Royal chic shock e boh – Special papal edition (parte prima)

Ieri Roma è stata il centro del mondo e forse, speriamo, il teatro di un miracolo che aspettiamo da più di tre anni. In ossequio alla personalità del defunto, accanto ai grandi della terra si sono visti – magari non tantissimo, ma certo più del solito – anche gli ultimi. A questa giornata straordinaria è dedicata una versione speciale della nostra rubrica, allo stile e al rigore con cui è stato osservato il dress code, accorpando ciò che mi è piaciuto tanto, di meno, per nulla. Col rispetto che l’occasione merita, ma anche con quel tocco di leggerezza che Papa Francesco amava tanto.

Per le signore è richiesto il total black: abito sotto il ginocchio con maniche lunghe, calze e accessori neri, velo o mantiglia graditi ma non obbligatori. Ci vorrebbero pure i guanti, ma ormai ho perso le speranze.

Da cose che ho letto in giro sono costretta a sottolineare che alcune delle signore presenti – Mathilde dei Belgi, Letizia di Spagna, Maria Teresa di Lussemburgo, Charlène di Monaco – hanno il privilegio del bianco che, ça va sans dire, non si usa ai funerali.

I signori indossano il mourning suit: in alcuni Paesi, dove si porta ancora molto il tight, lo si sceglie abbinandolo al gilet nero anziché grigio. In questo caso era invece richiesto il semplice completo nero con camicia bianca e cravatta nera; meglio evitare altre tonalità, anche se scure; oltre tutto al sole il colore di alcuni tessuti vira. Come vedremo.

Impeccabile al posto d’onore il presidente Mattarella accompagnato dalla figlia Laura. Che secondo me non sempre indovina le mise, ma è quella che mia madre avrebbe definito una signora, e dunque ha sempre un aspetto signorile, anche se vedremo che un piccolo peccato lo ha commesso. Subito prima di loro Javier Milei, Presidente dell’Argentina, patria di Papa Francesco, con la sorella Karina, nella doppia veste di primera hermana e di Segretario generale della Presidenza della Repubblica. Se Laura indossa la mantiglia Karina esibisce sciolti capelli biondi; considerando il cespuglio che troneggia sul testone del fratello ancora bene c’è andata. E a proposito di Argentina, non ha partecipato la regina dei Paesi Bassi, Máxima, argentina di origine, né il marito Willem-Alexander, né altri membri della famiglia reale, a causa della concomitanza con il Koningsdag, la festa nazionale che celebra il compleanno del re.

ASSOLUTAMENTE CHIC

Belgio

Perfetto l’abito e impressionante la lunga mantiglia di Mathilde, Regina dei Belgi; abbinata all’alto collier di perle – ben sette fili! – le dà un’aria da signora degli inizi del secolo scorso (è un complimento). Per la gioia di Lady Violet, la Reine teneva in mano un paio di guanti, insieme con la clutch Natan. Abbastanza sorprendenti le scarpe Gianvito Rossi, dotate di tacchi altissimi che la sovrana di solito non porta. In un’occasione del genere bisognerebbe evitare, ma mi sembra che le royal e le first ladies da quel lato ci sentano poco.

Danimarca

Una cosa che ammiro molto della Regina Mary è che prende tutte le cose molto seriamente, e si prepara adeguatamente. Come in questo caso: chiamata a rappresentare in solitaria il suo Paese – il marito Frederik è in visita in Giappone, visita quanto mai opportuna anche per evitare di trovarsi faccia a faccia con Trump, che magari avrebbe attaccato con la storia della Groenlandia – la regina, che non è cattolica, ha scelto bene: tailleur con gonna midi (Andiata), mantiglia, gioielli “bianchi”, smalto neutro. Non sono convintissima della borsa Mulberry, e sono convinta che le scarpe Gianvito Rossi siano troppo alte, ma amen. E se vi sembra che il gentiluomo che l’accompagna sia un viso conosciuto avete ragione: è Matteo Colaninno. Già imprenditore, erede dell’impero paterno, già parlamentare del PD, poi passato a Italia Viva. E nell’ottobre scorso nominato Gentiluomo del Papa. Che non resiste alla cafonata di tenere gli occhiali da sole davanti alla regina, che non li porta. Avrà problemi di cataratta?

Francia

(Ph: Antonio Masiello/Getty Images)

Pur se non indossava il velo – che vi ricordo, non è obbligatorio – mi è piaciuta Brigitte Macron: le linee asciutte che indossa di solito interpretano bene il concetto di sobrietà che ispirava la cerimonia, e l’orlo della mise (Vuitton) più lungo del solito, secondo me le dona molto. Peccato per la cinturina col logo in bellavista, e peccato per la doppia tasca sulla giacca di Monsier le President, ma la perfezione non è di questa terra.

Liechtenstein

(Ph: Instagram @oldroyalty)

Loro si vedono poco, ma la loro figura la fanno sempre. Lui è Alois, Principe Ereditario del Liechtenstein con funzione di reggente. Lei è sua moglie Sophie, nata Duchessa in Baviera e discendente dagli Stuart. Abito nero (leggermente corto), mantiglia, perle; ed è una delle poche a indossare scarpe da giorno, senza vertiginosi tacchi a spillo.

Monaco

(Ph: Raphael Lafargue/ABACA)

Molto ammirati i Principi di Monaco. O meglio, molto ammirata lei, perché lui sembra aver dormito nell’abito, nero ma un po’ délabré (questo invece non è un complimento). Se posso fare un appunto – anzi due – a Charlène, le calze sono troppo leggere, e sarebbe preferibile non esporre il marchio della borsa (Prada, come la mise); regola che vale sempre, ma soprattutto in questi casi.

Norvegia

(Ph: Reuters)

In rappresentanza dei sovrani di Norvegia, anzianotti e acciaccatelli, sono arrivati i principi ereditari, dandoci così la gioia di vedere Mette-Marit in buona forma. Accompagnata dall’impeccabile marito la principessa non ha deluso con un bel cappotto a redingote, forse un po’ pesante per la giornata, breve mantiglia sui capelli sciolti, tacchi di 7 cm Manolo Blahnik e in mano la clutch Bottega Veneta.

Svezia

(Ph: Raphael Lafargue/ABACA)

Come dovrebbe vestirsi una regina in un’occasione del genere? Come Silvia di Svezia, abito lungo nero, mantiglia e perle. Sedendo sul trono da più di mezzo secolo (e avendo superato gli 80) è rimasta fedele allo stile di qualche anno fa, che diventa anche strategico per camuffare il piede operato di recente. Oggi magari vedere le signore in lungo ci sarebbe sembrato troppo, ma lei è una meraviglia.

