Royal chic shock e boh – Cinquanta di questi giorni (parte prima)

Per celebrare degnamente l’equinozio e l’arrivo dell’autunno, stagione preferita di Lady Violet, ho pensato di dedicarvi un intero weekend con la vostra rubrica preferita. Partiamo con il giubileo d’oro di Re Carlo Gustavo di Svezia che ha movimentato la scorsa settimana; e quando si tratta di Scandinavia, si sa, si para di pomp and circumstances. Chi temeva di rimanere deluso probabilmente si sarà ricreduto: abbiamo avuto di tutto, abiti da giorno, da sera e da gran sera, senza dimenticare i diademi (che vedremo domani).

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Giovedì 14, vigilia dell’anniversario vero e proprio, i festeggiamenti si sono aperti con uno spettacolo nel teatro interno al palazzo reale di Drottningholm, un’autentica meraviglia. In prima fila da sinistra la first lady e il presidente d’Islanda, i sovrani di Norvegia, i padroni di casa, Margrethe di Danimarca, il presidente e la first lady di Finlandia.

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Le royal ladies svedesi si presentano piuttosto coordinate in tonalità rosate di varie intensità, a partire dalla regina Silvia, che per queste giornate si è affidata in toto alla maison tedesca Georg et Arend, con sede a Monaco di Baviera. Per la prima serata la scelta cade su un abito drappeggiato color cipria con quello che sembra un bolerino ricamato con cristalli e perline, probabilmente ispirato dalla carta dei pacchi di Natale. Le scarpe che si intravvedono sono Jimmy Choo, la clutch Judith Leiber. Lei è sempre splendida, ma boh. ,

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

L’erede al trono Victoria osa un abito di chiffon arancione, che in questa foto sembra albicocca ma il creatore definisce corallo. È opera di Christer Lindarw che è stilista, costumista ma anche artista e drag queen, insomma un fantasista stilé, come diceva Sordi. Ora, io lo so che non vi piace il monospalla, lo so che quel fiore, realizzato espressamente da Tim Mårtenson, è enorme e ha pure i pistilli svolazzanti, lo so che si vede – va bene, diciamo intravvede – il segno del costume, che mi pare quest’anno vada fortissimo; ma a me piace. È molto Victoria, mette allegria e le fa brillare pure il sorriso. Chic.

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

La sorella Madeleine è la bella di famiglia, e a volte gioca a fare la vamp. Come in questo caso, con l’abito asimmetrico Marchesa che spero abbia resistito tutta la sera alla forza di gravità (non è colpa sua ma del modello e della sua costruzione). Accessoriato con scarpe coi fiocchi (Valentino) più clutch con un altro fiocco (sempre Valentino). Troppi fiocchi, troppo bambolona, troppo tutto. Boh.

(Ph: Fredrik Sandberg/TT/Ritzau Scanpix)

A Sofia e al marito Carl Philip, secondogenito, unico figlio maschio, e per qualche mese pure erede al trono – poi retrocesso da una norma costituzionale che riconobbe la primogenitura assoluta – temo che a volte tocchi il tavolo dei bambini, come in questo caso, dove precedono i nipoti Estelle e Oscar (e tra poco li seguiranno, essendo le due creature seconda e terzo nella successione). Penso che Sofia sia molto abile nel relazionarsi con la famiglia acquisita, e penso che in generale stia facendo un buon lavoro. Ciò detto, a me non piace, ha qualcosa che non riesco a definire ma a pelle non me la fa amare (immagino ne sarà devastata!). Il suo stile è penalizzato dall’uso, invero politicamente opportuno, di affidarsi spesso a stilisti svedesi, e nemmeno i più innovativi. Come in questo caso; l’abito di Lars Wallin ha una forma strana, con i volant che partono molto in basso; in più i volant così leggeri dovrebbero volare – sennò si chiamerebbero diversamente – questi più che altro piovono giù. Scontatissimo il rosa barbie, brutte brutte le scarpe che si intravvedono: delle mary jane rosa baby con altissimo plateau, incredibilmente firmate Gianvito Rossi. Shock. Dietro di lei Estelle, 11 anni di delizia, cui è stato adattato un abito di mamma, della H&M Conscious Collection; tra madre nonna e zie vestite in colori chiari o sgargianti l’unico triste e scuro tocca a lei. Non ti preoccupare tesoro, te lo puoi rimettere alla recita di Natale come regina del bosco.

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Amo Sonja di Norvegia, la trovo una donna interessante, esteticamente molto gradevole e dotata di una classe che la salva anche dai pochi scivoloni che fa lei come tutti. In questo caso è quella che mi piace di più: bello l’abito rosso, lungo ma non troppo da sera, già indossato in precedenza. È di Peter Dundas, stilista norvegese già direttore creativo di Emilio Pucci e Cavalli. Perfetta la misura che sfiora la caviglia, belle le scarpe argento e le calze lattiginose, molto amate dalle signore della sua generazione (esclusa mia madre, che le guardava con una certa perplessità). Bellissima anche la stola con l’alta fascia di pizzo; purtroppo per Sonja la signora sullo sfondo è vestita nello stesso identico colore, e non sarà per lei il solo incidente del genere… chic..

(Ph: Clément Morin/Kungl. Hovstaterna)

Sorelle ma diverse, almeno nell’abbigliamento, la regina di Danimarca Margrethe e Anne-Marie di Grecia. Ha lasciato un po’ perplessi la sovrana in corto, però la stessa scelta è stata fatta dalle consorti dei due presidenti, dunque probabilmente era una delle opzioni. Abito a fiori in un tessuto tappezzeria per la prima, mi fa pensare a quelle paesanelle che lei stessa abbiglia in qualità di costumista in certe pantomime stile Andersen. Quanto alla ex regina, fermo restando che non amo troppo i drappeggi ma spesso hanno la loro utilità, il modello della stilista greca Celia Kritharioti non mi dispiace ma il tessuto laminato bluette è terribile. Boh+boh.

Chiudono questa prima rassegna i principi ereditari di Danimarca; anche Mary riusa un abito già visto (News – visita di stato francese in Danimarca), in mikado di seta, dello stilista danese Lasse Spangenberg. Rispetto alle mise delle altre signore Mary, come Victoria, esagera un po’ ma in questo caso il bicolore e la fantasia a grandi fiori rende il tutto, seppur molto scenografico, un po’ meno formale. Chic.

Venerdì 15 le celebrazioni si aprono con il Te Deum nella cattedrale di Stoccolma.

Senza sorprese e senza pecche la mise scelta dalla regina: abito e giacca azzurro ghiaccio, altra creazione Georg et Arend; sui capelli un bandeau in tinta, con accessori in un beige chiarissimo e freddo. Impeccabile. Se posso fare un appunto, portando già sulla spalla sinistra il reale ordine familiare e la medaglia del giubileo avrei evitato di appuntare una spilla anche a destra, proprio per una questione di equilibrio visivo. Comunque chic.

Stesso stile e stesso colore, anche se in una tonalità più intensa (sì, proprio una di quelle che lady Violet non ama) la figlia minore Madeleine, in abito turchese di Emilia Wickstead già visto lo scorso anno, in giallo pallido, addosso a Catherine, allora ancora Duchessa di Cambridge, al Te Deum per il Platinum jubilee di Her Majesty. L’abito è il modello Elta, ma andrebbe ribattezzato almeno Jubilee, se non addirittura Te Deum! Perfetta per colore linee e proporzioni la creazione di Philip Treacy che Madeleine ha posto sul capo. Chic.

Accomunate dallo stile delle mise anche le due principesse ereditarie, una titolare e l’altra consorte: Victoria di Svezia e Mary di Danimarca, in abiti leggeri e floreali. La prima resta in patria scegliendo byMalina per un abito nato lungo e reso midi – che non è mai una grande idea – in testa un pillbox grande come un’aureola, royal blue come le scarpe Gianvito Rossi. Lei è una donna troppo sportiva ed energica per questi abiti così frufru, non chiedetemi perché mi fa pensare a un granatiere. Boh.

Più delicata Mary in Erdem, già indossato di recente: un’orgia di fiori ton-sur-ton sull’abito e sul fascinator con veletta. Ecco, se l’una mi ricorda un bersagliere l’altra mi fa pensare ai fiori in cornice dell’amica di nonna Speranza di gozzaniana memoria. Una domanda, ma Frederik non è grande abbastanza da meritarsi un vestito della sua misura? Boh.

Segue il gruppo varie ed eventuali capitanato da Sonja di Norvegia, senza sbavature e senza voli pindarici in un tailleurino color cipria con cloche in feltro un po’ troppo sportiva e un po’ troppo pesante. Ma su una mise così rigorosa non sarebbe stato più simpatico un cappellino più vezzoso? Noiosetta ma chic.

