Wimbledon è l’ultimo dei grandi riti pubblici dell’estate britannica con un’ampia eco all’estero, e anche quest’anno, caratterizzato dall’incoronazione dei nuovi sovrani, è stato particolarmente ricco di presenze reali. A partire dalla Principessa di Galles; da qualche stagione il torneo è il suo regno, avendone ereditato il patronage dagli anziani Duchi di Kent.

Bene, cosa differenzia, più di ogni altra cosa, il campo di Wimbledon dagli altri? La superficie, non in terra battuta ma in classica erba. Di che colore è l’erba? E che colore ha scelto quest’anno Catherine per le sue presenze principali? Esatto, il verde! Tonalità smeraldo oggi, per il tubino Roland Mouret in cady stretch. Evidentemente non tanto stretch, vista la quantità di grinze con cui si è presentata la futura regina; e questa sì che potrebbe essere una citazione della defunta suocera Diana e del suo abito da sposa, il più spiegazzato della storia. La furba Catherine ha però sviato l’attenzione dei presenti alla finale maschile del torneo facendosi accompagnare dalla famigliola quasi al completo: lasciato a casa Louis – che sembra non abbia gradito – con lei sono arrivati William, George, già presente l’anno scorso, e Charlotte, al suo debutto. Applausi, ma la mise per me resta boh. E per favore, la borsetta con catenella (di Emmy London) portata così appesa alla mano, no dai!

Ieri la finale del torneo femminile: Catherine è comparsa con una mise che sembra un completo gonna e giacchina e invece è un abito intero, di Self Portrait. Un po’ vecchio stile ma graziosa, anche se con col piatto-trofeo in mano sembra pronta per partecipare ad un programma tv sulle virtù di frutta e verdura. Il colore – verde lime secondo il produttore, verde mela secondo Lady Violet – è piacevole e fresco, il modello… quanti dei miei lettori lo hanno riconosciuto? (Il caffè del lunedì – Dress a Princess) e quante altre volte lo dobbiamo vedere? Boh.

Mantiene sempre un profilo basso, anche quando partecipa a eventi legati alla Royal Family. So che piace a molti, a partire da me, e dunque dedichiamo un piccolo spazio anche a lei, Lady Sarah Chatto, figlia della defunta principessa Margaret cui, alle soglie dei 60 anni (li compirà il prossimo 1 maggio) somiglia in maniera impressionante. Qualche giorno fa, accompagnata dal marito Daniel, ha fatto la sua comparsa nel Royal Box di Wimbledon; fedele al suo stile ha indossato uno chemisier in rasatello di cotone a righe color cioccolato, il modello Blythe del suo stilista preferito: Jasper Conran.

Permettetemi di dire, una mise che metterei anch’io, convinta come sono che agli eventi sportivi – soprattutto se non è la finale – sono preferibili abiti sportivi. Avrei evitato la t-shirt che fa capolino dall’abbottonatura, ma assai chic.

Altro giorno, stesso luogo, stesso stile ma brand diverso (questo è ME+EM) per Zara Tindall, grande sportiva e appassionata di eventi sportivi. Deliziosa la borsetta in pelle e rafia di Aspinal, personalmente non amo gli zatteroni e questi (Yves Saint Laurent) sono veramente altissimi, ma chic anche lei.

Nello stesso giorno dei Tindall, mercoledì 12 – presente anche Albert de Monaco con la cugina Mélanie-Antoinette de Massy – è arrivata a Wimbledon Queen Camilla. In bianco, che mi sembra un bell’omaggio all’unico colore ammesso sui campi. L’abito, nuovo, è della fida Fiona Clare Couture: il modello è il preferito della sovrana, in questo caso movimentato da dettagli blu che lo rendono molto fresco ed estivo. Mi piacerebbe anche con accessori blu, ma in questo caso il colore neutro rende la mise anche più adatta a un’occasione di giorno e non particolarmente formale. Molto bella la borsetta in pelle intrecciata Bottega Veneta, già vista la scorsa settimana in Scozia. Chic,

Dopo le righe che ne direste dei pois? Ne abbiamo visti molti di recente, soprattutto addosso alla principessa di Galles, ma questi di Letizia sono piuttosto diversi. Per la consegna delle borse di studio della fondazione La Caixa la Reina ripropone un abito in broccato della spagnola Laura Bernal, già indossato lo scorso anno. Benché non ami il beige mi piace questa sfumatura fredda, mi piace come si combina col bianco dei pois e mi piace sulla pelle ambrata di Letizia. E in questo caso la sovrana ha lasciato a casa le espadrillas in favore di un paio di slingback Isabel Abdo, cosa volere di più? Chic.

