La foto del mese – Giugno 2025

Carissimi amici di Lady Violet, sto lavorando per voi e presto vi proporrò alcune novità che spero renderanno sempre più piacevole accomodarvi sul nostro sofà. Iniziamo con una piccola cosa: alle foto del giorno si aggiunge la foto del mese: quella che ho trovato più bella, più significativa, più emozionante del mese appena trascorso.

La foto simbolo del mese di giugno per me è questa e, ve lo dico subito, la trovo piuttosto disturbante.

Il 24 e 25 L’Aja ha ospitato il summit NATO, l’incontro tra i capi di stato e di governo dei 32 Paesi che aderiscono all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, con l’aggiunta dell’Unione Europea. Come sempre in questi casi mi colpisce il ridotto numero di donne, cinque, ma ad attirare la mia attenzione è la sesta, la regina Máxima. Che in una rutilante tuta con maniche a pipistrello color lime (del solito Natan) ha ricevuto gli ospiti per la cena nella residenza di Huis Ten Bosch ancora più pirotecnica e garrula del solito, come se fosse a un party qualunque. Il suo comportamento è stato notato da molti, e molti lo hanno trovato eccessivo anche e soprattutto in presenza della figlia Catharina-Amalia – la principessa ereditaria che non compare nella foto ma ha partecipato alla serata – cui Máxima dovrebbe iniziare a lasciare un po’ la scena che le piace tanto, a volte troppo.

Devo dire che molti dei partecipanti a questo vertice sembravano adolescenti in gita scolastica, il che oltre che piuttosto stupido è anche abbastanza spaventoso, considerando i venti di guerra che spirano da ogni dove e il ruolo che organismi come la NATO potrebbero giocare in favore della pace. È vero che alcune delle istituzioni nate nel dopoguerra iniziano a mostrare i loro limiti, e possono anche essere ripensate, ma al momento queste ci sono e queste dovrebbero funzionare nel modo più opportuno. Davanti a ciò il comportamento inadeguato della regina olandese può essere un dettaglio, ma penso che nei momenti difficili ognuno debba fare il suo meglio, e se questo è il meglio di Máxima stiamo freschi. Il ruolo dei sovrani dovrebbe essere anche quello di interpretare lo spirito dei propri connazionali, e siamo sicuri che nei Paesi Bassi siano allegrissimi e per nulla preoccupati? Non lo so, ma stavolta la regina non mi è piaciuta. Vi immaginate in una situazione analoga The Queen, ma anche la Regina Beatrix? Meglio di no.

Aspetto la vostra opinione e vi auguro uno splendido luglio.

Royal chic shock e boh – Giugno arcobaleno

L’arrivo dell’estate – non riesco a chiamarla bella stagione, sorry – porta con sé un deciso cambiamento nell’abbigliamento; naturalmente nel peso dei tessuti, ma anche nei colori. Abbonda il bianco, ma anche chi non è abbronzato osa tonalità più accese e brillanti, e questa volta abbiamo coperto l’intero spettro.

ROSSO

(Ph: Ludovic Marin/Getty Images)

Amato in tutte le stagioni e molto usato dalle royal ladies per il diplomatic dressing, visto che compare sulla maggioranza delle bandiere, in questi giorni è stato assai gettonato. Nel fine settimana del 7 e 8 i Macron hanno compiuto una visita ufficiale a Monaco; e quella che sembra una notizia trascurabile ha invece il suo peso, dato che i rapporti con la Francia sono fondamentali per l’esistenza stessa del Principato. Per dirne una, “nel 1999, Monaco ha ottenuto il diritto di coniare monete in euro recanti lo stemma del Principato, coniate dalla Zecca di Parigi. Nel 2001, è stata firmata una convenzione monetaria tra la Francia (per conto della Commissione Europea) e Monaco, per l’introduzione dell’euro nel Principato” (fonte: https://www.diplomatie.gouv.fr/fr/dossiers-pays/monaco/relations-bilaterales). Rosso sceglie Charlène per la serata di gala: un abito girocollo, smanicato, con vita allungata, da cui partono pannelli di un tessuto leggero e morbido. Ignoto il creatore, probabilmente francese; famosi i sontuosi orecchini di brillanti firmati Graff, la cui opulenza è messa in risalto dalla linea semplice del vestito, chic. Onorati i colori della bandiera monegasca grazie alla scelta di Brigitte Macron in total white Dior. Certo, di cape dress ne abbiamo visti tanti, ma questo si distingue per il modello perfetto, quasi una scultura. E lasciatemi lodare la scelta di Brigitte che, partendo da una condizione di meno – meno giovane, meno alta – pareggia, e secondo me vince la gara, con una mise che è veramente più. Superchic.

(Ph: Patrick van Katwijk/Getty Images)

I sovrani olandesi sono stati in visita ufficiale nella Repubblica Ceca, e Máxima non si è smentita. Per la cena di gala nel palazzo presidenziale di Praga ha abbinato i rubini della tiara Mellerio, con i suoi orecchini, all’abito monospalla di uno dei suoi couturier preferiti, Jan Taminiau. So che molti non amano questo modello, ma trovo che sia disegnato perfettamente per valorizzare la silhouette della regina. E si sa, se cerchiamo l’understatement non lo troveremo nei Paesi Bassi. Chic. Simpatico il contraltare offerto dalla signora Eva Pavlovà, consorte del presidente ceco Petr Pavel, col suo vestitino azzurro, che non sembra affatto impressionata dalla sua ospite.

La serena bellezza di Mary di Danimarca è esaltata dal rosso, colore che sceglie spesso. La scorsa settimana i sovrani danesi, accompagnati dalla figlia minore Josephine, hanno visitato le isole Færøer, che pur essendo autonome fanno parte del Regno di Danimarca. Prima di tornare a Copenaghen Frederik e Mary hanno offerto un ricevimento a bordo del vascello reale. La regina è andata sul sicuro scegliendo l’abito rosso di Raquel Diniz che ha indossato spesso (News – visita di stato francese in Danimarca). Questa occasione mi sembra più adatta di altre per quel modello, mi ricorda gli abiti da pomeriggio indossati da mia madre, e naturalmente apprezzo molto il continuo riuso, quindi chic.

ARANCIONE

(Ph: @MonarchieBe)

Mathilde dei Belgi deve amare molto l’arancione, lo indossa spesso e le dona molto. Lo ha scelto anche martedì 10 per la visita alle nuove sale, dedicate all’Art nouveau et all’Art déco, dei Musées royaux d’Art et d’Histoire, indossando una mise già vista. Un completo creato da Natan e composto da pantaloni e blusa con orlo asimmetrico. Molti i commenti sarcastici, incentrati sull’effetto “detenuto a Guantanamo”; personalmente trovo che ci sia qualcosa di peggio.

(Ph: @MonarchieBe)

Il fitting della blusa, che tira al giromanica e fa difetto sul seno (e sembra pure scomoda). La domanda come sempre è: ma come può una creazione couture, cioè fatta su misura, presentare questi difetti? E se il corpo cambia, com’è naturale, non si può intervenire sugli abiti? Boh.

GIALLO

(Ph: Jonas Ekströmer/TT)

Il 13 giugno 2015 il principe Carl Philip di Svezia sposava il suo grande amore Sofia Hellqvist. Venerdì 13 la coppia ha festeggiato il decimo anniversario di un matrimonio che sembra andare a gonfie vele battezzando la piccola Ines, unica femmina nata dopo tre maschi. Sofia ha scelto il giallo limone per l’abito in chiffon dello stilista svedese Lars Wallin.

