Ho aspettato fino a quest’ora, chiedendomi se fosse giusto ricordare un uomo di tale vitalità nel giorno del congedo dal mondo. Alla fine ho deciso di sì; come sanno tutti quelli che perdono una persona amata, in particolare un genitore, bisogna riorganizzare la vita intorno all’assenza, unici responsabili del modo in cui un rapporto si trasforma ed evolve, da lì in avanti.

Cercando una foto, una sola, mi ha colpito quante lo ritraggono mentre ride. E quante ce ne sono mentre ride con sua moglie. Testimonianza di un legame straordinario che ha saputo restare unico nonostante il ruolo di lei, le frustrazioni di lui, i problemi familiari e quelli istituzionali, i possibili – probabili – tradimenti e tutto ciò che una vita lunga un secolo e un matrimonio durato più di settant’anni possono aver contenuto.
Giù il cappello per Philip, il cui spirito in quest’anno non ci ha mai abbandonati. E se ne avete voglia, il piccolo ricordo di quando Philip venne in Abruzzo, che avrà trovato bello semplice e piacevole come io penso sia stato lui Filippo l’abruzzese.