Per ragioni di opportunità istituzionale e forse anche di interesse personale – è laureata in Storia dell’Arte – la Principessa di Galles ha il patronage del Victoria and Albert Museum che, oltre ad essere uno dei posti del cuore di Lady Violet, è il museo di arti applicate più importante al mondo, e vale ogni visita che gli dedicate.
Quest’anno il museo è protagonista di un’operazione interessantissima: il 31 maggio ha infatti aperto un nuovo spazio, lo V&A East Storehouse, nella zona est di Londra. In pratica diventa visitabile lo sterminato magazzino, ricco di oltre mezzo milione di reperti e oggetti: dall’archeologia alla moda, dal Rinascimento al design contemporaneo, tutto diventa consultabile, conoscibile, ammirabile. Ora dovrei sottolineare che sono operazioni come questa che pongono al vertice una città e la sua vita culturale (piuttosto che l’organizzazione di mostre ed eventi anche prestigiosi) visto che questa cambia proprio il modo di avvicinarsi all’arte, ma stendiamo un pietoso arazzo e andiamo avanti.
(Ph: @thetimes)
Nella sua veste di patronessa Catherine ha visitato in giugno la nuovissima sede espositiva, selezionando alcuni pezzi per un piccolo allestimento attualmente visibile, dal titolo Makers and creators, per il quale la principessa ha scritto anche la breve presentazione.
Tra gli oggetti selezionati da Catherine un paravento disegnato da John Henry Dearle, assistente William Morris; un costume creato dal celebre scenografo e costumista Oliver Messel per Diana Vere nel balletto The Sleeping Beauty messo in scena dal Royal Ballet nel 1960 e una trapunta gallese realizzata a mano nello stile patchwork.
La notizia della mostra arriva giusta giusta per stemperare le polemiche causate dalle vacanze estive della famiglia Wales, che con i Middleton ha affittato uno yacht superlusso per una piccola crociera nell’area di Cefalonia e dello Ionio meridionale.
Quanto a noi, è l’occasione per studiare il nuovo stile di Catherine, in tailleur blu di Alexander McQueen con scarpe Prada, e soprattutto la nuova pettinatura, con i capelli lunghi e molto più chiari, pettinati a onde. Con la cautela che si deve a chi si è sottoposta di recente alla chemioterapia, e proprio con i capelli potrebbe avere avuto dei problemi, confesso che personalmente questa versione non mi convince. Ma lei sembra stare bene, e questo e l’importante.
Makers and creators resterà visibile fino all’inizio del 2026, un’occasione interessante per chi è a Londra o ha in progetto di andarci nei prossimi mesi. E visto che l’estate è il periodo in cui si ha più tempo da dedicare a esperienze culturali, e magari si organizzano viaggi e visite per il periodo natalizio, vi sto preparando un post con una serie di suggerimenti per mostre ed eventi che potrebbero essere interessanti. Intanto vi preannuncio la grande mostra che verrà allestita a Roma, alle Scuderie del Quirinale, dal 24 ottobre al 3 maggio 2026: Tesori dei Faraoni, che si preannuncia un appuntamento imperdibile per cui potremmo anche organizzare una visita guidata. Stay tuned!
L’argomento clou di questi giorni pr ogni royal watcher è naturalmente la visita di stato di Monsier le President de la République e di Madame Macron nel Regno Unito, ma dato che ne parlano tutti noi lasciamo sedimentare, e ci torneremo nei prossimi giorni.
(Ph: Yui Mok/PA)
Oggi ci concentreremo su qualcosa di inerente ma laterale, e siccome l’estate mi stimola la polemica fatemi dire una cosa. Da due giorni non faccio che leggere frasi tipo: “Kate, prove tecniche da regina” “William e Kate presto sul trono” e addirittura “Carlo il re uscente”. Col tatto del proverbiale elefante nell’altrettanto proverbiale cristalleria si allude evidentemente alla malattia del re che potrebbe causarne la dipartita in tempi brevi. Permettetemi di commentare: 1) queste cose rischiano di portare male non tanto all’oggetto dei commenti, l’incolpevole Charles ma anche, e direi soprattutto, agli autori di tali pensieri, per cui knock on wood (che sarebbe l’equivalente inglese del nostro toccate ferro) e fatela finita. 2) l’elefante nella cristalleria è comunque più elegante.
(Ph: Aaron Chown/Getty Images)
Se i sovrani hanno festeggiato i vent’anni di matrimonio alla serata di gala al Quirinale durante la loro visita di aprile, un’altra royal couple ha celebrato l’anniversario durante lo state banquet di martedì sera: i Duchi di Gloucester. Lui, Richard, è il minore dei due figli che Henry Duca di Gloucester ebbe da Lady Alice Montagu Douglas Scott. Suo padre era fratello di King George VI, dunque lui cugino di primo grado di Queen Elizabeth. Lei, Birgitte van Deurs, è una ragazza danese che va a imparare l’inglese a Cambridge, dove lui studia architettura. Si conoscono così, due ragazzi come tanti. Quando la relazione si fa seria, lei trova lavoro come segretaria all’ambasciata di Danimarca a Londra. Si sposano l’otto luglio 1972 nella chiesetta di St Andrew’s a Barnwell, villaggio del Northamptonshire dove i Gloucester hanno la casa di campagna. È un matrimonio low profile, e così probabilmente la giovane coppia pensa al proprio futuro, una vita normale, col legame con la royal family sullo sfondo.
Ma il destino ha in serbo per loro un’altra vita, che inizia con una tragedia. Cinquantun giorni dopo il matrimonio William, affascinante fratello maggiore dello sposo, muore in un incidente aereo (ne abbiamo parlato qui: A Royal Calendar – 28 agosto 1972). Richard diventa dunque erede del titolo paterno, che assume alla morte di Henry, meno di due anni dopo. Nel tempo i duchi si sono rivelati una presenza fondamentale per Queen Elizabeth, e ora per King Charles, fedeli e affidabili, sempre al servizio della Corona. E Lady Violet confessa un debole per lei e il suo personalissimo senso dello stile.