Spagna, i miei preferiti

(Ph; Casa de S.M. el Rey)

La proverbiale sobrietà di Letizia ha trovato il palcoscenico più adatto nella maestosa austerità di questa cerimonia. Praticamente perfetta la Reina: abito midi a sostenere la sontuosa mantiglia, calze nere, kitten heels in camoscio Nina Ricci, borsa Carolina Herrera, e sulla spalla sinistra appuntata una delle joyas de pasar, riservate alla sovrana. Con lei il più bell’accessorio concepibile, il marito Felipe, che dire impeccabile è dire poco. El Rey è stato elogiato anche da Jack Schlossberg, simpatico e aitante figlio trentaduenne di Caroline Kennedy, dunque nipote di John e Jackie.

(Ph: Instagram @jackuno)

Insomma una garanzia!

Non perdetevi la seconda parte, che comprende i boh e gli shock; tutte le mise che non abbiamo citato le troverete lì: Royal chic shock e boh – Special papal edition (parte seconda)

L’arte di essere secondi

Il mese prossimo porterà con sé due importanti compleanni: gireranno la gloriosa boa dei 18 anni due deliziose fanciulle, che oltre all’età hanno in comune l’essere secondogenite, figlie cadette, insomma due spares. Il 21 aprile è il gran giorno di Isabella di Danimarca mentre otto giorni dopo, il 29, tocca a Sofía di Spagna. E se nulla si sa dei festeggiamenti per la Infanta, la Casa reale danese ha già pubblicato il programma delle celebrazioni per Isabella.

(Ph: Steen Evald, Kongehuset)

Il suo compleanno cade il giorno dopo Pasqua, e forse per questo i festeggiamenti sono stati anticipati. Venerdì 11 aprile alle 14.00 il municipio di Aarhus si aprirà ai giovani creativi: musicisti e danzatori emergenti si esibiranno per gli ospiti, studenti delle scuole professionali prepareranno il rinfresco e non mancherà una sfilata di moda sostenibile realizzata con materiali innovativi curata dai nuovi talenti della moda. Un centinaio gli ospiti provenienti da associazioni giovanili e istituti scolastici della città, cui se ne aggiungeranno altri 50 estratti a sorte.

La sera di martedì 15 aprile la principessa, i sovrani e il resto della famiglia assisteranno a uno spettacolo messo in scena al Det Kngelige Teater, il teatro reale. Anche in questo caso saranno i giovani performer ad animare la scena, davanti ai reali e a un migliaio di giovani connazionali tra i 17 e i 24 anni, che avranno la possibilità di ottenere il loro biglietto tramite lotteria. Insomma una festa di giovani, che è sempre la cosa più giusta e allegra.

(Ph: Casa de S.M. El Rey)

Classico understatement di famiglia invece per l’Infanta Sofía che sta concludendo il ciclo di studi superiori al prestigioso UWC Atlantic College in Galles, i cui progetti per il compleanno restano avvolti nel mistero. A dicembre l’altissima fanciulla ha sostenuto il suo primo impegno ufficiale in solitaria, la consegna dei premi al concorso fotografico Objetivo Patrimonio, il che ci fa pensare a un suo progressivo coinvolgimento nelle attività della Corona, modulato sulle scelte che verranno fatte nel prosieguo della sua formazione. Sofía potrebbe seguire le orme della sorella maggiore e seguire un addestramento militare, o iscriversi all’università, magari all’estero come fece suo padre. O magari ci stupirà con qualcosa di totalmente inatteso, vedremo!

(Ph: RVD/Z.M. de Koning)

In aprile festeggerà i 18 anni anche un’altra principessa, Ariane dei Paesi Bassi. Il suo compleanno è il 10 e non oso immaginare cosa si inventerà Máxima per la piccola di casa. La principessa olandese studia a sua volta all’UWC, United World College, ma ha scelto la sede di Trieste. Diversamente da Isabella e Sofía lei non è esattamente the spare essendo la terzogenita dei sovrani e dunque la terza in linea di successione; e si sa, più il trono si allontana più la libertà di scelta aumenta. Anche nel suo caso, staremo a vedere, ma quello che mi piacerebbe davvero è che queste ragazze interpretassero in modo nuovo il loro ruolo soprattutto, naturalmente, se dovessero avessero parte attiva nelle loro famiglie, a sostegno di fratello e sorelle sul trono. Il modello alla fine c’è, ed è una donna: la sublime Princess Royal, l’incrollabile Anne.

E a proposito di Royal Family, e di spare, alcuni di voi hanno chiesto il mio parere sulla spare’s consort e sul suo programma di lifestyle With love, Meghan, disponibile da qualche giorno su Netflix, per cui oggi ho guardato il primo episodiio. Premessa 1: non mi appassiona la tenzone Kate vs Meghan, che penso, aldilà delle intenzioni delle protagoniste sia costantemente attizzata da certa stampa e rinfocolata da chi è certo che il proprio parere faccia giurisprudenza. Premessa 2: forse anche a causa della notte insonne appena trascorsa ho seriamente rischiato di addormentarmi sul divano. Eviterò di soffermarmi sui dettagli: i gioielli indossati dalla duchessa, le sue mise, o le ricette un po’ così, a partire dalla pasta con pomodorini e buccia di limone cotta direttamente in padella aggiungendo acqua dal bollitore. Si tratta di una ricetta molto simile a quella della britannica Anna Jones ( https://annajones.co.uk/recipes/kale-tomato-and-lemon-zest-one-pot-spaghetti) che peraltro riscuote un certo successo tra chi l’ha provata.

E qui consentitemi un brevissimo discorso serio: ignoro quale sia il target del programma, che immagino dedicato a un pubblico probabilmente statunitense, comunque extraeuropeo. Il lifestyle è inestricabilmente intrecciato alla cultura di provenienza, per cui pensare che uno abbia ragione e sappia “come si fa” mentre tutti gli altri no, non ha francamente alcun senso. Nessun giapponese pensa che nel resto del mondo si debba prendere il tè secondo la tradizionale suggestiva cerimonia nipponica, e naturalmente culture più antiche e complesse tendono a considerare le altre un po’ naif. Quello che invece mi ha colpito davvero è la sostanziale inutilità dell’insieme, tutto visto e stravisto; e da decenni, per quanto mi riguarda. Uso eccessivo dell’enfasi – tutto è incedibile, meraviglioso, stupendo – paragoni azzardati “i piselli come perle verdi” le candele fatte a mano (le fa anche la madre del Presidente del Consiglio, ma almeno lei lei vende nei mercati, e viva la faccia). Mi è tornato in mente che negli anni ’80, quelli dell’edonismo reganiano e della Milano da bere, le riviste femminili pubblicavano inserti dove le signore del gran mondo (o medio, aspiranti a una promozione) illustravano il loro modo di ricevere, le mise en place coi piatti “di famiglia” – magari comprati la settimana prima – le ricette della nonna, di solito di gran qualità su questo la nostra tradizione è praticamente imbattibile. Pubblicazioni piacevoli, che collezionavo prendendo qualche spunto, soprattutto per le tavole. Ma appunto, parliamo di quarant’anni fa. Insomma, mi chiedo perché persone con quella visibilità, quella disponibilità economica, quella (giusta) ambizione non si affidino a qualcuno in grado di inventare qualcosa di nuovo, più interessante, meno scontato. Non sorprende che, pur tra le tante critiche, il programma per ora abbia comunque un suo successo, quello che fa Meghan desta ancora interesse, e di questo beneficiano senz’altro, ad esempio, i prodotti usati. Quanto a me, non credo vedrò il secondo episodio; ma d’altronde non penso avessero in mente Lady Violet come pubblico di riferimento.

