Spose come mimose

Oggi è l’otto marzo, giornata internazionale dedicata alle donne e ormai anche alle mimose. Vi tranquillizzo subito, non è intenzione di questo post celebrare le donne attraverso il ruolo di spose, la ragione è a un tempo più leggera e banale, e ve la spiego. Lady Violet è innamorata di un abito creato da Norman Hartnell negli anni ’50 per la giovanissima Queen Elizabeth, e lo considera un po’ il simbolo di questa giornata (qui trovate il post che gli avevamo dedicato qualche 8 marzo fa: La foto del giorno – 8 marzo). Poi qualche giorno fa mi sono imbattuta in una foto colorata a mano, che mi ha fatto nascere una curiosità.

La fotografia, di proprietà del Royal Collection Trust, ritrae la principessa Alice, terzogenita e seconda figlia femmina di Queen Victoria, che il 1 luglio 1862 andò sposa a Luigi IV d’Assia. Pochi mesi prima delle nozze era morto il Principe Consorte, Albert, per cui la cerimonia fu celebrata in forma privatissima nella sala da pranzo di Osborne House, amata residenza sull’isola di Wight. Alice morì di difterite sedici anni dopo, appena trentacinquenne, ma fece in tempo ad avere sette figli tra cui Victoria, nonna di Philip Duca di Edimburgo e Alice, ultima zarina di Russia col nome di Alexandra. Ma veramente la principessa si sposò in giallo? In effetti no, le spennellature color mimosa sono una licenza dell’ignoto ritoccatore; Alice adottò l’abito bianco secondo la moda lanciata dalla madre, ma ormai la suggestione era creata. Dunque mi sono chiesta se ci fossero state spose, se non reali almeno famose, andate all’altare in abiti color mimosa. Qualcosa c’è, anche se al contrario un articolo che mi è capitato di leggere di recente sottolineava come le spose reali tendano a scegliere il bianco anche al secondo matrimonio. Così hanno fatto le divorziate Letizia e Meghan, che nonostante il proprio passato – ma in ossequio al protocollo – si sono presentate all’altare aureolate di veli; la Duchessa di Sussex addirittura col velo anche davanti a coprire il viso, cosa che generò qualche commento diciamo sorpreso. In bianco ma corto anche la Princess Royal per le sue nozze con Tim Laurence, e l’attuale Queen Consort, che per la cerimonia civile a Windsor che la unì a Charles indossava abito soprabito e cappello che forse non erano candidi ma nelle fotografie lo sembravano. Per la benedizione del pomeriggio Camilla si cambiò indossando una mise colorata; un insieme grigio con tocchi dorati, non proprio giallo ma quasi (A Royal Calendar – 9 aprile 2005).

Il giallo oro è protagonista dell’abito con cui l’incantevole Jetsun Pema è diventata Regina del Bhutan il 13 ottobre 2011, e a dire il vero è presente anche nel vestito del re. Ciò non stupisce dato l’ovvio legame tra l’oro e la regalità, e in alcune culture orientali il giallo in ogni sua sfumatura è espressamente riservato al sovrano.

Volendo restare in compagnia del giallo oro, il più clamoroso wedding dress è senza dubbio quello di Olga di Grecia, andata sposa il 27 settembre 2008 sull’isola di Patmos a Aimone di Savoia Aosta. Prada creò per lei un abito pieno di rimandi alla cultura ellenica, un meraviglioso inno alla luce color oro pallido con acconciature di spighe come Demetra e bouquet di foglie di ulivo come Atena.