Dopo aver parlato male della stampa italiana e bene dei Duchi di Gloucester proseguiamo parlando benissimo del sempre rimpianto Prince Philip. Lunedì 7 è morto Lord Tebbit, che fu ministro con Margaret Thatcher, e la stampa ha riportato alcuni episodi della sua vita, tra cui uno riguardante sua moglie. All’inizio degli anni ’80 la lotta indipendentista irlandese era ancora molto attiva, e il 12 ottobre 1984 l’IRA mise una bomba al Grand Hotel di Brighton, dove si teneva il congresso del Partito Conservatore. Ci furono cinque morti e una trentina di feriti, tra cui Lady Tebbit, che rimase paralizzata e trascorse il resto della sua vita sulla sedia a rotelle. Alcuni anni dopo, i Tebbit parteciparono a uno state banquet. Prince Philip, rendendosi conto della difficoltà della signora nell’usare le posate, mise da parte le sue e iniziò a prendere il cibo con le mani, così che lei potesse fare lo stesso senza sentirsi in imbarazzo. Meravigliosa lezione di umanità, di empatia, e anche di bon ton, quell’educazione vissuta e non esibita, che rende tutto piacevole, e a volte prezioso.
(Ph: Getty Images)
Invece ci tocca vivere il tempo in cui il web è inondato dalla foto che mostra Monsieur le President sembra fare l’occhiolino alla charmante Principessa di Galles. Tentativo di seduzione à la française? Bruscolino nell’occhio? Semplice cecagna dopo una giornata impegnativa? Temo che il titolo dato all’ultimo post di Lady Violet sia stato profetico: Macron, che pasticcion!
Va bene, non è colpa di lui, Emmanuel, che anzi povero non c’entra nulla, ma altrimenti non mi riusciva la rima…
(Ph; Jonathan Brady/PA Wire)
Dunque, oggi è il primo giorno della visita ufficiale dei Macron nel Regno Unito.La coppia presidenziale è stata ricevuta a Windsor, dato che Buckingham Palace è impraticabile causa lavori di restauro e ristrutturazione. Emmanuel e Brigitte sono stati accolti da William e Catherine e poi accompagnati dai sovrani. Naturalmente ne parleremo in dettaglio, ma questa sera vi segnalo un grottesco siparietto: non saprei dire perché, ma l’autista del van che portava il bagaglio degli ospiti francesi è partito a tutta birra ma con gli sportelli aperti, perdendo nello sprint varie valigie.
Eccesso della famosa (e calda) birra britannica? Omaggio tardivo alla Révolution, che fece perdere la testa a reali e nobili e aprì la strada ai presidenti (dunque anche a Macron)? Complotto da parte di qualche stilista trascurato dalla Première Dame? Je ne sais pas, ma mi sembra un debutto niente male.
L’arrivo dell’estate – non riesco a chiamarla bella stagione, sorry – porta con sé un deciso cambiamento nell’abbigliamento; naturalmente nel peso dei tessuti, ma anche nei colori. Abbonda il bianco, ma anche chi non è abbronzato osa tonalità più accese e brillanti, e questa volta abbiamo coperto l’intero spettro.
ROSSO
(Ph: Ludovic Marin/Getty Images)
Amato in tutte le stagioni e molto usato dalle royal ladies per il diplomatic dressing, visto che compare sulla maggioranza delle bandiere, in questi giorni è stato assai gettonato. Nel fine settimana del 7 e 8 i Macron hanno compiuto una visita ufficiale a Monaco; e quella che sembra una notizia trascurabile ha invece il suo peso, dato che i rapporti con la Francia sono fondamentali per l’esistenza stessa del Principato. Per dirne una, “nel 1999, Monaco ha ottenuto il diritto di coniare monete in euro recanti lo stemma del Principato, coniate dalla Zecca di Parigi. Nel 2001, è stata firmata una convenzione monetaria tra la Francia (per conto della Commissione Europea) e Monaco, per l’introduzione dell’euro nel Principato” (fonte: https://www.diplomatie.gouv.fr/fr/dossiers-pays/monaco/relations-bilaterales). Rosso sceglie Charlène per la serata di gala: un abito girocollo, smanicato, con vita allungata, da cui partono pannelli di un tessuto leggero e morbido. Ignoto il creatore, probabilmente francese; famosi i sontuosi orecchini di brillanti firmati Graff, la cui opulenza è messa in risalto dalla linea semplice del vestito, chic. Onorati i colori della bandiera monegasca grazie alla scelta di Brigitte Macron in total white Dior. Certo, di cape dress ne abbiamo visti tanti, ma questo si distingue per il modello perfetto, quasi una scultura. E lasciatemi lodare la scelta di Brigitte che, partendo da una condizione di meno – meno giovane, meno alta – pareggia, e secondo me vince la gara, con una mise che è veramente più. Superchic.
(Ph: Patrick van Katwijk/Getty Images)
I sovrani olandesi sono stati in visita ufficiale nella Repubblica Ceca, e Máxima non si è smentita. Per la cena di gala nel palazzo presidenziale di Praga ha abbinato i rubini della tiara Mellerio, con i suoi orecchini, all’abito monospalla di uno dei suoi couturier preferiti, Jan Taminiau. So che molti non amano questo modello, ma trovo che sia disegnato perfettamente per valorizzare la silhouette della regina. E si sa, se cerchiamo l’understatement non lo troveremo nei Paesi Bassi. Chic. Simpatico il contraltare offerto dalla signora Eva Pavlovà, consorte del presidente ceco Petr Pavel, col suo vestitino azzurro, che non sembra affatto impressionata dalla sua ospite.