Royal chic shock e boh – Si riparte

Dopo la frenesia delle feste di fine anno a gennaio la ripartenza avviene con una certa lentezza anche nel modo royal: non molte occasioni e non tutte di particolare rilievo. Con qualche notevole eccezione, naturalmente.

Il piccolo regno dei Grimaldi inizia l’anno nuovo con diversi impegni, sia pubblici sia privati: il 27 la festa di Sainte Dévote, patrona del Principato e della Famille princière, e una serie di compleanni: il 23 Caroline compie 68 anni, il 25 Charlène raggiunge i 47 e il 1 febbraio Stéphanie gira la boa dei 60. Intanto giovedì scorso i sovrani hanno celebrato i 25 anni del Grimaldi Forum, principale centro culturale e congressuale del Principato. Per la serata Charlène ha scelto uno smoking doppiopetto della maison Crisoni, sartoria monegasca che veste principalmente gli uomini con capi su misura o ready to wear. Di impronta maschile la mise della principessa: giacca da sera in velluto bordeaux con revers di raso, nero come i pantaloni, anch’essi in velluto. Mi piace molto l’idea, e lei ha sicuramente la struttura fisica giusta, ma la realizzazione mi perplime, soprattutto per la giacca che tira sul punto vita. Belle le scarpe Dior, anonima ma corretta la clutch Akris. Boh, ma comunque meglio del completo bluette del marito.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

La Spagna il 6 gennaio celebra tradizionalmente le Forze Armate nel giorno della Pascua Militar. È una di quelle occasioni che richiedono il famigerato lungo da giorno, per cui il disastro è sempre in agguato. Letizia ha puntato sul colore dell’anno, il bordeaux, abbinando un pulloverino di cachemire Falconeri a una gonna a portafoglio che ha già indossato in occasioni analoghe.

Completa il tutto una pelliccetta, immagino – e spero – sintetica. La giacca non mi fa impazzire ma trovo la scelta della mise azzeccata, molto minimale come in fondo è lei. Il resto lo fanno le perle del collier, parte delle joyas de pasar, e gli orecchini perle e diamanti di Ansorena, celeberrima maison di gioiellieri al servizio dei sovrani da un secolo e mezzo abbondante. Chic.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

Altro appuntamento, stesso dress code, risultato diverso. Il 9 gennaio i saloni del Palacio Real si aprono per i membri del Corpo Diplomatico accreditato a Madrid. La Reina opta per una camicia bianca – la stessa indossata al San Carlo di Napoli qualche settimana prima: Royal chic shock e boh – Festa! (parte terza) – con una svolazzante gonna bluette. Non mi piace affatto, shock.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

Gennaio ha segnato per Los Reyes anche la partenza della figlia ed erede Leonor per la crociera di addestramento da guardiamarina (Le foto del giorno – Che emozione!). Archiviata la commozione si torna al lavoro: mercoledì 15 la Reina ha partecipato a un evento organizzato dalla fondazione BBVA per il microcredito, dedicato a piccoli coltivatori spagnoli e di alcuni paesi dell’America Latina. Letizia ha riproposto una mise già indossata in precedenza: un abito di tweed di una lunghezza che ammazzerebbe qualunque gamba, regale o plebea. Non fa eccezione, ahimè, la Reina ulteriormente penalizzata dalle scarpine col tacco a rocchetto, che come quasi tutti i suoi accessori sono firmate Magrit. Forse la situazione si poteva salvare con un paio di stivali, ma così è inevitabilmente shock.

(Ph: Albert Nieboer Nethelands/Point de Vue)

Discorso a parte per la Danimarca: gennaio da più di mezzo secolo è il mese in cui il sovrano celebra l’ascesa al trono, e nello stesso giorno: 14 gennaio 1972 Margarethe II, 14 gennaio 2024 Frederik X. Inoltre il mese inizia con vari ricevimenti di gala, in abiti da sera, e a volte è anche un bel vedere. Poi ti ritrovi Mary, il cui stile ha fatto versare fiumi d’inchiostro nell’emisfero boreale, e pure in quello australe dal quale proviene, che riceve il Corpo Diplomatico con un vestitone in broccato dorato (Teri Jon by Rickie Freeman) – uno di quei modelli che mio padre definiva l’anno scorso a Marienbad – e ci infila sotto un dolcevita. Che quest’anno va praticamente dappertutto, ma non ESATTAMENTE dappertutto. Shock.

Terzo gala – questa volta gli ospiti erano un migliaio di autorità di vario livello – terzo abito, senza alcuna sorpresa: Mary ha riutilizzato una mise già ampiamente sfruttata: gonna Julie Fagerholt abbinata a una blusa Birgit Hallstein. La gonna nasce come parte di un completo con giacchino, bruttarello anzicheno, poi fortunatamente sostituito da questa blusa. Non mi fa impazzire ma lei, saranno i capelli sciolti, sembra più giovane e lo stile è indubbiamente il suo. Poi il tessuto della gonna a me non piace, ma la linea la salva, chic.

Loro saranno tra i protagonisti del nuovo anno, ed eccoli schierati per il gala di inizio anno in Lussemburgo, in onore di politici, giudici, Corpo Diplomatico. La Granduchessa uscente, Maria Teresa, ha scelto un abito stile prendisole a grandi fiori del defunto Oscar de la Renta, cui forse la legano anche le comuni origine caraibiche (Cuba lei, Santo Domingo lui) e lo stile di vita internazionale. Opportunamente accessoriato con stola di chiffon nero, che non è ahimè sufficiente a coprire l’orrore della fascia dell’Ordine del Leone d’oro di Nassau infilata sotto la spallina. No dai, shock. Della Granduchessa uscente che vogliamo dire? Sicuramente meglio del solito – peggio non sarebbe facilissimo – Stéphanie indossa un abito bianco a mezze maniche senza infamia e senza lode. Boh di incoraggiamento.

L’abbiamo trascurata un po’, e allora eccola nello splendore: Máxima nel più puro stile Máxima. Sinfonia di tonalità dal rosso intenso al bordeaux per una mise composta da tutti capi già indossati: cappotto Max Mara (bellissimo) gonna e blusa Natan, scarpe Gianvito Rossi, borsa Sophie Habsburg, cappello Fabienne Delvigne. Sarebbe chic, se non fosse per l’occasione.

