Pasqua con i tuoi

Non mi risulta che in inglese esista un proverbio analogo al nostro Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi (se voi lo conoscete intervenite!). Sarà per questo che i membri della Royal Family – con l’eccezione dei Wales, che hanno preferito la residenza di campagna del Norfolk con i loro tre figli – si sono ritrovati a celebrare il giorno della Resurrezione tutti insieme.

(Ph: Getty Images)

Rispettata la tradizione reale di trascorrere la Pasqua a Windsor, questa mattina la St George’s Chapel si è riempita dei discendenti di Elizabeth e Philip, tutti rilassati e sorridenti.

(Ph: The Royal Family)

A partire dal Re, in un bellissimo completo blu en pendant con la mise della Regina, in azzurro cielo assai primaverile. Tutto già indossato; accanto al soprabito di Fiona Clare e il cappelli di Philip Treacy fa bella mostra di sé la borsa Bottega Veneta – modello Andiamo – che ha debuttato nella visita ufficiale in Italia un paio di settimane fa.

Meno primaverile la Princess Royal, con un soprabito che quest’anno abbiamo visto assai spesso, completato da un trilby grigio e un paio di ancor meno primaverili stivali.

(Ph: Max Mumby)

Evidentemente sentiva freddo anche Sophie, che ha esibito un cappottone color prugna, della Maison Alaïa, bello ma un po’ invernale, completato da un cappellino in crêpe di Jane Taylor, scarpe Jimmy Choo e clutch Sophie Habsburg. Con i Duchi di Edimburgo non c’era la figlia Louise, che studia all’Università di Saint Andrews come hanno fatto il cugino William e la di lui consorte Catherine. C’era invece il diciassettenne James, che mi sembra assai cresciuto (ed è sempre uno dei preferiti di Lady Violet).

(Ph: Getty Images)

La signora in bianco che si intravede dietro di loro è Eugenie di York, accompagnata dal sempre simpatico marito Jack Brooksbank. Bello il trench bianco di Reiss, abbinato a un abito dello stesso brand, cappellino candido con veletta un po’ eccessiva (Emily London) e accessori in suede beige: scarpe Gianvito Rossi e borsa floscia (e direi pure moscia) del brand svedese Flattered.

(Ph: Getty Images)

C’era anche la sorella Beatrice col marito Edo; e anche lei ha scelto una mise poco primaverile: abito verde bosco Beulah London, mary jane in tinta, in satin, di Emilia Wickstead. A trattenere (poco) i capelli un bandeau in pizzo metallico italiano di Justine Bradley-Hill, e borsetta nera Chanel, che non si vede ma c’è.

Easter Reminds Us Of Second Chances

Non proprio un proverbio, ma un’espressione (Pasqua ci riporta alla mente seconde possibilità) che potrebbe adattarsi perfettamente a lui, Andrew, Duca di York, presente un po’ a sorpresa.

(Ph: Ian Vogler/Daily Mirror)

Arrivato in compagnia della ex moglie Sarah in completino finto Chanel con accessori veri Celine. Lei ha la fortuna di avere un bel carattere che l’ha aiutata anche nei momenti più difficili. Lui invecchiato e imbolsito non ha più nulla dello splendore giovanile, e anche se lo avesse non riuscirei a vederlo. E però ha sempre qualche donna che gli vuole bene, spero sia consapevole della sua immeritata fortuna.

Carissimi amici, spero abbiate trascorso una Pasqua felice, e vi auguro ancora giorni sereni.

Le foto del giorno – A very York day

Oggi Eugenie di York compie 35 anni, e ha scelto di celebrare con una foto che la ritrae in quello che è probabilmente il ruolo che preferisce, quello di mamma.

(Ph: Instagram @princesseugenie)

Eccola ritratta insieme ai suoi due bimbi: August, quattro anni, ed Ernest, 22 mesi. Serena e sorridente, offre uno spaccato di vita familiare. Manca il marito Jack Brooksbank, che sia stato lui a scattare la foto? Un matrimonio che sembra solido, e una famiglia felice, semplicemente.

(Ph: Nico Wills)

Rischiando di rubare un po’ di attenzione alla birthday girl, che non credo se ne avrà a male, oggi British Vogue pubblica un articolo della sorella di Eugenie, Beatrice, che racconta la nascita prematura della seconda figlia Athena.

(Ph: Nico Wills)

Beatrice parla a cuore aperto di questa esperienza: le paure, la speranza, l’apprendere nuove cose su come funziona il corpo umano, la necessità e il conforto del confronto con altre madri, la gratitudine per un’ottima assistenza medica.

(Ph: Nico Wills)

In conseguenza di questa esperienza Beatrice è diventata patronessa dell’associazione Borne, che si occupa di nascite premature, e insieme alla sua cara amica Alice Naylor-Leyland ha creato una linea di articoli per il brand Mrs. Alice, i cui ricavi andranno interamente a finanziare Borne.

In queste foto Beatrice indozza un abito azzurro di Emilia Wickstead, e devo dire che sta bene come non mai, il che ci fa un gran piacere. Riflessione che abbiamo fatto spesso: alla fine quei due sciagurati di Andrew e Sarah sono stati bravi con le figlie. Pobabilmente più Sarah, ma è solo la mia impressione

Se volete leggere l’articolo di Beatrice, lo trovate qui https://www.vogue.co.uk/article/princess-beatrice-preterm-birth-athena

Royal chic shock e boh – Festa! (parte prima)

Edizione speciale della nostra rubrica, divisa in due parti a causa del gran numero di royal eventi concentrati in questi giorni.

Together at Christmas

Iniziamo da uno degli appuntamenti che aspettavamo di più, il concerto di canti di Natale organizzato per il quarto anno consecutivo dalla Principessa di Galles. Che si è vestita direttamente da strenna natalizia, tanto per non sbagliare. Molto bello il cappotto rosso di Alexander McQueen, portato con stivali neri di camoscio Ralph Lauren, e la gonna scozzese a pieghe di Emilia Wickstead. Tutto bene – soprattutto l’aspetto di Catherine – tutto bello, ma perché quel fioccone di velluto? Boh. Se poi mentre guardate la principessa la vostra attenzione è stata attratta dall’occhialuto e affascinante giovanotto accanto a Zara, dietro Louis, e vi state chiedendo chi sia, Lady Violet ha la risposta. Egli è George Gilman, genero dei Duchi di Gloucester avendone sposato la figlia Rose. Che non c’è, mentre vicina al padre c’è la loro figlia Lyla.

La Duchessa di Edimburgo ha scelto uno stile per così dire eclettico, e piazza una giacchina bianca (Isabel Marant) su un abito fluttuante e vagamente etnico del brand spagnolo Matelier, con una stampa grossomodo paisley, dotato di spacco anteriore che camminando si apre rivelando gli stivaloni col risvolto stile D’Artagnan (Gianvito Rossi). E come se non bastasse una borsa a secchiello col manico ricamato di Sophie Habsburg, perfetta per accessoriare un caftano a Ibiza (o a Ischia, o a Goa, o dove volete). Sono francamente esterrefatta. Shock.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Il bordeaux è il colore di questo inverno, è chic, e si declina bene anche nel monocolore, per cui non siamo stupiti che sia stato scelto da due royal ospiti della serata: le cugine Beatrice e Zara. La prima, incinta, indossa un abito di Me and Em, sotto il cappotto color melanzana (Hobbs London); borsa a cappelliera stampa cocco (Aspinal) e ai piedi le favolose Romy 100 in velluto di Jimmy Choo. Nessuna novità, tutti capi già indossati compongono una mise che dona molto alla signora Mapelli Mozzi. Chic. Velluto bordeaux per Zara Tindall che indossa con piglio sportivo il completo pantaloni di Veronica Beard, con una clutch Strathberry, brand scozzese amatissimo dalle royal ladies, almeno quelle British, e pure abbordabile. Chic pure lei.