La serena bellezza di Mary di Danimarca è esaltata dal rosso, colore che sceglie spesso. La scorsa settimana i sovrani danesi, accompagnati dalla figlia minore Josephine, hanno visitato le isole Færøer, che pur essendo autonome fanno parte del Regno di Danimarca. Prima di tornare a Copenaghen Frederik e Mary hanno offerto un ricevimento a bordo del vascello reale. La regina è andata sul sicuro scegliendo l’abito rosso di Raquel Diniz che ha indossato spesso (News – visita di stato francese in Danimarca). Questa occasione mi sembra più adatta di altre per quel modello, mi ricorda gli abiti da pomeriggio indossati da mia madre, e naturalmente apprezzo molto il continuo riuso, quindi chic.
ARANCIONE
(Ph: @MonarchieBe)
Mathilde dei Belgi deve amare molto l’arancione, lo indossa spesso e le dona molto. Lo ha scelto anche martedì 10 per la visita alle nuove sale, dedicate all’Art nouveau et all’Art déco, dei Musées royaux d’Art et d’Histoire, indossando una mise già vista. Un completo creato da Natan e composto da pantaloni e blusa con orlo asimmetrico. Molti i commenti sarcastici, incentrati sull’effetto “detenuto a Guantanamo”; personalmente trovo che ci sia qualcosa di peggio.
(Ph: @MonarchieBe)
Il fitting della blusa, che tira al giromanica e fa difetto sul seno (e sembra pure scomoda). La domanda come sempre è: ma come può una creazione couture, cioè fatta su misura, presentare questi difetti? E se il corpo cambia, com’è naturale, non si può intervenire sugli abiti? Boh.
GIALLO
(Ph: Jonas Ekströmer/TT)
Il 13 giugno 2015 il principe Carl Philip di Svezia sposava il suo grande amore Sofia Hellqvist. Venerdì 13 la coppia ha festeggiato il decimo anniversario di un matrimonio che sembra andare a gonfie vele battezzando la piccola Ines, unica femmina nata dopo tre maschi. Sofia ha scelto il giallo limone per l’abito in chiffon dello stilista svedese Lars Wallin.
L’idea di un colore brillante per un battesimo, al posto delle classiche tinte pastello, non mi dispiace, ma la realizzazione no. In particolare le balze della gonna hanno qualcosa di poco armonico, e penso di aver capito perché. Il modello si ispira (se non è esattamente lo stesso) a un abito da sera dello stesso stilista che Sofia ha indossato qualche anno fa.
(Ph: Instagram @larswallinofficial)
La gonna così composta ha un tocco flamenco che non mi dispiace, ma accorciandola non funziona più. Sofia ha abbinato un cerchietto che messo tra i capelli mossi faceva solo confusione, e le sue famose Louboutin gialle, modello Duvette Spikes 100, ma i tacchi alti per un abito di quella lunghezza (e con un bebè in braccio) francamente li lascerei nella scarpiera.
(Ph: Claudio Bresciani / TT)
Tanti auguri alla piccola, alla mamma e a tutta la famigliola, ma shock.
VERDE
(Ph: The Royal Family)
Lasciamo Sofia e raggiungiamo Sophie, impegnata sabato nel Trooping the Colour in onore di King Charles III. La Duchessa di Edimburgo è arrivata sulla “carrozza cognati”, in compagnia di Tim Laurence, marito della Princess Royal: entrambi i loro coniugi erano a cavallo insieme col Principe di Galles, mentre il re ha preferito un più confortevole landò. Attente al colore della mise di Sophie, il verde bosco: non è particolarmente estivo ma nei prossimi mesi sarà di gran moda. L’abito di Beulah London in crepe di lana (!) è caratterizzato dallo scollo a V e dalle ampie (molto ampie) maniche. La linea è quella stile anni ’50, che la duchessa predilige, ma che richiede un minimo di cautela per non rischiare di sembrare più agée, cosa che questa volta è accaduta a Sophie, complice anche il pillbox col fioccone (il modello Roma di Jane Taylor) che non ringiovanisce l’insieme.
(Ph: Getty Images)
Neppure il colore la aiuta, l’avrà scelto per armonizzarsi con la fascia dell’Antichissimo e Nobilissimo Ordine del Cardo, il più antico di Scozia, indossato dal marito? Boh.
(Ph: Jim Bennett)
Però diciamo una cosa, nonostante il look da prozia, una prozia come lei è unica. Lo pensiamo noi, e sono certa lo pensi anche Louis.
Verde oliva per Máxima, impegnata mercoledì ad Amsterdam nel Global Summit del Consumer Goods Forum. Colore non facile, a me starebbe malissimo ma lei lo porta bene. Non capisco se sia una tuta o un due pezzi, ma questa volta Natan mi ha convinta: mise molto adatta sia all’occasione sia alla signora che la indossa. Piccola nota a margine: quando Gianvito Rossi ha disegnato la sue décolletée classiche, fantasiosamente chiamate Gianvito, ha compiuto un passo fondamentale per il suo successo: sono le più amate dalle royal ladies, che ne possiedono in quantità industriale in ogni sfumatura e le indossano spesso. Quelle che ha completano la mise della regina olandese in questa occasione sono di camoscio lime. Tutta la mia invidia, e sicuramente chic.
(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)
Martedì 10 e mercoledì 11 il Presidente Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, ha compiuto una visita ufficiale in Lussemburgo. Per La cena di gala la futura granduchessa Stéphanie – immagino in omaggio alla nostra bandiera – ha indossato un abito verde, più scuro di quello che campeggia sul tricolore ma nella tonalità che impazzerà in autunno. La prima cosa a colpirmi di questa creazione (Natan) è la lunghezza, che incomprensibilmente si ferma a dieci centimetri da terra. Ho anche pensato che fosse un prestito della suocera (accade con una certa frequenza) e la differenza di altezza tra le due avesse fatto il resto,
(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)
Invece sembra sia nuovo, per cui permane il mistero. Il modello ha uno scollo all’americana, di cui solitamente si apprezza il rigore geometrico, qui compromesso dall’aggiunta di quelle maniche che lo trasforma in un infelice cape dress; senza infamia e senza lode le scarpine LK Bennett, di un verde leggermente diverso. Shock. Quanto alle due prime dame, mesta e spettinata Laura Mattarella con una blusa nera dalle maniche a kimono su gonna bianco ottico che spara un po’; più divertente Maria Teresa infagottata in abito dalla forma indefinibile (Jean-Paul Knott), migliorato dalla bella collana. Un grande, enorme boh.