L’idea di un colore brillante per un battesimo, al posto delle classiche tinte pastello, non mi dispiace, ma la realizzazione no. In particolare le balze della gonna hanno qualcosa di poco armonico, e penso di aver capito perché. Il modello si ispira (se non è esattamente lo stesso) a un abito da sera dello stesso stilista che Sofia ha indossato qualche anno fa.

(Ph: Instagram @larswallinofficial)

La gonna così composta ha un tocco flamenco che non mi dispiace, ma accorciandola non funziona più. Sofia ha abbinato un cerchietto che messo tra i capelli mossi faceva solo confusione, e le sue famose Louboutin gialle, modello Duvette Spikes 100, ma i tacchi alti per un abito di quella lunghezza (e con un bebè in braccio) francamente li lascerei nella scarpiera.

(Ph: Claudio Bresciani / TT)

Tanti auguri alla piccola, alla mamma e a tutta la famigliola, ma shock.

VERDE

(Ph: The Royal Family)

Lasciamo Sofia e raggiungiamo Sophie, impegnata sabato nel Trooping the Colour in onore di King Charles III. La Duchessa di Edimburgo è arrivata sulla “carrozza cognati”, in compagnia di Tim Laurence, marito della Princess Royal: entrambi i loro coniugi erano a cavallo insieme col Principe di Galles, mentre il re ha preferito un più confortevole landò. Attente al colore della mise di Sophie, il verde bosco: non è particolarmente estivo ma nei prossimi mesi sarà di gran moda. L’abito di Beulah London in crepe di lana (!) è caratterizzato dallo scollo a V e dalle ampie (molto ampie) maniche. La linea è quella stile anni ’50, che la duchessa predilige, ma che richiede un minimo di cautela per non rischiare di sembrare più agée, cosa che questa volta è accaduta a Sophie, complice anche il pillbox col fioccone (il modello Roma di Jane Taylor) che non ringiovanisce l’insieme.

(Ph: Getty Images)

Neppure il colore la aiuta, l’avrà scelto per armonizzarsi con la fascia dell’Antichissimo e Nobilissimo Ordine del Cardo, il più antico di Scozia, indossato dal marito? Boh.

(Ph: Jim Bennett)

Però diciamo una cosa, nonostante il look da prozia, una prozia come lei è unica. Lo pensiamo noi, e sono certa lo pensi anche Louis.

Verde oliva per Máxima, impegnata mercoledì ad Amsterdam nel Global Summit del Consumer Goods Forum. Colore non facile, a me starebbe malissimo ma lei lo porta bene. Non capisco se sia una tuta o un due pezzi, ma questa volta Natan mi ha convinta: mise molto adatta sia all’occasione sia alla signora che la indossa. Piccola nota a margine: quando Gianvito Rossi ha disegnato la sue décolletée classiche, fantasiosamente chiamate Gianvito, ha compiuto un passo fondamentale per il suo successo: sono le più amate dalle royal ladies, che ne possiedono in quantità industriale in ogni sfumatura e le indossano spesso. Quelle che ha completano la mise della regina olandese in questa occasione sono di camoscio lime. Tutta la mia invidia, e sicuramente chic.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

Martedì 10 e mercoledì 11 il Presidente Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, ha compiuto una visita ufficiale in Lussemburgo. Per La cena di gala la futura granduchessa Stéphanie – immagino in omaggio alla nostra bandiera – ha indossato un abito verde, più scuro di quello che campeggia sul tricolore ma nella tonalità che impazzerà in autunno. La prima cosa a colpirmi di questa creazione (Natan) è la lunghezza, che incomprensibilmente si ferma a dieci centimetri da terra. Ho anche pensato che fosse un prestito della suocera (accade con una certa frequenza) e la differenza di altezza tra le due avesse fatto il resto,

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

Invece sembra sia nuovo, per cui permane il mistero. Il modello ha uno scollo all’americana, di cui solitamente si apprezza il rigore geometrico, qui compromesso dall’aggiunta di quelle maniche che lo trasforma in un infelice cape dress; senza infamia e senza lode le scarpine LK Bennett, di un verde leggermente diverso. Shock. Quanto alle due prime dame, mesta e spettinata Laura Mattarella con una blusa nera dalle maniche a kimono su gonna bianco ottico che spara un po’; più divertente Maria Teresa infagottata in abito dalla forma indefinibile (Jean-Paul Knott), migliorato dalla bella collana. Un grande, enorme boh.

AZZURRO

Eccoci finalmente alla mise, e al personaggio, che molti di voi aspettavano: la Principessa di Galles al Trooping the Colour. Con una premessa: Lady Violet non ama l’azzurro, ma ciò che veramente detesta è la gamma dall’acquamarina al turchese e ritorno – comprese le omonime gemme – con un’avversione insanabile per il tremenderrimo tiffany, accettabile solo sulle scatole della famosa gioielleria. Immaginate come ci sono rimasta quando sabato ho visto Catherine. Recuperata l’equidistanza del cronista, andiamo ad esaminare la mise. Diciamo subito che Catherine era splendente, e questo è ciò che conta, soprattutto dopo i recenti trascorsi. La sua scelta per l’occasione è caduta su una creazione di Catherine Walker: un pardessus azzurro (che a seconda della luce sembra più turchese o più acquamarina) su un abito dello stesso colore. Il punto saliente del modello – chiaramente ispirato agli anni ’80 – sono i dettagli bianchi scelti per colletto, rever, polsi, i profili delle tasche e quelli interni. In molti hanno trovato delle somiglianze con un paio di mise con lo stesso abbinamento di colori indossate da Diana. Direi che più che a qualcosa indossata da lei, mi dà l’idea di un capo che avrebbe potuto indossare. Naturalmente lontano dall’artefice della sua svolta glam, Gianni Versace, che sicuramente glielo avrebbe fatto lasciare sull’attaccapanni all’ingresso. Non mi piace, e per fortuna la principessa non ha coordinato anche le scarpe, preferendo un paio di Gianvito Rossi (sì, anche lei) in un camoscio di una tonalità simile al suo incarnato.

Quello che fa la differenza secondo me è il cappello di Juliette Botteril: un modello non particolarmente originale, ma nello stesso colore dell’abito, che così saturo dona particolarmente e incornicia bene il suo bel viso. E ha il pregio di creare delle ombre che smorzano quel bianco abbacinante. Accanto a lei la deliziosa Charlotte, infilata in un abitino tristanzuolo coordinato a mammà. Insomma, bellissime entrambe, bellissimo vedere Catherine risanata e così splendente, ma la mise è veramente un grande, immenso boh.

(Ph: Eric Mathon/Princier Palace)

Inserimento al volo, mentre stavo chiudendo il pezzo. Ieri sera a Montecarlo si è chiuso il Festival della televisione: Charlène è arrivata al braccio del marito, con un abito celeste ghiaccio, creato probabilmente da Vuitton, con scollo all’americana da cui partono due bande che circondano i gomiti. Mi ha molto perplessa, e non perché evidenzia le notevoli spalle della principessa, anzi. Poi ho capito: lo trovo, scusate il termine forte, piuttosto osceno.

Probabilmente perché lascia scoperto il punto dell’ascella, che è un luogo privatissimo. E in movimento il tessuto così chiaro rivela dettagli del corpo in modo per me eccessivo. Che vi devo dire, sono antica! Aspetto il vostro parere, per me è letteralmente shock.