I Granduchi del Lussemburgo si preparano a diventare nonni per la settima volta, accogliendo il nuovo bebé del secondogenito Félix e della moglie Claire, la cui terza gravidanza è appena stata annunciata. Intanto hanno accolto il Presidente della Repubblica di Germania e la moglie, in visita ufficiale. La scorsa settimana avevamo grandemente elogiato la Granduchessa, questa settimana meno. Per accogliere gli ospiti Maria Teresa sceglie Carolina Herrera, un modello interessante ma non adatto a lei: il colore è bello ma il tessuto – taffetà – troppo rigido, e la cintura in vita lo fa “sparare” lateralmente. Tra l’altro, nel modello originale l’abito è lungo alla caviglia, accorciarlo ne rovina la linea, e come se non bastasse altro volume orizzontale è aggiunto dalle ruches sulle maniche. La pietra tombale poi ce la mette l’underwear. Risultato: un disastro. Shock.

Per la cena di gala la Granduchessa si affida a Natan: mi piace l’idea dell’abito con poncho in chiffon che copre le braccia e verticalizza la linea però questo rosa inizia a stufare. Anzi, ha già stufato. Al collo la tiara déco con grande zaffiro indossata come collier; belle le scarpe Prada, ma tutto l’insieme non mi seduce. Boh.

