Compie oggi 75 anni la Princess Royal, festeggiata già da diversi giorni con molte belle foto, tra le quali questa è la mia preferita, scattata il mese scorso a Gatcombe Park, la sua residenza privata nel Gloucestershire.
(Ph: John Swannell)
Anne appare con un abito royal blue, sobriamente vezzoso – il massimo per lei, sempre così rigorosa – e un’espressione francamente deliziosa, tra il sornione e l’imbarazzato.
Nata alle 11.50 del mattino del 15 agosto 1950 a Clarence House, secondogenita e unica femmina di Elizabeth e Philip, alla nascita era terza in ordine di successione dopo la madre e il fratello Charles. Ora è stata retrocessa al numero 18, preceduta dai due fratelli minori e da una pletora di nipoti e pronipoti. Non mi sembra che la lontananza dal trono influenzi le attività svolte per la Corona e il suo Paese; anzi, resta la working royal più attiva.
Di recente ho letto una spiegazione per il nome che le fu imposto prima di quelli delle nonne, Elizabeth e Alice (e del Louise che chiude la serie). Secondo questa teoria, il nome Ann (senza la e finale) era quello scelto nel 1930 da George VI e la sua consorte, all’epoca Duchi di York, per la loro secondogenita, nata anche lei in agosto. Scelta che non convinceva Queen Mary, che persuase figlio e nuora a chiamare la bimba Margaret. Anne sarebbe stato un omaggio della giovane principessa Elizabeth agli amatissimi genitori. Spiegazione interessante, soprattutto per la forza dei legami familiari che racconta.
Madre di Peter e Zara, nati dal primo matrimonio con Mark Phillips, che l’hanno resa nonna di cinque nipoti, Anne si prepara a diventare di nuovo suocera – della graziosa Harriet Sperling, fresca fidanzata di Peter (Breaking News – Din don!) – e noi non vediamo l’ora di gustarci un nuovo royal wedding, magari meno sontuoso ma sempre piacevole.
Mi accorgo ora di non aver mai terminato la biografia della principessa, sorry! Ecco la prima parte, la seconda arriverà, questa volta davvero, a brevissimo: The Princess Royal dalla A alla Z (parte prima)
Auguri a una gran donna, principessa di sangue, ma anche di testa e di cuore.
Questa settimana la Royal Family è impegnata a celebrare il VE Day, (Victory in Europe Day), la vittoria nella Seconda Guerra Mondiale che ha garantito all’Europa e al mondo intero la libertà dai regimi nazifascisti e il sogno di una (relativa) pace.
King Charles e Queen Camilla hanno guidato l’evento principale (ce ne saranno altri fino a venerdì) che ha riempito Londra di bandiere e dei non moltissimi veterani ancora in vita. La famiglia si è affacciata al balcone di Buckingham Palace come è solita fare nelle grandi occasioni, e come fece anche quel giorno di maggio del 1945, ospitando eccezionalmente il Prime Minister Winston Churchill (che dopo aver salvato il mondo, e scusatemi l’enfasi, perse le elezioni; perché certe cose non cambiano mai).
(Ph: Getty Images)
In onore del nonno, l’amato George VI, il Re ha indossato l’uniforme della marina; il Principe di Galles quella della RAF. La Princess Royal, accompagnata dal marito, il Vice Ammiraglio Tim Laurence, indossa l’uniforme da First Aid Nursing Yeomanry; la stessa della madre Elizabeth nl 1945; anche il Duca d’Edimburgo e l’ottantanovenne Duca di Kent sono in uniforme. La Regina ha scelto uno dei tanti soprabiti azzurro scuro con cappello en pendant, Sophie un robe manteau a quadretti rosa e avorio, Catherine la mise color bacca di Emilia Wickstead che abbiamo già ammirato in precedenza (soprattutto Lady Violet, che quando vede queste tonalità fa gli occhi a cuoricino).La principessa ha appuntato sul bavero le ali d’oro della RAF, probabilmente in onore del nonno Peter Middleton, pilota combattente in quella guerra.
(Ph: REUTERS)
Come sempre i tre principini hanno catalizzato tutta l’attenzione: Charlotte deliziosa con cappottino tartan, i suoi fratelli in giacca blu e cravatta. George sempre più disinvolto, Louis sempre allegro ma un po’, passatemi il termine, professionale.
Sembra che il piccolo di casa abbia partecipato con entusiasmo dato che è nella fase in cui pensa di fare da grande il pilota di caccia.
Come si fa a restare impassibili al passaggio delle Red Arrows, la versione britannica delle frecce tricolori? Non si può.
Non mi risulta che in inglese esista un proverbio analogo al nostro Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi (se voi lo conoscete intervenite!). Sarà per questo che i membri della Royal Family – con l’eccezione dei Wales, che hanno preferito la residenza di campagna del Norfolk con i loro tre figli – si sono ritrovati a celebrare il giorno della Resurrezione tutti insieme.
(Ph: Getty Images)
Rispettata la tradizione reale di trascorrere la Pasqua a Windsor, questa mattina la St George’s Chapel si è riempita dei discendenti di Elizabeth e Philip, tutti rilassati e sorridenti.
(Ph: The Royal Family)
A partire dal Re, in un bellissimo completo blu en pendant con la mise della Regina, in azzurro cielo assai primaverile. Tutto già indossato; accanto al soprabito di Fiona Clare e il cappelli di Philip Treacy fa bella mostra di sé la borsa Bottega Veneta – modello Andiamo – che ha debuttato nella visita ufficiale in Italia un paio di settimane fa.
Meno primaverile la Princess Royal, con un soprabito che quest’anno abbiamo visto assai spesso, completato da un trilby grigio e un paio di ancor meno primaverili stivali.
(Ph: Max Mumby)
Evidentemente sentiva freddo anche Sophie, che ha esibito un cappottone color prugna, della Maison Alaïa, bello ma un po’ invernale, completato da un cappellino in crêpe di Jane Taylor, scarpe Jimmy Choo e clutch Sophie Habsburg. Con i Duchi di Edimburgo non c’era la figlia Louise, che studia all’Università di Saint Andrews come hanno fatto il cugino William e la di lui consorte Catherine. C’era invece il diciassettenne James, che mi sembra assai cresciuto (ed è sempre uno dei preferiti di Lady Violet).
(Ph: Getty Images)
La signora in bianco che si intravede dietro di loro è Eugenie di York, accompagnata dal sempre simpatico marito Jack Brooksbank. Bello il trench bianco di Reiss, abbinato a un abito dello stesso brand, cappellino candido con veletta un po’ eccessiva (Emily London) e accessori in suede beige: scarpe Gianvito Rossi e borsa floscia (e direi pure moscia) del brand svedese Flattered.
