori della Croce Rossa ma anche della bandiera del Principato. Charlène è in total Vuitton, che firma anche la minaudière e la veste con un abito che le lascia le spalle nude e la trasforma in una specie di colonna. Non mi dispiace, anche se la cintura mi perplime assai. Mi sono spesso chiesta perché Charlène non mi convinca quasi mai, e mi sono risposta che sia perché è lei stessa a non sembrare mai convinta. Nonostante l’altezza, il bell’aspetto, i muscoli levigati dal nuoto, sembra sempre che l’abbia vestita qualcun altro, e siano gli abiti a portare lei. Il marito invece insiste con la giacca bianca, come faceva suo padre. Una volta che siamo d’accordo che lo smoking spezzato sta bene solo a James Bond, Rainier, pure non avendo il fisico aveva un certo aspetto autorevole; Albert non ha il fisico e nemmeno l’aspetto autorevole; aggiungiamo il papillon rosso e l’effetto Love Boat è inevitabile.

(Ph: David Nivière/ABACAPRESS.COM)

Camille, che ha appena festeggiato il ventiseiesimo compleanno, indossa un abbondante abito tutto sbrilluccicoso, con spalle nude e spacco profondo. È firmato  Lia Stublla, e sembra pesi la bellezza di 12 chili. Che vi devo dire, ai giovani si perdona di più e più facilmente, e questa mise almeno è divertente e prova ad essere da gran sera, che questa non è occasione da minimalismi.

Ultima riflessione, mentre ammiriamogli orecchini Graff, con due favolosi diamanti fancy. Grace era Presidente della Croix-Rouge monégasque, mentre Charlène è solo vice del marito, che ha mantenuto la presidenza per sé. Significherà qualcosa? Mah.

Royal chic shock e boh – Quanti stili!

Ladies in red

(Ph: Marc Piasecki)

Lo scorso weekend il Principato di Monaco ha ospitato il GP di Formula 1, finito in gloria col trionfo dell’eroe locale, il ferrarista monegasco Charles Leclerc, che ha fatto commuovere pure il sovrano. In serata la tradizionale cena di gala, dove Charlène si è presentata in rosso; omaggio alla Ferrari? L’abito Vuitton – come la come la minaudière che ha in mano – mixa un tubino con maniche lunghe che lascia le spalle abbondantemente scoperte da un ampio scollo, da cui parte un inserto pietrificato. L’effetto finale è evidenziare l’ampiezza delle spalle da nuotatrice togliendo un po’ di respiro al collo. Io continuo a pensare che la princesse abbia un problema con i volumi, e solo Armani – autore del suo abito da sposa e poi misteriosamente scomparso – riuscisse a valorizzarne il fisico sportivo. Comunque contenta lei contenti tutti, per me boh.

(Ph: Instagram @camilladeboubon)

Alla serata di gala c’erano anche i Duchi di Castro con le due figlie, che ormai sono grandi e devono socializzare. D’altronde Carlo e Camilla (questi, i Borbone Due Sicilie, non gli omonimi british) nel Principato non solo hanno una residenza, ma ci si sono anche sposati, col principe Albert come testimone. Mentre le due figliuole preferiscono la sicurezza del nero e del cipria la biondissima Camilla, neé Crociani, non rinuncia al rosso.

(Ph: Instagram @camilladeboubon)

Con tanto di spalla scesa, che è proprio il modello dell’abito. Io impazzirei per il fastidio, ma lei non fa un plissé, con l’eccezione dell’intrico di boccoli. Al di là di ogni categoria (e comunque secondo me con la sua barbietudine ci gioca parecchio, e io mi ci diverto assai).

(Ph: Manuele Mangiarotti/IPA-AGENCY.NET)

Non escludo che fosse davvero un sostegno a Leclerc e alla Ferrari la mise di Alexandra von Hannover, figlia minore di Caroline avuta dal terzo marito Ernst August, con un prendisole scarlatto semplice e leggero del brand americano Sandy Liang. Attenzione ai dettagli, dagli occhiali anni ’60 (Celine) alle scarpine The Row (brand fondato dalle gemelle Olsen) praticamente introvabili e oggetto del desiderio di molte comuni mortali, con cui Alexandra ha in comune solo la mortalità. Chic.

Da lunedì 27 a sabato 1 giugno si sono tenute a Bruxelles le finali dedicate al violino nell’ambito del Concours Reine Elisabeth. Alla serata inaugurale hanno partecipato entrambi i sovrani, e la regina Mathilde ha indossato un abito ricoperto di paillettes di Jenny Packham un po’ eccessivo accanto al sobrio completo blu del re. Vi devo dire la verità, questi abiti paillettati iniziano a stancarmi, però questo non è male, bella la linea e bellissimo il colore. Chic.