(Ph: Getty Images)

Se Catherine si è vestita da regalo Marie Christine di Kent, moglie del principe Michael, ha preferito sembrare una palla dell’albero. Ora, probabilmente questo coso è una sorta di mantella/poncho, probabilmente vista dal vivo l’effetto è migliore, anche perché lei è molto alta e dunque può reggere verti volumi, ma resta la domanda: perché? Shock.

(Ph: WA/POOL)

Deliziosa la Duchessa di Gloucester con un cappottino rosa confetto e accessori in un beige freddo (la borsa è Max Mara), a dimostrazione che a Natale non è necessario vestirsi per forza di rosso, e che si può fare serenamente a meno degli effetti speciali. Poi che vi devo dire, a me lei piace moltissimo, e più invecchia più mi ricorda mia madre. Chic.

A queste due signore dedichiamo una rispettosa attenzione, perché quest’anno hanno affrontato l’inferno, e probabilmente ancora lo fanno. A destra Lady Gabriella Kingston, vedova dal 25 febbraio del marito Tom, che si è ucciso con un colpo di pistola alla testa. La recente inchiesta ha rivelato che la tragedia potrebbe essere stata un orrendo effetto collaterale della terapia antidepressiva che l’uomo seguiva. Terribile. A sinistra Carole Middleton, madre della Principessa di Galles, che negli scorsi mesi ha dovuto bilanciare l’angoscia per la salute della figlia con la necessità di tenere insieme la famiglia. Gabriella indossa un bel cappotto Catherine Walker, mentre Carole un grazioso paltoncino bianco che forse si meritava un orlo leggermente più lungo. Chic entrambe, con l’augurio e la speranza di tempi migliori.

Intanto nonna Middleton, e con lei il marito Michael, hanno ricevuto un delizioso tributo dal nipotino Louis, che al Kindness Tree, l’Albero della Gentilezza issato fuori da Westminster Abbey ha appeso un biglietto su cui aveva scritto con le sue manine “grazie a Granny e Granpa per aver giocato con me”. E l’amore di chi amiamo, soprattutto dei più piccoli, è sempre il regalo più bello.

Visita di stato del Qatar nel Regno Unito

Possiamo dire che per certi versi questa è stata la settimana di Catherine, protagonista di un altro appuntamento di alto profilo: martedì è stata lei, col marito William, ad accogliere l’Emiro del Qatar in visita ufficiale, e a scortarlo da King Charles per i saluti ufficiali. Questa volta è stata lei a scegliere il bordeaux, per una mise che non ha mancato di incuriosire, a partire dal nuovo cappotto che Sarah Burton – evidentemente prima di lasciare Alexander McQueen – ha creato per lei. La linea è quella striminzita e allungata che lei tanto ama (io su di lei meno, ma non importa) ma quelle pieghe che sottolineano lo scollo sono un capolavoro. Mi è stato spiegato che non sono aggiunte ma costruite in un unico pezzo sul corpo del cappotto, dunque una tecnica sartoriale eccelsa. Bellissimo. Divertente il cappellino a goccia di Sahar Millinery, impeccabili gli stivali Gianvito Rossi, bellina e leziosetta la borsa Chanel, e per la gioia di Lady Violet pure i guanti. Chic. Passiamo alla sceicca Jawaher; la sua mise ai nostri occhi è sicuramente penalizzata dalla lunghezza, che è ovviamente condizionata dall’ossequio alla sua religione. Il cappotto è della Maison Valentino, belli quel collo in piedi e i bottoni dorati e bellissimo il colore, grigio con un punto di lilla. Purtroppo non è particolarmente donante; e anche la pettinatura così rigida non l’aiuta. Considerate che Catherine ha un paio di anni di più ma nonostante quello che ha passato sembra più giovane. Insomma, boh.

Dopo i saluti ufficiali la coppia qatariota è stata protagonista di un ricevimento a Buckingham Palace, e noi abbiamo potuto intravvedere cosa c’era sotto il cappotto della sceicca: un abito rosso, anch’esso lungo e anch’esso creazione della Maison Valentino. La sceicca ha dimostrato una certa passone per le borse di coccodrillo: questa è di Giòsa Milano. Che vi devo dire, boh.

Catherine ha sorpreso tutti, presentandosi con una mise simile alla precedente, ma gli stivali erano stati sostituiti da un paio di scarpine scollate, sempre Gianvito Rossi, e soprattutto indossava qualcosa che sembrava il cappotto appena visto, ma non lo era. Era il cappotto firmato Eponine indossato, guarda caso, al Together at Christmas di due anni fa (December/January chic shock e boh). Perché si sia cambiata non è chiaro, come non lo è l’esistenza di due capi quasi uguali, boh.

Presenti anche i Duchi di Edimburgo con Sophie che indossa un abito nuovo di Armani; le fotografie sono pessime quindi non si può fare un’analisi adeguata, ma ciò che mi ha colpito è il colore, molto simile al mocha mousse dichiarato da pantone colore dell’anno 2025. Perché King Giorgio i colori li anticipa e magari li ispira, che è il senso vero di quello che fa.

Pronti per lo state banquet? Lo troverete nella seconda parte!

Royal chic shock e boh – Ascot 2024 edition (parte seconda)

In questi mesi l’intera Royal Family ha sostenuto con affetto Lady Gabriella Kingston – figlia di Michael di Kent – che a febbraio ha perso il marito Tom, morto suicida.

Il re ha voluto con sé la cugina anche ad Ascot e le ha dato un posto di prestigio: il primo giorno, nella seconda delle quattro carrozze, seduta accanto alla Princess Royal. Un po’ smagrita ma sorridente, Ella ha scelto uno chemisier a grandi rose che fanno tanto campagna inglese di Catherine Walker, clutch Bottega Veneta e cappello Philip Treacy. A me è piaciuta molto. Chic.

Il quarto giorno, venerdì, c’erano invece il fratello di Ella, Frederick, con la moglie Sophie Winkleman, attrice che dopo il matrimonio ha diradato molto, ma non sospeso, la propria attività. Per Ascot la signora ha scelto il royal blue abbinato al bianco: soprabito caratterizzato da bizzarri revers che vorrebbero ricordare una farfalla (il modello si chiama infatti Butterfly) e cappello piumato finto Philip Treacy, entrambe creazioni di Catherine Walker, con borsa rigida Aspinal. Che vi devo dire, a me questa ragazza non piace quasi mai, e nemmeno qui fa eccezione. Tra l’altro terribile la camminata (da un’attrice mi aspetterei un migliore controllo del corpo) peggiorata dalle orrende scarpe. Shock.

La Firm ha partecipato in massa, dando un bel segnale di unità e solidità. C’è la Duchessa di Gloucester – a dire il vero non manca mai – che il giorno precedente era entrata a far parte dell’Order of the Garter, e c’è Eugenie di York, con una di quelle sue scelte incomprensibili: un abito color menta (Diane von Furstenberg) che si incrocia sul seno come un pareo. Ma perché? Boh ma solo per l’acconciatura, con quella grande rosa che completa il cappello di Emily London. Poi c’è la coppia a destra, non proprio membri dalla Royal Family ma parenti: lui è Philippos, ultimo dei cinque figli degli ex sovrani di Grecia Costantino e Anne-Marie. Lei è Nina, sua moglie. Una bella ragazza, di famiglia assai benestante (eufemismo) veste tutte le più importanti maison haute couture e tutte male. Il completo giallo pallido che sembra una camicia da notte e invece è un due pezzi (e costa più di settemila dollari) è dell’americano Adam Lippes, il cappello da torero (non per niente il modello si chiama Escamilla) è di Emily London, compresa la nappa. Strashock.

