Il caffè del lunedì – I beg your pardon

I beg your pardon: espressione formale, elegante ma un po’ desueta, per chiedere scusa (senza umiliarsi). Oggi Lady Violet deve porgervi le sue scuse per una imprecisione. Dettata dalla fretta, dall’ansia di raccontare, da un inaccurato controllo delle fonti, ma insomma sempre di imprecisione si tratta.

(Ph: Samir Hussein/WireImage)

La storia è questa: quando sono apparse Camilla e Brigitte pronte per lo State banquet, è partita la corsa a individuare i creatori delle loro mise. Che il cape dress di Camilla fosse Dior è stato rivelato quasi subito da esperti del settore, che hanno attribuito alla stessa maison anche quello di Brigitte. E qui cascò l’asina, cioè Lady Violet, che si è accodata alla massa senza dare retta alle proprie sensazioni che andavano in un altro senso. Per cui se nel post pubblicato immediatamente (Breaking News! Indovinate? Cape dress) non avevo specificato il creatore dell’abito di Brigitte, nel post relativo alla serata (Scene da uno State banquet) l’ho anch’io erroneamente attribuito a Dior, invece di citare correttamente Vuitton. A mia parziale discolpa, a parte le informazioni errate, a trarmi in inganno è stata principalmente la tonalità di blu dei due abiti, talmente simile da pensare che veramente ci fosse stata una programmazione a monte. Questo è quanto, vado a emendare il post, prometto di essere più attenta in futuro, e domani vi racconterò una piccola cosa. Caffè?

Scene da uno State banquet

Se i primi momenti della visita possono aver suscitato qualche perplessità – Charles troppo stazzonato, Emmanuel troppo galletto, Camilla troppo pastellosa, Brigitte troppo rigida – lo state banquet è stato un trionfo. Le signore splendide, in blu notte Dior, splendidamente coordinate.

Anzi, Camilla e Brigitte erano così in armonia che nell’entrata a Versailles la Première Dame ha aiutato la Queen Consort ad aggiustarsi il mantello, agitato dal vento. Vento che ha segnato molti ingressi dei 160 ospiti, scelti tra coloro – artisti, sportivi, uomini e donne d’affari – la cui attività ha favorito le relazioni tra i due Paesi.

(Ph: Benoît Tessier/Reuters)

Arriva a passo di carica Charlotte Gainsbourg, che figlia del francese Serge e dell’inglese Jane Birkin, è l’incarnazione dell’entente cordiale francobritannica. L’attrice era in abito lungo, ma il vento giocando con i profondi spacchi lo ha trasformato in una mini, uno stile irriverente che sarebbe piaciuto ai suoi genitori.

Rischia di volare via l’immarcescibile e magrissimo Mick Jagger, in smoking e sneakers con sciarpa svolazzante ancora più della zazzera, in un improbabile color marron glacé. Molto bella (e giovane) la compagna Melanie Hamrick, madre del suo ottavo figlio.

(Ph: Benoît Tessier/Reuters)

Monumentale Carole Bouquet, in camicia bianca e ampia gonna nera, per la gioia di Lady Violet, che con le camicie – maschili, eredità paterna – ci dorme pure. Carole è suocera di Charlotte Casiraghi, dunque consuocera di Caroline. Lo chic che incanta, ovviamente Chanel.

(Ph: Benoît Tessier/Reuters)

Al momento mi sfuggono le ragioni della presenza di Hugh Grant, ma ci saranno senz’altro. Lo scapolo d’oro del cinema British, dopo aver passato una vita da bello e impossibile, compiuti i cinquant’anni ha avuto la classica crisi della mezza età, in 15 mesi ha avuto tre figli da due donne diverse, poi una l’ha anche sposata (e sono nate altre due bimbe). La moglie, la produttrice televisiva e imprenditrice svedese Anna Elisabet Eberstein lo ha accompagnato a Versailles: lei bellina un po’ banale, lui sulla via della mummificazione. Quel dommage.

(Ph: Benoît Tessier/Reuters)

Forse ricorderete Jack Lang, a lungo ministro della cultura con Mitterand; con lui la moglie Monique Buczynski, due cuori e una tintura per capelli (madame, quelles chaussures!).

(Ph: Instagram @pierrehermeofficial)

Accompagnati dalle note del giovanissimo violinista svedese Daniel Lozakovich gli ospiti si sono accomodati nella Galerie des glaces, la galleria degli specchi, dove la tavola è apparecchiata con le porcellane di Sèvres dell’Eliseo. Trovo elegantissimo il colore della tovaglia e molto raffinata la decorazione floreale, scenografica ma semplice (e soprattutto bassa!).

(Ph: Instagram @annesophiepic)

Ecco un dettaglio della mise en place: l’apparecchiatura alla francese vuole le forchette con il dorso in alto e i rebbi verso la tavola, e immagino avrete notato il tovagliolo a destra. Nonostante ciò che si sostiene diffusamente, il tovagliolo a sinistra non è un diktat; lo si può sistemare da uno dei due lati del piatto, o sopra (però piegato semplicemente, non trasformato in un origami) e ci sono alcune importanti case dove lo trovereste immancabilmente a destra. Diciamo che può essere giocato per armonizzare il posto a tavola: in questo caso, ad esempio, a sinistra c’è il menu. Tutto bello direte voi, ma alla fine cos’hanno mangiato?

(Ph: Instagram @annesophiepic)

Coordinato da Fabrice Desvignes, chef del presidente, è sceso in cucina un vero dream team. Anne Sophie Pic, tre stelle Michelin, ha preparato l’entrée: aragosta blu e granchio (ne ignoro il colore) con mandorle e gélée di menta e cocco. Yannik Alléno ha proposto pollo di Bresse marinato allo champagne con porcini. Bernard Antony, Maestro Affinatore, ha sorpreso abbinando al Comté – il primo formaggio francese a fregiarsi del marchio AOC, ossia dell’Appellation d’origine contrôlée, ricevuto addirittura nel 1958 – l’inglese Stichelton, un particolare arborinato fatto con latte crudo.

(Ph: Instagram @pierrehermeofficial)

Chiusura in bellezza con una creazione del sublime Pierre Hermé, che ha riletto il suo celebre macaron Ispahan trasformandolo in un dolce al cucchiaio: composta di lamponi cotti e crudi, litchi, sorbetto di litchi e rosa, sorbetto al lampone e biscotto macaroon. Date retta a Lady Violet, se capitate in Francia (Parigi ma non solo) a Londra, a Baden Baden, a Montecarlo o in vari paesi del Medio ed Estremo Oriente entrate e assaggiate, poi mi direte (tutti gli indirizzi sul sito https://www.pierreherme.com/)

(Ph: Instagram @pierrehermeofficial)

E lui, avrà gradito?

Edit: solo The Queen Consort indossa Dior, l’abito della Première Dame è firmato Vuitton.

Royal chic shock e boh – L’estate sta finendo

L’estate sta finendo, potremmo dire che per le royal ladies è proprio finita. E mentre Lady Violet attende con ansiosa fiducia il definitivo addio dell’afa che ancora regna su Roma, ecco una carrellata con i momenti salienti e le mise più interessanti dell’ultimo periodo. Si parte naturalmente dalla festa dell’estate, quella per i 50 anni di Haakon di Norvegia e della moglie Mette-Marit, compiuti a un mese di distanza (il 20 luglio lui, il 19 agosto lei) e celebrati con un party la sera del 25 agosto, ventiduesimo anniversario delle loro nozze.