Chiudiamo in bellezza: foto di gruppo per la famiglia reale svedese, riunita venerdì nel parco del castello di Borgholms per festeggiare il compleanno dell’erede al trono Victoria col tradizionale concerto. La festeggiata indossa un abito di H&M creato apposta per lei, usando tessuto d’archivio della Conscious Collection del 2016. Il brand svedese si impegna molto, anche grazie a Victoria, per mostrarsi diverso da quello che è, cioè fast fashion non particolarmente (eufemismo) sostenibile. Ciò detto, anche se mi restano parecchie perplessità, l’abito a me piace. Sostenibilità al primo posto anche per byTiMo, brand norvegese responsabile del maxidress rosa di Sofia, che devo dire non ha nulla né di banale né di sdolcinato, e il rischio c’era. Fiori e pizzo per Madeleine e il suo abito di Alexis, brand USA molto popolare tra le signore WASP; non mi fa impazzire ma come avrebbe detto mia madre nell’insieme fa figura. La mia preferita è la mise di Victoria, ma devo dire che tutte e le signore sono ben vestite e adeguate all’occasione. dunque uno chic collettivo. Per il resto: deliziosa Estelle che sta per fiorire in una splendida ragazza; il re mantiene quella sua aria vaga che lo contraddistingue da parecchi anni; al contrario l’elegante regina tiene tutto sotto controllo. Presente (suo malgrado) Chris O’Neal, sempre più il Santi Bailor di Svezia
Oggi è Sveriges nationaldag la festa nazionale svedese, celebrata necessariamente in tono minore, data la situazione sanitaria (e anche la sua gestione, con una iniziale sottovaluzione che ha generato molti danni e una precipitosa marcia indietro). Siamo abituati in questa giornata a vedere le royal ladies in abito tradizionale che riprende il blu e il giallo della bandiera, ma quest’anno le celebrazioni sono ridotte all’osso, e gran parte dell’attenzione è stata spostata sui bambini.
La principessa Madeleine, che vive a Miami con la famiglia se l’è cavata spedendo via Instagram una foto con i tre figli scattata nel giardino di casa. Da notare che sono tutti en pendant con la bandiera, e già è qualcosa.
A Stoccolma i bimbi dell’erede al trono Victoria hanno fatto con grande serietà il loro dovere di rappresentanti della Corona: il quattrenne Oscar finalmente sorridente con abito scuro e capelli impomatati proprio come babbo Daniel; mentre la sorella Estelle, anni otto – che in un giorno lontano sarà regina – indossa con grazia sicura l’abito tradizionale, privo del copricapo bianco che è riservato alle donne sposate. I due bambini sono stati protagonisti anche ieri di una sessione fotografica, anche in questo caso in costume tipico, ma quello della provincia di cui ciascuno di loro detiene il ducato.
Victoria indossa l’abito – molto elegante devo dire – del Västergötland, nell’area sudoccidentale del Paese; Estelle quello del meridionale Östergötland, e l’irresistibile Oscar quello della Scania, che è la provincia più a sud, dove sorge Malmö e da dove si pensa arrivassero i Longobardi.
La Duchessa di Cornovaglia – di cui certo non si può dire che stia approfittando del lockdown per non lavorare, e mantiene piena la sua agenda, pur se in maniera virtuale – è stata appena nominata Presidente di Bees for Development, organizzazione che promuove una apicoltura sostenibile. E oggi non ha fatto mancare un suo intervento, diffuso via social. Camilla produce lei stessa una piccola quantità di miele grazie un alveare nella sua proprietà nel Wiltshire.
Il miele, in quantità limitatissima (e a un prezzo adeguatamente elevato), viene venduto in esclusiva da Fortnum&Mason, e il ricavato destinato a progetti di solidarietà. 
Vestito come uno scandinavo lord e pettinato come un piccolo Daniel, il suo papà. Che un giorno dopo l’altro si dimostra un uomo solido e sembra un ottimo marito e padre, però mantiene un aspetto piuttosto elegante ma vagamente inquietante per via degli occhialetti severi e della rigida scriminatura che divide e ordina i capelli immobili in qualunque situazione e condizione meteorologica.
Nella seconda fotografia diffusa oggi per l’occasione (immagino presa nella stessa sessione di quelle per Estelle, pubblicate una settimana fa
I reali svedesi non sono certo avari con le foto dei figli, cosa che il piccolo di famiglia non sempre accetta con piacere: il suo faccino imbronciato è diventato proverbiale. Ora devono averlo persuaso a sorridere all’obiettivo, e nell’ultimo ritratto di famiglia, diffuso all’inizio di febbraio, convinto a dire cheese!
Oppure la madre gli stava facendo il solletico?
Fu il coronamento di una grande storia d’amore non priva di qualche travaglio, dato che il re non era troppo dell’idea di accogliere in famiglia un personal trainer. Carl Gustav alla fine si convinse, l’amore trionfò e sembra ancora forte come allora. E a guardare le foto direi che mantiene anche giovani, gli sposi sono praticamente identici dopo undici anni!
Ho deciso, per il prossimo compleanno anche Lady Violet organizzerà un Afternoon Tea, e il dress code prevederà l’abito lungo.
Entrambe le attrici premiate per la loro performance erano vestite Armani Privé; semplice e di gran linea, nel più puro stile Giorgio, l’abito bianco ricamato di paillettes iridescenti
Mi convince meno il modello scelto da Laura Dern, migliore non protagonista: le frange nere che segnano il décolleté non mi fanno impazzire, men che meno abbinate al sottostante rosa pallido. Boh.
Personalmente preferisco Charlize Theron vestita in colori chiari e/o metallizzati – bianco, cipria, silver, gold (soprattutto) – ma questo Dior Haute Couture così meravigliosamente opaco e profondo, con la gonna super scenografica e la spallina che sembra scesa per sbaglio rasenta il sublime. Solitamente da evitare lo smalto black on black, ma in questo caso va bene pure quello; poi un collier di Tiffany e via. Chic.
Scarlett Johansson è la grande sconfitta: candidata in entrambe le categorie per le attrici non ha vinto nessuna statuetta. Per fortuna l’Oscar se l’era portato da casa, e dovrà accontentarsi di questo Oscar de la Renta in raso argento con catenelle leggerissime che sarebbero troppo addosso alla maggioranza delle mortali. Ma lei è la novella Afrodite, ed è pure chic.
Jane Fonda, dea tra le dee, arriva così: un Eliee Saab riciclato, passo sportivo – decenni di aerobica lasciano il segno – e soprabito sulla spalla. Più un inedito bob silver, che a 82 anni la ringiovanisce pure. Chic.
Regina King in Atelier Versace è in puro stile Hollywood in rosa baby, dall’abito al rossetto, che dopo i venticinque sarebbe un pianto su chiunque. Regale di nome e di fatto, chic.
Janelle Monáe in Ralph Lauren, che la trasforma in Selene “la risplendente”, la dea della luna. Un abito tridimensionale come una scultura, una di quelle mise senza mezze misure, la si ama o la si odia. Lady Violet la ama. Chic.