Altra serata altro vestito; Mathilde non lascia ma raddoppia e sceglie di nuovo il rosso, in questo caso una tonalità corallo. L’abito monospalla di Costarellos è caratterizzato da un’ampia manica a sbuffo. Fotografie a figura intera non ne ho trovate e sono pronta a rivedere il mio pensiero in qualunque momento, ma visto così lo trovo terribile. Shock.

Optical

(Ph: Olivier Huitel/IPA-AGENCY.NET)

Cambiamo decisamente registro ed esaminiamo qualche mise in fantasia optical, che a me piace sempre. Torniamo a Monaco, per la gara Beatrice Borromeo, ha scelto un total look Dior e noi non siamo sorpresi. Molto bello l’abito pied-de-poule la cui dimensione aumenta scendendo verso l’orlo, completato da ballerine, borsa (la Lady D-Joy Micro Bag) e gli indispensabili occhiali da sole. Très chic.

(Ph: Jean-François Ottonello/Monaco-Matin)

Il giorno prima della gara Charlène ha accompagnato il marito per una serie di impegni, tra cui ringraziare il personale di Croce Rossa che presta servizio durante tutto il lungo fine settimana. Per farlo sceglie un completo dell’amato Akris in jersey a righe. L’idea non è male, ma la linea dei pantaloni non mi convince, e pure la cintura mi perplime; avrei scelto anche scarpe più sportive invece di queste, le slingback Ascent 100 di Gianvito Rossi. Un grande boh.

Di lei parlo poco ma mi piace parecchio: Laurentien dei Paesi Bassi – moglie del principe Constantijn, il minore dei tre figli della ex sovrana Beatrix – il 25 maggio ha compiuto 58 anni e la casa reale l’ha festeggiata con questo bel ritratto. Una donna intelligente equilibrata e consapevole, con un tocco di eccentricità a sottolinearne la personalità. La mise è un po’ così, ma in questo caso passa decisamente in secondo piano. Boh, ma tanti auguri.

Geometrie

La frattura al piede ha dato alla Reina Letizia l’alibi per togliersi (definitivamente?) i tacchi, già ridotti rispetto a quelli altissimi che indossava nei primi anni di matrimonio, nel vano tentativo di bilanciare il 1.97 del consorte. Questa settimana per partecipare a Solo de ciencia – certame di monologhi in lingua spagnola con l’obiettivo di migliorare la comunicazione scientifica – sopra gli amati pantaloni bianchi piazza una blusa di Adolfo Dominguez in un color giallo paglierino (anche se in questo caso sarebbe più opportuno definirla giallo Isabella) con svolazzanti pannelli bianchi. Ma perché? Boh.

Sabato 25 la Giordania ha festeggiato i 78 anni di indipendenza; il 25 maggio 1946 diventò infatti uno stato autonomo dal controllo britannico. Per l’importante celebrazione Rania ha scelto un abito color prugna di Solace London, praticamente l’evoluzione del cape dress, dato che qui la mantella copre una spalla sola per poi arrivare fino a terra. Sarà la solennità dell’occasione, sarà l’indubbia classe della signora che lo indossa, ma mi piace moltissimo, e la cintura etnica è il tocco perfetto. L’unica cosa che non mi convince è la borsa, che non si abbina neanche particolarmente alle scarpe color bronzo (Manolo Blahnik). Superchic.

E per finire…

Col post ci entra poco, ma mi è piaciuta tanto e ve la propongo. Venerdì Queen Camilla ha accompagnato il re alle corse di Epsom; per l’occasione ha indossato un tailleur azzurro di Bruce Oldfield sotto il trench – supertrend di questa stagione e anche delle prossime – il nastro del cappello di Philip Treacy riprende il colore della mise e la borsa di Charlotte Elizabeth, in una tonalità più scura, completa il tutto. Devo dire che nonostante io non ami particolarmente l’azzurro questo abbinamento col beige mi piace molto. Chic.

Royal chic shock e boh – Tra stile e simbolo

Ma quanto ci è piaciuto il cappotto indossato da Rania per i 25 anni di regno del marito, e dunque pure suoi? E vogliamo lasciarlo nell’oblio? Giammai! Partiamo dunque da lei per questo chic shock e boh straordinario. 