(Ph: Victoria Jones)

Cappello simile sceglie Eugenie per il secondo giorno; la creatrice è la stessa, il modello leggermente diverso (questo è il Conchita), delizioso il colore rosa in abbinamento all’abito avorio di Gabriela Hearst, che si stacca decisamente dalle classiche mise di Ascot. È il modello Amor in maglia di cashmere e seta, e la principessa lo ha anche in grigio. Benché sia una tipologia che chi non ha una linea perfetta (cioè praticamente nessuna) tende ad evitare, a me piace molto e trovo he le stia davvero bene; questo perché pur sembrando una tshirt ha una certa struttura e buon taglio. Graziosa la borsetta Anya Hindmarch, avrei evitato quelle scarpettine color crema (Aquazzura) ma insomma, la perfezione non è di questo mondo, e Eugenie è raggiante. Chic.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

E questa foto col cugino William non c’entra niente con gli abiti, ma è una delizia.

Poi c’è lei, Zara Tindall, che ha trovato il modello di cappello della vita, un boater piazzato sulle ventiré (ma pure sulle ventidue), entrambe creazioni Sarah Cant. Anche gli abiti hanno un modello simile, che evoca gli anni ’50: giallo il primo giorno, firmato Laura Green – il mio preferito dei due – azzurro il terzo giorno, di Rebecca Vallance con accessori argento, che mi piacciono assai. Entrambe le volte chic.

(Ph; Dave Bennett/Getty Images)

Tra i due, il secondo giorno, un abito dal modello simile, ma a fiori e con maniche lunghe, di Anna Mason; mi piace un po’ meno, ma fa tanto Ascot. A completarlo da un vezzoso fascinator Jane Taylor. Zara mi sta piacendo veramente tanto, chic. E mi viene da pensare che un matrimonio felice renda più belli (lei, lui più un tipo, diciamo).

A proposito di abiti a fiori – che se non te li metti ad Ascot allora dove? – il secondo giorno Beatrice di York ne indossava uno a grandi fiori di ibisco rosa di Zimmermann, con scarpe e clutch Roger Vivier e uno dei soliti cerchietti che ama tanto, questo di Juliette Millinery. Deliziosa e chic: l’unico appunto è che l’abito lo avevamo visto quarantott’ore prima, a Windsor, addosso alla zia Sophie di Edimburgo per la cerimonia dedicata all’Order of the Garter; Ma una telefonata no? Preferisco il cappello di Sophie, di Jane Taylor, mentre sceglierei gli accessori di Beatrice: la borsa Strathberry della duchessa (replicata con la mise total white il giorno del suo anniversario Royal chic shock e boh – Ascot 2024 edition (parte prima) è troppo poco formale. Abbastanza chic.

Mi convince meno l’abito a fiori verde; non solo tende a invecchiare Beatrice, ma come direbbero le mie amiche toscane è un po’ pissero: perfettino ma noioso. È il modello Brita (sì, come la caraffa…) di Emilia Wickstead, con borsa e scarpe beige banana Aquazzura e cappellino Juliette Millinery. Che vi devo dire, boh.

Concludiamo con un debutto: lei è Harriet Sperling; al momento non fa parte della Royal Family, ma chissà… Questa deliziosa signora bionda è la girlfriend di Peter Phillips, figlio della Princess Royal, che dopo il divorzio dalla moglie Autumn si sta guardando intorno, diciamo. Harriet è una infermiera del NHS, il servizio sanitario nazionale, e credo sia la prima volta che una rappresentante di questa categoria frequenta un royal. A me sembra dotata di una bellezza aristocratica (assai più di lui, lo possiamo dire?) e soprattutto molto elegante con l’abito rosa tenero di Beulah e la clutch di rafia – supertrend di stagione – di Aspinal. Vuoi vedere che è in arrivo un altro royal wedding? Magari!

Royal chic shock e boh – Una settimana di mezza primavera

Martedi 14 il principe di Monaco Albert II ha ricevuto all’Eliseo, dalle mani del presidente Macron, l’onorificenza di Commendatore dell’Ordre du mérite agricole, ordine cavalleresco prestigioso, che francamente non so se abbia ancora qualcosa a che fare con l’agricoltura. Però, ripensandoci, credo che allo Château de Marchais, proprietà dei Grimaldi nel nord della Francia, siano associate anche coltivazioni di vario genere, per cui probabilmente l’onorificenza ha più senso di quanto non sembri.

Il sovrano era accompagnato da moglie figli e sorella maggiore, a sua volta insignita della stessa onorificenza alcuni anni fa. Non c’ è una foto a figura intera, ma si può apprezzare lo stesso l’eleganza sicura di Caroline, con soprabito crema su vestitino nero, e borsetta Chanel. Che le vogliamo dire se non chic?

Charlène deve aver frainteso e ha pensato di doversi vestire in stile casual/agricolo con un tailleur pantalone scozzesone, un po’ lumberjack (che poi sarebbe il taglialegna), un po’ Scaramacai (celebre clown televisivo del tempo che fu). Shock. Assai meglio la figlia Gabriella, con un cappottino bianco Dolce e Gabbana molto più vicino allo stile della zia che a quello della madre.

(Ph: Rodrigo Freitas / NTB)

Martedì 14 è anche il primo giorno del viaggio ufficiale in Norvegia di Frederik e Mary di Danimarca, nel ventesimo anniversario del loro matrimonio. Mary sbarca dal vascello reale con cui la coppia ha raggiunto Oslo da Copenaghen (traversata fatta anche da Lady Violet tanti anni fa) nel suo più classico stile bon ton: giacchina color panna Ralph Lauren, gonna fantasia Erdem, borsetta Max Mara e i soliti stiletti Gianvito Rossi. Completa il tutto un fascinator più adatto a un matrimonio; chic ma noiosetta. Ugualmente soporifera la mise di Mette Marit, in abito Fendi color taupe con banda avorio che riprende il cappellone; data l’altezza la principessa pare un po’ un ombrellone. La trovo terribile, shock. Non si può certo parlare di noia con le due signore più agée; la regina Sonja accende la sua mise beige chiaro grazie a un soprabitino color aragosta con ramages e dettagli avorio. A ottantasette anni vorrei essere così. Ma pure a sessantasette. Chic. E come non amare la principessa Astrid che ripropone l’abito Polo Ralph Lauren che le avevamo già visto e apprezzato la settimana scorsa (Royal chic shock e boh – Special edition (parte prima), aggiungendo un cappello boater piazzato sulle ventitré. Irresistibile, l’eleganza del chissene…

Al banchetto di stato accade una cosa particolare: tutte e tre le principali signore scelgono mise che avevano indossato in precedenza, a royal wedding svedesi. La stilista di fiducia Birgit Hallstein ha rimaneggiato l’abito color lavanda con cui Mary aveva partecipato alle nozze tra Carl Philip e Sofia nel 2015. È stato aggiunto dello chiffon a coprire spalle e braccia (scelta strategica, anche se la regina danese mi sembra ancora piuttosto tonica) e il volume della gonna è stato dimezzato. Ma il senso di quell’orlo così corto? Va bene che sotto Mary porta le celeberrime Hangisi di Manolo Blahnik, ma francamente sono perplessa. Sul capo della neosovrana brilla la tiara di perle Poiré, in parure con orecchini e spilla. Non so, non mi convince, boh.

