La tristezza di settembre

Oggi sono tre anni dalla morte di Elizabeth; semplicemente, per tutti, The Queen. E in questi giorni la Royal Family affronta un altro lutto: la scomparsa della Duchessa di Kent.

L’addio alla prima è stato un evento storico, e non poteva essere altrimenti; ma anche il funerale all’altra presenta aspetti interessanti. Sarà celebrato martedì 16 alle due del pomeriggio, alla presenza dei sovrani, a Westminster Cathedral; attenzione, non Abbey – la grande chiesa teatro di molti eventi reali, lieti e tristi – ma Cathedral, la cattedrale cattolica, chiesa madre della Diocesi di Westminster. Sarà il primo funerale cattolico di un membro della famiglia reale britannica da secoli. La duchessa si era convertita al Cattolicesimo nel 1994, imitata sette anni più tardi dal figlio minore, Nicholas, che si è sposato a Roma, nella chiesa di Santo Stefano degli Abissini, in Vaticano.

La salma della Duchessa al momento giace nella cappella privata di Kensington Palace, raggiungerà la cattedrale lunedì mattina per i riti del commiato; dopo la cerimonia funebre partirà alla volta di Windsor, dove riposerà nel Royal Burial Ground a Frogmore, cimitero reale che accoglie molti membri della Royal Family, compresi i suoceri della duchessa. il Duca di Windsor e sua moglie Wallis Simpson.

Buon viaggio Your Royal Highness o, come preferiva essere chiamata dai bambini cui insegnava musica, Mrs. Kent.

Le foto del giorno – La pietra del ricordo

Fra poco più di due mesi saranno tre gli anni trascorsi dalla morte di Her Majesty. Non so se accade anche a voi, ma a me da una parte sembra sia passato molto tempo, dall’altra la sua presenza si fa sentire ancora. E la sua famiglia continua a ricordare la regina, la donna, la madre, zia, nonna, com’è giusto che sia.

Il suo successore, King Charles III, ha mantenuto molti degli usi materni, tra cui la settimana in Scozia tra giugno e luglio. I sovrani sono infatti a Edimburgo, e tra i vari appuntamenti ieri ce n’è stato uno speciale. Nella cattedrale di St Giles è stata scoperta una pietra che ricorda il luogo dell’ultima sosta della defunta regina nel paese delle Highlands, l’ultimo incontro col suo popolo. Deceduta a Balmoral l’otto settembre, Elizabeth fu esposta nella cattedrale per l’omaggio dei sudditi il 12 e il 13 (Le foto del giorno – The long goodbye). Da ieri, proprio nel punto dov’era il catafalco, c’è una pietra a ricordarlo.

Noterete che il monogramma reca solo le due iniziali ER (Elizabeth Regina, in latino). Manca il numero ordinale, II, che la identifica come seconda Elizabeth a regnare, dopo la grande Elizabeth Tudor, la figlia di Henry VIII e Anne Boleyn. La ragione ce la spiega la storia: quella Elizabeth non regnò mai sulla Scozia, il cui monarca all’epoca era Mary Stuard (e sappiamo tutti come finì); questa, la nostra Elizabeth, è stata la prima sovrana scozzese con quel nome; e nelle sue vene scorreva abbondante l’impetuoso sangue scozzese della madre, Elizabeth pure lei, figlia del Conte di Strathmore.

Sic transit gloria mundi.

In loving memory

Conoscete Londra? Venite con me a Trafalgar Square.

(Ph: Hulton Archive/Getty Images)

È uno dei luoghi che celebra il trionfo su Napoleone, con la colonna coronata dalla statua di Nelson che a Trafalgar, al comando della flotta britannica, sconfisse quella franco spagnola ma perse la vita. La piazza gode dello splendido sfondo della National Gallery, alla cui sinistra sorge St Martin in the Fields, chiesa realizzata nel settecento da James Gibbs, nota anche per essere la parrocchia cui appartiene Buckingham Palace.

(Ph: Foster+Partners)

Lo spazio è arricchito da fontane e statue; tre delle quali – dedicate a King George IV, al generale Napier, comandante in capo dell’esercito britannico in India e a Sir Henry Havelock, altro militare che si distinse nel subcontinente indiano – sorgono su tre plinti, cioè basamenti a forma di parallelepipedo. Poi c’è il quarto plinto, Fourth Plinth, che è vuoto e negli anni è stato utilizzato per esporre opere contemporanee (indimenticabile il galletto blu, opera di Katharina Fritsch).

(Ph: Getty Images)

Bene, si è spesso ritenuto che il Fourth Plinth sarebbe infine servito come base per una statua della nostra amata Queen Elizabeth; personalmente ho sempre pensato che sarebbe stata opportuna una soluzione di maggior prestigio, e ho avuto ragione: è stato infatti rivelato il progetto per il national memorial. A vincere il concorso indetto da The Queen Elizabeth Memorial Committee lo studio Foster + Partners, fondato nel 1967 dal grande architetto Norman Foster, neonovantenne, che un quarto di secolo fa la Regina rese Lord Foster of Thames Bank. Autore di molte opere nella capitale inglese (e nel mondo) tra cui la cupola del British Museum, il grattacielo a forma di missile detto The Gherkin (il cetriolo) che ha cambiato lo skyline della City, o il Millenium Bridge: oltre tutto, anche uno dei posti che preferisco al mondo.