(Ph: Hanne Juul)

Suona la sveglia la pirotecnica Margrethe di Danimarca con un abito in seta a pieghe sciolte bianco e lilla completato da un giacchino in taffettà color ciclamino. Su tale deliziosa mise plana dallo spazio un cappello di paglia dalle incerte proporzioni che lo rendono simile a un disco volante. La giacca con un solo alamaro in quel punto farebbe difetto a chiunque, soprattutto se questo chiunque per camminare si appoggia a una stampella, con conseguente irrigidimento delle spalle. Come potete immaginare la adoro. Anche lei, come abbiamo visto su Silvia e come Anne-Marie al suo fianco, indossa una spilla anche sulla spalla destra; ci sarà una ragione che ci sfugge. Nel suo caso è la spilla Daisy che compare in tutti gli eventi più importanti, a partire dal suo stesso matrimonio. Boh. Total blue per la sempre bella Anne-Marie, elegante e sobria il giusto, dato che è vedova da pochi mesi. Anche lei come molte signore ha una stola, che nel suo caso ha il vantaggio di coprire il punto critico del robe-manteau, il taglio sui fianchi, per cui questa volta mi sembra più chic della precedente, in cui ha indossato la stessa identica mise, ve la ricordate? Royal chic shock e boh – Coronation edition (parte prima)

No dai, ma che è questa roba? La graziosa Sofia riesce a imbruttirsi piazzandosi sulle ventitré un cappello davvero a forma di disco volante che data la posizione direi che sta per ripartire, e speriamo non torni. Abito giallino piuttosto informe e troppo lungo, in crêpe di lana, della stilista estone Lilli Jahilo su décolleté gialle Louboutin che non le regalano un’andatura elegante e una clutch rigida in pelle grigia che mi ricorda la cassetta salvadanaio di ferro che mio padre mi regalò perché non la rompessi subito, e io cercavo di scassinare con l’apriscatole. Shock.

Non perdetevi la seconda parte!

Royal chic shock e boh – Royal wedding banquet

Quando ho visto lei…

…ho pensato a lei…

…e mi sono detta che no, di Angelica Sedara ce n’è una e una soltanto. E non solo per la bellezza irripetibile della giovane Claudia, o per quell’abito disegnato da Piero Tosi e realizzato della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. E nemmeno per il sontuoso sfondo di palazzo Valguarnera Gangi, assai più scenografico delle scure geometrie di Amman. È che proprio, semplicemente, a me l’abito non piace. Non mi piace perché sembra una meringa con ciuffi di panna, ma soprattutto non mi piace addosso a Rajwa. Non perché le stia male, anzi, ma perché – almeno per l’idea che mi sono fatta di lei – non la rappresenta, né personalmente né culturalmente, la banalizza. L’abito Dolce & Gabbana Alta Moda nasce con una sorta di cappuccio che copre testa e spalle conferendogli un certo senso; così secondo me non ne ha. Shock.

La madre della sposa è solitamente una delle protagoniste del matrimonio; in questo caso Azza Al Sudairi, madre di Rajwa, ha accolto e gestito con grazia l’inevitabile declassamento, lasciando le luci alla ribalta ovviamente alla figlia e poi a consuocera, sovrane e principesse varie. È anche l’unica che non si è cambiata per il banchetto di gala; lei e il marito hanno mantenuto lo stesso abbigliamento della cerimonia, ma non saprei dire perché. La signora ha dunque sfruttato al massimo la sua mise, una creazione couture di Georges Hobeika, stilista libanese – categoria che sta andando fortissimo, e non solo in questo matrimonio – in doppio crêpe in un’elegante punto di lilla. Ho pescato nel web il bozzetto dell’abito, l’immagine non è granché ma può aiutare a farvi un’idea del modello. Io la trovo elegante, molto. Chic.

Couturier libanese – il celebratissimo Elie Saab, che ha vestito la sposa per il rito nuziale – anche per la Regina Rania. L’abito viene dalla collezione couture primavera estate di quest’anno, che si ispira alla Thailandia e alla sua opulenza; è stato rimaneggiato per adattarlo alla bisogna, ad esempio aggiungendo le maniche assenti nell’originale. Benché mi piaccia lo spirito etnico il risultato non mi convince, il colore non dona particolarmente alla sovrana e il tutto mi sembra un po’ pasticciato, forse anche a causa dei capelli sciolti, che non sono mai una grande scelta per le occasioni formali. Notevole la Arabic Scroll Tiara, che nelle volute contiene una lode ad Allah, ma per il resto boh.

Scommetto che alla Sheikha Moza del Qatar non capita mai di aprire l’armadio e non trovare nulla da mettersi. Forse le è successo, poi il marito le ha comprato direttamente la Maison Valentino e voilà. Per il banchetto di gala, il suo abito in un favoloso color lime – Valentino ça va sans dire – rilegge il modello base aggiungendo lunghe maniche e un elegante cappuccio. Avendo il capo coperto, Moza non ha indossato sopra il diadema come invece ha fatto la sovrana malese (con un risultato non particolarmente apprezzabile). No, lei il diadema se l’è messo in vita: una cintura di diamanti e smeraldi. Considerando l’attuale girovita di Lady Violet, ci vorrebbe l’intera Colombia. Strachic.

Ecco con il marito la Regina Azizah Aminah Maimunah Iskandariah di Malesia. L’abito tradizionale ha il suo fascino, il colore è notevole, ma la tiara messa sul capo velato… vogliamo dire che il mix tra culture non funziona sempre? Shock.

Parliamo di regine? Eccola! Máxima dei Paesi Bassi raramente si perde eventi di alto profilo come questo. Fa una scelta molto interessante optando per il brand indopakistano Mahpara Khan: un abito sbrilluccicosissimo, talmente tanto da oscurare lo splendore della tiara Stuart, la più importante del forziere olandese (più un’altra chilata di diamanti, hai visto mai, più la clutch argento Dior). Secondo me messi insieme così i vari elementi finiscono per annullarsi, boh. Con lei e il marito al banchetto di gala c’è anche la figlia Catharina-Amalia che il raffinato, cerebrale Jan Taminiau ha vestito come una di quelle bambole che si tenevano sul comò, effetto aggravato dalla parure di rubini con la tiara che evoca un pavone. A parte tutto, veramente troppo per una ragazza di neanche vent’anni, shock.

Altra futura regina presente, Elisabeth del Belgio, più disinvolta della collega olandese forse per carattere, ma forse pure per la madre che, almeno in pubblico, dilaga meno. Però devo confessare una piccola delusione: la fanciulla ha sfoggiato un abito Armani Privé che sarebbe stato da mille e una notte, ma qualche notte se l’è persa per strada. Mi spiego: la collezione si ispira ai rombi, compresi quelli dell’abito di Arlecchino; il modello in questione in origine è nero con i rombi di colori diversi (potete vederlo qui, dal minuto 14’35 https://www.youtube.com/watch?v=dPIcV8NN6l4); realizzato in questa tonalità di blu, che imperversa in ogni dove, ed estesa anche alla clutch, sempre Armani, modello La Prima (a Bruxelles evidentemente ne hanno una collezione) perde parecchio fascino.

E forse è troppo importante per una ragazza così giovane. La Duchessa di Brabante al compimento del diciottesimo anno – o forse del ventunesimo, non è chiaro -, ha ricevuto in dono una tiara tutta per sé, appartenuta all’aristocratica famiglia britannica Vestey e acquistata dai genitori per lei. Personalmente non mi piace troppo, ma soprattutto trovo che non le doni. Insomma, nonostante il genio di re Giorgio, boh.

Amo questa donna, Sophie del Liechtenstein, la amo. Adoro il suo abito, un modello quasi sportivo – la maison, Carolina Herrera, lo definisce Floral Trench (in seta pura, basta col polyestere!) – reso da sera aggiungendo volume alla gonna. Poi forse un’occasione del genere avrebbe richiesto qualcosa di più formale, ma a me piace da pazzi, e lo trovo molto adatto a lei. Bellissima anche la tiara, la Kinsky a palmette (o a caprifoglio), uno dei diademi del Liechtenstein che sono molto pochi ma molto buoni. Chic.

Temo che Frederik e Mary di Danimarca si siano avviati a diventare i nuovi eredi di lungo corso, dopo che il decano del gruppo, Charles, si è infine sistemato sul trono. Lei mantiene sempre bellezza ed eleganza, ma mi sembra con un filo di noia. Per il royal wedding giordano non si è sforzata più di tanto: oltre alla mise per la cerimonia ha riutilizzato anche quella per il banchetto di gala; un abito che lo stilista danese Jesper Høvring aveva creato per lei nel 2010, per le nozze di Victoria di Svezia, e già rimaneggiato in precedenza. In questo caso è stato aggiunto del pizzo che copre il corpino e scende dalla spalla. Tra l’altro è l’unica a portare un monospalla, forse sarebbe stato più indicato qualcosa con le maniche, come hanno fatto tutte le altre invitate. A me non piace molto, quindi boh, ma se ha trascurato il dress code sarebbe decisamente shock. La tiara è quella edoardiana con piccoli rubini e spinelli che sembra si sia comprata da sé (e pagata pure poco, meno di diecimila euro).