BLU

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

I Mattarella ricevuti dai Granduchi al loro arrivo in Lussemburgo, martedì 10. Quando una di voi mi ha inviato la foto ho pensato che avessero indetto le olimpiadi della geometria, oltre a quelle della matematica. Senza infierire, intanto mi chiedo chi sia il creatore di quella giacca/poncho romboidale. Poi vorrei fare un’osservazione: per indossare modelli così particolari, sempre che sia proprio necessario, non basta il fisico, che Laura Mattarella avrebbe pure, essendo alta e sottile, ma una certa personalità. Una delle prime indicazioni che si danno alle indossatrici è di sentire l’abito che indossano, per poterlo interpretare. La mia impressione è che la First Daughter si sia ritrovata a dover sostenere un ruolo che probabilmente non si aspettava, e ancor meno le interessa. Lo esercita con la signorilità che le è propria, va bene così e non c’è bisogno degli effetti speciali. Shock. Le fa da contraltare Maria Teresa, con una corta cappa azzurro chiaro (Natan) e pantaloni blu con una gamba più corta dell’altra. Mi piace solo la spilla fiore di Iradj Moini con i leggeri petali di ametista. Shock pure lei.

Ph: James Whatling)

Martedì 17, primo giorno alle corse di Ascotal cospetto dei sovrani e della Royal Family nella sua forma, diciamo così, allargata, data la presenza di Sarah, già Duchessa di York. Simpatica, positiva, coraggiosa – e mi riferisco ai recenti problemi di salute che ha sofferto anche lei – adorata dalle figlie, non particolarmente stilosa diciamo così. Si butta sul total blue scegliendo una giacca di pizzo indossata su un abito più scuro – lo sapete sì, che non esistono due blu uguali a meno che non nascano insieme? – troppo corto, che termina con un orlo a fazzoletto. Le ho sempre invidiato le caviglie, sempre sottili e nervose nonostante gravidanze, aumenti di peso e temperature torride. Le gambe un po’ meno, non valorizzate da quel tipo di lunghezza che mi sembra pure poco confortevole, rischiosa ad ogni seduta e a ogni colpo di vento. Diciamo che facendo la media tra il suo abito e quello della figlia Beatrice vengono fuori due orli accettabili. Eccessiva la veletta del pillbox, sprecata la borsa Chanel. Shock, e così abbiamo sfatato il mito che il blu sia sinonimo di eleganza.

VIOLA

Torniamo al battesimo della piccola Ines di Svezia, cui ha partecipato tutta la famiglia, compresa la zia Madeleine col marito Chris O’Neill e i tre figli Leonore, Nicolas e Adrienne. La principessa ha scelto un abito di Safiyaa, maison londinese gettonatissima tra le royal ladies soprattutto per i suoi cape dress. Quello di Madeleine è il modello Loura in crêpe, che è definito abito ma sembra un due pezzi, caratterizzato dalla fascia orizzontale che copre le braccia sostituendo le maniche. In un bel lilla, definito “lupine” dal fiore del lupino, che è violaceo. Se vi piace, ora è in saldo su MyTeresa https://www.mytheresa.com/it/it/donna/safiyaa-abito-midi-loura-in-crepe-con-peplum-viola-p00994910

Completano la mise un cerchietto con veletta, un paio di Manolo Blahnik in camoscio nude, e la clutch Knot di Bottega Veneta, altro oggetto popolarissimo tra le teste coronate (infatti la portava anche la sorella Victoria, in un altro colore). A me piace, e non solo per il colore. Certo per noi è un po’ overdressed, ma considerate che le signore svedesi portavano anche la spilla del reale ordine di famiglia, e i signori erano in alta uniforme o in tight. Chic.

E voi, qual è il vostro colore preferito? Qualunque sia, viva sempre l’arcobaleno!

Royal chic shock e boh – Il giorno del Leone

…e venne il giorno del Leone. O meglio di Leone, Leone XIV, il cui pontificato è iniziato ufficialmente domenica 18 maggio.

Non ho mai capito perché, almeno per quanto riguarda molti ospiti (e le loro mise), venga considerato meno solenne dei funerali del Papa, ma di fatto molti dei membri delle delegazioni internazionali hanno un ranking inferiore di quelli che partecipano ai funerali. Esempio: gli eredi al trono britannico hanno partecipato ai funerali, Charles per Giovanni Paolo II e William per Francesco. All’intronizzazione di Benedetto XVI c’era il principe Philip, a quella di Francesco i Duchi di Gloucester, mentre per Leone XIV è arrivato il Duca di Edimburgo. Quanto alle mise dei presenti stiamo per vederne parecchie che mi hanno lasciata piuttosto perplessa. Con una necessaria premessa: si partecipa a queste cerimonie non per chi si è, ma per ciò che si è. Persone che hanno il privilegio di rappresentare il proprio Paese, e di solito non hanno difficoltà a procurarsi abiti adeguati. Per cui, anche nel caso in cui non esistesse più un rigido protocollo, vale la tradizione. E le signore al cospetto del Papa vestono di nero.

Non concorda evidentemente con Lady Violet Laura Mattarella che, in seguito alla scomparsa della madre Marisa, esercita il ruolo di Prima Signora d’Italia accompagnando spesso il padre Sergio. E questa volta l’ha accompagnato con un completo pantaloni blu. No dai, è l’intronizzazione del Papa non la cresima di un nipote. Shock.

Sceglie il blu anche Giorgia Meloni; non abbiamo fatto in tempo a lodarla per i bottoni ton-sur-ton del completo indossato al funerale di Francesco (Royal chic shock e boh – Special papal edition (parte prima)che eccola sfoggiare un altro completo, sempre pantaloni, con esplosione di bottoni dorati. Si sarà confusa con la visita alla Amerigo Vespucci? Boh, ma per certi versi pure shock. Invece Ursula von der Leyen rinuncia ai bottoni dorati esibiti al funerale mantiene il nero d’ordinanza; purtroppo nulla di tutto ciò aiuta il risultato finale: pantaloni skinny, scarpette di vernice, cinturone, giacca moscia, un disastro. Shock.

Quattro sovrane cattoliche presenti hanno usufruito del privilège du blanc – con Maria Teresa di Lussemburgo incredibilmente a capo scoperto – mettendo in evidenza un piccolo, piccolissimo problema che si evidenzia oggi che le signore non indossano più abiti lunghi: la scelta del colore della scarpa, per alcune bianche per altre nude.

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

Total white per Mathilde dei Belgi, che va sul sicuro puntando su un look Dior: tailleur con gonna plissé, borsa e scarpe (dal tacco troppo alto). Una mise elegante e coerente, mi è piaciuta. Unico appunto, avrei evitato quegli occhiali da sole. Visto che sono ormai ampiamente sdoganati, e altrettanto ampiamente usati sotto il sole di Roma, avrei preferito una montatura meno impattante del nero (ancorché a firma Gucci). Anyway, chic.

(Ph: Sean Gallup/Getty Images)

Sceglie il total white anche Charlène de Monaco, che abbina borsa (Akris) e scarpe candide all’abito ricamato di Elie Saab. Abito bello e sofisticato che francamente non saprei quando indossare se non in questa occasione. E però, con la mantiglia di pizzo diventa tutto un po’ troppo, in aggiunta al fatto che quando Charlène non è convintissima di quello che indossa si vede. Non mi piace il modello delle scarpe, e quella tonalità di bianco non si sposa troppo bene col suo incarnato, che è esattamente il problema delle scarpe bianche. Insomma, boh.

(Ph: Getty Images)

Forse perché viene dal Paese in cui la mantiglia si porta ancora in diverse occasioni, Letizia di Spagna abbina abilmente la sontuosità del copricapo al rigore geometrico dell’abito in crêpe che la maison spagnola Redondo ha creato su misura per lei. Devo dire che adoro queste linee e come sublimano la magrezza di chi le indossa, l’abito mi piace molto e la realizzazione sfiora la perfezione. Letizia è una delle dame in bianco che preferisce scarpe nude (Magrit), ma questa tonalità non mi sembra una scelta felice. Chic con riserva.