(Ph: Getty Images)
C’era anche la sorella Beatrice col marito Edo; e anche lei ha scelto una mise poco primaverile: abito verde bosco Beulah London, mary jane in tinta, in satin, di Emilia Wickstead. A trattenere (poco) i capelli un bandeau in pizzo metallico italiano di Justine Bradley-Hill, e borsetta nera Chanel, che non si vede ma c’è.
Easter Reminds Us Of Second Chances
Non proprio un proverbio, ma un’espressione (Pasqua ci riporta alla mente seconde possibilità) che potrebbe adattarsi perfettamente a lui, Andrew, Duca di York, presente un po’ a sorpresa.
(Ph: Ian Vogler/Daily Mirror)
Arrivato in compagnia della ex moglie Sarah in completino finto Chanel con accessori veri Celine. Lei ha la fortuna di avere un bel carattere che l’ha aiutata anche nei momenti più difficili. Lui invecchiato e imbolsito non ha più nulla dello splendore giovanile, e anche se lo avesse non riuscirei a vederlo. E però ha sempre qualche donna che gli vuole bene, spero sia consapevole della sua immeritata fortuna.
Carissimi amici, spero abbiate trascorso una Pasqua felice, e vi auguro ancora giorni sereni.
Oggi è il giorno di San Patrizio, patrono d’Irlanda, amatissimo nel mondo anglosassone, ed è anche la ragione per cui la rubrica domenicale è scivolata eccezionalmente a lunedì. Ero certa che la Principessa di Galles non ci avrebbe delusi, e così è stato.
(Ph: Getty Images)
Nella sua veste di Colonnello delle Irish Guards Catherine ha partecipato alla tradizionale parata nella caserma Wellington Barracks, nel centro di Londra; evento in solitaria che ha affrontato con grazia e sicurezza, da par sua. Evento cui l’anno sorso non aveva partecipato, trovandosi nel mezzo della tempesta causata dal cancro, il che rende questa giornata ancora più preziosa. Il verde è d’obbligo, e lei ha scelto una tonalità profonda per il già visto, bellissimo cappotto Alexander McQueen e per il cappellino Lock & Co. aggiungendo accessori neri, e soprattutto la deliziosa spilla trifoglio disegnata da Cartier. Un gioiello che non appartiene alla principessa, né alla Royal Family, ma al reggimento delle Irish Guards, che all’occorrenza la presta alle royal ladies. Veramente, ma veramente chic.
Lunedì scorso altro giorno importante per la Firm, con la celebrazione del Commonwealth Day. Lady Violet già pregustava di ammirare nuove toilette, e invece le signore Windsor sono andate al risparmio, tirando fuori dall’armadio mise già indossate in precedenza.
Sua Maestà la Queen Consort evidentemente sente arrivare la primavera e si veste i un pastelloso rosa Barbie; il soprabito (Fiona Clare) ha una manifattura piuttosto raffinata, ma certo il colore è un po’ too much, forse perché siamo ancora avvolti dai grigi dell’inverno. Apprezzo la scelta di un cappello (come sempre Philip Treacy) di dimensioni contenute visto il tipo di cerimonia, ma in questo caso contribuisce all’effetto bambola, cosa che Camilla sicuramente non è. Mi piacciono molto gli accessori in un freddo greige – la borsa non si vede nella foto ma è una Fendi, la celebre Pikaboo – ma in generale per me è boh. Très chic il re con cravatta armonizzata, ma non rigidamente abbinata, alla mise della sua consorte.
Catherine ha scelto la sicurezza di un look indossato in varie occasioni e differenti colori. Il cappotto rosso (Catherine Walker)caratterizzato dal grande fiocco stilizzato che chiude il collo l’abbiamo visto nel 2021 al concerto di Natale a Westminster Abbey (Le foto del giorno – Together at Christmas) e due anni dopo, sotto un mantello, per la visita di stato del presidente sudcoreano (Royal chic shock e boh – South Korea in UK). Stesso cappotto, naturalmente in nero, e stesso collier di perle appartenuto alla Regina e indossato anche da Diana, al funerale di Prince Philip, Duca di Edimburgo (L’addio a Philip. Qualche dettaglio, qualche risposta.). Il cappellino, indossato nel tour australiano del 2014, è Gina Foster (brand che non esiste più); il tocco di italianità è dato dalla borsetta MiuMiu, col fiocco pure quella, e le scarpine Gianvito Rossi. Il piacere di vedere Catherine è grande, la mise meno; il cappotto non mi fa impazzire, ha una forma strana e le fa la vita lunghissima. Insomma, boh.
Se non vi ha convinto la scelta del rosso Wales, sappiate che la principessa si è trovata di fronte un contraltare quasi perfetto. La signora che accompagna il Prime Minister è la sua vice Angela Rayner. Lo so, è vestita male, ma questa donna ha un passato molto impegnativo: nata in una famiglia in grande difficoltà economica e non solo, una madre con problemi psichiatrici, cresciuta in una casa popolare dalla nonna, che faceva tre lavori per sfamare lei e i suoi fratelli. Angela ha lasciato la scuola a 16 anni, incinta e senza titolo di studio. Quello che è – e quello che ha – se lo è costruito da sé, e amen se non è anche chic. Unico appunto; ma chi la veste, chi le ha venduto (o realizzato) quel cappotto non poteva stare più attento? Shock, ma alla fine who cares?
Assente la Duchessa di Edimburgo, impegnata negli USA, c’era la Princess Royal con una delle sue classiche mise multitasking: cappotto in tessuto fantasia classicamente anni ’80, decennio da cui immagino questo capetto arriva direttamente, compreso di collo sovrapposto e abbottonatura laterale, corredato da un cappellino sobriamente vezzoso; un po’ troppo, per il rigore del cappotto, ma lei è così, la si ama o la si odia, e noi la amiamo. Sul cappotto splende una spilla a forma definita “stalattite” ricevuta in dono dai genitori per le nozze con Mark Phillips nel 1973, tanto per non dimenticare mai da dove si viene. Impossibile costringerla negli angusti spazi chic shock e boh.