Perché la sovrana era in visita alla Royal Cosun, premiata cooperativa specializzata nella coltura di patate, barbabietole da zucchero, radici di cicoria a favette. Alzi la mano chi di voi non ha mangiato almeno una volta fave e cicoria così abbigliata! Un grande, grandissimo, enorme boh.

In ultimo ma certamente non ultima la Principessa di Galles. Questa settimana è arrivata la notizia che aspettavamo: la sua malattia è in remissione. In visita all’ospedale oncologico Marsden, dove è stata trattata lei stessa, Catherine ha sfoggiato uno splendido cappotto, che è pure di un brand italiano, Blazé Milano; guardate il dettaglio delle tasche e della vita con coulisse elasticata. Sotto pullover a collo alto in cashmere scozzese Kiltane, gonna Edeline Lee, borsetta Asprey. L’unica cosa che non mi piace sono le scarpine Russell and Bromley, poco adatte sia allo stile sia alla lunghezza della mise. Particolare francamente ininfluente dato il contesto. Chic, e bentornata!

Le foto del giorno – Che emozione!

Questa mattina dal porto di Cadice è partita la Juan Sebastián de Elcano, nave scuola della marina militare spagnola, che ha iniziato la crociera di addestramento: sei mesi di navigazione che toccheranno molti porti nel continente americano.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

Notizia che ci interessa in quanto tra i 75 guardiamarina c’è la diciannovenne Leonor, che ripercorre la strada già fatta dal padre, e dal nonno prima di lui. Grande emozione per tutti a partire dalla Reina, che non ha trattenuto le lacrime e – come le accade da un po’ – si è mostrata molto più emotiva di come eravamo abituati a vederla.

(Ph: Robert Smith)

Come pure ci stiamo abituando, ai gesti affettuosi tra lei e il marito, che non sono mancati in questa giornata in cui l’allegria si è mischiata alla commozione, e immagino appena una punta di tristezza; sei mesi senza vedere la figlia sono tanti, ha dichiarato Letizia. La maturità di questa coppia mi sta piacendo molto; all’epoca delle nozze non molti avrebbero giurato sulla durata di questo matrimonio: troppo rigida e “dura” lei, in contrasto col carattere di lui, che sembrava schiacciato dal soffocante amore materno e dal confronto con l’energia paterna.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

E invece si sono trovati, e mi sembra che vivere insieme abbia favorito una positiva evoluzione di entrambi. Poi certo anche altri fattori hanno contribuito, a partire dalla rivelazione delle numerose opacità – chiamiamole così – della vita di Juan Carlos, delle sue vicende amorose e, soprattutto, di quelle economiche.

(Ph: Robert Smith)

È notizia di questi giorni il conferimento del Toson d’Oro, massima onorificenza spagnola, alla Reina Emerita Sofía, la seconda a ricevere tale onore da Rey Felipe, dopo la nipote Leonor, che pone la ex sovrana in una ristretta compagnia femminile composta dalle tre regine regnanti del dopoguerra: la defunta Elizabeth II, Margrethe II e Beatrix dei Paesi Bassi. Accanto agli indubbi meriti da sovrano di Juan Carlos, l’aspetto che più mi ha deluso di lui è la poca considerazione (ma sarebbe meglio dire disprezzo) mostrato verso le donne, sua moglie in primis, solo in parte giustificabile con l’appartenenza del Rey a una generazione in cui gli uomini si ritenevano in diritto di tradire le compagne. Cosa che hanno fatto in moltissimi, reali e commoner, ma con più eleganza e più rispetto. Per cui il rispetto, la considerazione e la tenerezza che Felipe mostra nei confronti delle sue donne arriva davvero come legge del contrappasso. E a conferma di ciò, ecco il re commosso alle lacrime mentre saluta la sua bambina (e grazie all’amica che mi ha segnalato il video). https://stories.europapress.es/newstory/reels/71f38898afee0e6bd384

(Ph: Cristina Quicler/AFP)

Buon vento!

Royal chic shock e boh – Festa! (parte terza)

Salutiamo il 2024, diamo il benvenuto al 2025, e chiudiamo la rassegna sulle visite di stato che hanno animato il mese di dicembre con quella che ci riguarda più da vicino: Felipe e Letizia di Spagna ospiti del nostro Paese. Il 10 dicembre i sovrani sbarcano a Roma, e la Reina in total white piazza il suo primo assist.

Il completo pantaloni bianco è uno dei marchi di fabbrica di Letizia, che ha passato anche alle sue figlie; come dimenticare il tailleur Armani con cui fu annunciato il fidanzamento ufficiale con Felipe? Aggiungiamo che il suo fisico sottile la aiuta, perché riescono a donarle anche i capi di non particolare accuratezza sartoriale (che a Lady Violet, per dire, starebbero un orrore). Come accade spesso la Reina ha utilizzato un brand low cost, lo spagnolissimo Mango per giacca e pantaloni, arricchiti dallo splendido cappotto, quello sì cuture, di Felipe Varela. Il punto di forza? Gli accessori color platino: scarpe e clutch firmati Magrit, altro brand spagnolo vicino al cuore di Letizia. Superchic.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

Il giorno dopo comincia la parte ufficiale con i sovrani ricevuti al Quirinale dal presidente Mattarella. Abbiamo già visto le due signore (Le foto del giorno – ¡Hola!): la Reina indossa un tailleur rosa di Carolina Herrera, Laura Mattarella un abito rosa scuro con mantella corta bordeaux, già usata in occasioni formali, come la visita in Norvegia (Il sole anche di notte); interessante l’abbinamento con l’abito, meno con le scarpe che sono più rosse. Quanto a Letizia, è difficile che qualcosa le stia male, ma il senso di questa mise francamente mi sfugge; quella giacca, con quella lunghezza e quelle maniche, fa sembrare che sia il tailleur a portare lei invece del contrario, e non succede spesso. Che vi devo dire, boh+boh.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

Il banchetto di stato è stata una sera black tie: signori in smoking (dunque niente decorazioni) e signore in lungo; la Reina non ha indossato alcun diadema, come fa spesso quando si trova a viaggiare in Paesi che non sono monarchie. Letizia ha scelto un abito italiano in omaggio agli ospiti, un lungo e sobrio – pure troppo! – Max Mara nero. Tocco regalchic i due bracciali di brillanti indossati su un polso solo, che fanno parte delle joyas de pasar. Al confronto Laura Mattarella risulta un po’ matronale con l’abito blu di Gattinoni, già indossato durante la visita in Svezia (Visita del Presidente Mattarella in Svezia – Gala Dinner). Chic entrambe, anche se abbiamo visto di meglio. Una parola sui signori: se il colletto rigido della camicia del Presidente mi ha un po’ delusa – preferisco sempre quello classico, tranne con il frac ovviamente – adoro quel gilet sotto lo smoking del Rey.