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

Scarpe nude (Prada) anche per Maria Teresa del Lussemburgo, e devo dire che questa è la tonalità che mi convince più di tutte (anche se avrei evitato almeno la clutch Bottega Veneta color roccia). Magrissima consolazione; per il resto Maria Teresa, che è donna di mondo, deve aver confuso gli appuntamenti e pensato di dover partecipare a un picnic nei giardini vaticani. Il perfido Natan la avvolge in un vestitone di sangallo che oltre a non donarle particolarmente non è assolutamente adatto. Va bene il bianco, ma l’abito deve avere una sua formalità. E il capo va coperto, non si può fare a piacere. Shock. In conclusione, se proprio dovessi scegliere delle scarpe da indossare col privilegio del bianco, opterei per quelle di Mathilde nel corso di una visita in Vaticano a Papa Francesco (Le foto del giorno – Privilegi).

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

I principi ereditari (e reggenti) del Liechtenstein. La Principessa Sophie, nata Duchessa in Baviera, è l’unica che non ha il privilegio del bianco e c’è una ragione: fino a un po’ di anni fa era riservato alle sovrane di Paesi di una certa dimensione, ma se è stato concesso a Charlène lo vogliamo pure per la sovrana del Liechtenstein, che è un Principato come Monaco, e pure più grande. Nel frattempo Sophie è arrivata in nero, perfetta fino alle ginocchia, per poi scoprire calze chiare e un paio di ballerine. Ma perché? Boh.

(Ph: Marco Iacobucci)

A rappresentare la corona olandese c’era la Regina; lei e il marito non avevano partecipato ai funerali di Francesco per la concomitanza con la festa nazionale. Máxima è cattolica ma il Paese su cui regna no, dunque per lei nero d’ordinanza senza privilegi. La regina non rinuncia al suo stile d’effetto scegliendo una drammatica gonna lunga di Valentino, composta da pannelli che si aprono col movimento. Troppo lungo l’orlo, troppo alti gli spacchi, non adatto all’occasione. Peccato, perché il nero sobrio della mise contrapposto alla mantiglia, le calze opache, i guanti, me l’avrebbero fatta apprezzare assai. Boh.

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

Victoria di Svezia non è cattolica, ma potrebbe insegnare a molte signore devote a Santa Romana Chiesa come ci si veste. Abito midi, semplice e senza orpelli, scarpe nere (Gianvito Rossi), calze opache, mantiglia e guanti. La perfezione, col sorriso più bello del mondo. Chic.

Riprendendo il discorso del ranking inferiore fatto all’inizio di questo post, gli USA, presenti ai funerali di Papa Francesco col Presidente e la First Lady, per l’intronizzazione del primo pontefice statunitense hanno inviato il Vice Presidente e la Second Lady; dietro di loro il Segretario di Stato Marco Rubio e signora, entrambi cattolici. Così come i Trump, anche i Vance sono una coppia mista con un cattolico: se nella prima coppia la cattolica è Melania, nella seconda è JD Vance ad aver aderito alla Chiesa di Roma qualche anno fa. Tutto ciò premesso, la signora Rubio osserva correttamente il tradizionale dress code (anche se con un abito che non la valorizza affatto, shock). Usha Vance, di origine indiana, è rimasta fedele all’induismo degli antenati, ma si è applicata abbastanza; certo le maniche avrebbero dovuto allungarsi al polso, e le alze sempre meglio nere ma insomma, con quello che si è visto ha sfiorato la promozione.

Poi ti giri un attimo ed eccoli qui: due quarantenni sul tetto del mondo che si sentono Sandy e Danny di Grease. Ma perché?

Forse ce lo può spiegare Oprah Winfrey, presente all’intronizzazione del primo Papa suo connazionale con due amiche.

La signora in mezzo è la giornalista e anchorwoman Gayle King, quella a sinistra Maria Shriver, giornalista anche lei ma nota, soprattutto da noi, come nipote di JFK ed ex moglie di Arnold Schwarzenegger.

Si preannunciano tempi interessanti.

La foto del giorno – Un compleanno impegnato

Compie oggi 54 anni la Regina dei Paesi Bassi.

(Ph: ANP)

Máxima è nata a Buenos Aires il 17 maggio 1971 da Jorge Horacio Zorreguieta Stefanini e la sua seconda moglie María del Cármen Cerruti Carricart; come evidente dai cognomi, sangue italiano scorre abbondante nelle vene della sovrana, che conta numerosi antenati tra Piemonte e Liguria. Proprietario terriero assai benestante, Jorge Zorreguieta fu anche Ministro dell’Agricoltura per un periodo piuttosto breve – due anni – ma non abbastanza breve ad assolverlo dall’aver partecipato all’infame Governo Videla che, frutto di un colpo di stato, tra il 1976 e il 1981 si rese responsabile della sparizione di migliaia di oppositori, rendendo tragicamente noto nel mondo il termine dasaparecido.

La colpa del padre – che ha sempre negato di essere a conoscenza degli orrori del regime di cui faceva parte – stava ricadendo sulla figlia, che dopo la laurea in economia alla Universidad Católica Argentina lavorava nella finanza a New York e durante una vacanza a Siviglia per la Feria de Abril conobbe l’erede al trono d’Orange. L’innamoratissimo Willem-Alexander non aveva dubbi di aver trovato la sua regina ma doveva sottoporre la sua scelta all’approvazione del Parlamento, poco disposto a legare il Paese a uno degli episodi più infami della storia contemporanea. La soluzione fu trovata non ammettendo in terra olandese il reprobo nelle occasioni di importanza nazionale, quali il matrimonio dei due e la loro incoronazione; presente invece al battesimo delle tre figlie della coppia, Catharina-Amalia, Alexia e Ariane, in quanto considerato evento privato. Ora le tre ragazze stanno trovando la loro strada nel mondo, e Máxima ha dichiarato di soffrire un po’ della sindrome del nido vuoto. Non sappiamo come festeggerà il compleanno, ma è certo che a un certo punto si imbarcherà su un volo alla volta di Roma, dove domani rappresenterà la corona alla cerimonia di intronizzazione di Papa Leone XIV. Lei, argentina, che è rimasta cattolica anche dopo il matrimonio senza convertirsi alla Chiesa protestante olandese, non ha potuto partecipare alle esequie del connazionale Papa Francesco che cadevano lo stesso giorno della festa nazionale. Il re non ci sarà neanche stavolta, la regina sarà accompagnata dal primo ministro Schoof. E vestirà di nero, non avendo diritto al privilège du blanc, che spetta solo alle sovrane di Paesi cattolici, e neanche tutti.

Auguri a Máxima; quanto più opache sarebbero le cronache reali senza di lei?

Se volete rinfrescarvi la memoria sul matrimonio dei sovrani olandesi, seguite il link: A Royal Calendar – 2 febbraio 2002

Royal chic shock e boh – Aspettando la primavera

Oggi è il giorno di San Patrizio, patrono d’Irlanda, amatissimo nel mondo anglosassone, ed è anche la ragione per cui la rubrica domenicale è scivolata eccezionalmente a lunedì. Ero certa che la Principessa di Galles non ci avrebbe delusi, e così è stato.