Uscendo dall’ambito reale non possiamo che incrociare la sposa seriale Liz Taylor, dea dagli occhi viola e ostinata dea del matrimonio, essendo andata all’altare per ben otto volte, con sette uomini diversi. Meglio di lei a Hollywood solo Zsa Zsa Gabor, che raggiunse quota nove. Dopo aver impalmato nel 1950 Nicky Hilton (in classico abito bianco, in fondo aveva solo 18 anni), Michael Wilding nel 1952 con un abito da sciura colorato (ma non si sa come, le foto sono solo in bianco e nero) con ampio collo e polsi in organza bianca; Mike Todd nel 1957 (abito a mezze maniche con cappuccio, secondo alcuni azzurro chiaro ma anche qui solo foto in bianco e nero); nel 1959 Eddie Fisher, scippato all’amica Debbie Reynolds (secondo me l’abito più bello, anche lui col cappuccio in chiffon verde oliva); Liz è pronta per la cinquina. Arriva a Roma per interpretare la femme fatale per antonomasia, Cleopatra, e incontra l’amour fou. Lui è un fascinosissimo attore gallese, Richard Burton; nel film è Marco Antonio. L’amore divampato tra la regina egizia e il triumviro romano viene replicato sotto il sole rovente del litorale laziale. Liz e Dick sono entrambi sposati, but who cares? Lui le chiede di sposarlo a gennaio a Toronto, le leggi canadesi pongono una serie di ostacoli ma come si sa omnia vincit amor e finalmente i due riescono a coronare; è il 15 marzo 1964 a Montreal, lei ha ottenuto il divorzio da Fisher solo nove giorni prima.

E finalmente eccolo, il famoso abito giallo: corto, di chiffon, con maniche abbondanti (pure troppo) creato dalla costumista di Cleopatra, Irene Sharaff. Inizia la fase che io chiamo trionfale e accompagnerà la diva per il resto della vita: mise ridondanti che spesso esaltano il fiorente décolleté però non valorizzano troppo la sua voluttuosa ma non slanciatissima figura. Come acconciatura un treccione inondato di fiori più adatto ad una sposa più giovane; per fortuna c’è ad attirare l’attenzione il sontuoso dono di nozze dello sposo: una spilla Bulgari con un grosso smeraldo circondato di diamanti. Lui d’altronde una volta disse della moglie: “l’unica cosa che Elizabeth sa dire in italiano è Bulgari”. Nel 1974 il matrimonio è finito – ma per lei quello durato più a lungo – l’anno dopo ci riprovano e il 10 ottobre si risposano in Botswana; lei indossa un leggero caftano multicolore da figlia dei fiori. Questa volta dura solo nove mesi, ma Liz non è donna da restare nubile a lungo e il 4 dicembre 1976 sposa John Warner, avvocato e senatore repubblicano della Virginia. Matrimonio invernale con abito di cachemire viola sotto un cappotto di tweed e pelliccia con turbante abbinato. Nel 1982 il divorzio, cui seguono nove anni di singletudine fino al 6 ottobre 1991, data dell’ultimo, improbabile matrimonio.

A un passo dai 60 anni Liz sposa Larry Fortensky, un operaio edile di vent’anni più giovane conosciuto mentre entrambi combattevano la dipendenza da alcol (più lei) e droga (più lui) ricoverati al Betty Ford Center. Un giovanotto cui si poteva perdonare molto, ma non la pettinatura. Nozze celebrate nel Neverland Ranch di Michael Jackson, grande amico della sposa e maestro di cerimonie. Anche questa volta Liz sceglie il giallo in una tonalità chiarissima, Valentino (sì proprio lui, il perfido) le dona un abito tutto balze da bella del sud, modello zia di Scarlett O’Hara. La coppia divorzia il 31 ottobre 1996. Otto e sto.

Ultimo della serie è uno degli abiti che da bambina mi piacque di più: il 30 giugno 1970 la giovanissima, famosissima, originalissima Caterina Caselli sposa il suo produttore musicale, Piero Sugar. Con lui smetterà di cantare ma scoverà una gran quantità di talenti che hanno deliziato le nostre orecchie negli ultimi cinquant’anni. Per lei un lo stile folk, allora pazzescamente di moda: abito in pizzo giallo su camicia d’organza bianca, più cappello a tesa ampia. Delizioso.

Il caffè del lunedì – Spille, principesse e aspiranti tali

Martedì 22 King Charles III e la Queen Consort hanno ricevuto in visita ufficiale il primo capo di stato – il Presidente della Repubblica Sudafricana Cyril Ramaphosa – nella nuova veste di sovrani. Catherine ha debuttato sulla scena internazionale come Princess of Wales e per la prima volta ha indossato la spilla con le tre piume emblema del Principe di Galles.

Diciotto diamanti intervallati da piccoli smeraldi formano un ovale che contiene le tre piume e il motto del Prince of Wales: “Ich Dien” Io servo in tedesco. Diamanti sono incastonati anche sulle tre piume, e la spilla è arricchita da un pendente removibile, uno smeraldo cabochon a goccia.