(Ph: Franco Origlia/Getty Images)

Il giorno seguente la scena si è spostata a Napoli, dove Felipe aveva espresso il desiderio di visitare villa Rosebery, una delle tre residenze presidenziali col Quirinale e la tenuta di Castelporziano. Letizia prima di partire aveva visitato la FAO e ha mantenuto la stessa mise: un tailleur di tweed Alberta Ferretti con cappotto abbinato. Il tailleur è bello, e personalmente nutro una certa invidia per chi può indossare cinture alte, soprattutto su tessuti corposi, ma in questo caso qualche dubbio ce l’ho. La giacca è un po’ troppo lunga e larga, e la gonna sicuramente troppo lunga. Forse la Reina, ormai convertita ai tacchi bassi, deve ricalibrare un pochino i volumi. Anche la borsa Gucci potrebbe essere portata con più convinzione e non appesa così. Insomma per me è boh.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

Mi piace di più col cappotto, anche se l’uso di portarlo sulle spalle, che si sta diffondendo tra le royal ladies, mi la scia perplessa. Comunque chic.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

Il viaggio reale si conclude a Napoli col conferimento del Dottorato di Ricerca Honoris Causa in Scienze Sociali e Statistiche al sovrano da parte dell’Università Federico II, che nel 2024 ha festeggiato 800 anni di vita. La cerimonia si è tenuta al teatro San Carlo; altro luogo ricco di memorie borboniche (fu inaugurato il 4 novembre 1737 in onore di Carlo III, re di Napoli e poi di Spagna). Anche in questo caso Letizia è arrivata con un cappotto, questa volta bianco, sulle spalle; sotto una mise composta da camicia di popeline bianca su gonna di taffettà beige . Premesso che amo a prescindere le camicie bianche, in questo caso l’insieme è un po’ troppo estivo per dicembre, l’abbinamento dei colori non mi convince, e la gonna è veramente troppo gonfia! Il tutto è firmato The 2nd Skin Co, e potete vederlo meglio qui: https://the2ndskinco.com/products/poplin-shirt-pleated-taffeta-skirt?_pos=13&_sid=9392b42de&_ss=r. A me non piace, shock.

Nel giro di pochi giorni il 24 scivola via, e al suo posto arriva il 25, celebrato a Copenaghen la primissima sera col tradizionale gala di capodanno. È anche il primo cui Frederik e Mary hanno presenziato come sovrani, e la regina ha scelto l’abito in velluto verde con scollo e maniche in pizzo, creazione della sarta e stilista Birgit Hallstein, che lavorò anche al suo abito da sposa. La mise è quella che compare nel primo ritratto ufficiale della coppia (di cui non parlammo essendo stato diffuso in aprile, durante il ricovero in ospedale di Lady Violet), e anche i gioielli scelti sono gli stessi: la parure di smeraldi, in questo caso priva del collier, che comunque si perdeva nella ricca lavorazione del pizzo. Che vi devo dire, da quando è sul trono Mary mi sembra divenuta più rigida, e questa rigidità si riflette anche sulle mise. L’abito non è brutto e ha una qualità sartoriale piuttosto alta, ma diciamo che non è il supporto adatto allo splendore degli ornamenti. Francamente boh.

Mi sembra invece che stia facendo il percorso inverso la cognata Marie, che non ho mai amato particolarmente, ma mi sembra sempre più sorridente e amabile. Per la serata ha scelto un lungo abito di velluto blu della stilista danese Rikke Gudnitz: devo dire che l’insieme, con l’importante collare dell’ordine dell’elefante, il diadema floreale che indossa dal giorno del matrimonio e le insegne finisce con l’essere assai convincente. Chic.

La medaglia d’oro va ancora una volta a lei, la principessa Benedikte. Ottant’anni di splendore fasciati in un abito di velluto melanzana, talmente splendida che le perdono anche la stola di pelliccia. Assolutamente chic.

(Ph: Getty Images)

In conclusione, due bonus: il primo è l’abito indossa da Victoria Beckham allo state banquet in onore dell’emiro del Qatar. Realizzato da sé medesima – gesto magari non elegantissimo ma scontato – è un abito in jersey stretch, con spalle importanti e arricciatura piatta sul pancino a enfatizzare i fianchi. Il modello è un suo marchio di fabbrica, realizzato in molte versioni con piccoli dettagli differenti, per cui partiamo col dire che è una buona operazione di marketing. Ciò che ho apprezzato particolarmente è la scelta di understatement: niente gioielli tranne gli orecchini, capelli raccolti in una semplice ponytail e clutch metallica. In un’occasione in cui esagerare sarebbe stato facilissimo, lei vince per sottrazione. Brava, chic! Ma la faccia di lui?

Secondo bonus Sofia di Svezia, che solitamente mi convince poco. La consorte del principe Carl Philip, in attesa del quarto bebé, ha compiuto 40 anni il 6 dicembre. Le è stato dedicato il servizio fotografico di rito, nel suo caso su Vogue Scandinavia, e a me è piaciuto molto quest’abito scultura di Søren Le Schmidt. Ora, non voglio dire che lo stilista si sia ispirato a Ferrè, o addirittura a Capucci, ma penso che se Sofia si decidesse a smettere gli abiti della principessa delle fiabe per qualcosa di più grintoso, ne guadagnerebbe solo. E noi apprezzeremo molto di più. Chic.

Buon 2025 cari lettori, vi aspetto sul sofà di Lady Violet!

Le foto del giorno – ¡Hola!

Sono a Roma i sovrani di Spagna per una visita di stato di due giorni. Oggi l’incontro con le massime autorità e il discorso davanti alle Camere riunite, domani Felipe e Letizia si trasferiranno a Napoli, dove el Rey riceverà il dottorato di ricerca ad honorem in Scienze sociali e statistiche dalla università Federico II, che quest’anno festeggia 800 anni di vita. Questa sera la cena di gala al Quirinale, ma non vedremo diademi, in ossequio al Paese ospitante che non è monarchico (e mi sembra che Letizia in questi casi non si faccia pregare, anzi).

Posso dire che non mi piace nessuna delle due? Letizia sfoggia un tailleurino in stile anni ’80, caratterizzato dalle ricche spalle e dai ricami sul davanti, con gonna lunghetta, in un improbabile rosa confetto, firmato Carolina Herrera. Laura Mattarella con uno dei suoi abiti tirati fuori da chissà dove, arricchito in esterno da una breve cappa bordeaux.

Ogni considerazione passa però in secondo piano davanti allo spettacolo di questa immagine, con Roma nella sua veste migliore che occhieggia dalle finestre. E devo dire che in questa sinfonia di colori polverosi – il verde dei tendaggi, il grigio delle poltroncine – le tonalità rosate delle mise delle due signore hanno un loro perché.