Mette-Marit ha fatto il suo ingresso al braccio del figlio minore, l’aitante Sverre Magnus con un lungo vestito in pizzo dévoré avorio di The Vampire’s Diary, brand amato da varie royal ladies, a partire dall’attuale Principessa di Galles. Il modello si chiama The Night Sparrow ed è composto da un fourreau in seta color carne da indossare sotto all’abito in tulle con fiori applicati. Al momento sul sito è disponibile in blu o nero, e la versione dark mi diverte e mi convince di più, ma penso conveniate con me su quanto sia stile Mette-Marit, tanto nel colore quanto nella linea che la ingoffa un po’, cosa che spesso fanno le sue mise. Però c’è un dettaglio che mi ha fatto impazzire: la borsa. Perché la futura regina poteva scegliere qualunque clutch di qualunque maison blasonatissima, e invece si è presentata con una borsa di vimini a forma di tucano, del brand brasiliano Serpui. La trovo geniale, la mise non mi fa impazzire ma siccome adoro chi non si prende troppo sul serio, per me è chic.

Accompagnata dai pronipoti Ingrid Alexandra e Sverre Magnus – che si avvia a candidarsi come uno gnocco del giovedì – la principessa Astrid, sorella maggiore di re Harald, è una di quelle royal di secondo piano che Lady Violet adora. Non credo di aver mai visto una sua foto in cui non sorrida, quando non si fa proprio una bella risata. Porta con grazia e leggerezza i suoi 91 anni e gli acciacchi dell’età, e questa è una forma di grande eleganza (e pure un grande dono). Per festeggiare i nipoti ha scelto un caftano color prugna con decori in oro, con un paio di scarpine dorate tipo mocassino, che ci entrano come l’aringa sulla torta di compleanno ma che c’importa, la trovo meravigliosa e assolutamente chic.

Ingrid Alexandra, 19 anni e mezzo di puro splendore, ha aggiunto il tocco rock alla serata: abito blu Reformation con spacco quasi inguinale, sandali nude, e la borsa di cui vi ho già parlato (Tra favole e realtà).

(Ph: Instagram @detnorskekongehus)

La fanciulla compare vestita allo stesso modo in una delle foto pubblicate dall’account IG della Casa reale norvegese per il compleanno del padre, il 20 luglio scorso, replicare per la serata è un gesto delizioso. Non sarà particolarmente chic ma la trovo adorabile. .

La regina Sonja, madre e suocera dei festeggiati, è donna di grande classe e dunque fa sempre la sua figura. Qui mi sembra si sia adattata con qualche difficoltà al dress code, scegliendo un abito a pennellate multicolori dallo splendido tessuto ma incerto modello. E cosa ci fanno quelle scarpe pesanti sotto una mise così leggera? Boh.

Bellissima, vagamente distratta e un po’ sottotono mi è sembrata Märtha Louise, forse perché invece del braccio del suo sciamano le è toccato quello della suocera di suo fratello? Bello ma un po’ scontato il vestitone del brand californiano Hale Bob; questa volta è toccato a lei trovarsi con lo stesso abito di un’invitata. Chic ma noiosetta. Mozione d’onore per la signora Marit Tjessem, madre di Mette-Marit, e alle sue sneakers bianche; noterete che il partito dei tacchi a spillo sta perdendo parecchi colpi!

In Giordania

(Ph: Instagram @queenrania)

Le principesse figlie crescono, c’è appena stato un ingresso in famiglia che ci accompagnerà nei prossimi decenni dandoci tante soddisfazioni, ma la regina è e resta una. E non solo perché è la moglie del re, Rania è sempre una delle regine dell’estate per bellezza, stile, carisma. Dopo le fatiche, fisiche ed emotive, del doppio matrimonio i sovrani giordani si sono concessi una vacanza godendosi i due figli minori Salma e Hashem, mentre i maggiori trascorrevano con i rispettivi coniugi la prima estate da sposati. Il 21 agosto Rania ha postato sul suo account Instagram questa foto, che la ritrae in total black, in una mise al solito firmatissima – il giubbotto è Vuitton e secondo me pure la gonna, che mi sembra dello stesso tessuto – con sandali in pelle e nylon di Prada. Da cui emergono due cose: il re non è troppo più basso, sono i tacchi che lei porta spesso a fare la differenza. E alla fine i ciabattoni, ancorché griffatissimi, sempre ciabattoni sono. Boh.

(Ph: Instagram @queenrania)

Tornata al lavoro, Sua Maestà ha visitato un villaggio e incontrato alcune donne della comunità che cucinano insieme. Gli abiti tradizionali di Rania sono sempre di una raffinatezza unica; in questo caso le maniche sono ricamate con il fiore tipico del Paese, l’iris nero. Che però viene sempre reso in viola, per la gioia di Lady Violet. Superchic.

(Ph: Instagram @queenrania)

Giovedì 31 la sovrana ha compiuto 53 anni, e ha festeggiato in famiglia. Jeans borchiati e giubbotto crop (cioè corto sopra il punto vita) bianco, abbracciata alla nuora Rajwa in una gara di bellezza e giovinezza. Capisco il desiderio di comunicare informalità, ma devo dire un’insieme un po’ troppo girlie: Rania si infila un paio di jeans fintocasual (Khaite) li abbina diligentemente a una tracolla dello stesso identico colore (3.1 Phillip Lim) ma poi non resiste alla tentazione di piazzarci orecchini di perle e diamanti (nella foto non si vedono, ma ci sono). Boh. Quanto a Rajwa, indossa una tuta Zara cui ha abbinato una cintura alta (Dior), così si evita domande su una eventuale gravidanza in corso. Brava, e pur non amando il beige la trovo chic.

C’è Máxima!

(Ph: Instagram @unsgsa)

Come sapete Máxima è Special Advocate dell’ONU per finanza inclusiva e sviluppo, e in tale veste il 29 ha presentato al Segretario Generale António Guterres il rapporto annuale dell’attività. L’abito scelto è Natan – il modello, in origine scollato sulla schiena, è stato adattato per lei – e ve lo dico, mi piace molto. Sarà che amo le tonalità verde acido, ma trovo che le stia benissimo (le foto in circolazione non permettono una visione accurata ma fidiamoci) ed è adatto all’occasione. Il colore incarna l’estrosità di Máxima ma senza esagerazioni. Chic.

(Ph: Robin Utrecht/Shutterstock)

Il giorno dopo la regina era già in patria, impegnata in una visita a Rotterdam nell’ambito del programma Herstel Near – Insieme per la salute mentale. La scelta è una mise semplice ma non banale, pantaloni arancio polveroso (Natan) e blusa a scatoletta in fantasia geometrica. Non mi dispiace affatto, però… però capisco la stanchezza, il jet lag, la fine delle vacanze, ma una pettinata pare brutto? Boh.

