Royal chic shock e boh – Festa! (parte terza)

Salutiamo il 2024, diamo il benvenuto al 2025, e chiudiamo la rassegna sulle visite di stato che hanno animato il mese di dicembre con quella che ci riguarda più da vicino: Felipe e Letizia di Spagna ospiti del nostro Paese. Il 10 dicembre i sovrani sbarcano a Roma, e la Reina in total white piazza il suo primo assist.

Il completo pantaloni bianco è uno dei marchi di fabbrica di Letizia, che ha passato anche alle sue figlie; come dimenticare il tailleur Armani con cui fu annunciato il fidanzamento ufficiale con Felipe? Aggiungiamo che il suo fisico sottile la aiuta, perché riescono a donarle anche i capi di non particolare accuratezza sartoriale (che a Lady Violet, per dire, starebbero un orrore). Come accade spesso la Reina ha utilizzato un brand low cost, lo spagnolissimo Mango per giacca e pantaloni, arricchiti dallo splendido cappotto, quello sì cuture, di Felipe Varela. Il punto di forza? Gli accessori color platino: scarpe e clutch firmati Magrit, altro brand spagnolo vicino al cuore di Letizia. Superchic.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

Il giorno dopo comincia la parte ufficiale con i sovrani ricevuti al Quirinale dal presidente Mattarella. Abbiamo già visto le due signore (Le foto del giorno – ¡Hola!): la Reina indossa un tailleur rosa di Carolina Herrera, Laura Mattarella un abito rosa scuro con mantella corta bordeaux, già usata in occasioni formali, come la visita in Norvegia (Il sole anche di notte); interessante l’abbinamento con l’abito, meno con le scarpe che sono più rosse. Quanto a Letizia, è difficile che qualcosa le stia male, ma il senso di questa mise francamente mi sfugge; quella giacca, con quella lunghezza e quelle maniche, fa sembrare che sia il tailleur a portare lei invece del contrario, e non succede spesso. Che vi devo dire, boh+boh.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

Il banchetto di stato è stata una sera black tie: signori in smoking (dunque niente decorazioni) e signore in lungo; la Reina non ha indossato alcun diadema, come fa spesso quando si trova a viaggiare in Paesi che non sono monarchie. Letizia ha scelto un abito italiano in omaggio agli ospiti, un lungo e sobrio – pure troppo! – Max Mara nero. Tocco regalchic i due bracciali di brillanti indossati su un polso solo, che fanno parte delle joyas de pasar. Al confronto Laura Mattarella risulta un po’ matronale con l’abito blu di Gattinoni, già indossato durante la visita in Svezia (Visita del Presidente Mattarella in Svezia – Gala Dinner). Chic entrambe, anche se abbiamo visto di meglio. Una parola sui signori: se il colletto rigido della camicia del Presidente mi ha un po’ delusa – preferisco sempre quello classico, tranne con il frac ovviamente – adoro quel gilet sotto lo smoking del Rey.

(Ph: Franco Origlia/Getty Images)

Il giorno seguente la scena si è spostata a Napoli, dove Felipe aveva espresso il desiderio di visitare villa Rosebery, una delle tre residenze presidenziali col Quirinale e la tenuta di Castelporziano. Letizia prima di partire aveva visitato la FAO e ha mantenuto la stessa mise: un tailleur di tweed Alberta Ferretti con cappotto abbinato. Il tailleur è bello, e personalmente nutro una certa invidia per chi può indossare cinture alte, soprattutto su tessuti corposi, ma in questo caso qualche dubbio ce l’ho. La giacca è un po’ troppo lunga e larga, e la gonna sicuramente troppo lunga. Forse la Reina, ormai convertita ai tacchi bassi, deve ricalibrare un pochino i volumi. Anche la borsa Gucci potrebbe essere portata con più convinzione e non appesa così. Insomma per me è boh.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

Mi piace di più col cappotto, anche se l’uso di portarlo sulle spalle, che si sta diffondendo tra le royal ladies, mi la scia perplessa. Comunque chic.

(Ph: Casa de S.M. el Rey)

Il viaggio reale si conclude a Napoli col conferimento del Dottorato di Ricerca Honoris Causa in Scienze Sociali e Statistiche al sovrano da parte dell’Università Federico II, che nel 2024 ha festeggiato 800 anni di vita. La cerimonia si è tenuta al teatro San Carlo; altro luogo ricco di memorie borboniche (fu inaugurato il 4 novembre 1737 in onore di Carlo III, re di Napoli e poi di Spagna). Anche in questo caso Letizia è arrivata con un cappotto, questa volta bianco, sulle spalle; sotto una mise composta da camicia di popeline bianca su gonna di taffettà beige . Premesso che amo a prescindere le camicie bianche, in questo caso l’insieme è un po’ troppo estivo per dicembre, l’abbinamento dei colori non mi convince, e la gonna è veramente troppo gonfia! Il tutto è firmato The 2nd Skin Co, e potete vederlo meglio qui: https://the2ndskinco.com/products/poplin-shirt-pleated-taffeta-skirt?_pos=13&_sid=9392b42de&_ss=r. A me non piace, shock.