Questa foto ce la metto non perché mi piaccia particolarmente, ma perché almeno il ministro Crosetto regge adeguatamente l’altezza di Felipe, cosa non scontata.

Che vi devo dire, purtroppo la foto ma che te ridi? non manca quasi mai.

Foto del giorno – Los Reyes

Vi ricordate qualcuno dei ritratti che la fotografa Annie Leibovitz – prima americana ad aver mai ricevuto tale incarico – fece a Queen Elizabeth II? O forse ricordate l’episodio della Regina infuriata alla richiesta di togliersi la corona? Ebbene, si replica! Oggi sono stati svelati i ritratti di Felipe VI e di Letizia commissionati a Leibovitz dal Banco de España.

Sono frutto di una seduta fotografica di sei ore, dalle 11.00 alle 17.00 del 7 febbraio scorso in cui sono stati realizzati scatti a centinaia; questi sono quelli infine scelti.

L’ambiente usato come sfondo è il Salón Gasparini, dal nome del veneziano Mattia Gasparini, uno degli artisti di corte di Carlo III nella sua doppia veste di Re di Spagna e di Napoli. Trovo che il pesante stile rococò del salone si sposi bene con l’uso drammatico della luce che caratterizza lo stile della fotografa, e secondo me è particolarmente efficace nel ritratto della Reina. D’altronde il rimando alla grande pittura barocca spagnola, da Velàzquez a Zurbaràn, è evidente.

(Ph: Annie Leibovitz)

El Rey appare nell’alta uniforme da Capitano Generale dell’Esercito di terra; la vita è cinta dalla fascia rossa di Capo Supremo degli Eserciti. Al collo l’insegna del Toson d’Oro, il collare del Reale e Distinto Ordine spagnolo di Carlo III; sul petto, la fascia di seta celeste dell’ordine; tra le altre insegne la Gran Croce al Merito Militare e la Gran Croce al Merito Navale. Siamo informati del fatto che altre foto sono state fatte al sovrano in abiti civili ma formali: tight e frac, ma alla fine è stata preferita questa, nello splendore dell’uniforme; ottima scelta!

(Ph: Annie Leibovitz)

Accanto al re, la sua regina. I due ritratti sono stati pensati per essere esposti sempre insieme, come un moderno dittico, e fatemelo dire, Letizia è veramente sublime. La mise della Reina è un omaggio alla tradizione della couture spagnola attraverso il suo più illustre rappresentate: Cristóbal Balenciaga. Letizia indossa un abito da gran sera senza spalline in tulle di seta nero; il tessuto è drappeggiato sul corpino allungato aprendosi nella gonna, secondo lo stille degli anni ’40, cui il vestito risale. Proviene dalla collezione privata della Fondazione Antoni de Montpalau, e il prestito è stato un’espressa richiesta della sovrana; potete vederlo qui, la seconda foto dall’alto https://antonidemontpalau.com/cristobal-balenciaga/

(Ph: John Cazenave/Fundación Antoni de Montpalau)

L’abito è completato da una grande stola in seta color geranio, una creazione del 1962 indossata da una ospite al matrimonio dei genitori di Felipe, Juan Carlos e Sofía, per cui c’è anche un richiamo simbolico. Completano la mise due delle cosiddette joyas de pasar, che dall’epoca di Victoria Eugenia – bisnonna di Felipe – vengono indossate dalle regine di Spagna: un paio di grandi orecchini di brillanti che Letizia usa spesso, e il favoloso collier composto da grossi diamanti, dono di nozze di Alfonso XIII alla sua sposa, Victoria Eugenia di Battenberg. Perfecto.

Reali nella notte

Care lettrici e cari lettori, come avete trascorso le serate di questo weekend? Teatro, cinema, cenetta oppure divano e plaid? Lady Violet la seconda, e tanto per non smentirsi si è vista la miniserie The Virgin Queen sulla prima delle due Elisabette che hanno regnato in Albione.

A Madrid invece ieri sera, sabato, los Reyes se ne sono andati al cinema, una cosa che fanno spesso, e infatti la fotografia che ho scelto è di repertorio. L’esclusiva è della rivista ¡HOLA!, che vi invito a visitare per vedere le foto della serata, anche se i sovrani appaiono di spalle https://www.hola.com/realeza/casa_espanola/20241116730510/reyes-felipe-letizia-plan-privado-sabado-tarde-madrid/

Felipe e Letizia sono andati a vedere Gladiator 2 – in versione originale sottotitolata – non credo che li imiterò perché è uno dei film che mi interessa di meno, ma è senz’altro la pellicola più vista in questi giorni, e infatti anche il cinema scelto da loro era pieno. I sovrani hanno fatto la fila per lo spettacolo delle 20.00 come tutti gli altri spettatori; ma credo che Felipe, col suo metro e 97, abbia smesso da quel dì di sperare di passare inosservato. Dopo gli eventi di Valencia il fatto di farsi vedere tra la gente non è banale e neanche scontato, ne parleremo ancora.

 (Ph: Shad Madian/FOTOMAD/Se og Hør)

Venerdì sera invece è stata la regina Sonja di Norvegia a regalarsi una serata a teatro con un paio di amiche; per lei un concerto jazz all’Amerikalinjen di Oslo dedicato a Nina Simone. L’amore per le arti e la cultura della sovrana, così come la raffinatezza delle sue scelte, sono cosa nota e nemmeno in questo caso si è smentita. Amo vedere i reali in questi momenti di normalità, e va detto che quelli di cui parliamo oggi hanno in comune anche il fatto di trovarsi in un momento difficile. Se i sovrani spagnoli hanno dovuto affrontare la tragedia dell’alluvione, neanche alla corte norvegesi le acque sono tranquille. Superato il matrimonio della primogenita Märtha Louise con lo sciamano, che resta una possibile fonte di problemi se non si comporterà a modino, ora i veri guai vengono da Marius Borg Høiby, figlio di primo letto della principessa ereditaria Mette-Marit. Il giovanotto, accusato qualche mese dalla fidanzata di violenze fisiche e psicologiche (La foto del giorno – Prove di maturità) sta rivelando una natura molto più oscura di quanto il suo aspetto angelico farebbe supporre: almeno un’altra ragazza si è aggiunta nelle accusa di violenze, e vengono fuori storiacce di tossicodipendenza e non solo. E i norvegesi non risparmiano critiche alla madre del ragazzo (neanche tanto, ha 27 anni) che lo avrebbe coperto oltre l’opportuno, supportata in questo dal marito Haakon. Il che è non solo gravissimo, ma potenzialmente disastroso per l’immagine dei futuri sovrani.