Ultimo appuntamento, in coppia col re, la visita alla provincia di Gheldria; la regina, i capelli stavolta elegantemente acconciati sotto una calottina di Fabienne Delvigne, ripropone una creazione dell’ineffabile Natan già indossata in aprile per il Koningsdag, il giorno del re (Le foto del giorno – Compleanni e anniversari). Un completo composto da un top in maglina di seta più gonna a portafoglio in shantung di seta con grande fusciacca fermata da un fiocco altrettanto grande, in una tonalità di verde quasi fluo, praticamente un prato dopo un bombardamento atomico. La sovrana replica anche le scarpe, pure queste Natan, che devono piacerle molto perché le ha in diversi colori (anche arancio, si intravvedono sotto i pantaloni nella mise precedente). A me piacciono meno, dalla frequenza con cui le indossa penso siano anche comode, ma quel fascione che abbraccia tutto il piede non slancia (eufemismo). Detto questo, i sandali spuntati con le calze no dai.

E siccome non era abbastanza, dato che a un certo punto è arrivata la pioggia, la regina ci ha piazzato sopra un trench 7/8 (che tra l’altro mette ancora più in evidenza tutte le grinze del gonnellone), e ha cambiato le scarpe, indossando delle ballerine flat, però metallizzate sennò sono troppo sobrie. Shock.

Royal chic shock e boh – Coronation edition (parte seconda)

Dal viola al rosa

(Ph: Jacob King – PA Images/Getty Images)

Abbiamo concluso la prima parte di questo post con l’adorabile Lady Louise Windsor, abbigliata in una sinfonia di tonalità tra l’azzurro pallido e il lilla: Royal chic shock e boh – Coronation edition (parte prima), riprendiamo la narrazione con un colore che casualmente è anche il preferito di Lady Violet. E partiamo da una signora che spesso si piazza sul podio delle più eleganti: Mary, Principessa Ereditaria di Danimarca. Lei è l’unica ad avere scelto una tonalità così piena e satura, così profonda da sembrare quasi blu, come potete notare dal confronto tra le due fotografie. La prima ha anche il vantaggio di farvi apprezzare gli splendidi gioielli di diamanti e turchesi, spilla e orecchini, appartenuti a Margaret di Connaught – nipote di Queen Victoria e bisnonna del marito di Mary, Frederik – la principessa li ha ricevuti in dono dalla suocera l’anno scorso, per il cinquantesimo compleanno.

(Ph: Stuart C. Wilson/Getty Images)

Come molte royal ladies ha scelto uno stilista del proprio Paese, in questo caso il danese Søren Le Schmidt. Che ha svelato un piccolo gossip: il robe-manteau in crêpe di lana annodato in vita, con collo sciallato, era stato realizzato qualche anno fa per un evento completamente diverso (che non è stato rivelato) poi saltato a causa della pandemia; trattasi dunque di vero e proprio riciclo, ma come si dice in questi casi, fa la sua figura. Per la gioia di Lady Violet sono viola anche gli accessori, a partire dalle amatissime Gianvito 105, di Gianvito Rossi in camoscio, alla clutch Carlend Copenaghen in una sfumatura un po’ così, al copricapo con veletta, di Jane Taylor. Chic.

Jetsun Pema

Possiamo dire qualcosa che non abbiamo già detto? Esistono aggettivi nuovi per descrivere la bellezza, la grazia, l’eleganza dell’incantevole regina del Bhutan? Non capisco nulla di armocromia, ma mi sembra che non esista colore che non doni al suo incarnato; in questo caso questo lilla freddo è sublime. Per aggiungere un brivido di dissenso dirò che non mi piace la borsetta, tutto il resto chic.

Sophie del Liechtenstein

(Ph: Joe Giddens – PA Images/Getty Images)

Sophie è l’unica consorte – del principe ereditario, attuale reggente, del Liechtenstein – di sangue veramente blu, talmente blu da poter aspirare direttamente al trono britannico (è nella linea di successione che discende dagli Stuart, antagonista di quella regnante); oltre a ciò, attraverso una zia materna è anche imparentata con gli Spencer-Churchill. Ad onta di tutto questo blu, sceglie un colore favoloso, che vira dall’orchidea al bouganville a seconda della luce. Non sono riuscita a trovare traccia del creatore di tale perfetta mise – sembra che la signora prediliga sempre il su misura – ma solo quella del cappellaio: Philip Treacy. Boccoletti a parte la trovo perfetta, a partire dalle scarpe nude perfettamente abbinate al suo incarnato. Chic.

Beatrice di York

La maggiore delle figlie di Andrew e Sarah è una di quelle fanciulle che fioriscono appieno dopo le nozze. Da quando è diventata Mrs Mapelli Mozzi è – o sembra – rilassata, soddisfatta, in una parola felice, e anche il suo stile ne ha giovato. Poi arriva il giorno più importante dell’anno, magari pure del decennio, e lei si presenta così, come se andasse a un matrimonio in tono minore. Abito hot pink di Beulah London, il cui merito principale è chiamarsi Sienna, come la bimba di Beatrice; e sì, somiglia molto a quello indossato da Mary di Danimarca al ricevimento del giorno prima (Royal chic shock e boh – Pre Coronation party) e a quello di Salma di Giordania al matrimonio della sorella (Scene da un matrimonio). Accessori color nude graziosi ma non memorabili, e soprattutto un’acconciatura composta da un bandeau di dimensioni veramente eccessive, il modello Graziana di Emily London, con veletta removibile e fortunatamente rimossa. Molto belli gli orecchini di Garrard in rubellite e zaffiri rosa, ma nelle foto non risaltano. Che dirvi, boh.

Lady Gabriella Windsor

(Ph: Getty Images)

Altra royal lady – figlia di Michael, fratello minore del Duca di Kent – altra sfumatura intensa di rosa. Qui facciamo presto: mi piace il robe-manteau (di Catherine Walker) mi piace molto il punto di rosa, mi piace moltissimo il cappello (di Philip Treacy). Avrei evitato le calze rinforzate, molto care anche a sua madre Marie Christine, una delle signore del circuito reale che Lady Violet ama di meno (eufemismo). Interessante notare come Gabriella fosse in compagnia non del marito, ma del fratello, Lord Frederick: la mannaia degli inviti di King Charles si è abbattuta su vari consorti, ritenuti evidentemente non strettamente necessari. Chic.

Letizia di Spagna

Lo so, lo so che stavate aspettando il commento sulla Reina, e potrebbe mai Lady Violet deludervi? Prima di cominciare una premessa in tre punti: 1) Letizia ha un fisico e anche un modo di porsi che difficilmente la rendono inelegante; 2) non le piacciono i cappelli e non li porta quasi mai, se non costretta. Le manca proprio quel mix di autoconvincimento ed ironia che sotto un cappello aiutano molto; 3) ha sviluppato una sorprendente passione per il rosa. Mescolate tutto e avrete la mise di oggi. Rinverdendo i fasti di Alexis, la cattiva di Dynasty, si infila in un tailleurino rosa intenso di Carolina Herrera – disegnato dal giovanissimo direttore creativo Wes Gordon, che firma anche gli accessori – con baschina a pieghe e pure un ampio ricamo ton sur ton, cui si aggiunge una pencil skirt affilata come un rasoio. Il pezzo forte è naturalmente il cappello, una creazione della maison madrilena Balel, creatura di Isabel Terroso che, dopo aver lavorato per un decennio come ingegnere ha deciso di dedicarsi alla sua passione per la modisteria (e se vi fate un giro sul sito https://balel.es/ vi renderete conto che i suoi modelli non sono facilissimi da portare); insomma questa volta, abbastanza stranamente per una donna così forte e volitiva, è la mise che porta lei, ed oscura pure i preziosi orecchini, che fanno parte delle joyas de pasar, i preziosi gioielli di famiglia che solo la regina può indossare (con qualche eccezione) Un grande boh.