La spilla è un dono di nozze per Alexandra di Danimarca, che diventa Princess of Wales sposando il 10 marzo 1863 il futuro Edward VII. Alla morte della suocera, la formidabile Queen Victoria, Alexandra è infine Queen Consort e dona il gioiello alla nuora Mary, divenuta a sua volta Principessa di Galles. Mary siede sul trono con il marito nel 1910, e l’anno seguente il loro primogenito Edward viene ufficialmente investito del titolo, ma non c’è all’orizzonte alcuna sposa per lui per cui immagino che la madre tenga prudentemente il simbolico gioiello nel suo forziere. Per salutare una nuova Princess of Wales si deve aspettare il 29 luglio 1981 e le nozze tra Charles e Diana, visto che Edward diventa Re quando è ancora scapolo, il fratello Bertie passa dall’essere Duca di York direttamente al trono come King George VI, e la figlia Elizabeth non ha mai portato il titolo, che si trasmette solo per linea maschile. Insieme al titolo, Diana porta anche il gioiello, solitamente come prezioso pendente.

Scomparsa lei, Camilla ha portato la spilla ma non il titolo, scegliendo quello di Duchessa di Cornovaglia per non sovrapporsi alla principessa né urtare la sensibilità di chi era legato al suo ricordo. Ora la spilla è atterrata sul bavero della nuova Princess, in una situazione assai meno complessa e drammatica, e in fondo uno degli atout di Catherine è proprio la sua tranquillizzante normalità.

Ma colpo di scena! Di spilla Prince of Wales ce n’è un’altra, e ha una storia più intrigante. Dicevamo che l’ultimo Principe di Galles prima di Charles è stato Edward, poi (brevemente) King Edward VIII, poi Duke of Windsor. Nel 1935 Edward è l’erede, ed è immerso in una relazione – osteggiatissima a Corte – con l’americana già divorziata dal primo marito e divorzianda dal secondo Wallis Simpson. La spilla di cui abbiamo parlato finora è con ogni probabilità saldamente nelle mani della Regina Mary, che non ci pensa lontanamente ad affidarla al figlio col rischio di ritrovarla sul bavero di chissà chi (peggio ancora, addosso a quella). Dunque l’innamorato fa realizzare autonomamente una spilla col suo emblema, e la dona all’amata.

Le tre piume, realizzate in platino e incrostate di diamanti taglio baguette e brillante, sono tenute insieme da una corona in oro giallo e diamanti. Il 20 gennaio 1936 George V muore, e Edward diventa Re, l’undici dicembre abdica in favore del fratello, che diventa King George VI, il 3 giugno 1937 sposa Wallis. La coppa assume il titolo di Duchi di Windsor, ma lei non sarà mai un’Altezza Reale. Diventano una delle coppie più in vista del jet set, anche perché non è che facciano molto altro, e dopo gli ambigui (eufemismo) rapporti con Hitler e il nazismo a Londra auspicano che continuino così. Incontrano tutto il bel mondo internazionale e diventano buoni amici della diva delle dive, Liz Taylor. La quale resta affascinata dalla spilla, anche perché il suo bimarito Richard Burton è gallese. Wallis muore quasi novantenne nel 1986, 14 anni dopo il consorte, e lascia a Suzanne Blum, sua esecutrice testamentaria, l’incarico di vendere all’asta la sua favolosa collezione di gioielli, donando il ricavato all’Istituto Pasteur di Parigi per la ricerca sull’HIV. Causa particolarmente cara a Liz, che l’anno seguente si aggiudica l’agognata spilla durante l’asta di Sotheby’s acquistandola per telefono dalla sua piscina californiana.

E la indossa spesso, anche per sottolineare il generoso – e generosamente esposto – décolleté.

Che dite, Catherine prenderà ispirazione?

Grace, il cigno (parte seconda) lo Scorpio Ball

Tre donne bellissime, un ballo che più esclusivo non si poteva in un luogo magico, un gioiello da mille e una notte, dicevamo nella prima parte del post dedicato a Grace (Grace, il cigno (parte prima)) e lo Scorpio Ball è davvero l’evento dell’anno, non fosse che per il ridottissimo numero di invitati.