Con una sobria cerimonia, che il momento non invita a troppi festeggiamenti, mercoledì 7 la Giordania ha celebrato il giubileo d’argento del sovrano. Notavamo come le signore del nucleo familiare del sovrano fossero in nero; probabilmente in onore di Re Hussein scomparso 25 anni fa, ma secondo altri in segno di lutto per la tragica situazione a Gaza che la regina, di origine palestinese, segue con determinata passione. Rania sublime in un cappotto Dior dall’ampio collo incrociato e dalla linea che si ispira ai classici della maison, È in lana double un particolare tessuto, molto sofisticato, di gran moda fino a qualche decennio fa. Un tessuto doppio, costituito da due orditi e una trama o due trame e un ordito, non necessariamente double face, ma l’aspetto è quello. Ricordo che mia madre aveva alcuni cappotti, tra cui uno cammello all’esterno e avorio all’interno.

Un tessuto la cui lavorazione richiede una capacità artigianale, ragion per cui si trova sempre più di rado; ai tempi d’oro era uno dei grandi saperi della maison Dior. Perdonatemi se mi sono dilungata, ma questo capo non è solo bello, è anche colto se mi passate il termine; Rania lo ha abbinato a borsa Vuitton, modello Chain it. Superchic.

La figlia maggiore dei sovrani, la principessa Iman, è la più informale con pantaloni, dolcevita, e un cappotto sfrangiato Alaïa. Vi dirò, non mi dispiace per niente e mi sembra anche piuttosto adatto alla sua figura minuta. Chic. Mi convince meno la scelta della sorella Iman, con un cappottino Vuitton che non la valorizza appieno, con un orlo che litiga con quello che c’è sotto. È un capo della collezione 2001, per cui potrebbe arrivare dallo sterminato guardaroba materno, il che giustificherebbe l’incerto fitting. Boh.

Dulcis in fundo la principessa ereditaria Rajwa, che evidentemente non è freddolosa e al posto del cappotto indossa un abito midi, semplice ed elegante (ME+EM) completato da un paio di slingback, le Vendome 70 di YSL . Tocco originale la borsa in color verde smeraldo. È la Gabrielle della maison Moynat, molto popolare tra le royal ladies: la regina Camilla ne ha almeno un paio. Sicuramente chic, ma non si può fare a meno di notare come finora la futura regina sia piuttosto defilata. Ieri, 12 febbraio, i sovrani – impegnati in un viaggio in vari Paesi per sollecitare il cessate il fuoco a Gaza – sono stati ricevuti alla White House dal Presidente e dalla First Lady. Con loro c’era il principe ereditario Hussain, ma la moglie Rajwa è evidentemente rimasta a casa. Ora, è vero che questa è una rubrica che si occupa di stile, ma non si può fare a meno di notare l’espressione dei giordani, contrapposta al sorriso – magari solo di circostanza – dei Biden.

(Ph: Jim Watson/Getty Images)

Differenza che si nota anche nei colori scelti dalle due signore: lampone per Jill, molto graziosa, ma come spesso le accade sbaglia i volumi, boh. Nero e grigio per Rania, in total look Dior: polo in cashmere, gonna a ruota, scarpe e clutch. Chic. Prende sempre più corpo l’ipotesi che la regina mostri i suoi sentimenti per la crisi a Gaza anche usando l’abbigliamento; dal 7 ottobre ha infatti indossato solo bianco, nero e colori neutri; un metamessaggio fortemente simbolico e sicuramente interessante. Non so invece come inquadrare la latitanza di Rajwa, interessante anch’essa anche se per motivi diversi. Capisco che il tour dei sovrani sia più politico che diplomatico, per cui magari la sua presenza potesse essere considerata superflua, ma in questi primi mesi di matrimonio si è vista davvero poco. Ha accompagnato il marito in qualche appuntamento all’estero, ma mai in patria, mentre siamo abituati a vedere le nuove principesse, soprattutto se straniere (Rajwa è saudita) impegnate a conoscere direttamente il loro nuovo Paese. Forse l’uso locale è diverso, vedremo, ma i tour reali sono un elemento costante dell’attività di sovrani presenti e futuri. A tal proposito, sono stati annunciati i primi due viaggi all’estero dei nuovi sovrani danesi: Frederik X e Mary saranno in Svezia il 6 e 7 maggio, e in Norvegia il 14 e 15; il 14 maggio è anche il loro ventesimo anniversario di matrimonio, vedremo cosa si inventeranno. Intanto una cosa è certa, non vedremo più i profondi curtsy di cui Mary era maestra.

Proprio di una visita di stato, e proprio in Svezia, tratta la seconda parte di questo post. Ed è una visita dal sapore particolare: quella della coppia presidenziale francese nel Paese scandinavo la cui famiglia reale, i Bernadotte, ha molti legami con la Francia a partire dall’origine. Origine che ha consentito di rifornire i forzieri di gioielli straordinari.