(Ph: Getty Images)

Nella sua veste di Colonnello delle Irish Guards Catherine ha partecipato alla tradizionale parata nella caserma Wellington Barracks, nel centro di Londra; evento in solitaria che ha affrontato con grazia e sicurezza, da par sua. Evento cui l’anno sorso non aveva partecipato, trovandosi nel mezzo della tempesta causata dal cancro, il che rende questa giornata ancora più preziosa. Il verde è d’obbligo, e lei ha scelto una tonalità profonda per il già visto, bellissimo cappotto Alexander McQueen e per il cappellino Lock & Co. aggiungendo accessori neri, e soprattutto la deliziosa spilla trifoglio disegnata da Cartier. Un gioiello che non appartiene alla principessa, né alla Royal Family, ma al reggimento delle Irish Guards, che all’occorrenza la presta alle royal ladies. Veramente, ma veramente chic.

Lunedì scorso altro giorno importante per la Firm, con la celebrazione del Commonwealth Day. Lady Violet già pregustava di ammirare nuove toilette, e invece le signore Windsor sono andate al risparmio, tirando fuori dall’armadio mise già indossate in precedenza.

Sua Maestà la Queen Consort evidentemente sente arrivare la primavera e si veste i un pastelloso rosa Barbie; il soprabito (Fiona Clare) ha una manifattura piuttosto raffinata, ma certo il colore è un po’ too much, forse perché siamo ancora avvolti dai grigi dell’inverno. Apprezzo la scelta di un cappello (come sempre Philip Treacy) di dimensioni contenute visto il tipo di cerimonia, ma in questo caso contribuisce all’effetto bambola, cosa che Camilla sicuramente non è. Mi piacciono molto gli accessori in un freddo greige – la borsa non si vede nella foto ma è una Fendi, la celebre Pikaboo – ma in generale per me è boh. Très chic il re con cravatta armonizzata, ma non rigidamente abbinata, alla mise della sua consorte.

Catherine ha scelto la sicurezza di un look indossato in varie occasioni e differenti colori. Il cappotto rosso (Catherine Walker)caratterizzato dal grande fiocco stilizzato che chiude il collo l’abbiamo visto nel 2021 al concerto di Natale a Westminster Abbey (Le foto del giorno – Together at Christmas) e due anni dopo, sotto un mantello, per la visita di stato del presidente sudcoreano (Royal chic shock e boh – South Korea in UK). Stesso cappotto, naturalmente in nero, e stesso collier di perle appartenuto alla Regina e indossato anche da Diana, al funerale di Prince Philip, Duca di Edimburgo (L’addio a Philip. Qualche dettaglio, qualche risposta.). Il cappellino, indossato nel tour australiano del 2014, è Gina Foster (brand che non esiste più); il tocco di italianità è dato dalla borsetta MiuMiu, col fiocco pure quella, e le scarpine Gianvito Rossi. Il piacere di vedere Catherine è grande, la mise meno; il cappotto non mi fa impazzire, ha una forma strana e le fa la vita lunghissima. Insomma, boh.

Se non vi ha convinto la scelta del rosso Wales, sappiate che la principessa si è trovata di fronte un contraltare quasi perfetto. La signora che accompagna il Prime Minister è la sua vice Angela Rayner. Lo so, è vestita male, ma questa donna ha un passato molto impegnativo: nata in una famiglia in grande difficoltà economica e non solo, una madre con problemi psichiatrici, cresciuta in una casa popolare dalla nonna, che faceva tre lavori per sfamare lei e i suoi fratelli. Angela ha lasciato la scuola a 16 anni, incinta e senza titolo di studio. Quello che è – e quello che ha – se lo è costruito da sé, e amen se non è anche chic. Unico appunto; ma chi la veste, chi le ha venduto (o realizzato) quel cappotto non poteva stare più attento? Shock, ma alla fine who cares?

Assente la Duchessa di Edimburgo, impegnata negli USA, c’era la Princess Royal con una delle sue classiche mise multitasking: cappotto in tessuto fantasia classicamente anni ’80, decennio da cui immagino questo capetto arriva direttamente, compreso di collo sovrapposto e abbottonatura laterale, corredato da un cappellino sobriamente vezzoso; un po’ troppo, per il rigore del cappotto, ma lei è così, la si ama o la si odia, e noi la amiamo. Sul cappotto splende una spilla a forma definita “stalattite” ricevuta in dono dai genitori per le nozze con Mark Phillips nel 1973, tanto per non dimenticare mai da dove si viene. Impossibile costringerla negli angusti spazi chic shock e boh.

Esauriti i compiti di rappresentanza, immagino che Anne si sia precipitata a Cheltenham, la città del Gloucestershire che a marzo ospita il famoso Festival, No, non pensate a Sanremo, si tratta di una settimana di corse di cavalli, manifestazione che apre la stagione che culminerà con Ascot. Oltre alla principessa, manca di rado anche la figlia Zara, ottima amazzone, che il secondo giorno è stata raggiunta dalla cugina Eugenie. In questa foto, che potremmo intitolare Rapsodia in bordeaux Zara è chic in completo pantalone grigio (Laura Green) dolcevita in cashmere, uno dei capisaldi della stagione che sta finendo (Karen Millen), cappellino con freccia (Juliette Millinery), la clutch è Strathberry, brand che ama molto e indossa spesso. Eugenie invece è boh: bello ma un po’ troppo lungo – guardate la manica – il classico cappotto Hobbs, e veramente troppo alto, o messo male, il pillbox Emily London. Solidarietà al di lei marito Jack Brooksbank, che ha preferito la palette blu senza traccia di bordeaux.

La sorella di Eugenie, Beatrice, è ricomparsa in pubblico per la prima volta il 6 marzo, a un paio di mesi dalla nascita della seconda figlia Athena. Col marito Edo Mapelli Mozzi ha partecipato al Borne’s Wonderland Gala, una serata di raccolta fondi dedicata ai bimbi nati prematuri, proprio come Athena. Mi piace l’idea del midi da sera; il completo con gonna di raso e giacca di tweed di Self Portrait non è entusiasmante ma Beatrice è comunque graziosa; belle le scarpe di Jennifer Chamandi – brand British che sostiene il made in Italy – e soprattutto la clutch Roger Vivier, storica maison francese che ora fa parte del gruppo Tod’s. Per me è boh, ma lasciatemi aggiungere una cosa. In questi giorni si è diffusa la notizia di una crisi matrimoniale tra i due, notizia che Oggi ha preso da tabloid di non primissimo piano ed è stata rilanciata da altri. Al momento non ci sono prove, né testimoni, né altro, se non il fatto che lui starebbe spesso fuori casa per lavoro. Un po’ poco, direi, questo è proprio il gossip che non amo, e non trovo neppure divertente

Sono passati già tredici anni dal terribile incidente sugli sci di Friso, fratello minore di Willem-Alexander d’Olanda; ad agosto ne saranno trascorsi dodici dalla sua morte. In tutti questi anni la moglie Mabel e la madre Beatrix sono state sempre particolarmente unite; la ex sovrana ha ottimi rapporti con tutte e tre le sue nuore, ma immagino che la vedova del secondogenito abbia un posto particolar nel suo cuore. Friso aveva studiato ingegneria – meccanica a Berkeley e aerospaziale a Delft – e in sua memoria Mabel ha promosso la nascita di un premio destinato a team di studenti in ingegneria che si siano distinti per “spirito di squadra, forza innovativa, impatto sociale e competenza”. Mercoledì, alla consegna del riconoscimento, suocera e nuora sono apparse ancora un volta affiatate e sorridenti. In splendida forma l’ottantasettenne regina emerita, in mantella e pantaloni neri illuminati da una blusa azzurra, e il tocco delle scarpine ricamate. Chic. Mabel ha scelto un total look Missoni: pantaloni, canotta e cardigan lungo nel classico motivo chevron. A me questa donna piace moltissimo, mi piacciono il suo coraggio, la sua forza, la sua intelligenza, la sua verve. Ho adorato, e sempre adorerò, quel favoloso abito da sposa pieno di fiocchi creato da Victor e Rolf, che lei indossò con un brio unico; mi ha sempre fatto pensare alla commedia di Natalia Ginzburg, Ti ho sposato per allegria. Tutto ciò premesso, quest’insieme non mi convince fino in fondo, quindi boh.