(Ph: Historic England/Heritage Images via Getty Images)

Volete saperne di più? Venite con me, lasciamo la piazza, seguiamo la carrozza della Regina nel giorno della sua incoronazione e con una passeggiata di pochi minuti attraversiamo l’Admiralty Arch e arriviamo sul Mall, il viale alberato che porta a Buckingham Palace.

(Ph: Max Mumby/Indigo/Getty Images)

Andando verso il palazzo sulla destra si incontra la statua della Queen Mother, eretta nel 2009 a breve distanza da quella dedicata al marito George VI, che risale al 1955. Su questo lato del viale sorgono edifici centrali nella storia e per le funzioni della monarchia britannica, come St James’s Palace e Clarence House, tuttora residenza di Charles e Camilla. Sul lato opposto c’è un parco, il St James’s Park, e sarà questo lo scenario del national memorial dedicato a Queen Elizabeth.

Una statua equestre – di cui questa è un’ipotesi – sarà eretta all’altezza di Marlborough Road e St James’s Palace. Da qui partirà un itinerario all’interno del parco, che unirà il lato verso il Mall con quello verso Bird Cage Walk. Le due aree saranno connesse da un nuovo ponte che andrà a sostituire quello che c’è ora, il Blue Bridge; sarà contraddistinto da balaustre in vetro ispirate alla tiara indossata da Elizabeth nel giorno delle sue nozze con Philip. La coppia sarà ricordata da un’altra statua, magari simile a questa, che già so ci piacerà da impazzire.

A guidare il progetto di Foster + Partners per onorare la scomparsa sovrana il concetto di dualità: la vita pubblica e la privata, il ruolo istituzionale e la fede personale, il Regno Unito e il Commonwealth. Due, come il numero ordinale che ha accompagnato il suo nome. Due, come lei e Philip. E ciò che l’ha consegnata alla storia: l’abilità di essere ponte tra due mondi, la tradizione e la modernità. Un ponte trasparente e luminoso.

Il progetto definitivo, con l’aspetto finale delle opere, sarà presentato ad aprile 2026, quando the Queen avrebbe compiuto cento anni. Io non vedo l’ora, e scommetto neanche voi.

La foto del giorno – Due anni

Ho cercato a lungo una foto per celebrare la giornata di oggi, che segna i due anni da quando la nostra amata Queen se n’è andata dal suo Philip.

Questa mi è piaciuta molto: uno scatto forse rubato, sicuramente un po’ mosso, con genitori e sorellina. Quando erano ancora la famiglia del Duca di York, e tutto quello che sarebbe accaduto era ancora lontano, quasi impensabile.

Si dice che tutti ricordino dov’erano e cosa facevano mentre accadeva qualcosa di clamoroso e spesso drammatico. Ecco, io quel giorno ero davanti allo schermo del pc, da cui arrivavano le immagini e le parole della BBC. Sapevamo che stava per succedere, che forse era già successo. Come accade a volte, alcuni episodi della mia vita si sono intrecciati con quegli ultimi mesi, dal settantesimo anniversario dell’ascesa al trono alla scomparsa. Quegli eventi, non tutti piacevoli, stanno arrivando a soluzione; un altro soluzione non ha, e il ricordo rimane cristallizzato a quei giorni. Le cose cambiano, ma penso che lei, Elizabeth, resterà ancora a lungo sullo sfondo delle nostre vite. Della mia, sicuro. In fondo Lady Violet è nata grazie a lei.

A Royal Calendar – 1 giugno 1954

Dove sta andando la giovane sorridente Queen Elizabeth, scortata dall’affascinantissimo marito Philip? Se non lo sapete ve lo dico io! I due sono gli ospiti d’onore al matrimonio di una coppia che in qualche modo ha contribuito a scrivere una pagina di storia.

Se non fossero mancati entrambi da tempo – e se non avessero divorziato dopo quindici anni – oggi gli sposi di quel giorno lontano festeggerebbero settant’anni di matrimonio. Quel 1 giugno del 1954 Westminster Abbey ospita qualcosa di molto vicino a un royal wedding. Lo sposo è Edward John Spencer, detto Johnnie, Visconte Althorp; la sposa Frances Ruth Roche, figlia minore del barone Fermoy. Sette anni e un mese dopo dalle nozze sarebbe nata Diana, destinata a diventare la Principessa di Galles, e tutte le altre cose che sapete.

(Ph: Getty Images)

Lui trent’anni, lei appena 18; la più giovane a sposarsi a Westminster Abbey dal 1893. Lui è il figlio minore, e unico maschio, del settimo conte Spencer e di sua moglie Cynthia, figlia del Duca di Abercorn. Le origini della famiglia risalgono al Cinquecento, la notevole ricchezza alle pecore e al commercio della lana. Nasce a Londra il 24 gennaio 1924 e viene tenuto a battesimo dal futuro Re Edward VIII. Come molti anni dopo faranno i nipoti William e Harry, frequenta Eton e il Royal Military College di Sandhurst. Fa in tempo pure a partecipare con onore alla seconda guerra mondiale; tornata la pace inizia la sua carriera: aiutante di campo del governatore dell’Australia del Sud, scudiero di re George VI e poi di Queen Elizabeth. Assume diversi incarichi pubblici finché il 9 giugno 1975, alla morte del padre, diventa l’ottavo conte Spencer e va a occupare un seggio alla Camera dei Lord, che resterà suo fino alla morte.