Sigourney Weaver avvolge il suo metro e ottanta (abbondante) in un Dior Haute Couture di un bellissimo e difficilissimo verde bosco. Bello il drappeggio sulle maniche lunghe, bellissimo il plissé stretto della gonna. Una vera dea greca. Chic.
Direttamente dall’Olimpo di Hollywood Tom Hanks e la moglie Rita Wilson, entrambi vestiti Tom Ford. Le frange leggere dell’abito secondo me accompagnano il passo in maniera mirabile, l’underwear non è impeccabile, ma lei ha superato un brutto cancro al seno, e va benissimo così. Bella, sana, amata e pure chic (ma la prossima volta meglio un’altra clutch).
Maya Rudolph si butta sull’antico Egitto, e Valentino la trasforma in una statuetta di bronzo. L’abito potrebbe essere interessante, ma indossato così è davvero shock.
Probabilmente Salma Hayek pensava che il candido Gucci l’avrebbe davvero trasformata in una dea greca, complice anche il serto e gli orecchini simil-ulivo (Boucheron) tra i capelli. L’effetto finale invece è più pedone degli scacchi, shock.
Se il nero è una religione, Mademoiselle Coco ne è la gran sacerdotessa. Penélope Cruz la gloriosa sceglie una mise vintage piena di dettagli della Maison: le perle, la camelia, il fiocco piatto. Sembra vintage anche la spiegazzatura della gonna. Chic (ma dopo una passata di ferro).
Margot Robbie la decadente. Vintage Chanel anche per l’attrice australiana, penalizzata dal fitting: l’abito sembra sull’orlo del precipizio, trascinato dal peso della spilla. Interessanti le maniche/armille, danneggiate dalla posa alla Sophia nel’Oro di Napoli. Boh.
Lucy Boynton la bon ton sarebbe piaciuta anche a Coco con l’abito bicolore, particolarmente adatto ad una ragazza così giovane. Le maniche sono uno spettacolo nello spettacolo, i capelli color paglia un mezzo incubo, ma per stavolta la perdoniamo. Chic.
Natalie Portman la femminista. Per un attimo ho temuto che avesse preso spunto da Achille Lauro a Sanremo, ma per fortuna mi sbagliavo. L’abito Dior Haute Couture nero con ricami in oro scuro è un po’ troppo funereo, e la mantella – sul cui rever sono ricamati i nomi delle registe lasciate fuori dalla corsa agli Oscar – non aiuta. Boh.
Zazie Beetz sul metro. E lo so, certe volte proprio non sai dove mettere le mani e l’abitino da apericena di Thom Browne non ha le tasche, ma una chilata di collier Bulgari non si può portare così. Shock.
Le tasche le ha il bell’abito di Romona Keveza indossato da Geena Davis: bustino con profonda scollatura che l’attrice porta con eleganza su una ricca gonna piena di pathos. Veramente chic.
Molto bello e per niente hollywoodiano l’abito di Joanne Tucker, attrice e moglie di Adam Driver: un Oscar de la Renta con bustier nero e gonna bianca ricamata a tralci di fiori, delicato e raffinato quanto chi lo indossa. Chic.
Discorso analogo per la mise Valentino Haute Couture indossata dalla sofisticata Caitriona Balfe, poco Hollywood e molto vecchia Europa. Chic.
Poteva mancare uno dei colori più iconici della storia della moda, il rosso Valentino? Ci pensa Kristen Wiig con un abito Haute Couture che oscilla tra l’assurdo e il sublime. Belle le scarpe, bellissimi i lunghi guanti, ma la mise, boh.
Hollywood è il regno del’eccesso, e la serata degli Oscar l’eccesso dell’eccesso, e anche quest’anno non ha fatto eccezione. Esemplare in tal senso la mise di Saoirse Ronan (il nome si pronuncia tipo siur-scià) creata da Gucci: enorme gonna in seta moiré azzurro glicine, su corpetto nero con gran volant color crema piazzato proprio sul(l’inesistente) pancino. Boh.
Come abbiamo iniziato, così concludiamo: due creazioni di King Giorgio, due smoking indossati da due uomini che hanno incarnato fascino, charme e sex appeal. Il passato, ancorché prossimo, è ahimé d’obbligo. Ma almeno la tinta con la ricrescita no, dai. Fuori concorso.
In Svezia è tradizione che la più giovane della famiglia venga incoronata con un serto arricchito di candele, e da quando l’erede al trono Victoria è diventata mamma ogni anno in questo giorno ci delizia con le foto di famiglia, in cui Estelle – che un giorno sarà a sua volta regina – ha il ruolo principale, con l’appassionata partecipazione del fratellino Oscar che le fa da assistente, e spesso in queste occasioni sfoggia simpatici sorrisi, di cui è solitamente parco durante l’anno.
La corona con le candele (prudentemente fornita di luci a led) piazzata sul casco da equitazione del piccolo principe è veramente notevole, e anche lui sembra piuttosto soddisfatto. Deliziosa Estelle nella tripla veste di amazzone, sorella maggiore, e Santalucia, col tocco immancabile del rosso natalizio, esteso anche alla cavalcatura.
Rosso Natale è stata anche la scelta della madre dei due pupi, Victoria, che alla cena offerta dai sovrani ai premiati del Nobel si è presentata così.
Evidentemente il mantra del suo stile in questa stagione è more is more, e confesso che dopo averla vista il mio pensiero è andato alle milionate di bachi seta soppressi per realizzare quelle maniche. Poi ho notato il dettaglio rosa shocking delle scarpe e della clutch e allora ho capito.
Compleanno per Victoria di Svezia, il quarantaduesimo, che come da tradizione la futura regina ha festeggiato in famiglia nella residenza estiva di Solliden. Con lei il marito Daniel, i figli Estelle e Oscar, e naturalmente i genitori: Silvia sempre piacevole in rosa carico e Carl Gustav nelle vesti di intrattenitore, che con quella abbronzatura, la giacca bleu marine e i pantaloni bianchi sembra appena arrivato dall’Anema e core di Capri. Ma non temente non cantava canzoni napoletane; faceva gli auguri alla figlia e ringraziava i sudditi, che come ogni anno sono andati a festeggiare la principessa. Victoria, che non è ancora sul trono ma è senz’altro la regina del floreale, non si è smentita: fiancheggiata dai due bimbi in total white, con abito lungo leggero e fluttuante, è apparsa bella semplice e sorridente come sempre. E questa sera concerto!
La Première Dame sfida il pavé con passo deciso nonostante il tacco a spillo delle scarpe con puntale assassino en pendant con l’argento delle stringhe che decorano l’abito candido aggiungendo quel tocco fetish che è proprio l’ideale per una parata militare. Perché si sa, à la guerre comme à la guerre.
Una uscita quasi a sorpresa, che non mancherà di riattizzare polemiche dato che la duchessa in maternity leave partecipa tranquillamente ad eventi legati agli USA o alle sue amicizie, evitando quelli più formali e più tipicamente British. E probabilmente qualcuno censurerà anche la foga con cui ha, con gesto piuttosto irrituale, abbracciato Beyoncé, star del cast.
Lady Violet si limita tristemente a notare quanto poco doni alla neomamma l’abito nero di Jason Wu, che comprime ferocemente il seno e sottolinea impietosamente la temporanea assenza di punto vita.