Anche Mette Marit ripropone la mise – o meglio, una parte – indossata al matrimonio di Carl Philip e Sofia: la gonna a fiori di Temperley London, che allora era abbinata a un corpino a mezze maniche rosa, ora è invece indossata con una creazione del brand francese Gunhild Paris, fondato da una stilista norvegese che ha lavorato anche per Dior e Givenchy ma non sembra proprio. Un modello che non esalta il punto vita e si allunga sulla pancia senza però raggiungere l’arricciatura della gonna. Salvo solo, per ovvi motivi, la tiara di ametista; il resto è shock.

Sonja ripropone tale e quale l’incredibile abito arancio con gonna e mantellina plissé indossata alle nozze di Victoria e Daniel di Svezia, il 19 giugno 2010; ora come allora lo ha abbinato alla sontuosissima parure di smeraldi. La adoro, ma questa volta passo, shock.

Il giorno dopo appuntamento col Primo Ministro Jonas Gahr Støre per un pranzo al castello di Akershus. Mary propone il manifesto del suo stile più classico: pencil skirt midi (Emilia Wickstead) che esalta la sua silhouette e blusa color cielo (Jesper Høvring) che illumina il viso. Le scarpe Prada replicano l’incarnato della regina a perfezione, e la clutch, Prada pure lei, non può che adeguarsi. Chic.

Tanta chirurgica perfezione finisce con l’oscurare l’onesto vestitino blu, firmato Oscar de la Renta, di Mette Marit. Ma prenderlo della propria misura pareva brutto? Boh. Chi non si fa oscurare da nessuno è la regina Sonja, con un tailleurino azzurro a bande fosforescenti. Shock, ma pur così abbigliata la sovrana non perde un grammo del suo charme.

C’è stata anche una passeggiata sul fronte del porto di Oslo, che in questi anni ha subito una profonda trasformazione con interventi architettonici ad hoc e l’apertura di istituzioni culturali di rilievo come il nuovo museo Munch o il teatro dell’opera. Très chic la regina Sonja, che da grande appassionata e sostenitrice delle arti appare perfettamente a suo agio sia nell’ambiente, sia col candido insieme pantaloni sportivi camicia di sangallo e sneakers. Non si può dire lo stesso della nuora Mette Marit, ingoffata da ampi (troppo!) pantaloni beige di Sportmax e blusa di Pia Tjelta Studio, brand fondato da un’attrice norvegese che probabilmente è meglio che continui a recitare. Shock.

Deliziosamente impeccabile Mary, che durante queste giornate è stata vista spesso mano nella mano col marito. Per lei ampia gonna blu, una bella camicia bianca che fa sempre la sua figura (Bagutta), ballerine bicolore Chanel, tracolla Chloe e un cappello stile panama (ma di un brand australiano) per ripararsi dal sole del nord. Molto chic, e quanto è carina questa foto?

Concludiamo con due ladies in green.

(Ph: NLImage/Patrick van Emst)

Venerdì 17 Máxima ha festeggiato in privato il cinquantatreesimo compleanno, ma il giorno precedente era stato ricco di impegni. Ne ho scelto uno, la visita a realtà che si occupano della popolazione anziana nella città di Almere. L’abito di viscosa è del solito Natan, e vi confesso che non mi dispiace per niente, nonostante le spiegazzature, anche perché ho una gran simpatia per il color lime e devo dire che a lei sta benissimo. La clutch è di Sophie von Haubsburg, brand italiano – anzi romano – fondato dalla bionda principessa d’Asburgo, coniugata Windisch Graetz, sempre più amato dalle royal ladies. Italiane anche le scarpe, le solite Gianvito 105 di Gianvito Rossi. Chic, e auguri.

Prima di volare in Italia per celebrare gli 80 anni della battaglia di Montecassino la Duchessa di Edimburgo ha partecipato col marito ad una cerimonia nella capitale scozzese. Dì la verità Sophie, hai perso una scommessa, sennò non si spiega come ti sia venuto in mente di farti appioppare da Suzannah London, che tante volte ti ha vestita carina, questo completino anni ’50 pesante come un topper per il letto. Ho visto un’immagine ravvicinata del tessuto, che ha una interessante lavorazione diamantata, ma gonfia la gonna in maniera assurda (e mi taccio sull’orlo). Non mi convincono nemmeno le scarpe nude di Prada, meglio la clutch con catenella, anch’essa di Sophie von Haubsburg, nella stessa tonalità del completo. Se mai c’è stata una mise che porta la persona che la indossa è questa. Shock!

Le foto del giorno – Monaco in festa

Il 19 novembre, come ogni anno dal 1949, si celebra la festa del Principato di Monaco, nel giorno dell’onomastico del sovrano. Qualcuno potrebbe obiettare che sant’Alberto Magno si festeggia sì a novembre, ma il 15; la verità è che salito al trono Albert II ha preferito mantenere la tradizione come estremo omaggio al padre, e dunque la fête nationale continua ad essere celebrata il 19, giorno di San Ranieri di Pisa e della dinastia Grimaldi, che lo onora appunto in questa data. Conclusa la premessa dedicata al calendario passiamo alla cronaca. La giornata inizia alle 9.30 con il Te Deum nella cattedrale di Notre-Dame-Immaculée, ed è l’occasione per godersi la famille princière in parata.

Charlène sceglie il total color in un bel rosso quasi-Natale: abito, cappotto a redingote, cappellino Stephen Jones e stivali di camoscio Manolo Blahnik. Che ne penso? Ve lo dico prendendola alla larga. Una volta mi spiegarono che tra gli attori esiste una caratteristica che prescinde da bravura età fascino e persino provenienza geografica, ed è la dote innata di indossare bene i costumi di altre epoche. Esempio: il neozelandese Russel Crowe, almeno ai tempi d’oro, risultava credibile vestito da antico romano (Il Gladiatore) in abiti medioevali (Robin Hood) e pure settecenteschi (Master & Commander). Invece l’europeo, colto e raffinato Hugh Grant in Ragione e sentimento sembrava mascherato. Tutto ciò per dire che ecco, a me Charlène molte volte sembra mascherata. Tipo questa. L’ispirazione sarà il new look Dior degli anni Cinquanta? La suocera, incantevole in pizzo rosso nel Delitto perfetto? Qualunque cosa sia non mi convince. Nonostante la Princesse sia una bella donna dotata un fisico che le permetterebbe modelli e volumi anche importanti mi sembra molto spesso che siano le sue mise a portare lei.

Terribile l’accoppiata con la figlia Gabriella, bimba adorabile di neanche 9 anni combinata come la madre ma in blu, compreso il cappellino piazzato sulla capoccetta; terribilissime le scarpette col tacchetto, con l’aggravante di essere delle Louboutin. A tanta rossa abbondanza rispondono le due cognate in stile mezzo lutto: noiosamente perfetta Caroline in Chanel nero con cappello bianco, chic senza troppi sforzi (e senza grande impegno), mentre la sorella Stéphanie opta per un cappottino damascato grigio, confermando il suo stile ultraminimal: né cappelli né tacchi, e occhialetti da Harry Potter.

(Ph: Olivier Huitel/IPA-AGENCY.NET)

Lasciata la cattedrale, la seconda parte della solenne cerimonia si svolge nella corte del palais princier, con nipoti cugini (e pure cognati) del sovrano schierati. Si parte da sinistra con figli e nuora di Stéphanie: la figlia minore Camille Gottlieb, un po’ quadro antico con cappotto grigio e cappellino nero; segue la secondogenita Pauline Ducruet, che lavora nella moda e un po’ si capisce; il cappotto over bianco si vede poco, ma da quel poco non sembra male. Anche lei in bianco, precede il marito Luis, figlio maggiore della principessa, la neomamma Marie, che non lavora nella moda e direi che anche qui si vede. Ma benedetta ragazza dove l’hai rimediato quel coso?