(Ph: Getty Images)

La sposa ha dodici anni meno dello sposo (la stessa differenza di età tra Charles e Diana), è nata il 20 gennaio 1936 a Park House, all’interno della tenuta di Sandringham. Suo padre Maurice è uno degli amici più intimi di re George V, che gli ha affittato la casa dove la coppia va a vivere, ed è qui che sette anni dopo nasce Diana. Le madri di entrambi gli sposi sono al servizio di Elizabeth, prima Queen Consort e poi Queen Mother, che a sua volta partecipa al matrimonio con la figlia Margaret. Insomma, un affare di famiglia (reale).

(Ph: Getty Images)

A match made in heaven? Non proprio, ma quel giorno sembra una favola. La sposa indossa un abito riccamente ricamato – forse troppo, per una ragazza così giovane – ma senza strascico, in testa un semplice velo di seta fermato dall’elegante tiara della sua famiglia. Dopo la cerimonia ricevimento per i numerosissimi e prestigiosissimi ospiti in un luogo che più royal non si può, St.James Palace.

Nove mesi e mezzo dopo le nozze nasce Sarah, due anni dopo Jane, e il 12 gennaio 1960 arriva l’agognato maschio, l’erede del titolo e della tenuta di famiglia, Althorp. Purtroppo il bimbo muore dopo poche ore. Diana vede la luce il 1 luglio 1961; non è il maschio che gli Spencer desiderano ma la terza femmina, e la sua nascita genera qualche malumore. Il maschio arriverà tre anni dopo: Charles, che viene battezzato a Westminster Abbey, con la Regina come madrina. Il matrimonio non è felice, Johnnie è anche violento con la moglie: uno dei ricordi della Diana bambina è il padre che schiaffeggia la madre, con la piccola che si nasconde dietro una porta per non sentirne il pianto.

È il 1967 quando Frances si innamora di Peter Shand Kidd, neanche una goccia di sangue blu ma un notevole patrimonio grazie alle carte da parati. Gli Spencer si separano, lei va a vivere a Londra con Diana e Charles, mentre le figlie maggiori restano col padre, che poi riesce a trattenere con sé anche i due più piccoli. Arriva il divorzio, chiacchieratissimo; la madre di Frances, convinta sostenitrice dell’indissolubilità del matrimonio, testimonia a favore del genero. Forse pensava che la figlia dovesse continuare a prendere sberle e tacere. Frances sposa Peter ma perde la custodia dei figli, e si trasferisce col nuovo marito nella campagna inglese; nel 1990 la coppia divorzia.

(Ph: BBC)

Qualche anno dopo si risposa anche John, con la pittoresca Raine, che nonostante l’improbabile cotonatura è una sposatrice seriale di aristocratici. Avrà preso spunto dai romanzi rosa scritti dalla madre, Barbara Cartland, una vera pink lady, altro che Barbie! Il resto, dicevamo, è storia. Nel 1981 Diana sposa Charles, e il complesso retaggio familiare probabilmente fa la sua parte nel disastro che diventerà quel matrimonio. John muore a 68 anni, nel 1992. Dodici anni dopo muore anche Frances, che si è ritirata a vivere in un villaggio scozzese.

Di quel giorno di giugno di giugno restano la delicata bellezza della sposa, la baldanza dello sposo, le pellicce delle ospiti (a giugno!) e un bagaglio di promesse non mantenute. E quindici bei nipoti, che alla fine sono la vera ricchezza.

La foto del giorno – Oh quante belle mamme!

Ho appena visto questa fotografia, l’ho trovata deliziosa e ho pensato quanto mi sarebbe piaciuto mostrarvela, per cui eccola qui (e no, la festa della mamma celebrata domenica scorsa non c’entra niente).

Domani aprirà nella King’s Gallery di Buckingham Palace la mostra Royal Portraits: A Century of Photography, che immagino ricca di immagini inedite.

Come questa: nel 1964 Tony Armstrong-Jones, marito della principessa Margaret, ritrae le quattro royal mothers che quell’anno in poco più di due mesi misero al mondo i loro bimbi, due maschi e due femmine. La prima a sinistra, in piedi, è la principessa Alexandra di Kent, che il 29 febbraio aveva dato alla luce il primo figlio, James Ogilvy. Accanto a lei, seduta, HM The Queen tiene tra le braccia il piccolo Edward, nato il 10 marzo; divide la seduta con la moglie del cugino: Katharine, Duchessa di Kent, che guarda incantata Helen (ora Lady Helen Taylor), nata il 28 aprile. Più in basso c’è Margaret con la figlia minore Sarah (Lady Sarah Chatto), nata il 1 maggio.

Quattro cugini coetanei che spesso si sono trovati insieme per occasioni pubbliche e private; come Edward e Sarah, paggetti della principessa Anne per il suo primo matrimonio, con Mark Phillips. Nel 1985 la Regina organizzò un ballo a Windsor per celebrare i 21 anni di questi Fab Four, allora bellini, ora splendidi sessantenni.

Mamma mia, come passa il tempo!