Nel giro di pochi giorni il 24 scivola via, e al suo posto arriva il 25, celebrato a Copenaghen la primissima sera col tradizionale gala di capodanno. È anche il primo cui Frederik e Mary hanno presenziato come sovrani, e la regina ha scelto l’abito in velluto verde con scollo e maniche in pizzo, creazione della sarta e stilista Birgit Hallstein, che lavorò anche al suo abito da sposa. La mise è quella che compare nel primo ritratto ufficiale della coppia (di cui non parlammo essendo stato diffuso in aprile, durante il ricovero in ospedale di Lady Violet), e anche i gioielli scelti sono gli stessi: la parure di smeraldi, in questo caso priva del collier, che comunque si perdeva nella ricca lavorazione del pizzo. Che vi devo dire, da quando è sul trono Mary mi sembra divenuta più rigida, e questa rigidità si riflette anche sulle mise. L’abito non è brutto e ha una qualità sartoriale piuttosto alta, ma diciamo che non è il supporto adatto allo splendore degli ornamenti. Francamente boh.

Mi sembra invece che stia facendo il percorso inverso la cognata Marie, che non ho mai amato particolarmente, ma mi sembra sempre più sorridente e amabile. Per la serata ha scelto un lungo abito di velluto blu della stilista danese Rikke Gudnitz: devo dire che l’insieme, con l’importante collare dell’ordine dell’elefante, il diadema floreale che indossa dal giorno del matrimonio e le insegne finisce con l’essere assai convincente. Chic.

La medaglia d’oro va ancora una volta a lei, la principessa Benedikte. Ottant’anni di splendore fasciati in un abito di velluto melanzana, talmente splendida che le perdono anche la stola di pelliccia. Assolutamente chic.

(Ph: Getty Images)

In conclusione, due bonus: il primo è l’abito indossa da Victoria Beckham allo state banquet in onore dell’emiro del Qatar. Realizzato da sé medesima – gesto magari non elegantissimo ma scontato – è un abito in jersey stretch, con spalle importanti e arricciatura piatta sul pancino a enfatizzare i fianchi. Il modello è un suo marchio di fabbrica, realizzato in molte versioni con piccoli dettagli differenti, per cui partiamo col dire che è una buona operazione di marketing. Ciò che ho apprezzato particolarmente è la scelta di understatement: niente gioielli tranne gli orecchini, capelli raccolti in una semplice ponytail e clutch metallica. In un’occasione in cui esagerare sarebbe stato facilissimo, lei vince per sottrazione. Brava, chic! Ma la faccia di lui?

Secondo bonus Sofia di Svezia, che solitamente mi convince poco. La consorte del principe Carl Philip, in attesa del quarto bebé, ha compiuto 40 anni il 6 dicembre. Le è stato dedicato il servizio fotografico di rito, nel suo caso su Vogue Scandinavia, e a me è piaciuto molto quest’abito scultura di Søren Le Schmidt. Ora, non voglio dire che lo stilista si sia ispirato a Ferrè, o addirittura a Capucci, ma penso che se Sofia si decidesse a smettere gli abiti della principessa delle fiabe per qualcosa di più grintoso, ne guadagnerebbe solo. E noi apprezzeremo molto di più. Chic.

Buon 2025 cari lettori, vi aspetto sul sofà di Lady Violet!

2 pensieri su “Royal chic shock e boh – Festa! (parte terza)

  1. Buon Anno,cara Lady Violet!

    a proposito della borsa di Gucci della reina,oltre alla poca convinzione, non le sembra che il modello -sebbene sublime!- dal manico un po’ lungo metta a disagio la presa?Un bel manico in bamboo su l’altro favoloso modello?

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    • Sono d’accordo, il punto è che questo modello (Horsebit 1955) è una borsa a spalla/tracolla, comunque meno formale della borsa a mano, ma che poi veramente dovrebbe essere portata una spalla, in un modo o nell’altro. Meglio sarebbe stata una bamboo, ma ci dobbiamo accontentare. Auguro anche a te un anno sereno!

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