Della Principessa di Galles abbiamo già notato la coazione a ripetere le mise. Noiosetto l’abito Jenny Packham visto e rivisto, che sta discretamente con la fascia del Royal Victorian Order ma fa a cazzotti con nastro giallo del Royal Family Order. Poi certo, la Lover’s Knot Tiara è un pezzo che ha fatto la storia, e gli orecchini sono se possibile ancora più belli, ma trovo il tutto poco entusiasmante. Boh.

Abbiamo discusso un po’ sulla gaffe sfiorata da Beatrice di York, che al banchetto di gala indossava lo stesso abito della principessa Aisha, zia dello sposo; e più in particolare come mai, avendo già visto il suo abito indossata da un’altra, se lo è messo lo stesso. Probabilmente davvero non aveva portato altro, e penso che avesse scelto quel modello di Reem Acra perché la decorazione evoca la forma della tiara York, diadema nuziale della madre Sarah, che non si vedeva più da molti anni. L’abito non mi fa impazzire, la tiara nemmeno, ed è messa un po’ storta. Boh.

Victoria di Svezia invece si è ritrovata al banchetto di gala con la principessa Zein vestita proprio con lo stesso identico abito – il modello Gingko di Safiyaa – diverso solo per il colore. Ne valeva la pena? Per un abito di polyestere che gira da anni? Boh. (nel caso vi fosse sfuggito, questo è il post, sugli abiti indossati da più royal ladies Il caffè del lunedì (di martedì) – Gemelle).

Last but not least, e pure in retrospettiva, la Reina Emerita di Spagna, che ha tirato fuori dall’armadio un abito grigio perla senza infamia e senza lode, completandolo con il set di rubini Van Cleef & Arpels, ricevuto in dono da Niarchos per le nozze con Juan Carlos. Considerando l’infelicità di quel matrimonio, francamente per un ricevimento nuziale avrei scelto altro, e la mise non mi entusiasma, quindi boh, Ma lei, a 84 anni, è uno splendore.

Con Doña Sofía compaiono nella fotografia la regina bhutanese Jetsun Pema con la cognata Ashi Euphelma. Per una volta vedere l’abito tradizionale da dietro è interessante, anche se in un colore che fa un po’ Barbie Bhutan. Però quel rosa baby potrebbe contenere un metamessaggio: non ci sono conferme ufficiali, ma la regina ha colto l’occasione della trasferta giordana per una breve vacanza con i due figli. E in alcune foto, con un abito BA&SH sembra proprio in dolce attesa.

È in arrivo una principessa? Boh!

Va in scena il royal wedding – Gli invitati

Dopo gli sposi e la cerimonia che li ha uniti in questa straordinaria giornata, ecco gli ospiti di particolare importanza, il cui arrivo alle nozze abbiamo potuto apprezzare grazie alla perfetta organizzazione e all’accoglienza che i sovrani hanno riservato ad ognuno. Un affascinante mix di Oriente e Occidente, di favolose toilettes e abiti già visti, di costumi tradizionali e creazioni couture. E pure qualche incidente, per fortuna solo sfiorato: con la Principessa Muna, seconda moglie del defunto Re Hussein e madre dell’attuale sovrano, sono arrivate le figlie gemelle, Aisha e Zein.

Zein, la signora bruna coi capelli corti, indossa un abito verde bosco di Carolina Herrera con borsetta Bulgari mentre la sorella Aisha, la signora bionda, ha scelto un elegante abito beige di Reem Acra. Che oplà, poche ore dopo è comparso uguale uguale addosso a Beatrice di York. Per fortuna che era la cena di gala e Aisha si era cambiata! Va detto che l’abito sta molto bene a entrambe, nonostante tra le due royal ladies ci siano ben vent’anni di differenza, 55 contro 35. La sintesi tra Oriente e Occidente è compiuta.

Della mise serale di Beatrice parleremo prossimamente, per la cerimonia Mrs Mapellli Mozzi aveva scelto un’altra toilette che a me è piaciuta molto: un abito di Needle & Thread, in polyestere riciclato come le paillettes che lo decorano; il riciclo è ormai la nuova frontiera del lusso. Il modello è caratterizzato da una morbida linea ad A che Beatrice ha reso più aderente con una cintura nera, en pendant col fiocco che trattiene i capelli. Rispettato il dress code: abito scuro per gli uomini e lungo da giorno per le signore, senza tiara (ma non temete, più tardi c’è stato spazio anche per loro).

La presenza di Edo e Bea è stata un po’ una sorpresa, data la partecipazione – confermata a poche ore dal matrimonio – dei Principi di Galles in rappresentanza della Corona. Grande attesa per vedere Catherine all’opera sullo scenario internazionale nel suo nuovo ruolo, e soprattutto per vederla abbigliata per l’occasione. Non ha deluso, anzi ha messo a segno pure un bel colpo, scegliendo lo stesso couturier che firmava l’abito della sposa, Elie Saab. Abito rosa antico (molto antico) collo alto, maniche lunghe, linea flou. Il ricamo è molto raffinato, lei è sicuramente bella, gli orecchini sono tanto ma non stonano, non si è messa nemmeno un fiocco in testa, come hanno fatto altre, ma se dovessi dirvi che mi ha conquistata mentirei. Un incanto che non mi ha catturata.

Molto interessante per me osservare gli ospiti mediorientali: donne in generale molto belle e molto curate (a volte troppo) alcune vestite all’occidentale altre secondo la tradizione, altre ancora mischiando gli stili. Ad esempio, ho trovato elegante la Principessa Basma bint Talal, zia del sovrano. Per noi tanto oro indossato di pomeriggio sarebbe troppo, ma l’abito è molto bello e lei, compagna di studi di Anne The Princess Royal porta assai bene i suoi 72 anni.

Ugualmente interessanti le interazioni, tenendo naturalmente presente che non conosciamo tutti e ignoriamo la profondità dei rapporti; ho notato ad esempio i signori sauditi non baciare la regina, né le signore il re; e colpisce il fatto che praticamente nessuno fa il curtsy ai sovrani. Rimedia Mary di Danimarca, che si produce come sempre in una riverenza profondissima, pure troppo. La principessa danese, accompagnata dal marito con la sua tradizionale andatura caracollante (mi aspetto sempre che affibbi qualche pacca sulle spalla, e raramente resto delusa) ha riproposto un abito Erdem, francamente non il mio preferito, peggiorato dal fiocco azzurro tra i capelli, da attempata adolescente; la salvano le scarpe, che qui non si vedono ma sono le celeberrime Hangisi di Manolo Blahnik, rese immortali dalla Carrie Bradshaw di Sex and the city.

Dalla Scandinavia con furore altri due eredi al trono: il povero Haakon di Norvegia giunto, come annunciato, solo soletto e dunque passato praticamente inosservato. Victoria di Svezia in un maxi dress a fiorellini del brand svedese byMalina all’occorrenza utilizzabile anche come camicia da notte.

Altra coppia di eredi che stiamo vedendo spesso sono Alois e Sophie del Liechtenstein; come i sovrani giordani, stanno per festeggiare i trent’anni di matrimonio (il 3 luglio). Lei mi piace moltissimo anche in questa sobria versione in pizzo blu – l’abito è il modello Julianna di Diane von Furstenberg – arricchita dagli zaffiri di famiglia, E che falcata!

Presente anche qualche erede al trono non ancora accoppiato e dunque in compagnia del genitore sovrano come la duchessa di Brabante scortata dal padre, Roi Philippe. La deliziosa fanciulla sembra aver ereditato la passione per i cape dress della madre, ma il suo, di Essentiel Antwerp, ha il pregio di essere più allegro e leggero, meno matronale. In mano Elisabeth ha una clutch di Armani, modello La Prima, altro must di famiglia.

(Ph: Patrick Van Katwijk/Getty Images)

Nonostante la sua presenza fosse stata annunciata, non s’è vista un’altra giovane erede al trono: Catharina-Amalia farà la sua comparsa solo al ricevimento serale lasciando la cerimonia nuziale ai genitori. Máxima ripropone un abito di Luisa Beccaria, che addosso a lei perde l’eleganza rarefatta e romantica del brand per assumere un’aria quasi flamenca; non mi ha convinta. Non so se fosse successo qualcosa, ma i sovrani mi sembravano piuttosto immusoniti, e c’è stato anche un siparietto al momento di salutare Abdullah II che dal basso del suo metro e 60 (più o meno) si è alzato sulle punte dei piedi ridendo davanti all’altissima e sempre taccatissima Máxima.

Oltre alla coppia olandese, e il già citato Philippe dei Belgi, presenti in ordine sparso altri sovrani, regnanti o emeriti: visto e riconosciuto il sultano malese con la moglie e il sultano del Brunei accompagnato da uno dei figli minori, Abdul Mateen. Non è l’erede al trono – ma mai dire mai – però il giovinotto, invero piuttosto belloccio, è una mezza star di Instagram (che insomma, puoi essere pure un principe ereditario, ma se non regni sui social non sei nessuno).