Royal chic shock e boh – Green for St.Patrick

Oggi è il 17 marzo, giorno in cui si festeggia San Patrizio, evangelizzatore e patrono d’Irlanda; auguri a tutti coloro che portano questo bel nome. È una giornata di festa per molti paesi anglofoni, compreso il Regno Unito, i cui legami con l’Isola Verde sono strettissimi. Negli anni scorsi ci siamo abituati a vedere William e Catherine – prima come Duchi di Cambridge, poi come Principi di Galles – impegnati nelle celebrazioni essendo entrambi Colonnelli onorari del reggimento delle Irish Guards (prima lo era solo lui, che il giorno del matrimonio con lei ha indossato la classica giubba rossa del reggimento). Siccome quest’anno, come sappiamo, la situazione è diversa, ho pensato di proporvi una carrellata di royal ladies in green. L’idea me l’ha data The Princess Royal, che qualche giorno fa ha partecipato alle corse di Cheltenham di verde vestita.

Cappotto doppio petto di tweed – ovviamente già indossato e ovviamente no-logo – con profili in velluto verde bosco ripreso nella fascia che decora il cappello di feltro in tinta. Stivali, borsa e guanti neri, e pedalare. Foulard al collo come molte signore della sua età, e il tocco unico di una delle sue spille preferite; la indossa spesso, e praticamente sempre quando assiste a una competizione equestre. La spilla a forma di cavallo è apparsa negli anni ’80, gioiello perfetto per una amazzone di classe come lei, primo membro della Royal Family a prendere parte a un’Olimpiade (quella di Montreal nel 1976). La adoro, chic.

(Ph: Adam Davy – PA Images/Getty Images)

Come lei solo la figlia Zara, nella squadra olimpica britannica a Londra, 2012, dove vinse una medaglia d’argento. Anche Zara nei giorni scorsi era a Cheltenham, e anche lei ha scelto il verde; solo un tocco, ma che colore! Sul cappotto a spina di pesce di LK Bennett Zara ha piazzato un cappellino di Juliette Millinery in un verde quasi fluo. Chic, come la cugina Beatrice, che però è in cammello e quindi qui non conta, accompagnata dal marito Edo in stile Peaky Blinders.

Anche the Queen Consort è comparsa alla corse di Cheltenham, ugualmente in verde con un cappotto in loden; ma prima di parlare di Camilla fermiamoci un attimo, e ricordiamo LEI.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Che nel giorno che chiudeva le celebrazioni per il suo Platinum Jubilee si affacciò un po’ a sorpresa a Buckingham Palace. Era il 6 giugno 2022, le restavano tre mesi di vita. Allora naturalmente non lo sapevamo, ma in molti abbiamo avuto l’impressione che quello fosse il suo saluto. The Queen indossava una mise di un bel verde brillante, ma l’attenzione fu attratta dal tocco di nero sul cappello: una mourning pin, una spilla da lutto, in ricordo dell’adorato marito, scomparso da poco più di un anno. Qualche mese prima Prince Philip era stato ricordato a Westminster Abbey, e lei (come la figlia e la nuora Camilla) aveva scelto di vestirsi di verde; una tonalità scura, il cosiddetto Edinburgh Green, il colore di lui (The final farewell). Anche se la tonalità è diversa, possiamo pensare che la scelta del verde per l’ultima uscita sul balcone sia stato un caso? Eternamente chic.

Verde scuro, verde chiaro, verde loden, verde smeraldo, verde salvia, verde menta; essendo un colore composto (dall’unione di blu e giallo) il verde ha una marea di sfumature diverse, e su Camilla le abbiamo viste quasi tutte. Per questa rassegna ho scelto una mise che mi pare non avevamo esaminato in precedenza, indossata per la serata dei Foreign Press Association Awards, lo scorso novembre, e replicata lo scorso 14 febbraio (The Queen Valentine): un abito verde bottiglia in velluto riccio di ME+EM. Interessante il tessuto, non male il modello, incomprensibile la lunghezza, incerti gli accessori: scarpe e calze nere, borsetta blu. In una parola, boh.

Ed ecco Catherine, solitamente protagonista di questa giornata e al momento protagonista del periodo per ragioni diciamo controverse. Nel febbraio del 2018 arrivò così alla premiazione dei BAFTA, e anche in quel caso ci fu qualche polemica. Incinta del terzo figlio Louis, la allora Duchessa di Cambridge indossava un abito in seta verde scuro di Jenny Packham, con scollo incrociato che scende a definire le brevi maniche. Accessori neri, ma chi li guarda con quella parure di smeraldi? L’argomento del contendere fu che Catherine aveva ignorato il dress code richiesto per la serata, che era il total black. Eravamo in pieno #metoo e la serata, densa di personalità dello spettacolo, voleva mandare il suo messaggio aderendo alla proposta del movimento Time’s Up, contro gli abusi sessuali sul posto di lavoro. Perché dunque la duchessa aveva scelto altro? Furono fornite due ragioni, a mio avviso entrambe convincenti: la prima, che i membri della Royal Family di solito non manifestano la loro adesione a movimenti di questo genere, con un risvolto anche politico. La seconda, più banale ma forse con un certo fondamento, il fatto che probabilmente con quel bel pancione la futura mamma non aveva nulla di adeguato da mettersi, visto che l’idea del total black era stata lanciata poco prima dalla serata. In ogni caso, Catherine riuscì a dare un garbato segnale con i tocchi neri: la cintura in velluto e gli accessori. Confesso, una delle sue mise che mi è piaciuta di più, chic.