Mathilde dei Belgi

(Ph: Getty Images)

Se Letizia è Alexis, Mathilde è Krystle, alta e bionda, bella e buona. E noiosa. Eppure neanche la seconda signora Carrington avrebbe replicato l’ennesimo cape dress, per di più rosa confetto. Esca con le mani in alto chi ha convinto la Reine che questo è un modello passe-partout, da indossare in tutti i luoghi e in tutti i laghi. Questa volta sembra non sia Natan, e qualcuno ha avanzato l’ipotesi che possa essere un Armani Privé. Non ci credo neanche se il signor Giorgio me lo cuce davanti, anche perché il fitting è veramente, veramente terribile. Sicuramente Armani è invece la borsetta, il modello La Prima. Non mi piace neanche il cappello a disco volante (Philip Treacy). Shock.

Brigitte Macron

(Ph: Ben Stansall/Getty Images)

Tenero color cipria per la première Dame, in total look Vuitton, la maison che la veste quasi sempre in questi anni all’Eliseo. Abito più cappottino in stile militare, con accompagnamento di borsetta pendula e stiletti con punte sadomaso. La mise è bella, ma lei è veramente inelegante, ha sempre un atteggiamento poco chic, spesso abbarbicata al marito – qui in nero con cravattone, mi sa che s’è confuso col funerale di Lilibet buonanima – sempre col muso. Terribile il colore dell’incarnato, che risalta negativamente con la delicatezza del rosa cipria. L’abbronzatura così invecchia molto, non solo perché rovina la pelle ma perché assai di moda vari decenni fa. Peccato, perché il completo mi piace. Boh.

Vediamoci chiaro

(Ph: Jeff Spicer/Getty Images)

Siamo in dirittura d’arrivo, econcludiamo con le signore che hanno scelto tonalità chiare, chiarissime, fino al bianco. A partire da Mette Marit di Norvegia, in una mise che quanto a chiarezza fa a gara con il suo diafano incarnato. La sua salute, si sa, non è perfetta, per cui vederla ci dà sempre un brivido di gioia. In più, a quasi 50 anni, mantiene l’aspetto delicato della principessa di una saga nordica. Mi piace sempre con me si veste? No, questa volta ad esempio l’abito dello stilista di origine norvegese Peter Dundas, appena vivacizzato dal delicato ramages che sale sulla gonna la ingoffa un po’. Jane Taylor, che le ha creato un cappellino molto simile a quello realizzato per Mary non si è sforzata troppo; insomma, boh.

Charlène de Monaco

(Ph: Karwai Tang/Getty Images)

Ma perché? Quale forma di perversione può spingere qualcuno – rimasto rigorosamente anonimo – a conciare così una povera donna? Troppo lungo, troppo chiaro, troppo vecchio stile – a partire da quei bottoncini di perline a formare un fiorellino, che non si vedevano più dagli anni ’70 – per niente donante, inutilmente arricchito da quella stola appesa, metà profeta Elia metà caposala. E neanche il cappellino di Philip Treacy fa il suo lavoro. Strashock.

Máxima dei Paesi Bassi

Bianco latte per la regina olandese, che questa volta ha veramente indovinato: per lei un abito Jan Taminiau di linea semplice che ha il suo punto di forza nella raffinata lavorazione a intaglio che incornicia il collo e definisce le spalle. Magari avrei preferito per lei qualcosa di più strutturato, ma a me è piaciuta. Molto bello il cappello Philip Treacy, corrette le scarpe nude: le solite Gianvito 105 ormai avete capito che le hanno tutte. Da notare la clutch: è di un brand assai esclusivo: VBHLuxury, produzione italianissima e distribuzione internazionale. Dove VBH non sono che lei iniziali del fondatore, quel Vernon Bruce Hoeksema, semplicemente Bruce, ex modello americano, da anni discreto compagno dell’imperatore Valentino. Chic.

Rania di Giordania

Solitamente elegante, questa volta non so cosa le sia successo. Inguainata (troppo) in un abito couture color canarino morente della designer australiana Tamara Ralph con un fiocco-mantellina sulle spalle, e soprattutto un cappellino (Noel Stewart)piazzato in testa nella più ridicola delle posizioni, per di più coi capelli sciolti. Tremendi gli accessori bianchi (clutch Knot Bottega Veneta, altro oggetto ad alto gradimento royal, scarpe Jimmy Choo). Non approvo nemmeno suo marito il Re in abito blu (perfino Mattarella portava il tight). Shock, però magari al matrimonio del figlio recupera!

Le foto del giorno – Monarchia o Repubblica?

Il 14 luglio 1789 è una delle date più celebri della storia, e la presa della Bastiglia l’episodio simbolo della Rivoluzione Francese. I più festeggiano, qualcuno rimpiange e qualcuno celebra pure la morte di Lady Oscar (Lady Violet si astiene, dato che quando il celebre personaggio arrivò in Italia era già all’università).

Indubbiamente la Révolution ha cambiato il mondo – almeno il nostro, l’Europa e in generale l’Occidente – ha trasformato la Francia in una repubblica e per un gioco del destino ha avuto anche conseguenze royal. Sono infatti seduti sul trono di Svezia i Bernadotte, discendenti di quel Jean Baptiste Jules che, maresciallo di Francia con Napoleone, divennne nel 1818 Re di Svezia e Norvegia (allora unificate) col nome di Karl XIV Johan.

(Ph. Pelle T Nilsson/SPA)

Se oggi la Francia celebra la Fête Nationale, la Svezia festeggia principessa ereditaria Victoria, che proprio in questa emblematica data compie 45 anni. Come da tradizione per il suo compleanno, la futura regina e la famiglia reale hanno incontrato i cittadini nella residenza estiva di Solliden, nei pressi della capitale. Victoria sembra sempre godersi molto la giornata, e in suo onore passeremo sopra alla giacca color albicocca del padre, ai mocassini con nappina ma senza calze del marito, e al vestito un po’ abbondante (ai miei tempi si diceva in crescenza) del piccolo Oscar, comprensibilmente perplesso. Occhi a cuoricino invece per Estelle, che a dieci anni è delizia pura.

(Ph. Mikael Fritzon/TT)

Poteva mancare il giro in carrozza, da vera principessa? Certo che no!

(Ph. Jonas Ekströmer/TT)

I festeggiamenti sono continuati sull’isola di Öland dove si è tenuto un concerto in onore di Victoria, che sembra goderselo assai. Leggermente meno entusiasta la sorella Madeleine, fresca quarantenne, per tacere della cognata Sofia, il cui bel faccino mostra una certa noia vestita da educato sorriso. Anche i reali a volte si stufano.

(Ph. Jonas Ekströmer/TT)

Atmosfera ugualmente festosa – meno allegra e più marziale, come si conviene all’occasione e alla grandeur – a Parigi, con la tradizionale parata sugli Champs-Élysées.