Esauriti i compiti di rappresentanza, immagino che Anne si sia precipitata a Cheltenham, la città del Gloucestershire che a marzo ospita il famoso Festival, No, non pensate a Sanremo, si tratta di una settimana di corse di cavalli, manifestazione che apre la stagione che culminerà con Ascot. Oltre alla principessa, manca di rado anche la figlia Zara, ottima amazzone, che il secondo giorno è stata raggiunta dalla cugina Eugenie. In questa foto, che potremmo intitolare Rapsodia in bordeauxZara è chic in completo pantalone grigio (Laura Green) dolcevita in cashmere, uno dei capisaldi della stagione che sta finendo (Karen Millen), cappellino con freccia (Juliette Millinery), la clutch è Strathberry, brand che ama molto e indossa spesso. Eugenie invece è boh: bello ma un po’ troppo lungo – guardate la manica – il classico cappotto Hobbs, e veramente troppo alto, o messo male, il pillbox Emily London. Solidarietà al di lei marito Jack Brooksbank, che ha preferito la palette blu senza traccia di bordeaux.
La sorella di Eugenie, Beatrice, è ricomparsa in pubblico per la prima volta il 6 marzo, a un paio di mesi dalla nascita della seconda figlia Athena. Col marito Edo Mapelli Mozzi ha partecipato al Borne’s Wonderland Gala, una serata di raccolta fondi dedicata ai bimbi nati prematuri, proprio come Athena. Mi piace l’idea del midi da sera; il completo con gonna di raso e giacca di tweed di Self Portrait non è entusiasmante ma Beatrice è comunque graziosa; belle le scarpe di Jennifer Chamandi – brand British che sostiene il made in Italy – e soprattutto la clutch Roger Vivier, storica maison francese che ora fa parte del gruppo Tod’s. Per me è boh, ma lasciatemi aggiungere una cosa. In questi giorni si è diffusa la notizia di una crisi matrimoniale tra i due, notizia che Oggi ha preso da tabloid di non primissimo piano ed è stata rilanciata da altri. Al momento non ci sono prove, né testimoni, né altro, se non il fatto che lui starebbe spesso fuori casa per lavoro. Un po’ poco, direi, questo è proprio il gossip che non amo, e non trovo neppure divertente
Sono passati già tredici anni dal terribile incidente sugli sci di Friso, fratello minore di Willem-Alexander d’Olanda; ad agosto ne saranno trascorsi dodici dalla sua morte. In tutti questi anni la moglie Mabel e la madre Beatrix sono state sempre particolarmente unite; la ex sovrana ha ottimi rapporti con tutte e tre le sue nuore, ma immagino che la vedova del secondogenito abbia un posto particolar nel suo cuore. Friso aveva studiato ingegneria – meccanica a Berkeley e aerospaziale a Delft – e in sua memoria Mabel ha promosso la nascita di un premio destinato a team di studenti in ingegneria che si siano distinti per “spirito di squadra, forza innovativa, impatto sociale e competenza”. Mercoledì, alla consegna del riconoscimento, suocera e nuora sono apparse ancora un volta affiatate e sorridenti. In splendida forma l’ottantasettenne regina emerita, in mantella e pantaloni neri illuminati da una blusa azzurra, e il tocco delle scarpine ricamate. Chic. Mabel ha scelto un total look Missoni: pantaloni, canotta e cardigan lungo nel classico motivo chevron. A me questa donna piace moltissimo, mi piacciono il suo coraggio, la sua forza, la sua intelligenza, la sua verve. Ho adorato, e sempre adorerò, quel favoloso abito da sposa pieno di fiocchi creato da Victor e Rolf, che lei indossò con un brio unico; mi ha sempre fatto pensare alla commedia di Natalia Ginzburg, Ti ho sposato per allegria. Tutto ciò premesso, quest’insieme non mi convince fino in fondo, quindi boh.
Nella sala del trono del Palais Royal di Bruxelles si è tenuto il concerto di primavera, e Mathilde ha scelto una tonalità tra rosa e lilla molto primaverile, un completo pantaloni che visto da lontano non sembra male. Quando poi si guarda meglio questa mise, creata da Natan (e chi sennò?) e una domanda sorge spontanea: perché?
Eppure i pantaloni non sarebbero male, ma poi vengono terremotati da un blusa in tessuto paillettato e arricciato in un drappeggio senza senso. E consentitemi di dire che quel colore è piuttosto pericoloso: dona a poche, e la Reine non è tra quelle. Inutile la clutch Dior, che non la salva dallo shock.
Mi scuseranno i gentili lettori se pubblico questo post con notevole ritardo, ma quest’anno ha deciso di continuare a darmi problemi fino alla fine. Se volete fare un ripasso, la prima parte la trovate qui: Royal chic shock e boh – Festa! (parte prima)
Visita ufficiale del Qatar nel Regno Unito
E mi scuseranno le due gentili signore, se considero che la star della foto – scattata il 3 dicembre allo state banquet offerto da King Charles e Queen Camilla agli ospiti qatarioti in visita ufficiale – sia quella spada, la cosiddetta Spada del Fondatore, che l’emiro ha donato al re come segno di grande stima e rispetto (e alzi la mano chi non ha pensato a Mattarella nella stessa situazione).
Se Camilla ripropone l’abito in velluto rosso di Fiona Clare già usato – e da noi apprezzato – l’anno scorso per lo state banquet in onore del presidente sudcoreano (Royal chic shock e boh – South Korea in UK) abbinandolo ai diamanti della Queen Alexandra’s Kokoshnik Tiara, la sceicca Jawaher indossa una creazione di Jean Paul Gaultier: un raffinato abito completato da una cappa in velluto: tradizione rispettata e effetto glam assicurato. Curiosamente, almeno per me, la sceicca non indossa alcun diadema, per il resto, superchic.
In blu la Duchessa di Edimburgo, con un abito di Suzannah London adattato per lei (il modello originale non prevede le maniche) abbinato a uno dei diademi con acquamarina della collezione reale. Non mi convince per niente, boh.
Fedele al suo stile la Princess Royal, che ricicla da chissà quale armadio – e quale decennio – quello che sembra un due pezzi in tessuto damascato. Io la adoro ma questa volta è un vero disastro, quelle maniche danno il mal di mare. Sorry, shock.
Lei è forse, anzi senza dubbio, la mia preferita: la Duchessa di Gloucester sceglie abito bianco semplice e con una bella linea, aplomb giusto e una favolosa parure di smeraldi. Chic.
Visita di stato dell’Oman in Belgio
Negli stessi giorni un altro sovrano orientale era in visita in Europa: il sultano dell’Oman è stato ospite di Philippe e Mathilde dei Belgi. Per lo state banquet la Reine ha sfoggiato una nuova creazione Natan, un abito blu dalla linea dritta con un coprispalle di paillettes che arriva alle caviglie. Non mi fa impazzire, ma mi sembra una buona soluzione per indossare le insegne dell’Ordine civile dell’Oman appena ricevute. Ottima la scelta della piccola tiara Wolfers per non appesantire una mise già così sbrilluccicante. Chic, ma meno dell’affascinante sultano.