Segue il ramo Caroline; ecco la figlia minore Alexandra von Hannover, in nero Celine con gambe abbondantemente scoperte e inguainate in calze velate, come se andasse a un party e non a una sobria festa nazionale. Dopo di lei Beatrice Borromeo in Casiraghi, in velluto bordeaux (uno dei colori più di tendenza nei prossimi mesi) firmato Dior, tradita dal cappello più tegame che colbacco; dopo il marito Pierre c’è la di lui sorella Charlotte, senza il marito Dimitri Rassam ma con i due figli, e un tailleur Chanel un po’ miserello, soprattutto nella lunghezza. Unica a spiccare in questa uniformità di tinte Tatiana santo Domingo, moglie del primogenito di Caroline Andrea Casiraghi, che chiude la fila. Anche Tatiana lavora nella moda, e nel suo caso si vede bene: il suo completo Emilia Wickstead, composto da abito senza maniche e giacca doppio petto in una tipologia di tartan detto Tattersall è quello che a me è piaciuto di più.

(Ph: Olivier Huitel/IPA-AGENCY.NET)

Pensavo di dedicare alle mise di questa giornata il nostro Royal chic shock e boh, ma alla fine ci ho ripensato, speriamo nell’anno prossimo! Intanto gira voce che Alexandre, il figlio ventenne di Albert nato da una sua relazione con Nicole Coste, vorrebbe lavorare col padre per riportare il principato agli splendori dell’età doro di nonna Grace. Da fare ce n’è. Parecchio.

Royal chic shock e boh – Cinquanta di questi giorni (parte prima)

Per celebrare degnamente l’equinozio e l’arrivo dell’autunno, stagione preferita di Lady Violet, ho pensato di dedicarvi un intero weekend con la vostra rubrica preferita. Partiamo con il giubileo d’oro di Re Carlo Gustavo di Svezia che ha movimentato la scorsa settimana; e quando si tratta di Scandinavia, si sa, si para di pomp and circumstances. Chi temeva di rimanere deluso probabilmente si sarà ricreduto: abbiamo avuto di tutto, abiti da giorno, da sera e da gran sera, senza dimenticare i diademi (che vedremo domani).

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Giovedì 14, vigilia dell’anniversario vero e proprio, i festeggiamenti si sono aperti con uno spettacolo nel teatro interno al palazzo reale di Drottningholm, un’autentica meraviglia. In prima fila da sinistra la first lady e il presidente d’Islanda, i sovrani di Norvegia, i padroni di casa, Margrethe di Danimarca, il presidente e la first lady di Finlandia.

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Le royal ladies svedesi si presentano piuttosto coordinate in tonalità rosate di varie intensità, a partire dalla regina Silvia, che per queste giornate si è affidata in toto alla maison tedesca Georg et Arend, con sede a Monaco di Baviera. Per la prima serata la scelta cade su un abito drappeggiato color cipria con quello che sembra un bolerino ricamato con cristalli e perline, probabilmente ispirato dalla carta dei pacchi di Natale. Le scarpe che si intravvedono sono Jimmy Choo, la clutch Judith Leiber. Lei è sempre splendida, ma boh. ,

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

L’erede al trono Victoria osa un abito di chiffon arancione, che in questa foto sembra albicocca ma il creatore definisce corallo. È opera di Christer Lindarw che è stilista, costumista ma anche artista e drag queen, insomma un fantasista stilé, come diceva Sordi. Ora, io lo so che non vi piace il monospalla, lo so che quel fiore, realizzato espressamente da Tim Mårtenson, è enorme e ha pure i pistilli svolazzanti, lo so che si vede – va bene, diciamo intravvede – il segno del costume, che mi pare quest’anno vada fortissimo; ma a me piace. È molto Victoria, mette allegria e le fa brillare pure il sorriso. Chic.

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

La sorella Madeleine è la bella di famiglia, e a volte gioca a fare la vamp. Come in questo caso, con l’abito asimmetrico Marchesa che spero abbia resistito tutta la sera alla forza di gravità (non è colpa sua ma del modello e della sua costruzione). Accessoriato con scarpe coi fiocchi (Valentino) più clutch con un altro fiocco (sempre Valentino). Troppi fiocchi, troppo bambolona, troppo tutto. Boh.

(Ph: Fredrik Sandberg/TT/Ritzau Scanpix)

A Sofia e al marito Carl Philip, secondogenito, unico figlio maschio, e per qualche mese pure erede al trono – poi retrocesso da una norma costituzionale che riconobbe la primogenitura assoluta – temo che a volte tocchi il tavolo dei bambini, come in questo caso, dove precedono i nipoti Estelle e Oscar (e tra poco li seguiranno, essendo le due creature seconda e terzo nella successione). Penso che Sofia sia molto abile nel relazionarsi con la famiglia acquisita, e penso che in generale stia facendo un buon lavoro. Ciò detto, a me non piace, ha qualcosa che non riesco a definire ma a pelle non me la fa amare (immagino ne sarà devastata!). Il suo stile è penalizzato dall’uso, invero politicamente opportuno, di affidarsi spesso a stilisti svedesi, e nemmeno i più innovativi. Come in questo caso; l’abito di Lars Wallin ha una forma strana, con i volant che partono molto in basso; in più i volant così leggeri dovrebbero volare – sennò si chiamerebbero diversamente – questi più che altro piovono giù. Scontatissimo il rosa barbie, brutte brutte le scarpe che si intravvedono: delle mary jane rosa baby con altissimo plateau, incredibilmente firmate Gianvito Rossi. Shock. Dietro di lei Estelle, 11 anni di delizia, cui è stato adattato un abito di mamma, della H&M Conscious Collection; tra madre nonna e zie vestite in colori chiari o sgargianti l’unico triste e scuro tocca a lei. Non ti preoccupare tesoro, te lo puoi rimettere alla recita di Natale come regina del bosco.

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Amo Sonja di Norvegia, la trovo una donna interessante, esteticamente molto gradevole e dotata di una classe che la salva anche dai pochi scivoloni che fa lei come tutti. In questo caso è quella che mi piace di più: bello l’abito rosso, lungo ma non troppo da sera, già indossato in precedenza. È di Peter Dundas, stilista norvegese già direttore creativo di Emilio Pucci e Cavalli. Perfetta la misura che sfiora la caviglia, belle le scarpe argento e le calze lattiginose, molto amate dalle signore della sua generazione (esclusa mia madre, che le guardava con una certa perplessità). Bellissima anche la stola con l’alta fascia di pizzo; purtroppo per Sonja la signora sullo sfondo è vestita nello stesso identico colore, e non sarà per lei il solo incidente del genere… chic..

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Sorelle ma diverse, almeno nell’abbigliamento, la regina di Danimarca Margrethe e Anne-Marie di Grecia. Ha lasciato un po’ perplessi la sovrana in corto, però la stessa scelta è stata fatta dalle consorti dei due presidenti, dunque probabilmente era una delle opzioni. Abito a fiori in un tessuto tappezzeria per la prima, mi fa pensare a quelle paesanelle che lei stessa abbiglia in qualità di costumista in certe pantomime stile Andersen. Quanto alla ex regina, fermo restando che non amo troppo i drappeggi ma spesso hanno la loro utilità, il modello della stilista greca Celia Kritharioti non mi dispiace ma il tessuto laminato bluette è terribile. Boh+boh.