(Ph: Pool via AP)

Meghan Markle, in procinto di diventare Duchessa di Sussex, scelse il verde per annunciare il suo fidanzamento con uno degli scapoli più ambiti del pianeta. Quel giorno, il 27 novembre 2017, l’attrice americana sbarcò sulla scena royal con un abito in crêpe di lana verde bosco, senza manica e con un fiocco laterale, di P.A.R.O.S.H. brand fondato dallo spezzino Paolo Rossello. La linea dell’abito non si coglie, dato che nelle fotografie a figura intera è coperto dal soprabito bianco.

Un paio d’anni dopo, ormai duchessa, ripropose l’abito per i WellChild Awards. Il vestito mi piace, il fitting meno, ma magari Meghan, mamma da pochi mesi, si era un po’ arrotondata, chic di incoraggiamento. Una domanda sorge spontanea: nella scelta dell’abito Meghan avrà cercato ispirazione nella mai conosciuta suocera?

Sì, perché oltre al ben noto tailleurino azzurro indossato all’annuncio del fidanzamento, Diana scelse il taffetà in una tonalità definita apple green, verde mela, per il ritratto ufficiale degli sposi, opera di Lord Snowdon, realizzata l’undici maggio 1981. La giovanissima fanciulla indossò un abito con le inevitabili maniche gonfie in voga negli anni ’80. Un modello disegnato da Graham Wren per Nettie Vogues, negozio amatissimo dagli Sloane Rangers, espressione coniata nel 1979 dalla rivista Harpers and Queen per definire i ragazzi della upper class che gravitavano intorno all’elegante e trendissima Sloane Square. Collier e orecchini di diamanti furono un prestito di Collingwood, gioiellieri della famiglia Spencer. Abbastanza singolarmente, l’abito non era una creazione esclusiva ma era stato già acquistato da un’altra cliente. Messo in vendita in un’asta tedesca nel 2014, la proprietaria ha reso noto che essendo stato già pagato, l’abito fu consegnato, con preghiera di non indossarlo mai fuori dalla Germania. Diana lo portò durante la visita nel Galles subito dopo le nozze, e ancora un anno dopo per un concerto di Rostropovich a Londra, quando il confronto rese evidente il drammatico dimagrimento subito dalla principessa dopo la nascita del primo figlio. Che vi devo dire, boh.

Se parliamo di Sloane Rangers e di verde il pensiero va automaticamente a Sarah Duchessa di York, che oltre ai capelli rossi ha anche origini irlandesi. Sarah veste spesso di verde, talmente spesso che è impossibile scegliere una mise sola, dunque passiamo oltre. Delle sue figlie, quella che più associamo al green è la minore Eugenie, forse anche per la favolosa tiara con smeraldi con cui andò sposa. In effetti però lei non indossa il verde troppo di frequente; l’occasione più recente è stata questa: Mini royal chic shock e boh – Royal Family, more or less.

La primogenita Beatrice è una grande sperimentatrice di stili, per cui ovviamente a volte indovina, a volte no. Questa volta no. Invitata a un matrimonio si presentò vestita da ramarro con abito verde scuro in un materiale che evoca le squame, peggiorato dagli accessori neri, scarpe e acconciatura. L’abito è di Vampire’s Wife, e noi lo conosciamo già, per averlo visto indosso a Catherine (Royal chic shock e boh – Sfida tra Duchesse a proposito di verde…). Non sono esattamente lo stesso modello: Beatrice porta il Veneration, mentre Catherine il Falconetti. Non amo né l’uno né l’altro, shock.

Last but not least Sophie, ora Duchessa di Edimburgo, ritratta quando era ancora Contessa di Wessex, in Scozia con marito e suocera, per quella che sarebbe stata l’ultima estate della sovrana. Non particolarmente amante del verde, ma appassionata degli abiti dalla linea che ricorda gli anni ’50, in questo caso indossa un abito smeraldo, cui abbina un cappello di paglia dalla fascia color lime. Effetto finale piuttosto dissonante – è sempre un rischio nel mischiare le tonalità tanto diverse – e un grande boh. Ma accompagnato dalla gioia di vedere ancora Her Majesty.

Questa fotografia è stata scattata a fine giugno, a ridosso della festa di San Giovanni. Quando D’Annunzio, nella tragedia La figlia di Iorio, fa dire a Ornella: Tutta di verde mi voglio vestire,tutta di verde per Santo Giovanni,ché in mezzo al verde mi venne a fedire…Oilì, oilì, oilà!

Vi piacciono i rubini? La Burmese Ruby Tiara

Mentre preparavo la rubrica domenicale (abbiate fede, prima o poi arriva) confesso di essermi distratta dietro alla Ruby Burmese Tiara, indossata da Queen Camilla martedì sera allo state banquet in onore del presidente della Corea del Sud in visita ufficiale nel Regno Unito. La ricerca ha rivelato una storia interessante, e ho deciso di proporvela subito.

(Ph: Yui Mok/POOL/AFP via Getty Images)

La passione per le pietre preziose della Queen Mary, bisnonna di King Charles, è ben nota; e unita al fatto che all’epoca i sovrani britannici erano a capo di un vasto e ricchissimo impero ha fatto sì che i forzieri reali si riempissero di gioielli da mille e una notte. Salita al trono, Queen Elizabeth ha potuto dunque sfoggiare degli autentici tesori, e dal canto suo ha contribuito ad ampliare la collezione di famiglia principalmente grazie ai doni ricevuti durante il lunghissimo regno. Questa tiara è proprio una sua aggiunta, ma fatta realizzare su sua richiesta per colmare un’assenza: una tiara con pietre rosse, necessaria quando per ragioni diplomatiche, o più in generale di opportunità, si volesse puntare sul rosso.