Il giorno seguente i padroni di casa hanno accompagnato l’augusto ospite alla Queen Elisabeth Music Chapel; non è un giorno qualunque, ma quello in cui Philippe e Mathilde hanno festeggiato le nozze d’argento e lady Violet pensa sia proprio questa la ragione per cui la Reine si è vestita di bianco, scegliendo il tailleur Dior indossato anche per la recente visita papale. Alle orecchie di Mathilde brillano gli orecchini in perle e diamanti dono di nozze dei suoceri, e indossati nel grande giorno (A Royal Calendar – Philippe e Mathilde, due cuori e un abito). Una scelta un po’ zuccherosa ma romantica, che però non mi sembra la valorizzi troppo. Boh.
Visita di stato dell’Egitto in Danimarca
Un paio di giorni più tardi è stata la volta del presidente egiziano in Danimarca. Al Sisi non è un sovrano ma come se fosse. Personaggio ambiguo come pochi, Lady Violet non sarebbe per nulla lieta di incontrarlo, ma naturalmente i doveri di stato prescindono dal gradimento personale. Per accogliere l’ospite la regina Mary ha proposto un interessante abbinamento tra il verde del cappotto modello Finchley del brand inglese The Fold e il grigio del resto della sua mise: dal bandeaux fermacapelli di Susanne Juul, all’abito che intravvede sotto il cappotto, alle scarpe in suede Gianvito Rossi, alla clutch. Molto Mary, molto chic.
Sorpresa! Lo stesso cappotto è stato indossato qualche giorno fa da Zara Tindall il giorno di Natale a Sandringham, e se non erro ne ha anche un altro in blu. Beatrice di York ne ha uno color cammello e Pippa Middleton lo ha in verde, uguale a quello di Mary. Un modello regale, senza dubbio.
Torniamo a Copenaghen, lo state banquet è stata l’occasione di battezzare il nuovo diadema della sovrana, il Rosenstensdiademet, creato con le rosette di diamanti che in origine costituivano una cintura appartenuta a Charlotte Amalia, figlia di re Frederik IV (siamo nella prima metà dell’Ottocento). Immagino che l’ispirazione si stata la favolosa tiara con la rivière di diamanti che fa parte del forziere olandese, e Máxima sfoggia spesso e volentieri. L’effetto però non è lo stesso, e se vi dicessi che mi fa impazzire mentirei. In questa occasione Mary sembra rigida, tirata, e non l’aiutano né la pettinatura così severa né l’abito da sera, indossato parecchi anni fa con miglior fortuna. Insomma, boh.
A impressionarmi positivamente è stata invece la cognata Marie, che ha partecipato alla serata da sola, senza il marito Joachim. Se l’abito vi sembra familiare avete ragione; è il famoso modello di Jenny Packham che compare in verde (Le foto del giorno – Royal Variety Performance) e in rosa cipria (Royal chic shock e boh – Royal wedding banquet) nel guardaroba della principessa di Galles, e sempre in rosa la regina Mary ha indossato nelle fotografie che celebravano i suoi cinquant’anni (Mary, fifty&fabulous). Il dettaglio che farà impazzire le appassionate – tra cui Lady Violet – è la spilla usata per fermare la fascia dell’egiziano Ordine delle virtù: nonostante l’aspetto prezioso si tratta di un raffinato esemplare di bigiotteria americana, della celebre e celebrata maison Trifari. Veramente chic!
Attenzione, non abbiamo ancora finito, stay tuned!
È Natale, e se ovviamente tutte le famiglie reali festeggiano, è quella britannica la protagonista della giornata. Col tradizionale discorso del monarca, e con la camminata che porta la Royal Family alla messa nella chiesa di St.Mary Magdalene, non lontano dalla residenza di Sandringham.
(Ph: Getty Images)
Che si è svolta come sempre, con il percorso delineato dalle tante persone che sfidano il freddo di dicembre pur di vedere i reali e fare loro gli auguri. Con qualche assenza significativa ancorché annunciata, come quella del Duca di York, e qualche presenza confermata a sorpresa: quella della figlia Beatrice col marito Edo Mapelli Pozzi. Il primo caldamente invitato a restarsene a casa dopo l’ultima sciocchezza compiuta (e magari fosse davvero l’ultima…) cioè l’aver aperto il proprio inner circle e le porte delle residenze reali ad un uomo d’affari cinese sospettato di essere una spia; la seconda data in vacanza con la famiglia del marito, poi sconsigliata dai medici per via della gravidanza.
Se il colore di questa stagione è generalmente considerato il bordeaux, per i Windsor deve invece essere il verde scuro, tonalità scelta sia dalla Queen Consort sia dalla Principessa di Galles per due cappotti abbastanza simili, entrambi già indossati in precedenza (quello di Catherine è Alexander McQueen), completati da cappelli verdi anch’essi, stivali guanti e borsa nera (quella di Camilla è Chanel).
(Ph: Getty Images)
La principessa ha aggiunto anche una sciarpa scozzese sui toni del verde e del blu, che richiama il deliziosissimo cappottino della figlia, altissima come i due fratelli.
(Ph: Aaron Chown – PA Images//Getty Images)
Tartan anche per la Princess Royal, nel suo caso una gonna a pieghe scaldata da un bel giaccone rosso. Anne è la dimostrazione plastica di cosa sia lo stile, che ha a che fare più con la consapevolezza di sé che con i vestiti (e men che meno con a sempre difficilmente definibile eleganza).
(Ph: Aaron Chown – PA Images//Getty Images)
Poche cose mi piacciono meno dei cappotti azzurri; evidentemente la Duchessa di Edimburgo non lo sa, o non mi avrebbe dato questo dolore. Anche se va detto che ciò che ammazza definitivamente la sua mise è quel cappello bizzarramente piazzato sulla testa. Mi fa pensare a uno shtreimel, quel copricapo di pelo indossato in alcune occasioni speciali dagli ebrei ortodossi; molto graziosa la figlia Louise, in cappotto color cipria e berretto bianco latte. Mi sembra che la fanciulla stia definendo il suo stile, quando capirà che non è sempre necessario portare quelle scarpine saremo a buon punto.
(Ph: Aaron Chown – PA Images//Getty Images)
La futura mamma Beatrice sceglie un cappotto cammello con cintura in vita che la ingoffa il giusto, ma siccome son tutte belle le mamme del mondo va bene così. Invece mi permetterei di suggerire al marito Edo un cappotto o almeno un giaccone, perché ha l’aspetto di chi sta congelando. Adorabile il piccolo Wolfie.