Sabato 15 novembre 1969 le porte dell’Hotel Hermitage a Monte Carlo si aprono per sessanta selezionatissimi ospiti, tutti Scorpioni con i rispettivi accompagnatori. Ad accoglierli trovano l’opulenta Salle Belle époque, la cui decorazione si ispira al Grand Trianon di Versailles; possono godersi il magnifico giardino d’inverno, coronato da una cupola opera di Monsieur Eiffel in persona e un bar tutto nuovo, aperto per l’occasione e chiamato Scorpion in onore della principessa (col tempo è stato ribattezzato Crystal).

Alle pareti le immagini di celebri Scorpioni della storia e dell’arte, come la sfortunata Marie Antoinette, o lo scultore Auguste Rodin, nato anche lui un 12 novembre come la festeggiata.

Son Altesse Sérénissime la Princesse de Monaco riceve i suoi ospiti nelle vesti di High Scorpia, la regina degli scorpioni. Il dress code richiede di limitarsi ai colori del segno, nero rosso e bianco, e lei indossa un lungo Balenciaga in velluto nero, con la scollatura ampia a mettere in risalto il collo da cigno, e due grandi rose all’altezza delle spalle. Lo impreziosisce con due spille di diamanti e rubini, che con una terza compongono il gioiello dono di nozze della Société des Bains de Mer; opera di Cartier, è indossabile come tiara, come collier o appunto staccando i tre elementi da usare come spille o ornamento per i capelli. Diamanti e rubini anche per anello e bracciale.

Il parrucchiere di fiducia della principessa, il celebre Alexandre de Paris, è della Vergine ma è stato invitato anche lui dopo aver acconciato i capelli di Grace in una spessa treccia che si arrampica sulla testa, evocando la coda dello scorpione. La princesse è naturalmente accompagnata dal marito Rainier (Gemelli), che per essere in tema ha abbinato allo smoking una camicia scarlatta. Così come David Niven, Pesci infelicemente sposato in seconde nozze alla scorpionica Hjordis Paulina Tersmeden.

Sceglie invece lo stile superclassico Franco Pesci che scorta la seconda bellissima della serata, Virna Lisi, splendente in total white. L’attrice italiana non ha solo bellezza, ma anche educazione e signorilità, ed evita di strafare, finendo magari con l’oscurare l’augusta padrona di casa.

Purtroppo non fa altrettanto Liz Taylor, ultima di questo trio divino, che non intende essere seconda a nessuno. Tecnicamente un’imbucata – è Pesci ed è stata invitata solo in quanto momentaneamente moglie dello Scorpione Richard Burton – arriva anche lei in bianco, scollatissima, drappeggiata in una cappa di velluto nero decorata da tre grandi scorpioni, due sul davanti e uno sul cappuccio. Abito e mantello, foderato di candida seta moiré, sono creazioni Tiziani, maison fondata a Roma nel 1963 dall’americano Evan Richards (potenza della Dolce Vita!) che diventa in breve molto popolare tra le signore del jet set.

E chi ha iniziato la sua carriera da Tiziani? Un certo giovanotto di origine tedesca a nome Karl Lagerfeld, che dunque potrebbe aver creato anche questi capi, dato che lascia la maison proprio nel 1969. Il sontuoso mantello è fatto in modo da non coprire l’abbondante – e ahinoi abbondantemente esposto – décolleté della diva dagli occhi viola, che mostra orgogliosa il più recente regalo del suo Richard: il diamante Taylor-Burton. Proprio quell’anno l’attore gallese acquista da Cartier per un milione e centomila dollari un diamante a goccia da 68 carati. Pensato per essere un enorme anello, a causa delle sue dimensioni deve essere trasformato nel centrale di un collier, che Liz usa per coprire la cicatrice della tracheotomia subita anni prima.

Arrivato da New York per l’occasione scortato da guardie di sicurezza che seguono la coppia fin dentro i saloni della festa, il diamante sarà venduto da Liz dieci anni dopo, quando l’amore con Richard è definitivamente finito. Con i cinque milioni di dollari che ne ricava fa costruire un ospedale in Africa. Ma quella sera è tutto di là da venire, e l’enorme pietra fa da prezioso contraltare all’enorme torta, così grande da dover essere tagliata a metà per raggiungere sala.