Accompagnata non dal marito ma da una delle di lui sorelle, la principessa (il titolo è Ashi) Euphelma, ecco Jetsun Pema Regina del Bhutan. E sorpresa! Abbiamo scoperto un colore che non le dona tanto. Siamo innamorati da sempre della love story tra i sovrani, che ha portato il Re a rinunciare alla poligamia dedicandosi solo a lei, ma la tradizione del Paese è diversa. Il Quarto Re Drago, padre dell’attuale monarca, ha sposato quattro donne: Euphelma e il Re hanno in comune il padre ma madre diversa. Però le quattro mogli sono sorelle tra loro, dunque i vari figli nati sono fratelli e cugini. Non bastasse, Euphelma ha sposato un fratello minore della Regina. Anche le signore del Bhutan sono interessate alla moda, e per questo matrimonio hanno abbinato agli abiti tradizionali due clutch firmatissime: Louboutin per la regina, Dior per la principessa.

(Ph: Patrick Van Katwijk/Getty Images)

Entrata super scenografica per la Sheikha Moza bint Nasser, madre dell’emiro del Qatar. Il suo lungo soprabito rosa e nero, ispirato alla secessione viennese – in particolare all’architetto Josef Hoffman – mi ricordava qualcosa, e infatti ecco qui Valentino collezione haute couture autunno inverno 1989 https://www.youtube.com/watch?v=X65UeiSOXlA

Valentino vintage (ne ha una vera collezione) anche per la Reina Emerita Sofía, giunta a rappresentare la Spagna in compagnia dell’acciaccatissimo Juan Carlos, proveniente però da Abu Dhabi, dove ormai risiede. L’abito rosa a balze è stato indossato dalla Reina per i 60 anni di Carl Gustav di Svezia, nel 2006; la spilla invece fu vista la prima volta al battesimo del figlio Felipe, 55 anni fa.

Nessun Grimaldi presente per Monaco, qualcuno ha inviato anche membri di secondo piano; gesto non particolarmente rispettoso, trattandosi del matrimonio di futuri sovrani, ma tant’è. Dal Lussemburgo c’era il minore dei figli dei Granduchi Sébastien; dal Giappone è arrivata Hisako, Principessa Takamado – il marito, scomparso vent’anni fa, era cugino dell’Imperatore Emerito Akihito – con la maggiore delle figlie, Tsuguko. La Principessa Takamado è una donna di grande cultura e dinamismo, sicuramente la più “moderna” delle molte principesse giapponesi. Poi certo, questo damascato blu è un po’ fuori moda, ma non è facile vestire in uno stile così diverso dal proprio. E vi prego di notare la clutch a forma di civetta della figlia.

Ultime degli ospiti ad arrivare Jill Biden con la figlia Ashley, cui chiederei: se il dress code prevede il lungo, perché midi? La First Lady invece rispetta le regole: Reem Acra anche per lei – la stilista libanese è piuttosto popolare negli USA – un caftano color ostrica non particolarmente donante.

Nell’attesa di parlarvi della cena di gala mi è venuta un’idea: che ne dite di sfruttare le tantissime immagini delle signore giordane, più che per ammirane le mise per cercare di definire le intricate parentele all’interno della famiglia reale? Palesatevi!

Il caffè del lunedì – Sacro profano e polar

Sacro

Giovedì 25 la Infanta Sofía ha ricevuto la Cresima. A Madrid, nella parrocchia della Asunción de Nuestra Señora de Aravaca, con i suoi compagni di scuola. Con Sofía c’erano naturalmente i genitori, la sorella Leonor fresca di diploma, e tre nonni su quattro: la Reina Emerita, Paloma Rocasolano e Jesus Ortiz, genitori di Letizia. Assente Juan Carlos, che è rimasto ad Abu Dhabi, c’era però la seconda moglie di Ortiz, a dimostrazione di come le famiglie allargate siano ormai sdoganate dappertutto e ad ogni livello.

Le immagini raccontano una cerimonia gioiosa e sicuramente meno formale dei nostri tempi a partire dagli abiti: con le signore tutte nella paletta del rosa – ormai il colore ufficiale a Palazzo – mi ha fatto una certa sensazione vedere la cresimanda col pancino semiscoperto. Confesso che lì per lì mi era sembrata una di quelle cose da ragazzina, un po’ cheap, invece sono andata a cercare ed è una bella tuta in doppio crêpe di polyester del brand spagnolo Caryo (ecco il link https://cayrowoman.com/mono-petunia/).

Mi ha colpito anche Letizia, in espadrillas – è iniziata la stagione! – pantaloni e blusa. Insomma, dalla mia cresima, con madre e madrina in tailleur e cappello, è passata un’era geologica. Sofía ha avuto come padrino suo padre, ma tutto il gruppetto si è prodotto in grandi abbracci, baci e manifestazioni di affetto varie.

Festeggiata a parte, la foto che mi è piaciuta di più è questo, col nonno che omaggia la nipote.

Profano

Profano, ma non privo di una sua laica sacralità, il GP di Formula 1 a Montecarlo: circuito cittadino, pubblico delle grandi (e medie) occasioni, mondanità a mille. Famille princière ottima e abbondante sparsa per ogni dove sia per le qualificazioni sia per la gara vera e propria.

Avvistati Andrea a Tatiana con tutti e tre i figli, Charlotte con marito e figlio maggiore, Pierre e Beatrice da soli, Alexandra con fidanzato, i neo genitori Louis e Marie Ducruet. Come da manuale, Charlotte griffata Chanel – con un abito indossato l’anno scorso nella vicina Cannes da penelope Cruz – Beatrice griffata Dior, le altre a gusto proprio. Vi segnalo Tatiana, di origine colombiana, con un abito della conterranea Johanna Ortiz, già incontrata di recente, ad esempio indosso a Meghan (Le foto del giorno – Tre principesse e una regina)

Triste come un pomeriggio di pioggia la povera Charlène, cui non bastano le strisce arcobaleno nell’abito Akris per riacquistare il sorriso, che compare sul suo volto solo davanti ai suoi gemelli. La Princesse ha scurito i capelli, una scelta che mi perplime abbastanza; non mi sembra che doni troppo al suo incarnato, e in fotografia viene scurissimo, non particolarmente donante.

Non va meglio al gala serale, in compagnia di reali malesi, in cui sprofonda in un abitone monospalla – che sta diventando per lei come il rosa per Letizia – firmato Valentino. Speriamo sia solo una fase.

Polar

(Ph: Christine Olsson/TT)

Prima o poi bisognerà andarci a questo Polarpriset, che assegna premi in campo musicale, con una messa inscena che Sanremo sembra una recita all’oratorio. Ci andrei anche solo per vedere Victoria, che memore di un incredibile abito di tulle rosa indossato prepandemia (Le foto del giorno – 12 giugno) quest’anno ha raddoppiato con un monospalla (pure lei!) giallo limone di H&M veramente notevole. Ed è stata pure fortunata con l’abbinamento del bouquet!

e per finire un piccolo gossip

Finiamo con un piccolo gossip, dedicato ai quei tre di voi che se lo fossero perso. Dopo aver imèerversato al festival di Cannes, le principessine di Borbone Due Sicilie si sono spostate a Monaco per la F1. Maria Carolina (al centro, in grigio) ha pubblicato su Instagram questo scatto che la mostra in compagnia della sorella Maria Chiara (a destra, in azzurro) e alcuni amici, tra cui Christian di Danimarca (tra le due, in giacca beige e capelli a carciofo). Love story in vista? Lady Violet non ha dubbi che la madre della fanciulle, la Duchessa di Castro Camilla nata Crociani, metterà in campo qualunque cosa per sistemare le sue creature al meglio, ma va detto che il padre Carlo fu tra i padrini della sorellina di Christian, Josephine. I semi sono stati già piantati, se poi fioriranno noi saremo qui a goderci lo spettacolo.

Il sole anche di notte

Prima di rituffarci nei fasti della Coronation facciamo una piccola pausa e un salto a Oslo. Dove il nostro Presidente Mattarella accompagnato dalla figlia Laura ha compiuto una visita di stato di due giorni, 11 e 12 maggio.

(Ph: Lise Åserud, Det kongelige hoff)

Assente giustificato il sovrano norvegese – Re Harald, la cui salute impensierisce da un po’, è ricoverato in ospedale – il Presidente è stato ricevuto dalla Regina Sonja e dal sempre prestante Principe Ereditario Haakon, accompagnato dalla moglie.

(Ph: Lise Åserud/NTB)

Sempre chic la sovrana, graziosa e insolita Laura con una cappa bordeaux e una simpatica cloche coordinata, un po’ penalizzata Mette Marit dal combinato mantella più sombrero. La principessa omaggia la moda italiana con l’abito di Valentino e la clutch Miu Miu, ma si lascia ingoffare dal mantellone disegnato da Natan (come ti sbagli? e sì ce l’ha anche Máxima)per Alicia Audrey, maison belga specializzata in capi reversibili (questo è grigio da un lato, verde dall’altro).

Dopo un’accoglienza regalmente spettacolare a Palazzo Reale, Mattarella ha incontrato il Presidente dello Storting (l’Aassemblea Nazionale) Masud Gharahkhan e il Primo Ministro Jonas Gahr Støre. E pian piano, tra l’omaggio al monumento nazionale, la visita al nuovo museo Munch e al Museo Nazionale, e la navigazione nel fiordo a bordo di un traghetto elettrico (le energie del futuro sono uno degli scopi del viaggio) è giunta la sera, e con essa l’appuntamento clou: la cena di gala.