Più che bordeaux – come ho letto da qualche parte – a me sembra melanzana la mise di Zara Tindall, colore che le dona moltissimo. Eccessiva la decorazione del cerchietto – che mi sembra simile a quello della cugina Bea – ma lei da brava amazzone è in grado di domare e controllare quasi ogni eccentricità.
(Ph: Aaron Chown – PA Images//Getty Images)
Presenti anche i figli della principessa Margaret: Lord Snowdon è il signore col cappotto cammello mentre la sorella Lady Sarah, che si intravvede accanto a lui, è arrivata col marito Daniel Chatto e i due figli. Il maggiore Samuel è in compagnia di quella che è probabilmente la sua ragazza, la giovane artista di origine armena Eleanor Ekserdjian. Il minore Arthur, che fa il personal trainer (e direi che si vede) cammina fianco a fianco con nientepopodimenoché il colonnello Johnny Thompson, per la gioia di alcune delle mie lettrici. Quando si dice un finale col botto!
(Ph: WPA Pool/Getty Images)
Alle tre del pomeriggio del giorno di Natale la BBC tradizionalmente trasmette il discorso del monarca, registrato in precedenza. Nel suo breve speech King Charles si è augurato che la pace torni presto in Ucraina, in Medio Oriente e in Africa (vi ricordo che il sovrano britannico “regna ma non governa” per cui non è che possa fare molto di più), poi ha ringraziato i medici e gli infermieri che lo hanno seguito per tutto l’anno nella sua lotta contro il cancro. Come sede per il discorso di quest’anno è stata opportunamente scelta la Fitzrovia Chapel nel centro di Londra, edificio ottocentesco che anticamente era la cappella del Middlesex Hospital. E qui scatta una riflessione: abbiamo più volte ragionato sul fatto che Queen Elizabeth II fosse diventata lei stessa l’incarnazione monarchica, per cui anche i suoi discorsi seguivano un canovaccio sempre simile. Argomenti a parte – ovviamente adeguati allo scorrere del tempo – era in qualche modo la rappresentazione della monarchia, che celebrava sé stessa. Alla fine non era particolarmente importante cosa dicesse, ma che parlasse, tanto era forte il suo valore simbolico. Charles secondo me utilizza diversamente il linguaggio del simbolo: la scelta di quest’anno è chiara, ma penso che lui si sia datala missione di avvicinare la monarchia ai cittadini, cercando e trovando di volta la materia, il linguaggio, il modo e il luogo per comunicare, Se è come io penso, sta trasformando la sua debolezza, soprattutto paragonata alla forza materna – e cioè il limitato carisma, l’autorevolezza che probabilmente non avrà il tempo di conquistare, anche la scarsa simpatia che le sue scelte personali hanno generato – nel suo punto di forza, e nella chiave di rinnovamento della monarchia. Se è così, il suo regno sarà magari non particolarmente lungo, ma potrebbe essere più significativo di quanto ci aspettiamo.
È ricomparsa in pubblico la Queen Consort, che non ha potuto partecipare agli eventi per il Remembrance Day a causa di un’infezione toracica. Nel calduccio di casa oggi Camilla ha ricevuto la sestina dei candidati al prestigiosissimo Brooker Prize 2024, che viene assegnato questa sera.
(Ph: Getty Images)
In lista ben cinque donne e un solo uomo per un incontro che avrà fatto la gioia della regina, notoriamente grandemente appassionata di lettura e letteratura. Camilla ha dichiarato di stare molto meglio; l’unico sintomo che le resta è un po’ di tosse. La sua salute, sebbene in miglioramento, non le consentirà di partecipare domani alla prima del film Gladiator 2; dovrebbe però essere presente al ricevimento offerto sempre domani a rappresentanti dell’industria cinematografica e televisiva, anche se probabilmente non si tratterrà fino alla fine. Giovedì King Charles compirà 76 anni, e sono previsti un paio di appuntamenti che però affronterà da solo. Insomma non benissimo ma bene.
(Ph: James Chapelard)
Chi non molla è la Princess Royal, che questa mattina è arrivata in Scozia dove si tratterrà una settimana. Eccola a Glasgow per il primo di molti impegni: è allo Scottish Event Campus per il congresso sulle terapie contro l’HIV. L’aereo su cui viaggiava Anne ha avuto dei problemi a causa del brutto tempo ma nonostante il disagio e il ritardo lei non ha fatto un plissé. La amo.
Last ma assolutamente not least: facciamo un salto a Windsor Castle, dove il Principe di Galles nella odierna sessione di investiture ha creato MBE – Member of the British Empire – nientepopodimenoche Simon LeBon, leader dei Duran Duran, storica band degli anni ’80, amatissima dalla mamma di William, Diana. Nella foto si riconosce la moglie di Simon, la bellissima Yasmin Parvaneh (in tailleur di broccato), una che top model lo è stata veramente, e ha calcato le più importanti passerelle Haute Couture. Con lei le tre figlie; un matrimonio che funziona da quasi quarant’anni.
E grazie all’amica di Lady Violet e di questo blog per la segnalazione.
E vennero i giorni dei ricordi, quelli dedicati all’armistizio della Grande Guerra e alla memoria di quanti sacrificarono la loro vita per il loro Paese. Nel Regno Unito (e in Canada, Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda) il momento clou, onorato con due minuti di silenzio, cade all’undicesima ora dell’undicesimo giorno dell’undicesimo mese, perché è quello in cui nel 1918 l’armistizio divenne effettivo.
La più importante cerimonia pubblica si svolge ogni anno al Cenotaph – il monumento a Whitehall, nel cuore della Londra istituzionale – la domenica più vicina all’undici novembre ed preceduta il sabato sera dall’appuntamento alla Royal Albert Hall.
Atto Primo
Ieri la memoria di coloro che hanno servito e si sono sacrificati per il loro Paese è stata celebrata dal tradizionale Festival of Remembrances. Uno spettacolo unico, che onora i caduti e celebra l’orgoglio nazionale, alla presenza della Royal Family. Nel palco reale c’era King Charles senza Camilla, che evidentemente non si è ancora ripresa dall’infezione toracica resa nota qualche giorno fa (S’è ammalata anche Camilla). A tal proposito vi dirò che non sono particolarmente sorpresa, la regina va per gli ottanta, il clima di novembre è quello che è, e comunque immagino che un po’ impegnative queste manifestazioni lo siano. Al suo posto l’inossidabile Princess Royal accompagnata dal marito Tim Laurence (alle sue spalle) accanto al Duca di Kent, che a 89 anni quanto a inossidabilità se la batte con la cugina Anne.