AZZURRO
Eccoci finalmente alla mise, e al personaggio, che molti di voi aspettavano: la Principessa di Galles al Trooping the Colour. Con una premessa: Lady Violet non ama l’azzurro, ma ciò che veramente detesta è la gamma dall’acquamarina al turchese e ritorno – comprese le omonime gemme – con un’avversione insanabile per il tremenderrimo tiffany, accettabile solo sulle scatole della famosa gioielleria. Immaginate come ci sono rimasta quando sabato ho visto Catherine. Recuperata l’equidistanza del cronista, andiamo ad esaminare la mise. Diciamo subito che Catherine era splendente, e questo è ciò che conta, soprattutto dopo i recenti trascorsi. La sua scelta per l’occasione è caduta su una creazione di Catherine Walker: un pardessus azzurro (che a seconda della luce sembra più turchese o più acquamarina) su un abito dello stesso colore. Il punto saliente del modello – chiaramente ispirato agli anni ’80 – sono i dettagli bianchi scelti per colletto, rever, polsi, i profili delle tasche e quelli interni. In molti hanno trovato delle somiglianze con un paio di mise con lo stesso abbinamento di colori indossate da Diana. Direi che più che a qualcosa indossata da lei, mi dà l’idea di un capo che avrebbe potuto indossare. Naturalmente lontano dall’artefice della sua svolta glam, Gianni Versace, che sicuramente glielo avrebbe fatto lasciare sull’attaccapanni all’ingresso. Non mi piace, e per fortuna la principessa non ha coordinato anche le scarpe, preferendo un paio di Gianvito Rossi (sì, anche lei) in un camoscio di una tonalità simile al suo incarnato.
Quello che fa la differenza secondo me è il cappello di Juliette Botteril: un modello non particolarmente originale, ma nello stesso colore dell’abito, che così saturo dona particolarmente e incornicia bene il suo bel viso. E ha il pregio di creare delle ombre che smorzano quel bianco abbacinante. Accanto a lei la deliziosa Charlotte, infilata in un abitino tristanzuolo coordinato a mammà. Insomma, bellissime entrambe, bellissimo vedere Catherine risanata e così splendente, ma la mise è veramente un grande, immenso boh.
(Ph: Eric Mathon/Princier Palace)
Inserimento al volo, mentre stavo chiudendo il pezzo. Ieri sera a Montecarlo si è chiuso il Festival della televisione: Charlène è arrivata al braccio del marito, con un abito celeste ghiaccio, creato probabilmente da Vuitton, con scollo all’americana da cui partono due bande che circondano i gomiti. Mi ha molto perplessa, e non perché evidenzia le notevoli spalle della principessa, anzi. Poi ho capito: lo trovo, scusate il termine forte, piuttosto osceno.
Probabilmente perché lascia scoperto il punto dell’ascella, che è un luogo privatissimo. E in movimento il tessuto così chiaro rivela dettagli del corpo in modo per me eccessivo. Che vi devo dire, sono antica! Aspetto il vostro parere, per me è letteralmente shock.
BLU
(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)
I Mattarella ricevuti dai Granduchi al loro arrivo in Lussemburgo, martedì 10. Quando una di voi mi ha inviato la foto ho pensato che avessero indetto le olimpiadi della geometria, oltre a quelle della matematica. Senza infierire, intanto mi chiedo chi sia il creatore di quella giacca/poncho romboidale. Poi vorrei fare un’osservazione: per indossare modelli così particolari, sempre che sia proprio necessario, non basta il fisico, che Laura Mattarella avrebbe pure, essendo alta e sottile, ma una certa personalità. Una delle prime indicazioni che si danno alle indossatrici è di sentire l’abito che indossano, per poterlo interpretare. La mia impressione è che la First Daughter si sia ritrovata a dover sostenere un ruolo che probabilmente non si aspettava, e ancor meno le interessa. Lo esercita con la signorilità che le è propria, va bene così e non c’è bisogno degli effetti speciali. Shock. Le fa da contraltare Maria Teresa, con una corta cappa azzurro chiaro (Natan) e pantaloni blu con una gamba più corta dell’altra. Mi piace solo la spilla fiore di Iradj Moini con i leggeri petali di ametista. Shock pure lei.
Ph: James Whatling)
Martedì 17, primo giorno alle corse di Ascotal cospetto dei sovrani e della Royal Family nella sua forma, diciamo così, allargata, data la presenza di Sarah, già Duchessa di York. Simpatica, positiva, coraggiosa – e mi riferisco ai recenti problemi di salute che ha sofferto anche lei – adorata dalle figlie, non particolarmente stilosa diciamo così. Si butta sul total blue scegliendo una giacca di pizzo indossata su un abito più scuro – lo sapete sì, che non esistono due blu uguali a meno che non nascano insieme? – troppo corto, che termina con un orlo a fazzoletto. Le ho sempre invidiato le caviglie, sempre sottili e nervose nonostante gravidanze, aumenti di peso e temperature torride. Le gambe un po’ meno, non valorizzate da quel tipo di lunghezza che mi sembra pure poco confortevole, rischiosa ad ogni seduta e a ogni colpo di vento. Diciamo che facendo la media tra il suo abito e quello della figlia Beatrice vengono fuori due orli accettabili. Eccessiva la veletta del pillbox, sprecata la borsa Chanel.Shock, e così abbiamo sfatato il mito che il blu sia sinonimo di eleganza.