Chiudono questa prima rassegna i principi ereditari di Danimarca; anche Mary riusa un abito già visto (News – visita di stato francese in Danimarca), in mikado di seta, dello stilista danese Lasse Spangenberg. Rispetto alle mise delle altre signore Mary, come Victoria, esagera un po’ ma in questo caso il bicolore e la fantasia a grandi fiori rende il tutto, seppur molto scenografico, un po’ meno formale. Chic.

Venerdì 15 le celebrazioni si aprono con il Te Deum nella cattedrale di Stoccolma.

Senza sorprese e senza pecche la mise scelta dalla regina: abito e giacca azzurro ghiaccio, altra creazione Georg et Arend; sui capelli un bandeau in tinta, con accessori in un beige chiarissimo e freddo. Impeccabile. Se posso fare un appunto, portando già sulla spalla sinistra il reale ordine familiare e la medaglia del giubileo avrei evitato di appuntare una spilla anche a destra, proprio per una questione di equilibrio visivo. Comunque chic.

Stesso stile e stesso colore, anche se in una tonalità più intensa (sì, proprio una di quelle che lady Violet non ama) la figlia minore Madeleine, in abito turchese di Emilia Wickstead già visto lo scorso anno, in giallo pallido, addosso a Catherine, allora ancora Duchessa di Cambridge, al Te Deum per il Platinum jubilee di Her Majesty. L’abito è il modello Elta, ma andrebbe ribattezzato almeno Jubilee, se non addirittura Te Deum! Perfetta per colore linee e proporzioni la creazione di Philip Treacy che Madeleine ha posto sul capo. Chic.

Accomunate dallo stile delle mise anche le due principesse ereditarie, una titolare e l’altra consorte: Victoria di Svezia e Mary di Danimarca, in abiti leggeri e floreali. La prima resta in patria scegliendo byMalina per un abito nato lungo e reso midi – che non è mai una grande idea – in testa un pillbox grande come un’aureola, royal blue come le scarpe Gianvito Rossi. Lei è una donna troppo sportiva ed energica per questi abiti così frufru, non chiedetemi perché mi fa pensare a un granatiere. Boh.

Più delicata Mary in Erdem, già indossato di recente: un’orgia di fiori ton-sur-ton sull’abito e sul fascinator con veletta. Ecco, se l’una mi ricorda un bersagliere l’altra mi fa pensare ai fiori in cornice dell’amica di nonna Speranza di gozzaniana memoria. Una domanda, ma Frederik non è grande abbastanza da meritarsi un vestito della sua misura? Boh.

Segue il gruppo varie ed eventuali capitanato da Sonja di Norvegia, senza sbavature e senza voli pindarici in un tailleurino color cipria con cloche in feltro un po’ troppo sportiva e un po’ troppo pesante. Ma su una mise così rigorosa non sarebbe stato più simpatico un cappellino più vezzoso? Noiosetta ma chic.

(Ph: Hanne Juul)

Suona la sveglia la pirotecnica Margrethe di Danimarca con un abito in seta a pieghe sciolte bianco e lilla completato da un giacchino in taffettà color ciclamino. Su tale deliziosa mise plana dallo spazio un cappello di paglia dalle incerte proporzioni che lo rendono simile a un disco volante. La giacca con un solo alamaro in quel punto farebbe difetto a chiunque, soprattutto se questo chiunque per camminare si appoggia a una stampella, con conseguente irrigidimento delle spalle. Come potete immaginare la adoro. Anche lei, come abbiamo visto su Silvia e come Anne-Marie al suo fianco, indossa una spilla anche sulla spalla destra; ci sarà una ragione che ci sfugge. Nel suo caso è la spilla Daisy che compare in tutti gli eventi più importanti, a partire dal suo stesso matrimonio. Boh. Total blue per la sempre bella Anne-Marie, elegante e sobria il giusto, dato che è vedova da pochi mesi. Anche lei come molte signore ha una stola, che nel suo caso ha il vantaggio di coprire il punto critico del robe-manteau, il taglio sui fianchi, per cui questa volta mi sembra più chic della precedente, in cui ha indossato la stessa identica mise, ve la ricordate? Royal chic shock e boh – Coronation edition (parte prima)

No dai, ma che è questa roba? La graziosa Sofia riesce a imbruttirsi piazzandosi sulle ventitré un cappello davvero a forma di disco volante che data la posizione direi che sta per ripartire, e speriamo non torni. Abito giallino piuttosto informe e troppo lungo, in crêpe di lana, della stilista estone Lilli Jahilo su décolleté gialle Louboutin che non le regalano un’andatura elegante e una clutch rigida in pelle grigia che mi ricorda la cassetta salvadanaio di ferro che mio padre mi regalò perché non la rompessi subito, e io cercavo di scassinare con l’apriscatole. Shock.

Non perdetevi la seconda parte!

Royal chic shock e boh – Chic week

Per uno di quegli scherzi del caso, oggi gli USA celebrano il loro Independence Day (dagli Inglesi) e Lady Violet pubblica uno chic shock e boh che più British non si può, non essendo riuscita nel weekend. Succede!

Anyway, la terza settimana di giugno è forse la più ricca di eventi di primo piano nel Regno Unito, con conseguenti adeguate mise di cui chiacchierare. Lunedì 19 si è celebrata la giornata dedicata all’Order of the Garter, ma con lo snellimento della Royal Family, Camilla che da membro dell’ordine ha partecipato al corteo tutta bardata coi paramenti d’ordinanza, la cognata Anne pure, in borghese sono rimaste in poche: Catherine, Sophie a la fantastica Duchessa di Gloucester, che potrebbe sorprendervi..

La Duchessa di Edimburgo punta sulla silhouette anni ’50 che le dona sempre; in questo caso la perplessità è nel modello smanicato di Emilia Wickstead che non mi sembra adattissimo alla formalità dell’occasione. Anche perché poi si porta la pashmina, oggetto che indossare elegantemente quando si è in movimento è praticamente impossibile. Che senso ha? Boh, però adoro il cappello (di Jane Taylor) e noto che Sophie sta apprezzando molto le borse Strathberry. Catherine invece, secondo me, sta attraversando una strana fase, una volta divenuta Principessa di Galles probabilmente sente la pressione e si sta adattando con difficoltà, e anche il suo stile ne risente. In questo caso tira fuori l’ennesimo abito a pois (stavo scrivendo saio), della solita Alexandra Rich, completato da un bel cappello di Philip Treacy cui avrei evitato la decorazione nella stessa seta a pois che risulta un po’ lezioso.

Molti hanno pensato a Diana in un abito simile – ma più frizzante, meno ingessato – però c’è anche un altro legame col clan Spencer: lo stesso identico abito di Catherine è stato indossato da una delle nipoti di Diana, Lady Eliza, fotografata con la gemella Amelia il mese scorso al Chelsea Flower Show. Un mega boh.