(Ph. Capture d’écran TF1)

Occhi puntati sulla première dame Brigitte, che ha sorpreso con tutti con una insolita mise. Questa volta Madame Macron ha lasciato nell’armadio i suoi vestitini corti e ha coperto le ginocchia con un abito Vuitton in una seta stampata su cui si inseguono chiavi e catenelle, con maniche lunghe e colletto chiuso da una lavallière. Lady Violet approva. Con lei e Monsieur le Président in tribuna d’onore c’era anche la divina Naomi Campbell, che da dea delle passerelle si sta trasformando in una sorta di madonna pellegrina che fa il giro degli eventi mondiali di alto profilo (venerdì era a Roma per la sfilata dedicata a Valentino, e già aveva più senso).

La Venere nera era griffata anche lei Vuitton, sarà stata invitata come testimonial della Maison, in supporto a Brigitte? O ha iniziato una nuova carriera di ospite prestigiosa a pagamento, secondo lo stile inaugurato da Michael e Marie Christine di Kent, noti nel jet set come Rent-a-Kent? Je ne sais pas.

Allons Vuitton de la patrie
Le jour de gloire est arrivé

Le foto del giorno – Dove eravamo rimasti

Dove eravamo rimasti? I meno giovani tra i miei lettori ricorderanno Enzo Tortora pronunciare questa frase tornando alla guida della sua trasmissione dopo la drammatica vicenda giudiziaria che lo vide, innocente, coinvolto dalle false accuse di testimoni di moralità e affidabilità non esattamente cristalline.

Nelle ultime settimane ho pensato spesso che mi sarebbe piaciuto riprendere l’attività del blog usando come incipit proprio questa frase, e il caso ha voluto che ben si adattasse anche ai protagonisti del post di oggi: le Loro Altezze Serenissime i Principi di Monaco, che da qualche tempo – più o meno coincidente con la mia assenza, ma naturalmente è solo un caso – compaiono di nuovo insieme.

E hanno deciso di donarci questo ritratto perché oggi, 1 luglio, se per tutti i royal watcher è il giorno in cui Diana Principessa di Galles avrebbe compiuto 61 anni, è anche l’anniversario di nozze di Albert e Charlène, che si sposarono civilmente nella Sala del Trono di Palazzo esattamente 11 anni fa, e col rito religioso il giorno seguente. (In verità oggi festeggiano 27 anni di matrimonio anche Pavlos e Marie Chantal di Grecia, ma si sa che ubi major…).

Mano nella mano, lui in blu d’ordinanza – giacca sempre un po’ stretta e pantaloni meno lunghi del solito – con una cravatta da quasi sposo, simile a quella indossata quel giorno. Lei in splendida forma, i capelli cortissimi su un viso decisamente più rilassato, con un abito (Vuitton) in stile peplo turchese che invece non ricorda affatto il completo pantaloni Chanel con cui divenne una princesse, però ne sottolinea il fisico statuario.

Ormai abbiamo capito che sono così, la spontaneità non è la loro cifra, e lo hanno dimostrato anche qualche giorno fa durante il viaggio in Norvegia insieme ai gemelli, sulle orme dell’avo Albert I. La coppia si è scambiata un bacio che immaginiamo avrebbe dovuto sottolineare la ritrovata armonia coniugale. Che dire, non si vedeva tanta passione dall’ultimo incontro dei Sussex coi parenti inglesi.

Ora attendiamo con una certa curiosità i prossimi eventi del Principato: il tradizionale Gala della Croix Rouge – evento clou dell’estate – quest’anno eccezionalmente preceduto dal Bal de la Rose che, inizialmente previsto per il 19 marzo e rinviato per la situazione sanitaria, si terrà venerdì 8 luglio. Potremo così verificare la fondatezza delle voci che immaginano un accordo tra le parti teso a ridurre al minimo la coabitazione tra la sposa riluttante e la sorella efficiente (per tacere della ex invadente).

Insomma, tutto è bene ciò che finisce (e ricomincia) bene.

Royal chic shock e boh – G7 special edition

Cari lettori, una piccola sorpresa per voi. Questa volta la vostra rubrica preferita inaugura il weekend invece di chiuderlo, e vi racconta il summit del G7, tenuto in Cornovaglia lo scorso fine settimana.

Ad onta del clamoroso squilibrio tra i rappresentanti dei due sessi che segna un netto 6 a 1 in favore dei maschi, se dovessimo dare un titolo all’evento ci piacerebbe chiamarlo pink power, in onore delle importanti signore che hanno aperto e chiuso le danze di rosa vestite. E siccome ubi major con quel segue, iniziamo dalla fine cioè dalla visita – la prima in veste ufficiale – che i Biden hanno fatto alla Regina per l’inevitabile afternoon tea a Windsor Castle.

Ora, tecnicamente è ancora primavera, e io me la vedo Miranda Priestly storcere il nasino affermando: floreale? per la primavera? avanguardia pura! ma credo che Her Majesty se ne infischi serenamente di tutte le Mirande in circolazione, e serenamente indossa il più primaverile degli abiti, a grandi fiori su fondo rosa intenso, del fido Stuart Parvin, più cappello in tinta di Rachel Trevor Morgan. Seminascosta tra la vegetazione, la Jardine Diamond Brooch, una stella a otto punte di diamanti, lascito testamentario di una Lady Jardine scomparsa nel 1981. Come abbiamo detto spesso, Her Majesty è ormai l’icona stessa della regalità, e dunque non può essere ingabbiata in nessuna delle nostre categorie; sublime, e basta. Altro discorso per la First Lady, che ha riciclato un completo azzurro polvere indossato negli USA un mesetto fa. Jill Biden è una bella donna che non dimostra i suoi settant’anni, non credo voglia dimostrarne quaranta, né penso che le interessi entrare nella Best Dressed List. Non una novella Jackie, dunque – definizione abusatissima, spesso senza fondamento – ma sempre graziosa e piacevole. In questo caso il fitting è un po’ così e la giacca troppo grande; mia madre avrebbe detto che nell’insieme fa figura, per me è boh.

La bionda Jill balza agli onori delle fashioncronache due giorni prima quando in compagnia della Duchessa di Cambridge fa visita a una scuola, la Connor Downs Academy nella cittadina di Hayle. L’ambiente naturale per la First Lady, che ha dedicato la vita all’insegnamento (e alla famiglia). Indossa un blazer di un bellissimo fucsia su un abito bianco con gonna scampanata. Ora, abbinare i blazer agli abiti non è mai facile per una questione di pesi e di volumi: in questo caso la giacca di tweed (L’Agence) è troppo pesante e lunga rispetto all’abito, e lo schiaccia un po’. Belle le slingback nude Valentino, che durante questo viaggio ha ben sfruttato. Boh. La Duchessa di Cambridge risponde con un abito rosa scuro, della sua maison preferita, Alexander McQueen. Il colore le dona abbastanza, il modello no; lei è alta e molto magra e quest’abito le fa una vita lunghissima e sproporzionate, che nemmeno la cintura aiuta ad accorciare. Però Lady Violet, una ragazza degli anni ’80, è lieta di questo strisciante ritorno delle spalle imbottite (magari non a punta come queste, onde allontanare il sospetto che l’abito sia stato indossato con tutta la stampella). Boh.