(Ph: Javad Parsa/NTB)

Adorabile la sovrana con una mise albicocca esaltata dalla fascia dell’Ordine al Merito della Repubblica. Molto interessante la scelta della tiara, una delle due più grandi in suo possesso ma meno conosciuta di quella adorna di smeraldi. È la tiara di diamanti di Josephine, caratterizzata da uno splendido intreccio di motivi floreali e serti d’alloro. Un gioiello antico, indossato in un ottocentesco dipinto dalla regina Josephine di Svezia e Norvegia, potrebbe provenire addirittura dal forziere di sua suocera: la regina Desideria, al secolo Désirée Clary di napoleonica memoria, consorte di quel Maresciallo Bernadotte che ottenne di sedersi sul trono di Svezia e Norvegia, all’epoca riunite.

Visto che il marito dava il braccio a Laura Mattarella, Mette Marit di è accontentata del terzo posto, e di accompagnare la principessa Astrid, sorella maggiore del suocero. 91 anni di pirotecnico splendore esaltato dalla mise color arancia di Sicilia, le insegne dell’ordine familiare reale di ben tre sovrani – il nonno Haakon VII, il padre Olav V e il fratello Harald V – e l’originale tiara-bandeau in oro giallo perle e pietre colorate. Più sobria in nero la Principessa Ereditaria, che rende onore al Paese ospite con un abito in pizzo e ricami di Emilio Pucci, che già le abbiamo visto in bianco (Royal chic shock e boh – Novembre 2021 ). Sui biondi capelli la delicata tiara di ametiste, che come potete immaginare Lady Violet adora.

Ancor più sobria nella rigorosa mise nera – di cui purtroppo non ho trovato altre immagini – Laura Mattarella che speriamo abbia trovato piacevole la compagnia del futuro re seduto al suo fianco.

Almeno quanto la brillante Sonja ha apprezzato, direi ricambiata, il suo fascinoso ed elegantissimo cavaliere. Quando il sole del mediterraneo incontra l’aurora boreale il cielo si riempie di stelle.

Royal chic shock e boh – Royal wedding edition

Finisce aprile e porta con sé il matrimonio tra Alexandra di Lussemburgo e Nicolas Bagory. Cerimonia doppia, in due date diverse e addirittura due Paesi diversi; il Granducato di lei e la Francia di lui.

La sposa

Tutti si aspettavano di vedere la sposa con uno degli splendidi abiti di pizzo di Elie Saab dato che il couturier libanese aveva già vestito le cognate Stéphanie e Claire per le loro nozze. Alexandra fa giustamente a modo suo, sceglie Saab ma lascia da parte il pizzo in favore di un abito in satin duchesse, adattando un modello haute couture della collezione autunno inverno. L’originale ha una gonna più ampia e scenografica, che dà al tutto una proporzione diversa, anche se non sarebbe stato adatto a un matrimonio in campagna, però il modello così non mi convince.

Oltre tutto non le dona particolarmente; quei nodi dovrebbero scolpire la silhouette, invece finiscono per appesantirla. Insomma, non sembra fatto per lei, che è il peggio si possa dire di un abito couture. Graziosa l’acconciatura, che ricorda un famoso ritratto dell’imperatrice Sissi, con fiorellini tra i capelli. Il velo, trattenuto dalla tiara Chaumet con i soli diamanti, sarebbe doppio ma quello ricamato con perline e piccoli cristalli risalta poco visibile. Un grande boh.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

Per le nozze civili Alexandra indossa i pantaloni, scelta più unica che rara per un royal wedding; prima di lei lo aveva fatto Charléne (Le foto del giorno – Dove eravamo rimasti) ma in quel caso i pantaloni Chanel erano così ampi e leggeri da sembrare una gonna. La sposa è bianco, anche questa scelta non scontata per le cerimonie civili: pantaloni e blusa Natan con una cappa Valentino. Mi piace l’idea, la cappa è molto bella ed è dello stesso identico bianco del completo pantaloni, anche questo particolare non scontato.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Sophie Margue)

L’insieme blusa e pantaloni però, ahimé, non le dona molto, complice anche il migliorabile underwear, Vergogna eterna a chi le ha combinato i capelli in un modo che – forse la lacca, forse la pioggia sottile – non sembrano proprio freschi di shampo. Ma un’aggiustata prima delle foto ufficiali? Boh.

La madre della sposa

Lo so che state aspettando i commenti su Maria Teresa, vi conosco mascherine! Ebbene, anche lei fa l’inconsueta scelta dei pantaloni, ma fosse solo quello… Per la cerimonia religiosa come sua figlia si rivolge a Elie Saab, ma non sceglie uno di quegli abiti – magari di pizzo, magari ricamati, magari in un’elegante tonalità neutra – che pure ha indossato spesso e con successo. Stavolta no, stavolta riscopre le sue origini latinoamericane e al braccio del fratello dello sposo si presenta così: tuta nera monospalla, la scollatura sottolineata da una fascia di taffetà verde smeraldo, che forma un enorme fiore (o cavolfiore?) e poi scivola creando una sorta di stola utilizzata per coprire il braccio e la spalla nature. Non manca il tocco fetish del capello corto pettinato indietro e laccatissimo. Una Carmen Miranda senza l’ananas in testa. Shock, ma complimenti per l’audacia. Fatemi aggiungere una cosa: quelle piegazze sui pantaloni non si possono guardare; il gusto è sempre soggettivo ma l’impeccabilità dovrebbe essere scontata, soprattutto a quel livello sociale (ed economico).

Anyway, Maria Teresa sceglie i pantaloni anche per il matrimonio civile, e anche questa volta il couturier è lo stesso della figlia: Natan. Total pink in una sfumatura che cambia a seconda della luce, e blusa petalosa, piena di elementi svolazzanti. A parte tutto, lo scollo così ammazza quasi ogni collo, sicuramente il suo. A completare la mise, indossa a mo’ di stola una sciarpetta in un colorino aranciato che nulla ha a che fare col resto. Shock.

Le cognate

(Ph: Robin Utrecht/ABACAPRESS.COM)

Benché Stéphanie non possa essere considerata una donna elegante, in questo caso non si può prescindere dal fatto che ha appena partorito, dunque le dedicheremo un occhio di riguardo. Per queste nozze opta sempre per il blu: blu notte per il cape dress della maison francese Paule Ka indossato per la cerimonia religiosa. L’abito è bello, e le sta anche bene, però. Però è un abito da sera, con tutto lo chiffon e gli sbrilluccichi non si può portare né a un matrimonio né di pomeriggio. Né men che meno a un matrimonio di pomeriggio. E poi, perché così corto? Boh.

(Ph: Dana Press/Bestimage)

Ancora blu, ma nella tonalità royal, per l’abito (Emporio Armani)indossato il giorno delle nozze civili. Da chemisier a vestaglietta è un attimo; magari, anche qui, sarebbe stato meglio allungare un po’ l’orlo. Bene la pochette solidale, che non sarà bellissima ma almeno è “buona”, però non basta. Shock.

(Ph: Robin Utrecht/ABACAPRESS.COM)

Claire ha praticamente tutto: bellezza, altezza, marito innamorato e aristocratico, famiglia d’origine molto benestante; l’unica cosa che le manca è lo chic. Per la cerimonia religiosa sceglie un abito di Zahir Murad rosso (colore sconsigliato per i matrimoni) con le spalle totalmente scoperte (non adatto a cerimonie in chiesa) in un leggerissimo chiffon percorso ricamato con cristalli (da sera, non da pomeriggio). Insomma, ne avesse indovinata una. Per di più, nemmeno le dona troppo, shock.

(Ph: Dana Press/Bestimage)

La settimana scorsa si era presentata con un vestitone giallo di Diane von Fursteberg, il modello Gigi in cotone con inserti di pizzo, molto adatto a giardinaggio e gite fuori porta. Inutilmente chic le scarpe Dior modello J’Adore. Che vi devo dire, almeno è coerente, non ci prende mai; shock.

La made dello sposo

Dopo aver definitivamente compreso che questa signora è la madre di Nicolas, e che probabilmente è vedova, passiamo alla sua mise scelta per la cerimonia religiosa, quando ha accompagnato il figlio all’altare. Madame Bagory indossa un abito in pizzo color crema foderato di azzurro. Non mi piace particolarmente, il celestino così è una scelta banalotta, ma fatemi dire una cosa: alla fine è l’unica ad avere (quasi) indovinato cosa indossare a un matrimonio in lungo, di pomeriggio, in Provenza. Avrei però evitato quella pettinatura da adolescente, boh.

Questa foto, scattata subito dopo il matrimonio civile all’hôtel de ville di Lussemburgo, è l’unico dove si vede bene la sua mise. Molti di noi sono cresciuti con l’idea dello chic francese; questo è vero per l’haute couture, o per le parigine, ma le signore della provincia francese tanto chic non sono. Questo abito sembra fatto dalla sartina sotto casa; francamente lo trovo terribile, sarebbe stato meglio senza quella sopragonna e senza le maniche listate a lutto. Shock, per tacere del bianco usato così abbondantemente. Ma a questo dedicheremo magari un post a parte.