Alla fine la mia preferita – e non accade spesso – è la Duchessa di Gloucester – tutta in azzurro ghiaccio che, a parte l’orlo ballerino e le brutte scarpe bianche, ha una sua eleganza. E ha conquistato Lady Violet con quella coppia di spille appuntate sui baveri, chiaramente i due elementi di una duette, scelta che riempirà di gioia una fedele amica del blog, esperta e appassionata di bijoux vintage. Chic.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

L’evento clou della mondanità britannica resta Ascot, che è andato in scena dal 20 al 24 nel celeberrimo ippodromo del Berkshire. Tante, troppe le mise viste in meno di una settimana, per cui facciamo una selezione. E iniziamo con qualcosa di inedito, perché per il suo primo giorno da Regina di Ascot Camilla non si affida alle solite maison, ma ricorre addirittura a Dior. Il modello sarà pure interessante, la lavorazione sicuramente raffinata, ma a me non piace affatto. Non mi piace come la veste, non mi piace come segue il movimento (che in effetti non segue, perché l’inserto laterale plissé se ne va per conto suo). Apprezzo la scelta del bianco, il cappello Philip Treacy – bello ma non bellissimo – e vorrei attirare la vostra attenzione sulla spilla, la famosa Queen Mother’s Shell, amatissima dalla Regina Madre ma indossata spesso da Queen Elizabeth. Ottima scelta, ma la mise per me è shock. Se volete formarvi un opinione, può essere utile questo video (e no, non credo che Camilla abbia scelto Dior in relazione alla ventilata, e non vera, collaborazione di Meghan con la maison francese) https://nypost.com/2023/06/21/queen-camilla-wears-dior-after-brand-denies-meghan-markle-deal/

Peggio di lei riesce a fare Beatrice di York, che si infila in un vestitone a fiorellini con maniche jambon (Beulah London), slingback Chanel – che una giustamente le ha e le sfrutta – borsetta con manico di tartaruga (immagino finta, dato che è proibita) di Urban Outfitters e soprattutto l’ennesimo cerchietto con fioccone (Juliette Botterill). Non fosse per il pallore, mi farebbe pensare a Mamie, la cameriera afroamericana di Scarlett O’Hara. No Miss Bea, shock.

Premessa, non sono obiettiva perché adoro i cappelli modello boater che noi chiamiamo, a seconda di chi lo porta, da gondoliere ma anche paglietta. Dunque ho trovato molto piacevole la mise di Zara per il primo giorno di gare. Non grido al miracolo per l’abito in lino di Leo Lin, stilista australiano di origine cinese (e un po’ si vede, la stampa si chiama proprio Oriental print), ma Zara gioca molto, con sé stessa e con la moda, e diverte anche me. E il boater di Sarah Cant le sta benissimo, chic.

Il terzo giorno di gare, il giovedì, è il celebre Ladies Day, il più mondano di tutti, e Queen Camilla questa volta mi ha davvero deliziata. Vestita in un freschissimo color menta chiaro, il completo abito+pardessus di Anna Valentine sostiene il favoloso cappello: ampio, con la tesa rialzata in un angolo acuto, completamente profilato di piume. Creazione, naturalmente, Philip Treacy. Una persona che di cappelli si intende assai, e ha la mia totale fiducia, lo ha visto di persona e ha confermato la mia impressione: lo adoro entra direttamente tra i miei preferiti di sempre. Chic!

La Duchessa di Edimburgo era in compagnia del padre Christopher Rhys-Jones. Il tema scelto da Sophie sono evidentemente le pansée, stampate sull’abito di Suzannah London, o create – una per una, intagliate nella seta, da Anne Tomlin, straordinaria creatrice di fiori, andate a curiosare nel suo sito https://www.annetomlin.com – e montate sul delizioso cappellino Jane Taylor. Very British, very Ascot, very Sophie, very boh.

Pizzo!

(Ph: Max Mumby/Indigo/Getty Images)

Ci può essere Ascot senza pizzo? Non può, e infatti Zara compare come un ampio centrino nel Ladies Day: abito écru Scanlan Theodore – ancora una maison australiana per lei – un cappello banalotto di Emily London e pure una mini cappelliera Aspinal of London, che non sarebbe male come forma ma è in pelle stampa cocco, troppo pesante per il pizzo. La cosa che preferisco è l’espressione del marito, per il resto boh.

Risponde pizzo la cugina Beatrice, che il giorno seguente fa il suo ingresso nella seconda carrozza con il marito e i Principi di Galles. Il suo abito, di Monique Lhuillier ha fatto storcere il nasino ad un’affezionata lettrice del blog, ma io confermo: a me piace. La lavorazione è molto interessante e per niente banale, che poi è il rischio degli abiti in pizzo. Grazioso il cappellino, il modello Seraphina di Justine Bradley-Hill, favolosi gli orecchini Chopard (li trovate qui, andate a guardare che ne vale la pena https://www.chopard.com/it-ch/earclips/848349-1001.html). Chic.

Si sa che ubi maior minor cessat, e questo è vero soprattutto per le famiglie reali, dunque non vi sorprenderò dicendovi che la presenza di Catherine ha un po’ oscurato Beatrice. Francamente, in questo caso, senza ragione. La futura regina sceglie il total red: favoloso il cappello (Philip Treacy) totalmente fuori contesto gli orecchini boho, banale, piuttosto informe, troppo lungo l’abito (Alexander McQueen), bella ma troppo rigida per la morbidezza dell’abito la clutch vintage Hermès. Sorry, shock.

Signore in turchese

Questa volta veramente andrebbe detto last but not least, perché chiudiamo la rassegna ascotiana con due signore che magari non somiglieranno molto ma hanno parecchio in comune, e non mi riferisco solo al colore scelto per la mise. A sinistra Sua Altezza Reale The Princess Royal, che per la seconda giornata ha scelto il vintage. Nel senso che ha indossato lo stesso abito con cui aveva ricevuto, insieme a sua madre, il presidente e la first lady del Botswana; col piccolo dettaglio che parliamo del 1978, e lei all’epoca aveva 27 anni. Ora non so voi, ma di quando avevo 27 anni forse posso portare ancora le borse… L’abito è così così, ma se pensiamo a quanto sia considerato elegante il riciclo, Anne è scicchissima. A destra invece Suo Splendore Dame Joan Collins, che a 90 anni (compiuti il 23 maggio) è una delle protagoniste del Ladies Day, grazie anche al favoloso cappello Philip Treacy. Ecco, mi auguro di poter festeggiare i 90 anni ad Ascot, con quel sorriso e quella verve. Certo non in turchese, colore che detesto, magari in violetto. Meravigliose entrambe.

È Pasqua

Oggi è Pasqua, e sullo scenario royal questo di solito vuol dire due cose: la messa nella cattedrale di Palma de Mallorca per la famiglia reale spagnola e la funzione nella St George’s Chapel a Windsor per la Royal Family.

Dimenticate la prima: quest’anno i sovrani sono rimasti a Madrid, e ieri sera sono stati visti con le figlie Leonor e Sofía per le vie di Chinchón, nei pressi della capitale, dove da 60 anni si svolge una sacra rappresentazione (di solito preferisco non pubblicare foto con bambini, ma questa è stata postata sull’account Twitter della Casa Real). A inizio della settimana El Rey, da solo, era volato a Palma a visitare la madre, che se n’è andata alle Baleari con la sorella Irene di Grecia. L’infanta Elena invece è volata ad Abu Dhabi per trascorrere la Pasqua col padre, El Rey Emerito Juan Carlos, e il figlio Felipe de Marichalar, che si è trasferito negli Emirati da un paio di mesi. Insomma, tutti separati appassionatamente.

Rispettata invece la tradizione oltremanica, considerando che oggi è un giorno veramente speciale: la prima Pasqua del regno di Charles III, che è anche il Capo della Chiesa Anglicana e questa mattina ha partecipato alla funzione pasquale a Windsor. Con lui Queen Camilla, i Wales con tutti e tre i figli, compreso Louis e le sue smorfie irresistibili, e praticamente tutta la Royal Family con l’eccezione di Lady Louise Windsor, figlia dei Duchi di Edimburgo.

Presente la duchessa Sophie, in una mise un po’ troppo pesante per l’occasione: cappotto color lampone Catherine Walker, stivaloni di suède e cappello Philip Treacy. Anche la borsa di Sophie Habsurg, rigida e un po’ troppo grande, contribuisce a creare un’idea di pesantezza.