VIOLA
Torniamo al battesimo della piccola Ines di Svezia, cui ha partecipato tutta la famiglia, compresa la zia Madeleine col marito Chris O’Neill e i tre figli Leonore, Nicolas e Adrienne. La principessa ha scelto un abito di Safiyaa, maison londinese gettonatissima tra le royal ladies soprattutto per i suoi cape dress. Quello di Madeleine è il modello Loura in crêpe, che è definito abito ma sembra un due pezzi, caratterizzato dalla fascia orizzontale che copre le braccia sostituendo le maniche. In un bel lilla, definito “lupine” dal fiore del lupino, che è violaceo. Se vi piace, ora è in saldo su MyTeresa https://www.mytheresa.com/it/it/donna/safiyaa-abito-midi-loura-in-crepe-con-peplum-viola-p00994910
Completano la mise un cerchietto con veletta, un paio di Manolo Blahnik in camoscio nude, e la clutch Knot di Bottega Veneta, altro oggetto popolarissimo tra le teste coronate (infatti la portava anche la sorella Victoria, in un altro colore). A me piace, e non solo per il colore. Certo per noi è un po’ overdressed, ma considerate che le signore svedesi portavano anche la spilla del reale ordine di famiglia, e i signori erano in alta uniforme o in tight. Chic.
E voi, qual è il vostro colore preferito? Qualunque sia, viva sempre l’arcobaleno!
C’è un piccolo mistero ad Ascot: era annunciata per oggi la presenza dei Principi di Galles, ma in mattinata hanno iniziato a girare voci sul fatto che Catherine non ci sarebbe stata, e ora la notizia è confermata. Nella prima carrozza, che apre la Royal Procession, insieme ai sovrani c’è William e il principe sudita presente anche ieri.
Dov’è la principessa? È successo qualcosa? Forse – è quello che speriamo – è solo stanca dopo l’intensa attività degli ultimi giorni. A fugare i dubbi e a dare manforte è arrivata mamma Carole, accompagnata dalla nuora Alizée e grande dispensatrice di sorrisi. È questa la forza dei Middleton, che si aiutano e si supportano in ogni occasione; e il motore di tutto è lei, la matriarca Carole, che magari non sarà simpaticissima ma si sta rivelando una gran donna, un fiore d’acciaio. Sperando di rivedere presto il bel sorriso della figlia, non appannato da problemi seri.
Questa è la settimana più impegnativa dell’anno per la Royal Family: sabato c’è stato il Trooping the Colour, domani inizia Ascot e oggi è l’Order of the Garter Day. Attualmente fanno parte dell’Ordine molti membri della famiglia reale: oltre al Re e alla Regina il Principe di Galles, i Duchi di York ed Edimburgo e la Princess Royal (fratelli e sorella del sovrano) più alcuni cugini della defunta Queen Elizabeth: la principessa Alexandra, il Duca di Kent e i Duchi di Gloucester. In pratica sono escluse giusto Sophie di Edimburgo e la Principessa di Galles. Che non sono apparse particolarmente afflitte dall’esclusione, anzi sembravano di ottimo umore.
Alla tradizionale cerimonia tenuta a Windsor, nella St George’s Chapel, hanno partecipato in abiti chiari e cappelli ampi; in rosa Sophie – abito Suzannah London e cappello Jane Taylor, entrambi già indossati – in avorio Catherine, con un bel cappello a pagoda di Sean Barrett e un abito che dovrebbe farvi suonare un campanello. Vi ricorda niente? Seguite il link: Il caffè del lunedì – Dress a Princess.
Questa settimana la Royal Family è impegnata a celebrare il VE Day, (Victory in Europe Day), la vittoria nella Seconda Guerra Mondiale che ha garantito all’Europa e al mondo intero la libertà dai regimi nazifascisti e il sogno di una (relativa) pace.
King Charles e Queen Camilla hanno guidato l’evento principale (ce ne saranno altri fino a venerdì) che ha riempito Londra di bandiere e dei non moltissimi veterani ancora in vita. La famiglia si è affacciata al balcone di Buckingham Palace come è solita fare nelle grandi occasioni, e come fece anche quel giorno di maggio del 1945, ospitando eccezionalmente il Prime Minister Winston Churchill (che dopo aver salvato il mondo, e scusatemi l’enfasi, perse le elezioni; perché certe cose non cambiano mai).
(Ph: Getty Images)
In onore del nonno, l’amato George VI, il Re ha indossato l’uniforme della marina; il Principe di Galles quella della RAF. La Princess Royal, accompagnata dal marito, il Vice Ammiraglio Tim Laurence, indossa l’uniforme da First Aid Nursing Yeomanry; la stessa della madre Elizabeth nl 1945; anche il Duca d’Edimburgo e l’ottantanovenne Duca di Kent sono in uniforme. La Regina ha scelto uno dei tanti soprabiti azzurro scuro con cappello en pendant, Sophie un robe manteau a quadretti rosa e avorio, Catherine la mise color bacca di Emilia Wickstead che abbiamo già ammirato in precedenza (soprattutto Lady Violet, che quando vede queste tonalità fa gli occhi a cuoricino).La principessa ha appuntato sul bavero le ali d’oro della RAF, probabilmente in onore del nonno Peter Middleton, pilota combattente in quella guerra.
(Ph: REUTERS)
Come sempre i tre principini hanno catalizzato tutta l’attenzione: Charlotte deliziosa con cappottino tartan, i suoi fratelli in giacca blu e cravatta. George sempre più disinvolto, Louis sempre allegro ma un po’, passatemi il termine, professionale.
Sembra che il piccolo di casa abbia partecipato con entusiasmo dato che è nella fase in cui pensa di fare da grande il pilota di caccia.
Come si fa a restare impassibili al passaggio delle Red Arrows, la versione britannica delle frecce tricolori? Non si può.
La fotografia l’ho vista solo questa notte, ma è troppo bella per non riproporvela.