Scene da un matrimonio, atto primo

Sposa bagnata sposa fortunata! Si sarà consolata così Alexandra di Lussemburgo, che ha sposato oggi civilmente il fidanzato Nicolas Bagory?

(Ph: Dana Press/Bestimage)

Alle 15.03 gli sposi insieme sono usciti dal palazzo granducale e sotto un cielo denso di nuvole grigie hanno attraversato Place Guillaume II per raggiungere l’hôtel de Ville. La diretta su Instagram, dal funzionamento decisamente migliorabile, ha mostrato il piccolo corteo: avanti gli sposi, lui in blu con cravatta azzurra, lei in pantaloni, definitivamente sdoganati per le nozze. Bianchi, naturalmente: pantaloni di cady ampi a vita alta, completati da una blusa nello stesso tessuto e una fusciacca, più una cappa di Valentino a proteggere la sposa dal tempo incerto. All’andata Alexandra tiene in mano una clutch Chanel, poi compare con due differenti bouquet, uno di mughetti e uno con le peonie, che non saprei dire quando ha impugnato, retti da due bambine. La signora in lilla è Lydie Polfer, sindaco della capitale lussemburghese, che ha officiato il matrimonio.

Pantaloni anche per la madre Maria Teresa, in un colore che a seconda della luce appare a volte rosa a volte fucsia a volte corallo, abbinati a una blusa in tinta addobbata con fiori svolazzanti, che non mi sembra ne migliorino l’aspetto (Natan, temo). In mano – o sulle spalle – una stola aranciata.

Bleu royale – fatemelo dire, uno dei colori più sopravvalutati di sempre – per la neomamma Stéphanie in Emporio Armani, con una pochette etnica che con la sua mise sta come il proverbiale cavolo a merenda, ma ha almeno il merito di essere un prodotto solidale: il brand turco Turquoise Tassel impiega donne in difficoltà, cui offre una speranza attraverso il lavoro.

(Ph: Dana Press/Bestimage)

Conclude il poker di donne del Granducato Claire, consorte di Felix, secondogenito dei granduchi e fratello maggiore della sposa. Per lei un abito color senape di Diane von Furstenberg; una mise in linea col suo stile, che la fa sembrare sempre pronta per una sagra.

(Ph: Dana Press/Bestimage)

Per ultima una coppia di mezz’età, probabilmente i genitori dello sposo, tutto sommato piuttosto spaesati. Per tutti bagnetto di pubblico, non numerosissimo ma caloroso.

(Ph: MGD/K.Barthelmey, S.Margue)

La cerimonia è stata tenuta giustamente riservata, poi sposi sono usciti, attesi sulla scala del municipio da alcuni ragazzi incaricati di lanciare petali di rose (o riso, o entrambi). I quali si erano appena resi protagonisti di un inatteso siparietto: vista la pioggia che si stava intensificando, sono stati raggiunti dal personale del municipio che voleva coprirli con orrendi impermeabili trasparenti. Rifiutata con sdegno l’offerta, i ragazzi hanno portato a termine l’importante incarico con impeccabile precisione, bravi! Poi il gruppo si è un po’ sciolto, ogni coppia andava per fatti suoi a salutare i presenti; sarebbe stato meglio se i Granduchi invece che stringere mani si fossero preoccupati degli ormai consuoceri. Prima di rientrare a Palazzo, dove questa sera è previsto un ricevimento, Nicolas e Alexandra hanno fatto una sosta nella vicina cattedrale di Notre-Dame.

(Ph: MGD/S.Margue)

A sabato per il secondo atto, la cerimonia religiosa.

Royal chic shock e boh

Oggi, domenica 26 marzo, era il giorno stabilito per il primo viaggio all’estero come sovrani di King Charles III e Queen Camilla, e sicuramente avremmo commentato le mise classicamente eleganti della regina e quelle di sicuro più rock della Première Dame. E invece nulla, in un rigurgito similrivoluzionario Parigi è stata messa a ferro e fuoco, Bordeaux (altra tappa prevista dal royal tour) non ne parliamo, per cui i Windsor per ora restano a casa, e il 30 faranno il loro primo viaggio con destinazione la più tranquilla Germania. Per fortuna la settimana che si chiude ha registrato ben due royal tour a fornirci bel materiale; prima però Lady Violet vorrebbe parlare della Principessa di Galles, recente vittima di qualche nostro giudizio piuttosto severo. Ebbene, Catherine in questi giorni ha messo a segno una doppietta di giacche bianche che l’hanno decisamente riportata sul podio.

(Ph: Daniel Leal/Getty Images)

Martedì 21 ha incontrato influenti rappresentanti del mondo bancario e del business per coinvolgerli nel progetto che sostiene con passione: l’attenzione ai bambini nei primissimi anni della loro vita. La sua mise è composta da blazer Alexander McQueen in crêpe bianco, o avorio, o écru, o crema, (i social dibattono accanitamente sul colore della giacca: se bianco si tratta di un capo già indossato, se écru o avorio sarebbe nuovo), pantaloni neri a sigaretta, probabilmente il modello Frida di LK Bennett (ma si discute pure su questo, perché sembrano leggermente diversi da tale modello, già visto sulla principessa) décolleté in camoscio nero Gianvito Rossi – le classiche Gianvito 5, ormai tutte le royal ladies ne hanno almeno un paio – e orecchini Asprey in oro e piccoli brillanti: piccole foglie di quercia a formare dei cerchi. Chic.

Ieri quasi una replica: la visita ad un supermercato della catena Iceland per incontrare il presidente Richard Walker che con la sua fondazione partecipa al progetto per l’infanzia della principessa. Non ci sono foto a figura intera, ma a noi in fondo può bastare: il blazer questa volta è Zara, in un bel tessuto corposo su una semplice tshirt e un paio di jeans. Tutto già visto ma in questa versione Catherine è praticamente perfetta, come Mary Poppins. Chic. Per vedere meglio la mise, qui trovate un video dell’incontro https://www.youtube.com/watch?v=sJ0Ak9kY1Js

(Ph: Eric Mathon/Palais princier)

Prima di partire per l’Africa facciamo una sosta a Montecarlo, dove venerdì i principi sovrani hanno partecipato all’hotel Hermitage alla soirée dedicata ai Monaco Women Forum Awards. Oltre che a premiare le vincitrici, l’uscita è servita a tacitare le voci su una loro separazione, nate da una insinuazione della rivista francese Royauté e rafforzate da alcune fotografie di Charlène a Milano priva di fede nuziale. Venerdì l’anello era al suo posto all’anulare sinistro, e forse la sua presenza ha distratto un po’ l’attenzione dall’abito di jersey paillettato Akris che trasforma la Princesse in un pilastro piombato. Nemmeno gli importanti orecchini di Graff, a cerchio con cascata di diamanti, risollevano il look, né mi sembra che le donino particolarmente. Peccato, shock.

Lunedì la Regina dei Paesi Bassi è volata in Marocco non come sovrana ma nel ruolo che svolge per l’ONU: promuovere la finanza inclusiva e lo sviluppo economico delle aree in difficoltà. All’arrivo Máxima indossa un abito bicolore in cotone e tiene sul braccio un cappotto di cammello, entrambi Max Mara; completano il look uno sciarpone e un paio di sandali con zeppe di corda. Il bizzarro abbigliamento ha una probabile spiegazione nella differenza di temperatura tra partenza e arrivo, nonché nel fatto che la regina non ha viaggiato con un volo di stato ma con una compagnia low cost (la Transavia) portando da sé parte del bagaglio, ma che confusione! Shock.

Per incontrare banchieri e funzionari la scelta è caduta un completo Etro, blusa e lunga gonna in seta con gli stessi sandali e lo stesso soprabito ammassato sotto il braccio. Il completo non è male ma non valorizza la regina, probabilmente anche a causa dei capelli più spettinati e malconci del solito. Magari legarli? Boh.

Altro giorno, altra serie di incontri, altro look made in Italy, stessa sensazione di confusione. Abito Valentino, in una fantasia piuttosto caotica, classica borsa Chanel (la East West Flap Bag) che nell’insieme scompare, terribili sandaletti open toe; un altro shock.

L’ultima mise è qualcosa di totalmente diverso. Il terzo giorno della visita è quello degli appuntamenti formali: la regina ha incontrato il primo ministro Aziz Akhannouch – uno degli uomini più ricchi dell’intero continente africano – membri del Governo, e poi Lalla Meryem, sorella maggiore del re. Per l’occasione Máxima ha scelto un total look color melanzana: completo pantaloni Claes Iversen con camicia abbinata, clutch in tinta – la Moneypenny di Sophie Habsburg – e le immancabili Gianvito 5 di Gianvito Rossi. A lasciare perplessa Lady Violet questa volta è la scelta dei gioielli: una cascata di diamanti. Spilla orecchini e addirittura il collier che fa il paio con la famosa tiara a bandeau. Non sarà troppo? Boh.

