A Royal Calendar – 26 aprile 1923

Quella mattina di cento anni fa Londra è in festa, magari senza la frenesia dei giorni nostri: si sposa uno dei figli del Re.

Albert, che in famiglia chiamano Bertie, è il secondogenito di King George V e Queen Mary. A 13 anni entra nel Royal Naval College di Osborne, dove si fa notare per grinta e tenacia. Inizia la carriera come Guardiamarina a Malta, due anni dopo diventa pilota nella Royal Naval Air Service. Appassionato di sport, è un ottimo tennista. Ha quattordici anni quando il padre diventa re, alla morte del nonno. Da quel momento il fratello maggiore Edward e lui sono the heir and the spare. Ne ha 22 di anni quando gli accade una cosa singolare; cambia cognome. L’Europa è scossa dalla Grande Guerra, il sentimento antigermanico cresce e il Re decide di abbandonare il troppo teutonico cognome Saxe Coburgh and Gotha: dal 17 luglio 1917 la casa reale britannica sarà The House of Windsor.

La sposa, Elizabeth Bowes-Lyon, è figlia di Lord Glamis futuro Conte di Strathmore and Glinghorne. Nasce in Scozia il 4 agosto 1900, e come era uso all’epoca viene educata in casa, dividendo infanzia e adolescenza tra la residenza scozzese, la casa di campagna nell’Hertfordshire e quella a Londra a Mayfair, al numero 17 di Bruton Street. Gli sposi si sono conosciuti da bambini, nel 1905, si rincontrano a un ballo londinese durante la season del 1920; lui è stato appena creato dal padre Duke of York e si innamora all’istante. Inizia una corte lunga e serrata, che lei accoglie tiepidamente; preferisce la sua vita semplice e libera agli obblighi e alle complicazioni che l’ingresso nella Royal Family le imporrebbe. Intanto partecipa a un importante evento reale: il 28 febbraio 1922 è una delle damigelle della principessa Mary, che a Westminster Abbey sposa il Visconte Lascelles, poi Conte di Harewood. All’inizio del 1923 Bertie torna alla carica, raggiunge Elizabeth nella casa di campagna di St Paul’s Walden Bury e finalmente lei dice di sì.

Il fidanzamento viene annunciato ufficialmente il 15 gennaio e il giorno dopo in una lettera alla madre lui scrive tutta la sua felicità. Il matrimonio è fissato dopo tre mesi di distanza; Elizabeth inizia a studiare da Duchessa di York, viaggia col fidanzato attraverso il Paese e con lui viene ritratta da John Sargent. Iniziano ad arrivare i doni di nozze; molti sono preziosi gioielli, ma c’è anche altro: i sovrani di Norvegia inviano dodici cucchiaini da tè in argento smaltato completi di colino, mentre The Worshipful Company of Needlemakers fornisce alla sposa mille aghi da cucito con la cruna d’oro.

Il giorno delle nozze lo sposo indossa l’alta uniforme della RAF, con fascia e stella dell’Order of the Garter; indossa anche la stella dell’Order of the Thistle, ricevuto proprio quel giorno in omaggio all’origine scozzese della sposa. Che raggiunge l’abbazia al braccio del padre a bordo di uno State Landeau, rivelando alfine il segreto meglio custodito di ogni matrimonio: il suo abito.

Non sappiamo se (o quante) sopracciglia si siano alzate al suo ingresso a Westminster Abbey: il modello scelto da Elizabeth più che ispirato alla moda degli anni ’20, che pure ricorda, sembra abbia preso spunto da non meglio precisati abiti del Medio Evo italiano. La creatrice, Madame Handley-Seymour, sarta della buona società che firmerà anche l’abito per l’incoronazione del 1937, utilizza una seta color avorio con cui realizza una tunica con scollatura quadrata e maniche corte, il corpino è percorso da una ricca decorazione in lamé argento, perline varie e filo d’oro, che si allunga fino all’orlo.

(Ph: National Portrait Gallery)

L’abito ha un doppio strascico: uno parte dalla vita, l’altro, più leggero, dalle spalle. Il Times lo definisce il più semplice mai visto in un royal wedding, per me anche uno dei meno belli. In testa un velo in pizzo di Fiandra, prestito della Regina, che la sposa decide di fermare con un diadema di mirto e fiori d’arancio intrecciati con le rose bianche di York; nessuna tiara dunque, anche se ne riceve in dono una dal padre e una dalla suocera.

Uscendo dall’abbazia Elizabeth compie un piccolo gesto che entrerà nella storia della Royal Family: lascia il suo bouquet sulla tomba del milite ignoto, in memoria di un fratello Fergus, caduto sul fronte francese; da quel giorno la imiteranno tutte le royal brides.

Dopo una colazione a Buckingham Palace a base di salmone e agnello, e dopo aver tagliato la sontuosa torta realizzata da McVitie’s (quelli dei biscotti digestive), 3 metri per 365 chili, la coppia parte per il viaggio di nozze a Polesden Lacey, ospite di quella Mrs Greville che tanti splendidi gioielli lascerà in eredità alla Royal Family.

