Oggi i Duchi di Cambridge sono a Dundee, in Scozia, dove il loro titolo è Earl and Countess of Strathearn. Tra i vari impegni, il principale è l’inaugurazione della sezione locale del Victoria&Albert Museum, che per la prima volta nella sua storia apre una sede distaccata da quella londinese.
Il V&A – probabilmente molti di voi lo conosceranno – è il più importante museo di arti applicate del mondo, con una collezione che spazia dai cartoni preparatori per gli arazzi realizzati da Raffaello per la Cappella Sistina agli abiti della principessa Diana. Organizza mostre tra le più belle che abbia mai visto in vita mia ed eventi culturali di ogni tipo. Stephen Jones, il cappellaio matto autore di molti dei cappellini di Meghan, io l’ho conosciuto qui (a proposito di mostre, sabato inaugurano quella su Dior che a Parigi lo scorso anno ha fatto il tutto esaurito, e naturalmente ne parleremo).
Il V&A di Dundee è la gemma della ristrutturazione miliardaria del lungomare della città scozzese, dimostrazione plastica dell’espressione investire in cultura, da noi ripetuta fino alla noia e poi solitamente estrinsecata nell’elargizione di un po’ di denaro pubblico al cugino di qualcuno (e mi fermo qui, sennò mi rovino la serata e la rovino pure a voi).
Dallo scorso febbraio tra i patronage di Catherine c’è il V&A, ed è in questa veste che la duchessa ha oggi inaugurato il museo di Dundee. Catherine. In una parola, perfetta. Oggi ha riciclato un cappotto dell’amato McQueen, un modello che le abbiamo visto molte volte in molti colori e versioni, ma realizzato in un tartan blu-verde-nero è proprio bello. Scarpe nere in suede di Tod’s, anche queste indossate spesso, calze nere opache (finalmente!) e una borsetta verde Manu Atelier che online risulta sold out, ma io non mi preoccupo perché comunque non l’avrei comprata. La duchessa – anzi, la contessa di Strathearn – ha affrontato il freddo gelido con l’ausilio saltuario di una pashmina ma senza cappello, i lunghi capelli al vento. E proprio i capelli sono stati protagonisti di un siparietto con una piccola diavoletta bionda che ha voluto assolutamente accarezzarli. Ciò ha consentito ad almeno un giornale di dispiegare l’ineguagliabile humour britannico titolando Hair of the throne.
Potete ammirare Catherine nel video del Daily Mail (autore del titolo incriminato) in cui si apprezza meglio la linea del cappotto e ci si gode l’inaugurazione. Buona visione! https://www.youtube.com/watch?v=PECsEGxc5dg
La Burns Night viene celebrata in tutta la Scozia da associazioni e privati, che organizzano la Burns Supper, una cena il cui protagonista è l’haggis. Il tipico insaccato fa il suo ingresso al suono delle cornamuse dopo che è stata servita una zuppa; il suo arrivo viene salutato recitando la poesia Address to a Haggis, scritta da Burns nel 1787, poi viene tagliato con una spada e servito con una purea di patate e rutabaga (una varietà di cavolo diffusa nel nord Europa). Si brinda col whisky, of course, e se sono presenti delle signore si balla. E Lady Violet si immagina queste danze col cavaliere in kilt e la dama con la fusciacca tipica (sash) sull’abito da sera (Sua Maestà indossa il Royal Stewart tartan sash annodato sulla spalla sinistra, come compete a ogni signora scozzese sposata e di rango elevato). Ma quanto sono chic?
Anche se nelle Highland la produzione di tessuti originali con particolari tramature è molto antica, i coloratissimi tartan come li conosciamo noi sono abbastanza recenti, quindi scordatevi l’idea di Braveheart William Wallace con le gambe muscolose messe in evidenza dal gonnellino scozzese. Per vedere il tartan moderno percorrere le Highlands bisogna aspettare il ‘600, quando identificava non le singole famiglie – o clan – ma le diverse regioni del paese. Dopo la battaglia di Culloden del 1746 il governo britannico ne vieta l’uso come simbolo della rivolta scozzese, ma dal 1765 torna e caratterizza le divise degli Highland Regiments.