Ieri i Principi di Galles hanno festeggiato 14 anni di matrimonio. Lo hanno fatto con una visita in Scozia, nell’isola di Mull. Visita priva di formalità, ma non di significato; in fondo non è proprio in Scozia, all’università di St.Andrews, che i due si sono conosciuti da ragazzi?
Tanto è accaduto in questi anni: una vita senza dubbio privilegiata, piena di impegni, viaggi e incontri interessanti, tre bei figli, un futuro magari meno libero di altri ma senz’altro luminoso. E poi la crisi, il cancro di lei che rimette tutto in gioco. Ora Catherine è in remissione, e speriamo che sia il preludio alla guarigione totale; la mia impressione è che quello che poteva distruggere ha rafforzato e reso più solido. Grazie alla maturità, all’equilibrio, alla forza; grazie ai genitori di lei e alla famiglia di lui, che li hanno compresi, supportati, protetti. E questa splendida foto, in particolare il tenero atteggiamento di William, mi fa pensare che questa nuova vita sarà ancora migliore della precedente.
Oggi è il giorno di San Patrizio, patrono d’Irlanda, amatissimo nel mondo anglosassone, ed è anche la ragione per cui la rubrica domenicale è scivolata eccezionalmente a lunedì. Ero certa che la Principessa di Galles non ci avrebbe delusi, e così è stato.
(Ph: Getty Images)
Nella sua veste di Colonnello delle Irish Guards Catherine ha partecipato alla tradizionale parata nella caserma Wellington Barracks, nel centro di Londra; evento in solitaria che ha affrontato con grazia e sicurezza, da par sua. Evento cui l’anno sorso non aveva partecipato, trovandosi nel mezzo della tempesta causata dal cancro, il che rende questa giornata ancora più preziosa. Il verde è d’obbligo, e lei ha scelto una tonalità profonda per il già visto, bellissimo cappotto Alexander McQueen e per il cappellino Lock & Co. aggiungendo accessori neri, e soprattutto la deliziosa spilla trifoglio disegnata da Cartier. Un gioiello che non appartiene alla principessa, né alla Royal Family, ma al reggimento delle Irish Guards, che all’occorrenza la presta alle royal ladies. Veramente, ma veramente chic.
Lunedì scorso altro giorno importante per la Firm, con la celebrazione del Commonwealth Day. Lady Violet già pregustava di ammirare nuove toilette, e invece le signore Windsor sono andate al risparmio, tirando fuori dall’armadio mise già indossate in precedenza.
Sua Maestà la Queen Consort evidentemente sente arrivare la primavera e si veste i un pastelloso rosa Barbie; il soprabito (Fiona Clare) ha una manifattura piuttosto raffinata, ma certo il colore è un po’ too much, forse perché siamo ancora avvolti dai grigi dell’inverno. Apprezzo la scelta di un cappello (come sempre Philip Treacy) di dimensioni contenute visto il tipo di cerimonia, ma in questo caso contribuisce all’effetto bambola, cosa che Camilla sicuramente non è. Mi piacciono molto gli accessori in un freddo greige – la borsa non si vede nella foto ma è una Fendi, la celebre Pikaboo – ma in generale per me è boh. Très chic il re con cravatta armonizzata, ma non rigidamente abbinata, alla mise della sua consorte.
Catherine ha scelto la sicurezza di un look indossato in varie occasioni e differenti colori. Il cappotto rosso (Catherine Walker)caratterizzato dal grande fiocco stilizzato che chiude il collo l’abbiamo visto nel 2021 al concerto di Natale a Westminster Abbey (Le foto del giorno – Together at Christmas) e due anni dopo, sotto un mantello, per la visita di stato del presidente sudcoreano (Royal chic shock e boh – South Korea in UK). Stesso cappotto, naturalmente in nero, e stesso collier di perle appartenuto alla Regina e indossato anche da Diana, al funerale di Prince Philip, Duca di Edimburgo (L’addio a Philip. Qualche dettaglio, qualche risposta.). Il cappellino, indossato nel tour australiano del 2014, è Gina Foster (brand che non esiste più); il tocco di italianità è dato dalla borsetta MiuMiu, col fiocco pure quella, e le scarpine Gianvito Rossi. Il piacere di vedere Catherine è grande, la mise meno; il cappotto non mi fa impazzire, ha una forma strana e le fa la vita lunghissima. Insomma, boh.
Se non vi ha convinto la scelta del rosso Wales, sappiate che la principessa si è trovata di fronte un contraltare quasi perfetto. La signora che accompagna il Prime Minister è la sua vice Angela Rayner. Lo so, è vestita male, ma questa donna ha un passato molto impegnativo: nata in una famiglia in grande difficoltà economica e non solo, una madre con problemi psichiatrici, cresciuta in una casa popolare dalla nonna, che faceva tre lavori per sfamare lei e i suoi fratelli. Angela ha lasciato la scuola a 16 anni, incinta e senza titolo di studio. Quello che è – e quello che ha – se lo è costruito da sé, e amen se non è anche chic. Unico appunto; ma chi la veste, chi le ha venduto (o realizzato) quel cappotto non poteva stare più attento? Shock, ma alla fine who cares?
Assente la Duchessa di Edimburgo, impegnata negli USA, c’era la Princess Royal con una delle sue classiche mise multitasking: cappotto in tessuto fantasia classicamente anni ’80, decennio da cui immagino questo capetto arriva direttamente, compreso di collo sovrapposto e abbottonatura laterale, corredato da un cappellino sobriamente vezzoso; un po’ troppo, per il rigore del cappotto, ma lei è così, la si ama o la si odia, e noi la amiamo. Sul cappotto splende una spilla a forma definita “stalattite” ricevuta in dono dai genitori per le nozze con Mark Phillips nel 1973, tanto per non dimenticare mai da dove si viene. Impossibile costringerla negli angusti spazi chic shock e boh.