Bene ha fatto Sonja a prendersi qualche ora di distrazione, lei che passa con solida grazia attraverso comportamenti inadatti e problemi familiari. Piccola riflessione: a parte che la regina, che potrebbe essere mia madre, dimostra di avere una vita sociale più intensa della mia, ma quanto sono chic queste signore?

Il re nel fango

Una settimana fa pensavo che se avessi finalmente avuto tempo (sono stata assai impegnata per una cosa complessa, ma ora sono a posto, più o meno) avrei sicuramente accennato alla famiglia reale spagnola, almeno per due occasioni liete: il diciannovesimo compleanno dell’erede Leonor, il 31 ottobre, e quello della Reina emerita Sofía, che ha compiuto 86 anni ieri, sabato 2 novembre.

E invece ci troviamo a parlare di tutt’altro: Felipe e Letizia, col Capo del Governo Pedro Sánchez, oggi si trovano nella Comunità di Valencia, a rendersi conto dell’orrore che ha stravolto l’area, e ora minaccia la zona di Almeria. L’accoglienza non è stata – comprensibilmente – delle migliori: i due uomini sono stati aspramente contestati al grido di assassini e figlio di… (solo Sánchez) e fatti bersaglio di lanci di oggetti vari e fango.

(Ph: Albert Garcia)

Sono situazioni delicate: il Re, non avendo mai fatto politica attiva, difficilmente può essere considerato personalmente responsabile, ma ovviamente rappresenta lo Stato nel bene e nel male – in questo caso nel male – e la rabbia di chi ha perso tutto, persone e cose, è pienamente comprensibile. E il Rey ha compreso, non si è tirato indietro né si è sottratto. Delle immagini sono pieni i telegiornali, anche i nostri; se vi sono sfuggiti, qui potete farvi un’idea: https://youtu.be/Z2PNo4v3PZw

Da quanto capisco, la rabbia dei manifestanti si incentra soprattutto sui ritardi con cui son stati diramati gli avvisi, una cosa veramente inaccettabile. Sono abruzzese, e il pensiero va immediatamente al terremoto dell’Aquila, dove accadde qualcosa di simile. Sul sofà si parla di politica il meno possibile, ma mi auguro che in futuro le cose siano fatte meglio, a tutti i livelli, e si eviti di semplificare ciò che non è semplificabile – cioè quasi nulla – allo scopo di ottenere facili consensi (sperando sia questo, e non la reale incapacità di affrontare i problemi e cercare soluzioni).

(Ph: Ana Escobar / EFE)

Forse qualcuno di voi, come me, si sarà chiesto cosa sarebbe successo se sul trono ci fosse già Leonor; immagino che il lancio di fango non ci sarebbe stato, resta il dubbio se l’impossibilità di scaricare la propria rabbia sia meglio o peggio. Mi chiedo anche come sarebbero andate le cose se El Rey fosse ancora Juan Carlos – con la credibilità di vent’anni fa – dotato di un carisma che al figlio manca. Francamente penso che Felipe si sia comportato molto bene; gli mancheranno gli effetti speciali ma è un uomo per bene, e questo secondo me si avverte. La visita ora è stata sospesa; una giornata difficile, per molti.

(Ph: EFE)

A questo punto mi permettete di alleggerire un po’? Gli anni prima di salire al trono spesso non furono piacevoli per il giovane Juan Carlos: scelto da Francisco Franco come Capo di Stato dopo di lui, e di fatto messo in attesa. Il giovanotto partecipava a diverse attività, per lo più inutili, tipo sfilate militari di vario genere, e spesso diventava bersaglio per il lancio di ortaggi e altri oggetti. Una volta un bel pomodoro atterrò sulla giacca dell’ufficiale che gli camminava accanto. Il giovane principe si rallegrò, pensando di non essere più il solo bersaglio, ma l’altro gli tolse ogni illusione dicendo qualcosa del tipo: no Altezza, è solo qualcuno con una pessima mira! Temo che poi il vecchio Rey il fango se lo sia procurato da solo.

Royal chic shock e boh – Greek wedding edition: il gran giorno

Quando Theodora è arrivata sul sagrato della cattedrale metropolita di Atene al braccio del fratello maggiore Pavlos abbiamo avuto due conferme e una sorpresa.

(Ph: PPE/Nieboer)

Le prime riguardano l’acconciatura; la sposa ha scelto di indossare il velo appartenuto alla bisavola Margaret di Connaught e di fermarlo con l’ormai mitica tiara del Khedivè. La sorpresa – una bella sorpresa – è stato l’abito, per me uno dei migliori degli ultimi royal wedding.

Celia Kritharioti ha veramente indovinato la silhouette che potesse donare di più all’alta e giunonica Theodora, e l’ha rivestita di un abito dalla linea strutturata che esalta la leggerezza del tessuto in seta con ricami e applicazioni, a volte sottolineati da un delicato tocco di colore, quasi impercettibile.

Dalla vita parte un pannello a formare un breve strascico su cui si sovrappone completamente l’elegante velo, e le belle spalle sono sottolineate da un dettaglio di organza, anch’esso arricchito da fiori applicati. A me è piaciuto veramente tanto, e devo dire che non me l’aspettavo. Molto chic.

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

La stessa maison – la più antica di Grecia – che ha creato l’abito della sposa ha curato anche le mise delle damigelle. Abbastanza grandi per occuparsi davvero di strascico e velo, hanno svolto con grazia il compito due nipoti di Theodora: la bionda Maria-Olympia, figlia di Pavlos, e la bruna Arrieta Morales, figlia di Alexia. Entrambe inguainate da Celia Kritharioti in un abito di raso in una meravigliosa tonalità di blu, cui la più modaiola Maria-Olympia ha abbinato sandali d’argento di Prada e gioielli Bulgari. Entrambe deliziosamente chic.

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

La madre della sposa ha scelto a sua volta Celia Kritharioti, che ha realizzato per lei un abito azzurro caratterizzato dall’alternarsi di lavorazioni e pesi diversi. La manifattura è eccellente, il risultato a livello puramente estetico francamente non mi fa impazzire – a partire dal colore, che non amo – non so dire, lo trovo un po’ stucchevole. Poi Anne-Marie è sempre bella, è una di quelle donne che con l’età non ha perso un grammo della grazia che la contraddistingueva da giovane.

Notevoli gli accessori: oltre alla borsa, ricamata per lei dalla sorella Margrethe (Immagini da un royal wedding) il collier di grandi perle con la croce di diamanti che ha indossato in tante occasioni importanti, dal suo matrimonio al funerale del marito. Che vi devo dire, boh.

La famiglia dello sposo chiaramente si è impegnata e ha cercato di fare del suo meglio; non tutti sono particolarmente a proprio agio in tight, che peraltro dovrebbe essere realizzato da mani esperte. Mi permetto di dire che forse il peggiore è proprio lo sposo, con un gilet color sottobosco che veramente non ha alcun senso. Molto bella l’unica signora, con un onesto abito grigio ferro che non è il colore migliore per il suo incarnato. Boh per l’impegno (ma lo sposo per me è shock).

