Il tempo passa

Lunedì 31 è il trentennale della morte di Roi Baudouin dei Belgi.

Trent’anni sono tanti, e i più giovani lettori del blog probabilmente neanche ricorderanno la sua figura alta e sottile, i modi cortesi ma controllati, lo sguardo gentilmente indecifrabile dietro gli occhiali. Sulle sue spalle a vent’anni era stato posto il peso di ridare dignità alla monarchia belga, uscita con le ossa rotte dalle scelte improvvide e i comportamenti scellerati del padre Léopold, che non aveva raggiunto le nefandezze dell’antenato omonimo ma non si era risparmiato, soprattutto durante la seconda guerra mondiale. Onere accettato dal giovanissimo re con cristiana rassegnazione, mi verrebbe da dire, visto che la grande fede religiosa fu una delle costanti della sua vita.

Entrambi, onere e fede religiosa, divisi poi con lei, Fabiola, con cui condivise anche il dolore dell’assenza di un figlio, tanto desiderato – anche per ragioni dinastiche – e mai arrivato. Non belli, non giovani, non dotati di particolare charme, la cifra di quella coppia era costituita da serietà, sobrietà, rigore, senso del dovere, e almeno nel mio ricordo una certa pudica dolcezza. Una coppia poco mediatica all’epoca -figuriamoci oggi! – spesso contrapposta al fascino dei principi di Liegi, Albert e Paola; più giovani, più belli e chic (soprattutto lei), più disinvolti (alla luce degli eventi recenti, soprattutto lui). E però in pubblico, le Roi e la Reine, spesso prodighi di gesti reciprocamente affettuosi in un’epoca in cui non erano frequenti, e per mano si tenevano solo i bambini.

Per ricordare Baudouin, con la sobrietà che gli sarebbe piaciuta, è stata annunciata l’apertura straordinaria – una volta al mese fino a novembre – della cripta reale che conserva le sue spoglie. La televisione belga invece domenica sera alle 20.45 gli dedicherà il documentario « Baudouin, l’héritage d’un roi » che dovrebbe essere visibile anche sul sito https://www.rtbf.be/

Nell’attesa in questo video a partire dal minuto 40′ il Re Emerito racconta quei giorni, e come accettò una successione che gli era sempre sembrata quanto meno improbabile:  https://youtu.be/g0wPJIE_gSQ

Il tempo passa, e per fortuna porta con sé anche cose belle, come i figli dell’attuale sovrano, Philippe. A conclusione delle celebrazioni per i suoi dieci anni di regno sono state diffuse queste belle immagini con la Duchessa di Brabante e il fratello Gabriel, nelle loro uniformi militari. Ecco, il tempo che passa nei prossimi anni ci offrirà in Belgio – ma anche in Svezia e poi in Norvegia – un confronto inedito, quello tra una Regina sul trono e uno spare maschio, qualcosa che ancora non abbiamo mai visto. Sarà molto, molto interessante.

(E per fortuna ci sono i gradini)

Un royal wedding di 60 anni fa

Il 15 dicembre di sessant’anni fa Bruxelles è vestita a festa: si sposa il Re.

Baudouin ha 30 anni e siede sul trono dei Belgi dal 16 luglio 1951, quando non ne aveva ancora ventuno. A cinque anni perde la madre, l’amata e giovanissima Regina Astrid, morta in un incidente stradale. Di anni ne ha nove quando scoppia la guerra; pochi mesi dopo i Tedeschi invadono il Belgio violandone la neutralità, e la famiglia reale finisce reclusa nel Castello di Laeken. Quattro anni dura la segregazione, poi finisce internata in campo di concentramento, da dove viene finalmente liberata dalla truppe alleate.

I Belgi però non perdonano a Leopold III il comportamento tenuto durante il conflitto, né il secondo matrimonio con Mary Lilian Baels; scoppia la questione reale, il Re va in esilio in Svizzera e il quindicenne Baudouin lo segue. Finalmente nel 1950 un referendum consente a Leopold III di rientrare, ma il sovrano preferisce lasciare il trono al figlio. Baudouin è un uomo timido, serio, sobrio, riservato. Ed è solo. Il ruolo di sovrano di un paese cattolico, sostenuto tra l’altro da una profonda fede religiosa, richiederebbe al suo fianco una fanciulla di sangue blu appartenente alla Chiesa di Roma, e a un certo punto all’orizzonte ne compare una. L’Infanta Pilar, figlia maggiore di Don Juan, Conte di Barcellona (padre del Rey Emérito Juan Carlos) ha vent’anni, e la sua famiglia cerca con discrezione un marito per lei.

Pilar è una ragazza volitiva, con una solida struttura fisica e il naso aristocratico ma importante dei Borbone. Viaggia spesso accompagnata da Doña Fabiola de Mora y Aragón, nobile fanciulla che ha otto anni più di lei, un aspetto e un comportamento ispirati alla sobrietà e all’understatement. Difficilmente questa potrebbe oscurare quella, ma è proprio ciò che accade: Baudouin le incontra, non resta particolarmente impressionato da Pilar ma con Fabiola è il coup de foudre. Il 22 settembre 1960 l’annuncio del fidanzamento (qui trovate il delizioso servizio della Settimana Incom https://youtu.be/VmBM5nRRYj0).

Fabiola non sembrerà una star hollywoodiana, ma sceglie uno degli abiti più belli ed eleganti di sempre. Lo crea per lei il connazionale Cristóbal Balenciaga, che usa solo tre materiali: seta, tulle per il velo ed ermellino, (sembra che la modesta sposa lo avrebbe evitato, ma la madre la convinse).

Il corpino aderente con maniche 3/4 si apre in una gonna dall’ampiezza contenuta; il punto focale è tutto nel collo, profilato dalla pelliccia che si allunga sulla spalle e borda tutto lo strascico, lungo sette metri ed evoca davvero un manto regale; un tocco di ermellino sottolinea la vita.

L’abbondante velo di tulle è fermato dalla tiara delle Nove Province, che è senz’altro un diadema piuttosto pesante; sicuramente tutto l’insieme abbia una certa pesantezza, ed è proprio questa a renderlo perfetto.

L’abito e il diadema sottolineano la trasformazione di Fabiola, che nel giro di poche ore diventa regina, donano fascino e regalità a una sposa non giovanissima (ha 32 anni, che all’epoca erano tanti) e neanche particolarmente graziosa, esaltando i suoi punti di forza: la dignità, e una signorilità che diventa regale.

Trentadue anni dura il matrimonio, fino alla morte di Baudouin, il 31 luglio 1993. Lontanissima dal fasto caciarone dei rotocalchi, sarà una coppia solidissima, che vivrà in simbiosi col collante di una fede incrollabile; supererà le difficoltà della vita e quelle della corona, il dramma della mancanza di un figlio e la tragedia dei cinque aborti spontanei.

Dimostrando che a volte gli amori da favola si trovano dove meno te li aspetti.