Esauriti i compiti di rappresentanza, immagino che Anne si sia precipitata a Cheltenham, la città del Gloucestershire che a marzo ospita il famoso Festival, No, non pensate a Sanremo, si tratta di una settimana di corse di cavalli, manifestazione che apre la stagione che culminerà con Ascot. Oltre alla principessa, manca di rado anche la figlia Zara, ottima amazzone, che il secondo giorno è stata raggiunta dalla cugina Eugenie. In questa foto, che potremmo intitolare Rapsodia in bordeauxZara è chic in completo pantalone grigio (Laura Green) dolcevita in cashmere, uno dei capisaldi della stagione che sta finendo (Karen Millen), cappellino con freccia (Juliette Millinery), la clutch è Strathberry, brand che ama molto e indossa spesso. Eugenie invece è boh: bello ma un po’ troppo lungo – guardate la manica – il classico cappotto Hobbs, e veramente troppo alto, o messo male, il pillbox Emily London. Solidarietà al di lei marito Jack Brooksbank, che ha preferito la palette blu senza traccia di bordeaux.
La sorella di Eugenie, Beatrice, è ricomparsa in pubblico per la prima volta il 6 marzo, a un paio di mesi dalla nascita della seconda figlia Athena. Col marito Edo Mapelli Mozzi ha partecipato al Borne’s Wonderland Gala, una serata di raccolta fondi dedicata ai bimbi nati prematuri, proprio come Athena. Mi piace l’idea del midi da sera; il completo con gonna di raso e giacca di tweed di Self Portrait non è entusiasmante ma Beatrice è comunque graziosa; belle le scarpe di Jennifer Chamandi – brand British che sostiene il made in Italy – e soprattutto la clutch Roger Vivier, storica maison francese che ora fa parte del gruppo Tod’s. Per me è boh, ma lasciatemi aggiungere una cosa. In questi giorni si è diffusa la notizia di una crisi matrimoniale tra i due, notizia che Oggi ha preso da tabloid di non primissimo piano ed è stata rilanciata da altri. Al momento non ci sono prove, né testimoni, né altro, se non il fatto che lui starebbe spesso fuori casa per lavoro. Un po’ poco, direi, questo è proprio il gossip che non amo, e non trovo neppure divertente
Sono passati già tredici anni dal terribile incidente sugli sci di Friso, fratello minore di Willem-Alexander d’Olanda; ad agosto ne saranno trascorsi dodici dalla sua morte. In tutti questi anni la moglie Mabel e la madre Beatrix sono state sempre particolarmente unite; la ex sovrana ha ottimi rapporti con tutte e tre le sue nuore, ma immagino che la vedova del secondogenito abbia un posto particolar nel suo cuore. Friso aveva studiato ingegneria – meccanica a Berkeley e aerospaziale a Delft – e in sua memoria Mabel ha promosso la nascita di un premio destinato a team di studenti in ingegneria che si siano distinti per “spirito di squadra, forza innovativa, impatto sociale e competenza”. Mercoledì, alla consegna del riconoscimento, suocera e nuora sono apparse ancora un volta affiatate e sorridenti. In splendida forma l’ottantasettenne regina emerita, in mantella e pantaloni neri illuminati da una blusa azzurra, e il tocco delle scarpine ricamate. Chic. Mabel ha scelto un total look Missoni: pantaloni, canotta e cardigan lungo nel classico motivo chevron. A me questa donna piace moltissimo, mi piacciono il suo coraggio, la sua forza, la sua intelligenza, la sua verve. Ho adorato, e sempre adorerò, quel favoloso abito da sposa pieno di fiocchi creato da Victor e Rolf, che lei indossò con un brio unico; mi ha sempre fatto pensare alla commedia di Natalia Ginzburg, Ti ho sposato per allegria. Tutto ciò premesso, quest’insieme non mi convince fino in fondo, quindi boh.
Nella sala del trono del Palais Royal di Bruxelles si è tenuto il concerto di primavera, e Mathilde ha scelto una tonalità tra rosa e lilla molto primaverile, un completo pantaloni che visto da lontano non sembra male. Quando poi si guarda meglio questa mise, creata da Natan (e chi sennò?) e una domanda sorge spontanea: perché?
Eppure i pantaloni non sarebbero male, ma poi vengono terremotati da un blusa in tessuto paillettato e arricciato in un drappeggio senza senso. E consentitemi di dire che quel colore è piuttosto pericoloso: dona a poche, e la Reine non è tra quelle. Inutile la clutch Dior, che non la salva dallo shock.
Dopo la frenesia delle feste di fine anno a gennaio la ripartenza avviene con una certa lentezza anche nel modo royal: non molte occasioni e non tutte di particolare rilievo. Con qualche notevole eccezione, naturalmente.
Il piccolo regno dei Grimaldi inizia l’anno nuovo con diversi impegni, sia pubblici sia privati: il 27 la festa di Sainte Dévote, patrona del Principato e della Famille princière, e una serie di compleanni: il 23 Caroline compie 68 anni, il 25 Charlène raggiunge i 47 e il 1 febbraio Stéphanie gira la boa dei 60. Intanto giovedì scorso i sovrani hanno celebrato i 25 anni del Grimaldi Forum, principale centro culturale e congressuale del Principato. Per la serata Charlène ha scelto uno smoking doppiopetto della maison Crisoni, sartoria monegasca che veste principalmente gli uomini con capi su misura o ready to wear. Di impronta maschile la mise della principessa: giacca da sera in velluto bordeaux con revers di raso, nero come i pantaloni, anch’essi in velluto. Mi piace molto l’idea, e lei ha sicuramente la struttura fisica giusta, ma la realizzazione mi perplime, soprattutto per la giacca che tira sul punto vita. Belle le scarpe Dior, anonima ma corretta la clutch Akris. Boh, ma comunque meglio del completo bluette del marito.