L’insieme abito+blazer dev’essere proprio amato dalla First Lady, che giovedì, al suo arrivo in Cornovaglia compare in un abito bianco e nero (Brandon Maxwell) dagli incerti drappeggi che finiscono per trasformare i pois in olive. Completa la mise un giacca nera che ostenta, spaparanzata sulla schiena, la scritta LOVE (immaginiamo Zadig & Voltaire), accessoriando il tutto con scarpe tozze e pesanti. Shock. La neosignora Johnson, dotata più di denti che di grazia, sceglie invece il rosso di un abito dell’inglesissimo brand L.K.Bennet, che non sarebbe neanche brutto ma è indossato male assai. Boh.

Direi che il più chic dei quattro è senz’altro Mr President.

Per fortuna che c’è Her Majesty; le First Ladies passano, portate dai venti elettorali come novelle Mary Poppins, lei resta. E riceve gli augusti ospiti da par suo, lei che col suo aplomb dimostra inequivocabilmente chi tiene la spada dalla parte del manico.

La scortano le future regine consorti, qualunque sarà il loro titolo una volta che i mariti siederanno sul trono. La Duchessa di Cornovaglia è in bianco e blu, con accessori en pendant. L’abito ha una bella stampa grafica, il modello è quello che Camilla porta spesso e fa bene perché le dona, ed è molto adatto all’occasione, formale ma non troppo. Chic.

La Duchessa di Cambridge ha scelto il total white – come Brigitte Macron, che si intravvede dietro al marito – un robe-manteau firmato Alexander McQueen, bello ma un po’ eccessivo per la circostanza. Al polso sinistro un bracciale a tre fili di perle appartenuto a Diana; ai piedi delle slingback di un beige cipriato bruttarello assai, e totalmente sbagliato per la sua carnagione. Ma attenzione, perché c’è un dettaglio interessante: intravvedete il fiocchetto sul tallone? Ebbene sì, è il modello Deneuve del brand italiano Aquazzurra. E chi ha reso famoso nel mondo brand e modello? Meghan, Duchessa di Sussex e cognata di Catherine! Via, scatenatevi scatenatevi con le supposizioni. Chic.

Fatto il loro dovere, i royals se ne tornano a casa ente il summit procede. Il sabato c’è altro momento conviviale: un barbecue che non ha mancato di attirare critiche da chi desidererebbe organizzarne uno, magari per festeggiare un matrimonio, ma ancora non può. I sette grandi (più due) appaiono affascinati e divertiti – quell’allegria un po’ forzata dei liceali in gita – nell’osservare i volteggi della pattuglia acrobatica; un pomeriggio di quasi estate al mare, in cui ognuno s’è vestito come gli pareva. Come la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, prima a sinistra (dietro di lei il marito Heiko, che non è giapponese come il nome potrebbe far pensare, ma un aristocratico tedesco). Ursula è la pupilla di Angela Merkel, e veste come lei: pantaloni – di solito neri – e giacche colorate; uno stile stituzional-carabinieresco. Seguono i Biden, e il premier canadese Justin Trudeau senza moglie (non vi scaldate, una moglie c’è ma è rimasta a casa coi pupi). Poi i padroni di casa, i Johnson, tra cui fa capolino il capino di Mario Draghi (anche lui senza moglie, donna Maria Serena è piuttosto schiva). La signora in completo pantaloni bianco è Amélie Derbaudrenghien, consorte del belga Charles Michel, Presidente del Consiglio d’Europa, che è alle sue spalle; accanto a lei il primo ministro giapponese Yoshihide Suga con la moglie Mariko. Chiude la fila la Première Dame Brigitte Macron; non pervenuti il marito Emmanuel e la Cancelliera Merkel; si saranno allontanati per decidere un nuovo asse Parigi-Berlino o sono semplicemente stati tagliati fuori dalla foto?

Madame Macron si è vestita da zia di Sicilia alla messa della domenica, con l’aggravante che l’abito è pure di Vuitton, più tacchi a spillo veramente adatti alla spiaggia. Shock. Molto meglio accanto a lei Suga-san, vestita con semplicità: pantaloni bianchi e cardigan grigio perla, en pendant col trench tenuto in mano. Quasi casual, se non fosse per lo splendido collier a più fili di perle. Chic. La First Lady è semicoperta dal piccolo Wilfred Johnson, 13 mesi e mezzo e una zazzera chiaramente ereditata da papà Boris. Trovo questa la peggiore delle mise di Jill Biden: abito bianco a maxifarfalle nere e viola, anche questo del designer texano Brandon Maxwell, che questa volta non ha dato il meglio di sé. O almeno spero. Per ripararsi dal vento fresco stola in tinta, e anche per lei décolleté col tacchetto. Shock. Semicoperta anche Madame Michel, adeguata nel suo completo bianco, a patto di lasciare in albergo i sandaletti a due fasce. Chic. Chiudiamo con la padrona di casa, la trentatreene Carrie Symonds, che è diventata Mrs Johnson lo scorso 29 maggio. La signora sembra prediligere lo stile boho-più-o-meno-chic, come dimostrato il giorno delle nozze, quando ha indossato un abito che sembrava arrivare dritto dritto da Coachella. Il caftano di mussolina a fiori non è male, ed è senz’altro adatto per un pomeriggio in spiaggia. Ora si pone il dilemma: sarà stato noleggiato anche questo come quello da sposa, nel probabile tentativo di smorzare le chiacchiere sui guai economici del marito, che con sei figli ha un menage piuttosto complicato? Ma soprattutto, perché sotto l’abito hippy Carrie ha piazzato dei mocassini? Boh.

Queen Rania, fifty&fabulous (parte seconda)

Il 7 febbraio 1999 è l’Ascension Day di Re Abdullah II di Giordania; nel giorno in cui il padre muore il nuovo sovrano giura davanti al Parlamento. La cerimonia di intronazione (in Giordania manca una corona vera e propria) avviene il 9 giugno dello stesso anno, e in quel giorno per la prima volta il mondo può ammirare la bellezza e l’eleganza della nuova regina; quanti si sentivano orfani di Diana e del suo glamour hanno trovato una degna sostituta.

Nonostante il trucco pesante che la invecchia un po’ e le toglie freschezza, Rania risplende in un favoloso abito di Eliee Saab ispirato al costume tradizionale mediorentale, composto da un fourreau di seta beige e un pardessous ricamato. Le cronache dell’epoca attribuivano a questa mise un valore di 2.4 milioni di dollari, ma va detto che la sovrana ha indossato l’abito anche alla cerimonia per i 10 anni di regno, il che lo qualifica ufficialmente come investimento.

Se il Re di Giordania non ha corone da indossare neanche in quel giorno, la Regina sfoggia un pezzo di grande importanza; è la tiara firmata Cartier che il suocero Re Hussein donò alla terza moglie, l’amatissima Alia, morta a soli 28 anni precipitando con un elicottero. La tiara appartiene alla Principessa Haya – moglie in fuga da Mohammed bin Rashid Al Maktoum, emiro di Dubai e Premier degli Emirati, accusato di essere un violento padre-padrone – che l’ha spesso prestata alla cognata. Un gioiello di grande effetto, di gusto forse un po’ più orientale e anche un po’ eccessivo – soprattutto in abbinamento con gli orecchini en pendant – ma insomma, in fondo sempre di un’incoronazione si parla.