Nel 1926, cinque giorni prima di celebrare il terzo anniversario, Elizabeth dà alla luce la prima figlia, cui viene dato il suo stesso nome. È uno di quei momenti in cui le storie personali incrociano la Storia; quella bimba che sembra essere solo la terza nipote di sovrani è destinata a diventare il monarca che resterà più a lungo sul trono di St James.

75 years ago

75 years ago, settantacinque anni fa, a Londra suonavano campane a festa: la figlia maggiore del Re, la ventunenne Elizabeth, sposava il suo Philip.

Settantacinque anni fa Philip, nato principe e diventato poi semplicemente Lieutenant Philip Mountbatten, veniva creato dall’imminente suocero His Royal Highness The Duke of Edinburgh. Lui sarebbe stato consorte reale più a lungo di chiunque altro nella storia, e il suo titolo uno dei più popolari per quasi tre quarti di secolo.

Philip nasce Φίλιππος, Principe di Grecia e Danimarca, il 10 giugno 1921 a Corfù, nella villa Mon Repos.

In esilio a otto mesi, dopo aver frequentato le scuole in Francia e Germania arriva nel Regno Unito dove a diciotto anni, nel 1939, entra nella Royal Navy. A luglio dello stesso anno incontra di nuovo la tredicenne Elizabeth che aveva conosciuto bambina alle nozze di sua cugina Marina con lo zio di lei, il Duca di Kent. Tra i due inizia una corrispondenza che prosegue nei lunghi anni della guerra, dove lui si distingue combattendo nel Mediterraneo e nel Pacifico; la guerra finisce e George VI dà il consenso alle nozze. Il fidanzamento viene annunciato nel luglio 1947; alcuni mesi prima Philip aveva rinunciato ai titoli di nascita, diventando cittadino britannico col nome anglicizzato della famiglia della materna: Philip Mountbatten. Il giorno prima del matrimonio il Re emette lettere patenti per attribuirgli lo status di HRH; The KING has been pleased by Letters Patent under the Great Seal of the Realm, bearing date the 19th instant, to declare that Lieutenant Sir Philip Mountbatten, K.G., R.N., shall be entitled to hold and enjoy the style, title and attribute of Royal Highness.

Il giorno dopo, giovedì 20 novembre, altre Lettere Patenti attribuiscono al Lieutenant His Royal Highness Philip Mountbatten la dignità ducale e lo creano ”Baron Greenwich of Greenwich in the County of London, Earl of Merioneth and Duke of Edinburgh”.

La formula reca l’espressione “and the heirs male of his body lawfully begotten” che attesta la trasmissibilità dei titoli agli eredi maschi legittimamente generati dal suo corpo.

Il 9 aprile 2021, alla morte di Philip, i suoi titoli passano al primogenito, l’allora Prince of Wales oggi King Charles III. In molti si aspettano che il figlio minore Edward diventi il nuovo Duke of Edinburgh ma non accade, e potrebbe non accadere. Tradizionalmente i figli del sovrano britannico sposandosi diventano titolari di uno dei ducati che appartengono alla Corona. Il 19 giugno 1999, quando Edward sposa Sophie Rhys-Jones, tutti si aspettano che gli sposi diventino Duchi di Cambridge o di Sussex, invece il Palazzo annuncia per loro il titolo di Conti di Wessex, e un futuro da Duchi di Edimburgo. L’assunzione del titolo non è però automatica: intanto ovviamente deve venire a mancare il titolare, alla cui morte però l’erede è il primogenito; bisogna dunque aspettare che Charles diventi Re e il titolo di Duke of Edinburgh rientri nella disponibilità della Corona. Ora le condizioni ci sono, ma King Charles III non ha ancora deciso la concessione del Ducato di Edimburgo al fratello, e voci di questi giorni (dei soliti bene informati, dunque da prendere con cautela) sostengono che non voglia farlo, sempre nell’ottica di ridurre al minimo il numero di royals più o meno working in circolazione; Edward e Sophie hanno un figlio maschio – il delizioso James – che alla morte del padre ovviamente ne erediterebbe il titolo.

(Ph: Are Media Pty Ltd)

Lady Violet confessa la sua perplessità: visto che i Duchi di Gloucester e di Kent, cugini della defunta Regina, hanno discendenza maschile per almeno due generazioni, finirebbe che cugini di secondo/terzo grado del Re sono duchi, mentre il nipote diretto e addirittura il fratello non lo sono.

Quanto alla domanda che spesso ritorna, perché Edward sia solo Conte, la risposta è: non si sa. Qualche fonte sostiene che sia stato lui stesso a chiedere un titolo inferiore, così come ha deciso che i figli avessero il trattamento che spetta alla prole di ogni conte britannico, ma non esiste alcuna versione ufficiale. Con sommo rispetto mi permetto: sembra che i Wessex abbiano ricevuto come dono di nozze da Queen Elizabeth la promessa di diventare Duchi di Edimburgo, ma se così è, la sovrana ha promesso qualcosa di cui non disponeva, perché l’unico a poter decidere è Charles.