Nella sala del trono del Palais Royal di Bruxelles si è tenuto il concerto di primavera, e Mathilde ha scelto una tonalità tra rosa e lilla molto primaverile, un completo pantaloni che visto da lontano non sembra male. Quando poi si guarda meglio questa mise, creata da Natan (e chi sennò?) e una domanda sorge spontanea: perché?

Eppure i pantaloni non sarebbero male, ma poi vengono terremotati da un blusa in tessuto paillettato e arricciato in un drappeggio senza senso. E consentitemi di dire che quel colore è piuttosto pericoloso: dona a poche, e la Reine non è tra quelle. Inutile la clutch Dior, che non la salva dallo shock.

E voi, siete pronti per la primavera?

L’arte di essere secondi

Il mese prossimo porterà con sé due importanti compleanni: gireranno la gloriosa boa dei 18 anni due deliziose fanciulle, che oltre all’età hanno in comune l’essere secondogenite, figlie cadette, insomma due spares. Il 21 aprile è il gran giorno di Isabella di Danimarca mentre otto giorni dopo, il 29, tocca a Sofía di Spagna. E se nulla si sa dei festeggiamenti per la Infanta, la Casa reale danese ha già pubblicato il programma delle celebrazioni per Isabella.

(Ph: Steen Evald, Kongehuset)

Il suo compleanno cade il giorno dopo Pasqua, e forse per questo i festeggiamenti sono stati anticipati. Venerdì 11 aprile alle 14.00 il municipio di Aarhus si aprirà ai giovani creativi: musicisti e danzatori emergenti si esibiranno per gli ospiti, studenti delle scuole professionali prepareranno il rinfresco e non mancherà una sfilata di moda sostenibile realizzata con materiali innovativi curata dai nuovi talenti della moda. Un centinaio gli ospiti provenienti da associazioni giovanili e istituti scolastici della città, cui se ne aggiungeranno altri 50 estratti a sorte.

La sera di martedì 15 aprile la principessa, i sovrani e il resto della famiglia assisteranno a uno spettacolo messo in scena al Det Kngelige Teater, il teatro reale. Anche in questo caso saranno i giovani performer ad animare la scena, davanti ai reali e a un migliaio di giovani connazionali tra i 17 e i 24 anni, che avranno la possibilità di ottenere il loro biglietto tramite lotteria. Insomma una festa di giovani, che è sempre la cosa più giusta e allegra.

(Ph: Casa de S.M. El Rey)

Classico understatement di famiglia invece per l’Infanta Sofía che sta concludendo il ciclo di studi superiori al prestigioso UWC Atlantic College in Galles, i cui progetti per il compleanno restano avvolti nel mistero. A dicembre l’altissima fanciulla ha sostenuto il suo primo impegno ufficiale in solitaria, la consegna dei premi al concorso fotografico Objetivo Patrimonio, il che ci fa pensare a un suo progressivo coinvolgimento nelle attività della Corona, modulato sulle scelte che verranno fatte nel prosieguo della sua formazione. Sofía potrebbe seguire le orme della sorella maggiore e seguire un addestramento militare, o iscriversi all’università, magari all’estero come fece suo padre. O magari ci stupirà con qualcosa di totalmente inatteso, vedremo!

(Ph: RVD/Z.M. de Koning)

In aprile festeggerà i 18 anni anche un’altra principessa, Ariane dei Paesi Bassi. Il suo compleanno è il 10 e non oso immaginare cosa si inventerà Máxima per la piccola di casa. La principessa olandese studia a sua volta all’UWC, United World College, ma ha scelto la sede di Trieste. Diversamente da Isabella e Sofía lei non è esattamente the spare essendo la terzogenita dei sovrani e dunque la terza in linea di successione; e si sa, più il trono si allontana più la libertà di scelta aumenta. Anche nel suo caso, staremo a vedere, ma quello che mi piacerebbe davvero è che queste ragazze interpretassero in modo nuovo il loro ruolo soprattutto, naturalmente, se dovessero avessero parte attiva nelle loro famiglie, a sostegno di fratello e sorelle sul trono. Il modello alla fine c’è, ed è una donna: la sublime Princess Royal, l’incrollabile Anne.

E a proposito di Royal Family, e di spare, alcuni di voi hanno chiesto il mio parere sulla spare’s consort e sul suo programma di lifestyle With love, Meghan, disponibile da qualche giorno su Netflix, per cui oggi ho guardato il primo episodiio. Premessa 1: non mi appassiona la tenzone Kate vs Meghan, che penso, aldilà delle intenzioni delle protagoniste sia costantemente attizzata da certa stampa e rinfocolata da chi è certo che il proprio parere faccia giurisprudenza. Premessa 2: forse anche a causa della notte insonne appena trascorsa ho seriamente rischiato di addormentarmi sul divano. Eviterò di soffermarmi sui dettagli: i gioielli indossati dalla duchessa, le sue mise, o le ricette un po’ così, a partire dalla pasta con pomodorini e buccia di limone cotta direttamente in padella aggiungendo acqua dal bollitore. Si tratta di una ricetta molto simile a quella della britannica Anna Jones ( https://annajones.co.uk/recipes/kale-tomato-and-lemon-zest-one-pot-spaghetti) che peraltro riscuote un certo successo tra chi l’ha provata.

E qui consentitemi un brevissimo discorso serio: ignoro quale sia il target del programma, che immagino dedicato a un pubblico probabilmente statunitense, comunque extraeuropeo. Il lifestyle è inestricabilmente intrecciato alla cultura di provenienza, per cui pensare che uno abbia ragione e sappia “come si fa” mentre tutti gli altri no, non ha francamente alcun senso. Nessun giapponese pensa che nel resto del mondo si debba prendere il tè secondo la tradizionale suggestiva cerimonia nipponica, e naturalmente culture più antiche e complesse tendono a considerare le altre un po’ naif. Quello che invece mi ha colpito davvero è la sostanziale inutilità dell’insieme, tutto visto e stravisto; e da decenni, per quanto mi riguarda. Uso eccessivo dell’enfasi – tutto è incedibile, meraviglioso, stupendo – paragoni azzardati “i piselli come perle verdi” le candele fatte a mano (le fa anche la madre del Presidente del Consiglio, ma almeno lei lei vende nei mercati, e viva la faccia). Mi è tornato in mente che negli anni ’80, quelli dell’edonismo reganiano e della Milano da bere, le riviste femminili pubblicavano inserti dove le signore del gran mondo (o medio, aspiranti a una promozione) illustravano il loro modo di ricevere, le mise en place coi piatti “di famiglia” – magari comprati la settimana prima – le ricette della nonna, di solito di gran qualità su questo la nostra tradizione è praticamente imbattibile. Pubblicazioni piacevoli, che collezionavo prendendo qualche spunto, soprattutto per le tavole. Ma appunto, parliamo di quarant’anni fa. Insomma, mi chiedo perché persone con quella visibilità, quella disponibilità economica, quella (giusta) ambizione non si affidino a qualcuno in grado di inventare qualcosa di nuovo, più interessante, meno scontato. Non sorprende che, pur tra le tante critiche, il programma per ora abbia comunque un suo successo, quello che fa Meghan desta ancora interesse, e di questo beneficiano senz’altro, ad esempio, i prodotti usati. Quanto a me, non credo vedrò il secondo episodio; ma d’altronde non penso avessero in mente Lady Violet come pubblico di riferimento.