Naturalmente gran parte dell’attenzione si è concentrata sulla Principessa di Galles: ogni suo passo, grande o piccolo, verso il ritorno alla vita pubblica è accolto con gioia e speranza. Catherine non ha deluso, con una redingote di Alexander McQueen; bellissima e nuovissima, e anche questo è un buon segnale. Accanto a lei il marito William – con un abito veramente troppo chiaro per l’occasione – che non ha lesinato gesti affettuosi nei confronti della moglie. Al cui anulare sinistro brillava di nuovo l’anello di fidanzamento, segno che magari ha ripreso un po’ di peso.
Dietro di loro si intravvedono i Duchi di Gloucester; non compaiono nelle foto del palco, ma c’erano anche i Duchi di Edimburgo.
Il momento più emozionante della serata è quello in cui nel silenzio assoluto cadono nella sala migliaia di petali di papavero, se non l’avete mai visto, merita (e Catherine e apparsa commossa) https://www.youtube.com/watch?v=_B41Ytor90c
Atto secondo
Questa mattina il centro di Londra si è fermato per ricordare i caduti di tutte le guerre. Ora diciamolo, quanto a spettacolarità delle cerimonie, bellezza delle uniformi militari, capacità di interpretare l’aspetto simbolico, i britannici di rivali ne hanno pochini.
A me è piaciuta tanto questa immagine col re, il figlio e i fratelli; e ho pensato a quello sciagurato di Andrew. E ci aggiungo che io per questi pastrani vado pazza. Mi è piaciuto anche il saluto di William ai veterani.
Al posto d’onore sul balcone del Foreign Office, e ancor più in vista data l’assenza della regina, la Principessa di Galles e la Duchessa di Edimburgo. Nei momenti di maggior concentrazione Catherine è apparsa con un viso assai segnato; però a dire il vero questo è accaduto anche negli anni precedenti. Probabilmente l’associazione tra la mise da lutto, la luce grigia di novembre e l’espressione di circostanza gioca brutti scherzi; per fortuna nelle immagini sorridenti il suo aspetto cambia completamente.
La principessa ha riusato un cappotto di Catherine Walker già indossato in precedenza: (Remembrance Sunday 2020) e rinnovato liberando le spalline dalle frange, cambiando i bottoni e aggiungendo il fiocco di velluto al collo, è nuovo invece, e assai vezzoso, il cappellino di Juliette Botterill.
Anche Sophie, accanto a lei, ha usato di nuovo una mise già vista: l’abito Valentino che indossava a Roma il 26 settembre dell’anno scorso, per il funerale di Giorgio Napolitano (La foto del giorno – Il cordoglio del Re, e di Sophie). Che a me sembrava troppo pesante allora e sembra troppo leggero oggi, ma che vi devo dire, va bene così. Divertente il cappello di Jane Taylor, anche se capisco che “divertente” non sarebbe l’aggettivo più adatto all’occasione.
Al termine della cerimonia, non è sfuggito il tenero gesto con cui Sophie ha accompagnato Catherine.
E speriamo che il compleanno del re, giovedì, sia più sereno dei mesi trascorsi.
L’abbiamo ammirata più o meno da sempre, ma iniziato forse ad amarla davvero in occasione della morte della madre, per quell’insieme di dolore pudico, senso del dovere, consapevolezza e discreto supporto ai fratelli in cui penso molte si siano riconosciute.
Oggi Anne, Princess Royal, compie 74 anni e noi proviamo a conoscerla un po’ meglio, mentre cresce in Lady Violet il desiderio di leggere una sua biografia aggiornata che spieghi anche il ruolo – e il peso – che ha assunto dopo la morte dei genitori.
A per Andrew Parker-Bowles: se la Royal Family non è esattamente uno dei vostri interessi (ne dubito, sennò cosa ci fate qui sul sofà?) o non avete visto la terza stagione di The Crown o siete solo distratti, forse la presenza del primo marito di Camilla associato alla di lei attuale cognata vi stupirà. Fatto sta che i due figli maggiori di Queen Elizabeth II attraversarono all’inizio degli anni ’70 una fase Beautiful, una sorta di quadriglia in cui Anne ebbe un flirt (secondo qualcuno anche qualcosa di più) con Andrew Parker-Bowles, che poi sposò Camilla Shand, il grande amore di Charles, fratello di Anne. Questo intreccio sentimentale si risolse rapidamente: Charles fu spedito in una lunga missione con la Royal Navy di cui era ufficiale, Andrew – che era bello biondo affascinante ma pure cattolico, dunque inadatto a entrare nella Royal Family – sposò Camilla il 4 luglio 1973 e quattro mesi più tardi Anne impalmò il capitano Mark Phillips, nel giorno in cui il fratello compiva 25 anni. Insomma, avete capito chi sarebbe rimasto in piedi nel gioco della sedia. Andrew è rimasto un grande amico della principessa, che lo ha voluto tra i padrini al battesimo della figlia Zara.
(Ph: Alpha Press)
B per bull terrier: se anche Anne da piccola ha giocato con i corgi, crescendo la preferenza è andata a un’altra razza, tipicamente British; il bull terrier. Nato come cane da combattimento (orrore!) da un incrocio ottocentesco, è un animale che ha un bel caratterino e richiede un padrone di polso. Che certo alla principessa non manca, anche se a volte non è bastato. Il 1 aprile 2002, a Windsor Great Park, la sua Dorothy, detta Dottie, di tre anni morse due bambini. Anne si dichiarò colpevole davanti al magistrato dell’accusa ai sensi del Dangerous Dogs Act e venne multata per 500 sterline, il che ne fa la prima senior royal ad aver ricevuto una condanna per un reato. Non si ritenne necessario sopprimere il cane, che la sera della viglia di Natale 2003 replicò, attaccando uno degli anziani corgi della Regina, Pharos. Le ferite a una delle zampe posteriori furono così gravi, l’emorragia così abbondate, che il poverino dovette essere soppresso. Proprio un bel regalo di Natale.