Va detto però che nonostante quello di Earl of Wessex sia un titolo minore, ha una notevole importanza storica. essendo l’antico regno di Wessex all’origine dello stesso regno inglese. Storia a parte, Edward, appassionato di spettacolo, potrebbe averlo scelto anche perché compare in uno dei suoi film preferiti, Ricordate il personaggio interpretato da Colin Firth in Shakespeare in love? Era l’odioso Lord Wessex.

Mentre aspettiamo ulteriori sviluppi, il prossimo 1 dicembre Edward e Sophie rappresenteranno la Corona alla Royal Variety Performance. Per loro è la prima volta.

(Ph: Jane Barlow/Getty Images)

Intanto in Parlamento prosegue l’iter per ammettere Edward e sua sorella Anne tra i Counsellors of State; il loro coinvolgimento potrebbe essere ad personam sfruttando un precedente: nel 1953 la Queen Mother, che non ne faceva più parte in quanto non più consorte del sovrano regnante – il marito era deceduto l’anno prima – fu riammessa a titolo personale.

Se volete ricordare il royal wedding di Elizabeth e Philip questo è il link Something old, something new, something borrowed, something blue

Quel giorno di tanti anni fa

Un breve post per ricordare quel giorno di tanti anni fa in cui una ragazza di neanche 26 anni salì su una casa sull’albero da principessa e ne discese regina, pur se con la morte nel cuore. Da quel giorno lontano sono passati 69 anni oggi, la giovane principessa è ancora sul trono, regina delle regine, icona stessa della regalità, al culmine del regno più lungo nella storia del suo Paese, uno dei più lunghi di tutti i tempi.

La sovrana è solita dedicare questa giornata al ricordo del padre tanto amato più che alla celebrazione della sua ascesa al trono; giornata negli ultimi trent’anni trascorsa a Sandringham, dove King George VI morì nel sonno nelle prime ore del 6 febbraio 1952. Come sapete quest’anno Sua Maestà a causa della pandemia non ha trascorso la pausa natalizia nella tenuta del Norfolk ma è rimasta col marito a Windsor Castle, e magari visiterà la tomba del padre, nella St. George’s Chapel. In attesa delle grandi celebrazioni pubbliche già previste l’anno prossimo, per uno straordinario Giubileo di Platino, oggi resta il giorno del ricordo privato.

Lady Violet vi propone invece un piccolo aneddoto, utile a spiegare il legame quasi familiare che i cittadini di una monarchia sentono per il proprio sovrano. La celebre cantante e attrice inglese Gracie Fields si è innamorata di Capri la prima volta che c’è stata in visita, e qualche anno dopo ha potuto esaudire il suo desiderio, comprare una casa sull’isola. Sono gli anni ’30 e con l’alzarsi di venti di guerra per l’artista britannica è più prudente rientrare in patria. Torna a guerra finita, e trasforma quella casa affacciata sul mare di Marina Piccola, di fronte ai Faraglioni, in uno dei posti (Lady Violet non pronuncerà né scriverà mai la parola location) più famosi e chic dell’isola, se non del mondo intero: La Canzone del Mare. Nel 1952 Gracie, stabilmente insediata a Capri, ha 54 anni ed è pronta per il terzo matrimonio; lui è Boris Alperovici, radiotecnico di origine rumena. Le nozze sono fissate il 18 febbraio, e la sposa va all’altare – quello di Santo Stefano, la chiesa madre dell’isola – in viola, stemperando la sobrietà del lutto nella gioia nuziale.

Un omaggio per il suo Re. E per la sua Regina.

Qui trovate i post dedicati a questo giorno, l’Ascension Day di Elizabeth II:

A Royal Calendar – 6 febbraio 1952

La foto del giorno – 6 febbraio

La foto del giorno – 10 settembre

Happy birthday a Colin Firth, che come fa il re lui, pochi altri al mondo. article-1353637-0CF3DA33000005DC-448_233x423 Oltre a riempirci gli occhi di cuoricini ogni volta che compare, oltre a deliziarci le orecchie ogni volte che ascoltiamo quel suo accento così British, Colin ci ha riempito di patrio orgoglio quando ha preso la cittadinanza italiana, portandoci in dote il suo humour, la sua classe e pure un oscar. L’ha vinto vestendo i panni di George VI, il re riluttante che seppe affrontare Hitler e i suoi limiti diventando quel punto di riferimento di cui il suo Paese aveva bisogno. Interpretazione memorabile (e tecnicamente perfetta) che sembra abbia emozionato anche la figlia di quel re, che dalla sua morte, 66 anni fa, siede sullo stesso trono.

Lady Violet ebbe la ventura di incontrarlo una sera a teatro, tra gli spettatori dell’Henry V di Shakespeare. Colin in platea, Jude (Law) sul palco, e su tutto i versi del Bardo. Che serata!