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Ecco dunque i Macron ricevuti a palazzo dai sovrani con due dei tre figli e rispettivi coniugi. Sofia, moglie del principe Carl Philip, ha una certa fascinazione per lo stile lolitesco, nonostante si avvicini ai 40 (li compirà a dicembre). L’abito è di Philosophy, linea disegnata da Lorenzo Serafini; non è brutto, anzi, ma l’indosso è un po’ troppo gnegne: orlo al ginocchio proprio perché più corto non si poteva, calze color carne, scarpine da brava bambina, e capelli sparsi a pioggia; la trovo terribile, è veramente lo stile che piace a lei e io detesto. Shock, senza rancore. Dal lato opposto la principessa ereditaria Victoria vestita dallo stilista del suo cuore, quel Pär Engsheden che firmò il suo abito da sposa. Perfetta per l’occasione: belli il modello e il punto di rosso, inevitabili le Gianvito 105 di Gianvito Rossi, mi piace meno il copricapo che la schiaccia un po’, avrei preferito qualcosa con maggior volume. Comunque chic. Accanto a lei la Première Dame in uno di suoi soliti completini abito+cappotto, immagino Vuitton come quasi tutto ciò che indossa, questa volta in un color menta delicato e piuttosto freddo. Avrei evitato le scarpe nere – che mi sembra siano le sue preferite – ma personalmente mi sarei astenuta anche da quel colorino, dunque… non mi entusiasma, ma abbastanza chic. E arriviamo alla Regina Silvia, che compie uno dei suoi non moltissimi passi falsi. Non tanto e non solo per il datatissimo completo con abito in una fantasia geometrica usata anche per i dettagli della giacchina nera, ma per il basco. Che non è un cappello elegante, e va indossato con la necessaria nonchalanche e non piazzato in capo così rigidamente.

(Ph: Olle Lindeborg / SCANPIX)

Mi sorge un dubbio: la bella Silvia avrà tratto ispirazione da Anne-Aymone Giscard d’Estaing, ritratta in questa fotografia in compagnia del marito allora presidente Valéry e i sovrani di Svezia all’uopo pubblicata dalla Casa reale a testimonianza dei precedenti incontri tra i due Paesi? Shock.

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Scende la sera, e porta con sé il banchetto di stato, le toilettes da gran sera e i diademi. Silvia in viola, ripropone l’abito della maison di fiducia Georg et Arend indossato alla consegna dei premi Nobel 2022. Allora non ci piacque, e francamente nemmeno ora, ma trovo molto divertente la clutch, la Queen of hearts di Judit Leiber. Non aiuta l’equilibrio della mise la fascia della Légion d’honneur indossata nella versione più ampia e non quella sottile riservata di solito le signore. Ma ogni cosa scompare davanti alla storica bellezza della parure di camei: diadema, collier, orecchini, e da quello che intravvedo anche il bracciale. Boh, ma che splendore! Accanto a lei la Première Dame vestita da nonna di Elsa, con uno dei soliti abiti dalla linea smilza, arricchito da una cascata di cristalli. Dalla smorfia direi che non è convinta neanche lei; Lady Violet la trova convintamente shock.

La Principessa Ereditaria Victoria ha scelto uno dei diademi più interessanti della collezione svedese e non solo; una tiara di acciaio il cui sbrilluccichio è dato dalla lavorazione del metallo, essendo totalmente priva di gemme. Un pezzo favoloso, francamente uno dei miei preferiti della collezione svedese. Risale anch’esa all’epoca napoleonica, e si ritiene sia stata creata per Hortense de Beauharnais, figlia dell’imperatrice Joséphine. Accantonata per decenni, fu ritrovata per caso dalla regina Silvia poco dopo le sue nozze, tornando a godere dell’attenzione che merita. E ve lo dico, ce n’è anche un’altra, più piccola, risalente sempre allo stesso periodo. Confesso, ho preferito concentrarmi sulla tiara per sorvolare sul vestito di broccato indossato da Victoria, creato da H&M e indossato in precedenza, di sicuro per la serata dei premi Nobel del 2016. Anno in cui il sofà di Lady Violet non esisteva ancora, sennò lo avrebbe stroncato anche allora. Sembra la carta di un enorme cioccolatino, e pure il marito Daniel mi sembra perplesso. Shock.

Annega nei drappeggi anche Sofia, con una creazione del couturier svedese Lars Wallin. Troppo tutto: troppo ricco, troppo lungo, troppo pasticciato, pure troppe pieghe; e non aiuta la pettinatura con le ciocche che sfuggono morbidamente dal diadema, la sua solita tiara nuziale, questa volta decorata con perle. E mi taccio sulle scarpe con platform Charlotte Olympia; per fortuna si vedono poco! Inevitabilmente shock.