C per cavalli: un binomio inscindibile, una passione incontenibile, straordinaria anche per la sua stessa famiglia, tanto che il padre sintetizzò “se non emette aria dal fondoschiena e non mangia fieno non le interessa”. Anne prende parte regolarmente al Horse of the Year Show a Wembley. Medaglia d’oro European Eventing Championship i campionati europei di completo individuale 1971, in groppa all’amatissimo purosangue Doublet, donatole dalla madre. Argento nel concorso a squadre e nell’individuale 1975, ha gareggiato anche ai Giochi Olimpici di Montreal 1976. Tra il 1986 e il 1994 è stata Presidente della Fédération Équestre Internationale (FEI), la massima autorità internazionale per gli sport equestri. Data la sua passione, è parte di molte organizzazioni che a vario livello si occupano di cavalli, è anche Membro Onorario dell’Associazione Nazionale Italiana Di Riabilitazione Equestre
(Ph: William Lovelace)
D per damigella d’onore: un ruolo che l’unica figlia della sovrana ha esercitato spesso in matrimoni di primissimo piano. A partire dal 13 gennaio 1960, quando Lady Pamela Mountbatten sposò David Hicks a Romsay Abbey; la sposa era stata a suo volta damigella alle nozze tra Elizabeth e Philip, e la terza figlia della coppia, India, avrà lo stesso ruolo a quelle tra di Diana e Charles, suo padrino di battesimo. Il royal wedding più importante del 1960 fu però quello del 6 maggio, tra la zia Margaret e Anthony Armstrong-Jones. L’anno seguente, l’otto giugno il Duca di Kent sposò nella cattedrale di York Katherine Worsley, e nel 1963 sua sorella Alexandra andò all’altare a Westminster Abbey con Angus Ogilvy, con Anne come damigella esperta e efficiente
(Ph: Getty Images)
E per Elizabeth è il suo secondo nome, dopo Anne e prima di Alice e Louise. Nomi di famiglia, scelti anche per onorare le due nonne, la materna Elizabeth The Queen Consort e la paterna Alice di Battenberg, entrambe madrine al battesimo della nipotina, celebrato dall’Archbishop of York, Cyril Garbett il 21 ottobre 1950 nella Music Room di Buckingham Palace. La piccola Anne ebbe anche un’altra madrina: la principessa Margarita, sorella del padre, e due padrini: il prozio Lord Mountbatten e Andrew Elphinstone, cugino della madre; nella fotografia, la signora prima a sinistra è Princess Alice, Countess of Athlone, in rappresentanza della sua omonima, nonna paterna della bimba. Anne è nata a Clarence House il 15 agosto 1950 alle ore 11.50; pesava esattamente 6 libbre, cioè kg 2,720. La sua nascita fu salutata da 21 colpi di cannone sparati a Hyde Park poi, una volta registrata, come tutti i bambini britannici nati in quegli anni ancora vicini alla guerra ricevette una tessera annonaria.
(Ph: Sterling Henry Nahum/Royal Collection Trust)
F per fari: secondo quanto ha dichiarato lei stessa, a cinque anni si è innamorata di un faro, cioè di quello che la Treccani definisce “strumento di segnalazione luminosa, posto per lo più su torri, che serve come punto di riferimento nella navigazione marittima o aerea”. Una passione costante nella sua vita, sembra si sia prefissa di visitare e accendere tutti quelli che punteggiano le coste del suo Paese. Ne ha comunque visitati molti nel suo ruolo di Master of the Corporation of Trinity House, l’autorità responsabile dei fari che punteggiano le coste di Inghilterra, Galles, Isole del Canale e Gibilterra. La domanda nasce spontanea: il suo libro del cuore sarà To the lighthouse, la Gita al faro di Virginia Woolf?
G per Gatcombe Park: nel 1976, tre anni dopo il matrimonio, la Regina dona alla figlia la splendida residenza di Gatcombe Park, nel Gloucestershire, a circa 150 chilometri dalla capitale e a una decina da Highgrove, l’amatissima residenza di campagna di King Charles. Nel 1978 la tenuta è stata ampliata acquistando un’azienda agricola, Aston Farm, che contiene anche un laghetto ricco di trote. All’interno della tenuta ci sono due cottage di proprietà dei figli della principessa; i Tindall vi risiedono stabilmente
(Ph: Getty Images)
H per HGV licence: prima della famiglia a prenderla, la HGV licence è l’equivalente della nostra patente C. HGV sta per Heavy Goods Vehicle, cioè veicoli pesanti; la principessa è dunque abilitata alla guida se non proprio dei camion, di grandi furgoni. D’altro canto lei stessa, intervistata dopo la morte della madre, alla domanda su quale lavoro avrebbe scelto al di fuori degli impegni reali, ha risposto che si sarebbe data all’agricoltura, potendo anche assicurare il trasporto dei prodotti, dato che sia lei sia il marito hanno la patente per i mezzi pesanti.
I per istruzione: educata privatamente come si usava all’epoca per le bambine del suo rango, sotto la guida della sua governante Catherine Peebles, nel 1963 la tredicenne principessa chiese di frequentare una scuola, e fu iscritta alla Benenden School in Kent, da cui uscì onorevolmente diplomata nel 1968.
(Ph: Getty Images)
J per Jensen Interceptor: lo sappiamo, sono i cavalli la grande passione della Princess Royal, non solo quelli a quattro zampe, ma anche quelli motore. Nel 1971, su invito dell’amico e pilota Sir Jackie Stewart, condusse un’auto sportiva sul circuito di Formula 1 di Silverstone, e il suo parco macchine negli anni ha ospitato molti esemplari di particolare pregio tra cui una Jensen Interceptor, coupé in tiratura limitata con motore britannico e carrozzeria italiana, oggetto del desiderio di molti ricchi&famosi negli anni ’70.
K per kidnap: la sera del 20 marzo 1974 la principessa è vittima di un tentativo di rapimento. Lei e il marito Mark, sposati da cinque mesi, stanno rientrando a Buckingham Palace dopo un evento di beneficenza quando sul Mall la loro auto viene bloccata da una Ford Escort guidata da tale Ian Ball. L’ispettore James Wallace Beaton, unico ufficiale a sicurezza di Anne esce dall’auto, facendole scudo e tirando furi la pistola d’ordinanza, che però s’inceppa. Viene ferito dall’aggressore, come pure l’autista. Interviene un giornalista che si trova nei paraggi: ferito pure lui. Ball raggiunge la principessa, le dice che vuole rapirla per ottenere un riscatto di 2/3 milioni di sterline da donare al NHS, il servizio sanitario nazionale. Le ingiunge di scendere e lei risponde con una frase che a modo suo fa la storia: Not bloody likely! (“neanche per sogno!” o meglio “manco per il cavolo!”) e scende dall’auto dall’altro sportello, insieme con la dama di compagnia che era con lei. Finalmente arrivano i nostri, nella persona di Ron Russell, che è un semplice cittadino ma con un passato da pugile; da un pugno all’aggressore e porta via la principessa. Interviene un altro poliziotto, viene ferito a sua volta ma riesce a chiamare i soccorsi, che finalmente arrivano, disarmano e catturano Ball, che dopo il processo viene affidato al servizio psichiatrico. Sembra si trovi ancora ricoverato al Broadmoor Hospital, con una diagnosi di schizofrenia. Concluso per fortuna senza grandi conseguenze, l’accaduto ha indotto una riflessione sulla protezione dei reali, che da allora è cambiata notevolmente, sia nel numero sia nell’addestramento.
