Parliamo finalmente del tour appena concluso dei Duchi di Sussex, e lo facciamo analizzando le mise della duchessa. Il filo conduttore del guardaroba di Meghan in questa occasione è sintetizzabile in due parole: riciclo e chemisier. Una scelta interessante ma declinata non sempre felicemente. Si inizia con un capo già visto, l’abito-camicia azzurro intenso indossato già lo scorso anno durante il tour in Oceania. In quel caso la duchessa era in dolce attesa, in questo è mamma da poco, ed evidentemente il taglio di quest’abito è abbastanza confortevole; il problema è l’ostinazione a indossare la cintura, che esalta la disarmonia tra tronco robusto e squadrato, gambe sottilissime praticamente senza polpacci, e testa piuttosto piccola. Questo è comunque uno di quelli che le sta meglio, anche grazie al colore. Peccato per le espadrillas nere en pendant coi boccoli sparsi sull’affannoso petto. Boh.
Per l’ultimo degli impegni prima di ripartire un altro riciclo, questa volta sentimentale: per incontrare Graca Machel, vedova di Nelson Mandela, Meghan indossa lo stesso abito di Nonie con cui lo scorso anno visitò la mostra organizzata al Mandela Centre di Londra per il centenario della nascita di Madiba. Il modello che evoca più il trench che la camicia a me piace, il colore le sta d’incanto, discreto l’abbinamento con le scarpe Stuart Weizman, ma l’abito è stretto, e l’escamotage di allacciare la cintura sotto il seno aiuta fino a un certo punto. Perché ostinarsi a indossare qualcosa che non è della tua taglia? Boh.
In visita alla più antica moschea del Sudafrica la povera duchessa viene risucchiata dentro una vasta palandrana che ha riportato alla mia memoria di bambina degli anni ’60 quei miei coetanei cui i crudeli genitori compravano capi “in crescenza”, dato che non esistendo fast fashion gli abiti dovevano almeno tre/quattro anni. In questo caso il tutto è, se possibile, peggiorato dalla ballerina flat. Shock.
Da un estremo all’altro: corto e stretto, disastro perfetto. Bishock. Anche Harry è un po’ perplesso, chemisier o chemise de nuit? Boh.
Lady Violet approva, se taglio e lunghezza sono giusti, anche un midi dress (questo è di Aritzia) slancia, e anche con le scarpe piatte (in un color paprika che è uno dei trend di stagione). Chic.
Se non è lo chemisier è la vestaglietta; in cotone a disegni etnici del brand africano (del Malawi) Mayamiko, che le dona poco e perde il carattere africasual causa sottoveste in bella vista.
O in una versione inutilmente ricca de wrap dress, con l’aggiunta di volant all’orlo, dell’amato (da lei) brand Canadese Club Monaco. Ma tanto tutti gli occhi erano per Archie! Boh+boh.
In questo viaggio la Duchessa di Sussex ha riciclato parecchio, forse nell’intento di smorzare le polemiche sulle spese, e ciò è sicuramente apprezzabile; però eventuali cambi taglia – che sono assolutamente normali nel corso della vita, e in questo caso pure dovuti alla più felice delle ragioni – finiscono per inficiare un po’ il risultato. E fingiamo di non vedere quelle décolletées nere sotto un prendisole. Shock.
L’ultimo riciclo è la tuta nera di Everlane, indossata durante la preparazione della September issue di Vogue UK: un capo che costa solo 100 sterline, ed è probabilmente la migliore delle mise indossate durante questo viaggio. Chic.
Anch’io sono rimasta piuttosto perplessa da molte scelte di Meghan. Penso che uno dei motivi principali di tanti “boh” sia dovuto anche alla forma del suo corpo: pur non essendo un’esperta, penso di poter dire che è una bella “mela”… sbaglio? 😬
A lei donano di più i pantaloni (fatta eccezione per quelli tagliati con l’accetta 😒); il dress code di corte, che prevede prevalentemente gonne, la penalizza. Comunque ci sono vestiti e gonne che le starebbero bene…che si impegni di più…o cambi consulente 😉
Questa sì che sarebbe una mini rivoluzione: adoro le gonne, ma sarebbe bello vedere qualche pantalone in più a corte!
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Mia cara, al momento i pantaloni a corte non sono ammessi, magari in futuro. Nel frattempo urge trovare linee e tagli più donanti!
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