A Royal Calendar – Ventitre anni insieme

L’ultima volta che i sovrani olandesi sono apparsi in pubblico insieme è stato lunedì scorso. Willem-Alexander e Máxima hanno partecipato in compagnia di re e presidenti alla cerimonia per gli ottant’anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

(Ph: ANP/Remko de Waal)

Con loro la figlia Catharina-Amalia, sempre più bella, sempre più presente, e in questo caso anche unica erede al trono ad accompagnare i genitori.

(Ph: AFP/Sergei Gapon)

Poi hanno proseguito con le agende individuali, ma immaginiamo che oggi abbiano festeggiato insieme un bel traguardo: ventitre anni da quel due febbraio 2002, quando si sposarono ad Amsterdam. Lui in alta uniforme da ufficiale di marina, lei con quello che secondo me resta l’abito da sposa più bello della sua generazione (e non solo). E proprio chiacchierando con un’amica sui royal wedding dress mi è ornato in mente il loro anniversario. Perciò, aspettando le nozze d’argento tra due anni – scommettiamo che faranno faville? – forse vi farà piacere ricordare quella giornata fredda e piena di emozione, quell’abito sobrio ed elegante, quella tiara creata assemblando gioielli di famiglia, che sembra già diventata una delle preferite della futura regina,

(Ph: Jeroen van der Meyde)

Qui trovate il post che avevamo dedicato a quel matrimonio, e sempre viva gli sposi: A Royal Calendar – 2 febbraio 2002

Royal chic shock e boh – Si riparte

Dopo la frenesia delle feste di fine anno a gennaio la ripartenza avviene con una certa lentezza anche nel modo royal: non molte occasioni e non tutte di particolare rilievo. Con qualche notevole eccezione, naturalmente.

Il piccolo regno dei Grimaldi inizia l’anno nuovo con diversi impegni, sia pubblici sia privati: il 27 la festa di Sainte Dévote, patrona del Principato e della Famille princière, e una serie di compleanni: il 23 Caroline compie 68 anni, il 25 Charlène raggiunge i 47 e il 1 febbraio Stéphanie gira la boa dei 60. Intanto giovedì scorso i sovrani hanno celebrato i 25 anni del Grimaldi Forum, principale centro culturale e congressuale del Principato. Per la serata Charlène ha scelto uno smoking doppiopetto della maison Crisoni, sartoria monegasca che veste principalmente gli uomini con capi su misura o ready to wear. Di impronta maschile la mise della principessa: giacca da sera in velluto bordeaux con revers di raso, nero come i pantaloni, anch’essi in velluto. Mi piace molto l’idea, e lei ha sicuramente la struttura fisica giusta, ma la realizzazione mi perplime, soprattutto per la giacca che tira sul punto vita. Belle le scarpe Dior, anonima ma corretta la clutch Akris. Boh, ma comunque meglio del completo bluette del marito.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

La Spagna il 6 gennaio celebra tradizionalmente le Forze Armate nel giorno della Pascua Militar. È una di quelle occasioni che richiedono il famigerato lungo da giorno, per cui il disastro è sempre in agguato. Letizia ha puntato sul colore dell’anno, il bordeaux, abbinando un pulloverino di cachemire Falconeri a una gonna a portafoglio che ha già indossato in occasioni analoghe.

Completa il tutto una pelliccetta, immagino – e spero – sintetica. La giacca non mi fa impazzire ma trovo la scelta della mise azzeccata, molto minimale come in fondo è lei. Il resto lo fanno le perle del collier, parte delle joyas de pasar, e gli orecchini perle e diamanti di Ansorena, celeberrima maison di gioiellieri al servizio dei sovrani da un secolo e mezzo abbondante. Chic.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

Altro appuntamento, stesso dress code, risultato diverso. Il 9 gennaio i saloni del Palacio Real si aprono per i membri del Corpo Diplomatico accreditato a Madrid. La Reina opta per una camicia bianca – la stessa indossata al San Carlo di Napoli qualche settimana prima: Royal chic shock e boh – Festa! (parte terza) – con una svolazzante gonna bluette. Non mi piace affatto, shock.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

Gennaio ha segnato per Los Reyes anche la partenza della figlia ed erede Leonor per la crociera di addestramento da guardiamarina (Le foto del giorno – Che emozione!). Archiviata la commozione si torna al lavoro: mercoledì 15 la Reina ha partecipato a un evento organizzato dalla fondazione BBVA per il microcredito, dedicato a piccoli coltivatori spagnoli e di alcuni paesi dell’America Latina. Letizia ha riproposto una mise già indossata in precedenza: un abito di tweed di una lunghezza che ammazzerebbe qualunque gamba, regale o plebea. Non fa eccezione, ahimè, la Reina ulteriormente penalizzata dalle scarpine col tacco a rocchetto, che come quasi tutti i suoi accessori sono firmate Magrit. Forse la situazione si poteva salvare con un paio di stivali, ma così è inevitabilmente shock.

(Ph: Albert Nieboer Nethelands/Point de Vue)

Discorso a parte per la Danimarca: gennaio da più di mezzo secolo è il mese in cui il sovrano celebra l’ascesa al trono, e nello stesso giorno: 14 gennaio 1972 Margarethe II, 14 gennaio 2024 Frederik X. Inoltre il mese inizia con vari ricevimenti di gala, in abiti da sera, e a volte è anche un bel vedere. Poi ti ritrovi Mary, il cui stile ha fatto versare fiumi d’inchiostro nell’emisfero boreale, e pure in quello australe dal quale proviene, che riceve il Corpo Diplomatico con un vestitone in broccato dorato (Teri Jon by Rickie Freeman) – uno di quei modelli che mio padre definiva l’anno scorso a Marienbad – e ci infila sotto un dolcevita. Che quest’anno va praticamente dappertutto, ma non ESATTAMENTE dappertutto. Shock.

Terzo gala – questa volta gli ospiti erano un migliaio di autorità di vario livello – terzo abito, senza alcuna sorpresa: Mary ha riutilizzato una mise già ampiamente sfruttata: gonna Julie Fagerholt abbinata a una blusa Birgit Hallstein. La gonna nasce come parte di un completo con giacchino, bruttarello anzicheno, poi fortunatamente sostituito da questa blusa. Non mi fa impazzire ma lei, saranno i capelli sciolti, sembra più giovane e lo stile è indubbiamente il suo. Poi il tessuto della gonna a me non piace, ma la linea la salva, chic.

Loro saranno tra i protagonisti del nuovo anno, ed eccoli schierati per il gala di inizio anno in Lussemburgo, in onore di politici, giudici, Corpo Diplomatico. La Granduchessa uscente, Maria Teresa, ha scelto un abito stile prendisole a grandi fiori del defunto Oscar de la Renta, cui forse la legano anche le comuni origine caraibiche (Cuba lei, Santo Domingo lui) e lo stile di vita internazionale. Opportunamente accessoriato con stola di chiffon nero, che non è ahimè sufficiente a coprire l’orrore della fascia dell’Ordine del Leone d’oro di Nassau infilata sotto la spallina. No dai, shock. Della Granduchessa uscente che vogliamo dire? Sicuramente meglio del solito – peggio non sarebbe facilissimo – Stéphanie indossa un abito bianco a mezze maniche senza infamia e senza lode. Boh di incoraggiamento.