In effetti nei forzieri reali una c’era già, e anche molto elegante: l’Indian Circlet, gioiello disegnato dal principe Albert per la moglie Queen Victoria. La tiara però era tra le preferite della Queen Mother, ed Elizabeth decise di lasciarla nella sua disponibilità. Rimasta vedova a soli 51 anni, la Regina Madre aveva comunque davanti a sé vari decenni di servizio alla corona; che poi furono altri cinque, dato che allora ovviamente non si sapeva, ma in effetti aveva perso il marito quando si trovava nel mezzo del cammin di sua vita. All’inizio degli anni ’70 dunque il desiderio di una nuova tiara con rubini prese forma; a realizzarla ci pensò il fidato gioielliere di corte Garrard, utilizzando pietre da due provenienze diverse.

(Ph: PA Images/Alamy)

I diamanti vengono dalla tiara ricevuta come dono di nozze dal Nizam di Hyderabad, principe indiano di impressionante ricchezza e proprietario di una delle più importanti collezioni di gioielli del mondo, che offrì alla sposa un dono a sua scelta disponibile nella collezione della filiale inglese di Cartier. La giovane principessa scelse un set in diamanti realizzato negli anni ’30 composto da tiara e collier. Questo è ancora in uso, prestato a volte anche alla attuale Principessa di Galles.

(Ph: WENN)

La tiara invece, dopo essere stata usata alcune volte da Elizabeth nei primi anni di regno, fu poi messa da parte a causa della sua scomodità. Qualche anno dopo fu smontata, e le pietre riusate insieme ai rubini; che sono 96, anch’essi dono di nozze per la giovane principessa da parte del popolo birmano. Il numero non è casuale, perché nell’antica cultura di quel Paese si crede che i rubini proteggano chi li indossa dalle 96 malattie che possono affliggere il corpo. Un dono prezioso per la buona salute (mi sembra abbia funzionato!) che nel 1973 è diventato parte di un importante gioiello. La tiara è composta da cinque elementi floreali separati da raggi incurvati di diamanti.

(Ph: Tiara Mania)

Se osservate con attenzione gli elementi floreali, vi renderete conto che rappresentano una versione inversa della rosa Tudor, formata dall’unione tra la rosa rossa di Lancaster – il nucleo centrale di rubini montati in oro giallo – e la rosa bianca di York, i cui petali esterni sono composti da diamanti montati su argento. Non è una meraviglia?

I giorni dei papaveri

Quando Lady Violet era una ragazzina rimase piuttosto sorpresa leggendo – chissà dove – che novembre è un mese particolarmente caro alla Royal Family, tanto da averlo scelto per ben quattro matrimoni in meno di 40 anni.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Il più celebre il 20 novembre 1947, quando la principessa Elizabeth sposò il suo Philip, probabilmente incontrato per la prima volta il 29 novembre 1934, giorno in cui George Duca di Kent, zio di lei (che fu anche deliziosa damigella), impalmò Marina di Grecia, cugina di lui. L’anno seguente un altro zio di Elizabeth si sposò a novembre: il 6 Henry Duca di Gloucester portò all’altare nella cappella privata di Buckingham Palace Lady Alice Montagu Douglas Scott, con la piccola Elizabeth ancora damigella, questa volta con la sorellina Margaret. Nel 1973 fu il turno dell’unica figlia di Elizabeth e Philip, che il 14 si unì in matrimonio con l’allora Capitano dei Dragoni Mark Phillips. Era anche il giorno in cui il fratello maggiore, l’attuale sovrano, compiva 25 anni; il che ci ricorda che tra due giorni King Charles festeggerà il settantacinquesimo compleanno. Oltre alle ricorrenze liete e all’amore per novembre (che condivido senza riserve) parte del mese è comunque dedicato al ricordo di chi non è più, e alla memoria personale e familiare si unisce quella pubblica, soprattutto per la coincidenza con la fine della Grande Guerra.

(Ph: Royal British Legion)

Se noi celebriamo il 4 novembre, ricordando l’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti, con cui il giorno precedente – 3 novembre 1918 – l’Impero austro ungarico si arrese all’Italia, nel Regno Unito si celebra l’undicesima ora dell’undicesimo giorno dell’undicesimo mese, quando divenne effettivo il cessate il fuoco deciso nell’armistizio di Compiègne. Ieri dunque la Royal Family si è riunita nella Royal Albert Hall per il tradizionale Festival of Remembrance, e oggi nel centro di Londra, per l’altrettanto tradizionale e sentita cerimonia al Cenotaph.

Dove hanno deposto le corone di fiori il Re, il Principe di Galles, la Princess Royal, il Duca di Edimburgo (e sì, pure il nostro equerry preferito, presente anche nella fotografia in alto, mica penserete che ci sia capitato per caso!). Un po’ sguarnite rispetto ai bei tempi andati le tre finestre del Foreign office da cui il resto della Royal Family assiste alla cerimonia. Da un lato c’erano i Duchi di Gloucester, unici tra i cugini della defunta Regina a svolgere ancora qualche incarico.

(Ph: Yui Mok/PA Images/Alamy)

Dall’altro Sophie, Duchessa di Edimburgo e il cognato, il Vice Ammiraglio Tim Laurence, consorte della Princess Royal. Sembra che nella cronaca della giornata la BBC abbia omesso di menzionare la povera Sophie, nonostante l’impegno e l’attenzione con cui porta avanti gli incarichi reali. Non si fa!