Trasferta africana anche per i sovrani belgi, in visita in Sudafrica, con una selezione delle molte mise cambiate da Mathilde, quasi tutte già viste. Mercoledì 22 l’arrivo a Pretoria; la regina si affida a Natan: gonna dal vago sapore etnico e blusa rosso scuro, come le scarpe – le onnipresenti Gianvito 105 di Gianvito Rossi – e una clutch Armani. Forse la gonna si ispira più al folklore settentrionale, ma per l’occasione mi sembra una scelta adeguata, chic.

Scelta meno comprensibile per la cena di stato – dal dress code piuttosto confuso – ospiti del Presidente Ramaphosa e consorte. I signori sono in abito scuro (il re in doppio petto, classico abito da giorno), la first lady in corto di raso piumato con un cappello che rimanda si copricapi tipici del suo Paese, la regina in abito da sera in tulle ricamato Natan, già indossato a una soirée in Lussemburgo. Dai, almeno mettetevi d’accordo, shock.

I sovrani ricambiano l’ospitalità con un concerto jazz dove si esibisce un quartetto di musicisti belgi e sudafricani. Mathilde arriva con una mise firmata Dries Van Noten, stilista belga abitualmente definito “concettuale”, molto interessante ma non facilissimo. La Reine non è nuova alle sue creazioni, ma secondo me le interpreta in modo troppo diligente, senza quel mix di brio e originalità che sarebbe necessari. Insomma, ci vorrebbe un po’ di Máxima, così boh.

Durante questi viaggi non mancano mai visite a istituzioni dedicate all’educazione o impegnate nel sociale. Lasciata Pretoria, raggiunta Johannesburg, i sovrani visitano il sobborgo di Soweto. La Reine a tradimento si presenta con un abbondante abito di Odile Jacobs, stilista belga di origine africana il cui obiettivo è la ricerca di uno stile che sia sintesi tra la tradizione tessile africana e le linee europee. In questo caso non l’ha trovato. Va anche detto che Mathilde ci mette del suo, abbinando scarpette e borsetta da zia della comunicanda e pure in un colore che poco ci azzecca. Stashock. Però il re che sfida il suo equilibrio su uno skateboard è impagabile, quanto il meraviglioso sorriso del bimbo a sinistra, con la maglietta rossa.

Non vi perdete il caffè di domani, che non so a che ora arriverà, ma si occuperà dell’edizione 2023 del Bal de la Rose.

Royal chic shock e boh

Il mese appena concluso ha visto alcune visite di stato con corredo di mise, cappelli e tiare; e credetemi, vale veramente la pena di dare un’occhiata.

Martedì 11 Willem-Alexander e Máxima sbarcano a Stoccolma per una visita di tre giorni, La regina olandese scende la scaletta come una dea del Valhalla, paludata in un enorme abito beige rosato (Natan, ovvio) con vezzoso cappellino sulle ventitrè. Sulle spalle, per ripararsi dall’arietta scandinava, una mantella Valentino, che devo dire è l’unica cosa che apprezzo di questa mise. Me lo chiedo tutte le volte, e non trovo mai risposta: perché chi è già altissimo (1,78 nel suo caso) si ostina a indossare i tacchi alti anche quando sa che incontrerà persone sensibilmente più basse?

(Ph: Fredrik Sandberg/TT)

Mistero, però le scarpe flat indossate per la visita al museo del vascello Vasa possono fornire una spiegazione. Tacchi o non tacchi, per me è shock.

Al loro arrivo i sovrani olandesi vengono ricevuti dalla principessa ereditaria Victoria col marito Daniel, che scortano gli ospiti a Palazzo. Victoria è in magenta, uno di quei colori che mi mandano in estasi. Chic. Look bamboletta per la principessa Sofia, in rosso con capelli sciolti e scarpe col laccetto alla caviglia, pronta per essere piazzata sul comò. Shock. La Regina Silvia non delude: per lei un completo verde smeraldo, uno dei colori di stagione, e in testa un bandeau che sembra un pillbox.

(Ph: Pelle T Nilsson/Swedish Press Agency)

Come sempre attenti ai dettagli: bello il fiocco stilizzato che chiude il collo dell’abito, e accessori che sono un manifesto di classica eleganza: guanti Chanel, borsa Hermès. Chic.

(Ph: Fredrik Sandberg/TT)

Viene la sera, e le signore calano gli assi, a partire da Máxima, che per l’occasione sceglie la sontuosa tiara Stuart tiara con gli orecchini in parure. Per sorreggere tale capolavoro la regina ricicla un abito rosa (Jan Taminiau) che evoca un sari, e infatti fu indossato per una visita in India. Il colore non mi fa impazzire, né mi piace particolarmente l’abbinamento con la fascia celeste dell’Ordine dei Serafini, ma confesso che lo splendore dei diamanti mi acceca. Chic. La solitamente elegante Silvia decide di scippare il titolo di bamboletta alla nuora, e sfoggia un incredibile abito fucsia – pure lui colore di stagione, ma con moderazione! – firmato Georg et Arend e dotato di una gonna talmente rigida che sembra dotata di vita propria. E non basta la favolosa tiara Braganza a risollevare l’insieme. Shock.

(Ph: Pelle T Nilsson/SPA)

Bellissima Victoria, che all’abito di un viola freddo della svedese Camilla Thulin (che firma anche l’abito magenta indossato la mattina) abbina il diadema di ametiste della Regina Josephine, in origine una pesante collana che la consorte di Re Oscar, Josephine di Leuchtenberg, aveva probabilmente ereditato da sua nonna, Joséphine Beauharnais, prima moglie di Napoleone. Victoria indossa anche gli orecchini in parure. C’è da dirlo? Chic! La cognata Sofia sta molto bene in verde, che neanche a farlo apposta si abbina perfettamente agli smeraldi della sua tiara nuziale; ma quante persone avranno inciampato sulla sua gonna? Boh.

(Ph: Claudio Bresciani/TT)

Il giorno dopo tavola rotonda sullo sviluppo sostenibile con autorità varie e lunch al municipio di Stoccolma. Máxima ricicla un classico Natan di taffetta color cielo, un po’ eccessivo per un impegno di mattina; con una domanda: quanto faceva freddo lì dentro per tenersi i guanti? Boh. Ignoro se anche Silvia abbia riciclato la sua mise, nel caso, non può che risalire agli anni ’80, quando il raso lucido – molto lucido – impazzava insieme alle spalline e ai drappeggi in vita. Terribile anche il colore, azzurro catarifrangente, ma mai come l’abito indossato dalla signora in centro, che sembra una tuta con la gonna. In ogni caso, shock.

Molto meglio le principesse: Victoria con un lungo abito a fiori e soprabito lilla, resi più rock dalle scarpe verde fluo; Sofia fiorata a sua volta, anche se più delicata. Io non la amo particolarmente, ma devo dire che porta con grazia il suo venire per seconda, a volta sbaglierà abito (ma è solo il mio gusto) ma di solito indovina atteggiamento e comportamento. Chic entrambe.

La sera i sovrani olandesi hanno ricambiato con un concerto: Máxima ha riciclato anche questa volta e indossato l’abito già visto l’anno scorso per un altro concerto, quello con cui aveva festeggiato il mezzo secolo (Royal chic shock e boh). Brava a riusare gli abiti, brava a sostenere i talenti olandesi – in questo caso la giovane Iris van Herpen – ma l’abito non mi convinceva allora e nemmeno oggi, anche se mi sembra interpretato meglio; forse però è troppo concettuale per la sua natura esuberante, boh. Interessante la scelta di Victoria, un abito bianco profilato di piumette; è vero, ricorda una camicia da notte, ma penso che queste linee così semplici in colori puri esaltino la sua bellezza. Lady Violet approva? Boh. Sofia si avvolge in un abitone di lamé, avrà nostalgia anche lei degli anni ’80, benché fosse solo una bambina? Sorry, proprio non mi piace, shock.

Se siete fan di Máxima vi tranquillizzo subito, i sovrani olandesi sono impegnati in un nuovo viaggio ufficiale, questa volta in Grecia, e vi prometto che non resterete delusi. Se invece siete Natan dipendenti, eccolo protagonista – o meglio, comprimario – di un altro royal tour; quello dei sovrani belgi in Lituania per il centenario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.

Natan dicevamo; eccolo scelto dalla Reine per la cena di gala che chiudeva il primo giorno della visita. Un cape dress color arancia sanguigna percorso da voluminosi ramages stilizzati nelle tonalità dell’azzurro. Non si può dire che non abbia l’effetto wow, e generalmente preferisco quando la sua bellezza delicata è accesa da mise particolari, soprattutto se arancioni, il colore che le sta meglio in assoluto. D’altra parte, benché lei abbia il fisico e in particolare l’altezza per portarlo, in questo caso mi sembra che sia un po’ l’abito a portare lei. Penso poi ci sia una questione di opportunità; se la padrona di casa deve essere leggermente underdressed così da non soverchiare le ospiti, mi aspetto anche che anche queste dosino un po’ meglio le loro scelte. Avrei visto quest’abito più adatto per una visita magari in un altro Paese monarchico, avvezzo a un certo sfarzo che in una giovane repubblica. Molto divertente ma direi too much. Boh.