Tanto questo diadema è importante, quanto è minimal un altro gioiello che abbiamo spesso visto sui capelli di Rania negli eventi formali; creato da Boucheron nel 2008, è una tiara trasformabile non in collier ma in bracciale. è questo che la regina ha abbinato al famoso abito dell’incoronazione celebrando i 10 anni di regno; una versione più misurata di grande eleganza.

Firmata Boucheron anche una terza tiara indossata dalla sovrana: un tralcio di foglie d’edera in oro nero e smeraldi: un pezzo molto particolare e non facilissimo da portare; dato che però è comparsa sul real capo solo un paio di volte, probabilmente si trattava di un prestito della maison francese.

Questo lo stile della regina hashemita: un mix di tradizione e modernità, ispirazioni etniche e grandi griffe. A me piace moltissimo con gli abiti ispirati ai costumi del suo paese, eleganti e scenografici insieme.

Abiti che noi definiamo genericamente caftani, a che hanno nomi, modelli, origini e funzioni anche molto diverse. Rania – che peraltro veramente di rado appare velata – li indossa con un tocco glam che è veramente la sua marcia in più.

Spostando lo sguardo a occidente, la regina ama affidare la sua silhouette così sottile e aggraziata a quegli stilisti dalle linee più semplici e pulite, con una predilezione per Prada e Armani, che l’ha vestita con due degli abiti da sera più belli mai visti.

E poi Valentino, Dior, Givenchy, Fendi, Balenciaga, Vuitton; scelte sicure per uno uno stile urbano e chic, e ogni tanto qualche errore qua e là, tanto per non sembrare troppo perfetta. Mise sempre interessanti, che sia il blu Vuitton indossato per un incontro sulla pace ad Assisi, l’insieme rosa chiarissimo che abbina la blusa al pantapalazzo per la visita alla White House, la gonna a raggi bianchi e neri indossati a Madrid o addirittura il completo Zara.

Con qualche coup de théâtre, tipo la kefiah indossata sul completo a righe, o il nero rigoroso ed elegante in visita a Papa Francesco, col capo coperto da una stola di chiffon bianco, un look che più Audrey non si può.

Invitata di riguardo ai tanti royal wedding degli ultimi anni, non sempre secondo me ha indovinato la mise. A Stoccolma, in lungo per le nozze tra la Principessa Ereditaria Victoria e il suo David era in viola Armani. Nonostante lo stilista (e il colore) all’epoca non mi piacque, e oggi francamente nemmeno. Dalle maniche diverse alla cofana di capelli cotonati tutto troppo pasticciato (e mi asterrò sul frac del Re). E poi perché quel plateau, se già sovrasta il marito?

Per la Boda Real che il 22 maggio unì Felipe a Letizia era veramente splendida in Givenchy Haute Coture; purtroppo aveva ignorato il dress code che prevedeva abito corto e cappello, e certo quella magnifica gonna abbinata a una semplice camicia bianca non può essere contrabbandata come abito tradizionale.

La perfezione non è di questa terra, per fortuna.

La prima parte del post dedicato a Rania lo trovate qui Queen Rania, fifty&fabulous (parte prima)

Royal chic shock e boh – 2011 Royal wedding edition (parte prima)

Il 29 aprile HRH Prince William of Wales e Miss Catherine Elizabeth Middleton diventano TRH The Duke and Duchess of Cambridge; Lady Violet (in questo tripudio di titoli piazziamoci almeno una Lady), accogliendo la gentile richiesta di una lettrice, ha deciso di celebrare l’evento così, con la vostra rubrica preferita – se continua il lockdown chissà quando potremo riprenderla – e una bella rassegna delle mise delle invitate.

Partendo dal pre wedding party offerto dalla Regina alle teste coronate arrivate a Londra per assistere al matrimonio. Il party, dove brilla l’assenza degli sposi, si svolge la sera del 28 aprile nello scicchissimo Mandarin Oriental Hotel a Knightsbridge, poco lontano da Harrod’s (e proprio di fronte a Harvey Nichols, se vogliamo continuare con i department store più cool).

Le Regine cambridges wedding the queenCon la felicità che le si legge negli occhi, nella doppia veste di nonna dello dello sposo e padrona di casa, HM The Queen è in azzurro fiordaliso, a ramages oro chiaro di incerte forma e distribuzione, più drappeggio sul davanti che rivela la regal biancheria, e questo non è bello. Non mi entusiasma neppure la borsa dorata a doppio manico, però è interessante vederla con una demi parure in oro invece delle classiche perle. I beg your pardon Ma’am, boh.

cambridges wedding margrethe

Margrethe di Danimarca arriva da sola; i principi ereditari restano a Copenaghen con i gemelli nati da appena tre mesi (e i due bambini più grandi). Abito color block che fa l’effetto tshirt su gonnellone; l’accostamento cioccolato-glicine è interessante, ma l’insieme non mi convince. Orrenda la borsetta dorata, ma mozzafiato la coppia di brooches a sottolineare lo scollo quadrato. Insomma, boh. cambridges wedding sofiaSofía di Spagna è invece in compagnia dei principi ereditari Felipe e Letizia. Per lei un abbondante abito della fida Margarita Nuez in taffetà color bronzo doppiato in tulle, con corpino e maniche in pizzo che si intravvedono sotto la cappa in due tonalità di beige, cui è stata aggiunta una sciarpa color acquamarina, dovesse fare freddo. L’effetto finale è quello di una poltrona con un paio di plaid sopra. Shock. cambridges wedding maria teresaNon esattamente una regina, ma comunque consorte di un sovrano – che è sempre un accessorio  piuttosto decorativo – Maria Teresa del Lussemburgo è donna che non ha timore di osare, nemmeno il rosso sul red carpet. E fa bene, questo Saint Laurent è una delle sue migliori mise di sempre. Ulteriore tocco royal la clutch dorata appartenuta alla suocera Joséphine Charlotte, nata principessa del Begio. Chic.

