La foto del giorno – La meglio gioventù

Ce l’aspettavamo poco, ci avevamo quasi rinunciato, e invece King Charles ha deciso di godersi fino in fondo questo viaggio, traendone il massimo. E dunque ieri pomeriggio lui e la sua consorte si sono cambiati d’abito e vestiti comme il faut sono andati a trovare il convalescente Papa Francesco.

Anziani entrambi – 88 anni il Pontefice 76 il Re – entrambi con problemi salute, i due uomini condividono anche la volontà di continuare con la loro missione senza farsi fermare dalla malattia. Riservato il colloquio, ma io me li immagino parlare – con quel tocco di humour che li accomuna – di forza, di sofferenza, di impegno. E di futuro, perché questi due mi sembrano incarnare a pieno l’antico proverbio greco: anziani che piantano alberi sotto la cui ombra non siederanno mai.

Non sono mancati gli auguri del Papa per i vent’anni di matrimonio di Charles e Camilla che, questo lo sappiamo, hanno molto gradito.

Quanto a Lady Violet, essendo sfacciatamente di parte, non può che essere deliziata di queste giornate e del felice incontro tra il proprio Paese e gli augusti ospiti.

Le foto del giorno – Privilegi

Ladies&Gents, ecco a voi il vero autentico privilegio: il privilège du blanc.

Questa mattina i sovrani belgi sono stati ricevuti in udienza da Papa Francesco, e Mathilde si è presentata in total white, sulla base del privilegio che divide con pochissime altre signore: la suocera Paola, le Reina Letizia e la Emerita Sofía, Maria Teresa di Lussemburgo, e (concesso solo di recente) Charlène de Monaco. Oltre a Marina Doria, consorte del Principe di Napoli, il cui privilegio dipende dall’essere sposata in casa Savoia; lei ne ha usufruito con una certa soddisfazione, io francamente avrei evitato ed eviterei, ma questa è un’altra storia.

Mathilde invece era perfetta: robe-manteau candido e splendida nivea mantiglia, immagino di pizzo belga. Borsetta en pendant con le scarpe, in un color greige freddo chiarissimo; scelta che può destare qualche perplessità ma in fondo è obbligata: quando l’abito era lungo le scarpe erano bianche, senza problemi né discussioni. Oggi, con gli abiti corti, le scarpe bianche rischiano di essere un po’ troppo per cui si opta per queste mezze tinte, e devo dire che la Reine osa qualcosa di più interessante del solito nude.

Philippe e Mathilde avevano incontrato precedentemente Francesco nel 2015, ma in quel caso si era trattato di una visita ufficiale, mentre questa è stata un’udienza privata. Di cosa avranno parlato? Secondo la stampa belga del nuovo Arcivescovo di Malines – Bruxelles, appena insediato alla presenza dei sovrani, e della situazione internazionale; in particolare della guerra in Ucraina e della crisi in Congo, ex colonia belga. Roi Philippe potrebbe anche aver invitato il pontefice all’ottavo centenario dell’Università Cattolica di Lovanio, che sarà celebrato il prossimo anno.

Non è mancato il tradizionale scambio di doni: i sovrani hanno omaggiato il pontefice di un’opera in ceramica raffigurante il Buon Pastore, creazione di un’artista belga, che dovrebbe essere quella mattonella arancione sul vassoio che sembra un po’ una torta. In cambio hanno ricevuto un bassorilievo bronzeo che raffigura un dettaglio della porta centrale della basilica di San Pietro, una copia del Messaggio per la Giornata Mondiale della  Pace di quest’anno, un volume dedicato all’Appartamento Pontificio delle Udienze, e il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020.

Al loro arrivo nel cortile di San Damaso Philippe e Mathilde sono stati ricevuti dai membri di un altro circolo superelitario, composto da quelli che una volta si chiamavano Gentiluomini del Papa. Il signore al centro della foto, dal bel profilo forte, è Hugo Windisch-Graetz, capo del suo casato nonché marito di Sophie von Haubsburg, che oltre a discendere da sì magnanimi lombi è anche creatrice di quelle borse che di recente abbiamo visto piuttosto spesso, particolarmente apprezzate anche dalle royal ladies. A match made in heaven, alla lettera.

La foto del giorno – Attenti a quei tre

Ieri Papa Francesco ha ricevuto in Vaticano i sovrani emeriti dei Belgi, Albert e Paola, e non si può negare che le poche foto dell’evento destino una certa simpatica tenerezza. Tre ultraottantenni, nessuno dei quali in fondo nato per la vita che lo aspettava.