Il piccolo Oscar, anni tre, figlio minore della principessa ereditaria di Svezia Victoria, è andato con papà Daniel a visitare una caserma dei pompieri nella zona sud di Stoccolma. Salire sul camion rosso, suonare la campanella, capire cosa succede quando scatta l’emergenza: un’esperienza che avrebbe fatto impazzire qualunque bambino.
E infatti l’espressione felice e soddisfatta di Oscar è inequivocabile. Insomma, quasi. Ma lui è così, sempre serio, magari un po’ timido. Però che vi devo dire, io per questo bambino che ti guarda e un po’ ti sfida con quell’espressione ci vuole ben altro per convincermi ho proprio un debole.
Ieri, 15 febbraio, era la giornata dedicata ai tumori infantili e alle malattie rare. La sofferenza di un bambino è ingiusta, insopportabile, indimenticabile. Tanti anni fa la mia amichetta del cuore si ammalò di osteosarcoma, io avevo sette anni e anche se non sapevo tutto, non capivo tutto, vedevo la luce spegnersi nei suoi occhi, mentre una grande tristezza soffocava ogni cosa. Oggi per fortuna tanti bambini guariscono perfettamente, ma tanto c’è ancora da fare, tanta ricerca, tante terapie, tanta assistenza ai piccoli malati e alle loro famiglie.
A Monaco il Palazzo del Principe si è tinto di arancione per la quarta marcia simbolica della Fondation Flavien, che lotta contro i tumori pediatrici in memoria di un bimbo che non è riuscito a guarire. Il colore amato da Flavien era proprio l’arancione, e ora è diventato il simbolo della battaglia di suo padre e di tutti coloro che lo sostengono.
In Albert II forse manca quell’allure cui la sua famiglia ci aveva abituati, magari è privo del glamour caratteristico di madre e sorella, sicuramente insieme ai capelli ha perso la bellezza apollinea che aveva da ragazzo, però sembra una brava persona, molto down-to-earth, e sa trasmettere empatia e calore umano. Anche in fotografie un po’ così.