Le principesse ereditarie

La Duchessa di Cornovaglia, negli scomodi pani di matrigna dello sposo, indossa un elegante abito in pizzo blu notte, che le sta benissimo. Però. Però è l’unica in corto, un po’ inopportunamente. Il dress code non era chiaro? La sua femme de chambre ha bruciato quello lungo col ferro da stiro? Camilla ci ha rovesciato dello sherry? Boh. In compenso nella foto a sinistra potete incontrare la party planner: è la bella signora dai capelli rossi e l’abito verde scuro, Lady Elizabeth Shakerley, nata a Windsor Castle da una cugina materna della Regina, Anne Bowes-Lyon (che in seconde nozze sposò un principe di Danimarca, ma questa è un’altra storia). cambridges wedding letiziaAl contrario di Camilla Letizia, all’epoca ancora Principessa delle Asturie, sfoggia un abito da gran sera di Felipe Varela in mussola di seta e tulle di un bellissimo grigio lavanda, ricamato a tralci di vite, rose e viole. È vero, l’abito è eccessivo per l’occasione,  braccia e spalle un po’ troppo ossute, ma questa è una delle mise di Letizia che preferisco in assoluto, che lei astutamente ricicla. Chic. cambridges wedding mathildeMathilde dei Belgi, all’epoca Duchessa di Brabante ama l’arancio, lo indossa spesso e ha ragione, le sta benissimo. In questo caso però il modello dell’abito non la valorizza – molti commentarono che sembrava incinta – eccessivo il drappeggio, incerta la lunghezza. E poi quei piedini al’indentro… insomma, boh. cambridges wedding victoriaVictoria di Svezia è la Principessa Ereditaria-in-chief, perché è l’unica del gruppo a diventare regina titolare e non consorte, portando con sé sul trono l’adorato Daniel. Qui è sposata da soli dieci mesi, ancora in luna miele – ma in fondo lo è anche adesso, innamorata come il primo giorno – l’abito rosso Escada con doppio nodo in posizioni strategiche ne sottolinea la bella linea (sposare il proprio personal trainer ha i suoi vantaggi). Non sarà una mise leggendaria ma la fanciulla è così bella e felice che è un piacere guardarla, ed è in grado di offuscare tutto il resto, anche il tremendo smoking del marito, che sbaglia pure il papillon. Chic, ma solo lei. cambridges wedding marie chantalBanale il giusto Marie Chantal, moglie del diadoco e dunque principessa ereditaria del non più esistente regno di Grecia, in abito beige rosato, firmato Vuitton come la clutch. Brutto il corpino con un incrocio drappeggiato, ulteriormente penalizzato dall’esiguità del décolleté, imperdonabile il segno chiaro del costume. Darling, mica sei a Mykonos. E stai attenta che Pavlos ti pesta lo strascico. Shock.

Le altre cambridges wedding sophieRosso anche per la Contessa di Wessex, zia dello sposo, imbustata in un rigido abito di Bruce Oldfield che pare un cono di plastica, di quelli che sulle strade delimitano il restringimento di corsia (sembra si chiami “cinesino”, fonte La Settimana Enigmistica). Al vertice, una sorta di origami (che però è giapponese) a tre strati, che per di più evidenza il ciccetto dell’ascella. Anche Sophie mi cade sul segno del costume, neanche fosse la grigliata di ferragosto. Favoloso il collier, ma avrebbe meritato ben altro habitat Shock.

cambridges wedding beatrice

Le principesse York, cugine dello sposo alla prima uscita davvero importante della loro vita, non indovinano proprio tutto: Beatrice arriva al party prenuziale indossando lo Zaza Dress della stilista australiana Rachel Gilbert, la quale recidivamente continua a proporlo in collezione. Diciamo che la principessa, che ama sperimentare, ha deciso di partire dalla gavetta, ma mi chiedo come sia entrata in quest’orgia di zigzag  strassati; con un calzascarpe? E Bea, almeno il braccialetto a boule sfaccettate lo potevi lasciare sul comò. Shock. cambridges wedding eugenieLa riscatta la sorella minore Eugenie, in nero Vivienne Westwood che le sta d’incanto, esaltando la sua linea a clessidra; un modello vagamente gothic che a una ragazza di soli 21 anni è senz’altro consentito, anche in una occasione del genere. Per me, una delle più chic. cambridges wedding tatianaLa bellissima Tatiana Blatnik è da pochi mesi principessa di Grecia, avendo sposato Nicholaos, il terzogenito degli ex sovrani Costantino e Anne-Marie. Per lei Giorgio Armani allunga un abito couture pensato per arrivare sopra la caviglia, in uno splendido punto di blu. Anche la clutch fatta a fiocco stilizzato è di Re Giorgio, che se avesse visto quell’orchidea piazzata in testa l’avrebbe disintegrata con lo sguardo, ma tant’è. Comunque chic. cambridges wedding charleneAlla fine arriva lei – se non ricordo male arrivarono davvero in ritardo, e Albert attribuì la colpa al parrucchiere – Miss Charlene Wittstock è l’unica del gruppo priva di titolo, che acquisirà sposando il Principe di Monaco nove settimane più tardi. Tutti si aspettano di vederla in Armani, che l’aveva già vestita in precedenza e le stava realizzando l’abito da sposa, invece lei sceglie il primo di una lunga serie di Akris, maison svizzera che non è certo all’altezza di Re Giorgio (d’altronde chi lo è?). Un abito in seta dupioni, con  quell’effetto lucido che trovo un po’ cheap, arricchito da petali tagliati al laser, in organza come la stola. Lei all’epoca era davvero bella, e come avrebbe detto mia madre “nell’insieme fa la sua figura” ma per me resta un mistero come si possa preferire ad Armani questa roba. Boh.

(Ph Getty Images)

Stay tuned per la seconda parte, con le mise indossate dalle ospiti alla cerimonia.

Il post sull’abito della sposa lo trovate qui  Due compleanni, un anniversario e un’onorificenza tutta nuova

 

Quattro chiacchiere di Capodanno

Amici cari, a breve tornerò in possesso degli strumenti tecnologici che così proditoriamente mi hanno abbandonata il mese scorso e la nostra attività riprenderà a pieno ritmo. Vi sto anche riservando delle sorprese, che spero vi divertirete a scoprire nel corso dell’anno. Intanto ho deciso di iniziare il 2020 emulando (rispettosamente) HRH The Duchess of Cornwall, e oggi sono uscita sfoggiando una borsa DeMellier – la Mini Venice – che Camilla possiede in almeno due versioni, avorio e verde foresta

(quest’ultimo visto in effetti anche su Meghan per cui ci chiedemmo se suocera e nuora si prestassero le borse). mdeIl colore in cui ho scelto la mia è il berry un bellissimo rosso lampone, cui ho abbinato un cappello di feltro color crema di Philip Treacy, decorato con un ramo di foglie, appartenente a una collezione in cui anche la duchessa ha scelto alcuni pezzi.

DeMellier propone di personalizzare la propria borsa con le iniziali, una data, un nome con un particolare significato. Sono stata in dubbio se farci scrivere Purple o magari Lady Violet, per esteso o col solo monogramma.mdeHo scelto la soluzione più banale, le mie iniziali, perché nel frattempo m’è tornata in mente una storia.

La storia comincia a metà degli anni ’30, quando il quartogenito di una illustrissima famiglia italiana arriva a Parigi. Il giovanotto ha trent’anni, si chiama Luchino e i suoi antenati hanno regnato su Milano per un secolo e mezzo abbondante. Luchino entra subito nei circoli giusti, è intimo di Mademoiselle Coco, che lo propone come assistente a Jean Renoir, dando il via a una carriera straordinaria. Il giovane Visconti si innamora di borse valigie e bauli Vuitton e ne diventa assiduo cliente, contribuendo al successo della Maison. Molti anni dopo è un maestro del cinema con un gusto una classe e uno stile ormai leggendari, che ama circondarsi di attori giovani e belli. Uno di questi, l’austriaco Helmut Berger, è affascinato oltre che dal regista dalle sue valigie e dai suoi bauli, e ne vorrebbe anche lui. Visconti lo spedisce da Vuitton ma Berger torna a mani vuote: lui voleva che sulla famosa stampa monogram beige e marrone fossero impresse le sue iniziali HB, non LV, quelle sono le iniziali di Visconti! QuefuedeHelmutBergerLuchinoViscontiSistemata la questione iniziali sulle borse vi prometto che il 2020 sarà pieno di royals, storie, storia, arte, stile e soprattutto leggerezza, che di gente che si prende assai sul serio ce n’è in giro a iosa.

Buon anno!