Il più anziano, Albert – che il 6 giugno compirà 89 anni – è l’ultimo dei tre figli di Re Leopoldo III e della Regina Astrid che muore in un tragico incidente quando lui ha quattordici mesi. Alla nascita riceve il titolo di Prince de Liège: è il cadetto, lo spare, e non è destinato al trono su cui nel 1951 sale il fratello maggiore Baudouin, appena ventenne. Dieci anni dopo il Re trova la sua Regina, ma dal loro matrimonio purtroppo non nascono figli; il sovrano prende sotto la sua ala, come suo erede, il nipote Philippe ma la sua morte improvvisa nel 1993 mette sul trono Albert, che a 59 anni è considerato una scelta migliore del figlio poco più che trentenne. A volte tocca davvero allo spare.

Neanche sua moglie, la bella Paola, avrebbe dovuto diventare regina. Nata a Forte dei Marmi l’undici settembre 1937 è l’ultima dei sette figli del principe Fulco Ruffo di Calabria, asso dell’aviazione ed eroe della prima guerra mondiale nella squadriglia di Francesco Baracca. Dopo la maturità classica la fanciulla diventa una delle protagoniste della vita mondana della capitale: sta nascendo la dolce vita. Nel 1958 muore un papa (Pio XII) e se ne fa un altro (Giovanni XXIII). Per partecipare alle cerimonie per l’incoronazione di Papa Roncalli, il 4 novembre, arriva dal Belgio il giovane Principe di Liegi, che unendo il sacro al profano non si nega le feste più esclusive della capitale. Le cronache di allora lo vogliono invaghito della bellissima Mirta Barberini Colona di Sciarra, ma poi, complice una serata all’ambasciata del Belgio, nasce l’idillio con Paola. Il papa vorrebbe sposarli in Vaticano, ma Baudouin insiste per Bruxelles, e così il 2 luglio 1959 il Belgio ha una nuova princesse. Nove mesi e qualche giorno dopo nasce il primogenito della coppia, Philippe, cui seguono Astrid e Laurent. Paola è bellissima, elegantissima, ammiratissima, ma anche infelicissima. La rigida società belga non la ama particolarmente trovandola troppo moderna, troppo frizzante, troppo italienne e neanche il matrimonio va benissimo: la crisi del settimo anno arriva davvero. Non mancano tradimenti reciproci, ma molti anni dopo si scoprirà che lui ha avuto una lunga relazione adulterina con la baronessa Sybille de Selys Longchamps, da cui nel 1968 nasce una bimba: Delphine. Il divorzio sembra sempre più vicino, ma nel frattempo diventa evidente che la Reina Fabiola non diventerà mai madre, per cui la corona toccherà ad Albert e alla sua discendenza. Il religiosissimo Baudouin mette le cose in chiaro: in caso di divorzio Albert perderà ogni diritto al trono, in favore del figlio Philippe, che è ancora un bambino; Paola perderà direttamente i figli, sacrificio per lei insopportabile. Alla metà degli anni ’70 il divorzio sembra inevitabile, e invece rientra. Nel 1993 Albert e Paola salgono al trono, sei anni dopo una biografia non autorizzata della regina rivela l’esistenza di Délphine, un momento non facile, ma la rottura non arriva mai. Una volta libera dal peso del trono – Albert ha abdicato nel 2013 – la coppia si mostra sempre più unita col passare degli anni, ciascuno il sostegno – anche fisico, gli acciacchi non li hanno certo risparmiati – dell’altra.

Se guardando la foto vi state chiedendo se Paola abbia ancora il privilegio del bianco, la risposta è sì, ma probabilmente non lo ha usato trattandosi di una udienza privata, non di un atto solenne. E ricordiamo che è appunto un privilegio, non un obbligo; molto più corretto presentarsi in nero, soprattutto se senza il capo coperto – per questo tipo di incontro non è più richiesto – e senza fronzoli.

Quanto a Papa Francesco, mi perdonerete se non conosco così bene la sua biografia, ma sono ragionevolmente certa che il figlio di immigrati italiani – piemontesi e liguri – nato del barrio di Flores a Buenos Aires, diplomato perito chimico, che prima di prendere i voti lavorò come uomo delle pulizie e buttafuori, difficilmente pensasse di sedere un giorno sul trono di Pietro.