Mathilde ha scelto anche per il giorno un riciclo firmato Natan (Royal chic shock e boh): completo rosso intenso con bandeau (Fabienne Delvigne) en pendant: gonna troppo lunga, fitting così così; lei è naturalmente elegante, perché mortificarsi così? Shock. Solo Natan? Assolutamente no, la Reine si è affidata a King Giorgio, il nostro Armani.

E mal gliene incolse, mi verrebbe da dire, perché la prima mise Armani Privé è deludente (eufemismo). Un cappottino bon chic bon genre a bande di colore, un modello che snatura la linea dell’originale (che vedete nella foto abbinata) peggiorato da un cappellino a forma di disco volante piazzato a sfidare la forza di gravità. E c’è qualcosa di peggio delle calze velate grigie? Shock.

Seconda serata del tour reale, classico concerto offerto dagli ospiti ai padroni di casa, Mathilde sceglie ancora Armani. Alla Reine non dona il beige, che contrariamente a quanto si pensa non sta bene a tutte; compresa Lady Violet. La gonna ha forma e lunghezza strane, un portafoglio che in alcune foto la sovrana trattiene con la mano, come se temesse un’improvvisa apertura. Il modello della blusa non si capisce. Però la giacca…

La trovo francamente sublime, così come mi piace molto la pettinatura più rock e meno bon ton. Chic.

Ultimo giorno ultima mise, un abito grigio con fiori color croco (però non sono crochi) di Dries Van Noten, stilista innovativo che Mathilde, istituzionalizzandolo, finisce per banalizzare un po’. Questa mise indossata così, perde ogni mordente, e il pillbox di Fabienne Delvigne rende un po’ la Reine la versione belga di Miss Marple. Ma il belga non era Poirot? Shock.

Last but not least. Non c’entra nulla con ciò di cui abbiamo parlato finora, ma il 18 ottobre i sovrani svedesi hanno consegnato il premio Birgit Nilsson al grande violoncellista di origine cinese Yo Yo Ma. La Regina Silvia indossava un favoloso abito viola che la trasforma in una delle donne di Erté. E ci dimostra che in Svezia il viola non portasfortuna, nemmeno a teatro. Chic.

Festeggiare con stile

Per me la giornata è iniziata con una brutta notizia poi rivelatasi infondata, per cui oggi ho deciso di dare la precedenza alle notizie belle. Compie 52 anni la Regina di Giordania, e festeggia pubblicando una splendida fotografia che la ritrae tra sei giovani, il futuro della monarchia hashemita. Oltre ai quattro figli Hussein, Iman, Salma e Hashem ci sono i fidanzati dei due maggiori: Jameel promesso sposo di Iman e Rajwa futura sposa di Hussein e dunque futura sovrana.

Prego notare la perfetta disposizione, con i due nuovi ingressi accanto a Rania. Tutti in abiti casual ma accuratamente coordinati, in una palette di tinte neutre accesa da tocchi blu (indossati dai due personaggi più importanti, l’attuale regina e il futuro re). Per essere precisi, quello della sovrana è “Aegean Blue”, colore della blusa Triora, della colombiana Silvia Tcherassi, mentre la futura regina sceglie la semplicità di uno chemisier écru (Rosetta Getty). Confesso, sono sempre più affascinata dal simbolismo di alcune mise, e non escludo di dedicare all’argomento qualche post.

Nei giorni scorsi la Corte aveva pubblicato alcuni ritratti della bella sovrana, presentata più come una donna impegnata che come figura istituzionale ieratica e distante. E tanto per confermare quanto appena detto Rania ricicla tutte le mise: dall’abito blu a quello rosso e nero ispirato alla tradizione, al completo Erdem color senape, tonalità rischiosa che porta con classe. Peccato per la posa da giornale di moda, ma d’altro canto io non amo nemmeno le foto a braccia conserte che – sarà il periodo – mi ricordano tanto i santini elettorali.

Va detto che il doppio fidanzamento in famiglia è stato gestito molto bene, dando la precedenza a Iman, il cui matrimonio per forza di cose avrà minore risonanza di quello del fratello. Le nozze dei futuri dovrani dovrebbero svolgersi – secondo quanto la stessa Rania ha anticipato – la prossima estate, e sarà interessante vedere come Rajwa gestirà il suo ruolo da crown-princess-in-coming, una novità in Giordania. A due settimane dall’annuncio è ancora alta l’attenzione per questo fidanzamento inatteso, arrivato come quegli spettacoli pirotecnici che illuminano il cielo d’estate D’altronde il matrimonio di un erede al trono è sempre un evento speciale, soprattutto quando gli altri sono tutti accasati, o troppo giovani per pensarci.

Se Rania ha deciso di includere la futura nuora nelle celebrazioni per il suo compleanno può farlo anche Lady Violet; a gentile richiesta ecco dunque una breve rassegna delle mise sfoggiate nel gran giorno dalla neofidanzata e dalla futura suocera.

Per la cerimonia ufficiale Rajwa ha optato per la tradizione indossando un abaya, quella sorta di caftano lungo con le maniche, spesso nero, con cui le donne mediorientali coprono gli abiti. Quello scelto è della collezione 2013 del brand libanese Orient499, specializzato in prodotti artigianali. La cintura dorata sembra proprio quella vista sulla Regina alla Festa dell’Indipendenza giordana nel 2019, un prestito o un regalo alla futura nuora? Ai piedi di Rajwa delle Chanel che decisamente non la slanciano. Qui apriamo una piccola parentesi; si è già iniziato a discutere garbatamente sull’altezza dei due sposi. Lei sembra leggermente più alta di lui, ma i sovrani hashemiti non sono noti per l’altezza: Hussein, nonno dello sposo, veniva chiamato il piccolo re, e nemmeno il padre Abdullah II svetta. La moglie è più alta di lui e porta i tacchi senza problemi, confermando dunque ciò che si diceva quando io ero ragazzina, che cioè gli uomini davvero sicuri di sé non si sentono umiliati dall’altezza delle loro compagne e anzi amano i tacchi alti che ne sottolineano la bellezza. Rania ha dunque scelto delle scarpine in pelle argentata, le Dior D, e la borsa Darling di Bottega Veneta in lucertola grigio chiaro, ad accessoriare l’abito in crêpe nero firmato Andrew GN, il cui punto focale sono le tre luminose decorazioni sul corpetto. Il nero è una scelta insolita per questa occasione, che ha però il merito di far risaltare la giovane promessa sposa.

Molte delle lettrici di questo blog hanno amato particolarmente l’abito blu plissé indossato da Rajwa in un’altra foto. È il modello Brennie di Costarellos, un modello midi in georgette lurex di poliestere, che trovate in vendita a circa 900 euro. Sarebbe interessante una immagine a figura intera, ma sicuramente la fanciulla lo indossa con grazia.

Furbetta la terza mise: anche qui un abito midi, bianco, accollato con maniche gonfie e cintura gioiello. Non che mi piaccia alla follia, ma non si può non notare che sia dello stesso stilista scelto dalla futura suocera: Andrew gn, couturier di origine sinogiapponese che ha studiato alla prestigiosa Central Saint Martins a Londra e alla Domus Academy a Milano, e ha lavorato a Parigi per Emmanuel Ungaro. I lettori più attenti – o dotati di migliore memoria – ricorderanno forse un’altra sua creazione, l’abito color corallo indossato da Mary di Danimarca alla cresima della figlia Isabella, a fine aprile (Le foto del giorno – Scene di famiglia). Neanche in quel caso avevamo gridato al miracolo, ma è evidente che si tratti di un royal must have, almeno per quest’anno.

La mise preferita da Lady Violet è la più informale, utilizzata per le foto dei due fidanzati nello stile noi due verso il domani. Una semplice camicia bianca di cotone (c’è qualcosa di più eternamente chic?) con una bella gonna lunga in seta in una fantasia astratta che sembra dipinta ad acquerello. Entrambi i capi sono di Sara Roka, brand made in Italy che prende il nome dalla sua designer, di origine canadese. Le sue creazioni mi danno una grande allegria, mi ricordano un po’ i tessuti di Positano e i camicioni che belle signore abbronzate con grandi collane di corallo portavano in estate. Made in Italy anche le scarpe, delle slingback Valentino, il modello Vlogo, che non solo hanno un colore splendido, ma mi sembrano molto più chic delle Chanel.

Queste fotografie hanno attirato una grande attenzione; più che per la mise, per gli orecchini che brillano alle orecchie della futura sposa. Sono i favolosi Plumage della linea Magnipheasant del gioielliere londinese Stephen Webster. Realizzati con diamanti bianchi e gialli per la Regina Rania, che li ha prestati alla futura nuora. E non sono i soli, anche gli orecchini che Rajwa indossa oggi – due diamanti montati su cerchi di oro rosa – sono un prestito della futura suocera.

Ladies&Gentlemen, ho l’impressione che ci aspettino mesi assai interessanti.