(Ph: Yui Mok/PA Images/Alamy)

In mezzo Queen Consort e Princess of Wales, presente e futuro della Royal Family. Camilla si è infilata uno dei suoi amati cappottini con zip; questo, di Fiona Clare Couture, lo aveva già indossato, mentre è nuovissimo il clamoroso il cappello, opera del genio di Philip Treacy. Anche Catherine è andata sul sicuro con uno dei pastrani paramilitari che le piacciono tanto; creato da Catherine Walker lo aveva indossato nel 2019 per la stessa cerimonia. Anche il suo cappello è Philip Treacy ma tutt’altro che nuovo: lo sfoggiò la prima volta nel 2006 a Sandhurst, quando William terminò il suo addestramento militare. Se il cappello è stato indossato in diverse occasioni anche royal, questa volta è interessante l’abbinamento con gli orecchini a forma di foglia con grande perla centrale e diamanti, appartenuti a Queen Elizabeth. Come dire, il punto di partenza e quello di arrivo (per ora).

(Ph: Doug Peters/EMPICS/Alamy)

Alla fine si torna sempre a lei, The Queen, lost but not forgotten, perduta ma non dimenticata, ieri ancora più presente del solito, e non solo per il ricordo dei defunti.

Sabato, prima dell’inizio della serata, i sovrani hanno svelato due statue. L’una ritrae Elizabeth in tutto il suo leggendario splendore, l’altra Philip, che si china verso di lei in un gesto consueto e prezioso.

Commosso alle lacrime King Charles. Uno stile che gli è proprio, assai più emotivo di quello impeccabile della madre, che però, va detto, salì al trono giovanissima e dunque probabilmente più capace di controllare le emozioni. Invece devo dire che a me questo anziano re con gli occhi lucidi piace molto.

Nel video il momento dello svelamento: sovrano per sovrana, consorte per consorte https://www.youtube.com/watch?v=HPdm-B-Zswc

Royal chic shock e boh – Sweet November

Royal Halloween

Giuro, ho visto questa foto e mi sono chiesta se l’impareggiabile Máxima si fosse unita ai bambini a caccia di dolcetto o scherzetto. E invece no, è solo la mise scelta per uno dei suoi tanti impegni, in questo caso i trent’anni di Home-Start Nederland, programma mondiale di supporto per le famiglie, con l’obiettivo principale di assisterle nella crescita dei bambini piccoli. L’abito in tweed bianco e nero di Dolce & Gabbana (ce l’ha uguale Amal Clooney), arricchito da una grande spilla Natan, mi piace e le sta bene; il cappello è Philip Treacy e benché io ami lui e le sue creazioni in questo caso secondo me rende tutto troppo overdressed; lei è bella, anche elegante – calze lucide a parte – ma mi sembra un po’ troppo. Attendo con interesse il vostro parere, per me francamente boh. Però certo non si può dire che quando arriva lei, camminando sulle Gianvito 105 di Gianvito Rossi, non si capisca che è la regina.

Nonostante abbia annunciato da vari mesi il rientro con la famiglia nella madrepatria, la Principessa Madeleine di Svezia vive ancora negli USA, a Miami; e una foto degli O’Neal mascherati per Halloween non manca mai. Quest’anno il figlio si è messo la maschera di Scream, le due bambine non ho capito da cosa sono vestite, i genitori sembrano due cantanti country, o una cosa così. Una breve ricerca ha spiegato l’arcano: Adrienne, la piccola di casa, è Anna, la sorella della bionda Elsa nel cartone Frozen, Nicolas è l’unico che avevo indovinato, la figlia maggiore Leonore è la Barbie dell’omonimo film. I genitori invece dovrebbero essere lei Beth (con un abito Derek Lam 10 Crosby) e lui Rip della serie televisiva Yellowstone (confesso, mai vista). Boh, io invero li trovo terribili, mi assale il dubbio di essere troppo antica.

Tartan Queens

Torniamo su un terreno meno rischioso, squisitamente autunnale, e adorato da Lady Violet: il tartan. E riprendiamo da Máxima, che lo ha scelto per il Prix de Rome (nonostante il nome, è un premio olandese dedicato agli artisti, che immagino ottengano la possibilità di un periodo di studi nell’Accademia del loro Paese a Roma). L’abito è Natan, la borsa il modello Moneypenny di Sophie Habsburg. Non sono una fan di quel cappello, ma nell’insieme (come avrebbe detto mia madre) la trovo chic.

La Principessa di Galles non si è vista moltissimo nelle ultime settimane, ma il 2 novembre era in Scozia con il marito William (che ora ha raggiunto Singapore per gli Earthshot Prize). Lo scopo, conoscere iniziative dedicate ai più piccoli e alla loro salute fisica e mentale, che è il suo principale campo di interesse e di impegno. William non si è ancora convinto a indossare il kilt – prima o poi lo farà, ne sono certa – Catherine intanto ha sfoggiato una bella giacca imbottita Burberry, con simpatici pantaloni a zampetta (Mother Denim). Trovo orrendi gli scarponcini Ba&Sh, per il resto chic.

Terza royal lady, terza interpretazione del tartan; questa volta è Mary di Danimarca, che si è concessa un bagno di folla nella cittadina di Esbjerg con un giaccone reversibile di Massimo Dutti indossato dal lato scozzese (l’altro è in tinta unita navy) e completato con pantaloni ampi, dolcevita e guanti blu. Chic. Si è capito che mi piace il tartan?