Non sappiamo cosa, lui e loro, si siano detti, ma a vederli insieme sembrano tre bei vecchi che non nascondono le loro fragilità, anzi le mostrano serenamente e da queste traggono nuova forza. Lui probabilmente avrà un posto nella storia, loro probabilmente no, anche se il riconoscimento della figlia illegittima ha aperto un’altra porta. Il resto è tutto da scrivere.

Le foto del giorno – Chéz Francesco

Visita a sorpresa dei sovrani monegaschi in Vaticano, dove sono stati ricevuti in udienza privata da Papa Francesco.

È evidente che Charlène abbia recuperato appieno la funzione di Principessa Consorte e, a meno che non sia stata motivata da ragioni al momento a noi ignote, questa visita è il più autorevole dei suggelli al ruolo recuperato

. La Princesse ha coraggiosamente affrontato la canicola romana scelto di indossare: il nero e non il bianco, colore indossato per incontrare Papa Benedetto XVI nel 2013 lo stesso Francesco nel 2016. Allora Charlène aveva usufruito del privilège du blanc, il privilegio a vestire di bianco, riconosciuto alle consorti di sovrani cattolici – ai nostri giorni Spagna Belgio e Lussemburgo – cui in effetti né la principessa consorte di Monaco né quella del Liechtenstein avrebbero diritto, graziosamente concesso anche a Charlène in occasione della prima visita.

Sia chiaro, indossare il bianco è per queste signore non è un dovere ma un diritto, che Charlène oggi non ha usato. Accanto al marito, che conferma la sua fedeltà a giacche troppo strette e pantaloni troppo lunghi, la principessa ha scelto una mise perfetta sì, ma per una inaugurazione a Fontvieille, col tocco dark dello smalto scuro: gonna midi svasata con corpetto in pesante tessuto operato; le maniche e la parte alta del corpetto, che si apre in una scollatura a barchetta stile BB, sono in un tessuto più leggero e semitrasparente, e secondo Lady Violet piuttosto cheap.

C’è la mantiglia di pizzo nero, non ci sono i guanti – peccato veniale – e temo manchino anche le calze, peccato più grave. Ora, è vero che non troppi anni fa una Presidente della Camera si presentò a Francesco a piede nudo su zatterone con zeppa, ma non è che dobbiamo far passare proprio tutto eh. E infatti bocciamo le scarpine nude, che precipitano i saloni vaticani sulla terrazza dell’Hotel de Paris.

(Ph: Vatican Media (EV)/ABACA)

Charlène, cresciuta nella fede protestante, si convertì al Cattolicesimo poco prima delle nozze, e ha spesso mostrato una devozione profonda. Purtroppo oggi ha fatto un po’ confusione tra Pietro&Paolo e Dolce&Gabbana, e ha santificato la sobria mise con l’apposizione di un rosario, in preterintenzionale rivalità col crocifisso papale.

Amen.

News – Visita del Presidente Macron e della Première Dame in Vaticano

Oggi la Première Dame Brigitte ha accompagnato il marito Monsieur le President en marche fino in Vaticano, a incontrare per la prima volta Papa Francesco.

macron vaticano

Madame indossava un abito nero carbone che più sobrio non si può: accollatissimo, maniche al polso, lunghezza a coprire il ginocchio. Molto bene. Ai piedini delle semplici pump nere dal tacco altissimo. Un po’ femme fatale, ma esaltano con grazie le sue caviglie. Bene.

Le famose gambe, ancora belle e di solito ancor più generosamente esibite erano inguainate in calze color carne. Male.

Brigitte non ha ritenuto di indossare una mantiglia, e si è presentata a capo scoperto. Malissimo. Apprezzo l’idea dello chignon, ma poteva essere realizzato meglio.

Coerentemente con la scelta di una mise formale-ma-non-troppo non c’era ombra di guanti. Male, ma ormai è una battaglia persa.

Riassumendo: è senz’altro una delle occasioni in cui la Première Dame è sembrata più elegante, ma la forma è forma e va rispettata alla lettera, altrimenti passare da “udienza privata in Vaticano” a “cocktail in prefettura” è un attimo.

P.S. Lady Violet si permette di consigliare a Madame orli di questa lunghezza: le gambe ne risultano assai valorizzate.

P.S. 2 nell’occasione, Monsieur le President ha ricevuto il titolo di Canonico del Laterano, un onore dei Re di Francia che risale a Enrico IV, quello per cui Parigi valeva una messa.