L’abbiamo trascurata un po’, e allora eccola nello splendore: Máxima nel più puro stile Máxima. Sinfonia di tonalità dal rosso intenso al bordeaux per una mise composta da tutti capi già indossati: cappotto Max Mara (bellissimo) gonna e blusa Natan, scarpe Gianvito Rossi, borsa Sophie Habsburg, cappello Fabienne Delvigne. Sarebbe chic, se non fosse per l’occasione.

Perché la sovrana era in visita alla Royal Cosun, premiata cooperativa specializzata nella coltura di patate, barbabietole da zucchero, radici di cicoria a favette. Alzi la mano chi di voi non ha mangiato almeno una volta fave e cicoria così abbigliata! Un grande, grandissimo, enorme boh.

In ultimo ma certamente non ultima la Principessa di Galles. Questa settimana è arrivata la notizia che aspettavamo: la sua malattia è in remissione. In visita all’ospedale oncologico Marsden, dove è stata trattata lei stessa, Catherine ha sfoggiato uno splendido cappotto, che è pure di un brand italiano, Blazé Milano; guardate il dettaglio delle tasche e della vita con coulisse elasticata. Sotto pullover a collo alto in cashmere scozzese Kiltane, gonna Edeline Lee, borsetta Asprey. L’unica cosa che non mi piace sono le scarpine Russell and Bromley, poco adatte sia allo stile sia alla lunghezza della mise. Particolare francamente ininfluente dato il contesto. Chic, e bentornata!

Oggi è il Prinsjesdag

Il ritorno dell’autunno nel calendario royal segna praticamente dappertutto, seppure in date diverse, la ripresa della piena attività politica con la riapertura del Parlamento. Oggi è toccato ai Paesi Bassi con il Prinsjesdag, giorno in cui davanti agli Stati Generali il monarca pronuncia il discorso programmatico per l’anno a venire. Praticamente la nostra Finanziaria, ma con moooltooo più sfarzo: signori in tight e signore in lungo da giorno, con cappello (o acconciatura) e le insegne del massimo Ordine che hanno a disposizione: quello del Leone dei Paesi Bassi per Máxima e le ragazze, quello della Casa d’Orange Per Laurentien.

Con i sovrani, come l’anno scorso (Prinsjesdag o Damiesdag?) ci sono le due figlie maggiori, oltre al principe Constantijn – fratello del re – con la moglie Laurentien. La prima notizia è che anche Catharina-Amalia ha ceduto definitivamente al fascino del capedress firmato Safiyaa. Eccola col modello Sarita: il colore le dona moltissimo e lei sta diventando uno splendore.

Poi certo il modello è molto da sera e poco da giorno (lo stesso identico abito è stato visto un paio di settimane fa addosso a Sarah di York, per una serata in Svezia), sensazione peggiorata dal sandalo che lascia il piede quasi completamente nudo; però mi piace l’idea di fermare i capelli con un cerchietto superlow cost (Bijoux Brigitte, euro 9.90).

Alexia in rosso si è infilata un abito indossato dalla madre più di vent’anni fa; a me le rosse in rosso piacciono, mi perplimono assai i capelli così phonati e cotonati, effetto cofana anni ’60.

Quasi sobria Máxima che sceglie un abito azzurro ghiaccio di Claes Iversen con calottina abbinata. Tutto sommato andava bene – e pure meglio – così, in purezza, invece è stato arricchito da un fiocco monstre. Con un’aggravante: nemmeno la regina resiste al resistibilissimo fascino dei sandali; d’altronde lei è così, prendere o lasciare, e noi prendiamo!

Abito fucsia e cappellino in tinta per Laurentien, sia mai che passi inosservata! La mise è del brand tedesco Talbot Runhof (composto da Johnny Talbot & Adrian Runhof); se almeno avessero evitato quei tocchi di pizzo… In compenso lei è l’unica delle royal ladies a portare le scarpe chiuse, e non è poco.

Insomma, se in Svezia per l’inaugurazione del Parlamento ci si veste di bianco e nero, ispirandosi ai vecchi abiti di corte (l’avevamo raccontato qui La foto del giorno – 25 settembre) in Olanda domina il colore, vincono le signore, trionfano le ragazze.

Le foto del giorno – Zii e nipoti

Se non ho capito male, Albert de Monaco si è piazzato a Parigi per i Giochi Olimpici e non si è mosso più, per cui a un certo punto un cedimento è comprensibile. In tribuna con la nipote Alexandra von Hannover – figlia minore della sorella Caroline – e l’aitante fidanzato Ben-Sylvester Strautmann si lascia andare a un olimpico sbadiglio.

(Ph: Laurent Zabulon/ABACAPRESS.COM)

Il terzetto stava assistendo alla finale per il terzo e quarto posto di tennis tavolo tra il team giapponese e quello francese, che ha vinto aggiudicandosi la medaglia di bronzo; evidentemente non il più appassionante dei match, o degli sport, ma il principe svolge con la consueta dedizione il ruolo di capofamiglia. Dai che è quasi finita!

(Ph: ABACAPRESS.COM)

Altro sovrano che sta seguendo con costanza i giochi dall’inizio è il Granduca del Lussemburgo; diciamo che nel suo caso la permanenza nella capitale francese offre anche la possibilità di godersi un paio di figli che vi risiedono, a partire da Alexandra, da poco mamma di Victoire. Contrariamente ai monegaschi che non si sono visti, i lussemburghesi a rotazione hanno assistito a qualche gara, e Henri ha esplicato in tutto il suo splendore il ruolo di chaperon. Ci deve aver preso gusto, tanto da replicare con i nipoti principi del Belgio, figli del cugino Philip, il cui padre era fratello minore di sua madre, Josephine Charlotte. E sembra pure quello che si diverte di più.

(Ph: RVD – Frank Ruiter)

Cambiamo decisamente argomento e andiamo in Olanda, da cui arriva una interessante notizia sulla secondogenita dei sovrani, la principessa Alexia. È appena stato reso noto che la fanciulla si è iscritta al prestigioso UCL – University College di Londra, dove studierà Scienze e Ingegneria per il Cambiamento Sociale presso la Facoltà di Ingegneria. Se vi dovessi dire che so esattamente che cosa sia mentirei, ma confesso di essere rimasta molto colpita dalla scelta, sia perché avrei pensato che lei optasse qualcosa di più frivolo, sia perché sembra un campo davvero stimolante. Brava!

(Ph: ANP)

Continuando però con la dicotomia zii-nipoti del post, ad arrivare dai Paesi Bassi è anche una notizia piuttosto spiacevole. Nei giorni scorsi il giornale AD ha riportato una storia sulla principessa Laurentien, consorte del fratello minore del re e dunque zia di Alexia, che nell’ambito delle sue attività benefiche si sarebbe resa responsabile di non meglio identificati “abusi” nei confronti di funzionari del Ministero delle Finanze nell’ambito di uno scandalo legato ad assegni familiari che va avanti già da qualche anno. Di cosa si stia parlando esattamente non è chiarissimo ma il problema è considerato addirittura un banco di prova per Dick Schoof, a capo del governo da poche settimane (Le foto del giorno – Politica e misteri), dunque non è proprio cosa da nulla. Staremo a vedere, e speriamo che si risolva rapidamente e senza gravi conseguenze. Dopodiché, se Alexia con i suoi studi acquisirà competenze in ingegneria sociale per sostenere impeccabilmente la sorella, quando toccherà a lei regnare, meglio.