(Ph: Casa de S.M. el Rey)
La Spagna il 6 gennaio celebra tradizionalmente le Forze Armate nel giorno della Pascua Militar. È una di quelle occasioni che richiedono il famigerato lungo da giorno, per cui il disastro è sempre in agguato. Letizia ha puntato sul colore dell’anno, il bordeaux, abbinando un pulloverino di cachemire Falconeri a una gonna a portafoglio che ha già indossato in occasioni analoghe.
Completa il tutto una pelliccetta, immagino – e spero – sintetica. La giacca non mi fa impazzire ma trovo la scelta della mise azzeccata, molto minimale come in fondo è lei. Il resto lo fanno le perle del collier, parte delle joyas de pasar, e gli orecchini perle e diamanti di Ansorena, celeberrima maison di gioiellieri al servizio dei sovrani da un secolo e mezzo abbondante. Chic.
(Ph: Casa de S.M. el Rey)
Altro appuntamento, stesso dress code, risultato diverso. Il 9 gennaio i saloni del Palacio Real si aprono per i membri del Corpo Diplomatico accreditato a Madrid. La Reina opta per una camicia bianca – la stessa indossata al San Carlo di Napoli qualche settimana prima: Royal chic shock e boh – Festa! (parte terza) – con una svolazzante gonna bluette. Non mi piace affatto, shock.
(Ph: Casa de S.M. el Rey)
Gennaio ha segnato per Los Reyes anche la partenza della figlia ed erede Leonor per la crociera di addestramento da guardiamarina (Le foto del giorno – Che emozione!). Archiviata la commozione si torna al lavoro: mercoledì 15 la Reina ha partecipato a un evento organizzato dalla fondazione BBVA per il microcredito, dedicato a piccoli coltivatori spagnoli e di alcuni paesi dell’America Latina. Letizia ha riproposto una mise già indossata in precedenza: un abito di tweed di una lunghezza che ammazzerebbe qualunque gamba, regale o plebea. Non fa eccezione, ahimè, la Reina ulteriormente penalizzata dalle scarpine col tacco a rocchetto, che come quasi tutti i suoi accessori sono firmate Magrit. Forse la situazione si poteva salvare con un paio di stivali, ma così è inevitabilmente shock.
(Ph: Albert Nieboer Nethelands/Point de Vue)
Discorso a parte per la Danimarca: gennaio da più di mezzo secolo è il mese in cui il sovrano celebra l’ascesa al trono, e nello stesso giorno: 14 gennaio 1972 Margarethe II, 14 gennaio 2024 Frederik X. Inoltre il mese inizia con vari ricevimenti di gala, in abiti da sera, e a volte è anche un bel vedere. Poi ti ritrovi Mary, il cui stile ha fatto versare fiumi d’inchiostro nell’emisfero boreale, e pure in quello australe dal quale proviene, che riceve il Corpo Diplomatico con un vestitone in broccato dorato (Teri Jon by Rickie Freeman) – uno di quei modelli che mio padre definiva l’anno scorso a Marienbad – e ci infila sotto un dolcevita. Che quest’anno va praticamente dappertutto, ma non ESATTAMENTE dappertutto. Shock.
Terzo gala – questa volta gli ospiti erano un migliaio di autorità di vario livello – terzo abito, senza alcuna sorpresa: Mary ha riutilizzato una mise già ampiamente sfruttata: gonna Julie Fagerholt abbinata a una blusa Birgit Hallstein. La gonna nasce come parte di un completo con giacchino, bruttarello anzicheno, poi fortunatamente sostituito da questa blusa. Non mi fa impazzire ma lei, saranno i capelli sciolti, sembra più giovane e lo stile è indubbiamente il suo. Poi il tessuto della gonna a me non piace, ma la linea la salva, chic.
Loro saranno tra i protagonisti del nuovo anno, ed eccoli schierati per il gala di inizio anno in Lussemburgo, in onore di politici, giudici, Corpo Diplomatico. La Granduchessa uscente, Maria Teresa, ha scelto un abito stile prendisole a grandi fiori del defunto Oscar de la Renta, cui forse la legano anche le comuni origine caraibiche (Cuba lei, Santo Domingo lui) e lo stile di vita internazionale. Opportunamente accessoriato con stola di chiffon nero, che non è ahimè sufficiente a coprire l’orrore della fascia dell’Ordine del Leone d’oro di Nassau infilata sotto la spallina. No dai, shock. Della Granduchessa uscente che vogliamo dire? Sicuramente meglio del solito – peggio non sarebbe facilissimo – Stéphanie indossa un abito bianco a mezze maniche senza infamia e senza lode. Boh di incoraggiamento.
L’abbiamo trascurata un po’, e allora eccola nello splendore: Máxima nel più puro stile Máxima. Sinfonia di tonalità dal rosso intenso al bordeaux per una mise composta da tutti capi già indossati: cappotto Max Mara (bellissimo) gonna e blusa Natan, scarpe Gianvito Rossi, borsa Sophie Habsburg, cappello Fabienne Delvigne. Sarebbe chic, se non fosse per l’occasione.
Perché la sovrana era in visita alla Royal Cosun, premiata cooperativa specializzata nella coltura di patate, barbabietole da zucchero, radici di cicoria a favette. Alzi la mano chi di voi non ha mangiato almeno una volta fave e cicoria così abbigliata! Un grande, grandissimo, enorme boh.
In ultimo ma certamente non ultima la Principessa di Galles. Questa settimana è arrivata la notizia che aspettavamo: la sua malattia è in remissione. In visita all’ospedale oncologico Marsden, dove è stata trattata lei stessa, Catherine ha sfoggiato uno splendido cappotto, che è pure di un brand italiano, Blazé Milano; guardate il dettaglio delle tasche e della vita con coulisse elasticata. Sotto pullover a collo alto in cashmere scozzese Kiltane, gonna Edeline Lee, borsetta Asprey. L’unica cosa che non mi piace sono le scarpine Russell and Bromley, poco adatte sia allo stile sia alla lunghezza della mise. Particolare francamente ininfluente dato il contesto. Chic, e bentornata!