Ma quanto sono carini? E come sta bene Mary col beanie di cashmere, cioè quel modello di cappello/cuffia che sta male praticamente a chiunque abbia superato l’adolescenza?

.

La sera la coppia ha consegnato i premi a loro intitolati, i Kronprinsparrets Priser; la futura regina consorte di Danimarca ha scelto un abito midi di velluto blu, del brand danese Rotate, trapunto di cristalli che lo accendono come il cielo del Nord. Non mi fa impazzire, però è il suo stile ed è adatto all’occasione; ma perché il marito si è presentato con un abito da giorno, per di più marrone? Boh.

Chi si rivede!

(Ph: Fredrik Varfjell/NTB)

Nell’ultimo post (Royal chic shock e boh – Bye bye October) avevamo accennato al fatto che il Re di Norvegia era stato colpito dal covid ma si era già ripreso, ed ecco la prova: il 31 ottobre i sovrani, accompagnati dagli eredi, hanno offerto un pranzo per i 75 anni del Nordic Council, che riunisce i paesi scandinavi – Danimarca Norvegia Svezia, più Islanda e isole – per armonizzarne le politiche. Se Sonja è chic as usual in una mise bordeaux che indossa spesso, Mette-Marit è apparsa un po’ infagottata in un abito a riquadri crema e lime Dior, da cui francamente mi aspetterei qualcosa di meglio. Shock.

In serata, sotto la prima neve di Oslo, i Principi Ereditari sono arrivati all’Opera per consegnare i premi per l’Ambiente assegnati dal Nordic Council. Sotto una cappa di pelliccia su cui non mi pronuncio la principessa indossa un lungo abito a fiori (byTiMo). Mia madre aveva qualcosa del genere, ma lo portava d’estate. Mi sembra un po’ informe, pasticciato.

E visto che Haakon porta un semplice completo blu, non era meglio un abito più semplice, magari midi? Boh, ma complimenti alla signora con gli scarponi fucsia.

Il 3 novembre c’è stato il gemellaggio tra il comune di Monaco e quello ligure di Dolceacqua; dal Palais princier ci informano che la firma “avviene esattamente cinque secoli dopo il giuramento di fedeltà degli amministratori di Dolceacqua, Apricale, Isolabona e Perinaldo, ad Augustin Grimaldi, signore di Monaco e vescovo di Grasse, a Monaco, il 3 novembre 1523”. In effetti nella foto non compare nessuno dei due sindaci, Georges Marsan e Fulvio Gazzola, in compenso si può apprezzare a figura intera Charlène e il suo completo pantaloni misto cachemire firmato Chloe. Tralasciando il colore, che non deve piacere a me (e infatti non mi piace) ma non mi sembra che la valorizzi particolarmente, il taglio così over non mi convince per niente; le fa le spalle ancora più ampie e la testa ancora più piccola. Boh. Segnalo che il primo signore a sinistra, col completo che deve essersi ritirato dopo un passaggio in lavatrice, è S.E. Giulio Alaimo, il nostro ambasciatore nel Principato.

E per continuare a farci del male, ecco una immagine del pomeriggio, quando la scena si è spostata a Dolceacqua; Charlène è rimasta a casa (diamole torto…) mentre ha fatto la sua non particolarmente elegante comparsa il senatore Gasparri, ché alla fine Albert II è sempre un capo di stato straniero, e va ricevuto con una certa formalità. La prossima volta facciamo un piccolo sforzo in più, dai.

Madri e figlie

Se la notizia della settimana è senz’altro il diciottesimo compleanno della Princesa de Asturias con conseguente giuramento sulla Costituzione che ne sancisce l’assunzione ufficiale del ruolo di principessa ereditaria, quella di stile potrebbe tranquillamente essere l’abito della sorella Sofía. Che per il gran día di Leonor ha scelto un leggero capedress Erdem leggero romantico e svolazzante, ma invece che comprarlo l’ha noleggiato sulla piattaforma spagnola Borow, dimostrando così che la scelta consapevole l’attenzione allo spreco e alla sostenibilità si confermano centrali per le nuove generazioni, anche royal.

(Ph: EFE/ Jesús Diges)

Tre giorni dopo la loro madre Letizia ha partecipato al Festival cinematografico Ópera Prima a Tudela, in Navarra, dove ha consegnato alla vedova una targa in memoria di Carlos Saura. per l’occasione ha scelto il grigio, un abito Cortana con stivali alti sopra al ginocchio di Nina Ricci. A seconda delle foto, l’abito sembra a volte brutto a volte bello, quindi facciamo la media: boh.

(Ph: The Temple Church)

Chiudiamo con lei, la Princess Royal, che nei giorni scorsi ha partecipato alla Choral Evensong a Temple Church, incantevole chiesa londinese da visitare assolutamente la prossima volta che andrete a Londra, nel caso non la conosceste. Nel corso del servizio religioso, celebrato il 2 novembre, la principessa ha letto un brano della lettera ai Corinzi, lo stesso letto al funerale della defunta Regina. E lo ha fatto indossando un mantello che abbiamo spesso visto indossato da sua madre. In panno di lana nero, chiuso da un alamaro e quattro bottoni dorati, creato dalla manifattura Admiral.

Si può immaginare qualcosa di più chic?