(Ph: Hulton Archive/Getty Images)
L per lettere d’amore: questo è uno degli argomenti che preferisco, dato che suggerisce un aspetto diverso nel carattere della volitiva e forte Anne: anche lei ha probabilmente scritto, e sicuramente ricevuto, lettere d’amore. Il problema è che lo scambio epistolare è avvenuto quando era ancora formalmente sposata con Mark Phillips. Protagonista della vicenda Tim Laurence, ufficiale della Royal Navy che Anne conosce a bordo dello yacht reale Britannia. Nel 1986 il giovanotto diventa equerry della regina, e immaginiamo che le occasioni per i due di incontrarsi aumentano. Inizia il più romantico dei corteggiamenti, affidato alla parola scritta, una cosa che ho sempre adorato. Nel 1989 il tabloid Sun mette le mani su alcune delle lettere di Tim, e scoppia lo scandalo. Piccolo, a dire il vero dato che il matrimonio tra Anne e Mark è finito da quel dì, e a dirla tutta lui ha avuto un’altra figlia, Felicity, nata nel 1985 in Nuova Zelanda da Heather Tonkin, un’insegnante. La coppia si separa ma manifesta l’intenzione di non divorziare; avviene tutto con un clamore contenuto, probabilmente perché l’attenzione globale è tutta concentrata su un’altra coppia in crisi, quella dei Principi di Galles. Quando arriva la prova inconfutabile della paternità adulterina di Mark, si spiana la strada del divorzio, pronunciato il 23 aprile 1992.
(Ph: EPA)
M per Matrimoni: Anne e Tim si sposano il 12 dicembre 1992 a Crathie Kirk, una piccola chiesa nei pressi di Balmoral. È una parrocchia che appartiene alla Chiesa di Scozia, che consente il matrimonio ai divorziati in particolari circostanze. Tim Laurence non riceve un titolo nobiliare, lui ed Anne non avranno figli insieme, ma è un matrimonio solido che dura da 32 anni; alla fine, è lui l’uomo della vita.
Il 14 novembre 1973 la storia sembrava diversa; 500 milioni di persone nel mondo, tra cui una Lady Violet ancora bambina, assistono al fiabesco matrimonio a Westminster Abbey. Lo sposo è il biondo Mark Phillips, aitante (allora) nella giubba rossa del suo reggimento, le Queen’s Dragoon Guards. La sposa è l’unica figlia della Regina, ha solo 23 anni e quel giorno è bellissima. Per il suo abito ha scelto Maureen Baker, stilista principale del brand di prêt-à-porter Susan Small, che crea un elegante modello ispirato allo stile Tudor. Sul capo della principessa brilla la stessa tiara che 26 anni prima ha indossato la madre, allora principessa Elizabeth.
Quando arriva al braccio del padre Philip, l’effetto è senz’altro notevole. Un vero matrimonio da principessa, che fece sognare. E come dimenticare la pelle d’orso stesa sotto i piedi degli sposi in una delle foto ufficiali?
(Ph: Norman Parkinson/Sygma/Corbis)
Non si può, così come non potete perdere la seconda parte di questo post. Stay tuned!
I Giochi Olimpici in svolgimento a Parigi sono in questi giorni il primo argomento di conversazione che spesso, va detto, avviene in modo molto poco olimpico, diciamo. Molti membri di famiglie reali, giovani e meno, importanti e meno, si alternano per godersi uno spettacolo unico e sostenere la propria squadra. Poi ci sono i veterani, quelli che si sono trasferiti nella capitale francese dove svolgono anche alcune attività. Come la Princess Royal, che risulta arrivata il giorno precedente all’inaugurazione, e pur non avendola vista nelle occasioni ufficiali è molto attiva nella sua qualità di Presidente di BOA, British Olympic Association, il comitato olimpico britannico; in tale veste ha ad esempio premiato il nostro Martinenghi, oro nei 100 stile rana.
Anne è stata la prima Windsor a competere nei Giochi Olimpici: quelli di Montreal 1976, dove era parte della squadra di equitazione, imitata 36 anni dopo dalla figlia Zara. E basta, perché i signori di famiglia non sono esattamente noti per le loro abilità sportive.
Altro fedelissimo Albert II de Monaco; un appassionato come lui poteva sottrarsi alla foto di rito con Phrige Olympique (c’è anche Paralympique), mascotte dei Giochi? Qualcuno noterà una certa somiglianza tra i due, io mi permetto di ricordare a Monsieur che il personaggio è ispirato al berretto frigio indossato dai rivoluzionari, che un sovrano farebbe a trattare, come dire, con una certa cautela.
Anche Albert ha premiato gli atleti: ricordate il post con la mostra di fiamme olimpiche (Le foto del giorno – Collezioni bizzarre e dove trovarle)? Quella occasione era servita anche a ricordare il nonno materno del principe, Jack Kelly, campione olimpico di canottaggio agli altri Giochi organizzati a Parigi esattamente cent’anni fa. Bene, quest’anno Albert ha premiato i vincitori della stessa specialità: ad aggiudicarsi l’oro è stato il team rumeno, secondi gli olandesi e terzi gli irlandesi. È seguito un ricevimento col presidente del CIO in cui è stata ricordata l’impresa di Jack Kelly: come vedete sul tavolo c’è la pala di uno dei remi usati allora.
Piccola nota frivola: il signore a sinistra è Jean-Christophe Rolland, già campione olimpico di canottaggio e ora Presidente della Federazione Internazionale della disciplina; porta appuntata sul bavero una spillina col logo Vuitton. Che evidentemente – non lo sapevo e a dire il vero non mi ero proprio posta il problema – funge da sponsor, o meglio da Premium Partner, come si può notare dalla valigetta da cui Albert prende la medaglia, nel tipico tessuto Damier.
Insomma tradizione, fair play ed eleganza, i Giochi Olimpici che piacciono a noi; e speriamo che la seconda settimana ci dia in tal senso più soddisfazioni di quella appena trascorsa.