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

Preferisce un’elegante tonalità di rosa Marie Chantal, moglie del diadoco Pavlos; come quello indossato la sera prima per il prewedding party, anche quest’abito è Louis Vuitton con una clutch Aquazzura. Elegante senz’altro, un po’ noiosa nella sua perfezione che mi sa un pochino di insicurezza (o di troppa sicurezza). Chic. Devo dire che il suo aspetto già piacevole migliora ancora di più quando è scortata dai suoi quattro bellissimi figli. Quello che ha già attirato molte attenzioni è il maggiore, Tino, che qui vedete secondo da sinistra (e che l’anno scorso fu protagonista di un nostro post: Giovedì gnocchi! Constantine-Alexios) ma Lady Violet confessa una particolare simpatia per il primo a destra, penultimo dei figli della coppia, e dotato di un nome poetico come pochi: Odysseas-Kimon. Più che chic sono tutti un gran bel vedere.

La sorella maggiore della sposa, Alexia, con la sua mise cancella definitivamente due delle regole che fino a qualche tempo fa sembravano imprescindibili per le invitate a un matrimonio: non indossare abiti di colore molto acceso – a partire dal rosso – e preferire scarpe chiuse, magari con le calze. Il suo chemisier di seta scarlatta sarebbe una buona scelta per una cerimonia il cui dress code preveda il famigerato abito lungo da giorno, il punto è che ha pessima manifattura e altrettanto pessimo fitting .

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

I sandali color caffè metallizzato (Mint & Rose) non mi piacciono, ma a loro modo contribuiscono alla piccola rivoluzione. Shock.

Le due figlie, la ventunenne Ana Maria e la sedicenne Amelia, sono protagoniste di un interessante recupero indossando due abiti della madre.

La maggiore il bellissimo Valentino che Alexia sfoggiò alla cena organizzata la sera prima del suo matrimonio (celebrato a Londra il 9 luglio 1999), mentre la più giovane – con una stola diversa – quello indossato per le nozze tra Haakon e Mette-Marit di Norvegia, nell’agosto 2001. Le ragazze sono graziosissime, gli abiti francamente inadatti (soprattutto il secondo, troppo scollato) però mi piace l’operazione, e in generale mi piacciono molto loro. Sospendiamo il giudizio, ma secondo me crescendo ci faranno delle belle sorprese.

Il fratello minore della sposa, Philippos, è accompagnato dalla moglie Nina e dal di lei padre Thomas Flohr, miliardario svizzero fondatore e proprietario di VistaJet, la più importante compagnia di aerei privati a noleggio del mondo. Nonostante la giovane età, il bell’aspetto e la sconfinata disponibilità, la ragazza raramente perde il suo stile zia Assuntina; confermato anche questa volta scegliendo l’abito azzurro di Adam Lippes con drappeggio (per cui molti si sono chiesti se celasse una lieta novella); non sarebbe brutto ma ha una lunghezza improponibile, che non trae alcun giovamento dalle scarpine Manolo Blahnik, per giunta bianche. Non mi convince, shock.

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

Sinfonia di rosa per la zia materna della sposa, l’algida Benedikte; anche lei con la borsetta ricamata dalla sorella Margrethe (Immagini da un royal wedding) sceglie una mise della maison danese Wichmann Couture. Non ne apprezzo troppo i colori, e ancora meno l’abbinamento, ma lei è veramente regale, che poi è ciò che fa davvero la differenza. Chic. La figlia Alexandra preferisce la palette che va dal nero all’argento per l’abito del brand rumeno Silk Love & Lace più adatto a una soirée che a un mariage. Ma perché? Boh.

Il figlio di Benedikte, Gustav zu Sayn-Wittgenstein-Berleburg arriva con la moglie Carina: raro esempio di coppia in cui l’abito di lei è coordinato alle guance di lui. Carina, che è una ragazza prudente, coordina la mise pure a quella della suocera, che non si sa mai. Purtroppo l’effetto è piuttosto diverso: in questo caso l’ennesimo cape dress fa effetto palandrana; lo scollo piuttosto che slanciare accorcia il collo, peggiorato dal collier di perle dall’ambigua lunghezza. Apprezzo il riuso delle scarpe Manolo Blahnik indossate il giorno prima, ma shock.

(Ph: Milos Bicanski/Getty Images)

Ultima fermata Spagna: anche la Reina Emerita si butta su un colore tra il rosso e il rosa, diciamo corallo, per la creazione dello spagnolo Alejandro de Miguel. E non è un abito, che già sarebbe bruttarello, ma un completo: top con ruche avvolta su sé stessa tipo fusillo, e pantaloni plissé . Cui Sofía abbina la stessa clutch Jimmy Choo del giorno prima. Bagaglio ridotto all’osso, avranno viaggiato in economy? Non saprei, ciò che so è che per me è shock. La figlia maggiore Elena sceglie i pois, e una delle mise che ha fatto più discutere. Ora, a me i pois non dispiacciono affatto, e apprezzo molto l’idea dell’abito chemisier, lungo ma non da sera per una occasione di giorno. Però. Intanto i pois sono troppo grandi, bolle più che pallini. E data la dimensione delle bolle, i dettagli in negativo: colletto, polsi, interno dell’abbottonatura, diventano veramente troppo. Aggiungo un’altra obiezione: un abito così richiederebbe di essere indossato – ove ciò fosse assolutamente necessario – da una donna più spiritosa e divertente della sobria Elena; insomma, ci vorrebbe una Máxima. Splendidi i gioielli, ma comunque shock.

Anche la bellissima Irene Urdangarin ha rubato un abito dall’armadio materno: un lungo vestito in velluto operato, che ha completato con una cappa lunga e leggera. Cosa dirvi, forse l’insieme è un po’ troppo da adulta ma questa ragazza è talmente incantevole che non riesco a trovarle un difetto. Chic, molto più della madre Cristina, con un abito di raso azzurro senza infamia, senza lode e soprattutto senza forma. Boh.

Com’è uso assai diffuso, gli sposi si sono cambiati durante il party nuziale. Lui continua con gli abiti risicati che non sopporto (e non si usano più), lei con un altro bel vestito, che però nulla aggiunge allo stile della giornata. Chic lei, boh lui.

Concludo con una foto che mi è piaciuta tanto: i quattro fratelli riuniti per gli auguri agli sposi. Alexia è rimasta con lo stesso vestito, i signori hanno sostituito il tight con un completo. Oltre alle espressioni allegre la cosa che mi colpisce di più – e mi intenerisce anche un po’, essendo della stessa generazione – sono gli occhiali da presbite inforcati da tre su quattro. Adorabili.