Non mancano Eugenie col suo delizioso pancione avvolto in un abito Whistles, né la sobrietà quasi monacale di Beatrice (in Emilia Wickstead) in stridente contrasto con l’allegria un po’ caciarona dei Tindall, con Zara accollatissima e scosciatissima in shocking (molto) pink (Jane Atelier).

Le signore più importanti del regno scelgono una nuance simile: la Principessa di Galles tira fuori dall’armadio il cappotto blu – all’epoca definito sapphire, zaffiro – creato per lei da Catherine Walker e già indossato l’anno scorso per il Commonwealth Day; allora manifestai alcune perplessità che mi restano tutte, aggravate dal nuovo pillbox di Lock & Co. piazzato in testa come un tegame.

Con l’aggravante della recidiva: Catherine possiede questo cappello anche in verde e lo ha indossato per la parata di San Patrizio del 2022. Sia il cappotto sia il cappello sono stati oggetto dei nostri commenti nello stesso post, questo: Royal chic shock e boh – Ricominciamo.

Ladies&Gentlemen attenti al dettaglio: per la prima volta da quando Catherine è entrata nella Royal Family dodici anni fa le vediamo le unghie smaltate di rosso invece del solito pallido nude. Senza essere melodrammatici, qualcosa che si avvicina molto a una rivoluzione.

I sovrani ci perdoneranno se di loro parliamo per ultimi, ma meritano particolare attenzione perché per loro questo è un giorno speciale: non solo Pasqua, ma anche anniversario di matrimonio, il diciottesimo.

Sarà per questo che Camilla ha scelto una mise creata da Anna Valentine, che con la socia di allora, Antonia Robinson, creò entrambi gli abiti indossati quel giorno, per la cerimonia civile e la benedizione religiosa (A Royal Calendar – 9 aprile 2005)? In testa, come allora, una creazione di Philip Treacy, che resta il suo modista di fiducia (anche se in questo caso non mi convince). Sulla spalla brilla una spilla di diamanti dal grande valore simbolico: un nodo, evidente allusione a unione, legame, unità. Non solo, questa è la spilla indossata da Camilla esattamente sette mesi fa, il 9 settembre, rientrando a Londra il giorno dopo quello della morte di Queen Elizabeth. La sua prima spilla da regina; ah, la forza dei simboli!

A questo punto forse vi chiederete come mai alle spalle di Charles e Camilla, accanto alla Princess Royal, ci sia non il marito Tim Laurence (lo si vede un po’ più indietro) ma il Duca di York, ormai bandito dalle prime file, e pure dalle seconde. Immagino che la risposta sia nella data: il 9 aprile è anche il giorno in cui due anni fa se ne andò Philip, The Duke of Edinburgh. E Lady Violet pensa non sia un caso che Anne abbia scelto per la sua mise il bianco, il più primaverile dei colori associati al lutto, pur abbinandolo al blu. Piccoli segni, grandi significati.

Wedding bells – David & India

Sono passati 41 anni dal matrimonio del secolo, il giorno in cui il principe – magari non particolarmente attraente ma dall’attraente futuro, peraltro non ancora realizzato appieno – sposò Cenerentola. Che era tale più per l’abito che per la storia personale, pur se dotata di adeguatamente perfida matrigna. L’incantevole sposa aveva un corteo composto da due paggetti e cinque damigelle, ma toccò alle due maggiori – la diciassettenne maid of honour Sarah Armstrong-Jones, figlia della principessa Margaret, e India Hicks, che avrebbe compiuto 14 anni sei settimane dopo – prendersi di cura del lunghissimo (7 metri) strascico.

(Ph: David Levenson)

E furono loro le prime a rendersi conto con disappunto (eufemismo) di quanto il voluminoso abito si fosse spiegazzato durante il viaggio nella Glass coach. Quarant’anni dopo è la ex giovane damigella ad andare all’altare: una storia molto più semplice, familiare e, lasciatemelo dire, elegante.

(Ph: @indiahicksstyle/instagram)

India è la minore dei tre figli di Lady Pamela Mountbatten e David Hicks, celebre interior designer. I suoi nonni materni erano dunque Lord Mountbatten e la moglie Edwina; suo cugino di secondo grado e padrino di battesimo il Principe di Galles.. Dopo aver studiato fotografia a Boston, lavorato come modella e vissuto a Parigi e New York, India nel 1996 si è trasferita alle Bahamas con David Flint Wood. Dopo tanti anni insieme, cinque figli e due rinvii causa covid, la coppia si è sposata venerdì 10 settembre 2021.

Luogo del matrimonio la chiesa parrocchiale di Brightwell Baldwin, nell’Oxfordshire, dove la sposa fu cresimata, e dov’è sepolto suo padre. India è arrivata in chiesa al braccio del figlio maggiore Felix, mentre l’unica figlia Domino era damigella d’onore.

Il suo abito è perfetto per una sposa agée: creato da Emila Wickstead è un modello midi in un raffinatissimo pizzo francese color avorio dalla linea molto pulita, con maniche lunghe, collo montante e gonna svasata. Personalmente avrei evitato il velo, ma non essendo un matrimonio improntato alla formalità va bene, e le sta bene.

(Ph: Robert Fairer/Vogue UK)

Tocco nostalgico: il bouquet della sposa è stato creato da Pulbrook & Gould, celebri fioristi londinesi che nel 1960 realizzarono quello per le nozze di Lady Pamela. Tocco fashion: la suola rossa delle scarpe su misura firmate da Christian Louboutin, le cui figlie gemelle Eloise e Paloma erano tra le damigelle.

(Ph: David Flotus)

All’uscita dalla chiesa gli sposi sono stati salutati con l’augurale lancio di confetti, in questo caso petali di rose raccolte nel giardino di Lady Pamela. Una piccola precisazione: la lingua inglese ha preso dall’italiano la parola “confetti”, con cui però identifica coriandoli, stelle filanti, in generale tutto ciò che è piccolo e leggero e viene lanciato per buon augurio. Se dunque dovesse capitarvi state tranquilli, gli sposi non sono stati bersagliati da durissime mandorle pralinate.

(Ph: David Loftus)

Per festeggiare dopo la cerimonia è bastato attraversare la strada; gli sposi e i loro ospiti, un centinaio, si sono accomodati al Lord Nelson Pub. Nonostante la allegra semplicità non immaginatevi qualcosa di poco curato: la sposa, che ha respirato interior design fin da bambina, è esperta di lifestyle ed è pure della vergine (nata il 5 settembre come Csaba, vedi alle volte il caso) ha pianificato ogni dettaglio. A festa finita gli sposi e i loro figli sono andati a prendere il tè da Lady P, la madre della sposa, e poi hanno trascorso tutto il weekend insieme, nella loro nella campagna dell’Oxfordshire.

(Ph: Robert Fairer/Vogue UK)

E se vi sembra poco per una discendente della Regina Victoria non preoccupatevi, la sera prima della cerimonia c’è stato un party danzante, per favorire un clima amichevole tra gli invitati. In questo caso la sposa ha indossato un abito a sirena avorio composto da nastri di seta intrecciati e creato da Naeem Khan, conosciuto negli anni da modella a New York.

(Ph: Robert Fairer/Vogue UK)

Vi state chiedendo se India ha rispettato la tradizione indossando something old something new something borrowed something blue? La risposta è sì. Sul retro dell’abito era appuntata una spilla con zaffiri della madre, che rappresentava il blu e il prestato, nuovo era l’abito e vecchio… la sposa stessa! Detto da lei eh, tipico British humour.

P,S. ho pensato di provare a rinfrescare questa torrida estate ripercorrendo i matrimoni più o meno royal degli ultimi mesi; fatemi sapere se approvate.